La strana sindrome di nonno Basilio -16-

nonno

Caro direttore, sono ancora qui a scriverle, visto che lei ha la bontà di ascoltarmi e non cestina le mie missive che riconosco essere un po’ fuori dal “coro” del cosiddetto “politicamente corretto”, anche se in verità la mia è solo una richiesta di aiuto. Sono qui a raccontare nuovamente del colloquio che intrattengo (lei mi dirà che sono un fortunato in questi tempi in cui da padrone la fanno i video-games) con i miei cari nipoti Mimmo e Caterina, e spesso pure con i loro amici. Infatti gli ultimi avvenimenti, a cui ho fatto riferimento negli ultimi mesi, come lei certamente ricorderà, ha suscitato un ulteriore “scontro-dialogo”, specie da quando nella vita di mio nipote Mimmo è entrata la sua nuova fiamma, Martina, dichiaratamente protestante, anche se onestamente non saprei riferirle con certezza a quale delle 16.000 sette ella aderisca. Quello che mi ha sorpreso, e continua ogni giorno ad allibirmi ed a darmi un dolore profondo, in verità, è che mia nipote Caterina asserisca che tante idee, per me assolutamente strane (è un eufemismo evidentemente!) ed in contrasto anche ferocemente con la fede cattolica di sempre, abbiano invaso l’immaginario dottrinale di preti farneticanti e di fedeli che continuano a proclamarsi cattolici, senza nemmeno lontanamente sapere o anche semplicemente immaginare più cosa ciò comporti in materia di fede, morale, teologia, devozioni, partecipazione ai Sacri Riti, e via discorrendo! Se veramente fosse così, caro direttore, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli per la desolazione dottrinale, morale, sociale e per gli abomini liturgici perpetrati a danno delle anime di tanti poveracci che si credono fedeli cattolici, anche ferventi, ma che in realtà, invece di dare culto a Dio e a Cristo, Lo disprezzano e Lo ridicolizzano sempre di più, mettendo al centro del mondo i bisogni meramente materiali dell’uomo, ed osannando (Dio non voglia!), al “dio dell’universo”, cioè il baphomet massonico, quello dei Rosa+croce, dei templari corrotti e del “cavaliere kadosch”, incorrendo inconsapevolmente nell’ira di un Dio offeso e deriso continuamente. Ma certamente io credo che, oltre al mattacchione Mimmo, questa volta anche Caterina abbia compreso male o non correttamente ciò che ascolta o legge, per quanto sia una ragazza assennata, prudente, e con buone conoscenze di base,… ma si sa, tutti possiamo sbagliare, in particolare i giovani con la loro inesperienza … bisogna comprenderli e correggerli con amore, non tutti hanno la fortuna di avere uno zio Tommaso! Ed ecco anche perché ricordo sempre ai miei nipoti di recitare, anche mentalmente, il “breve di Sant’Antonio”, e di portarne addosso una copia scritta! Come lei certamente saprà, secondo la tradizione popolare, questa preghiera, nota anche come “motto di sant’Antonio”, sarebbe stata consegnata dal Santo ad una donna per vincere le tentazioni del diavolo. Il Papa francescano Sisto V, nel sec. XVI, la fece addirittura incidere alla base dell’obelisco da lui fatto erigere a Roma, al centro di Piazza san Pietro. La ricordo a lei ed ai suoi lettori, anche perché permette di lucrare 100 giorni di indulgenza per le anime del purgatorio ogni volta, secondo quanto decretato da Papa Leone XIII il 21 maggio del 1892! Eccola! “Ecce Crucem Domini! Fugite partes adversae! Vicit Leo de tribu Juda, Radix David! Alleluia!”(Ecco la Croce del Signore! Fuggite forze nemiche! Ha vinto il Leone di Giuda, La radice di Davide! Alleluia!).Fin da piccoli raccontavo ai miei nipoti, allora anime innocenti, non ancora contaminati dai veleni modernisti e progressisti, l’aneddoto che si ritiene all’origine della preghiera, ed essi mi guardavano sgranando gli occhi pieni di meraviglia. La racconto pure a lei, chissà che qualche altro bimbo innocente non sgrani anche lui gli occhi meravigliati!? Durante il Regno di re Denis del Portogallo, una donna era molto tentata dal diavolo di gettarsi nel fiume Tago. Un giorno ella era sul punto di cedere alla tentazione … ma sulla sua strada capitò una Chiesa francescana, ella vi entrò invocando l’aiuto di Sant’Antonio di Padova. Spossata dalla fatica e desolata si addormentò … fu così che Sant’Antonio le apparve in sogno per dissuaderla dal suo proposito, e nello stesso tempo le diede un pezzo di pergamena, che lei avrebbe dovuto portare sempre con lei! Al risveglio la donna ritrova effettivamente il prezioso dono appeso al suo collo con sopra scritte le parole conosciute appunto come benedizione di Sant’ Antonio. Ella avverte subito l’efficacia di questa benedizione … la tentazione infatti sparisce completamente. Anche il re, all’udir parlare di questo avvenimento e del meraviglioso documento, vuole vederlo ed ordina perciò che gli venga portato. I suoi ordini vengono naturalmente eseguiti, ma non appena la donna viene espropriata del suo “tesoro”, eccola nuovamente assalita dal suo nemico. Le viene ridata allora una copia, e di nuovo la tentazione cessa senza mai più ripresentarsi. La benedizione è stata utilizzata in seguito in tutto il mondo con risultati meravigliosi. Ma torniamo a noi! Le devo dire, con piacere, caro direttore, che ultimamente Mimmo, sente finalmente l’esigenza di istruirsi nella religione cattolica, che dovrebbe essere un obbligo per ogni buon cattolico, come ad esempio, tanto per citarne uno, ricorda Clemente XII nell’enciclica “In Dominico Agro” – 14 giugno 1761 (ed al proposito, lei certamente saprà che lo studio del Catechismo di San Pio X, effettuato almeno per mezz’ora due volte al mese, comporta l’acquisto delle sante Indulgenze!!), e con lui siamo pertanto ritornati sull’importanza della “Bibbia greca”, argomento fugacemente trattato con Martina, e segnalato in una mia precedente missiva. Io non sono certamente un competente però, nonostante la mia memoria malandata, che stranamente risorge in queste circostanze (… stranezze mentali, diceva il neuropsichiatra che un tempo frequentavo!), mi sovviene l’insegnamento dello zio Tommaso che, nelle sue frequenti riunioni familiari, dopo aver gustato un po’ dei deliziosi biscottini della nonna Margherita (anch’egli faceva qualche peccatuccio di gola ogni tanto … ma i biscotti della nonna meritavano, una tentazione …), ci delucidava l’argomento cosi: “Un documento scritto dall’ebreo alessandrino Aristeo al fratello Filocrate riferisce che il capo della Biblioteca di Alessandria, Demetrio, persuase il re ellenistico d’Egitto, Tolomeo II il Filadelfo, a promuovere la traduzione di libri dell’Antico Testamento in greco, e da ciò nacque la versione detta “dei Settanta”, poiché tale era il numero degli anziani di Israele convocati ad Alessandria dal re per compiere la traduzione, la quale venne poi pubblicamente letta alla popolazione giudaica perché la approvasse. Il testo sacro aveva (ed ha!) una funzione assai importante: quella di contenere la Verità rivelata da Dio con potenza salvifica, è cioè la parola di Dio che crea, redime, salva. Gli Ebrei, con voce unanime, acclamarono con entusiasmo la nuova versione. Fra le generali acclamazioni venne pronunciato un solenne “anatema eterno” contro chiunque osasse minimamente alterarla e, a maggior ragione, contro chi cercasse di far ritorno alla precedente versione, proprio ciò che il Sinedrio talmudista apostata e materialista fece dopo aver respinto il Salvatore. Un’altra fonte giudaica, il Frammento di Aristobulo, del secondo secolo avanti Cristo, conferma che tale origine della versione greca dell’Antico Testamento era comunemente nota. Questo nasceva dal bisogno, nell’attesa ritenuta prossima del Messia, di rendere accessibile a tutti le Sacre Scritture che ne profetizzavano l’avvento. La salvezza veniva dagli Ebrei, ma tutti gli uomini vi erano chiamati. Le due versioni bibliche, quella ebraica e quella greca, sono divinamente ispirate, la differenza è che quella greca è più prossima al tempo del Messia ed è assai più esplicita riguardo ai maggiori articoli di fede. S. Agostino nel “De Doctrina Cristiana” sostiene la maggiore autorità della versione greca dei Settanta, e giudica che in ogni caso di divergenza, fra il testo ebraico e quello greco dei Settanta, si debba preferire quello greco. Questa versione consente una versione trinitaria, rivelando che la Salvezza non è un concetto generico, ma una Persona. Delle presunte inesattezze della versione greca non resta evidentemente nulla, ogni inesattezza o divergenza non è che una precisazione ed un approfondimento della Rivelazione, frutto di ispirazione divina nell’imminenza del compiersi della promessa. Tale è l’opinione dei Padri della Chiesa; il mito delle “inesattezze” di traduzione nasce da quella volontà, ancora attuale, del Sinedrio ebraico che aveva respinto e fatto crocifiggere il Redentore, di far dimenticare il testo assai più esplicito dei Settanta, per tornare al vago dell’attesa messianica di molti secoli prima. In pratica, la Chiesa potrebbe tranquillamente abbandonare il testo ebraico, se non per motivi puramente antiquari, ed oltretutto il testo punteggiato masoretico risale addirittura a parecchi secoli dopo Cristo, quando gli ebrei in diaspora, in particolare i discendenti dei Kazari convertiti, gli attuali askenaziti, aspiranti governanti e dominatori del “nuovo ordine” mondiale (questa era una specie di mantra dello zio Pierre … naturalmente!), non conoscevano più la pronunzia esatta del testo e avevano quindi bisogno dei segni vocalici … (sembra quasi una scrittura sulla quale cadono fiocchi di neve …). Così il Concilio di Trento approvò come divinamente rivelata la Bibbia dei Settanta, quella appunto rifiutata e “sforbiciata” da Lutero, che fece delle traduzioni personali inserendo tutto quello che gli aggradava e che sosteneva le sue peregrine argomentazioni. Oggi si fanno ancora traduzioni e versioni “ecumeniche”, con testi formalmente eretici partoriti dalle stramberie ideologiche anche di certe “Eminenze” pseudo ed autoreferenziali intellettualoidi!! Diffida sempre, Mimmo, diffida, perché non ci vuole molto a contraffare la Sacra Rivelazione e ad interpretarla secondo il genio protestante e modernista, (vedi ad esempio il contenuto delle encicliche: “Inter praecipuas” dell’8 maggio 1844 – sulla condanna delle “Società Bibliche” – di Gregorio XVI, oppure “Providentissimus Deus” del 18 nov. 1893 di Leone XIII, o ancora Divino Afflante Spiritu –del 30 settembre 1943 di Pio XII) e così come sottolineato più volte anche da tutti i recenti “veri” Pontefici (leggi: Pio IX, Leone XIII, S. Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII!), soprattutto quando i fedeli vengono colpevolmente tenuti nell’ignoranza per poterli meglio ingannare”! Poi, dopo una breve pausa per sorseggiare un po’ d’acqua, tra una compressa e l’altra che la mia Genoveffa si premura di farmi trangugiare, riprendo: “Un altro aspetto che ti potrebbe interessare, caro Mimmo, visto che ti atteggi a filosofare specie nelle discussioni politiche con i tuoi compagni, è come il protestantesimo abbia giustificato il naturalismo con le sue conseguenze più drammatiche”.“Ma nonno, risponde subito Mimmo, evidentemente già opportunamente “imbeccato”, mi sembra strano e paradossale tacciare il protestantesimo di naturalismo. Non c’è nulla in Lutero di questa esaltazione della bontà intrinseca della natura, giacché, secondo lui, la natura è irrimediabilmente decaduta e la concupiscenza invincibile”.“È vero, replico io, tuttavia, lo sguardo eccessivamente nichilista che il protestante appunta su se stesso approda ad un naturalismo pratico: a forza di sminuire la natura e di esaltare la forza della sola fede, si relegano la grazia divina e l’ordine sovrannaturale nella sfera delle astrazioni. Per i protestanti la grazia non opera un autentico rinnovamento interiore: il Battesimo non è la restituzione di uno stato sovrannaturale abituale, è soltanto un atto di fede in Gesù Cristo che giustifica e salva. La natura non viene restaurata dalla grazia, rimane intrinsecamente corrotta, e la fede ottiene da Dio soltanto che Egli getti sui nostri peccati il pudico mantello di Noè. Quindi, la forma sovrannaturale che il Battesimo aveva aggiunto alla natura radicandosi su di essa, tutte le virtù infuse ed i doni dello Spirito Santo sono ridotti a niente, ricondotti come sono a quest’unico atto disperato di fede-fiducia in un Redentore che fa grazia solo per ritrarsi lungi dalla sua creatura, mantenendo sempre un tale colossale abisso tra l’uomo definitivamente miserabile e il Dio trascendente, tre volte Santo (Kadosh, Kadosh, Kadosh, ripeteva lo zio Tommaso citando Isaia … Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabbaoth … mi sembra risentirne la voce!) Questo pseudosupernaturalismo, come lo chiama padre Garrigou-Lagrange, attento filosofo e sagace teologo tomista, abbandona infine l’uomo, pur redento, alla sola forza della sue potenzialità naturali, e sprofonda fatalmente nel naturalismo; dopotutto gli estremi opposti coincidono! Jacques Maritain, esprime bene l’esito naturalista del luteranesimo avendolo ben vissuto: «La natura umana non potrà che rifiutare come un vano orpello teologico il manto di una grazia che nulla è per lei, e ricondurre su di sé la sua fede-fiducia, per divenire quella graziosa bestia affrancata il cui infallibile, continuo progresso incanta oggi l’universo». E questo naturalismo si applicherà in modo particolare all’ordine civile e sociale: ridotta la grazia ad un sentimento di fede fiduciaria, la Redenzione non consiste più che in una religiosità individuale e privata, senza presa sulla vita pubblica. L’ordine pubblico, economico e politico, è dunque condannato a vivere e a svilupparsi al di fuori di Nostro Signore Gesù Cristo. Al limite, il protestante cercherà nella sua riuscita economica il criterio della sua giustificazione agli occhi di Dio; è in tal senso che scriverà volentieri sulla porta della sua casa questa frase del Vecchio Testamento: «Rendi onore a Dio dei tuoi beni, dagli primizie di tutti i tuoi raccolti, e allora i tuoi granai saranno abbondantemente colmi e i tuoi tini traboccheranno di vino» (Prov. III, 9 e seg.). Jacques Maritain, un filosofo bergsoniano, che come tale, (e ci diceva lo zio Pierre … fingendosi a tratto tomista, ma contraddicendo spesso, da scaltro marrano-modernista, la dogmatica magisteriale ed il retto pensiero scolastico medioevale, senza mai negarlo espressamente), affondava la sua metafisica nella melma gnostica, in un emanatistico “umanesimo integrale”, (fonte di elucubrazioni moderniste e progressiste, alla quale si sono abbeverati prelati intellettuali acattolici e marrani finti-cattolici, quelli della “quinta colonna” che hanno cercato di minare tutto l’assetto della Chiesa), egli stesso finto cattolico convertito, marrano figlio di una ebreo-russa di origine kazara (la tredicesima tribù d’Israele,  … ci raccontava sempre il solito zio Pierre), che ben conosceva il protestantesimo per essere nato appunto in una famiglia mezzo-protestante, ed esponente poi di punta della nuovelle theologie [la “vecchia teologia di lucifero, come la definiva sempre il caro zio Pierre], scrive sul materialismo del protestantesimo, che darà poi vita al liberalismo economico ed al capitalismo (ne: “I tre riformatori”): «… dietro gli appelli di Lutero all’Agnello che salva, dietro i suoi slanci di fiducia e la sua fede nel perdono dei peccati, c’è una creatura umana che alza la testa e fa molto bene i suoi affari nel fango in cui è piombata per la colpa di Adamo! Si districherà nel mondo, seguirà la volontà di potenza, l’istinto imperialista, la legge di questo mondo che è il suo mondo. Dio non sarà che un alleato, un potente». Il risultato del protestantesimo sarà che gli uomini si attaccheranno di più ai beni di questo mondo e dimenticheranno i beni eterni. E se un certo puritanesimo eserciterà una sorveglianza esteriore sulla moralità pubblica, esso non impregnerà i cuori dello spirito autenticamente cristiano che è uno spirito sovrannaturale, che si chiama “primato dello spirituale”. Il protestantesimo sarà necessariamente condotto a proclamare l’emancipazione del temporale nei confronti dello spirituale. Ebbene, è proprio questa emancipazione che si ritroverà nel liberalismo, la cui perversa radice è proprio anticattolica”. “E qui c’è pure la radice del capitalismo occidentale e del neoconservatorismo americano con le sue funeste conseguenze attuali”, – interviene pronta Caterina! – (su questo argomento però, ho bisogno di fare un po’ di ulteriore chiarezza e di acquisire altre informazioni dalla mia cara nipotina,  … ne riparleremo con più calma in altra occasione). Per il momento un ricordo … l’eco dello zio Tommaso quando, citando alcuni versetti dei salmi II e III, voleva farci stare tranquilli, ci ricordava che la potenza di Dio è superiore a tutte le empietà umane, di esse si ride e, risorgendo, ai peccatori spezza i denti:Quare fremuerunt gentes, et populi meditati sunt inania? Astiterunt reges terrae, et principes convenerunt in unum adversus Dominum, et adversus Christum ejus. Dirumpamus vincula eorum, et projiciamus a nobis jugum ipsorum. Qui habitat in caelis irridebit eos, et Dominus subsannabit eos. (Salmo II, 1-4) [Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia: “Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami”. Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall’alto il Signore], e poi: “Exsurge, Domine; salvum me fac, Deus meus. Quoniam tu percussisti omnes adversantes mihi sine causa; dentes peccatorum contrivisti. Domini est salus; et super populum tuum benedictio tua”. (Salmo III, 7-9) [Sorgi, Signore, salvami, Dio mio. Hai colpito sulla guancia i miei nemici, hai spezzato i denti ai peccatori. Del Signore è la salvezza: sul tuo popolo la tua benedizione]. Direttore, le chiedo scusa, la discussione adesso si è fatta complicata per me, oggi ho avuto una dura giornata e la devo lasciare, ma non tema … non la mollo. Alla prossima!

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.