LO SCUDO DELLA FEDE (XXII)

[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

XXII.

L’UOMO.

Il primo uomo e la prima donna. — Se si possa ammettere l’umanità preistorica. — Il trasformismo di Darwin, ossia l’uomo dalla scimmia. —  Le diverse razze e l’unità della specie umana. — Il fine della vita.

— Desidererei ora di apprendere qualche cosa intorno all’uomo.

Ed io ti dirò subito che la Scrittura ci dice chiaro, che l’uomo fu creato da Dio: che « Dio formò il corpo dell’uomo dal fango della terra, e gli alitò in volto il soffio della vita: che poscia, mandato un profondo sonno a questo primo uomo, gli trasse dal fianco una costa e con essa ne formò la prima donna, che diede a lui per aiuto e compagna, e che il primo uomo chiamò Adamo, che vuol dire di terra, oppure rosso, cioè di terra rossa, oppure anche dotato di linguaggio, e la prima donna Eva, che significa madre dei viventi ».

— Ma a dirle il vero tutto ciò mi sembra una storiella da ridere.

Ed io ti compatisco, perché so che più che il tuo sentimento esprimi quello degli increduli. Ma del resto che cosa vi ha di ridicolo in ciò! Vorrei un po’ che tu suggerissi qualche altro modo, che Iddio avrebbe potuto tenere nel creare l’uomo per vedere se alla mia volta non avrei da ridere del tuo suggerimento? D’altronde se Iddio è puro spirito, epperciò non ha le mani come noi, non devi mica credere che quando la Scrittura ci dice che Dio formò  il corpo dell’uomo, abbia preso del fango con le mani e poi dalla bocca gli abbia soffiato sopra materialmente: ma devi capire che l a Scrittura ci vuol in tal guisa significare che Iddio con la sua onnipotenza, valendosi forse anche, come dice S. Basilio, del ministero degli Angeli, formò il corpo di Adamo, e creò l’anima e gliela infuse.

— Ma quella creazione della donna da una costa dell’uomo?

Ti par proprio strana, non è vero? Ma ciò proviene dalla picciolezza della tua intelligenza, per cui misuri Iddio sopra te stesso e a seconda delle tue viste. Ma Dio non è come noi, e quello che a noi può sembrare strano per Lui è sapientissimo. In quante altre cose Dio segue delle vie tutto diverse da quelle che seguiremmo noi! Del resto se Iddio ha fatto così a creare la donna, ne ha avuto certamente le sue ragioni. E S. Tommaso d’Aquino, da quel gran genio, che egli è, ne indica alcune, dicendo che la donna fu tratta dall’uomo, perché fosse conservata la dignità dell’uomo istesso con l’essere egli il principio della sua specie: che non venne creata dalla testa, perché si conosca che essa non deve essere al di sopra dell’uomo, né fu creata dai piedi, perché si sappia che l’uomo non la deve disprezzare, ma che venne tratta dal fianco, vale a dire da vicino al cuore, perché sia manifesto che l’uomo deve riguardarla e stimarla come parte intima di se stesso.

— Ho inteso. Ma sento a dire tante volte che gli scienziati, i geologi hanno trovato le prove incontestabili dell’esistenza di uomini preistorici, di migliaia e migliaia di anni anteriori ad Adamo, la cui comparsa nel mondo, come già mi disse, risale a sei mila anni fa soltanto.

Sì è vero: certi geologi hanno questa pretesa. Secondo loro si sarebbero trovati dei crani che conterebbero nientemeno che 250,000 anni di esistenza! I più discreti asseriscono che almeno 50,000 anni fa già esistevano degli uomini! Ma queste non sono soltanto che ipotesi e congetture, lanciate a pieno vapore nei campi dell’ignoto, coll’unico intento di dare una smentita all’insegnamento della Bibbia; ma sono vere baie di una scienza tutt’altro che seria e profonda, ciarlatanesca e goffa. Figurati che fra le grandi prove, che si addussero in conferma di tali asserzioni, fuvvi la scoperta di uno scheletro, che si disse umano ed antichissimo, di migliaia d’anni anteriore ad Adamo, e che poi si riconobbe essere quello di una smisurata salamandra, e il ritrovamento di oggetti, lavorati dall’uomo, ad una tale profondità da farli supporre anch’essi di epoca remotissima e certamente appartenenti a uomini preistorici, ma che poi si venne a sapere che erano stati seppelliti appositamente per trafficare sulla buona fede dei geologi, di quei geologi, che amano meglio di lasciarsi truffare da qualche furbo matricolato che credere all’insegnamento della parola di Dio!

— Ma pure non si rinvennero negli strati della terra strumenti di pietra, di bronzo, di rame e di ferro, atti a determinare le loro corrispettive età, talune delle quali anteriori ad Adamo?

Sì, è vero che si rinvennero tali strumenti di diversa materia, ma non perciò si può inferirne con sicurezza delle diverse età, ed anteriori ad Adamo. « Supponete, scrive Pozzy nel suo libro La terra e il racconto biblico, che i geologi futuri, scavando i laghi e i fiumi dell’America e dell’Australia, trovino le armi, gli archi, le frecce degl’indigeni, mescolate alle armi da fuoco dei popoli europei, che li hanno cacciati e vinti: sarà logico inferire che ha dovuto scorrere un numero sterminato di secoli fra le due epoche rappresentate da questi avanzi? » L’uso adunque di utensili di legno, di pietra, di bronzo, di ferro, eccetera, può essere stato promiscuo e contemporaneo, come lo è anche presentemente, e la diversità della materia di questi oggetti rinvenuti non dà nessun diritto ad inventare successivamente l’età della silice, del bronzo, del rame, e via via, e ad inventarle anteriori ad Adamo.

— Dunque che vi sia stata sulla terra un’altra umanità prima di Adamo non si può ammettere?

Non si può e non si deve. La Santa Scrittura non solamente non parla di alcuna umanità anteriore ad Adamo, ma chiaramente ci apprende che Adamo è il primo uomo creato da Dio sulla terra, e che da lui proviene tutto il genere umano.

— Eppure io so che vi sono di coloro, i quali, anche peggio, vanno insegnando che l’uomo è provenuto da successive trasformazioni di esseri a lui inferiori.

Così insegnano i materialisti. Ma contro di questa assurdità basta che tu richiami alla tua mente quanto abbiam detto provando l’esistenza di Dio.

— Sì, me ne ricordo. Ma ho pur inteso dire che, non è gran tempo, uno scienziato inglese chiamato Darwin, aveva fatto la scoperta che l’uomo deriva dalla scimmia.

E che scoperta? una scoperta che ci onora assai! Capperi! Non vai in solluchero tu quando pensi che, secondo il Darwin, sei discendente d’un qualche bel scimmione?

— Capisco che lei è in vena di scherzare, ma io vorrei che mi dicesse qualche cosa sul serio a questo riguardo.

Ed io te lo dirò. E prima di tutto devi sapere i n che cosa consista la teoria darwiniana. Egli, il Darwin, si sforza di dimostrare che gli esseri viventi a lungo andare si scostano dal loro tipo primitivo a cagione delle influenze esterne, che operano su di loro; che essendo moltissimi gli esseri esistenti e scarsi gli alimenti per sostenerli, tali esseri lottano fra di loro in una lotta per l’esistenza affine di ridursi a pochi e poter vivere. Riducendosi a pochi e sopravvivendo, ben si capisce, i più forti, questi riproducendosi diventano sempre migliori, e così per mezzo di una lenta selezione naturale un tipo primitivo da imperfettissimo si fa perfetto. Così dovette accadere delle scimmie, fino a che per mezzo del trasforsmismo ne venne fuori il magnifico scimmione, che è l’uomo ».

— Questa teoria è abbastanza ingegnosa; ma come fu provata?

È quello che devesi ancor fare e che non si potrà fare mai. Non è che il Signor Darwin non l’abbia tentato, tuttavia non vi è riuscito, tanto che l’Accademia francese delle Scienze ha detto di lui che « è u n amatore di astrazioni generali, ma che resta straniero all’osservazione rigorosa dei fatti ». E il celebre Virchow, medico e naturalista tedesco, non sospetto certo di tenerezza per l’insegnamento cattolico, perché incredulo e libero pensatore, in un discorso tenuto a Berlino l’anno 1892 disse chiaro: « Tutti i progressi positivi che noi abbiamo fatto nel dominio dell’antropologia preistorica, ci allontanano sempre più da questa parentela (colla scimmia). Esiste un limite preciso, che separa l’uomo dall’animale, e che non si è punto sinora potuto scancellare, e si è la eredità, che trasmette ai neonati le facoltà dei genitori. Non abbiamo mai visto che una scimmia metta al mondo un uomo, o che un uomo produca una scimmia. Se v’ha qualche uomo che abbia un viso scimmioso, ciò non è altro che un effetto morboso ».

— Dunque non è vero che l’uomo rassomigli alla scimmia e la scimmia all’uomo?

No, non è vero affatto. Vi sono delle differenze grandissime. La scimmia è animale rampicante, epperò può afferrare con le mani e con i piedi. Non sta ritta che con fatica e si fa violenza per star in equilibrio. China la sua testa naturalmente verso terra, e non parla. L’uomo per contrario cammina, sta su dritto, ben equilibrato, e ben si comprende al solo vederlo che il suo organismo è ordinato alla postura verticale, e parla. Queste sono già differenze essenziali, ma ve ne sono poi moltissime altre che sarebbe troppo lungo enumerare.

— Ed io mi accontento di quelle che mi ha indicate.

Epperò ritieni quello che ci insegna la Fede Cattolica, che l’uomo fu creato da Dio, e per tal guisa riconoscerai e rispetterai altresì la tua dignità, ed imiterai Napoleone I che, udendo le dottrine dei precursori di Darwin diceva: « Non voglio aver nulla di comune col fango; se costoro vogliono credersi bestie tal sia di loro, ma non cerchino di farmi credere che sono una bestia anch’io ».

— In quanto a questo non dubiti, farò com’ella dice. Tuttavia contro questa creazione divina di un uomo e di una donna, da cui vengono tutti gli altri, non sta il fatto delle razze diverse, che vi sono al mondo?

Così la pensano i così detti Póligenisti, ma così non è assolutamente, perché sebbene gli uomini siano di razze diverse, sono tuttavia di una medesima specie, che presenta in tutti gli stessi caratteri non ostante le loro gradazioni, e sempre si conservano e si moltiplicano, benché si frammischino insieme quelli di una razza con quelli di un’altra, ciò che non potrebbe accadere, come mostra l’esperienza, qualora gli uomini essendo di razze diverse fossero anche di diversa specie.

— Ma, e il diverso colore della pelle? e la diversa forma de’ cranii? e la diversità di lingue!

Son tutte cose accidentali. Non vi sono anche tra di noi dei bruni, dei gialli, degli olivastri e dei rossi? Non vi sono anche tra di noi delle teste bislunghe, depresse, o altramente configurate? Ciò dipende dal clima, dal nutrimento, dal genere di vita e simili. E in quanto alle lingue diverse tutti i dotti ormai si accordano nel dire che non son altro che dialetti di una lingua primitiva spezzata.

— Ho inteso. Ma ora mi dica un po’: Perché mai Dio ha dato e dà tuttora la vita agli uomini?

La cosa è chiara. Dio ha dato e dà tuttora la vita agli uomini per la sua gloria e per la loro vera ed eterna felicità. L’uomo pertanto durante la sua esistenza è in dovere di attendere a glorificare il suo Creatore: perciò deve adoperarsi a conoscerlo, ad amarlo, ad obbedirlo, a rendergli l’onore dovuto, per poi possederlo e goderlo eternamente.

— L’uomo adunque non è creato per godere i beni di questo mondo, i piaceri, le ricchezze, i divertimenti, eccetera?

No, caro mio. L’uomo deve giovarsi dei beni di questo mondo unicamente per conseguire i beni eterni del cielo.

— Ma se la vita è un fumo e dobbiamo già sottostare a tanti dolori, contro nostra voglia, perché non conviene di darci al buon tempo, di divertirci e spassarcela quanto più è possibile?

Se la vita dell’uomo fosse tutta qui come quella dei bruti, se dopo di questa non vi fosse per noi la vita avvenire, avresti ragione. Ma dovendo un dì sloggiare da questo mondo, ed essendo stati creati per l’eterna felicità, è a quella che dobbiamo mirare, sacrificando perciò le nostre cattive passioni e sottostando a quei sacrifici, che il raggiungimento del nostro fine ci impone. Così insegna e vuole la nostra fede.

— Dunque noi dobbiamo menare una vita noiosa, triste, malinconica?

Ecco il pregiudizio ingiusto e funesto, di cui pur troppo restano vittima tanti uomini, e specialmente tanti giovani. No, per corrispondere al proprio fine, ed amare e servire Iddio non c’è affatto da menar vita noiosa, triste e melanconica; non è neppur necessario lasciar del tutto di ridere, di scherzare e di stare allegri; anzi Dio, secondo l’invito della Santa Scrittura, lo si deve servire nell’allegrezza. L’unica cosa che importa di fare è astenersi dalla colpa, la quale, vogliasi o no, è dessa la cagione della tristezza, poiché Dio lo ha detto, ed Egli non si inganna, non è pace, e tanto meno allegrezza a chi fa il male.

— Ciò è giusto, e debbo confessare che me ne persuade la mia stessa esperienza.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.