Omelia della Domenica I di AVVENTO

Omelia della DOMENICA I DELL’AVVENTO

[Del canonico G. B. Musso – Seconda edizione napoletana, Vol. III -1851-]

(Vangelo sec. S. Luca XXI, 25-33)

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Giudizio Universale.

La santa Chiesa, amatissima nostra Madre, per disporre i suoi figli alla nascita del divin Salvatore, ed a venerare in ispirito di fede, d’esultazione e di riconoscenza questa sua prima discesa dal cielo per la nostra salvezza, ci fa menzione nel Vangelo di questa prima Domenica del sacro Avvento, della seconda sua venuta, allorché nella consumazione de’ secoli, sopra luminosa nube, in aria di gran maestà, sederà giudice d’un mondo intero. Comincia questa Madre, sollecita del nostro bene, ad atterrirci colla rimembranza del tremendo universale Giudizio, acciò, mossi a vera penitenza, andiamo incontro a questi sacri giorni all’aspettato sommo pacifico Re con un cuor purificato e mondo da ogni lordura di colpa’, da ogni macchia di rea affezione, In adventu summi Rcgis, è questa l’esortazione diretta a tutti i suoi figli, “mundentur corda hominun, ut digne ambulemus in occursum illius”. Secondiamo, o fedeli, i suoi amorosi disegni. – Facciamo un confronto della prima colla seconda venuta; della prima come Salvatore del mondo, della seconda come Giudice del mondo; osserviamone la gran differenza. Nella prima vedremo risplendere la sua grande misericordia, nella seconda la sua tremenda giustizia; misericordia e giustizia, che debbono risolverci a profittare della grazia d’un Dio Redentore pietoso, per evitare la giusta collera d’un Dio Giudice inesorabile. – La misericordia e la giustizia sono fra gli altri quegli attributi, che Iddio fa più risplendere nel governo del mondo. La misericordia però suole sempre precedere la giustizia. Se ne protesta Iddio medesimo per bocca del suo Profeta Geremia: “Ego sum Dominus, qui facio misericordiam et iudicium; e perciò dopo aver fatta spiccare la sua gran misericordia nella prima venuta, farà conoscere nella seconda la sua tremenda giustizia. Osserviamolo col proposto confronto. – Apparve al mondo il divin Verbo fatto uomo, quando sotto l’imperò di Cesare Angusto si godeva in quel regno, e in tutti i popoli confinanti, una pace universale. Ed era ben convenevole che al nascere del Principe della pace, riconciliatore tra gli uomini e Dio, si trovasse per alta sua disposizione il mondo in pace. – Non così, non così nella sua seconda comparsa nel giorno estremo. Forieri del suo arrivo saranno le guerre, le sedizioni, le calamità, le pestilenze, scosse orribili di rovinosi tremuoti, cieli in iscompiglio, sole ottenebrato, luna sanguigna, stelle minaccianti caduta, lampi di orrore, tuoni di spavento, fulmini di eccidio e di sterminio. “Haec autem omnia initia sunt dolorum ( Matt. XXIV, 8). – Alla grotta di Bettelemme gli Angeli, cantando le glorie dell’Altissimo, annunziarono la pace agli uomini di buona volontà, ed ai pastori la nascita del Salvatore del mondo, e Gli inviarono a riconoscerLo ed adorarLo. – Gli angeli stessi, non più di pace annunziatori, a suon di tromba ferale chiameranno tutta l’umana generazione a comparire nella gran valle al cospetto di Cristo giudice, non più locato in umile presepio, ma sedente in trono di maestà; “Populi, populi in valle concisionis(Gioel. III). – Così rimbomberà altamente lo squillo delle angeliche trombe dall’oriente all’occaso, dal meriggio al settentrione: olà, o morti, è Dio che parla, “surgite mortui”; sepolcri apritevi, cimiteri scuotetevi, mare restituisci i tuoi naufraghi, terra i tuoi sepolti, “Surgite mortui,venite ad iudicium; e questa voce tremenda risuona nel Cielo, discende nel Purgatorio, penetra nell’Inferno; ed ecco da tutte parti uscir anime qual giuste, qual malvagie a rivestirsi dei loro corpi, ecco tutta risuscitata la carne, ecco tutt’i figli di Adamo incamminarsi alla valle, ed ecco altri Angeli discendere dal cielo a metter ordine nella gran folla, a separare i reprobi dagli eletti, i capri immondi dalle innocenti pecorelle. – Nel mondo Caino conviveva con Abele, Esaù con Giacobbe; Giuda con Giovanni; or non si offre più tal mescolanza: “Exibunt Angeli, et separabunt malos de medio iustorum” (Matt. 13) . Separazione amara, separazione eterna, che divide il padre timorato dal figlio perverso, la moglie pudica dall’infedele consorte, l’amico dall’amico, il fratel dal fratello; separazione …. ma torniamo al confronto. – Discese dal cielo il Figliuol di Dio la prima volta in qualità di buon Pastore per andare in cerca della pecora smarrita, cioè della perduta umana generazione. I peccatori furono sempre l’oggetto delle sue amorose ricerche; il trattar con essi, il tenerli a colloquio, l’assidersi alla lor mensa per ridurli a conversione, erano delizie del suo cuore, fino a prender le difese delle Maddalene, e delle donne adultere, fino a fare scusa, e ad implorare dal Padre perdono ai propri crocifissori. – Tutto l’opposto nel dì finale. In aria di giudice inesorabile discenderà dall’alto de’ cieli a far giusta vendetta di tutt’i peccatori della terra; saranno questi l’oggetto dell’ ira sua, il bersaglio delle sue saette: se da pastore li cercò, se da padre gli accolse, se li difese, se gli scusò, se per essi interpose le sue preghiere, ora scoprirà in faccia a un mondo intero le loro colpe più abbominevoli : “Revelabo pudenda tua et ostendam gentibus . . ignominìam tuam” (Naum III). Che rossore intanto per chi su questa terra passò per uomo giusto, per donna onesta, vedere scoperti i furti di uno, le oscenità dell’altra, le nequizie d’entrambi! Io, dirà altamente Cristo Gesù, sono il testimonio e il giudice di tutte le più recondite scelleratezze: “ego sun testis, et iudex” (Gerem. XXIX, 53). Non sono stati i soli Farisei sepolcri imbiancati, lupi mascherati da agnelli, voi, voi lo foste falsi devoti, ipocriti, impostori, teologi bugiardi, sacerdoti sacrileghi. Voi il foste, figlie sedotte, mogli adultere, che nascondeste l’ignominia de’ vostri falli agli occhi del mondo, ma nasconderli non poteste agli occhi miei. Il foste voi cristiani di nome e di apparenza, ma nella mente e nel cuore apostati, e miscredenti: vi comunicaste alla Pasqua per non decadere di stima, per non perdere l’impiego: compariste difensori della vedova e del pupillo, ma foste drudi dell’una, ed assassini dell’altro: giudicaste le cause, ed ebbe in voi più forza una vil femminetta, che la legge e la giustizia. Potenti del secolo abusaste del grado e dell’autorità per opprimere i subalterni, gli operai, i creditori: impiegaste i Legati pii a far lauti i vostri conviti: pagaste quei vostri debiti con altrettanti spergiuri. Voi, Religioso, voi Ecclesiastico, ascendeste sulla nave di Pietro per andare a diporto, per scansare il lavoro, per fuggire la milizia: la sana dottrina da voi vangata era un manto ai disordini di vostra vita, l’onor del carattere un pretesto alla vostra superbia. – Ad accrescere la vostra confusione, ecco qui la mia Croce, quella Croce, che per vostra salvezza ho portata al Calvario, e sulla quale confitto ho tramandato lo spirito. “Tunc parebit signum Filii hominis” (Matt. XXIV, 30) . All’ apparir di questo legno trionfale piangeranno tutte le generazioni della terra, “et tunc plangent omnes tribus terræ”: piangeranno per consolazione i giusti, per disperazione i malvagi. O santa Croce, lagrimando per gioia, diranno gli eletti, che grazia, che sorte per noi l’averti abbracciata! tu fosti la guida dei nostri passi, tu l’arme delle nostre vittorie, tu l’arca di nostra salvezza, tu la chiave per aprirci le porte del cielo. Piangeranno i reprobi per disperato cordoglio, i Giudei ai quali la Croce fu oggetto di scandalo, i Gentili, che la reputarono una stoltezza, cristiani, che della Croce furon nemici, e nemici del Crocefisso. – Qual saranno le nostre lacrime, uditori miei cari, in quel dì funestissimo? Che ci dice la nostra coscienza? che cosa ci fa sperare? che cosa ci fa temere? – Torniamo al confronto. Gesù nel corso di sua vita mortale non fu conosciuto dal riprovato mondo, “mundus eum non cognovit” (Giov. I) e perché non conosciuto per figlio di Dio, dice S. Paolo, fu crocifisso, “si cognovissent, numquam Dominum gloriæ crucifìxissent” (1 Cor. II, 8); si farà però ben conoscere in quel giorno finale, “cognoscetur Dominus iudicia faciéns” (Ps. IX). Mi conoscete? dirà pertanto rivoltatosi ai reprobi, mi conoscete? Ebrei, io son quel Re da burla che voi prendeste a schiaffi là nel pretorio del presidente romano, quel re da scena, trastullo delle vostra insolenze, e bersaglio de’ vostri sputi. Eretici, mi ravvisate? Io sono quel Cristo, la cui mistica veste laceraste sacrilegamente, dalla cui Chiesa fuggiste per seguire lo spirito privato d’una licenziosa libertà di coscienza. Atei, miscredenti, ecco quel Dio che negaste esistente, che appunto in negarLo, vostro malgrado, mostraste di temerLo, ma d’un timore che accrebbe immensamente la vostra nequizia. Mi conoscete o Cristiani? Di Cristiani aveste il nome, ma non i costumi. Il battesimale carattere impresso nelle anime vostre vi fa più rei. Disse Faraone a Mosè che non mi conosceva, “nescio Dominum” (Es. V, 2); ma era un Pagano. Voi diceste altrettanto coi pensieri contrari alla verità da me rivelate, colle parole contrarie alla mia maestà, coll’opere contrarie alla mia legge. Miratemi in volto, vasi d’ira e di riprovazione, oggetti dell’odio mio necessario e sempiterno. Io son quel Dio che vi creò, quell’Uomo-Dio, il cui sangue conculcaste con tante confessioni bugiarde, con tante comunioni sacrileghe, quell’ Uomo-Dio, a cui faceste oltraggio in propria casa, in sua presenza con tanta libertà di parlare, di sguardi, d’indegne azioni. Io tacqui allora, io sopportai per tanti anni, “tacui, patiens fui” (Isai. XLII, 14); ora però dell’ira mia ripieno e ridondante, non posso più contenermi, “nunc ut partorienti loquar”. Voi Angeli al mio trono assistenti, voi Santi che qui sedete a giudicare tutte le tribù d’Israele, fate giudizio tra me e la vigna mia, “iudicate inter me et vineam meam” (Isai. V, 3). Io venni al mondo non per giudicare il mondo, ma per salvarlo. Volli nascere in una capanna, viver negletto in una bottega per confondere la sua superbia: predicai il mio Vangelo, lo confermai coll’esempio, e coi miracoli, lo consacrai col mio sangue, e colla mia morte per dargli vita, per insegnarli la via della salute; egli non profittò di questa visita di mia misericordia, soffra ora il rigore della mia giustizia, “nunc iudicium est mundi” (Giov. XII). Mondo iniquo, stolti ed empì seguaci del riprovato mondo, andate maledetti da me lontani per sempre, andate a quell’inferno che non temeste, a quell’eterno fuoco che non credeste, “discedite a me maledicti in ignem æternum” (Matt. XXV, 41). Ma no, fermatevi ancor un istante, e sia il colmo delle vostre sciagure il vedere come da me si ricompensano quei, che, profittando della mia prima venuta, mi sono stati fedeli. Orsù, anime mie care, fide pecorelle della mia greggia, osservatrici de’ miei precetti, seguaci dei miei esempi, Giobbi pazienti, casti Gioseffi, Lazzari mendici, Sacerdoti depressi, Religiosi avviliti, cristiani perseguitati, venite, che siete i benedetti da me e dal Padre mio, venite dopo le fatiche al riposo, dopo le pene al godimento, dopo l’umiliazione alla gloria, dopo la guerra al trionfo: venite ad aver meco in eterno comune il regno. “Venite, bcnedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum” (Matt. XXV, 34). E voi mi state più innanzi o malvagi? lungi dal mio cospetto, anime maledette, invano comprate col sangue mio, invano redente colla mia morte, voi non siete più mie, Io non sono più vostro. “Vos non populus meus, et ego non ero vester” (Osea, I, 9). Olà, apriti o terra in immensa voragine, spalanca l’orrenda bocca o inferno, o togli al mio sguardo la massa dannata de’ miei caparbi nemici. Così va: chi non mi rispettò Redentore nel tempo, mi provi giudice e punitore per tutta l’eternità. – Fratelli miei amatissimi, che sarà di noi in quel terribile giorno? Interroghiamone la nostra coscienza, argomentiamolo dalla nostra buona o mala condotta. Oh Dio! se la nostra coscienza ci fa temere, se la nostra condotta ci fa tremare, che facciam noi? Piangiamo ora a’ piedi di Gesù Salvatore le nostre colpe, dacché innanzi ad Esso giudice sarà inutile il nostro pianto.

 

Supplica della Medaglia

LA MEDAGLIA MIRACOLOSA (27 Novembre)

Non è una medaglia come le altre, è la Medaglia per eccellenza fatta coniare per ordine espresso della Madonna, secondo il modello da Lei stessa ideato. È il “dono” che la buona Mamma del Cielo ci ha portato, affinché fosse per noi un pegno del suo amore e della sua protezione, fonte inesauribile di grazie.

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Santa Caterina Labourè, Figlia della Carità, di S. Vincenzo, fu la fortunata privilegiata che Maria prescelse per trasmetterci il suo dono. Nella notte dal 18 al 19 luglio 1830, S. Caterina vide per la prima volta la Madonna che le profetizzò, con le lacrime agli occhi le sciagure che stavano per colpire la Francia, il clero e le comunità, promettendo però una speciale protezione sulla sua. Infine le preannunziò che Dio le voleva affidato una grande missione. – Il 27 novembre 1830, vide due prodigiosi quadri, corrispondenti alle due facce della Medaglia, e udì una voce che le disse: Fa coniare una medaglia secondo il modello che hai visto: coloro che la porteranno saranno sotto la specialissima protezione della Madre di Dio e riceveranno grandi grazie; copiose saranno le grazie per chi avrà fiducia… I raggi sono simbolo delle grazie che io concederò a chi me le chiederà con fiducia.

Maria ci ha pure insegnato la preghiera che esercita un potere irresistibile sul suo cuore, volendo fosse scritta sulla medaglia la giaculatoria:

O Maria, concepita senza peccato,

pregate per noi che ricorriamo a Voi.

Portiamola dunque, la cara medaglia, che per i prodigi operati ha meritato il nome di Miracolosa, con amore e gratitudine, quale prezioso dono di Maria; portiamola a tutti quelli a cui vogliamo assicurare la protezione di Maria Santissima.

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Per impetrare qualche grazia

1. — O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa che, mossa a pietà delle nostre miserie, scendeste dal cielo per mostrarci quanta parte prendete alle nostre pene e quanto vi adoperate per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muovetevi a pietà della presente nostra necessità; consolate la nostra afflizione e concedeteci la grazia che vi domandiamo.

Ave Maria – O Maria concepita etc.

2. – O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che quale rimedio a tanti mali spirituali e corporali che ci affliggono, ci avete portato la vostra Medaglia affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti al nostro petto e vi domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.

Ave Maria – O Maria concepita ecc.

3. – O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, Voi avete promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della vostra Medaglia che vi avessero invocata con la giaculatoria da Voi insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella vostra parola, ricorriamo a Voi e vi domandiamo, per la vostra Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.

Salve Regina …

Supplica della Medaglia

Da farsi verso le 5,30 di sera del 27 Novembre, del 27 di ogni mese ed in ogni urgente necessità.

O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque siete disposta ad esaudire le preghiere dei vostri figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore cui Vi compiacete di spargere più abbondantemente i tesori delle vostre grazie. Ebbene, o Maria. eccoci qui prostrati davanti a Voi, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da Voi prescelti per la manifestazione della vostra Medaglia. – Noi veniamo a Voi, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest’ora a Voi sì cara, per ringraziarVi del gran dono che ci avete fatto dandoci la vostra immagine, affinché fosse per noi attestato di affetto e pegno di protezione. Noi dunque Vi promettiamo che, secondo il vostro desiderio, la santa Medaglia sarà la nostra compagna indivisibile; sarà il segno della vostra presenza presso di noi; sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere quanto ci avete amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici vostri e del vostro divin Figlio. Sì, il vostro Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all’unisono col vostro. Lo accenderà d’amore per Gesù e lo fortificherà a portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui.

Questa è l’ora vostra, o Maria, l’ora della vostra bontà inesauribile, della vostra bontà trionfante, l’ora in cui faceste sgorgare per mezzo della vostra Medaglia, quel torrente di grazia e di prodigi che inondò la terra. Fate, o Madre che quest’ora, che Vi ricorda la dolce commozione del vostro Cuore, la quale vi spinse a venirci a visitare ed a portarci il rimedio di tanti mali, fate che quest’ora sia anche l’ora nostra, l’ora della nostra sincera conversione, e l’ora del pieno esaudimento dei nostri voti. – Voi che avete promesso in quest’ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia, volgete benigna i vostri sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le vostre grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a Voi, che siete la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbiate dunque pietà di noi. Ve lo domandiamo per la vostra Immacolata Concezione e per l’amore che Vi spinse a darci la vostra preziosa Medaglia. O Consolatrice degli afflitti, che già Vi inteneriste sulle nostre miserie, guardate ai mali da cui siamo oppressi. Fate che la vostra Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i suoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la vostra Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti. Ma specialmente permettete, o Maria, che in quest’ora solenne domandiamo al vostro Cuore Immacolato la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli che sono a noi più cari. RicordateVi che anch’essi sono vostri figli, che per essi avete sofferto, pregato e pianto. Salvateli, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo averVi tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirVi a ringraziare e lodare eternamente in cielo. Così sia.

Salve Regina e tre volte:

O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi!

ATTENZIONE

Ancora una volta il lupo massonico-cabalista si è introdotto nell’ovile per azzannare finanche la Medaglia Miracolosa della Vergine In giro infatti ci sono tante FALSE medaglie, anche nei negozi pretesi cattolici e santuari una volta cattolici. Attenti a non portare al collo lo “sgorbio” di satana, che scimmiotta audacemente la sacra Immagine della Medaglia. Ve ne mostriamo qui diverse, in vendita anche su siti internet. Queste false medaglie sono riconoscibili subito da due caratteristiche: 1) in alto della medaglia, perpendicolarmente al centro c’è una sola stella, simbolo di lucifero portatore della “falsa” luce, mentre in quella “vera” ce ne sono due a cinque punte e mai a sei. 2) La spada passa dietro il Cuore in basso a destra nella “falsa”, mentre nella Medaglia la spada trafigge il Cuore! Il cuore a sinistra, invece della corona di spine, nella patacca, porta camuffato il nefasto simbolo massonico, la squadra ed il compasso che stanno ad indicare quale sarà il lavoro eterno dei massoni dannati nell’inferno: ammassare pietre ardenti per costruirsi all’infinito il loculo rovente! Poi ci sono i dettagli della croce che incontra la M in modo opposto all’originale, le terminazioni dei bracci della croce, ed altri particolari.

ECCO LE PATACCHE:

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