I TRE PRINCIPII DELLA VITA SPIRITUALE (IV)

I TRE PRINCIPII DELLA VITA SPIRITUALE (IV)

LA VITA SPIRITUALE RIDOTTA A TRE PRINCIPII FONDAMENTALI

dal Padre MAURIZIO MESCHLER S., J.

TRADUZIONE ITALIANA PEL SACERDOTE GUGLIELMO DEL TURCO SALESIANO DEL VEN; DON GIOVANNI BOSCO

VICENZA – Società Anonima Tipografica; 1922

Nihil obstat quominus imprimatur.

Vicetiæ, 24 Martii 1922.

Franciscus Snichelotto

IMPRIMATUR

Vicetiæ, 25 Martii 1922.

    M, Viviani, Vic. Gen

PRIMO PRINCIPIO FONDAMENTALE: LA PREGHIERA (3)

CAPITOLO VIII.

Modelli di preghiera.

Possediamo un gran numero di preghiere vocali belle e degne di venerazione, sia per rispetto al loro contenuto, sia per l’autore, che talvolta non è altri che Dio e la Chiesa. Basta ricordare i Salmi, il Pater noster, l’Ave Maria, le Litanie dei Santi e le preghiere degli Uffici divini. Due parole in particolare sopra ciascuno di questi modelli.

1. I Salmi sono le preghiere più antiche che esistono nella Chiesa, e furono ispirati da Dio medesimo. – Destinati in gran parte al culto ebraico, appartengo altresì alla Chiesa per la loro relazione col Messia, sono preghiera nostra, che, grazie al Tabernacolo, riceve il suo pieno significato e adempimento. – L’oggetto e fondamento di questi sacri cantici, è Dio e l’uomo per i molteplici rapporti che passano fra la creatura ed il Creatore, resi manifesti mediante la rivelazione e la legge, con tutte le annesse benedizioni, speranze e ricompense. In essi ci si presenta Dio ora come Legislatore, come Principe, come Re, Maestà, Creatore e Padre; ora come Messia o Sposo della nostra Chiesa, ora come suo gran Pontefice di stirpe regale, o come Redentore che in mezzo a pene e dolori ci redime; ivi l’uomo stupefatto considera le opere e meraviglie di Dio, gioisce nella legge del Signore, duole delle proprie infedeltà, confessandole e pentendosene; ricorre a Dio per mezzo della preghiera e rendimenti di grazie, e sospira pel di Lui possesso; ivi, in quelle orazioni e in quei canti, trovano il loro posto tutti i sentimenti ed affetti che possono commuovere il cuore dell’uomo: il dolore ed il gaudio, il più profondo desiderio per conseguire misericordia da Dio, il grido di angoscia nelle pene; tutto ivi è perfettamente contenuto, per tutti gli stati d’animo s’incontrano espressioni appropriate. Perciò i Salmi penitenziali, e sopra tutti il Miserere, sono divenuti la preghiera ufficiale di penitenza e la pubblica confessione di tutto il mondo. – Ivi troverà altresì bellezze inarrivabili, nobili ed elevati concetti, chi sente e gusta la poesia. Non è possibile svolgere le pagine del Salterio senza restarne compresi in questo dialogo divino. Lì ci troviamo tutti riuniti, ed è Dio medesimo che ci mette la parola in bocca.

2. Tutto quello che si è detto fin qui si compie ancor meglio nel Pater noster, il cui insigne privilegio è di essere stato pronunciato la prima volta dal Figliuolo di Dio. Possiamo ben dire che da Chi ricevemmo l’essere ricevemmo anche la preghiera; ed Egli medesimo Cui dobbiamo pregare, nella sua bontà c’insegnò il moto e la maniera di farlo. Ma pur prescindendo da ciò è la preghiera più eccellente. È chiara, breve e completa. Se guardiamo alla sua totalità abbraccia tutto quello che appartiene alla preghiera, cioè: l’esortazione, o invocazione e la domanda. L’invocazione: Pater noster, è vera, di sommo onore a Dio, e di grande vantaggio a noi. Infatti; essa ci ricorda la relazione che come tra noi e Dio come Padre, ci risveglia sentimenti consolanti di rispetto, d’amore e di confidenza, e ci richiama la solidarietà nostra con tutto il genere umano, che è la grande famiglia di Dio. Le petizioni poi contengono quanto ci conviene ragionevolmente chiedere, e tutto giusta il retto ordine a cui dobbiamo conformare le nostre suppliche. – Tutte le petizioni del Pater noster si riducono al fine od ai mezzi per conseguirlo. Duplice è il fine: riguardo a Dio, il suo onore e la sua gloria; riguardo a noi, la nostra salvezza ed il conseguimento del Paradiso. – Queste sono le due prime suppliche che comprendono il fine; i mezzi per raggiungerlo si presentano in due serie; in primo luogo sono quelli che si riferiscono ai beni necessari per la vita dell’anima e del corpo, e questi sono compresi nella terza e quarta petizione; in secondo luogo vengono quelli che hanno di mira la fuga dei mali che mettono in pericolo o rendono: difficile il raggiungimento dell’ultimo fine, mali che sono indicati nelle tre ultime petizioni. Non possiamo pensare né desiderare di più; tutto è qui riunito. Così il Pater noster è un perfetto modello di preghiera, pieno di pensieri, di idee e petizioni grandi e sublimi; abbraccia tutta l’esistenza nostra, ciò che v’è di più elevato e di basso, di temporale e d’eterno; ed è, come dicono i santi Padri, un compendio del Vangelo e della religione. Istruisce il nostro intelletto, dirige rettamente la nostra volontà, ed è quello che dà la norma a cui devono conformarsi tutti i nostri desideri, suppliche e preghiere, perché ci accompagnino al cielo. Il Pater noster è anche un sicuro pegno che saremo esauditi, poiché preghiamo colle parole di nostro Signore Gesù Cristo, Sacerdote eterno, il quale prega con noi, e sappiamo che la preghiera sua è sempre esaudita per rispetto dovutogli come a Figlio di Dio. E certamente nessun’altra preghiera ci avvicina tanto alle idee, intenzioni e sentimenti del Salvatore, allo spirito e desiderî suoi, per promuovere l’onore di Dio e la salvezza nostra quanto il Pater noster. È desso una bella ed eloquente espressione dell’amore di Gesù Cristo che tutto abbraccia: Iddio, la Chiesa e l’intera umanità; tutto vi è lì riunito, le necessità individuali, quelle di tutti i popoli e quelle del genere umano di tutti i tempi; è la preghiera, finalmente, della famiglia e regno di Cristo e della Chiesa.

3. L’Ave Maria ci presenta la parte soavissima che nelle nostre preghiere vocali ha la SS.ma Vergine Regina e Signora del Cristianesimo. È una prova, che nella Chiesa non manca la Madre per le cui mani passa tutto, e che i fedeli non vogliono senza di Essa né lavorare, né vivere, né morire. – Anche l’Ave Maria ha un’origine sublime. Un Angelo disceso dal cielo l’adoperò in nome di Dio per salutare Maria come mai creatura umana fu salutata; lo Spirito Santo l’amplificò per mezzo di Santa Elisabetta, e la Chiesa ratificandola con una supplica che vi aggiunse, di semplice saluto dell’angelo, la fece una preghiera perfetta. Dal secolo XVI si prese a recitare l’Ave Maria lai fedeli nella forma presente. Tra i Cristiani suol seguire quasi sempre il Pater noster come in bell’accordo finale d’amore verso la Madre di Dio: e divenne la principale e più cara espressione del culto Mariano. Qualcuno la chiamò, e giustamente, il saluto interminabile, poiché siccome il sole illumina successivamente nel suo corso tutta la terra, così, da un estremo all’altro di essa, si rinnova incessantemente e sale al cielo la preghiera dell’Ave Maria. – Quanto alla sua composizione e contenuto, questa preghiera come qualunque altra consta di due parti: Invocazione e supplica, la prima delle quali comprende cinque titoli di lode per la Madre di Dio. I tre primi li pronunciò l’Angelo e sono intimamente uniti al mistero dell’Incarnazione, che egli Le annunciò. Il primo è la degna preparazione di Maria pel grande mistero, per la pienezza di grazia che Le fu comunicata: il secondo è il mistero stesso dell’Incarnazione che si verificò pel concepimento del Figliuolo di Dio nel seno di Maria, ed il terzo, finalmente, è l’importanza di questo mistero per Maria, in quanto che per esso doveva essere lodata e benedetta sopra tutte le donne. Segue tosto Santa Elisabetta a indicare come fondamento di questa grandezza e pienezza di grazia in Maria il Figlio di Dio che essa ha concepito e darà alla luce; e, finalmente, la Chiesa ripete e conferma quanto l’Angelo ed Elisabetta avevano detto intorno alle grandezze di Maria, condensandole in quella formula sempre memoranda di Madre di Dio. Cosicchè questa gloriosa invocazione contiene tutto quello che la fede c’insegna intorno a Maria, ed è come un compendio della dottrina cattolica circa la SS.ma Vergine. La supplica, classicamente breve, non dimenticando i due grandi momenti, il presente e il punto della morte, comprende tutte l’esistenza nostra, e le nostre necessità, e risulta una splendida manifestazione del concetto che ha il Cristianesimo del potere onnipotente d’intercessione di Maria e della fiducia che in Essa quale Mediatrice della grazia ripongono i fedeli. E con ciò, tuttavia, non è esaurita la parte che l’Ave Maria sostiene come modello di preghiera. Varie combinazioni ed amplificazioni dell’angelico saluto vengono a costituire due generi di preghiera molto importanti: l’Angelus Domini pel quale tre volte al giorno dànno il segnale le campane, ed il Rosario. L’una e l’altra devozione non sono che un intreccio d’Ave Maria con brevi aggiunte che mettono in relazione particolare il significato e contenuto delle parole coi misteri della la vita, passione e glorificazione di Gesù e Maria. Se noi quindi arriviamo a penetrare il profondo significato dell’Ave Maria, e prendiamo l’abitudine di recitarla con devozione, avremo conseguito non poco affine di pregare fervorosamente, nel vantaggio nostro spirituale e nell’onorare la Madre di Dio. Ogni giorno della nostra vita sarà allora un rosaio sempre fiorito nel quale Nostra Signora morrà tutte le sue dilezioni.

Ma, « quella noiosa. onnrimente ed eterna ripetizione! » ci si dirà. Se il ripetere ci annoia e stancamente, ciò dipende unicamente da noi. La frequente vista d’un ritratto di persona a noi cara, il ripetere un nome caro od un bel canto, per sé è la cosa più naturale del mondo e tutt’altro che fastidiosa. Un uccello tutto il santo giorno ripete i medesimi gorgheggi, quand’è che ci Stanca? Un fanciullo, va ripetendo ai suoi genitori le stesse domande, i medesimi nomi, le stesse idee, e, lungi dal rendersi fastidioso,  infonde nel loro cuore la più viva gioia, solo perché procedono dall’amato figlio. Tutto ed unicamente, quindi, dipende dallo spirito ed amore con cui pensano a qualche cosa; e precisamente ciò che produce e mantiene vivo questo spirito e quest’amore è la frequente ripetizione delle medesime idee e verità. e il ritornarvi sopra una e più volte.

4. Altrettanto può dirsi del Credo, del Gloria Patri, e del Segno di croce. La Chiesa cattolica, in tutto, anche nelle sue Preghiere, possiede una forza e varietà di sviluppo e adattabilità sorprendenti, alla maniera che Iddio nello spargere sulla terra tantissime sementi di fiori, ne fa germogliare innumerevoli specie e varietà, così opera in mille modi lo Spirito Santo nel fecondo e bel regno della preghiera. È tale la ricchezza ed abbondanza di varietà che in sé racchiudono le preghiere della Chiesa Cattolica, da poter dire che sono una sorgente inesauribile, che sotto una forma o l’altra rimane sempre ricchissima. Il Gloria Patri ad es. è un’amplificazione delle semplici parole del Segno di croce; ed il Credo, che altro è se non il Gloria ed il segno della croce sviluppati con maggior ampiezza? – Nel Gloria e nel segno di croce si manifestano chiaramente ed apertamente i nomi delle tre divine Persone; e solo analizzando un po’ meglio le loro relazioni, procedenza ed operazioni ad extra. Si presenta già sviluppato nel Credo, alla maniera della Divina Commedia, non solo un perfetto compendio della dottrina della fede, ma ancora un’esposizione sublime. delle opere di Dio e de’ suoi misteri soprannaturali.

5. Diciamo due parole intorno alle preghiere che la Chiesa adopera nei divini uffizi restando con ciò approvate di fatto da essa. Queste preghiere, dopo quelle che furono rivelate da Dio, meritano senza dubbio il primo posto nella nostra stima e venerazione. La Chiesa, che insegna ciò che dobbiamo credere, c’insegna altresì come dobbiamo pregare; e la regola del credere è anche la regola del suo pregare. In nessun’altra parte troveremo preghiere più ricche di significati, né più efficaci; in esse vive veramente lo spirito ed il gusto cristiano e cattolico; v’è in esse, lo stesso che nei Salmi e nell’orazione domenicale, chiarezza, semplicità, brevità ed efficacia. Quando prega la Chiesa prega insieme lo Spirito Santo che la dirige. Chi vuol conoscere l’amore e le cure materne della Chiesa per gli uomini, legga gli Oremus della Messa domenicale e, ad esempio, quelli del Venerdì e Sabato Santo. Non v’è circostanza, condizione o bisogno dell’uomo a cui la Chiesa non porga aiuto, e non v’è nulla che sfugga all’influenza delle sue preghiere, della sua compassione e della sua misericordia. Tutti gli uomini sono suoi figli, e come tali tutti se li stringe al cuore, e per tutti ha una preghiera. – Altra preghiera molto eccellente sono le Litanie principalmente quelle di tutti i Santi. Questa maniera di pregare ci fa rimontare ai primi secoli della Chiesa, quand’essa con rogazioni e suppliche pellegrinava alle tombe dei Martiri ed alle basiliche. Le Litanie dei Santi per la medesima loro struttura e varietà sono la preghiera delle grandi moltitudini: esse ci fanno rivivere, per così dire, nel centro del Cristianesimo; in esse si contengono espressamente le grandi e comuni preghiere della Chiesa, poiché clero e popolo alternando le loro voci elevano al cielo le proprie suppliche: il clero intona le invocazioni, ed il popolo vi aderisce, ripetendole. E ciò ricorda la costituzione gerarchica e divina della Chiesa. Questa invocazione dei Santi è una nota singolarissima dello spirito cattolico che manifesta l’umiltà cristiana e la credenza nella comunione ed intercessione dei Santi, ed anzitutto nella mediazione di nostro Signore Gesù Cristo, il grande ed universale Mediatore, la cui intercessione imploriamo solennemente per i meriti e misteri della sua Passione e della sua vita gloriosa: magnifica confessione della fede cristiana. In questo genere di preghiera tutto è istruttivo, semplice, naturale, grande e veramente cattolico; insomma, questo è un magnifico modello di preghiera popolare. Si potrebbero altresì menzionare le Antifone che ad onore della Vergine la Chiesa aggiunge ai suoi Uffizi nelle diverse epoche dell’anno; fiori di poesia semplice e filiale che sbocciano tutti i mesi nei giardini dell’anno ecclesiastico, e che sono di frequente, come la Salve Regina, meravigliosamente profonde e sublimi.

6. Questi sono alcuni gioielli del tesoro delle orazioni vocali della Chiesa: tesoro veramente grande e magnifico, del quale sono depositari tutti i fedeli che pregano. Molti altri sono sparsi nei libri di devozione. La ricchezza ci ha quasi resi poveri; ed è che l’eccessiva abbondanza porta con sé il pericolo della frivolezza. A dir poco, non vi sembra che sia un po’ strano il dover mettere mano a libri di devozione, perché c’ispirino la preghiera da rivolgersi a Dio? Tuttavia, se proprio non si può da tutti fare a meno, aiutiamoci con essi: poiché vale più il pregare mediante un libro che il non pregare e pregar male. Ma, deh! procuriamo anzitutto di far uso delle antiche ed usuali nostre preghiere apprese e recitate nell’infanzia: il Pater noster, l’Ave Maria, il Credo ed il Gloria Patri. Queste devono essere il nostro libro di divozione: tutto ciò che è stampato nei libri, noi lo troveremo qui molto più chiaro, più pratico e più commovente. Ciò che dovremmo fare, è d’impiegare tutte le nostre forze a renderci famigliari queste preghiere, di studiarle, conoscerle a fondo e comprendere bene tutto il loro valore. Un modo di pregare del tutto privato e personale, è l’uso delle così dette giaculatorie; esse consistono in brevissime aspirazioni ed atti di virtù che lungo il giorno, di quando in quando, e senza previo apparecchio, escono dal cuore e salgono a Dio, ferventi e piene di vita. Differenti motivi possono dar occasione a questi slanci del cuore: un dolore, per es., che ci tormenta, un gaudio inatteso, una grazia straordinaria per parte di Dio, una repentina tentazione, la memoria e rinnovazione dei buoni propositi, la chiusa dell’esame particolare, il passare di fronte ad una chiesa e ad un’immagine devota, l’incontro di persona a cui desideriamo un bene, o d’altra cui vogliamo allontanare È una disgrazia, la cura d’utilizzare gli istanti perduti che abbondano nel giorno, ogni poco d’attenzione che si faccia. Riesce di somma importanza per colui che ama la preghiera, il procurare di rendere produttivo, poco a poco e con quiete questo terreno sterile ed incolto dei momenti perduti, consacrandoli ad essa. Il profitto che se ne ritrae rispetto allo spirito, può compararsi ad un commercio al minuto; nessun negoziante prudente disprezza i piccoli guadagni, perché in fine dei conti lo arricchiscono. Inoltre chi disprezza il poco non è degno del molto. Le giaculatorie sono piccoli granelli, ma d’oro. E si noti che questo modo di pregare non è esposto al pericolo comune delle distrazioni, poiché prima che quelle sopravvengano, le giaculatorie volarono già a Dio, occultandosi negli spazi più elevati del cielo. L’uso moderato di questi affetti oh, mantiene sempre in buona disposizione per pregare. Chi vuol pregare soltanto quando lo esige la necessità, corre pericolo di pregar male. Ciò che è l’esercito delle stelle scintillanti nel cielo, lo divengono queste giaculatorie che abbelliscono il giorno della nostra vita, e sono quelle cui è riservato l’ufficio di consolarci nella notte non lontana in cui dovremo lasciare questo mondo.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.