DEDICAZIONE DELLE BASILICHE DEI SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO – 18 novembre

DEDICAZIONE DELLE BASILICHE

DEI SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO

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18 NOVEMBRE.

Come l’anniversario del Tempio di Gerusalemme era giorno solenne presso gli Ebrei, così le nostre Chiese, divenute per la dedicazione il tempio del Dio vivente presso di noi, solennizzano ogni anno l’anniversario di questo memorabile avvenimento. La Liturgia che unisce il pensiero della chiesa materiale a quello della Chiesa mistica di Cristo, non fa oggi che ripeterci la Casa del Signore essere luogo di rifugio, di preghiera e di santificazione. Tra questi luoghi sacri che i prodi guerrieri di Cristo resero celebri, e che i Cristiani venerano da tempo immemorabile, il primo è sempre stata la Confessione o tomba di S. Pietro. – Dicesi che l’illustre Principe degli Apostoli fosse sepolto subito dopo la morte, nel luogo stesso del martirio, sul colle Vaticano. Nel medesimo giorno S. Paolo, decapitato alle Acque Salvie, ove ora si vede la Chiesa delle Tre Fontane, venne deposto lungo la via Ostiense, fuori le mura di Roma, e precisamente ove ora sorge l’attuale e grandiosa Basilica. Se pensiamo che gli stessi pagani erano soliti di dedicare agli dèi bugiardi, con speciale atto consacrativo, gli edifici destinati al culto divino, non dobbiamo meravigliarci se a maggior diritto troviamo nel Cristianesimo istituzioni corrispondenti. Infatti, cessate le persecuzioni, vediamo svolgersi una grande magnificenza nelle costruzioni delle Chiese. – Il pio Imperatore Costantino dopo aver fondato la prima Chiesa Madre in Laterano, ne fece fabbricare sette altre a Roma ed un numero maggiore in Italia. La prima di queste sette situata sul colle Vaticano, fu dedicata in onore di S. Pietro; e un’altra ne fece sorgere lungo la Via Ostiense, poco distante dal luogo del martirio di S. Paolo a lui dedicata. – La ricchezza e la magnificenza di questi grandiosi templi non la cedevano punto a quanto l’architettura aveva prodotto di più perfetto in tutto l’impero. Papa S. Silvestro ne fece la solenne consacrazione. Dopo oltre 11 secoli l’antica Basilica Vaticana minacciava di cadere, quando sotto il pontificato di Giulio II nel 1506, fu riedificata su l’attuale grandioso disegno e nuovamente consacrata da Urbano VIII al 18 Novembre del 1626. Per opera dei sommi artisti del tempo, quali il Bramante, Raffaello, Michelangelo e Bernini, essa è riuscita il più vasto tempio del mondo. Sotto i suoi altari si conservano le reliquie di un grande numero di Papi, martiri, ed altri santi; ma le più preziose sono quelle di S. Pietro, poste sotto un magnifico altare detto della “Confessione” su cui solo il Romano Pontefice [attualmente impedito – ndr.-] può celebrar Messa. – La ricchissima Basilica di S. Paolo che ai 18 Luglio 1823 fu distrutta da un incendio venne riedificata anch’essa col nuovo splendore di un’arte perfetta, e riconsacrata con grandissima pompa dal Pontefice Pio IX il 10 Dicembre 1854 tra immenso stuolo di. Cardinali e Vescovi convenuti da tutto l’Orbe cristiano a Roma per la proclamazione del dogma dell’Immacolata. Oggi dunque, come 15 secoli addietro, veneriamo in esse le gloriose spoglie dei Principi degli Apostoli. Quivi le turbe devote, dice S. Giovanni Crisostomo, e l’imperatore, benché ammantato di porpora, viene a visitarle, le onora con un bacio rispettoso, e prostrato, riguarda come favore del Cielo l’avere per protettori un pescatore ed un tessitore di tende.

RICORDO. — La chiesa è la casa del Signore; è luogo di preghiera e perciò merita rispetto, decoro e devozione.

PREGHIERA. — Ti preghiamo, Dio Onnipotente che in questi luoghi da noi indegni dedicati al Tuo nome, tu porga le orecchie di tua pietà a quanti ti invocano. Così sia. [da: I Santi per ogni giorno dell’anno – 1933]

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In questo giorno di festa grande per la Chiesa di Cristo, il cuore dei cattolici è oggi purtroppo pieno di mestizia, perché si è avverata la profezia di S. Luigi Maria Grignion de Montfort, nitidamente esposta nella sua “preghiera infuocata”:

La divina legge è trasgredita, il vostro Vangelo abbandonato, i torrenti di iniquità inondano sulla terra e travolgono perfino i vostri servi. Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole, l’empietà regna sovrana; il vostro santuario è profanato e l’abominio è fin nel luogo santo. Giusto Signore, Dio delle vendette, lascerete nel vostro zelo, che tutto vada in rovina? Ogni luogo diverrà alla fine come Sodoma e Gomorra?”

C’è da restare attoniti nell’osservare la situazione di attuale apostasia diffusa nella società, nei popoli, soprattutto fin nelle chiese e nei sacri palazzi di un tempo, gestiti dalla “setta” dei marrano-modernisti, i falsi sacerdoti mai validamente consacrati, che tutto vuol distruggere, consegnando ciò che eventualmente resta al “nemico di Dio e di tutti gli uomini”; è uno stato di profonda amarezza, anche se tutto era già stato ampiamente profetizzato fin dalle origini della Chiesa dallo stesso Maestro divino. Lo sgomento deve lasciar posto però alla speranza, cominciando magari a rileggere la lettera di S. Anastasio al suo gregge, quando la peste giudaico-ariana sembrava aver definitivamente preso possesso della Chiesa Cattolica: “Dio solo vi consoli! … Che cosa vi rattrista … è il fatto che altri hanno occupato le chiese con la violenza, mentre voi, durante questo periodo, ne siete fuori? È un dato di fatto che essi hanno i palazzi: ma voi avete la Fede Apostolica! Essi possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera Fede. Voi rimanete fuori dai luoghi di culto, ma la Fede abita in voi! Prendiamo in considerazione: che cosa è più importante, il luogo o la Fede? La vera Fede, ovviamente! Chi ha perso e chi ha vinto nella lotta: colui che occupa gli edifici, o colui che custodisce la Fede? Vero è che le premesse sono buone solo quando è predicata la Fede Apostolica: tutto è santo, solo quando tutto si svolge là in modo Santo … –

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Quel che resta della Chiesa di Cristo …

Penitenza e preghiera ci confortino allora in attesa che il “soffio della bocca” del Signore bruci l’empia setta relegandola nell’imo degli inferi, e tutto torni, nella Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica, a splendere come una volta:

“Et ambulabunt gentes in lumine ejus: et reges terrae afferent gloriam suam et honorem in illam. Et portae ejus non claudentur per diem: nox enim non erit illic. Et afferent gloriam et honorem gentium in illam. Non intrabit in eam aliquod coinquinatum, aut abominationem faciens et mendacium, nisi qui scripti sunt in libro vitae Agni”- [E le genti cammineranno dietro alla sua luce, e i re della terra le porteranno la loro gloria e il loro onore. E le sue porte non si chiuderanno nel giorno, perché non vi sarà notte. E a lei sarà portata la gloria e l’onore delle genti. Non entrerà in essa nulla d’immondo o chi commette abominazione e menzogna, bensì quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello. Apo 21:24-27].

Preghiamo in particolare con i salmi del Re-Profeta:

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Leva manus tuas in superbias eorum in finem. Quanta malignatus est inimicus in sancto! Et gloriati sunt qui oderunt te in medio solemnitatis tuae; posuerunt signa sua, signa; et non cognoverunt sicut in exitu super summum. Quasi in silva lignorum securibus exciderunt januas ejus in idipsum; in securi et ascia dejecerunt eam. Incenderunt igni sanctuarium tuum, in terra polluerunt tabernaculum nominis tui. Dixerunt in corde suo cognatio eorum simul: quiescere faciamus omnes dies festos Dei a terra. Signa nostra non vidimus; jam non est propheta; et nos non cognoscet amplius. Usquequo, Deus, improperabit inimicus? irritat adversarius nomen tuum in finem? Ut quid avertis manum tuam, et dexteram tuam de medio sinu tuo in finem?

[Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne: il nemico ha devastato tutto nel tuo santuario. Ruggirono i tuoi avversari nel tuo tempio, issarono i loro vessilli come insegna. Come chi vibra in alto la scure nel folto di una selva, con l’ascia e con la scure frantumavano le sue porte. Hanno dato alle fiamme il tuo santuario, hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome; 8pensavano: “Distruggiamoli tutti”; hanno bruciato tutti i santuari di Dio nel paese. Non vediamo più le nostre insegne, non ci sono più profeti e tra di noi nessuno sa fino a quando… Fino a quando, o Dio, insulterà l’avversario, il nemico continuerà a disprezzare il tuo nome? Perché ritiri la tua mano e trattieni in seno la destra? – Ps. LXXIII, 3-11;

Salmo LXXVIII

      Deus, venerunt gentes in haereditatem tuam; polluerunt templum sanctum tuum; posuerunt Jerusalem in pomorum custodiam. Posuerunt morticina servorum tuorum escas volatilibus caeli, carnes sanctorum tuorum bestiis terrae. Effuderunt sanguinem eorum tamquam aquam in circuitu Jerusalem, et non erat qui sepeliret. Facti sumus opprobrium vicinis nostris, subsannatio et illusio his qui in circuitu nostro sunt. Usquequo, Domine, irasceris in finem? accendetur velut ignis zelus tuus? Effunde iram tuam in gentes quae te non noverunt, et in regna quae nomen tuum non invocaverunt; quia comederunt Jacob, et locum ejus desolaverunt. Ne memineris iniquitatum nostrarum antiquarum; cito anticipent nos misericordiae tuae, quia pauperes facti sumus nimis. Adjuva nos, Deus, salutaris noster; et propter gloriam nominis tui, Domine, libera nos, et propitius esto peccatis nostris, propter nomen tuum. Ne forte dicant in gentibus: Ubi est Deus eorum? et innotescat in nationibus coram oculis nostris ultio sanguinis servorum tuorum qui effusus est. Introeat in conspectu tuo gemitus compeditorum; secundum magnitudinem brachii tui posside filios mortificatorum; et redde vicinis nostris septuplum in sinu eorum; improperium ipsorum quod exprobraverunt tibi, Domine. Nos autem populus tuus, et oves pascuae tuae, confitebimur tibi in saeculum; in generationem et generationem annuntiabimus laudem tuam. –

[O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni, hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto in macerie Gerusalemme. Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli animali selvaggi. Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva. Siamo divenuti l’obbrobrio dei nostri vicini, scherno e ludibrio di chi ci sta intorno. Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre? Arderà come fuoco la tua gelosia? Riversa il tuo sdegno sui popoli che non ti riconoscono e sui regni che non invocano il tuo nome, perché hanno divorato Giacobbe, hanno devastato la sua dimora. Non imputare a noi le colpe dei nostri padri, presto ci venga incontro la tua misericordia, poiché siamo troppo infelici. Aiutaci, Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome, salvaci e perdona i nostri peccati per amore del tuo nome. Perché i popoli dovrebbero dire: “Dov’è il loro Dio?”. Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue dei tuoi servi. Giunga fino a te il gemito dei prigionieri; con la potenza della tua mano salva i votati alla morte. Fa’ ricadere sui nostri vicini sette volte l’affronto con cui ti hanno insultato, Signore. E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo, ti renderemo grazie per sempre; di età in età proclameremo la tua lode.]

Salmo LXXXIII :

 Quam dilecta tabernacula tua, Domine virtutum! Concupiscit, et deficit anima mea in atria Domini; cor meum et caro mea exsultaverunt in Deum vivum. Etenim passer invenit sibi domum, et turtur nidum sibi, ubi ponat pullos suos. Altaria tua, Domine virtutum, rex meus, et Deus meus. Beati qui habitant in domo tua, Domine; in saecula saeculorum laudabunt te. Beatus vir cujus est auxilium abs te, ascensiones in corde suo disposuit, in valle lacrimarum, in loco quem posuit. Etenim benedictionem dabit legislator; ibunt de virtute in virtutem, videbitur Deus deorum in Sion. Domine Deus virtutum, exaudi orationem meam; auribus percipe, Deus Jacob. Protector noster, aspice, Deus, et respice in faciem christi tui. Quia melior est dies una in atriis tuis super millia; elegi abjectus esse in domo Dei mei magis quam habitare in tabernaculis peccatorum. Quia misericordiam et veritatem diligit Deus, gratiam et gloriam dabit Dominus. Non privabit bonis eos qui ambulant in innocentia. Domine virtutum, beatus homo qui sperat in te.

 [Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. Anche il passero trova la casa, la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente, anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni. Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion. Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe. Vedi, Dio, nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato. Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove, stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende degli empi. Poiché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina con rettitudine. Signore degli eserciti, beato l’uomo che in te confida.]

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.