Omelia di S.S. Papa Gregorio XVII (Giuseppe Siri)

Omelia di S.S. Papa Gregorio XVII (Giuseppe Siri) nella festa dei Santi Pietro e Paolo del 1974

[Liberamente adattata da: Omelie dell’anno liturgico – ed. Fede e Cultura, Verona, 2008]

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(…) precisato questo, vorrei intrattenervi brevemente non sul testo, ma su una sola parola del testo. Conferito il primato a Pietro, il primato nella “Sua” Chiesa -(S. Matt. XVI, 18) , Gesù annuncia che le porte, ossia le potenze dell’inferno non sarebbero mai prevalse contro di essa. E su questa impossibilità di prevalenza del male che attiro la vostra attenzione, anche perché tra poco saranno consacrati i nuovi sacerdoti, ed è giusto che essi comincino il cammino nella Chiesa con assoluta sicurezza, ben certi, ben saldi nella fede e ben sicuri della divina protezione in tutto il loro cammino e della fecondità della loro opera, anche quando non ne vedessero direttamente i frutti. Saranno ugualmente ordinati diaconi e anche questi, che con tale atto compiono qualche cosa d’importante e sono per la prima volta investiti del Sacramento dell’Ordine, devono cominciare il loro servizio, diaconia, nella Chiesa con coraggio, con ardimento, e con sicurezza. Tutti dovranno impavidi affrontare tempeste, ed è bene che sappiano con quale forza le affrontano. – Gesù dunque ha detto: “Non praevalebunt”. Non prevarranno (Mt. 16, 18). Che cosa implica questa non prevalenza affermata delle potenze dell’inferno? Vorrei far notare che nella dizione: “potenze dell’inferno” c’entrano anche le potenze di questo mondo, ma è grave per esse che vengano semplicemente chiamate “potenze dell’inferno”, grave perché vuol dire che con tutta la loro superbia non sono altro che dei poveri segugi del diavolo, il che può fare a loro molto onore a rovescio, come del resto la storia sufficientemente dimostra. – Ma questa assicurazione di Cristo, che si traduce con la parola “indefettibilità della Chiesa”, che cosa riguarda? Riguarda l’esistenza della Chiesa: non cesserà mai. La parola divina non può essere smentita. Riguarda l’istituzione della Chiesa, riguarda la costituzione della Chiesa; cioè il complesso sacramentale e giuridico nel quale Gesù Cristo ha definito la sua Chiesa. Insomma vuol dir questo: la Chiesa non solo resterà fino alla dei tempi, ma non cambierà, perché nella sua sostanza – beninteso non parliamo delle cose esterne, accidentali, a cominciare dalle vesti -, nella sua sostanza non potrà deformarsi e pertanto non potrà cambiare. Questo è l’oggetto dell’annuncio dato da Cristo. Vorrei far notare che quest’annuncio per quel che riguarda la Chiesa è il più imponente, il più grave di tutto il Nuovo Testamento, perché, se Gesù Cristo non avesse pronunciato queste parole, noi potremmo essere nel dubbio ogni momento di trovarci all’agonia, mentre all’agonia ci vanno i singoli uomini, ci vanno le nazioni, ci vanno le civiltà, ci vanno le culture, ci vanno i movimenti; tutto va all’agonia, meno che la Chiesa. Essa solo resta. Resta non per sopravvivere, ma per vivere con Cristo e, se volete, in via incidentale, resta anche per fare il funerale a tutti gli altri, che faranno bene ad aspettarselo. – Però io chiedo: come il Signore assicurerà questa non prevalenza del male? Non ve lo so dire. Ma non ve lo saprebbe dire nessuno, perché le vie di Dio sono infinite, e non solo per il numero, ma per la loro ingegnosità e profondità a noi assolutamente recondite. Tuttavia, qualche cosa possiamo osservare ed è questo: che le vie di Dio possono camminare per i sentieri più pericolosi, possono affrontare i pericoli che sarebbero per ogni altra cosa mortali – e ne abbiamo avuta una dimostrazione molto brillante in questi ultimi tempi -, le vie di Dio possono incontrarsi con chiunque, le vie di Dio possono mancare anche, direi, di pavimento sul quale stendersi, ma continuano. Ossia una cosa sappiamo: che le vie di Dio per salvar la Sua Chiesa non hanno bisogno di trovarsi in similarità con tutte le cose, che in questo mondo, annaspando, cercano di salvarsi. Le vie di Dio non hanno bisogno di annaspare, ma possono giocare con tutti i pericoli che gli uomini stimano a buon diritto per sé e per gli altri assolutamente mortali. Ma data, come potevo dare, una risposta a questa domanda, debbo venire a una precisazione che ci tocca molto da vicino. – Gesù ha garantito l’indefettibilità della Sua Chiesa: tale suona la non prevalenza delle potenze dell’inferno su di essa. Ma non ha affatto garantiti i nostri comodi; questi no, non li ha garantiti! E questo costituisce uno degli aspetti – lasciatemi dire – più vari e più pittoreschi di questa divina storia, che passa da signora tra le cose umane. Anzi per quel che ci riguarda Nostro Signore ci ha annunciato che saremmo perseguitati, e lo “siamo già”. Proprio in questi giorni si sta tramando per togliere respiro e vita agli asili parrocchiali, atto che denuncio assolutamente persecutorio, e veramente persecutorio. Nostro Signore ci ha annunciato che per far questo mentiranno a cagione del Suo nome (cfr. S. Matt. V, 11). – Nostro Signore non ci ha garantito che questa nazione o quell’altra rimarrà fedele fino alla fine dei tempi. Le può cambiare: al posto dell’Italia può mettere la Cina (….) al posto dei nostri vicini può benissimo mettere qualche altra nazione africana, e può venire il tempo in cui noi possiamo essere evangelizzati dai neri, tanto per imparare una buona volta l’umiltà intellettuale, almeno quella. Gesù Cristo non ci ha garantito nessun comodo, o di vedere noi il frutto dei nostri sacrifici. E tra le cose più abituali vi è il fatto che questa amorosa Provvidenza, che vuole noi soprattutto carichi di meriti, perché ci vuole soprattutto carichi di gloria e di felicità nella vita eterna -, questa eterna Provvidenza può anche toglierci di aver sollievo e godimento e riposo nello stesso nostro lavoro. Noi possiamo vedere cadere tutto, noi possiamo vedere rasa la terra, noi possiamo benissimo dover “scendere un’altra volta in catacomba”: tutto questo non ha importanza per chi ha fede, perché sta scritto: “Non prevarranno”. “La Chiesa è già uscita tante volte dalle catacombe”, non soltanto quando con l’Editto di Costantino nel 313 ha avuto per la prima volta un riconoscimento di libera esistenza, ma tante volte, perché in tutte le nazioni ha conosciuto dei momenti di persecuzione selvaggia, sanguinosa, e anche nel nostro tempo esistono punti della terra nei quali la Chiesa è soggetta a persecuzione selvaggia, sanguinosa, antigiuridica, contraria a tutti i principi, compresa ben intesa quella che vale meno degli altri: “la Carta dell’ONU”. Può subire tutto. “Non ha importanza che le nostre persone prevalgano! Non sono esse che devono prevalere, ma è l’istituzione, e questa prevarrà”. – Però c’è da consolarsi, perché, siccome la prevalenza completa della Chiesa sta nel poter consegnare a Dio delle anime salve – badate bene che la garanzia data alla vita della Chiesa diviene la garanzia che molte anime si salveranno -, il nostro ministero, che può anche passare attraverso l’aridità, la contraddizione, la contestazione – una piacevolezza anche quella -, il nostro ministero salverà delle anime. Noi non le vedremo in faccia in questo mondo, “Noi” non potremo enumerarle, “Noi” non sapremo, ma la loro salvezza passerà attraverso il nostro ministero, perché il Sacramento dell’Ordine, del quale, cari figlioli, sarete tra poco investiti, diventa produttivo di per se stesso. Il carattere impresso dall’Ordine resta per sempre ed è produttivo, perché è titolo di Grazia e di Grazia efficace. – Pertanto vi esorto a non guardare molto intorno e indietro a voi: avreste il pericolo di amare le chiesuole. E se voi doveste amare le chiesuole vostre, dovreste piangere molte cose e molti disguidi, che sogliono seguire – e quanto lo sentiamo! – alle chiesuole. Ma andate avanti con gli occhi chiusi, senza cercare intorno, aperti gli occhi dell’anima nella fede, sapendo che tutto lascerete di bene intorno a voi e dietro a voi e raggiungendo l’oggetto del vostro lavoro e delle vostre fatiche con la fede più che con la constatazione, lasciando a Dio di vedere. E Dio, quando Lo lasceremo solo a vedere, moltiplicherà i frutti del nostro lavoro. – Così sia.

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Si tratta di un’omelia del Papa, per la cui bocca, guidata dallo Spirito Santo, parla il divino Maestro. Notevoli sono i passaggi, messi in grassetto, nei quali il Santo Padre invita alla fiducia cieca nella parola di Gesù Cristo, e questo anche se la vera Chiesa di Cristo dovrà scendere, come profeticamente annunciato, nelle “catacombe”, così come lo è attualmente, e così come la Santa Vergine l’aveva predetto nell’Apparizione di La Salette: “la Chiesa sarà eclissata”!

A qual patto Dio promise l’infallibilità ai primi Pastori.

A qual patto Dio promise l’infallibilità ai primi Pastori.

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Nella festa di San Pietro, vogliamo riportare uno stralcio di mons. E. Barbier, tratto da “I Tesori di Cornelio Alapide, a proposito della infallibilità del successore di Pietro e Vicario di GESU’ CRISTO, tanto per schiarire le idee a molti pseudo fedeli ingannati che seguono le eresie gallicane e fallibiliste dei signori di Econe & C., della radice velenosa di Lienart, sedicenti tradizionalisti per meglio ingannare gli incauti ed ignoranti con la celebrazione di false ed invalide messe sacrileghe, officiate da semplici laici, con la pianeta … mai validamente consacrati. Che la Vergine Maria respinga e bruci tutte le eresie attuali, a cominciare dall’ecumenismo e dal conciliarismo, e quelle più sottili ed ingannevoli dei (sedicenti) tradizionalisti scismatici sedevacantisti, sia materiali che formali. Preghiamo il Principe degli Apostoli affinché il Signore si decida quanto prima a ristabilire il “vero” Santo Padre nella sua Cattedra, oggi vergognosamente usurpata!

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A qual patto Dio promise l’infallibilità ai primi Pastori.

[da I tesori di Cornelio Alapide, vol. I, Torino, 1930]

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Resta a vedere a quali condizioni Gesù Cristo abbia promessa l’infallibilità a’ primi pastori. E qui, la – l)a di queste sarà forse che i detti pastori, chiamati a decidere di tutte le controversie in ultimo appello, siano tutti santi? – Ma in questo caso Gesù Cristo non avrebbe provveduto a nulla, perché consistendo la santità nel cuore, dove nessuno quaggiù può giudicare, noi non potremmo sapere mai chi sia santo, e chi no: uno pare gran santo ed è finissimo ipocrita. Se dunque fosse necessario questa condizione, sempre dubbiosa sarebbe la nostra fede.

2)a Si richiederà forse che siano tutti arche di scienza! Ma i fedeli dovrebbero essere ancora più sapienti per giudicare se quelli lo siano e qual grado di scienza ci voglia per ben decidere. Questo, da parte di Gesù Cristo, sarebbe stato un procurare la stabilità della fede, o non piuttosto un renderla incertissima?

3)a A Sarà a patto che abbiano tutti una diritta intenzione e non operino che spinti da motivi puri e soprannaturali? Ma chi penetrerà nel segreto della mente, chi scandaglierà l’abisso del cuore? Ed ecco di nuovo incertezza e dubbio, invece di saldezza e sicurezza.

4)a Sarà necessario che vi concorra il voto di tutti i Vescovi? Allora sarebbe inutile questo dono di Gesù Cristo alla sua Chiesa, perché non si potranno mai radunare tutti quanti i vescovi, né materialmente in persona, né moralmente in una sola sentenza; qualcheduno vi si troverà sempre di parere contrario.

5)a Sarà almeno a condizione che siano sbanditi da tali assemblee gli intrighi, le cabale, le brighe? Oltreché sarebbe questo un pretendere da Dio un miracolo non necessario, poco con ciò si provvederebbe alla conservazione del deposito della fede, perché nessuno non potrebbe cavare di mente ai più restii e procaci, che non vi sono stati raggiri e cabale all’aperto, e numerose ve ne furono però in segreto e di soppiatto, e gli eretici condannati, non mancherebbero d’afferrarsi a quest’appiglio.

6)a Bisognerà che il giudizio di ciascun vescovo sia stato preceduto da un esame scrupoloso, in cui siasi confrontato il punto controverso con la Scrittura e con i monumenti della tradizione, e che tutto questo si conosca pubblicamente? Ma come accertarsi e persuadersi che ciò si è fatto? Non si sono forse gli eretici, dopo la loro condanna, sempre lagnati che non si era bene esaminata la questione, non ben compresa la difficoltà? È certamente necessario che alla decisione vada innanzi un serio esame, e sarebbe colpevole quel vescovo che decidesse senz’aver attentissimamente discusso le materie su le quali sentenzia: e tutti sanno che così si suol fare; ma non a questa condizione Gesù Cristo ha legato l’infallibilità promessa ai primi pastori, perché essa ci lascerebbe tuttavia luogo a temere che non abbiano abbastanza pregato ed esaminato, e la nostra fede non sarebbe, per conseguenza, giammai ferma.

7)a Dovrà la difficoltà essere risolta in un concilio generale? Ma dove mai Gesù Cristo ha parlato di concilio generale o particolare? Egli c’indirizza alla Chiesa, ma non ci dice che intenda mandarci alla Chiesa congregata. Quindi la Chiesa sparsa, unita al sommo Pontefice, è tanto infallibile quanto la Chiesa riunita in concilio.

8)a Si richiederà finalmente che si abbia certezza che la sentenza dei primi pastori sia proferita sinceramente, senza che c’entri per nulla la politica, o veruna considerazione umana, o timore, o interesse, o compiacenza verso qualche potere terreno? Questo, invero, è sempre stato il ridicolo pretesto degli eretici per non sottomettersi alla condanna pronunziata contro di loro. Ma se a questo patto fosse stata promessa l’infallibilità della Chiesa, chi sarebbe ancora sicuro di qualche cosa? Sempre e per poco nascerebbe il sospetto, che non abbiano i vescovi ceduto a mire politiche, o d’interesse, o di timore, ed eccoci sempre titubanti intorno alla validità del loro giudizio. Dunque da nessuna delle riferite condizioni dipende l’infallibilità promessa alla Chiesa: le promesse di Gesù Cristo sono assolute e non legate a condizioni. L’infallibilità è annessa alla decisione del maggior numero dei vescovi uniti di comunione e anche di sentimento al Papa. Quindi, o i primi pastori sieno santi o no; sparsi o assembrati; abbiano diritta intenzione o sinistra; vi siano passate brighe, o no; abbiano giudicato per mire politiche, di interesse, o di che altro; si pretenda che siasi mancato nella forma canonica, nell’uniformità dei sentimenti; che il giudizio dei vescovi non fu preceduto da un esame sufficiente; che non si è fatto ricorso alla Scrittura e bilanciato l’affare coi monumenti della tradizione; che si mettano innanzi tutti i pretesti, i cavilli, i raggiri, le finezze, gli artifici, le sottigliezze immaginabili; che si blateri che la procedura non procedette regolare, che la sentenza non è stata canonica; nulla di tutto questo, né qualunque altra cosa che possa inventare la malizia della mente umana aguzzata dall’eresia, importa un bel nulla: rimane fermo che la Chiesa, dove si tratta della fede, non trascura nulla di quanto è necessario a rendere certa, indubitabile, inviolabile, la sua decisione. Ripetiamolo, le promesse di Gesù Cristo sono assolute, non legate a condizione di sorta. Qualunque siano le disposizioni dei primi Pastori che sentenziano la fede, la loro decisione è sempre infallibile e suona oracolo di Spirito Santo, quando sono uniti al centro dell’unità cattolica e giudicano col Papa. Perché allora la provvidenza divina disporrà infallibilmente gli spiriti in tal guisa che decideranno sempre conforme alla verità e mai a favore dell’errore, e ciò in virtù delle promesse di Gesù Cristo. Se così non fosse, noi non saremmo mai sicuri di nulla, neppure delle decisioni de’ concili generali. – Ma una decisione chiara e precisa della maggior parte dei vescovi, uniti in un sentimento col Papa, rende la fede nostra salda, certa, esente d’ogni dubbio, inquietudine, incertezza, perplessità. Ecco la regola infallibile del nostro credere a cui non contraddice nessun cattolico, essendo essa stata in ogni tempo la regola di tutta la Chiesa, e nessuno può sconfessarla senza dichiararsi eretico e scismatico. A questo solo punto si riducono tutte le controversie che mai furono e saranno nel mondo: qui è l’ultimo e supremo tribunale da cui non è mai permesso appellarsi. E in verità, la Chiesa sarebbe un corpo ben mal congegnato e mal fermo, se non vi fosse né capo, né giudice il quale componesse inappellabilmente le differenze, decidesse infallibilmente le controversie, a cui può dare origine la Scrittura in materia di religione; e ad accertarsene, basta volgere l’occhio su tutte le altre religioni sedicenti cristiane: voi non ci vedete che corpi mostruosi, appunto Perché non hanno né capo, né giudice il quale possa decidere in modo sicuro e infallibile i dubbi e le obbiezioni loro; seguono per unica regola la Scrittura santa da loro malmenata, falsificata, interpretata a proprio capriccio, quindi vi pullulano tra di loro tante sette quante sono le teste. Ma in tanto la verità non può essere che una sola, dunque essi versano nell’errore. -Ecco ora le regole che bisogna osservare e che furono ogni tempo osservate, per un concilio generale: vi si scorge la prudenza, la sapienza e lo spirito di Dio che guidano la Chiesa; sono tali insomma che bastano a chiudere la bocca a qualunque avversario che non abbia perduto affatto il buon senso ed ogni rossore.

.- l. Bisogna, dice il Bellarmino (De homil., lib . I , 9, 17), che la convocazione si pubblichi nelle principali parti del mondo cristiano. – 2. A Nessun vescovo ne deve essere escluso senza legittima e grave causa, quale sarebbe se fosse eretico o scismatico, notorio o scomunicato. – 3. Che vi si trovi qualche vescovo almeno delle più ragguardevoli e insigni province. – 4. Il Papa deve presiedere o in persona o per mezzo de’ suoi legati, altrimenti figurerebbe un corpo senza capo, il quale non rappresenterebbe la Chiesa. – 5. A Che non venga disciolto dal Papa: questa condizione procede dalla precedente, poiché quando il Papa più non vi presiede, o per sè o per i suoi legati, il concilio più non esiste. – 6. Che vi sia la libertà del voto . – 7. Quand’è finito deve essere confermato dal Papa: questa conferma è garanzia ai fedeli della legittimità del concilio, e assicurazione che ogni cosa vi si è fatta canonicamente.