I SERMONI DEL CURATO D’ARS: SULLA MISERICORDIA DI DIO

DISCORSI DI SAN G. B. M. VIANNEY

CURATO D’ARS

[Vol. III, Marietti Ed. Torino-Roma, 1933

Visto nulla osta alla stampa. Torino, 25 Novembre 1931.

Teol. TOMMASO CASTAGNO, Rev. Deleg.

Imprimatur.

C . FRANCISCUS PALEARI, Prov. Gen.]

Sulla misericordia di Dio.

Erant autem appropinquantes ei publicani et peocatores, ut audirent illum.

(Luc. XV, 1).

La condotta di Gesù Cristo, durante la sua vita mortale, ci mostra la grandezza della sua misericordia verso i peccatori. Vediamo infatti che tutti vengono presso di Lui: ed Egli, anziché rigettarli o allontanarsi da essi, cerca invece tutti i modi possibili di trovarsi con loro, per attirarli al Padre suo. Li va cercando coi rimorsi della coscienza, li riconduce colle attrattive della sua grazia e li guadagna coi suoi modi amorevoli. Li tratta con tanta bontà, che li difende perfino contro gli scribi ed i farisei che volevano biasimarli e non potevano soffrirli vicino a Gesù Cristo. Giunge anche più oltre; vuol giustificarsi della sua condotta a loro riguardo con una parabola, che dipinge, come meglio non si potrebbe, la grandezza del suo amore pei peccatori, in questo modo: “Un buon pastore, che aveva cento pecore, avendone perduta una, lascia tutte le altre per correr dietro a quella che s’è smarrita: ed avendola trovata, se la mette sulle spalle per evitarle la fatica della strada: riportatala all’ovile, invita i suoi amici a rallegrarsi con lui d’aver trovato la pecora che credeva perduta. „ Aggiunge anche la parabola della donna, che possedendo dieci dramme., ed avendone perduta una, accende la lampada per cercarla in tutti gli angoli di casa sua, e trovatala invita le amiche a rallegrarsene. “Così, disse loro, il cielo tutto gioisce pel ritorno d’un peccatore che si converte e fa penitenza. Non son venuto pei giusti, ma per i peccatori: i sani non hanno bisogno del medico, bensì gli ammalati. „ E Gesù Cristo applica a se stesso queste vive immagini della grandezza della sua misericordia verso i peccatori. Ah! Fratelli miei, qual felicità per noi il sapere che la misericordia di Dio è infinita! Qual forte desiderio non dobbiam sentire nascere in cuore di gettarci ai piedi d’un Dio che ci riceverà con tanta gioia! F. M., se ci danneremo non avremo scuse, quando Gesù Cristo stesso ci mostrerà che la sua misericordia fu sempre grande abbastanza per perdonarci, per quanto fossimo colpevoli. E per darvene un’idea, oggi vi mostrerò: 1° la grandezza della misericordia di Dio verso i peccatori; 2° ciò che dobbiamo fare da parte nostra, per meritarci la fortuna di ottenerla.

I. — F. M., tutto è consolante, tutto è incoraggiante nella condotta di Dio verso di noi. Quantunque colpevoli, la sua pazienza ci attende, il suo amore ci invita ad uscir dal peccato per ritornare a Lui, la sua misericordia ci riceve fra le sue braccia. Colla pazienza, dice il profeta Isaia, Dio ci attende per usarci misericordia. Appena commesso il peccato, meritiamo d’essere puniti. Niente è più dovuto al peccato quanto la punizione. Dacché l’uomo s’è ribellato al suo Dio, le creature tutte domandano vendetta, dicendo: Signore, volete facciam perire quel peccatore che v’ha oltraggiato? Volete, gli dice il mare, ch’io l’inghiottisca nei miei abissi? E la terra: Signore, debbo aprire le mie viscere per farlo discendere vivo nell’inferno? E l’aria: Signore, mi permettete di soffocarlo? Ed il fuoco: Ah! di grazia lasciatemelo abbruciare. E così tutte le altre creature domandano vendetta ad alte grida. I lampi ed i fulmini vanno avanti al trono di Gesù Cristo domandandogli licenza di annientarlo e divorarlo. — Ma no, risponde il buon Gesù, lasciatelo sulla terra sino al momento stabilito dal Padre mio; forse avrò la fortuna di convertirlo. Se il peccatore si svia ognor più, questo tenero Padre piange su di lui, e non lascia di perseguitarlo colla sua grazia, facendo in lui nascere violenti i rimorsi della coscienza. ” O Dio delle misericordie, esclama S. Agostino, quand’era peccatore m’allontanavo da voi sempre più; i miei passi e le mie azioni tutte erano altrettante nuove cadute nel male; le passioni s’infiammavano ognor più vivamente; eppure avevate pazienza, e m’aspettavate. O pazienza del mio Dio! son tanti anni che vi offendo, e non mi avete ancora punito: donde può venire questa lunga attesa? Davvero, o Signore, è perché volete ch’io mi converta, e ritorni a voi colla penitenza. „ È possibile, F. M., che nonostante il desiderio del buon Dio di salvarci, noi ci perdiamo così deliberatamente? Sì, F. M., se vogliamo percorrere le differenti età del mondo, vediamo la terra ricoperta dappertutto delle misericordie del Signore, e gli uomini avvolti nei suoi benefizi. Non è il peccatore che ritorna a Dio per domandargli perdono; ma è Dio stesso che corre dietro al peccatore, e lo fa ritornare a sé. Ne volete un bell’esempio? Vedete come fece oon Adamo dopo il suo peccato. Invece di punirlo, come si meritava, per quella ribellione contro il suo Creatore, che avevagli concesso tanti privilegi, che l’aveva ornato di tante grazie e destinato per un fine così beato: quello d’esser suo amico e di non morir mai; Adamo, dopo il peccato, fugge la presenza di Dio: ma il Signore, come un padre desolato che ha perduto il figliuol suo, corre a cercarlo, e lo chiama quasi piangendo: “Adamo, Adamo, dove sei? Perché fuggi la presenza del tuo Creatore? „ (Gen. III, 9). Desidera tanto di perdonargli, che neppure gli dà tempo di domandar perdono: subito gli annuncia che vuol perdonargli, che manderà il Figliuol suo, il quale nascerà da una Vergine e riparerà il danno che il peccato ha cagionato a lui ed ai suoi discendenti, e che questa riparazione si farà in un modo ammirabile. Infatti, F. M. , senza il peccato di Adamo, mai avremmo avuto la fortuna d’aver Gesù Cristo per Salvatore, né di riceverlo nella santa Comunione, e neppure di possederlo nelle nostre chiese. Nei lunghi secoli durante i quali l’eterno Padre attese di mandare sulla terra il Figliuol suo, Egli non cessò di rinnovare queste consolanti promesse per bocca dei patriarchi e dei profeti. O carità di Dio, quanto sci grande pei peccatori! Vedete, F. M., la bontà di Dio pel peccatore? Potremo ancora disperare del nostro perdono? Giacché il Signore mostra tanto il desiderio di perdonarci, se restiamo nel peccato è tutta colpa nostra. Vedete che cosa fece con Caino, dopoché questi uccise il fratello. Va a trovarlo per farlo rientrare in se stesso, e potergli perdonare: perché bisogna necessariamente domandargli perdono, se vogliam che ce lo dia. Ah! mio Dio, è troppo! “Caino, Caino, che hai fatto? Domandami perdono, perché io possa perdonarti. „ Caino non vuole, dispera della sua salvezza, si ostina nel peccato. Eppure vediamo il buon Dio che lo lascia a lungo sulla terra per dargli tempo, se avesse voluto, di convertirsi. Vedete ancora la sua misericordia verso il mondo, quando i delitti degli uomini avevano ricoperto la terra infangandola nelle più infami passioni: il Signore era costretto a punirli: ma prima di decidersi, quante precauzioni, quanti avvertimenti, quanti indugi! Li minaccia molto tempo prima di punirli, per iscuoterli e farli rientrare in se stessi. Vedendo che i delitti andavano sempre aumentando, mandò loro Noè, al quale comandò di costruire un’arca, impiegandovi cento anni, e di dire a tutti quanti glielo domandassero, il perché di quella costruzione; che, cioè il Signore voleva far perire il mondo intero, con un diluvio universale, ma che se volevano convertirsi e fare penitenza, cambierebbe il suo decreto. Infine però, vedendo che a nulla servivano tutti questi avvertimenti e che gli uomini si ridevano delle sue minacce, fu obbligato di punirli. E tuttavia sappiamo che il Signore disse che si pentiva d’averli creati: il che ci mostra la grandezza di sua misericordia. E come se avesse detto: Preferirei non avervi creati piuttosto che vedermi costretto a punirvi (Gen. VI). Ditemi, F. M., poteva Egli, quantunque Dio, spingere più lungi la sua misericordia? F. M., cosi Egli aspetta i peccatori a penitenza e ve li invita coi movimenti interiori della sua grazia, e la voce dei suoi ministri. Vedete ancora come si diporta verso Ninive, questa grande città peccatrice. Prima di punirne gli abitanti, comanda al suo profeta Giona, d’andare da parte sua ad annunciar loro che fra quaranta giorni li avrebbe puniti. Giona, invece d’andare a Ninive, fugge in altro luogo. Vuol attraversare il mare: ma Dio, invece di lasciare i Niniviti senza avviso prima di punirli, fa un miracolo per conservare il suo profeta durante tre giorni e tre notti nel seno d’un cetaceo, che al terzo dì miracolosamente lo rigetta sul lido. Allora il Signore dice a Giona: “Va ad annunciare alia grande città di Ninive che fra quaranta giorni sarà distrutta. „ Non mette condizioni. Il profeta, andatovi, annuncia a Ninive che fra quaranta giorni sarebbe perita. A questa notizia, tutti si danno alla penitenza ed alle lagrime, dal contadino fino al re. “Chi sa, dice loro il re, che il Signore non abbia ancora pietà di noi?„ Il Signore, vedendoli ricorrere alla penitenza, sembrò gustare la gioia di perdonarli. Giona, vedendo passato il tempo del castigo, si ritirò fuori della città, per aspettare che il fuoco del cielo cadesse su di essa. Vedendo che non cadeva: “Ah! Signore, esclama, mi fate forse passare per un falso profeta? fatemi piuttosto morire. Ah! io so bene che siete troppo buono; non cercate che di perdonare! — Ecchè, Giona! gli disse il Signore; vorresti ch’Io facessi perire tante persone, che si umiliarono davanti a me? Oh! no, no, Giona, non ne avrei il coraggio: invece li amerò e li conserverò (Jon. I-IV) .„ Ecco precisamente, F. M., quanto fa Gesù Cristo a nostro riguardo: alcune volte sembra voglia punirci senza misericordia: ma al più piccolo pentimento ci perdona e ci rende la sua amicizia. Vedete, quando volle far discendere il fuoco dal cielo sopra Sodoma, Gomorra e le città vicine. Sembrava non potervisi risolvere senza consultare il suo servo Abramo; quasi per sentire che cosa dovesse fare. “ Abramo, dissegli il Signore, i delitti di Sodoma e Gomorra giunsero sino al mio trono; non posso più soffrirli quegli uomini; li farò perire col fuoco del cielo. — Ma, Signore, risponde Abramo, punirete i giusti insieme ai peccatori? — Oh! no, no, gli dice il Signore. — Ebbene! soggiunge Abramo: se vi fossero trenta giusti in Sodoma, la punireste, o Signore? — No, disse, se ne trovo trenta, perdono a tutta la città per amore dei giusti. „ (Gen. XVIII). Arrivò sino a dieci. Ahimè! in una città sì grande non si trovavano dieci giusti! Vedete che il Signore sembrava gioisse di consultare il suo servo su quanto voleva fare. Vedendosi costretto a punirli, mandò subito un Angelo a Lot per dirgli di uscire lui e tutta la sua famiglia, per non andar puniti coi colpevoli (idem XIX). Ah! mio Dio, quale pazienza! quanti indugi prima dell’esecuzione! Volete sapere qual peccato obbligò il Signore a far piombar sulla terra tanti castighi? Ahimè! è il maledetto peccato dell’impurità, di cui la terra era tutta coperta. Volete vedere come Dio tarda a punire? Vedete che cosa fece per castigar Gerico (Gios. VI) . Ordinò a Giosuè di far portare in processione l’arca dell’alleanza, oggetto sacro che mostrava la grandezza della misericordia di Dio. Volle che fosse portata dai sacerdoti, depositari di sua misericordia. Comandò di fare per sette giorni il giro delle mura della città, facendo suonare le medesime trombe che servivano ad annunciare l’anno del giubileo, che era un anno di riconciliazione e di perdono. Eppure vediamo che le stesse trombe destinate ad annunciare loro il perdono, fecero cadere le mura della città, per mostrarci che se non vogliamo approfittare delle grazie che Dio vuol accordarci, diventiamo perciò più colpevoli: ma che se abbiamo la fortuna di convertirci, Egli ne prova una gioia sì grande da dirci che ci dà il perdono con maggior prontezza di quella con cui una madre estrae il suo bambino dal fuoco. Vedemmo, F. M., che dal principio del mondo, sino alla venuta del Messia, tutto è misericordia, grazia, benefizi. Eppure possiamo dire che sotto la legge di amore i benefizi, di cui Dio ha colmato il mondo, sono ancor più abbondanti e preziosi. Quale misericordia nell’eterno Padre il quale non ha che un Figlio, ed acconsente che perda la vita per salvarci tutti! Ah! F. M., se percorressimo tutta la storia delle sofferenze di Gesù Cristo con cuore riconoscente, quante lagrime non verseremmo! Vedendo il tenero Gesù nella culla, ecc.. Vedete che la misericordia del Padre non può andar oltre, poiché avendo un sol Figlio, che è la cosa sua più cara, lo sacrifica per salvarci. Ma se consideriamo l’amore del Figlio, che cosa ne diremo noi? Egli acconsente volontariamente di soffrire tanti tormenti, ed anche la morte per procurarci la felicità del cielo! Ah! F. M., che cosa non ha Egli fatto durante i giorni di sua vita mortale? Non contento di chiamarci a Lui colla sua grazia, e di fornirci tutti i mezzi per santificarci, vedete come corre dietro le pecorelle smarrite: vedete come attraversa le città e le campagne per cercarle e ricondurle nel luogo della sua misericordia: vedete come lascia gli apostoli per aspettare la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe, dove sapeva sarebbe venuta: la previene Lui stesso; comincia a parlarle, perché la sua parola piena di dolcezza, unita alla sua grazia, la tocchi e la commuova: le domanda acqua da bere, perché ella stessa gli chieda qualche cosa di più prezioso, la sua grazia. Fu così contento d’aver guadagnato quell’anima che quando gli apostoli lo pregarono di cibarsi: “Oh! no, disse loro.„ Sembrava dicesse: “Ah! no, no, io non penso al cibo del corpo, tanto gioisco d’aver guadagnata un’anima al Padre mio! „ (Giov. IV) Vedetelo nella casa di Simone il lebbroso: non vi si reca per mangiare, ma perché sapeva che vi verrebbe una Maddalena peccatrice: ecco, F. M., che cosa lo conduce a quel banchetto. Osservate la gioia che mostra in volto, vedendo Maddalena a’ suoi piedi, bagnarli di lagrime ed asciugarli co’ suoi capelli. Ma il Salvatore, dal canto suo, la ricompensa: versa a piene mani la grazia nel cuore di lei. Vedete come prende le sue difese contro chi se ne scandalizza (Luc. VI) . Giunge tant’oltre che non contento di perdonarle tutti i peccati e cacciare i sette demoni che aveva in cuore, vuol anche sceglierla per una delle sue spose: vuole che l’accompagni in tutto il corso di sua passione, e che “ … dove sarà predicato il Vangelo, si racconti quanto ella fece per Lui (Matt. XXVI, 13):„ non vuole che si parli de’ suoi peccati, perché son già tutti perdonati coll’applicazione anticipata dei meriti del suo sangue adorabile, che Egli deve spargere. Vedetelo prender la via di Cafarnao per andar a trovare un altro peccatore al suo banco; era S. Matteo, di lui voleva fare uno zelante apostolo (Matt. IX). Domandategli perché prende la via di Gerico; soggiungerà che v’è un uomo chiamato Zaccheo, il quale è in voce di pubblico peccatore; vuol andarlo a trovare per salvarlo, per farne un perfetto penitente. Fa come un buon padre, che ha perduto il suo figliuolo, lo chiama: “Zaccheo, gli dice, discendi, perché oggi voglio venire in casa tua, e vengo per concederti la mia grazia. „ È come se Egli dicesse: “Zaccheo, lascia questo orgoglio e quest’attaccamento ai beni del mondo: discendi, cioè scegli l’umiltà e la povertà.„ Per ben farlo comprendere a quanti erano con Lui, aggiunge: “Questa casa oggi riceve la salute. ,,

1. — O mio Dio! quant’è grande la vostra misericordia pei peccatori! Domandategli ancora perché passò per quella piazza pubblica. “Ah! vi dirà, perché aspetto una donna adultera, che vien condotta alla lapidazione: ed io prenderò la sua difesa contro i suoi nemici, la commuoverò e convertirò.„ Vedete il tenero Salvatore vicino a quella donna, come si comporta, come prende le sue difese? Vedendola circondata dal popolaccio che aspettava solo il segnale per lapidarla, il Salvatore sembra dir loro: “Un momento, lasciatemi fare, poi toccherà a voi. „ Si piega verso terra, scrive, non la sentenza di morte, ma la sua assoluzione. Rialzatosi li guarda. Non sembra dir loro: “Ora che questa donna è perdonata, non è più peccatrice, ma una santa penitente: chi di voi è uguale ad essa? Se siete senza peccato, gettatele la prima pietra.„ Tutti quegli ipocriti, vedendo che Gesù il Cristo leggeva nella loro coscienza, si ritirarono; primi i più vecchi che certamente erano i più colpevoli, poi gli altri. Gesù Cristo, vedendola rimasta sola, le disse con bontà: “Donna, chi ti ha condannato?„ come per dirle: dopo che io ti ho perdonato, chi avrebbe osato condannarti? ,, Ah! Signore, risposegli la peccatrice, nessuno. — Ebbene! va, e bada di non più peccare (Giov. VIII).„ Vedete ancora che bontà Egli rivela per quella donna che da dodici anni soffriva perdita di sangue. Essa si getta umilmente a’ suoi piedi: “perché, pensava, se posso toccar soltanto il lembo del suo manto, son certa di guarire.„ Gesù Cristo, voltandosi con aria di dolcezza, dice: “Chi mi tocca? Andate, figlia mia, abbiate fiducia, siete guarita nell’anima e nel corpo. „ (Matt. IX). Vedetelo come ha compassione di quel padre, che gli presenta il figlio posseduto dal demonio sin dall’infanzia (Marc. IX)… Vedetelo piangere avvicinandosi a Gerusalemme, che era la figura dei peccatori, che non voglion lasciarsi toccare il cuore. Vedete come piange sulla sua rovina eterna. “Oh! quante volte, ingrata Gerusalemme, volli io ricondurti al seno di mia misericordia, come una chioccia raccoglie i pulcini sotto le ali: ma tu non volesti. O ingrata Gerusalemme che hai ucciso i profeti, e fatto morire i servi di Dio! oh! se almeno volessi ricever la grazia che ti porto! „ (Matt. XIII). Vedete, P. M., come il buon Dio piange la perdita delle anime nostre, quando vede che non vogliamo convertirci? Ora che vediamo quanto Gesù Cristo ha fatto per salvarci, come potremmo disperare della sua misericordia, giacché il suo più grande piacere è di perdonarci: e, per quanto numerosi siano i nostri peccati, se vogliamo lasciarli e pentircene siamo sicuri del perdono? Quand’anche le colpe nostre uguagliassero il numero delle foglie della foresta, saremo perdonati, se il nostro cuore è veramente pentito. Per convincervene, eccone un bell’esempio. Leggiamo nella storia che un giovane, chiamato Teofilo, sacerdote, fu accusato presso il suo Vescovo, e deposto dalla sua dignità. Questa pena lo infuriò talmente, che chiamò il demonio in suo soccorso. Lo spirito maligno gli apparve, promettendogli di fargli ricuperare la sua dignità, a patto che rinnegasse Gesù e Maria. Accecato dal furore, lo fece; e diede al demonio una rinuncia scritta di sua mano. Il giorno dopo il Vescovo, riconosciuto il suo errore, lo chiamò in chiesa, gli domandò perdono d’aver troppo facilmente creduto a quanto gli era stato detto, e lo ristabilì nella sua dignità. Il sacerdote. allora si trovò in grave imbarazzo: per lungo tempo si sentì straziato dai rimorsi della coscienza. Gli venne il pensiero di ricorrere alla Vergine Ss., sentendosi troppo indegno di domandar perdono a Dio. E andò a prostrarsi dinanzi ad un’immagine della Ss. Vergine, pregandola di ottenergli perdono dal suo divin Figliuolo, e a tal fine, digiunò quaranta giorni, e pregò continuamente. Dopo i quaranta giorni, la Vergine gli apparve, dicendogli che gli aveva ottenuto il perdono. Fu consolato da questa grazia: ma gli restava ancora una spina ben profonda da togliersi: era lo scritto dato al demonio. Pensò che Dio non rifiuterebbe questa grazia alla sua Madre: continuò per tre giorni a pregarla, e, finalmente, svegliatosi trovò la carta sul suo petto. Pieno di riconoscenza va in chiesa, e, davanti a tutti, pubblica la grazia che il buon Dio gli aveva concessa per intercessione della sua santa Madre. Facciamo altrettanto: se ci troviamo troppo colpevoli per domandar perdono a Dio, indirizziamoci alla Ss. Vergine, e stiam sicuri del perdono. Ma per incoraggiarvi ad aver gran confidenza nella misericordia di Dio che è infinita, eccone un esempio che il Vangelo ci mette innanzi, il quale ci fa intendere che la misericordia di Dio è senza confini: è quello del Figliuol prodigo, che dopo aver domandato al padre suo quanto gli poteva spettare, andò in paese straniero. Ivi dissipò tutta la sua sostanza, vivendo da libertino e scostumato. La sua cattiva condotta lo ridusse in tal miseria che diventato guardiano di porci, stimavasi troppo fortunato di potersi sfamare colle loro ghiande, sebbene non ne avesse quante la sua fame esigeva. Riflettendo un giorno sulla grandezza della sua miseria, diceva al padrone presso, il quale era custode degli immondi animali. “Datemi almeno quanto mangiano le vostre bestie.„ Quale miseria, F. M,, è paragonabile a questa? Eppure nessuno lo soccorreva. Vedendosi ridotto a morir di fame, e vivamente commosso del suo infelice stato, apre gli occhi, e si ricorda di avere un padre tanto buono e che tanto l’amava. Risolve di ritornare alla casa paterna, dove i più umili servi avevano pane più del bisogno. Diceva a se stesso: “Ho errato assai abbandonando il padre mio che tanto mi amava: ho dissipato tutto il mio, menando una vita cattiva: sono tutto lacero e sucido; come potrà il padre mio riconoscermi per suo figlio? Ma mi getterò ai suoi piedi, glieli bagnerò di lagrime: gli domanderò di mettermi solo nel numero dei suoi servi. „ Eccolo che si alza e parte, tutto preoccupato dello stato infelice a cui l’aveva ridotto il suo libertinaggio. Il padre, che ne piangeva da lungo tempo la perdita, vedendolo da lungi venire, dimenticò la tarda età sua, e la cattiva condotta del figlio, si gettò al suo collo per abbracciarlo. Il povero giovane, commosso dell’amore del padre suo: “Ah! padre mio, esclama, ho peccato contro di te e contro il cielo! non merito più d’essere chiamato tuo figliuolo, mettimi solo nel numero dei tuoi servi. — No, no, figlio mio, grida il padre pieno di gioia per la felicità di aver ritrovato il figliuolo che credeva perduto: no, figlio mio, tutto è dimenticato, non pensiamo che a rallegrarci. Gli si porti l’antica veste per ricoprirlo, gli si metta un anello al dito, ed i calzari ai piedi: si uccida un vitello ben pingue, e si faccia festa: perché mio figlio era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato.„ (Luc. XV). Bella immagine, F. M., della grandezza della misericordia di Dio per i più sventurati peccatori! Infatti, allorché abbiam la sventura di peccare ci allontaniamo da Dio, e ci riduciamo, seguendo le nostre passioni, ad uno stato più miserabile dei porci, gli animali più immondi. O mio Dio! quanto il peccato è spaventoso! come si può commetterlo? Ma, per quanto siamo colpevoli, da quando risolviamo di convertirci, al primo segno di conversione lo viscere di sua misericordia sono mosse a compassione. Questo tenero Salvatore colla sua grazia va innanzi ai peccatori, li previene favorendoli di consolazioni le più deliziose. Infatti, mai un peccatore prova maggior piacere di quando lascia il peccato per darsi a Dio: gli sembra che niente potrà arrestarlo: né preghiera, né penitenza: niente gli appar troppo duro. O momento delizioso! O quanto saremmo felici, se avessimo la fortuna di comprenderlo! Ma ahimè! non corrispondiamo alla grazia, e quindi questi felici momenti si dileguano. Gesù Cristo dice al peccatore per bocca dei suoi ministri: – Si indossi a questo Cristiano convertito il primo suo abito, che è la grazia perduta del battesimo: lo si rivesta di Gesù Cristo, della sua giustizia, delle sue virtù e meriti tutti.„ Ecco, F. M., il modo con cui ci tratta Gesù Cristo quando abbiam la fortuna di abbandonare il peccato per darci a Lui. Ah! F. M., qual motivo di confidenza per un peccatore, anche se assai colpevole, il sapere che la misericordia di Dio è infinita!

II. — No, F. M., non è la gravità dei nostri peccati, né il loro numero che ci devono spaventare; ma solo le disposizioni che dobbiamo avere. Eccovi, F. M., un altro esempio che ci mostra, che, per quanto colpevoli, siamo sicuri del perdono se vogliamo domandarlo a Dio. Leggiamo nella storia che un gran principe nella sua ultima malattia fu attaccato da una tentazione orribile di diffidenza nella bontà e misericordia di Dio. Il sacerdote che l’assisteva, vedendo che perdeva la confidenza, faceva il possibile per ispirargliela, dicendogli che mai il buon Dio negò il perdono a chi glielo domandò. “No, no, disse l’ammalato, non v’ha più perdono per me, ho fatto troppo male.„ Il sacerdote non trovando altra risorsa, si mise a pregare. In quel mentre Dio gli pose sulle labbra quelle parole che il santo Re profeta pronunciò prima di morire: “Principe, dissegli, ascoltate il profeta penitente; siete peccatore come lui, dite sinceramente con lui: Signore, avrete pietà di me, perché i miei peccati sono grandi, ed è appunto la gravità dei miei peccati il motivo che vi impegnerà a perdonarmi. „ A queste parole il principe svegliandosi come da un profondo sonno, stette un momento come in un trasporto di gioia, e mandando un sospiro profondo: “Ah! Signore, proprio per me furono pronunziate queste parole! Sì, mio Dio, appunto perché ho fatto molto male avrete pietà di me! „ Si confessa, e riceve tutti i Sacramenti versando torrenti di lagrime: fa con gioia il sacrificio di sua vita, e muore con in mano il crocifisso che inonda di lagrime. Infatti, F. M., che cosa sono i nostri peccati, se li paragoniamo alla misericordia di Dio? un granellino in confronto ad una montagna. O mio Dio! come si può acconsentire di andar dannati, mentre costa sì poco il salvarsi, e Gesù Cristo desidera tanto la salvezza nostra? – Però, F. M., se Dio è sì buono da attenderci e riceverci, non bisogna stancare la sua pazienza: se ci chiama, ci invita di venire a Lui, dobbiamo andargli incontro: se ci riceve, dobbiamo essergli fedeli. Invece, F. M., sono forse più di cinque o sei anni che il buon Dio ci chiama: perché restiamo nei nostri peccati? Egli è sempre pronto ad offrirci la grazia, perché non lasciamo il peccato? Infatti, M. F., S. Ambrogio ci dice: “Dio, per quanto buono e misericordioso, non ci perdona se non gli domandiamo perdono, se non uniamo la nostra volontà a quella di Gesù Cristo. „ Ma quale volontà, F. M., domanda Dio da noi? Ecco: è una volontà che corrisponda alle sante sollecitazioni della sua misericordia, che ci faccia dire con S. Paolo: “Voi avete sentito raccontare quali furono la mia condotta e le mie azioni prima che Dio mi facesse la grazia di convertirmi. Perseguitavo la Chiesa di Gesù Cristo con tanta crudeltà, che ne ho orrore io stesso ogni volta che vi penso. Chi avrebbe creduto che appunto questo momento avevascelto Gesù Cristo per chiamarmi a Lui? In quell’istante fui circondato da una luce: udii una voce che mi disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? „ (Gal. I, 13-15) Ah! F. M.! quante volte il buon Dio non ci ha fatto la medesima grazia? Quante volte in peccato, o vicini a cadervi, udimmo una voce interna che ci gridava: Ah! figlio mio, perché vuoi farmi soffrire, e perdere l’anima tua? „ Eccone un bell’esempio. Leggiamo nella storia che un figlio incollerito, uccise il padre suo. Ne concepì un rimorso tale, che sembravagli udir continuamente una voce che gli gridasse: “Ah! figlio mio, perché mi hai ucciso? „ Ne soffriva tanto che egli stesso andò a denunziarsi al giudice. Non solo, F. M., dobbiamo abbandonare il peccato, perché Dio è tanto buono di perdonarci: ma dobbiamo anche piangere di riconoscenza. Ne abbiamo un bell’esempio nel giovane Tobia, guidato e ricondotto dall’Angelo (Tob. XII): il che ci mostra quanto piaccia a Dio essere ringraziato. Leggiamo che quella donna, che da dodici anni soffriva di perdita di sangue, guarita da Gesù Cristo, per riconoscenza e per mostrare a tutti la bontà di Dio con lei, fece erigere vicino alla casa sua una bella statua rappresentante una donna davanti a Gesù Cristo che l’aveva guarita. Parecchi autori ci dicono che attorno vi nasceva un’erba sconosciuta, che quando arrivava alla frangia del vestito della statua guariva ogni sorta di malattie. Vedete S. Matteo, per ringraziar Gesù Cristo della grazia che gli aveva fatto l’invitò a casa sua. e resegli tutti gli onori possibili Vedete il lebbroso samaritano: vedendosi guarito ritorna su’ suoi passi, si getta ai piedi di Gesù Cristo per ringraziarlo della grazia che gli aveva fatta (Luc. XVII, 16). S. Agostino ci dice che il miglior rendimento di grazie è che l’anima vostra sia sinceramente riconoscente verso la bontà di Dio, dandosi tutta a Lui con tutti i suoi affetti. Vedete il Salvatore quando ebbe guarito i dieci lebbrosi, vedendo che uno solo ritornava a ringraziarlo: “E gli altri nove, dissegli Gesù, non furono parimente guariti? „ (Luc. XVII, 17). Come se avesse detto: Perché gli altri non vengono a ringraziarmi? S. Bernardo ci dice che bisogna essere assai riconoscenti verso il buon Dio, perché ciò lo impegna ad accordarci molte altre grazie. Davvero, F. M.! quante grazie non dobbiam rendere a Dio, di averci creati, di averci redenti colla sua passione e morte, di averci fatto nascere nel seno della sua Chiesa, mentre tanti altri vivono e muoiono fuori del suo seno. Si, F . M., poiché la bontà e la misericordia di Dio sono infinite, procuriamo di ben approfittarne, e così avremo la ventura di piacergli e di conservar le anime nostre nella sua grazia: il che ci procurerà la felicità d’andar un giorno a godere la sua santa presenza con tatti i beati in cielo. Ecco quanto vi auguro.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.