De Segur: BREVI E FAMILIARI RISPOSTE ALLE OBIEZIONI CONTRO LA RELIGIONE [risp. V-VIII]

Mons. G. De Sègur: BREVI E FAMILIARI RISPOSTE ALLE OBIEZIONI CHE SI FANNO PIU’ FREQUENTEMENTE CONTRO LA RELIGIONE -2-

V.

LA RELIGIONE È BUONA PER LE DONNE.

  1. R. E perché dunque non per gli uomini? O essa è vera o è falsa. Se è vera, è anche vera (e perciò anche buona) per gli uomini come per le donne. Se essa è falsa non è migliore per le donne che per gli uomini; perché la menzogna è buona per nessuno. Sì certo « la religione è buona per le donne » ma anche ed assolutamente per le stesse ragioni è buona per gli uomini. – Come le donne, gli uomini hanno delle passioni sovente molto violente a combattere; e come le donne, gli uomini non le possono vincere senza il timore e l’amore di Dio, senza i mezzi potenti, che la religione sola lor dona. – Per gli nomini come per le donne, la vita è piena di doveri difficili e penosi: doveri verso Dio, doveri verso la società, doveri verso la famiglia, doveri verso se – Per gli uomini, come per le donne vi ha un Dio da adorare e da servire, un’anima immortale da salvare, dei vizi ad evitare, delle virtù a praticare, un paradiso a guadagnare, un inferno a schivare, un giudizio a temere, una morte sempre minacciosa a cui è d’uopo prepararsi. – Per gli uni come per le altre Gesù Cristo è morto sulla croce, e i suoi comandamenti riguardano tutti. La Religione dunque è cosi buona per gli uomini come per le donne; e se vi ha una differenza, si è ch’essa è ancora più necessaria agli uomini, che alle donne, specialmente agli uomini giovani. Essi sono infatti esposti a maggiori pericoli; essi possono fare il male più facilmente, e sono più circondati da cattivi esempi, principalmente in ciò, che riguarda i cattivi costumi, l’intemperanza, e la negligenza dei doveri religiosi. Essi hanno dunque ancora più bisogno di preservativo, perché il male che li minaccia è più grave, e più imminente.

VI.

BASTA ESSERE ONEST’UOMO; CIÒ È LA MIGLIOR RELIGIONE:

CIÒ BASTA.

R. Sì per non essere mandato alle forche; ma non per andare al cielo. — Sì, avanti agli uomini; no avanti Dio, il Giudice Supremo. « 1.° Basta essere onest’uomo?» Dite voi. — Sia; ma intendiamoci. Chi chiamate voi onest’uomo? Ecco una parola, che mi sembra molto elastica, molto comoda, e che si presta a tutti i gusti. Domandate infatti a questo giovane di costumi sregolati, se colla condotta più che leggiera che tiene, si può essere onest’uomo?— « Ah, qual domanda! » vi risponderà; Delle follie di gioventù non impediscono per nulla d’essere un onest’uomo. Ho certamente la pretensione d’esserlo: o vorrei vedere che qualcuno venga a contestarmi questo bel titolo! » – Domandate in seguito a questo avido negoziante che apparecchia le sue stoffe di qualità inferiore, e le vende quasi fossero di prima qualità; a quell’operaio che lavora la metà di meno, quando si paga a giornata, che quando è pagato a fattura; a quel padrone, che abusa della miseria dei tempi per carpire ai suoi operai il riposo necessario della Domenica. Domandate loro, se ciò che fanno l’impedisca d’essere persone oneste? e ciascun d’essi non esiterà a rispondervi, ch’egli è un onest’uomo, e che queste taccherelle, queste destrezze, non fanno alla bisogna. -Domandate altresì a quel dissipatore, se la sua prodigalità; a quel vecchio, se la -sordida sua avarizia; a quell’abituato all’osteria, se l’ubriachezza distruggano la loro onestà? E ciascuno domanderà scusa per la sua passione favorita nel tempo stesso che si proclamerà onesto anzi onestissimo uomo! – Così per confessione delle stesse persone oneste di cui qui si parla, un uomo sfrenato, ingannatore, dato all’ubriachezza, avaro, usuraio, prodigo e libertino, può essere un onest’uomo, e nessuno può negargli questo titolo a condizione che non abbia rubato o assassinato!! – Non trovate voi forse questa morale molto comoda? Chiunque non ha questione a sbrigare avanti tribunali criminali, avrà a rendere nessun conto a Dio. — Perciò non più al cuore, ma alle spalle ormai abbisognerà guardare per giudicare le persone; e chi non avrà il L. F. o il L. P. [ L. F. Lavori forzati; L. P. Lavori forzati perpetui] sarà riputato buono per il cielo! Quale religione è la religione dell’onest’uomo!—e voi dite che quella è la vostra religione? Che è la migliore delle religioni? Una religione che permette tutto fuori del furto e dell’assassinio!! Ma voi non ci pensate? È una perversione, una abominevole dottrina e non una religione. – 2.° « Ma, dite voi, intendo allora per uomo onesto, più di quello che s’intende comunemente. Chiamo onesto uomo quello che adempie tutti i suoi doveri, che fa il bene e fugge il male. » – Ed io allora vi rispondo e sostengo appoggiato sull’esperienza, che se voi siete tal quale vi dite senza l’aiuto potente della religione, voi siete l’ottava meraviglia del mondo; ma vi ha cento a mettere contro uno che voi non lo siete punto. – Perché voi non mi farete credere, che non abbiate passioni ed inclinazioni sregolate; ogni uomo ne ha molte. — Se dunque voi siete proclive al libertinaggio, alla cupidigia, ai piaceri del senso, chi vi regolerà?— Se voi siete portato alla violenza o alla pigrizia, o all’orgoglio, chi dominerà queste passioni ? Chi arresterà il vostro braccio? Chi la vostra lingua? — Il timore di Dio? — Ma non se ne parla in questa religione dell’onest’uomo.— La voce della ragione? — Ma noi sappiamo che valga il ragionamento alle prese con una passione violenta. — Chi dunque? Io non vedo altra cosa che il timore della polizia, la forza brutale. Ma allora quale nobile religione!… ve ne faccio i miei complimenti. — Amo meglio la mia. – Sola la religione cristiana offre dei rimedi efficaci alle nostre passioni, e oppone un freno sufficiente alla loro veemenza. — A meno d’ammettere che un uomo è impeccabile, che egli è un angelo (ciò che non è) è necessario conchiudere che senza i potenti soccorsi che ci somministra il Cristianesimo noi non possiamo essere costantemente fedeli a tutti i grandi doveri, l’adempimento dei quali costituisce il vero onest’uomo. Senza il Cristianesimo noi non possiamo soprattutto adempierli con quella sincerità d’intenzione che ne forma tutta la bellezza morale. – I cristiani più virtuosi (tanto è grande questa debolezza umana da cui voi vi pretendete esente!) mancano essi stessi alle volte ai loro doveri, malgrado la forza sovrumana che attingono dalla fede. E voi privo di questo freno onnipotente, abbandonati le inclinazioni della natura, esposto a mille pericoli del mondo, pretenderete voi essere sempre fedele? – Io vi affermo con certezza, che colui, il quale non essendo cristiano, sì dice onest’uomo (nel senso che or ora abbiamo indicato) o fa a se stesso una grande illusione, oppure mente alla sua coscienza. – 3.° Ma io vado più lungi. Quand’anche vi vedessi adempiere perfettamente i vostri doveri di cittadino, di padre, di sposo, di figlio, d’amico, in una parola i doveri che fanno l’onest’uomo secondo il mondo, io vi direi ancora : « Ciò non basta ! ». No, ciò non basta. — E perché? — Perché vi ha un Dio, che regna nei cieli, che vi ha creato, che vi conserva, che vi chiama a sé, che v’impone una legge. — Perché voi avete verso questo gran Dio dei doveri di adorazione, di ringraziamento, di preghiera, così stretti, così necessari, e nello stesso tempo più essenziali, più imprescrittibili di quello che siano i nostri doveri in riguardo ai vostri simili. — Questi ultimi doveri potrebbero infatti cessare, se voi veniste ad essere separato dal rimanente degli uomini, mentre che in ogni luogo e sempre sussisteranno le vostre obbligazioni verso Dio; in ogni luogo, e sempre vi sarà per voi obbligo di credere in Lui, di amarLo, di adorarLo, di pregarLo. – Un ingrato può dire a se stesso: « Io son buono; non ho niente a rimproverarmi? » — No, certamente! — Or bene! voi siete un ingrato, voi, onest’uomo del mondo, che dimenticate Iddio! — Egli è vostro Padre; voi Gli dovete l’esistenza, la vita, l’intelligenza, la dignità morale, la sanità, i beni, tutto; Egli ha creato il mondo per voi, per vostra utilità, per vostro piacere. — Egli vi prepara nel cielo un’immensa felicità. — Egli è vostro Signore; vostro Padrone; Egli vi benedice, vi perdona, v’ama, v’aspetta! – E voi qual cosa gli rendete in cambio? Quale amore, qual rispetto, qual omaggio? Voi discutete freddamente i pretesti, ch’inventano i suoi nemici per sottrarvi al suo servizio! Voi forse non avete che sarcasmi, odio, disprezzo per tutto ciò che riguarda il suo culto! Voi non Lo pregate. Voi non L’adorate. Voi non Lo ringraziate. Voi vi beffate della fede alla sua parola, della pratica della sua legge! ! . . . Ingrato! E voi non avete niente a rimproverarvi? E voi adempite tutti i vostri doveri? – Credetemi, cessate di farvi quest’illusione! a che ingannar se stesso? a che dissimular i propri falli? Riconosciamo piuttosto, che il giogo della religione, cioè del dovere ci ha spaventati, e che si è per scaricarcene senza troppa impudenza, che noi abbiamo immaginato questa Religione dell’onest’uomo. – Non solamente essa non basta, ma a dir vero non è che una sonora ciancia, vuota di senso, destinata a coprire agli occhi del mondo, ed ai nostri propri, dei disordini, delle debolezze, di cui la pratica del Cristianesimo è il solo rimedio.

VII.

PER ME LA MIA RELIGIONE È DI FAR DEL BENE AGLI ALTRI.

R. Nulla di meglio, che amar gli altri, e fare loro del bene. È ciò altresì, che la Religione cristiana ci ordina con maggiore insistenza, essa giunge persino ad assomigliare questo dovere al grande, e fondamentale dovere d’amar Dio: « Tu amerai, essa ci dice, il Signore Dio tuo di tutto il tuo cuore; » questo è il primo comandamento. Ed ecco il secondo, che è simile al primo: « Amerai il tuo prossimo come te stesso. » Queste sono le parole di Gesù Cristo (Ev. di s. Matt. c. XXII); ma aggiunge qualche cosa a cui non ponete troppo mente: « In questi due comandamenti consiste tutta la legge ». Voi, la cui Religione a vostro dire, consiste solo nel far del bene agli altri, voi sopprimete uno dei due comandamenti, il principale, quello che ordinariamente fa nascere l’altro, che lo sviluppa, l’alimenta, fa ascendere sino all’eroismo, quello che l’innalza all’altezza di un dovere religioso Il comandamento dell’amor di Dio, e l’obbligo di servirlo. Bisogna avere queste due gambe per camminare, non è egli vero? Parimenti per compiere il nostro destino sulla terra, e arrivare al cielo abbisogna la pratica dei due grandi comandamenti: 1.° Tu amerai il tuo Dio, 2.° Amerai i tuoi fratelli come te stesso. Così il secondo esiste raramente colà dove il primo non regna; l’esperienza di diciannove secoli è là per attestarlo. I cristiani che appoggiano l’amore dei loro simili sopra l’amore di Dio sono i soli che amino veramente, efficacemente, puramente c – Quali sono stati i più grandi benefattori dell’umanità sofferente? I Santi, cioè, gli nomini accesi dell’amor di Dio. – Per contarne un solo tra tutti, osservate S. Vincenzo de’ Paoli, quest’eroe della carità fraterna, questo padre di tutti gl’infelici, che ancora adesso fa del bene in tutta la terra per mezzo delle opere benefiche che ha fondate! Chi era Vincenzo de Paoli? Un prete, un uomo di Chiesa! Dove attingeva egli questo sacrificio di sé per i suoi simili? Nell’amore di Dio, nella pratica della religione di Gesù Cristo. – Quali sono le instituzioni di beneficenza che prosperano di più? (per non dire che prosperano le sole). – Quali sono quelle che vivono, che si sviluppano, che sussistono attraverso dei secoli? Quelle che fonda la Chiesa; quelle che riposano su di un pensiero religioso; quelle che corona la croce di Gesù Cristo! Chi ha fondati gli ospìzi? La Chiesa! – Chi ha sovvenute in tutti i tempi, chi nei nostri giorni ancora, a dispetto degli ostacoli che ricchi governi le frappongono, sovviene tutte le miserie sia dell’anima, sia del corpo, sia dell’infanzia, sia dell’età virile, sia della vecchiezza ? La Chiesa. – Chi, per sollevare ciascuna di queste miserie, ha creato gli ordini religiosi degli uomini e delle donne, occupati gli uni per i piccoli ragazzi abbandonati, altri nell’educazione dei poveri, altri alla cura degli ammalati, questi alla cura dei pazzi, quelli alla redenzione degli schiavi, all’ospitalità dei viaggiatori ecc., ecc.? La Chiesa e la Chiesa sola! – È dessa che produce i più grandi benefici all’umanità, è dessa che, fa la suora di carità, come ella fa il missionario e il monaco di S. Bernardo! Sempre l’amor di Dio come fondamento il più solido dell’amor degli uomini! – Ai nostri tempi più che mai sì parla molto di umanità, di fraternità, d’amor dei poveri. Si fantasticano sistemi; le belle parole non costano niente: si fanno dei libri e dei discorsi. Perché tutto ciò ottiene cosi piccolo risultato? Perché la religione non vivifica i suoi sforzi. Un effetto non può sussistere senza la sua causa; la causa, il principio più fecondo della carità fraterna è la carità divina, o l’amor di Dio. – Diffidatevi dunque dei bei sistemi di fraternità, che fanno astrazione dalla Religione. Senza nostro Signor Gesù Cristo non vi ha amor degli uomini efficace, puro, solido e durevole.

VIII.

LA RELIGIONE INVECE DI PARLAR TANTO DELL’ ALTRA VITA, DOVREBBE PIUTTOSTO OCCUPARSI DI QUESTA, DISTRUGGERE LA MISERIA, E DARCI LA FELICITA’.

R. Sotto quest’irragionevole accusa è nascosta una delle più grandi questioni sempre del giorno, sempre accese, che riguardano a ciò che vi ha di più intimo in noi: la questione della felicità. – Voi cercate la felicità; voi volete esser felice. — Voi avete ragione. Dio nella sua paterna bontà non ha potuto crearvi che per rendervi felice. Cercate dunque la felicità …. ma guardatevi di non ingannarvi nella scelta de’ mezzi ! Molte sono le vie aperte avanti a voi: Una sola è la vera …. Infelice chi ne prende una falsa!… Quest’errore è più facile che mai ai nostri giorni; perché giammai, io penso, il nostro paese fu più inondato di dottrine menzognere su quest’argomento. —Uomini colpevoli, o sviati spandono da ogni parte e per le mille maniere che fornisce la stampa, dottrine che adescano tutte le passioni, penetrano facilmente nello spirito delle popolazioni. – Essi vogliono persuaderci, che non siamo sulla terra che per godere, che le speranze della vita futura sono chimere; che la felicità consiste nella prosperità materiale, nel denaro, e nei piaceri che procura il denaro. — Alcuni più audaci e più logici, aggiungono, che per procurarsi questo denaro e questi piaceri, tutti i mezzi sono buoni, e che quand’anche avesse a perire la società, la famiglia, la Religione, bisogna che tutto il mondo arrivi a questa perfetta felicità terrena. Lo stato attuale della società umana è vizioso, dicono essi; bisogna distruggere tutto, tutto cambiare; bisogna che la terra muti aspetto; allora tutto il mondo sarà felice. Questa dottrina voi non la conoscete che troppo. È il Comunismo (Si chiama ancora fourierismo, socialismo, sansimonismo ecc. La sostanza di questi sistemi è la stessa: quanto olla morale, essi non differiscano chi nei particolari poco essenziali d’applicazione. Pei dotti questa dottrina sì chiama Panteismo. La morale del Panteismo è la stessa che quella del Comunismo, è il Comunismo, che parla latino, ed abbigliato da Pedagogo e da Pedante.). – Io non vi farò l’ingiuria di provarvi, che questa felicità di piaceri avvilisce. Ciò salta agli occhi. Esso annulla ciò che ci distingue dalle bestie, il bene, la virtù, il sacrificio, l’ordine morale. L’uomo non differisce più dal suo cane che per la pelle, e la figura; la felicità è la stessa per l’uno come per l’altro, la soddisfazione delle sue inclinazioni, il piacere! – Ma ciò di cui non si è appieno convinti, e ciò sopra cui voglio richiamare la vostra attenzione, è l’impossibilità pratica della dottrina comunista, l’assurdità della sua felicità universale. – Vorrei farvi toccar con mano la sua opposizione assoluta con la natura delle cose, coi fatti esistenti che nessuno può cangiare; convincervi che ella non è che un sogno, una dannosa e ridicola utopia, e che sotto le grandi parole colle quali si presenta avvi un niente. – Se vi è un fatto accertato, cosi chiaro come il sole, è senza dubbio la triste necessità in cui noi siamo tutti quaggiù di soffrire e morire; è la condizione umana in ciò che le è essenziale sulla terra; è Io stato in cui io sono, in cui voi siete, in cui sono stati i nostri padri, in cui saranno i nostri figli, da cui nessuno umano sforzo ci può sottrarre. – Avvi, io domando, sulla terra e non vi saranno per sempre, sempre, sempre, malattie, pene, dolori? Vi sono e non vi saranno sempre vedove ed orfani? Madri piangenti inconsolabilmente davanti la culla vuota del loro bambino? Vi sono, e non vi saranno sempre conflitti di caratteri, opposizioni di volontà, inganni maligni? Nulla potrà cambiare questo stato di cose. Una nuova organizzazione della società qual ella siasi, impedirà essa che noi abbiamo delle malattie, dei dolori, delle flussioni al petto, la febbre, la gotta, il colerà? che noi perdiamo quelli che amiamo?… Impedirà essa le intemperie così spiacevoli delle stagioni, il rigore del freddo d’inverno, l’ardore bruciante del sole d’estate?.. Impedirà essa che l’uomo abbia dei vizi? ch’esso abbia orgoglio, egoismo, violenza, odio? Impedirà essa soprattutto di morire? Tutto ciò è vero, o non é vero? E non è parimente tanto certo ed indubitabile che ciò è, quanto è certo che ciò sarà sempre? Bisognerebbe aver perduta la testa per negarlo. – Cosa diventa, ditemi, in presenza di questo fatto, cosa diventa in mezzo di tanti mali inevitabili questo piacere costante, questa perfetta felicità terrena, che ci promette il Comunismo?—Il solo avvicinarsi d’una malattia, d’un dispiacere della morte basta per annientarlo!… e questi terribili nemici sono continuamente alla nostra porta. – Dunque il vostro Comunismo, il vostro Socialismo (chiamatelo come volete) è un sogno, una vana utopia contraria alla natura delle cose. Dunque egli s’inganna, o egli m’inganna, quando mi prometto la felicità sulla terra dove non vi può essere, e quando la fa consistere in uno stato impossibile di piaceri. – Dunque bisogna che la cerchi altrove, perché io so che in qualche parte si trova: la sapienza, la bontà, la potenza di Dio me ne sono certo pegno. Dove adunque? Là dove me la fa vedere il Cristianesimo, in germe sulla terra,,perfetta nel Cielo. – Il Cristianesimo si accorda perfettamente col gran fatto della nostra condizione mortale. Esso ci spiega il terribile problema del dolore e della morte. – Esso ci fa vedere la punizione del peccato. Esso ci mostra nelle pene inevitabili della vita delle afflizioni passeggere destinale, nei disegni del nostro Padre Celeste, a provare la nostra fedeltà, a purificarci dalle nostre mancanze, a renderci più simili al nostro Salvator Crocifisso, a farci meritare una più grande felicità nella Patria eterna! Esso ce le fa sopportare con pazienza, talvolta ancora con gioia, esso ci fa amare la mano paterna, che non ci percuote se non per salvarci. – Esso prende l’uomo tutto intero, e tale quale egli è; esso tiene conto dei fatti, che dimentica il Comunismo (il peccato originale, la condanna alla penitenza, la redenzione di Gesù Cristo, la necessità d’imitare il Salvatore per aver parte alla sua redenzione, la vita eterna, che ci aspetta, ecc.). Esso non ragiona in aria, come il Comunismo, e sopra supposizioni chimeriche. – Tutti gl’interessi dell’uomo gli sono presenti il suo corpo, la sua anima, la sua vita in questo mondo, la sua vita futura, esso non dimentica niente! – Il Comunismo non vede in noi che la scorza, esso dimentica il midollo, l’anima. — Il Cristianesimo non dimentica punto la scorza, il corpo, ma vede altresì il midollo, e trova che il midollo vale ancor più che la scorza. — Esso riferisce tutto all’anima, all’eternità, a Dio. – Per un’azione altrettanto dolce, che potente, esso purga a poco a poco l’anima del suo orgoglio, delle sue cupidigie, della sua concupiscenza, del suo egoismo, dei suoi eccessi, in una parola di tutti i suoi vizi; esso va ancora alla radice più profonda della maggior parte di questi mali che noi continuamente sentiamo. – Quasi sempre infatti, i nostri mali vengono dalle nostre passioni, e queste passioni il Cristianesimo le calma, le trattiene, le doma. – Esso dà al nostro cuore questa gioia e pace sì dolce che produce la purità della coscienza. – La fede ci mostra chiaramente la via che conduce alla felicità, e a quale felicitai! … La speranza e l’amore ci fan correre in questa via, e rendono dolce ed amabile il giogo del dovere. – Se il Cristianesimo fa tanto per l’anima, come abbiamo detto, non oblia il corpo. Esso lo venera come il tempio di questa anima immortale che é essa stessa il tempio vivente di Dio. Esso si studia incessantemente a sollevarla, a guarirla, e a prevenire anche tutti i dolori coi suoi caritatevoli istituti, i suoi ospizi, ecc. – Dovunque la sua voce è ascoltata, la miseria va scemando, il ricco diventa l’amico, il fratello, sovente il servo del povero. Esso versa il suo superfluo nel seno degli infelici; e la povertà se non può esser distrutta diventa almeno sopportabile (La povertà non può essere distrutta, perché le sue cause non possono essere tolte. La prima è l’ineguaglianza delle forze fisiche, della sanità, dell’ingegno, dell’intelligenza, dell’attività ecc. tra gli uomini. È egli possibile rendere tutti gli uomini eguali in forza, talento e buona volontà?… La seconda causa della miseria, non meno profonda che l’alita, sono i vizi della nostra povera natura corrotta dal peccato: la pigrizia, la dissolutezza l’ubriachczza, la prodigalità ecc. La miseria è una delle punizioni del peccato. È impossibile distruggerla ma è possibile scemarla, sollevarla, addolcirla, santificarla. Ciò fa la religione. I ricchi adunque divengano buoni cristiani e caritatevoli, ed i poveri buoni cristiani e pazienti. Qui sta tutto il mistero). – Il Cristianesimo s’occupa del corpo, non come di principale e di padrone (ciò sarebbe un disordine), ma come di accessorio e di compagno. Esso lo conserva colla sobrietà e castità ; lo santifica col culto esteriore, colla partecipazione dei sacramenti, e soprattutto per l’unione al corpo sacrato di Gesù Cristo nell’Eucaristia…. – Esso raccoglie i suoi ultimi sospiri; l’accompagna con onore sino all’ultima sua dimora; e là ancora non gli dice un eterno addio! … Esso sa che un giorno questo corpo cristiano, purificato dal Battesimo della morte, sorgerà raggiante dalla sua polvere, risusciterà nella gloria, sarà riunito alla sua anima, e gusterà con essa nel paradiso ineffabili delizie…. Tale è il Cristianesimo.- Esso conosce, promette, concede la felicità. Esso dà sulla terra ciò che è possibile. Se non concede tutto, si è perché tutto né deve né può essere concesso sulla terra. Esso appoggia le sue promesse con prove le più irrefragabili. Ciò che non ha ancora, il Cristiano sa, è sicuro che l’avrà un giorno. – Così ogni vero cristiano è felice. Egli ha dei dispiaceri, dei dolori… egli è impassibile il non averne, ma il suo cuore è sempre soddisfatto, sempre calmo e contento. – Il Comunismo tratta egli così i poveri sviati che egli incanta colle sue chimere? Esso promette ciò che nessuna potenza umana può dare; promette l’impossibile … Esso non ha altra prova che l’affermare audace dei suoi capi! E i suoi capi son essi atti ad inspirare confidenza? – Il mondo sarà felice, dicono essi, quando tutto vi sarà cambiato »—Sì; ma quando sarà tutto cambiato?—Se, come crediamo averlo provato, questo cambiamento è contrario alla natura delle cose, il mondo corre gran rischio di giammai conoscere la felicità. Il Comunismo fa come quel parrucchiere della Guascogna, che metteva sulla sua insegna: « Qui per nulla si rade alla dimane ». La dimane resta sempre la dimane, e l’oggi non arrivava mai. – Il comunista vuole la ricompensa senza il lavoro; il cristiano vuole la ricompensa dopo il lavoro. L’uno parla come il cattivo operaio, l’altro come il buono. Così ogni ozioso, ogni pigro accetta volentieri le dottrine del Comunismo , e respinge per istinto la voce della religione. – Si guardi la nostra patria dunque da queste promesse vuole, ma seducenti, di cui i suoi nemici riempiono i loro giornali, i romanzi, libelli; che essa li respinga, ch’essa col suo disprezzo giudichi uomini, che non arrossiscono di proporre ai loro fratelli la vile felicità delle bestie, il piacere. Solleviamo la testa! Rianimiamo l’addormentala nostra fede; siamo, ritorniamo cristiani. Colà solamente è il rimedio ai nostri mali, istruiamoci in questa religione cattolica, che ha creato la nostra Patria! Penetriamone il nostro spirito, il nostro cuore, le nostre abitudini, le nostre istituzioni, le nostre leggi!…. Noi avremo la felicità possibile in questo mondo, e la felicità perfetta nell’altro mondo. Chi pretende di più è un insensato che non avrà né l’una, né l’altra.