IL SACERDOTE RISPONDE: Chiarimento di un dubbio!

Il Sacerdote risponde: “Chiarimento di un dubbio”

Caro Fedele,

Dopo aver letto l’articolo “The Perpetual Sacrifice of the Cross” (∗), uno dei fedeli mi ha posto una domanda:

“Sono un po’ confuso: … questo significa che il Vaticano II possiede ancora il sacerdozio, la Messa (il Sacrificio incruento) e i Sacramenti?”

Trovo che questa domanda sia molto importante, ed è per questo che ho chiesto al fedele che me l’ha posta, il permesso di rispondere pubblicamente. Il permesso mi è stato concesso, e quindi ecco la mia risposta …

Dom: Sono un po’confuso: questo significa che il Vaticano II possiede ancora il sacerdozio, la Messa (il Sacrificio incruento) ed i Sacramenti? “

Risp.: È molto importante che tu chieda al tuo sacerdote, dato che è canonicamente corretto per i fedeli ascoltare le risposte ed i chiarimenti dai loro sacerdoti piuttosto che dare un’interpretazione personale e giungere a delle conclusioni private, cosa proibita dalla Legge della Chiesa.

Penso che sarai contento di sentire la seguente mia breve risposta:

1) Ai giorni nostri solamente i preti in comunione con Sua Santità, il Papa in esilio Gregorio XVIII, possono offrire il Sacrificio Incruento validamente e lecitamente. Tutti possono trovare questa dichiarazione pubblicata su T.C.W. Blog. com.

2) Il Vaticano II, essendo quindi fuori della Chiesa di Cristo, non possiede il sacerdozio di Cristo.

Tuttavia, è mio dovere di sacerdote fornirti una risposta un po’ più esauriente, in quanto vi sono alcuni elementi essenziali da prendere in considerazione.

Sulla base del punto 1), dovresti concordare sul fatto che l’affermazione “Sappiamo ora che i sacerdoti non possono essere ordinati, visto che il Papato stesso è stato estromesso, trovandosi in esilio”, è falsa, perché contraddice la possibilità dell’esistenza reale dei Sacerdoti anche quando il Papato stesso sia in esilio. Credo che tu sia a conoscenza di questa realtà da T.C.W. Blog e anche dall’esperienza personale.

Il motivo per cui la suddetta affermazione contraddice la Sacra Bibbia e la Santa Tradizione, lo conosci già dal precedente articolo, “Il Sacrificio Perpetuo della Croce”.

Per quanto riguarda il punto 2), ci sono due tipi o gruppi nel clero all’interno del Vaticano II: a) quelli che furono ordinati prima del 1968 e  b) quelli che sono stati ordinati dopo il 1968 (18 giugno 1968 -ndt. -).

Il primo gruppo:

I sacerdoti, validamente ordinati secondo il rito cattolico antecedente al 1968, sono dei sacerdoti validi. Quando celebrano una Messa nel rito latino, possono consacrare il pane e il vino, purché mantengano determinate condizioni.

Se le specie del pane e del vino sono quelle prescritte e convalidate con la giusta intenzione, pronunciando la formula corretta, in tal caso c’è il Santissimo Sacramento.

“La materia e la forma devono essere utilizzate senza variazione alcuna. Modifiche sostanziali invalidano l’atto”, e “ … non avviene la consacrazione se un sacerdote che intende amministrare un Sacramento, si trovi in stato di ebbrezza, sia mentalmente disturbato o addormentato.” (Teologia morale. Il segno esterno. IL MINISTRO DEI SACRAMENTI).

Uno potrebbe pure ritenere che i sacerdoti validamente ordinati (membri del Vaticano) possano essere ubriachi, dementi o addormentati a causa dell’adesione alla nuova religione non-cattolica. Quindi, c’è il pericolo fondato che essi non abbiano più intenzione di agire come membri del Sacerdozio di Cristo.

Inoltre, tutti i sacerdoti validamente ordinati, che sono membri del Vaticano II, sono o scismatici, oppure scismatici ed eretici.

a) Sono scismatici nel caso in cui, in “foro interno” (in coscienza) non accettino tutte le “riforme” anti-cattoliche del Vaticano II, ma tuttavia, nonostante la loro coscienza,  decidano di aderire al sistema non-Cattolico del Vaticano II.

b) Sono scismatici ed eretici nel caso invece in cui, anche nella loro coscienza, abbiano accettato tutte le “riforme” anticattoliche del Vaticano II, aderendovi.

In entrambi i casi sono “ipso facto” scomunicati dalla Chiesa Cattolica.

A causa dei suddetti enunciati, possiamo concludere che esiste un solo comportamento moralmente e canonicamente corretto dei fedeli Cattolici rispetto a tali “sacerdoti”. Le messe celebrate da questi ministri del Vaticano II dovrebbero essere evitate senza alcun compromesso dai fedeli Cattolici, anche se è noto che potrebbero essere dei sacerdoti validamente consacrati [messe illecite –ndr. -].

Tuttavia, quando parliamo del Sacramento della penitenza, secondo la legge canonica, un Cattolico può fare la Confessione da un sacerdote validamente ordinato solo in pericolo di morte [in articulo mortis].

“Il pericolo di morte può essere determinato da malattie o da cause diverse potenzialmente mortali, ad esempio pericolo di incendio, guerre, naufragi, ecc. Ogni sacerdote ha questo potere, persino il prete irregolare, censurato, apostata, scismatico o eretico, fornito di valida ordinazione. “. (C. 882. Teologia morale, Il ministro del sacramento della penitenza.)

Ma pure in tal caso c’è ancora pericolo per l’anima di un Cattolico. Un sacerdote pur validamente ordinato, che è un membro del Vaticano II, non ha intenzione di assolvere, ma ascolta solo un penitente, per cui in tal caso non c’è assoluzione e non c’è il Sacramento della Penitenza. Questo atto può essere definito come un “monologo” di un penitente, o una conversazione, priva però di qualsiasi effetto sacramentale.

Quando un Prete sicuramente Cattolico non sia quindi disponibile ed il fedele Cattolico non possa confessarsi difronte ad un vero prete, la soluzione migliore è quella di praticare un attento esame quotidiano di coscienza, con un atto di “perfetta contrizione”. In pericolo di morte, è ugualmente richiesto un atto di contrizione perfetta.

Il secondo gruppo:

Tutti gli uomini che la gente chiama “preti” e “vescovi”, ordinati con il nuovo rito dell’antipapa “Paolo VI” dopo il 1968, sono in realtà non sacerdoti, bensì dei “presbiteri laici”, insediati, secondo l’uso protestante, per presiedere alle cerimonie non sacramentali.

Il potere del Sacerdozio di Cristo non è stato dato loro, e quindi essi non possono amministrare Sacramenti validi. L’unica eccezione è il Battesimo, qualora usino la materia e la forma valide, con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, nel caso in cui non ci sia un Prete cattolico presente.

(Un Sacerdote Cattolico in esilio)

[Traduz. di G. D. G.]

(∗) hhttps://www.exsurgatdeus.org/2018/11/11/il-sacrificio-della-croce-e-un-sacrificio-perpetuo

CONOSCERE LO SPIRITO SANTO (X)

IL TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO 

Mons. J. J. Gaume:  

[vers. Ital. A. Carraresi, vol. I, Tip. Ed. Ciardi, Firenze, 1887; impr.]

CAPITOLO IX.

I Principi della Città del bene.

Gli angeli buoni, principi della Città del bene — Prova particolare della loro esistenza — Loro natura — Essi sono puramente spirituali, ma possono prendere dei corpi: prove — Loro qualità: l’incorruttibilità, la bellezza, l’intelligenza, l’agilità, la forza — Prodigiosa estensione della loro forza — Essi l’esercitano sopra i demoni sul mondo e sull’uomo quanto al corpo e quanto all’anima: prove.

Il Re della Città del bene non è solitario. Intorno al suo trono stanno innumerevoli legioni di principi risplendenti di bellezza che formano la sua corte.(Dan. VII, 10) Ufficio, loro è di onorare il grande Monarca, vegliare alla guardia della Città e presiedere al suo governo: questi principi sono i buoni Angeli. Sotto pena di lasciare nell’ombra una delle più grandi meraviglie del mondo superiore ed il roteggio più importante della sua amministrazione, noi dobbiamo farli conoscere. Perciò fa d’uopo dire la loro esistenza, natura, numero, le loro gerarchie, i loro ordini e funzioni.

Esistenza degli Angeli. Gli Angeli sono tante creature incorporee, invisibili, incorruttibili, spirituali, dotate di intelligenza e di volontà. (Viguier, c. in, § 2, vers. 2, p. 77) La fede del genere umano, la ragione, l’analogia delle leggi divine si riuniscono per stabilire sopra un fondamento incrollabile il domma dell’esistenza degli Angeli. Di già abbiamo visto la lede del genere umano manifestarsi con splendore nel culto universale dei geni buoni e cattivi. La ragione dimostra facilmente che il nostro mondo visibile con la sua imperfetta natura, non ha né può avere in sé, né la ragione della sua esistenza, né il principio delle leggi che la regolano. Bisogna cercarla in un mondo superiore, del quale non è che il reverbero. Com’è per l’albero, il cui fogliame sboccia ai nostri sguardi, cosi sono i principii di vita e di solidità, nascosti nelle profondità della terra. – L’osservazione più sapiente delle leggi divine provoca quest’assioma: che non vi è salto nella natura né rottura nella catena degli esseri. (Natura non facit saltus. Linneo). Nello stesso tempo essa dimostra che di questa catena magnifica l’uomo non può essere l’ultimo anello. Dio è l’oceano della vita. Egli la diffonde su tutte le forme, vegetativa, animale, intellettuale. Secondo che essa è più o meno abbondante, la vita segna il grado gerarchico degli esseri. Ora essa è più abbondante via via che l’essere si avvicina più a Dio. Cosi per ricondurre a sé con gradi insensibili tutta la creazione discesa da lui, l’Onnipotente, la cui infinita sapienza si è divertita nella formazione dell’universo, ha tratto dal nulla parecchie specie di creature. Le une visibili e puramente materiali, come per esempio, la terra, l’acqua, le piante: altre, visibili ed invisibili a un tempo, materiali e immateriali, come gli uomini; altre infine, invisibili ed immateriali come gli Angeli. Questi ultimi, non meno degli altri, sono dunque una necessità della creazione. Ascoltiamo il più grande dei filosofi: « Supposto, dice san Tommaso, il decreto della creazione, l’esistenza di certe creature incorporee è una necessità. Difatti il fine principale della creazione, è il bene. Il bene o la perfezione consiste nella rassomiglianza dell’essere creato col Creatore, dell’effetto con la causa. La rassomiglianza dell’effetto con la causa è perfetta, allorquando l’effetto imita la causa, secondo che essa lo produce. Ora, Dio produce la creatura con intelletto e con volontà. La perfezione dell’universo esige dunque che vi siano creature intellettuali ed incorporee.(I p. q. L, art. 1, cor.) – « Di maniera che, che vi siano Angeli, e che questi siano esseri personali, e non miti o allegorie, quest’è una verità insegnata dalla rivelazione, confermata dalla ragione, e attestata dalla fede del genere umano. –

« Natura degli Angeli. L’abbiamo già indicata; gli Angeli sono incorporei, vale a dire che non hanno corpi con i quali siano essi naturalmente uniti. La ragione è che essendo tanti esseri completamente intellettuali e sussistenti per se medesimi, formæ subsistentes, come  parla san Tommaso, cosi essi non hanno bisogno di corpo per essere perfetti. Se l’anima umana è unita ad un corpo, è che essa non ha la pienezza della scienza, e che è obbligata ad acquistarla per mezzo delle cose sensibili. Quanto agli Angeli, essendo perfettamente intellettuali per loro natura, non hanno niente da apprendere dalle creature materiali: e il corpo loro è inutile.1 »1 (Sum.th. I p.? q. LI, art. 1. cor.). – Da ciò resulta che gli Angeli non possono, come le anime umane, essere uniti essenzialmente a dei corpi, e diventare una stessa persona con loro. Essi sono per conseguenza incapaci di esercitare nessun atto della vita sensibile o vegetativa, come vedere corporeamente, sentire, mangiare e altre cose simili. (Viguier, ubi supra, p. 78.) Dell’aria o di un’altra materia già esistente, essi possono però formarsi dei corpi, e dar loro una figura ed una forma accidentale. L’Arcangelo Raffaello diceva a Tobia: Quando io era con Voi per volere di Dio, pareva che io mangiassi e bevessi, ma io faceva uso di cibi invisibili. 33 (Tob., XII). Cosi, l’apparizione degli Angeli sotto una forma sensibile non è una visione immaginaria. La visione immaginaria non è che nella immaginazione di colui che la vede: essa sfugge agli altri. Ora, la Scrittura ci parla sovente degli Angeli che appaiono sotto forme sensibili, e che sono visti indistintamente da tutti. Gli Angeli che appariscono ad Abramo sono visti dal patriarca, da tutta la sua famiglia, da Lot e dagli abitanti di Sodoma. Cosi pure l’Angelo che apparisce a Tobia è visto da lui, da sua moglie, da suo figlio, da Sara e da tutta la famiglia di Sara. È dunque manifesto che non era quella una visione immaginaria. Era bensì una visione corporea, nella quale quegli che ne gode, vede una cosa che è esteriore a lui. – Ora, l’oggetto di una simile visione, vale a dire la cosa esteriore non può essere altro che un corpo. Ma, poiché gli Angeli sono incorporei e che non hanno corpi, ai quali siano naturalmente uniti, ne resulta, ch’essi rivestono, quando ne hanno bisogno, di corpi formati accidentalmente. (S. Th., I p. q. LI, art. 1, cor.). Questi corpi, composti d’aria condensata, o di un’altra materia, gli Angeli non gli prendono per sé ma per noi. Tutte le loro apparizioni si riferiscono al mistero fondamentale dell’Incarnazione del Verbo, e alla salute dell’uomo del quale è la indispensabile condizione. Le une lo preparano, le altre lo confermano, intanto che esse provano la esistenza del mondo superiore con le sue realtà eterne, gloriose o terribili. « Conversando familiarmente con gli uomini, dice san Tommaso, gli Angeli vogliono mostrarci la verità di questa grande società degli esseri intelligenti, che noi attendiamo nel cielo. Nell’antico Testamento, le loro apparizioni avevano per scopo di preparare il genere umano all’Incarnazione del Verbo, imperocché erano tutte figura dell’apparizione del Verbo nella carne. (Id. ad 1) – Nel Nuovo, esse concorrono al compimento del mistero, sia in se medesimo, ossia nella Chiesa e negli eletti. È facile convincersene esaminando le circostanze delle apparizioni angeliche a Zaccaria, alla santa Vergine, a San Giuseppe, a san Pietro, agli Apostoli, ai martiri, ai santi in tutti i secoli. Secondo i più dotti interpreti, le apparizioni accidentali degli Angeli sulla terra non sarebbero che il preludio di una apparizione abituale in cielo. « I reprobi, dicono essi, saranno tormentati non solamente nella loro anima, per la conoscenza dei loro supplizi: ma altresì nei loro corpi, vedendo le figure orribili dei demoni. In essi gli occhi del corpo hanno peccato nello stesso modo che gli occhi dell’anima; è dunque giusto che tanto gli uni che gli altri ricevano il loro castigo. « Parimenti, è probabile che nel cielo gli Angeli prenderanno corpi magnifici aerei, a fine di rallegrare gli occhi degli eletti, e di conversare con essi a bocca a bocca. Ciò pare esatto, da un lato, per l’amicizia, per l’unione, per la comunicazione intima, la quale esisterà tra gli Angeli ed i beati, come concittadini della stessa patria: dall’altro per la ricompensa dovuta alla mortificazione

dei sensi ed alla vita angelica che i santi hanno menato quaggiù, nella speranza di godere della società degli Angeli. Se fosse altrimenti, i sensi degli eletti non riceverebbero nessuna gioia dagli Angeli,, ed anche ogni relazione con essi sarebbe loro impossibile. Tutto si limiterebbe ad una comunicazione mentale, ed il corpo sarebbe privato di una parte della sua ricompensa. » (Corn. a Lap., In Is., XXXIV, 14. — In virtù dello stesso ragionamento non si potrebbe supporre che le due persone della Santa Trinità che non hanno preso corpo, il Padre e lo Spirito Santo, degneranno pure mostrarsi agli eletti sotto una forma visibile? 0 altitudo diuitiarum!) Parlando del giudizio ultimo essi aggiungono: « Egli è credibilissimo che tutti gli Angeli riappariranno in corpi splendidi; altrimenti questa gloria del Figliuolo di Dio non sarebbe veduta dagli empi, pei quali appunto sarà soprattutto mostrata. L’esercito potente dei cieli niente aggiungerebbe alla maestà esteriore del Giudice supremo; maestà che la Scrittura prende cura di descrivere con tanta precisione. La moltitudine degli Angeli essendo innumerevole, essa riempirà dunque le immense pianure dell’aria e presenterà alle nazioni radunate, il formidabile aspetto d’un’armata schierata in battaglia. Non è meno credibile che i demoni appariranno sotto forme corporee: altrimenti non sarebbero veduti dai reprobi, e però la gloria del Nostro Signore e la confusione dei malvagi esigono che siano visibili. (Viguier, p. 78).

« Qualità degli Angeli. Dalla semplicità o incorporeità della loro natura, resulta che i principi della Città del bene sono incorruttibili. Esenti da languori e da infermità, essi non conoscono né il bisogno di nutrimento o di riposo, né le debolezze dell’infanzia, né le infermità della vecchiaia. Resulta ancora ch’essi sono dotati di una bellezza, di una intelligenza, di una agilità e di una forza incomprensibile all’uomo. – Iddio è la bellezza perfetta e la sorgente di ogni bellezza. Quanto più un essere gli rassomiglia, tanto più è bello. I cieli sono belli, la terra è bella, perché i cieli e la terra riflettono alcuni raggi della bellezza del Creatore. Di tutti gli esseri materiali il corpo umano è il più bello, perché possiede in un grado più elevato la forza e la grazia, la cui felice unione forma il marchio della bellezza. L’anima è più bella del corpo, perché è l’immagine più perfetta dell’eterna bellezza. L’angelo, dunque essendo alla sua volta l’immagine incomparabilmente più perfetta di questa bellezza, è incomparabilmente più bello che l’anima umana. – Per conseguenza quale spettacolo offre agli sguardi il Re della Città del bene, circondato da tutti questi principi, rilucenti come tanti soli, il meno bello dei quali ecclissa tutte le bellezze visibili! Il giorno in cui sarà dato all’uomo di vederlo faccia a faccia, entrerà in un rapimento, indicibile anche a Paolo che ne fu testimone. Frattanto l’umanità ha l’istinto di questa suprema bellezza; imperocché, per indicare il grado più perfetto della bellezza sensibile essa dice; bello come un Angelo. La bellezza degli Angeli è il raggio della loro perfezione essenziale, e questa loro essenziale perfezione è l’intelligenza. Chi ne dirà l’estensione? Risponde san Tommaso : « L’intelligenza angelica è deiforme, vale a dire, che l’Angelo acquista la conoscenza della verità non mediante la vista delle cose sensibili, né per via del ragionamento, ma per il semplice sguardo.1 (S- Th., 2a 2æ, q. CLXXX , art. 6 ad 2.). Come sostanza esclusivamente spirituale la potenza intellettiva é in lui completa, cioè dire ch’essa non è mai in potenza come nell’uomo, ma sempre in atto, di maniera che l’Angelo conosce attualmente tutto ciò che può conoscere naturalmente. » (Id. , q. L, art. 1, ad 2; q . LV, art. 1, cor.; e t art. 2, cor.) Ei lo conosce tutto intero, nel complesso, e nei particolari, nel principio, e nelle ultime conseguenze. « Le intelligenze d’un ordine inferiore, come l’anima umana, hanno bisogno per giungere alla perfetta cognizione della verità di un certo movimento, di un certo lavoro intellettuale, col quale esse procedono dal noto all’ignoto. Questa operazione non avrebbe luogo se, dal momento che esse conoscono un principio, ne vedessero istantaneamente tutte le conseguenze. Tale è la prerogativa degli Angeli. Tosto che sono in possesso di un principio, già conoscono tutto quel che racchiude: ecco perché si chiamano intellettuali, e le anime umane semplicemente ragionevoli. Così non può esservi né falsità, né errore, né inganno nell’intelligenza di nessun angelo.2 (Id., art. 5, c.). – A che cosa si estende la conoscenza dei principi della Città del bene? Essa si estende a tutte le verità dell’ordine naturale.I p. q. LXXV, art. 1, cor., etc.). Per essi il cielo e la terra niente hanno di celato; e dacché sono confermati in grazia, conoscono la maggior parte delle verità dell’ordine soprannaturale. Noi diciamo “la maggior parte”, poiché sino al di del giudizio, in cui il corso dei secoli finirà, gli Angeli riceveranno delle nuove comunicazioni intorno al governo del mondo, e in particolare circa la salute dei predestinati.(Id. q. CVI, art. 4, ad 3.). Se l’intelligenza dei principi della Città del bene è per essi la sorgente di voluttà ineffabili, essa è per noi un triplice soggetto di consolazione, di tristezza e di speranza; di consolazione, perché i buoni Angeli non si servono della loro intelligenza, se non che nel nostro interesse e quello del nostro Padre celeste. Di tristezza, perché in Adamo noi possedevamo un’intelligenza simile alla loro, esente da errore e noi l’abbiamo perduta. (Id. I p. q. XCIV, art. 1 et 4, cor.). Di speranza, perché noi la ritroveremo in cielo, e già ne possediamo le primizie negli splendori della fede. – Dalla incorporeità degli angeli nasce la loro agilità. – Come essere finito, l’Angelo non può essere dappertutto nel tempo stesso, ma tale è la rapidità de’ suoi movimenti, che equivalgono quasi all’ubiquità. « L’Angelo, dice san Tommaso, non è composto di diverse nature, di modo elle il movimento dell’una impedisca o ritardi il movimento dell’altra; come avviene all’uomo, in cui il movimento dell’anima è contenuto dagli organi. Ora dunque, siccome nessun ostacolo lo ritarda né lo impedisce, l’essere intellettuale si muove in tutta la pienezza della sua forza. Per lui lo spazio sparisce. Così, i principi della Città del bene possono a un colpo d’occhio, essere in un luogo, ed, in un altro colpo d’occhio, in altro luogo senza durata intermedia. (I p. q. LIII, art. 3, ad 3; q. LXII, art. 6, cor.). Tale è d’altro canto la loro sottigliezza, che i corpi più opachi sono per essi meno di un velo diafano che per i raggi del sole. Come agilità, la forza degli Angeli prende la sua sorgente nell’essenza del loro essere, il quale partecipa più abbondantemente d’ogni altro dell’essenza divina, forza infinita.(Diamo a questa partecipazione il significato delle parole di san Pietro: divinæ consortes naturæ. Ciò che non è del panteismo Cosi l’una e l’altra sorpassano tutto ciò che noi conosciamo d’agilità e di forza nella natura, vale a dire che esse sono incalcolabili e si esercitano sul mondo e sull’uomo. Sul mondo: gli Angeli sono quelli che gli imprimono il moto. Tutte le creature materiali, come inerti di loro natura, sono nate per essere messe in movimento dalle creature spirituali, siccome il nostro corpo e l’anima nostra. « È legge della divina sapienza, insegna l’angelico dottore, che gli esseri inferiori siano mossi dagli esseri superiori. Ora la natura materiale essendo inferiore alla natura spirituale, è manifesto ch’essa è posta in movimento da esseri spirituali. Tale è l’insegnamento della filosofia e della fede. » (I p. q. ex, art. 3, cor.). Ora, la forza d’impulsione della quale gli Angeli sono dotati è cosi grande, che basta un solo per mettere in moto tutti i corpi del sistema planetario; e benché sia ad oriente la sua azione, secondo un’antica credenza conservata pure presso i pagani, si fa sentire a tutte le parti del pianeta. Di guisa che lo stesso uomo, la cui mano pone in azione la ruota maestra di un’immensa macchina produce senza cambiar di luogo, il movimento di tutte le ruote secondarie. (Viguier, p. 81). La conseguenza logica di questa forza d’impulsione è che gli Angeli possono spostare i corpi più voluminosi e trasportarli dove vogliono con una tale rapidità che sfugge al calcolo. Secondo sant’Agostino la forza naturale dell’ultimo degli Angeli è tale, che tutte le creature corporee e materiali gli obbediscono quanto al moto locale, nella sfera della loro attività, a meno che Iddio o un Angelo superiore non vi ponga ostacolo. Se dunque Iddio lo permettesse, un Angelo solo trasporterebbe un’intera città da un luogo ad un altro, come l’hanno fatto per la santa Casa di Loreto trasportata da Nazaret in Dalmazia, e di Dalmazia al luogo ove riceve oggi gli omaggi del mondo cattolico. (Apud Viguier, p. 81). Non solamente gli Angeli imprimono il moto al mondo materiale, ma lo conservano, sia impedendo ai demoni di portare la perturbazione nelle leggi che presiedono alla sua armonia, ossia vegliando al mantenimento perpetuo di quelle leggi ammirabili. « Tutta la creazione materiale, dice sant’Agostino, è amministrata dagli Angeli. – Perciò nulla impedisce di dire, aggiunge san Tommaso, che gli Angeli inferiori sono preposti dalla sapienza divina al governo dei corpi inferiori, e i superiori al governo dei corpi superiori, e in fine, i più elevati, all’adorazione dell’Essere degli esseri. » (Tota creatura corporats administratur a Deo per angelos, ut Aug. dicit, tib. III, De Trinit, c. IV et V). Non bisogna dunque illudersi: l’ordine meraviglioso che ci colpisce nella natura e soprattutto nel firmamento, è dovuto non al caso, non alla forza delle cose, non a leggi immutabili, ma all’azione continua dei principi della Città del bene. [Questo intervento degli angeli, che san Tommaso e gli antichi filosofi ammettevano per spiegare il moto dei globi celesti, può benissimo conciliarsi con le cognizioni che abbiamo ora dalle scienze naturali, in specie dall’astronomia, in questo senso, che gli angeli cioè senza effettuare immediatamente cotesti moti, presiedano alle leggi fìsiche, che direttamente li producono. (N. d. Ed.)]. –  Sotto gli ordini del loro re, essi conducono gli immensi globi che compongono la splendida armata dei cieli, come tanti ufficiali conducono i loro soldati, come i capi del treno conducono le terribili macchine; con questa differenza che gli ultimi possono ingannarsi, i primi giammai. A malgrado della spaventosa rapidità che imprimono a queste masse gigantesche, essi le mantengono però nella loro orbita, facendo percorrere ad ognuna la sua ruota con una precisione matematica. Un giorno solamente, che sarà l’ultimo dei giorni, questa magnifica armonia sarà rotta. All’avvicinarsi del Giudice supremo, allorché tutte le creature si armeranno contro l’uomo colpevole, i potenti conduttori degli astri, rovesceranno l’ordine del sistema planetario, allora le nazioni, inorridiranno di timore nell’aspettativa di ciò che deve succedere. (Corn. a Lap. in Matth., XXIV, 29). Sull’uomo: In virtù della stessa legge di subordinazione gli esseri spirituali di un ordine inferiore sono sottomessi all’azione degli esseri spirituali di un ordine superiore. Così l’uomo è soggetto corpo e anima, alle potenze angeliche e gli Angeli non sono a lui soggetti. Bisognerebbe scorrere tutta la Scrittura qualora si volessero

riferire le diverse operazioni degli Angeli sul corpo dell’uomo. – Citiamo soltanto l’esempio del profeta Abacuc trasportato da un angelo dalla Palestina in Babilonia, a

fine di portare il suo nutrimento a Daniele rinchiuso nella fossa coi leoni. Citiamo altresì l’esercito del re d’Assiria Sennacheribbe, del quale cent’ottantacinque mila uomini sono tagliati a pezzi da un Angelo in una notte. Ricordando questo fatto a proposito delle dodici legioni d’angeli che Nostro Signore avrebbe potuto chiamare intorno a sé nell’orto degli Ulivi, san Crisostomo esclama con ragione: « Se un Angelo solo ha potuto mettere a morte cent’ottantacinque mila soldati che cosa non avrebbero fatto dodici legioni d’angeli? » (In Matth. XXVI, 3). Si potrebbe aggiungere il passo cosi noto dell’Angelo sterminatore, al quale pochi istanti bastarono per fare perire tutti i primogeniti degli uomini e degli animali nel vasto regno d’Egitto. Quanto alla nostra anima, Ali angeli possono esercitare, e in realtà esercitano su di lei una azione a quando a quando ordinaria e straordinaria, di cui è difficile misurare la potenza. L’intelletto deve ad essi i suoi lumi più preziosi. « Le rivelazioni delle cose divine, dice il gran san Dionigi, giungono agli uomini per mezzo degli Angeli. » (Revelationes divinorum. perveniunt ad homines mediantibus

angelis. Cælest hierarch., c. IV). – Dalla prima sino all’ultima tutte le pagine dell’antico e del nuovo Testamento verificano le parole dell’illustre discepolo di san Paolo. Abramo, Lot, Giacobbe, Mosé, Gedeone, Tobia, i Maccabei, la SS. Vergine, san Giuseppe, le sante donne e gli Apostoli sono istruiti e diretti da questi spiriti amministratori dell’uomo e del mondo. Noi vedremo che l’Angelo custode compie certo con meno splendore, ma non con meno realtà le stesse funzioni rispetto all’anima affidata alla sua sollecitudine. Questa illuminazione così potente intorno alla condotta della vita ha luogo in parecchie maniere. Ora l’Angelo fortifica l’intelletto dell’uomo, affinché possa concepire la verità; ora gli presenta immagini sensibili, mediante le quali egli può conoscere la verità, perché senza di esse non conoscerebbe. A questo modo si conduce l’uomo medesimo nell’istruirne un altro. (S. Th.. p. q. CXI, art. 1, corp.). Si tratta per caso della volontà? È vero che gli Angeli, buoni o malvagi, non possono forzare le sue determinazioni, imperocché l’anima resta sempre libera; ma l’esperienza universale insegna quanto le ispirazioni degli Angeli buoni e le suggestioni degli angeli cattivi sono efficaci, per condurci al bene come al male. Tanto gli uni che gli altri, traggono gran parte della loro forza dalla potenza che hanno i principi della Città del bene e della Città del male, di agire profondamente sopra i sensi esteriori. Mercé di essi, i demoni affascinano l’immaginazione con lusinghiere immagini che tolgono al male la sua bruttura, e lo rivestono dell’apparenza di bene; sommuovono tutta la parte inferiore dell’anima e accendono in tal modo la concupiscenza. Al contrario i buoni Angeli allontanano le nubi dell’errore e le tenebre delle passioni, riconducono i sensi alla loro natia purezza, e producono come una seconda veduta, mediante cui le cose si presentano agli apprezzamenti dell’anima sotto il vero loro aspetto. In certi casi, gli Angeli possono altresì privare l’uomo dell’uso dei suoi sensi, come avvenne agli abitanti di Sodoma. A questa legge si ricollega la lunga serie dei fatti del soprannaturale divino e del soprannaturale satanico, che riempiono gli annali di tutti i popoli, e di cui la ragione non può molto meno spiegare la natura o disconoscere la causa, come non può negarne l’autenticità. (I p. q. CVI, art. 2, corp.; q. CXI, art. 3 et 4 corp., etc.). I Pagani meno ignoranti o meno ostinati nell’errore dei nostri razionalisti moderni, che non avevano inventato ancora il sistema delle leggi immutabili, proclamano altamente e senza restrizione il libero governo dell’uomo e del mondo, mediante le potenze angeliche. Oltre le testimonianze già citate, abbiamo quella di Apuleio. Esso è talmente esplicito, che direbbesi una pagina del libro di Giobbe. « Se, dice egli, è sconveniente per un re di far tutto, e governare tutto da sé medesimo, egli è molto più per Iddio. Per conservar a lui tutta la sua maestà, bisogna dunque credere che Egli stia assiso sul suo sublime trono e che governi tutte le parti dell’universo con le potenze celesti. Infatti egli governa il mondo inferiore mediante le loro cure: perciò non gli occorre né fatica, né calcoli, cose di cui l’ignoranza o la debolezza dell’uomo hanno bisogno. « Quando dunque il re ed il padre degli esseri che noi non possiamo vedere, fuorché con gli occhi dell’anima, vuol porre in movimento l’immensa macchina dell’universo, risplendente di stelle, fulgida di mille bellezze, regolata dalle sue leggi ei fa, se dirlo è permesso, come facciamo nel momento di una battaglia. Al suono della tromba i soldati, animati dai suoi accenti, si pongono in moto; chi piglia la sua spada, chi il suo scudo; quelli la loro corazza, il loro elmo, i loro stivali; questi inforca il suo cavallo, l’altro attacca i suoi cavalli alla quadriga, ciascuno con ardore si prepara. I veliti formano le loro file, i capitani fanno la loro ispezione e i cavalieri ne pigliano il comando. Ognuno si occupa del suo ufficio. Ciononostante tutto l’esercito obbedisce ad un sol generale che il re pone alla sua testa. Cosi avviene lo stesso nel governo delle cose divine ed umane. Sotto gli ordini di un solo capo, ciascuno conosce il suo dovere e lo compie, quantunque esso non conosca la molla segreta che lo fa agire e che questa potenza sfugge agli occhi del corpo. Prendiamo un esempio in un ordine meno elevato. Nell’uomo l’anima è invisibile. Però bisognerebbe essere pazzo per negare che tutto ciò che l’uomo fa, viene da questo principio invisibile. A lui deve la vita umana e la sua sicurezza, i campi la loro cultura, i frutti il loro uso; le arti il loro esercizio; insomma tutto quel che fa l’uomo. »(De mando lib. unus, p. 148). Bossuet è stato dunque l’eco della fede universale, allorquando ha pronunziato questa magistrale parola: « La subordinazione delle nature create chiede che questo mondo sensibile ed inferiore sia diretto dal superiore ed intelligibile, e la natura corporea dalla natura spirituale. (Sermone per la festa dei SS. Angeli p. 402, t. XVI, edit. Lebel. – Che l’uomo dunque se ne ricordi. Come il mondo materiale è governato dalle potenze angeliche, egli stesso è posto sotto l’azione immediata di un angelo buono o malvagio. Non una parola, non una azione, non un minuto nella sua esistenza che non sia influenzato da una o dall’altra di queste potenti creature. Ma è dolce il pensare che il potere dei principi della Città del bene supera quello dei principi della Città del male. « In Dio, dice l’Angelo delle Scuole, è la sorgente principale di ogni superiorità. Quanto più esse si accostano a Dio, tanto più le creature partecipano di Esso e tanto più sono perfette. Ora, la perfezione più grande, quella che si accosta più di tutto a quella di Dio, appartiene agli esseri che godono di Dio medesimo; tali sono gli Angeli buoni. I demoni sono privi di questa perfezione. Ecco perché i buoni angeli sono superiori a loro in potenza, e li tengono soggetti al loro impero. – Di qui deriva, come conseguenza, che l’ultimo degli Angeli buoni comanda al primo dei demoni, atteso che la forza divina, alla quale egli partecipa, la vince sulla forza della natura angelica. » (Dicendum quod angelus, qui est inferior ordine naturæ, praeest dæmonibus, quamvis superioribus ordine naturæ; quia virtus divinæ justitiæ, cui inhærent boni angeli, potior est quam virtus naturalis angelorum. I p. q. CIX, art. 4 corp. et ad 3)