SALMI BIBLICI: “MISERERE MEI, DEUS, MISERERE MEI (LVI)

SALMO 56: Miserere mei, Deus, miserere mei

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME PREMIER.

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 56

In finem, ne disperdas. David in tituli inscriptionem, cum fugeret a facie Saul in speluncam.

[1] Miserere mei, Deus, miserere mei,

quoniam in te confidit anima mea. Et in umbra alarum tuarum sperabo, donec transeat iniquitas.

[2] Clamabo ad Deum altissimum, Deum qui benefecit mihi.

[3] Misit de caelo, et liberavit me; dedit in opprobrium conculcantes me. Misit Deus misericordiam suam et veritatem suam,

[4] et eripuit animam meam de medio catulorum leonum; dormivi conturbatus. Filii hominum dentes eorum arma et sagittæ, et lingua eorum gladius acutus.

[5] Exaltare super cœlos, Deus, et in omnem terram gloria tua.

[6] Laqueum paraverunt pedibus meis, et incurvaverunt animam meam. Foderunt ante faciem meam foveam, et inciderunt in eam.

[7] Paratum cor meum, Deus, paratum cor meum; cantabo, et psalmum dicam.

[8] Exsurge, gloria mea; exsurge, psalterium et cithara; exsurgam diluculo.

[9] Confitebor tibi in populis, Domine, et psalmum dicam tibi in gentibus;

[10] quoniam magnificata est usque ad caelos misericordia tua, et usque ad nubes veritas tua.

[11] Exaltare super cælos, Deus, et super omnem terram gloria tua.

 [Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO LVI

La storia, occasione di questo Salmo, è nel libro 1 dei Re, c. 24; dove si racconta di Saulle, che entrò nella spelonca di Engaddi, in cui si trovavano Davide co’ suoi.

Per la fine: non mandare in perdizione; iscrizione da mettersi sopra una colonna; a

David quando, fuggendo Saul, si ritirò in una spelonca.

1. Abbi misericordia di me, o Dio, abbi misericordia di me, perché in te confida l’anima mia. E all’ombra dell’ali tue spererò, sino a tanto che passi l’iniquità.

2. Alzerò le mie grida a Dio altissimo, a Dio mio benefattore.

3. Mandò dal cielo a liberarmi; svergognò coloro che mi conculcavano.

4. Mandò Dio la sua misericordia e la sua verità, e liberò l’anima mia di mezzo ai giovani leoni; conturbato mi addormentai. Dei figliuoli degli uomini sono i denti lance e saette, e affilato coltello la loro lingua.

5. Innalza te stesso, o Dio, sopra de’ cieli, e la tua gloria per tutta la terra.

6. Tesero un laccio a’ miei piedi, e vi fecero piegare l’anima mia. Scavarono dinanzi a me una fossa, e in essa sono caduti.

7. Il mio cuore, o Dio, egli è preparato: egli è preparato il cuor mio; canterò e salmeggerò.

8. Sorgi, o mia gloria, sorgi tu, salterio, e tu, cedra; io sorgerò coll’aurora.

9. A te darò laude, o Signore, tra popoli; e inni a te canterò tra le genti;

10. Imperocché si innalzata fino ai cieli la tua misericordia, e fino alle nubi la tua verità.

11. Innalza te stesso, o Dio, sopra dei cieli, e la tua gloria per tutta quanta la terra.

Sommario analitico

Davide, rinchiuso nella oscura caverna di Engaddi (II Re, XXII e XXIII, 4), implora il soccorso di Dio.

I. – Egli ci insegna i mezzi per evitare, o almeno superare la calunnia e le persecuzioni dei nostri nemici:

– 1° l’umile preghiera che indica la vivacità del desiderio e la grandezza dell’afflizione: – 2° una piena fiducia in Dio, fiducia che riposa nel fondo dell’anima; – 3° la perseveranza; – 4° il fervore (1); – 5° la riconoscenza per i benefici ricevuti (3).

II. – Espone la bontà di Dio nei suoi riguardi:

– 1° lo ha liberato da ogni pericolo con la sua misericordia (3): – 2° ha distrutto i suoi nemici con la sua giustizia e la sua verità: – 3° Egli descrive i suoi sforzi comparando i denti mostrati a mo’ di lance e frecce, e la lingua come una spada, e la loro caduta nella fossa che essi stessi hanno scavato (4-6).

III. – In riconoscenza di questi benefici:

1° egli dichiara la disposizione in cui si trova, di conformità alla volontà di Dio (7);

2° esprime le virtù prodotte da questa perfetta conformità della sua intelligenza e della sua volontà alla volontà di Dio: – a) la gioia spirituale stessa in mezzo alle prove (8); – b) una santa attività nel culto di lode che rende a Dio (9); – c) un sentimento profondo di riconoscenza per le testimonianze di bontà, di misericordia e di giustizia di cui Dio lo ha colmato (10), – d) il desiderio della gloria di Dio (11).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — I, 2.

ff. 1, 2. – La fiducia in Dio da dunque diritto alla sua misericordia e non c’è se non per coloro la cui fede è viva che hanno soggetto di sperare. – Niente di più toccante di questa comparazione, spesso ripetuta nella Scrittura, e della quale Gesù-Cristo si è servito, Egli stesso, per farci conoscere tutta la tenerezza del suo amore: « Gerusalemme. Gerusalemme, quante volte ho già dovuto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le sue ali! E tu non lo hai voluto » (Luca XII, 21). – Le ali di Dio sono la sua misericordia e la sua verità. – Rifugiarsi sotto le ali del Signore fin quando passi l’iniquità, è implorare il suo soccorso in tutte le circostanze della vita fino alla morte; fin tanto che questo mondo sussisterà, e che noi saremo nel mondo, l’iniquità non cesserà di accrescersi in misura diretta al raffreddamento della carità, e per questo le nostre prove e le nostre miserie non finiranno che al momento in cui lasceremo la terra, per passare ad una vita migliore.

II. — 3 – 11.

ff. 3. – Questo grido significa due cose: 1° la violenza dell’afflizione; 2° la vivacità, l’ardore a la devozione. – Questo grido parte piuttosto dal cuore che dalla lingua. È quello che Dio ascolta meglio, e benché sia l’Altissimo, ed infinitamente elevato sopra di noi, questo grido non lascia di giungere fino alle sue orecchie.

ff. 4. – Quando non speriamo più alcun soccorso da parte della terra, Dio si compiace di soccorrerci dall’alto del cielo. – La misericordia di Dio, è effetto della tenerezza che Dio ha per gli uomini, la verità è fondata sulle promesse. Con queste due inviate, non è possibile che l’uomo sia maledetto. La misericordia fa che si detestino i propri peccati senza perdere la pace dell’anima; e la verità fa che si attenda con fiducia una vita migliore, con le grazie necessarie per pervenire ad essa. La misericordia e la verità sono state inviate con Gesù-Cristo; esse hanno camminato davanti a Lui, non vi perdono di vista, ci ricevono sempre nel loro seno, come questo santo Profeta dice ancora nei suoi sacri Cantici (Berthier). – La bontà di Dio non deve ispirarci un riposo lasso e una mollezza oziosa, come se noi fossimo in piena sicurezza; noi non dobbiamo dormire se non pieni di turbamenti. È già soccombere alla tentazione il dormire invece che il pregare. (Dug.). – « I figli degli uomini hanno i loro denti come armi e frecce, e la loro lingua come spada affilata ». Non dite che le loro mani sono disarmate, fate attenzione perché la loro bocca è amara (S. Agost.).

ff. 5. – Dio è sempre grande nel cielo e sulla terra, ma non dispiega sempre in modo sensibile, eclatante e particolare, i tratti della sua grandezza. Egli lascia gli uomini nelle vie della pura fede; ma talvolta opera meraviglie, là dove batte dei colpi che fanno dire che il dito di Dio è là (Berthier).

ff. 6. – Chiunque prepari una fossa per farvi cadere suo fratello, vi finisce inevitabilmente egli stesso. Riflettete, osservate tutte queste cose con gli occhi cristiani e non lasciatevi ingannare dalle cose visibili. Forse, in effetti, qualcuno di voi, ascoltando le mie parole, si ricorderà di aver visto un uomo cercare di ingannare suo fratello, tendergli delle imboscate, e riuscendovi: suo fratello è caduto nell’insidie ed è stato spogliato od oppresso, o gettato in prigione o accusato da un falsa testimonianza, o coinvolto in una occasione calunniosa; questo disgraziato sembrava oppresso e l’altro oppressore; il primo sembra vinto e l’altro vincitore. Voi vedete i vostri nemici trasportati dalla gioia, la loro stessa gioia è la fossa nella quale essi cadono; perché vale più la tristezza di colui che soffre l’ingiustizia, che la gioia di colui che la commette. La gioia di colui che commette l’ingiustizia, … ecco la fossa, e chiunque vi cade, perde la vista. Voi vi lamentare perché avete perso un vestito, e non vi lamentate di quest’uomo che ha perso la fede? Chi di voi due ha sofferto il danno più rude? (S. Agost.). – Di tre tipi sono di danni che corre la nostra anima: quello della seduzione, dello scoraggiamento, dello scandalo. Il demonio ci seduce, le passioni ci indeboliscono, il mondo ci trascina con i suoi cattivi esempi. Ci vuole vigilanza per non cadere nel laccio dell’inferno, forza per resistere alle passioni, solitudine per non essere coinvolti negli scandali del mondo (Berthier).

ff. 7. – La pazienza dei buoni, prepara i loro cuori a sottomettersi alla volontà di Dio; essi si glorificano nelle afflizioni, e come il profeta essi dicono: « il mio cuore è pronto, o mio Dio, il mio cuore è pronto; io canterò e salmeggerò ». – Cosa mi ha fatto il mio nemico? Egli ha preparato una fossa per ingannarmi ed io non preparerò il mio cuore per soffrire i suoi oltraggi? Egli ha preparato una fossa per opprimermi ed io non preparerò il mio cuore per sopprimere l’oppressione? Ecco perché egli cadrà in questa fossa, io canterò e vi celebrerò nei miei cantici. Ascoltate l’Apostolo: il suo cuore è pronto, perché ha imitato il Signore: « Noi ci glorifichiamo – egli dice – delle afflizioni perché l’afflizione produce pazienza, la pazienza la virtù provata, la virtù provata la speranza, e la speranza non sarà confusa, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito-Santo, che ci è stato dato » (Rom. V, 3 e segg.), (S. Agost.). – Per poco che si ricerchi il senso nascosto di questa parola « preparazione », vi si scopre facilmente un mistero al quale si può ridurre tutta l’economia della santificazione delle anime. Nessun dubbio, in effetti, che colui che può dire con il Salmista: « il mio cuore è pronto, o mio Dio, il mio cuore è pronto », non sia nella disposizione propria ad onorare Dio. In questo grido del cuore c’è tutta una religione: la fede, la speranza, l’amore, l’adorazione, l’abbandono, il sacrificio, dopo questa prima parola, è da aggiungere con il Profeta reale: « si, io canterò le vostre lodi, o Signore, in mezzo alla mia gloria; io le farò sentire sugli strumenti che manifesteranno a tutti i sentimenti del mio cuore! » La preparazione del cuore è la disposizione dell’anima che non si apparta più, ma è tutta del suo benamato e che, nei languori dell’amore, si consuma per Lui aspettando la sua venuta. Così è specialmente raccomandato di preparare il proprio cuore prima della preghiera, perché è per mezzo della preghiera che si compie questo divino commercio dello Sposo e della Sposa; è con la preghiera che il cuore, chiudendo la porta a tutte le affezioni della terra e ritirato in se stesso, chiama a sé il benamato, ed entra nella ineffabile relazione con Lui. Prima quindi di dedicarsi a questo sublime atto, bisogna che l’anima si prepari, cioè si purifichi, si adorni, si offra a Dio suo sposo e si ecciti, con santi desideri, a riceverlo in essa e ad abbandonarsi in Lui (Mgr. BAUDRY, Le Coeur de Jésus, p, 485).

ff. 8. – Talvolta l’anima del giusto sonnecchia e riposa; essa dorme in mezzo ai flutti agitati del mare, resta inattiva in mezzo ai nemici che la combattono. In questo stato, essa non vuole il bene che a metà; essa agisce mollemente in tutto ciò che riguarda la salvezza, senza attrattiva per la preghiera, senza gusto per le altre opere di pietà. In questo stato pericoloso occorre risvegliarla, bisogna eccitare la sua arpa e la sua lira, vale a dire il suo fervore, i santi desideri e le affezioni del suo cuore, e svegliarsi sul far del giorno, senza cedere all’abulia ed al languore (Dug.). – Nella disposizione in cui è il Salmista di testimoniare la sua riconoscenza al Signore, egli mette in azione tutte le sue potenze e tutti gli strumenti del culto divino. Egli risveglia la sua gloria, ciò che esprime tutta l’estensione del suo spirito profetico, risveglia la sua arpa, la sua lira, cioè tutti gli strumenti che accompagnano i santi cantici; si svegli egli stesso per celebrare il Signore fin dall’alba del giorno. Che impressione, zelo, amore in tutte queste espressioni! È così che noi eccitiamo la lode e la benedizione dell’Altissimo? (Berthier). – Fate come i viaggiatori che cantano, e che cantano anche di notte. Mille brusii paurosi si fanno intendere intorno ad essi, o piuttosto non si fanno intendere, tutto tace intorno ad essi, ma più il silenzio è profondo, più è pauroso. I viaggiatori cantano comunque, anche quelli che temono i ladri. Con quanta maggiore sicurezza non si debba cantare per il Cristo? (S. AUG., PS. LXVI).

ff. 9, 11. – La Gloria degli uomini si trova raramente nelle lodi che essi danno ad altri uomini; essi esaltano delle virtù equivoche, preconizzano talenti mediocri, e quante volte non accade loro di vantarsi di passioni vergognose! Non è lo stesso per le lodi che si rendono a Dio: più si è eloquenti nel celebrare le sue perfezioni, più si onora se stessi, perché così si testimonia che si ha una grande idea dell’eccellenza del suo Essere. Le lodi che si danno agli uomini umiliano per il tono stesso di grandezza che ci si affetta di prendere, mentre quelle che si danno a Dio, elevano per l’umiltà stessa che le accompagna (Berthier). Non c’è differenza tra l’attività, la vigilanza, la solerzia del Profeta, e l’attività, la vigilanza, la solerzia dell’uomo di mondo che pensa alla sua fortuna; ma l’oggetto è molto differente. Si è scritto a ragione che l’ambizione era la scimmia della carità; che essa tutto soffre, tutto crede; che essa è paziente, attiva, compiacente; che non si irrita, che non fa passi falsi. Ma le sue vedute sono differenti da quelle che animano la carità! Anche lo schiavo del mondo al mattino dice: svegliatevi, interessi della mia gloria, strumenti della mia fortuna, molle pubbliche e segrete che potete condurmi all’obiettivo al quale aspiro; io rinuncio alle dolcezze del riposo, mi metto al lavoro; che l’intero giorno sia impiegato nel progresso del successo dei miei disegni. Si dirà forse che questo uomo abbia preso in prestito i sentimenti ed il linguaggio del nostro Profeta? Ma non è che la scimmia della virtù: tutto il suo ardore si concentra sopra oggetti frivoli in se stessi, e soggetti quindi a disingannare le sue speranze; egli insegue dei fantasmi che svaniscono prima che possa raggiungerli! Il profeta mette in movimento tutte le risorse della sua anima per piacere a Colui che non gli verrà meno, né nel tempo, né nell’eternità; egli corre dietro una carriera al cui termine c’è una corona; persegue con ardore il Bene unico, il vero essenziale, il Bene per eccellenza. Diciamo con lui: O anima mia, o cuore mio! Svegliatevi, uscite dall’assopimento letargico dove vi ha confinato il frivolo spettacolo del mondo (Berthier). – Lodare Dio in mezzo ai popoli e cantare la sua gloria tra le nazioni, non è arrossire di Dio e delle sue parole, ma è dichiarare altamente che si è di Dio e non del mondo. È anche cantare le lodi di Dio nella Chiesa, Maestra sovrana dei popoli e delle nazioni, nell’unione di uno stesso spirito e di uno stesso cuore. – La misericordia e la verità, o la giustizia di Dio, sono pure elevate al di sopra della terra. Noi non abbiamo ordinariamente che delle false idee, delle idee troppo imperfette della misericordia e della giustizia di Dio. Dio è infinitamente buono, così come è infinitamente giusto; Egli non perde né la sua giustizia, esercitando la sua bontà, né la sua bontà facendo mostra della sua giustizia. – La misericordia e la verità sono elevate fino alle nubi, è dunque giusto che le sue lodi e la sua gloria risplendano in cielo e su tutta la terra (Duguet).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.