SAN RAFFAELE, ARCANGELO
[Dom Guéranger. L’anno liturgico, vol. II]
La vicinanza della grande solennità che farà convergere sopra di noi gli splendori del cielo, ispira alla Chiesa un raccoglimento profondo. Salvo l’omaggio che intende rendere ai gloriosi Apostoli Simone e Giuda, poche feste di rito semplice romano rompono il silenzio degli ultimi giorni di ottobre e conviene che le nostre anime si uniformino alle disposizioni della Chiesa. Tuttavia, non ci sottrarremo ad esse, se ricorderemo brevemente l’Arcangelo che la Chiesa oggi solennizza.
Ministero di san Raffaele.
L’ufficio che adempiono verso di noi gli spiriti celesti è espresso in modo mirabile nelle scene graziose, che rivestono di toccante bellezza la storia di Tobia. Ricordando i buoni uffici della guida e dell’amico, che chiama fratello Azaria, Tobiolo dice al padre: « Come ricompenseremo i suoi benefici? Mi ha guidato e ricondotto sano e salvo, ha ricuperato egli stesso il denaro che Gabelo ci doveva, devo a lui se ho incontrata la sposa che mi era destinata e ne ha cacciato il demonio, riempiendo di gioia i suoi genitori, mi ha liberato dal pesce, che stava per inghiottirmi e a te ha fatto vedere finalmente la luce del cielo: siamo stati da lui colmati di benefici » (Tob. XII, 2-3). Padre e figlio, desiderano mostrare nel modo possibile a uomini la gratitudine a chi tanto l’aveva meritata. L’Angelo si fa conoscere e orienta tutta la loro riconoscenza al supremo benefattore. « Benedite il Dio del cielo e glorificatelo sopra tutto ciò che ha vita, perché egli ha fatto splendere sopra di voi la sua misericordia. Quando voi pregavate in lacrime e seppellivate i morti io presentavo al Signore le vostre preghiere e siccome eravate graditi a Dio era necessario che foste provati dalla tentazione. Ora il Signore mi ha mandato per guarirvi e liberare dal demonio la sposa di vostro figlio. Io sono l’Angelo Raffaele, uno dei sette che stiamo davanti al Signore. Pace a voi, non temete e lodate Dio » (ibid. XII, 4-22).
Confidenza.
Ricordiamo anche noi i benefici del cielo, perché, con la certezza di Tobia, che vedeva con i suoi occhi l’Arcangelo Raffaele, noi sappiamo dalla fede che l’angelo del Signore segue i nostri passi dalla culla alla tomba. Abbiamo per lui lo stesso confidente abbandono e il cammino della vita, più seminato di pericoli che il cammino nel paese dei Medi, sarà per noi sicuro e gli incontri che faremo saranno felici, perché preparati dal Signore e la sua benedizione, splendore anticipato della patria, si diffonderà sopra di noi e sui nostri cari. Prendiamo dal Breviaro Ambrosiano un inno in onore dell’Arcangelo radioso: Raffaele, guida divina, ricevi con bontà l’inno sacro che le nostre voci supplichevoli e gioiose ti dedicano. Dirigi il nostro cammino verso la salvezza, sostieni i nostri passi, perché non andiamo vagando senza meta, avendo perduto il sentiero del cielo. Guarda a noi dal cielo e riempi le nostre anime dello splendore brillante che discende dal Padre santo dei lumi. Restituisci ai malati la salute, fa’ cessare la notte dei ciechi e guarendo i loro corpi, riconforta i loro cuori. Tu, che stai davanti al sommo Giudice, scusaci per i nostri delitti; placa l’ira vendicatrice dell’Onnipotente, tu cui noi affidiamo le nostre preghiere. Tu, che sostenesti il gran combattimento, confondi il nostro superbo nemico e, per vincere lo spirito di rivolta, donaci forza, aumenta in noi la grazia. Sia gloria a Dio Padre e al suo unico Figlio con Io Spirito Paraclito e ora e sempre. Così sia.
INNO
Cristo, decoro dei santi Angeli,
creatore e redentore del genere umano,
danne di salire alle beate sedi
dei celesti abitatori.
L’Angelo, medico della nostra salute,
Raffaele, ci assista dal cielo, così che
guarisca tutti gli infermi, e nei passi incerti
della vita ci diriga.
La Vergine, regina della pace e Madre della luce,
e il sacro coro degli Angeli
ci assistano sempre, e con essi la splendida
corte del cielo.
Ce lo conceda la Divinità beata,
il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo, la cui gloria risplende
per tutto il mondo.
Amen.
Dal libro di Tobia [Tob XII: 1-22]
Tobia chiamò a sé suo figlio, e gli disse: Che possiamo dare a quest’uomo santo, che è venuto con te? E Tobiolo rispose e disse a suo padre: Padre, qual ricompensa gli daremo? qual cosa può essere proporzionata ai suoi benefizi? Egli m’ha condotto e rimenato sano, egli stesso ha riscosso il denaro da Gabelo, egli m’ha fatto aver moglie, e ha tenuto lungi da lei il demonio, ha consolato i suoi genitori, ha salvato me stesso dall’esser divorato dal pesce, a te pure ha dato di rivedere la luce del cielo, e per lui siamo stati ricolmi d’ogni bene. Che potremo dargli che sia proporzionato a tutto questo? Ma ti prego, padre mio, di supplicarlo, se mai si degnasse di prendersi la metà di tutto ciò ch’è stato portato. E il padre e il figlio chiamatolo e tiratolo in disparte, cominciarono a pregarlo che si degnasse di accettare la metà di tutto quello che avevano portato. Allora egli disse loro in segreto: Benedite il Dio del cielo, e glorificatelo dinanzi a tutti i viventi, perché ha usato con voi la sua misericordia. Perché è bene di tener nascosto il segreto del re: ma è cosa lodevole rivelare e manifestare le opere di Dio. Buona cosa è l’orazione unita al digiuno, e l’elemosina è meglio che metter da parte tesori d’oro: perché l’elemosina libera dalla morte, ed è essa che cancella i peccati, e fa trovare la misericordia e la vita eterna. Quelli invece che commettono il peccato e l’iniquità, sono nemici dell’anima propria. Pertanto vi manifesto la verità, e non vi terrò più nascosto questo mistero. Quando tu pregavi con lacrime e seppellivi i morti, e, lasciando il tuo pranzo, nascondevi di giorno i morti in casa tua, e di notte li seppellivi, io presentai al Signore la tua orazione. E siccome tu eri accetto a Dio, fu necessario che la tentazione ti provasse. E adesso il Signore m’ha mandato a guarirti, e a liberare dal demonio Sara moglie del tuo figlio. Perché io sono l’Angelo Raffaele, uno dei sette, che stiamo dinanzi al Signore. Udite tali cose, si conturbarono, e caddero tremanti colla faccia per terra. E l’Angelo disse loro: La pace sia con voi, non temete. Se infatti sono stato con voi, è stato per volere di Dio: beneditelo e lodatelo. A voi sembrava veramente ch’io mangiassi e bevessi, ma io mi servo di un cibo invisibile, e d’una bevanda, che non può esser vista dagli uomini. Ora è tempo che ritorni a colui, che mi ha mandato: or voi benedite Dio, e raccontate tutte le sue meraviglie. E detto ciò, disparve dagli occhi loro, ed essi non poterono più vederlo. Allora prostrati per tre ore colla faccia per terra, benedissero Dio, quindi, rialzatisi, raccontarono tutte le sue meraviglie.
Sermone di san Bonaventura Vescovo
Sui Santi Angeli Sermone 5, sulla fine
Raffaele significa medicina di Dio. E dobbiamo notare che si può essere liberati dal male mediante tre benefici, che Raffaele ci accorda quando ci guarisce. Dapprima Raffaele, il medico (celeste), ci libera dall’infermità dello spirito, inducendoci al dolore della contrizione; onde Raffaele disse a Tobia Appena sarai entrato in casa tua, ungi gli occhi di lui col fiele. Così fece, e ci vide. Perché non poté far ciò Raffaele stesso? Perché l’Angelo non dà la compunzione, ma mostra solo la via. Per il fiele s’intende dunque l’amarezza della contrizione, che guarisce gli occhi interni della mente, secondo il Salmo: «Egli guarisce i contriti di cuore»(Ps. CXLIII,3). Questa contrizione è un ottimo collirio. Nel capo secondo dei Giudei si dice che l’Angelo salì al luogo di quelli che piangevano, e disse al popolo: «Io vi trassi dal paese d’Egitto, feci per voi tali e tanti benefizi; e tutto il popolo pianse, onde quel luogo fu chiamato il luogo dei piangenti» (Jud. II,1 et 5). Carissimi gli Angeli tutto dì ci parlano dei benefizi di Dio, e ce li richiamano alla mente, dicendoci: Chi è che t’ha creato, che t’ha redento? Che hai fatto, chi hai offeso? Se ripensi a questo, non troverai altro rimedio che piangere. In secondo luogo Raffaele ci libera dalla schiavitù del diavolo, penetrandoci della memoria della passione di Cristo; in figura di che è detto nel capo sesto di Tobia: Se metterai un pezzetto di quel cuore sui carboni accesi, il suo fumo scaccerà qualunque specie di demoni. Infatti nel capo ottavo di Tobia si dice, che Tobia mise un pezzetto di esso cuore sui carboni, e Raffaele confinò il demonio nel deserto dell’alto Egitto. Che significa ciò? Non avrebbe potuto Raffaele confinare il demonio, se non si fosse posto quel cuore sui carboni? Era forse il cuore del pesce che dava tanto potere all’Angelo? No certo! Esso non avrebbe potuto nulla, se li non ci fosse stato un mistero. Infatti con ciò ci si fa intendere che non c’è nulla oggi che ci liberi dal potere del diavolo come la Passione di Cristo, la quale procedé dal suo cuore, come da una radice, cioè dalla carità. Il cuore Infatti è la sorgente d’ogni nostro calore vitale. Se dunque metti il Cuore di Cristo, cioè la passione che soffrì, la cui radice è la carità, sorgente del suo ardore, sui carboni, cioè sulla memoria infiammata, subito il demonio sarà allontanato in modo da non poterti più nuocere. In terzo luogo ci libera dalla pena di trovarci in opposizione con Dio, pena che abbiamo incorso offendendo questo Dio, e ciò inducendoci a pregare con insistenza; e a questo si riferisce quel che disse l’Angelo Raffaele a Tobia nel capo dodicesimo: «Quando pregavi piangendo, anche io offrivo la tua preghiera al Signore» (Tob. XII,13). Gli Angeli ci riconciliano con Dio, per quanto possono. I nostri accusatori davanti a Dio sono i demoni. Gli Angeli poi ci scusano, allorché offrono le nostre preghiere, che c’inducono a fare con devozione, com’è nel capo ottavo dell’Apocalisse: «Sali il fumo degli aromi nel cospetto del Signore dalla mano dell’Angelo» (Apoc. VIII,4). Questi profumi che si consumano soavemente, sono le preghiere dei Santi. Vuoi placare Dio che hai offeso? Prega con devozione. Essi offrono a Dio la tua preghiera per riconciliarti con Dio. In san Luca si dice che Cristo, preso da spasimo, pregava intensamente, e che gli apparve un Angelo del Signore a confortarlo (Luc. 3,43). Ora tutto ciò avvenne per noi, perché egli non abbisognava del conforto di lui, ma per mostrarci ch’essi assistono volentieri quelli che pregano con devozione, e volontieri li aiutano e confortano, e ne offrono a Dio le preghiere. – Papa Benedetto XV estese a tutta la Chiesa la festa di san Raffaele Arcangelo.
Omelia di san Giovanni Crisostomo
Omelia 36, ovvero 35, su Giovanni, n. 1
Che maniera è questa di guarire? che mistero c’è sotto? Perché queste cose non furono scritte senza una ragione; ma ci descrivono quasi in figura e in immagine il futuro, affinché, avvenendo improvvisamente qualche cosa di straordinario, non vacillasse in qualche modo la fede di molti uditori. Cos’è dunque questa descrizione? Essa predice il battesimo che doveva conferirsi in seguito, pieno di virtù e d’una grazia immensa, il battesimo che doveva lavare tutti i peccati, e rendere i morti alla vita. Questo battesimo dunque è figurato nella piscina e in molti altri simboli, Per esso il Signore diede dapprima l’acqua, che lava le macchie del corpo, e anche le macchie non reali, ma riputate tali, provenienti dai funerali, dalla lebbra e simili; e nell’antica legge bisognava, in molte circostanze, purificarsi coll’acqua. – Ma torniamo al nostro soggetto. La Provvidenza ha dunque voluto, come abbiam detto, che l’acqua servisse a togliere prima le macchie del corpo, poi le diverse infermità. E Dio per avvicinarci di più alla grazia del battesimo, non solo toglie le macchie, ma guarisce altresì le malattie. Difatti le immagini che toccano più da vicino la verità, sia nel battesimo, sia nella passione, sia in altri soggetti, sono più chiare di quelle date anticamente. E come i satelliti che sono vicini al re, sono più elevati in dignità di quelli che ne sono distanti; così è avvenuto delle figure. L’Angelo del Signore dunque scendendo agitava l’acqua, e le infondeva una virtù curativa, affinché i Giudei comprendessero che il Signore degli Angeli poteva con più forte ragione guarire tutti i mali dell’anima. Ma, come qui non era la semplice acqua che guariva (altrimenti l’avrebbe fatto sempre) ma operava ciò sotto l’azione dell’Angelo; così pure in noi non è semplicemente l’acqua che opera, ma, dopo aver ricevuto la grazia dello Spirito, allora solo cancella tutti i peccati. – «Intorno a questa piscina giaceva una gran moltitudine d’infermi, ciechi, zoppi, paralitici in attesa del moto dell’acqua» (Joann. 5,3). Ma allora la stessa infermità era sovente di ostacolo a che, chi lo volesse, fosse guarito; ora invece ognuno può avvicinarsi alla piscina spirituale. Dacché non è più un Angelo a muover l’acqua, ma è il Signore degli Angeli che opera tutto. Né possiamo dire: Quando arrivo io, un altro s’è già buttato prima di me. Perché, venisse pure tutto il mondo, la grazia non si consuma per questo, né vien meno la sua efficacia o azione, ma rimane sempre la stessa. E come i raggi del sole ci illuminano ogni giorno, né si consumano, né, servendo a molti, perdono alcunché della loro luce; così, anzi molto meno, si diminuisce l’operazione dello Spirito per la moltitudine di coloro su cui si esercita. Ciò poi avvenne, affinché quelli í quali sapevano che l’acqua guariva le malattie del corpo, e s’erano familiarizzati con questo spettacolo, credessero più facilmente che anche i mali dell’anima possono guarirsi.
ALL’ARCANGELO S. RAFFAELE
I. Nobilissimo Arcangelo San Raffaele, che dalla Siria alla Media accompagnaste sempre fedele il giovanetto Tobia, degnatevi di accompagnare anche me’ miserabile peccatore nel pericoloso viaggio che ora sto facendo dal tempo all’eternità. Gloria.
II. Sapientissimo Arcangelo S. Raffaele, che camminando presso il fiume Tigri, preservaste il giovane Tobia dal pericolo della morte, insegnandogli la maniera d’impadronirsi di quel pesce che lo minacciava, preservate anche l’anima mia dagli assalti di quel mostro che dappertutto mi circonda per divorarmi. Gloria.
III. Amorosissimo Arcangelo S. Raffaele, che arrivato nella Media col giovane Tobia, andaste voi stesso nella città di Rages per riscuotere da Gabelo la nota somma di cui era debitore, siate, vi prego, mediatore dell’anima mia presso il Signore affine di ottenermi la total remissione degli enormi debiti da me contratti colla sua tremenda giustizia. Gloria.
IV. Potentissimo Arcangelo S. Raffaele che liberaste la buona Sara dall’immondo Asmodeo, costringendolo a far ritorno ne’ suoi abissi, liberate anche l’anima mia dall’avarizia, dalla superbia, dalla collera, dalla libidine, dalla gola, dall’accidia e da tutte le altre passioni, che, a guisa di demoni, la tiranneggiano continuamente, e fate che, liberata una volta, non abbia mai più a ritornar sotto l’ignominioso lor giogo. Gloria.
V. Benignissimo Arcangelo S. Raffaele, che procuraste alla buona Sara una compita felicità, maritandola con Tobia dopo di averla prodigiosamente liberata dalla schiavitù del demonio, fate che anche l’anima mia, tolta alla tirannia delle passioni, si unisca come una sposa al suo Gesù con vincoli indissolubili di una fede sempre viva e di una carità sempre ardente. Gloria.
VI. Pietosissimo Arcangelo S. Raffaele, che con prodigio affatto nuovo, ridonaste al cieco Tobia il prezioso dono della vista, liberate, vi prego, l’anima mia dalla cecità che l’affligge e la disonora, affinché conoscendo le cose nel loro vero aspetto, non mi lasci mai ingannare dalle apparenze, ma cammini sempre sicuro nella via dei divini comandamenti. Gloria.
VII. Liberalissimo Arcangelo S. Raffaele, che, dopo aver ricolmato di benefici e di ricchezze la casa di Tobia, generosamente rifiutaste tutti i tesori a voi offerti in attestato di riconoscenza, ottenetemi, vi prego, un totale distacco dalle cose della terra, affinché rivolga tutti i miei sforzi all’acquisizione dei beni eterni e inestimabili del paradiso. Gloria.
VIII. Umilissimo Arcangelo S. Raffaele, che ricusaste di ricevere gli omaggi d’adorazione a voi prestati dalla riconoscente famiglia del buon Tobia, ottenetemi dal Signore un grande amore all’umiltà, affinché fuggendo tutti gli onori e le distinzioni del mondo riponga tutta la mia gloria nel vivere una vita nascosta in Gesù Cristo. Gloria.
IX. Perfettissimo Arcangelo S. Raffaele, che state sempre innanzi al trono dell’Altissimo a lodarlo, a benedirlo, a glorificarlo, a servirlo, fate che anch’io non perda mai di vista la divina presenza, affinché i miei pensieri, le mie parole, le mie opere sien sempre dirette alla sua gloria ed alla mia santificazione. Gloria.
OREMUS
Deus, qui Beatum Raphaelem Areangelum Tobiae, famulo tuo comitem dedisti in via, concede nobis famulis tuis, ut ejusdem semper protegamur custodia et muniamur ausilio. Per Dominum, etc.
GIACULATORIA.
Fate ch’io seguavi — sempre fedele,
Mio caro Arcangelo — San Raffaele.
PREGHIERA A S. Raffaele, Arcangelo.
Glorioso Arcangelo, S. Raffaele, grande principe della corte celeste, illustre per le tue doti di saggezza e la grazia, guida dei viaggio per terra e per mare, consolatore dello sfortunato e rifugio dei peccatori ti prego di aiutarmi in tutti i miei bisogni e in tutte le prove di questa vita, come tu hai una volta assistito il giovane Tobia nel suo cammino. E dal momento che tu sei il “Medico di Dio”, umilmente ti prego di guarire la mia anima delle sue numerose infermità ed il mio corpo dei mali che l’affliggono, se questo favore è per il mio maggior bene. Ti chiedo, in particolare, per la tua purezza angelica, che io possa divenire tempio vivo dello Spirito Santo. Amen.
Sua Santità, Leone XIII., da un rescritto della S. Congreg. delle Indulgenze del 21 giugno 1890, concede ai fedeli che recitano la preghiera di cui sopra, un’indulgenza di cento giorni, una volta al giorno.
(Fonte:. “La Raccolta”, 1903, Imprimatur, p 368)