CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA DEL MESE DI MARZO 2020

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: MARZO 2020

MARZO è il mese che la S. Chiesa Cattolica dedica a San Giuseppe, padre putativo di Gesù, e protettore della Chiesa Cattolica.

“È comune e pia credenza dei fedeli, che i Santi in Paradiso abbiano uno zelo ed una potenza particolare di ottenerci quelle medesime grazie, di cui essi furono favoriti mentre si trovavano ancora su questa terra. Ed è perciò che noi ricorriamo, per esempio, a S. Luigi Gonzaga per ottenere la virtù della santa purità, a S. Maria Maddalena per acquistare lo spirito di penitenza, a S. Tommaso d’Aquino per conseguire la scienza delle cose celesti, a S. Bernardo per accrescere in noi la divozione a Maria, e così ad altri Santi per altre grazie. Ora, sebbene, come abbiamo già detto, S. Giuseppe sia stato da Dio favorito di ogni genere di grazie, è certo tuttavia che una delle più singolari fu per lui la grazia di fare una morte tanto preziosa e beata tra le braccia di Gesù e di Maria. E perciò senza dubbio, dopo la Vergine, nessun altro Santo è più zelante di ottenere una simil grazia a noi e più potente ad acquistarcela dal suo caro Gesù, di quello che lo sia S. Giuseppe. Che non faremo adunque per procacciarci una santa morte! Alla fin fine è questa la grazia delle grazie, perché se moriremo bene, in grazia di Dio, saremo salvi per tutta l’eternità, ma se invece moriremo male, senza la grazia del Signore, saremo eternamente perduti. Raccomandiamoci pertanto a questo possente protettore dei moribondi S. Giuseppe. Non lasciamo passar giorno senza ripetere a lui, a Gesù ed a Maria, con tutto il fervore dell’anima, queste ardenti preghiere: Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell’ultima agonia; Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l’anima mia. – Ma ricordiamoci bene, che raccomandarsi a questo Santo per una buona morte è cosa certamente utile e bella, ma non del tutto sufficiente. Conviene che anzi tutto facciamo quanto sta in noi per menare una vita veramente cristiana, perché in generale la morte non è che l’eco della vita stessa. Conviene che subito riandiamo con la nostra coscienza per vedere se caso mai vi fosse il peccato mortale, affine di prontamente detestarlo e cancellarlo mediante una buona confessione. Conviene che subito ci mettiamo ad amare e servire Iddio di più e più alacremente del passato, perché ripariamo così al tempo perduto e ci affrettiamo ad accumulare quelle sante opere, le quali soltanto ci conforteranno nell’ultimo istante di nostra vita. Oh sì; se noi ci adopreremo con tutte le nostre forze per vivere veramente da buoni Cristiani, possiamo nutrire la dolce speranza di fare anche noi una santa morte: una morte, in cui Gesù verrà a confortarci per un’ultima volta colla sua reale presenza, anzi colla comunione di se stesso; una morte in cui Maria scenderà amorosa al nostro fianco per combattere e cacciare lontano da noi l’infernale nemico; una morte, in cui l’amatissimo nostro S. Giuseppe si troverà a noi dappresso per stenderci amorosamente la mano ed aiutarci a fare felicemente e lietamente i gran passo alla eternità.”

[A. Carmignola: S. Giuseppe. Tipogr. e libr. Salesiana, TORINO, 1896]

Per le Indulgenze: https://www.exsurgatdeus.org/2018/03/19/nella-festa-di-san-giuseppe-2018/

Queste sono le feste del mese di MARZO 2020

1 Marzo Dominica I in Quadr    Semiduplex I. classis

4 Marzo S. Casimiri Confessoris    Feria

          Feria Quarta Quattuor Temporum Quadragesimæ   

6 Marzo Ss. Perpetuæ et Felicitatis Martyrum    Feria

               I Venerdì

          Feria Sexta Quattuor Temporum Quadragesimæ   

7 Marzo S. Thomæ de Aquino Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Feria

               I Sabato

           Sabbato Quattuor Temporum Quadragesimæ   

8 Marzo Dominica II in Quadr    Semiduplex I. classis

9 Marzo S. Franciscæ Romanæ Viduæ    Duplex

10 Marzo Ss. Quadraginta Martyrum    Feria

12 Marzo S. Gregorii Papæ Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

15 Marzo Dominica III in Quadr    Semiduplex I. classis

17 Marzo S. Patricii Episcopi et Confessoris    Duplex

18 Marzo S. Cyrilli Episcopi Hierosolymitani Conf. et Eccl.  Doctoris    Duplex

19 Marzo S. Joseph Sponsi B.M.V. Confessoris    Duplex I. classis *L1*

21 Marzo S. Benedicti Abbatis    Duplex majus *L1*

22 Marzo Dominica IV in Quadr    Semiduplex I. classis

24 Marzo S. Gabrielis Archangeli    Duplex majus *L1*

25 Marzo In Annuntiatione Beatæ Mariæ Virginis  Duplex I. classis *L1* 

27 Marzo S. Joannis Damasceni Confessoris    Duplex *L1*

28 Marzo S. Joannis a Capistrano Confessoris    Semiduplex

29 Marzo Dominica I Passionis    Semiduplex I. classis *I*

TEMPO DI QUARESIMA (2020)

Tempo di Quaresima (2020)

 (Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

I. Commento dogmatico

Il Tempo della Settuagesima ci ricorda la necessità di unirci con lo spirito di penitenza, all’opera redentrice de! Messia. Il Tempo di Quaresima, col digiuno e le pratiche di penitenza, ci dà modo di associarci ancor più strettamente ad essa. Ribelle a Dio, l’anima nostra è infatti diventata schiava del demonio, della carne e del mondo. In questo santo Tempo la Chiesa ci mostra Gesù nel deserto (1a Dom. di Quaresima) e nella sua vita pubblica, che combatte per liberarci dalla triplice catena dell’orgoglio, della lussuria e dell’avarizia che ci attacca alle creature. E allorché Cristo ci avrà, con la sua dottrina e le sue sofferenze, strappati alla nostra cattività e resi alla libertà di figli di Dio, ci darà, a Pasqua, la vita divina che avevamo perduta. Perciò la liturgia quaresimale, così ricca degli insegnamenti del Maestro e dello spirito di penitenza del Redentore, serviva anticamente per istruire i Catecumeni e per suscitare la compunzione nei pubblici penitenti che aspiravano a risuscitare con Gesù, ricevendo, il Sabato Santo, i Sacramenti del Battesimo è della Penitenza (Lo spirito e le cerimonie stesse di questi due sacramenti dei morti si trovano nella liturgia del Tempo Quaresimale. Essi riassumono questa epoca di ascesi purgativa, nella quale moriamo al peccato con Gesù e ne sono il fine ultimo.). Sono questi i due pensieri che la Chiesa, svilupperà durante tutta la Quaresima, mostrandoci nei Giudei infedeli, i peccatori che non possono ritornare a Dio, se non associandosi al digiuno di Gesù (Vang. della la Dom.), e nei Gentili, chiamati in loro vece, gli effetti del Sacramento di rigenerazione (Vang. della 2a 3a Dom.) e dell’Eucaristia nelle anime nostre (Vang. della 4a Domenica). – Nell’Ufficio divino si seguono le letture dell’Antico Testamento. La prima Domenica di Quaresima l’immagine di Isacco è assorbita dal pensiero di Gesù nel deserto. Si è del resto, già accennato al figlio di Abramo quando, nella Domenica precedente, la Chiesa ha parlato di questo gran patriarca. Nella seconda settimana di Quaresima la Liturgia legge la storia di Giacobbe che è la figura di Gesù Cristo e della sua Chiesa che Dio protegge e benedice come fece per questo santo patriarca. Nella terza settimana di Quaresima, le letture dell’Ufficio trattano di Giuseppe e la Chiesa vede in lui la figura di Cristo e della Chiesa che hanno reso benefici per gli oltraggi e che brillano di speciale splendore per la loro vita purissima. Finalmente la quarta settimana di Quaresima è consacrata a Mosè che liberò il popolo di Dio e lo condusse verso la terra promessa, figura di quello che Gesù e la sua Chiesa fanno per le anime a Pasqua. « Al lume del Nuovo Testamento – dice la liturgia – Dio spiega i miracoli compiuti nei primi tempi, mostrandoci nel Mar Rosso l’immagine del Sacro Fonte, e nel popolo liberato dalla servitù dell’Egitto, la figura del popolo cristiano » (Oraz. dopo la 2a Profezia nella Vigilia di Pentecoste.). Ci prepareremo cosi, come abbiamo già detto altrove, a celebrare con la Chiesa il mistero pasquale nelle pagine dei due Testamenti che ci danno la piena intelligenza della grande misericordia di Dio ». (7a Oraz. del Sabato Santo.)

Il Tempo dìy Quaresima è una specie di grande ritiro fatto dai Cristiani di tutto il mondo che si preparano alla Pasqua, e chiuso con la Confessione e la Comunione pasquale. Come Gesù, ritiratosi dal mondo, ha pregato e digiunato durante quaranta giorni, ci ha insegnato, con la sua vita di apostolato, come morire a noi stessi, la Chiesa, durante questa santa Quarantena, ci predica la morte in noi dell’uomo peccatore. Questa morte si manifesterà nell’anima nostra per mezzo della lotta contro l’orgoglio e l’amor proprio, con uno spirito di preghiera e una assidua meditazione della parola di Dio: nei nostri corpi col digiuno, l’astinenza e la mortificazione dei sensi. E finalmente si manifesterà in tutta la nostra vita con un maggior distacco dai piaceri e dai beni del secolo che ci farà esser più larghi nell’elemosina, («Chi non può digiunare deve supplirvi con più abbondanti elemosine, in modo da riscattare con queste i peccati che non può guarire col digiuno ». Serm. quaresimale di S. Cesario di Arles – 542) e ci farà astenere dalle feste mondane. Il digiuno quaresimale infatti altro non deve essere che l’espressione dei sentimenti di penitenza di cui è penetrata l’anima nostra, tanto più occupata delle cose di Dio, quanto più rinunzia ai piaceri dei sensi. Così per i cuori generosi, questo « tempo favorevole » (Epistola della la Dom. di Quaresima) è una sorgente di santa gioia come dimostra ovunque la liturgia di Quaresima). – Questo lavoro di purificazione vien fatto sotto la direzione della Chiesa che unisce i nostri patimenti a quelli di Cristo: i pusillanimi entrano coraggiosamente in lizza appoggiandosi sulla grazia di Gesù che non fa loro difetto (Orazione del Mercoledì delle Ceneri. Concedi.); i forti non si inorgogliscono della loro osservanza, perché sanno che solo la Passione di Gesù li fa salvi e che soltanto « partecipandovi con la loro pazienza se ne applicano i frutti ». (Prologo della Regola di S. Benedetto e Postcom. della 1a Dom. di Quaresima « L’osservanza della Quaresima, dice Papa Benedetto XIV, è il vincolo della nostra Milizia: per mezzo di questa distinguiamo i nemici della Croce di Gesù Cristo; per mezzo suo allontaniamo da! nostro capo i castighi della collera di Dio; con essa, protetti dal celeste soccorso durante il giorno, ci fortifichiamo contro i principi delle tenebre. Se questa osservanza viene a rilassarsi è a tutto detrimento della gloria di Dio, a disdoro della Religione Cattolica, a pericolo delle anime cristiane; e senza alcun dubbio, questa negligenza diviene fonte di disgrazie per i popoli, di disastri nei pubblici affari è di’ infortuni per quelli privati » . (Enciclica del 29 Maggio 1741).

II. — Commento storico.

La liturgia di Quaresima ci fa seguire Gesù per tutto il corso del suo ministero apostolico.

Anno primo: — Egli passòdapprima 40 giorni nel deserto sulmonte della Quarantena, a N. E. di Betania (Vang. della I Dom.). Quindi scelse i suoi primi discepoli e andò in Galilea, donde ritornò per celebrare a Gerusalemme la. la festa di Pasqua e cacciò allora i venditori dal Tempio (lun. della IV, sett.). Dopo aver evangelizzato per parecchi mesi la Giudea, si recò a Sichem dove converti la Samaritana (Ven. della III settimana), quindi a Nazareth, dove predicò nella sinagoga (Lun. III sett.) e poi a Cafarnao e in tutta la Galilea (Giov. III sett.).

Anno secondo. — Gesù ritornò allora a Gerusalemme per la 2a Pasqua e guarì il paralitico della piscina di Betsaida (Ven. Ven. I sett.). Di ritorno in Galilea, predicò il Sermone della Montagna (Monte Kourounhattin) (Merc. Delle ceneri e ven. seg.)e rientrato a Cafarnao, vi guari il servo del centurione (Giov. dopo le ceneri), poi risuscitò a Naim il figlio della vedova (Giov. IV sett..), evangelizzò allora nuovamente la Galilea e andò quindi a Bethsaida Julias, nelle terre di Filippo, e nei dintorni di questa città moltiplicò i pani (IV dom.), quindi camminò sulle acque del lago tornando in Cafarnao (Sab. delle ceneri).

Anno terzo. — Gesù percorse allora le regioni di Tiro e Sidone ove Io seguirono i suoi nemici (Merc. III sett,), esaudì la preghiera della Cananea (Giov. Giov. I sett.) passando vicino a Sarepta e ripassando per Cesarea di Filippo, tornò in Galilea ove sul Tabor ebbe luogo la Trasfigurazione (Mart. III sett.). Arrivato a Cafarnao, predicò la misericordia ai suoi apostoli (Mart. III sett.), quindi si recò a Gerusalemme per la festa dei Tabernacoli e vi confuse i Giudei che’ lo accusavano di infrangere il Sabbato (Mart. IV sett.), perdonò alla donna adultera (Sab. III sett.), insegnò nel Tempio (Sab IV sett. Elun. II sett.), e guari il cieco nato (Merc. IV, sett.). – Dopo esser stato di nuovo in Galilea, Gesù si recò in Perea, dove rese la favella ad un muto (3a Dom.) e dove mostrò in Giona la figura della resurrezionea (Merc. I sett.). Poi andò a Gerusalemme per la festa della Dedicazione, ritornò inPerea ove predicò la parabola del figliuol prodigo (Sab. II sett.) e del ricco epulone (Giov. II sett.). Chiamato a Befania vi risuscitò Lazzaro (Ven. IV sett.). Risalito a Ephrem, si diresse verso Gerusalemme annunziando che vi sarebbe stato messo a morte (Merc. II sett.). Nel Tempio scacciò una seconda volta i venditori (Mart. I sett.), disse la parabola dei vignaiuoli ribelli (Ven. II sett.), e denunciò l’ipocrisia dei Farisei (Mart. II sett.). Poi salì sul Monte degli Ulivi e guardando Gerusalemme, ove tre giorni dopo fu ucciso, parlò del Giudizio che separerà per sempre i buoni dai cattivi (Lun. IV sett.) *.

III. Commento liturgico.

II Tempo di Quaresimasi divide in due parti, la prima delle quali comincia il mercoledì delle Ceneri, chiamato nella Liturgia: « Principio della santissima Quarantena», e termina la Domenica di Passione, e la seconda comprende la « Grande Quindicina » che porta il nome di Tempo di Passione. Se togliamo le quattro Domeniche di Quaresima e quella della Passione e delle Palme, abbiamo 36giorni di digiuno, ai quali sono stati aggiunti i quattro giorni che precedono per ottenere il numero di 40, « che la legge e i profeti avevano inaugurato e che il Cristo stesso ha consacrato (Inno del Matutino. – Mosè, che rappresenta la legge, ed Elia, i profeti, non si accostarono a Dio sul Sinai e sull’Horeb che dopo essersi purificati con un digiuno di 40 giorni (Esodo, XXIV, 18; III Re, XIX, 8). – Ogni Messa di Quaresima ha una Stazione. (Questa parola è stata presa dalla milizia romana, perché i Cristiani arruolati nella milizia di Cristo si riunivano nelle ore in cui i soldati cambiavano la guardia; donde i nomi di Terza, Sesta, Nona che si danno alla parte dell’Ufficio che si dice alla 3a , 6° e 9°). Dopo l’ora Nona, che recitavasi verso le 15, si celebrava in Quaresima la Messa. Poi cantavansi i Vespri, dopò di che si rompeva il digiuno. Da ciò deriva l’uso attuale, nelle chiese ove si canta l’Ufficio, di recitare durante la Quaresima i Vespri prima del pranzo. Il papa celebrava nel corso dell’anno successivamente nelle grandi basiliche e nelle 5 chiese parrocchiali di Roma (Queste parrocchie esistevano già al v secolo ed erano chiamate « titoli » « tituli » ed i parroci di Roma che vi erano preposti portavano il nome di Cardinali (incardinati), cioè addetti a queste chiese. Per questo motivo ancora ai nostri giorni ogni Cardinale è titolare di uno di questi santuari) e in qualche altro santuario la Messa solenne, circondato da tutto il clero e dal popolo e questo, si chiama fare la « Stazione ». Il nome che è rimasto nel Messale, ricorda che Roma è il centro del culto cristiano (La preghiera ufficiale della Chiesa è, come essa stessa: una, santa, cattolica, apostolica e romana.) ed indica una liturgia più di dodici-volte secolare e anticamente solennissima. – La Quaresima, durante la quale si celebra ogni giorno una Messa con indulgenze stazionali, è uno dei tempi liturgici più antichi e più importanti dell’anno. Il Ciclo del tempo, consacrato alla contemplazione dei misteri di Cristo, esercita quotidianamente la sua influenza sui fedeli, mentre alle altre epoche dell’anno, in settimana si celebrano generalmente le feste dei Santi. Ecome tutta la vita cristiana si riassume nella imitazione di Gesù, questo tempo, nel quale il Ciclo dei Santi è più ridotto, è particolarmente fecondo per le anime nostre. La Chiesa ha ammesso nella liturgia quaresimale la festa dell’Annunziazione (25 marzo), poi quella di San Mattia (24 febbraio) per l’importanza dì queste feste; e se nel corso dei secoli vi si sono aggiunte altre Messe in onore dei Santi, è pur tuttavia più conforme allo spirito di questo tempo di preferire la Messa della feria, poiché durante la Quaresima la Messa conventuale, principale o unica (cantata o no), deve essere della Feria anche nelle feste doppie maggiori e minori (Cf. Additiones et Variationes: Nuovo Messale). E nelle feste che sono di un rito superiore ( la e 2a classe: Annunziazione, S. Giuseppe e S. Mattia) una Messa della feria si celebra sempre nelle Cattedrali, nelle collegiate e nei monasteri, senza mai interrompere la preparazione pasquale. Se dunque vogliamo fare una buona Quaresima, bisogna che assistiamo ogni giorno alla Messa, nella quale la Chiesa, nostra madre, ci detta i pensieri che in questo tempo devono occupare la nostra mente. Per indicare che lo spirito di penitenza del Tempo della Settuagesima si è ancor più accentuato, la Chiesa non solo sopprime il Gloria e l’Alleluia e riveste i suoi sacerdoti di paramenti violacei, durante la santa Quarantena, ma spoglia anche il diacono della dalmatica e il suddiacono della tunica, simboli di gioia, e fa tacere gli organi. Dopo i Postcommunio si dice una Orazione sul popolo, preceduta da questa esortazione all’umiltà: « Umiliatevi dinanzi a Dio ». – Anticamente la società cristiana sospendeva durante questo tempo le assise dei suoi tribunali e le guerre; era anche tempo proibito per le nozze e oggi ancora la Chiesa proibisce di dare in quest’epoca dell’anno la benedizione solenne agli sposi. In tempi di fede più grande la Chiesa, durante tutto il periodo del « digiuno solenne »  (Oraz. della Ia domen. di Quares.), esortava gli sposi a osservare la continenza. Ecco il tempo favorevole, ecco ora i giorni della salute.

TEMPO DI SETTUAGESIMA (2020)

TEMPO DI SETTUAGESIMA

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

SECONDA PARTE DELL’ANNO ECCLESIASTICO

IL MISTERO DELLA REDENZIONE.

CICLO DI PASQUA

Tempo della Settuagesima (Settuagesima-Ceneri).

Tempo di Quaresima (Ceneri-Dom. di Passione).

Tempo di Passione (Dom. di Passione-Pasqua).

2° Tempo Pasquale (Pasqua-Trinità).

3° Tempo dopo la Pentecoste (Trinità-Avvento).

Col Tempo della Settuagesima incomincia il Ciclo che ha per centro la solennità delle solennità: la festa di Pasqua. – Il Ciclo di Natale dipende essenzialmente dal Ciclo di Pasqua, poiché, se Dio è disceso fino a noi; è stato per innalzarci fino a Lui Al Ciclo dell’Incarnazione, nel quale la liturgia ci mostra un Dio che riveste l’umanità nostra, corrisponde quindi il Ciclo della Redenzione, nel quale esso ci mostra Gesù che ci rende partecipi della vita eterna (Pref. dell’Ascensione). È questa la grande opera che il Padre diede da compiere al Figlio suo (Giov. XVII, 4). –  Perciò la Chiesa che ci ha manifestato la Divinità di Gesù Cristo durante la prima parte dell’anno ecclesiastico, nella seconda ci mostra quello che Gesù ha fatto per meritarcela e comunicarcela (Il nome Gesù significa Salvatore, quello di Cristo ricorda che Egli fu unto della Divinità. Il nome di Gesù Cristo o di Uomo-Dio riassume dunque in modo perfetto il Ciclo di Pasqua che analizza soprattutto l’opera dell’umanità di Gesù come Salvatore, e quello di Natale che descrive l’opera di Cristo come Dio.). – S’impegnerà fra Lui e satana una lotta violenta che andrà sempre più accentuandosi durante i tre periodi successivi chiamati Tempo di Settuagesima, di Quaresima e di Passione. Il Cristo è Dio. la sua vittoria è quindi certa. Ed ecco che entriamo nel Tempo Pasquale, nel quale il trionfo del Redentore sul demonio, sul mondo e sulla carne si afferma con la sua resurrezione, con la sua ascensione e la fondazione della Chiesa, alla quale Egli invia lo Spirito Santo. E nel Tempo dopo la Pentecoste Gesù continua a mandare questo Spirito vivificante che permette alla Chiesa nascente di svilupparsi nel corso dei secoli per raggiungere « la pienezza del Cristo ». (Agli Efesini, 4, 13).

Anticamente si consacravano perciò:

.- 1) alla penitenza pubblica dei peccatori, e alla Iniziazione dei catecumeni, le settimane precedenti la Pasqua;

.- 2) a ricevere il Battesimo e l’Eucaristia gli ultimi tre giorni della Settimana Santa e la Festa di Pasqua;

.- 3) e all’incremento della vita spirituale de’ neofiti e delle anime riconciliate con Dio, la Pentecoste e le Domeniche seguenti.

Ai nostri giorni questo stesso periodo ci immerge di nuovo nello spirito del nostro Battesimo e ci fa morire e risuscitare ogni anno di più con nostro Signore per mezzo della Confessione pasquale.

TEMPO DELLA SETTUAGESIMA.

(Dalla Settuagesima al Mercoledì delle Ceneri).

I — Commento dogmatico.

Domeniche; Letture del Breviario; Testi delle Messe:

Settuagesima –  Storia di Adamo. – Gesù, novello Adamo

Sessagesima – Storia di Noè – Gesù, il vero Noè.

Quinquagesima – Storia di Abramo. – Gesù, il vero Abramo.

1a Domenica di Quaresima – Il pensiero delia Quaresima assorbe quello di Isacco – Gesù nel deserto.

2a Domenica di Quaresima – Storia di Giacobbe. – Gesù, il vero Giacobbe.

3a Domenica di Quaresima – Storia di Giuseppe. – Gesù, il vero Giuseppe.

4a Domenica di Quaresima – Storia di Mosè. – Gesù, il vero Mosè.

Come al Ciclo di Natale, la Chiesa riprende Io studio dell’Ant. Test, per mostrarci tutte le grandi figure, che hanno preannunziato l’opera redentrice del Cristo, la cui storia, figura di quella di Gesù, è ben atta a prepararci alla grande festa di Pasqua, nella quale noi celebriamo il suo trionfo.» Interrogate le Scritture, – diceva nostro Signore, – esse vi parlano di me ». Lex gravida Christo, l’Antica Legge è tutta piena delia preoccupazione del Messia, poiché tutto presso il popolo di Dio prediceva ed annunziava Gesù. L’Antico Testamento è dunque come un Vangelo anticipato, che illumina di luce singolare la storia del Salvatore. Per questo la Chiesa si compiace di stabilire nella sua liturgia un parallelo costante fra le prime e le ultime pagine della Bibbia; questo parallelismo continua «durante tutta la Settuagesima e la Quaresima e lo ritroveremo in modo molto chiaro anche nel Tempo dopo là Pentecoste. – Il quadro seguite, che spiegheremo in particolare nelle Domeniche che vi corrispondono, ci lascia vedere la successione delle letture dell’Ufficiatura divina al Tempo di Settuagesima e di Quaresima. Ci insegna pure in quale senso dobbiamo studiare le Messe dei medesimi Tempi per comprenderne pienamente il significato (vedi quadro seguente). Gesù ripara i danni causati da Adamo; è per la Chiesa il vero Noè, cioè il fondatore di un nuovo popolo; più ancora di Àbramo, Egli è il capo del popolo che Dio si è scelto come suo; meglio di Giacobbe, Egli è il protetto e il benedetto da Dio; più di Giuseppe rese bene per male e meglio di Mosè liberò il suo popolo dalla schiavitù del peccato e lo nutrì col vero pane disceso dal cielo. Se sapremo fondere così la storia del popolo di Dio, di Gesù e della Chiesa, entreremo nella mentalità che ha presieduto alla composizione del Messale Romano, e che ha per scopo di far partecipare la Chiesa al mistero pasquale che Israele ha annunziato e che Gesù Cristo ha realizzato. – Durante questo Tempo di Settuagesima, la Chiesa si ferma sulle tre prime figure che abbiamo indicate nel prospetto su esposto. Vi vediamo il peccato di Adamo — peccato originale — e le sue funeste conseguenze (Settuagesima); la malizia degli uomini, — peccati attuali — e il diluvio che ne è il castigo (Sessagesima); e finalmente il sacrificio di Abramo e quello di Melchisedech (Quinquagesima) che sono presagio del sacrificio che Dio richiese al proprio Figlio per l’espiazione dei peccati di tutto il genere umano. Questa affermazione del dogma del peccato originale e il quadro delle sue tristi conseguenze, fanno risaltare in Gesù il suo glorioso titolo di Salvatore (È a Sichem, dove Abramo innalzò il primo altare a Jehowah, che il Cristo per la prima volta si dichiara alla Samaritana come il Salvatore degli uomini ed è Gerusalemme, di cui Melchisedech era re, che Egli sceglierà come capitale del suo regno e vi stabilirà il trono glorioso della Croce.) — Il Vangelo degli operai della vigna (Domenica di Settuagesima), e quello del Seminatore (Domenica di Sessagesima), ci ricordano che la Redenzione si estende a tutti gli uomini, Giudei e Gentili, e la guarigione del cieco di Gerico (Domenica di Quinquagesima), che segue l’annuncio della Passione, ci mostra i benefici effetti che la croce di Gesù produce in noi. Le Epistole di S. Paolo, infine, durante queste tre domeniche ci ricordano che la Chiesa deve in questo periodo completare l’opera del Salvatore, entrando coraggiosamente nella ascesi purificatrice della penitenza.

II. Commento storico.

La liturgia segue Gesù passo passo nella sua vita terrena. Ma come già nel Tempo di Natale, la Chiesa nella sua Liturgia ci presentava per es., il ritrovamento di Gesù nel Tempio prima di ricordare la fuga in Egitto e celebrava questo avvenimento prima dell’adorazione dei Magi, così anche qui non dobbiamo esigere un ordine strettamente storico nella concatenazione degli avvenimenti, che formano l’oggetto del Tempo della Settuagesima e di quello di Quaresima. Così, infatti, la tentazione nel deserto è posta alla prima domenica di Quaresima e il Battesimo di N. S. all’Ottava dell’Epifania, il 13 Gennaio; la parabola del buon seminatore, che si riferisce al secondo anno delia vita pubblica, viene prima della parabola degli operai della vigna che il Signore raccontò il terzo anno, e cosi di seguito. È compito nostro, che conosciamo la vita di Gesù nell’ordine in cui la si ricostruisce generalmente, mettere a posto ognuna delle scene che gli Evangelisti ci tracciano. – Cosi il Vangelo della Sessagesima ci riporta al secondo anno di ministero con la parabola del Seminatore, pronunziata sul lago di Genèsareth, a Cafarnao, e inspirata dall’aspetto delle colline verdeggianti, che lo circondano. Il Vangelo della Settuagesima ci chiama a meditare la parabola degli operai della vigna, detta da Gesù in Perea, il terzo anno del suo ministero. La festa di Pasqua, nella quale il Salvatore doveva essere immolato, si avvicina ed Egli annunzia ai suoi Apostoli che stanno per avverarsi le predizioni dei profeti sulla sua Passione. Per recarsi a Gerusalemme, Egli attraversa il Giordano e a Gerico guarisce il cieco di cui ci parla il Vangelo della Quinquagesima. Se laChiesa non segue nel Messale l’ordine storico della vita di Gesù, pure passa dai misteri della sua infanzia a quelli della vita pubblica e della sua Passione c finalmente ai misteri gloriosi. Noi dobbiamo entrare in questa mentalità generale se vogliamo vivere uniti di cuore alla Chiesa durante tutto l’anno. Non perdiamo quindi di vista che il Ciclo è stato costituito lentamente, con elementi che si riferiscono a liturgie e ad epoche molto diverse e che solo molto più tardi sono stati concatenati gli uni agli altri. Il Tempo di Quaresima, per esempio, è stato fissato prima del Tempo della Settuagesima e soltanto più tardi si sono aggiunti quattro giorni alla Quaresima per avere i quaranta giorni di digiuno come Cristo li aveva avuti nel deserto. Infatti se si tolgono le domeniche, nelle quali non si digiuna, ci sono quaranta giorni dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo. Ma non si può negare che nel Ciclo, quale lo abbiamo ai nostri giorni, i tempi di penitenza e di lavoro rappresentati dalla Settuagesima e dalla Quaresima, si riferiscono alla vita pubblica di Gesù, iniziata dal suo ritiro nel deserto e dal suo battesimo e terminata tragicamente con la sua Passione che la Chiesa commemora al tempo perciò, chiamato di Passione. – L’idea di associare le anime nostre a Gesù nella sua vita di lavoro e di apostolato durante queste nove settimane preparatorie alla Pasqua si rivela chiaramente nel vari testi tanto delle Messe come dell’ufficiatura di questo tempo. II modo migliore per prepararsi a celebrare i gloriosi avvenimenti del tempo pasquale non è forse quella di unirci a Cristo negli avvenimenti dolorosi che cominciano  col suo ministero? Poiché fin da questo momento i nemici di Gesù cominciano a dichiararsi e il loro odio cresce finché non ottiene piena soddisfazione col deicidio di Venerdì Santo. Allora si comprende meglio il motivo del ripudio di Israele e dell’elezione del Gentili, ai quali la liturgia della Settuagesima e di Quaresima fa continuamente allusione. A Pasqua infatti, come abbiamo veduto, si battezzavano anticamente i pagani; e i tempi liturgici che precedevano questa festa erano tutti intesi a prepararli per il Battesimo e a dimostrar loro che nel regno di Dio occuperebbero il posto del popolo infedele, perché accettavano il Messia che Israele ripudia. E così questa parte del Ciclo unisce intimamente la Chiesa al suo Sposo divino in questa fase della sua vita ove Egli opera la nostra salvezza; ciò indica che dobbiamo far nostri tutti i sentimenti del Cristo, divino missionario e nostro Salvatore, e cooperare cosi alla sua opera di redenzione facendo penitenza e ascoltando la parola di Dio e scacciando dal nostro cuore il demonio, di cui Gesù è venuto a distruggere il regno. – Questa parte del Ciclo liturgico ricorda dunque ogni anno le lotte e i travagli tanto di Cristo, quanto della sua Chiesa. E in questo, come abbiamo già detto, Gesù e la sua Sposa non hanno fatto che realizzare quello che Dio aveva promesso ai profeti e che il popolo di Dio aveva abbozzato nell’Antica Legge. In tal modo la liturgia dà a tutto il piano divino una grande unità, sopprimendo per così dire le distanze di tempo e di luogo e rendendo tutti i popoli contemporanei gli uni agli altri in Gesù, di cui essa ogni ani\ ritraccia la vita.

III. — Commentò Liturgico.

Il tempo di Settuagesima, comincia la nona settimana prima di Pasqua e consta di tre domeniche chiamate Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima. Queste denominazioni, prese dal sistema di numerazione .in uso, segnano la serie delle decine o la decade nella quale cade ciascuna di queste domeniche. Infatti se si dividono le nove settimane che precedono Pasqua in serie di 10 giorni o decine, si può riscontrare, che la la di queste nove domeniche cade nella settima decina, la 2a domenica nella sesta, la 3a domenica nella quinta, di qui i nomi rispettivi di domenica in Settuagesima, in Sexagesima, in Quinquagesima. – La festa di Pasqua è mobile e può essere celebrata, secondo gli anni, fra il 22 marzo, e il 25 aprile. Quando cade presto, il Tempo di Settuagesima viene ad occupare il Tempo dopo l’Epifania e le poche Domeniche di questo periodo si celebrano dopo la Domenica 23a dopo Pentecoste. – Questa epoca liturgica è un preludio della Quaresima e una preparazione lontana alla festa di Pasqua. Essa serve di transizione per l’anima che deve passare dalle gioie del Ciclo di Natale all’austera penitenza della Santa Quarantena./Se anche il digiuno non è ancora prescritto, pure il colore dei sacri paramenti è già il violaceo. Come nell’Avvento si sospende il Gloria in excetsis, perché è il canto che, dopo aver celebrato Cristo nascente nella nostra carne mortale, deve celebrarlo quando nascerà nella sua carne immortale, cioè quando uscirà dalla tomba ». (Inno del Mattutino della Domenica In Aibis). – II martirologio ci annunzia: « La Domenica di Settuagesima, nella quale si tralascia il Cantico del Signore che è l’Alleluja ». Come potremmo, diceva il popolo di Israele, cantare il cantico del Signore in terra straniera? (Salmo CXXXVI) Questa terra straniera, per il popolo cristiano è il mondo che è luogo di esilio, mentre l’Alleluia è il canto che S. Giovanni udì in cielo e che la liturgia riprenderà nel Tempo Pasquale che rappresenta la vita futura. Alle feste della resurrezione, infatti, acclameremo Cristo che atterrerà satana e che liberandoci dalla cattività del peccato, ci riaprirà la patria celeste. Il Tempo di Quaresima che dura quaranta giorni (Quadragesima) e quello di Settuagesima che è designato dalle tre decine precedenti (Quinquagesima, Sessagesima, Settuagesima) rappresentano dunque i settanta anni che Israele passò in esilio nella dura cattività dei Babilonesi. Perciò si sospende il canto dell’Alleluja durante questo tempo in cui il nome e lo spirito ci ricordano così bene che « siamo degli esiliati, gementi e piangenti in questa valle di lagrime » (Salve Regina). – Il Tempo di Settuagesima termina col Mercoledì delle Ceneri.

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: FEBBRAIO 2020

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: FEBBRAIO 2020

FEBBRAIO è il mese che la CHIESA DEDICA alla SANTISSIMA TRINITA’

All’inizio di questo mese è bene rinnovare l’atto di fede Cattolico – autentico e solo – recitando il Credo Atanasiano, le cui affermazioni, tenute e tenacemente professate contro tutte le insidie della falsa chiesa dell’uomo vaticano-secondista e della gnosi modernista, protestante, massonica, pagana, atea, comunisto-liberista, noachide-mondialista, permettono la salvezza dell’anima per giungere all’eterna felicità. 

 IL CREDO Atanasiano

 (Canticum Quicumque * Symbolum Athanasium)

“Quicúmque vult salvus esse, * ante ómnia opus est, ut téneat cathólicam fidem: Quam nisi quisque íntegram inviolatámque serváverit, * absque dúbio in ætérnum períbit. Fides autem cathólica hæc est: * ut unum Deum in Trinitáte, et Trinitátem in unitáte venerémur. Neque confundéntes persónas, * neque substántiam separántes. Alia est enim persóna Patris, ália Fílii, * ália Spíritus Sancti: Sed Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti una est divínitas, * æquális glória, coætérna majéstas. Qualis Pater, talis Fílius, * talis Spíritus Sanctus. Increátus Pater, increátus Fílius, * increátus Spíritus Sanctus. Imménsus Pater, imménsus Fílius, * imménsus Spíritus Sanctus. Ætérnus Pater, ætérnus Fílius, * ætérnus Spíritus Sanctus. Et tamen non tres ætérni, * sed unus ætérnus. Sicut non tres increáti, nec tres imménsi, * sed unus increátus, et unus imménsus. Simíliter omnípotens Pater, omnípotens Fílius, * omnípotens Spíritus Sanctus. Et tamen non tres omnipoténtes, * sed unus omnípotens. Ita Deus Pater, Deus Fílius, * Deus Spíritus Sanctus. Ut tamen non tres Dii, * sed unus est Deus. Ita Dóminus Pater, Dóminus Fílius, * Dóminus Spíritus Sanctus. Et tamen non tres Dómini, * sed unus est Dóminus. Quia, sicut singillátim unamquámque persónam Deum ac Dóminum confitéri christiána veritáte compéllimur: * ita tres Deos aut Dóminos dícere cathólica religióne prohibémur. Pater a nullo est factus: * nec creátus, nec génitus. Fílius a Patre solo est: * non factus, nec creátus, sed génitus. Spíritus Sanctus a Patre et Fílio: * non factus, nec creátus, nec génitus, sed procédens. Unus ergo Pater, non tres Patres: unus Fílius, non tres Fílii: * unus Spíritus Sanctus, non tres Spíritus Sancti. Et in hac Trinitáte nihil prius aut postérius, nihil majus aut minus: * sed totæ tres persónæ coætérnæ sibi sunt et coæquáles. Ita ut per ómnia, sicut jam supra dictum est, * et únitas in Trinitáte, et Trínitas in unitáte veneránda sit. Qui vult ergo salvus esse, * ita de Trinitáte séntiat. Sed necessárium est ad ætérnam salútem, * ut Incarnatiónem quoque Dómini nostri Jesu Christi fidéliter credat. Est ergo fides recta ut credámus et confiteámur, * quia Dóminus noster Jesus Christus, Dei Fílius, Deus et homo est. Deus est ex substántia Patris ante sǽcula génitus: * et homo est ex substántia matris in sǽculo natus. Perféctus Deus, perféctus homo: * ex ánima rationáli et humána carne subsístens. Æquális Patri secúndum divinitátem: * minor Patre secúndum humanitátem. Qui licet Deus sit et homo, * non duo tamen, sed unus est Christus. Unus autem non conversióne divinitátis in carnem, * sed assumptióne humanitátis in Deum. Unus omníno, non confusióne substántiæ, * sed unitáte persónæ. Nam sicut ánima rationális et caro unus est homo: * ita Deus et homo unus est Christus. Qui passus est pro salúte nostra: descéndit ad ínferos: * tértia die resurréxit a mórtuis. Ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis: * inde ventúrus est judicáre vivos et mórtuos. Ad cujus advéntum omnes hómines resúrgere habent cum corpóribus suis; * et redditúri sunt de factis própriis ratiónem. Et qui bona egérunt, ibunt in vitam ætérnam: * qui vero mala, in ignem ætérnum. Hæc est fides cathólica, * quam nisi quisque fidéliter firmitérque credíderit, salvus esse non póterit.”

L’adorazione della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, con il mistero dell’Incarnazione e la Redenzione di Gesù-Cristo, costituiscono il fondamento della vera fede insegnata dalla Maestra dei popoli, la Chiesa di Cristo, Sposa verità unica ed infallibile, via di salvezza, fuori dalla quale c’è dannazione eterna.  … O uomini, intendetelo quanto questo dogma vi nobiliti. Creati a similitudine dell’augusta Trinità, voi dovete formarvi sul di lei modello, ed è questo un dover sacro per voi. Voi adorate una Trinità il cui carattere essenziale è la santità, e non vi ha santità sì eminente, alla quale voi non possiate giungere per la grazia dello Spirito santificatore, amore sostanziale del Padre e del Figlio. Per adorare degnamente l’augusta Trinità voi dovete dunque, per quanto è possibile a deboli creature umane, esser santi al pari di lei. Dio è santo in se stesso, vale a dire che non è in lui né peccato, né ombra di peccato; siate santi in voi stessi. Dio è santo nelle sue creature: vale a dire che a tutto imprime il suggello della propria santità, né tollera in veruna il male o il peccato, che perseguita con zelo immanchevole, a vicenda severo e dolce, sempre però in modo paterno. Noi dunque dobbiamo essere santi nelle opere nostre e santi nelle persone altrui evitando cioè di scandalizzare i nostri fratelli, sforzandoci pel contrario a preservarli o liberarli dal peccato. Siate santi, Egli dice, perché Io sono santo. E altrove: Siate perfetti come il Padre celeste è perfetto; fate del bene a tutti, come ne fa a tutti Egli stesso, facendo che il sole splenda sopra i buoni e i malvagi, e facendo che la pioggia cada sul campo del giusto, come su quello del peccatore. Modello di santità, cioè dei nostri doveri – verso Dio, L’augusta Trinità è anche il modello della nostra carità, cioè dei nostri doveri verso i nostri fratelli. Noi dobbiamo amarci gli uni gli altri come si amano le tre Persone divine. Gesù Cristo medesimo ce lo comanda, e questa mirabile unione fu lo scopo degli ultimi voti che ei rivolse al Padre suo, dopo l’istituzione della santa Eucarestia. Egli chiede che siamo uno tra noi, come Egli stesso è uno col Padre suo. A questa santa unione, frutto della grazia, ei vuole che sia riconosciuto suo Padre che lo ha inviato sopra la terra, e che si distinguono quelli che gli appartengono. Siano essi uno, Egli prega, affinché il mondo sappia che Tu mi hai inviato. Si conoscerà che voi siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri. « Che cosa domandate da noi, o divino Maestro, esclama sant’Agostino, se non che siamo perfettamente uniti di cuore e di volontà? Voi volete che diveniamo per grazia e per imitazione ciò che le tre Persone divine sono per la necessità dell’esser loro, e che come tutto è comune tra esse, così la carità del Cristianesimo ci spogli di ogni interesse personale ». – Come esprimere l’efficacia onnipotente di questo mistero? In virtù di esso, in mezzo alla società pagana, società di odio e di egoismo, si videro i primi Cristiani con gli occhi fissi sopra questo divino esemplare non formare che un cuore ed un’anima, e si udirono i pagani stupefatti esclamare: « Vedete come i Cristiani si amano, come son pronti a morire gli uni per gli altri! » Se scorre tuttavia qualche goccia di sangue cristiano per le nostre vene, imitiamo gli avi nostri, siamo uniti per mezzo della carità, abbiamo una medesima fede, uno stesso Battesimo, un medesimo Padre. I nostri cuori, le nostre sostanze siano comuni per la carità: e in tal guisa la santa società, che abbiamo con Dio e in Dio con i nostri fratelli, si perfezionerà su la terra fino a che venga a consumarsi in cielo. – Noi troviamo nella santa Trinità anche il modello dei nostri doveri verso noi stessi. Tutti questi doveri hanno per scopo di ristabilire fra noi l’ordine distrutto dal peccato con sottomettere la carne allo spirito e lo spirito a Dio; in altri termini, di far rivivere in noi l’armonia e la santità che caratterizzano le tre auguste persone, e ciascuno di noi deve dire a sé  stesso: Io sono l’immagine di un Dio tre volte santo! Chi dunque sarà più nobile di me! Qual rispetto debbo io aver per me stesso! Qual timore di sfigurare in me o in altri questa immagine augusta! Qual premura a ripararla, a perfezionarla ognor più! Sì, questa sola parola, io sono l’immagine di Dio, ha inspirato maggiori virtù, impedito maggiori delitti, che non tutte le pompose massime dei filosofi.

3

Te Deum Patrem ingenitum, te Filium unigenitum, te Spiritum Sanctum Paraclitum, sanctam et individuam Trinitatem, toto corde et ore confitemur, laudamus atque benedicimus. (ex Missali Rom.).

Indulgentia quingentorum dierum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotìdie per integrum mensem precatiuncula devote reperita fuerit

(S. C. Ind., 2 iul. 1816; S. Pæn. Ap., 28 sept. 1936).

12

a) O sanctissima Trinitas, adoro te habitantem per gratiam tuam in anima mea.

b) Osanctissima Trinitas, habitans per gratiam tuam in anima mea, facut magis ac magis amem te.

c) O sanctissima Trinitas, habitans per gratiam tuam in anima mea, magis magisque sanctifica me.

d) Mane mecum, Domine, sis verum meum gaudium.

Indulgentia trecentorum dierum prò singulis iaculatoriis precibus etiam separatim (S. Pæn. Ap., 26 apr. 1921 et 23 oct. 1928).

16

a) Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus immortalis, miserere nobis.

b) Tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio in sæcula sempiterna, o beata Trinitas (ex Missali Rom.).

Indulgentia quingentorum dierum prò singulis invocationibus etiam separatim.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotìdie per integrum mensem alterutra prex iaculatoria devote recitata fuerit (Breve Ap., 13 febr. 1924; S. Pæn. Ap., 9 dec. 1932).

40

In te credo, in te spero, te amo, te adoro,

beata Trinitas unus Deus, miserere mei nunc et

in hora mortis meæ et salva me.

Indulgentia trecentorum dierum (S. Pæn. Ap., 2 iun.)

43

CREDO IN DEUM,

Patrem omnipotentem, Creatorem cœli et terræ. Et in Iesum Christum, Filium eius unicum, Dominum nostrum: qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus et sepultus; descendit ad inferos; tertia die resurrexit a mortuis ; ascendit ad cœlos; sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis; inde venturus est iudicare vivos et mortuos. Credo in Spiritum Sanctum, sanctam Ecclesiam catholicam, Sanctorum communionem, remissionem peccatorum, carnis resurrectionem, vitam æternam, Amen.

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotìdie per integrum mensem praefatum Apostolorum Symbolum pia mente recitatum fuerit (S. Pæn. Ap., 12 apr. 1940).

ACTUS ADORATIONIS ET GRATIARUM ACTIO PROPTER BENEFICIA, QUÆ HUMANO GENERI EX DIVINI VERBI INCARNATIONE ORIUNTUR.

45

Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, eccoci prostrati alla vostra divina presenza. Noi ci umiliamo profondamente e vi domandiamo perdono delle nostre colpe.

I . Vi adoriamo, o Padre onnipotente, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di averci dato il vostro divin Figliuolo Gesù per nostro Redentore, che si è lasciato con noi nell’augustissima Eucaristia sino alla consumazione dei secoli, rivelandoci le meraviglie della carità del suo Cuore in questo mistero di fede e di amore.

Gloria Patri.

II. O divin Verbo, amabile Gesù Redentore nostro, noi vi adoriamo, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di aver preso umana carne e di esservi fatto, per la nostra redenzione, sacerdote e vittima del sacrificio della Croce: sacrificio che, per eccesso di carità del vostro Cuore adorabile, Voi rinnovate sui nostri altari ad ogni istante. 0 sommo Sacerdote, o divina Vittima, concedeteci di onorare il vostro santo sacrificio nell’augustissima Eucaristia con gli omaggi di Maria santissima e di tutta la vostra Chiesa trionfante, purgante e militante. Noi ci offriamo tutti a voi; e nella vostra infinita bontà e misericordia accettate la nostra offerta, unitela alla vostra e benediteci.

Gloria Patri.

III. O divino Spirito Paraclito, noi vi adoriamo, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di avere con tanto amore per noi operato l’ineffabile beneficio dell’Incarnazione del divin Verbo, beneficio che nell’augustissima Eucaristia  si estende e amplifica continuamente. Deh! per questo adorabile mistero della carità del sacro Cuore di Gesù, concedete a noi ed a tutti i peccatori la vostra santa grazia. Diffondete i vostri santi doni sopra di noi e sopra tutte le anime redente, ma in modo speciale sopra il Capo visibile della Chiesa, il Sommo Pontefice Romano [Gregorio XVIII], sopra tutti i Cardinali, i Vescovi e Pastori delle anime, sopra i sacerdoti e tutti gli altri ministri del santuario. Così sia.

Gloria Patri.

Indulgentia trium annorum (S. C. Indulg. 22 mart. 1905; S. Pæn. Ap., 9 dee. 1932).

Queste sono le feste del mese di:

FEBBRAIO 2020

1 Febbraio S. Ignatii Episcopi et Martyris  –  Duplex

                 1° Sabato

2 Febbraio Dominica IV Post Epiphaniam    Semiduplex Dominica minor

                  In Purificatione Beatæ Mariæ Virginis    Duplex II. Classis

                  Festa dell’Arciconfraternita del Cuore Immacolato di Maria

3 Febbraio S. Blasii Episcopi  –  Feria

4 Febbraio S. Andreæ Corsini Episcopi et Confessoris    Duplex

5 Febbraio S. Agathæ Virginis et Martyris –  Duplex

6 Febbraio S. Titi Episc. et Confessoris  –  Duplex

7 Febbraio S. Romualdi Abbatis    Duplex

                  1° Venerdì

8 Febbraio S. Joannis de Matha Confessoris – Duplex

9 Febbraio Dominica in Septuagesima    Semiduplex II. classis

S. Cyrilli Episc. Alexandrini Confessoris Ecclesiæ Doctoris    Duplex

10 Febbraio S. Scholasticæ Virginis  –  Duplex

11 Febbraio In Apparitione Beatæ Mariæ Virginis    Duplex majus

12 Febbraio Ss. Septem Fundat. Ord. Servorum B. M. V.    Duplex

14 Febbraio S. Valentini  –  Feria

15 Febbraio SS. Faustini et Jovitæ  –  Feria

16 Febbraio Dominica in Sexagesima  –  Semiduplex II. classis

18 Febbraio S. Simeonis Faustini Episcopi et Martyris    Feria

22 Febbraio In Cathedra S. Petri Ap. –   Duplex II. classis

23 Febbraio Dominica in Quinquagesima    Semiduplex II. classis

S. Petri Damiani    Duplex

25 Febbraio S. Matthiæ Apostoli  – Duplex II. classis

26 Febbraio Feria IV Cinerum  –  Semiduplex

28 Febbraio S. Gabrielis a Virgine Perdolente Confessoris    Duplex

TEMPO DELL’EPIFANIA

TEMPO DELL’EPIFANIA

Dal 14 Gennaio alla Domenica di Settuagesima.

I . Commento Dogmatico.

Il ciclo di Natale è come un dramma grandioso in tre atti, che ha il fine di rappresentare in tre modi distinti l’Incarnazione del Verbo e la divinizzazione dell’uomo.

Il primo atto del ciclo di Natale si svolge durante le quattro settimane dell’Avvento. Ci rivela, con figure e parole profetiche, il grande dogma di un Dio fatto uomo e ci prepara a partecipare a questo grande mistero.

Il secondo atto, che comprende, con il Tempo di Natale, tutti i misteri della fanciullezza di Gesù ci fa « vedere con i nostri occhi e toccare con le nostre mani il Verbo di vita che era nel seno del Padre, e che ci è apparso, perché possiamo entrare in comunione con il Padre, e con il Figlio Gesù Cristo, e perché la nostra gioia sia perfetta (S. Giov. I, 4)

Il terzo atto, che si svolge durante il Tempo dopo l’Epifania, è la continuazione del Tempo di Natale. La divinità di Gesù continua ad affermarsi. Non sono più gli Angeli del « Gloria in excelsis », né la stella dei Magi, e neppure la voce di Dio Padre e l’apparizione dello Spirito Santo, come al Battesimo di nostro Signore, ma è il Cristo stesso che agisce e parla come Dio. Egli vorrà, come vedremo nel ciclo di Pasqua, la sottomissione del nostro spirito e del nostro cuore al suo insegnamento e alla regola di condotta ch’Egli ci detta; bisogna dunque che prima di tutto le sue parole e i suoi atti manifestino la sua autorità divina. Cosi, i Vangeli della 2a 3a e 4a Domenica dopo l’Epifania, sono tratti dalla serie di miracoli che San Matteo riferisce, e quelli della 5a e 6a domenica dalle parabole chi lo stesso Evangelista riporta per dimostrare che Gesù è il Messia: Gesù comanda alle malattie, al mare, al vento, cambia l’acqua in vino, guarisce a distanza, o con un semplice gesto. Egli è dunque Dio. Gesù parla anche come solo un Dio può farlo. Questo Tempo dopo l’Epifania è, come tutto il ciclo di Natale, il tempo consacrato all’Epifania, o manifestazioni della divinità di Gesù.

Le parole di Cristo, sono l’espressione diretta e sensibile dei pensiero di Dio. « Le cose che Io dico, le dico come il Padre me le ha dette » (S. Giov., XII, 50). E come le Sante Specie, che sono l’oggetto della nostra adorazione, perché contengono la divinità, la dottrina di Gesù esige da parte nostra fede e rispetto, perché è una piccola parte della verità eterna. « Colui che riceve con indifferenza la santa parola, non è meno colpevole di colui che lascia cadere a terra il Corpo del Figlio di Dio » (S. Cesano, Appendice opere S. Agostino, Sermo CCC, 2). Ciò che S. Paolo dice dell’Eucarestia: « Colui che mangia indegnamente il Corpo del Signore, mangia la propria condanna ». (I ai Corinti, XI, 29). Gesù l’ha detto con la sua parola sacra: « Colui che non riceve le mie parole, ha chi lo giudica: la parola annunciata da me, questa sarà suo giudice nel giorno estremo » (S. Giov., XII, 48). Perché restringerla, è respingere il Verbo che si manifesta a noi sotto questa forma. Ma Gesù non ha soltanto « detto la verità » (id. VII, 40), secondo la sua bella espressione, egli ha « fatto la verità » (id. III, 21). Possedendo la natura del Padre, ne possiede non solo la dottrina, ma anche l’Onnipotenza. – Il Figlio non può far niente da sé, se non quello che vede fare dal Padre, perché tutto ciò che il Padre fa, il Figlio lo fa egualmente (id. V, 19); E allora, come le sue parole, cosi i suoi miracoli sono una manifestazione della sua divinità. « Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste rendono testimonianza di me (id. X, 25). Un uomo non saprebbe parlare e agire come Gesù, se non fosse Dio; così Egli aggiunge: « Se Io non fossi venuto e non avessi parlato loro, essi non avrebbero peccato, ma ora essi non hanno scuse per i loro peccati. « Se io non avessi fatto fra loro opere tali, che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa » (id. XV, 22-24). Queste due frasi riassumono, in rapporto a Gesù, tutto il Tempo dopo l’Epifania. E, quanto a noi, dobbiamo cercare nelle Epistole tratte dalle lettere di S. Paolo ai Romani, quale sia lo Spirito di questo stesso Tempo. Non soltanto Dio, fedele alla sua promessa, invita i Giudei ad entrare nel regno di cui il suo Figlio è re, ma pieno di misericordia, chiama tutti i Gentili a far parte di queste regno, in modo che, divenuti anche noi a nostra volta membri del Corpo mistico di Cristo, dobbiamo amarci l’un l’altro come fratelli in Gesù Cristo e sottometterci in tutta umiltà al Figlio di Dio, che è nostro Re.

II. Commento storico

Al tempo di nostro Signore, la Palestina era divisa in Quattro ProvincieAd Est del Giordano, la Perea; ad Ovest ed a Sud laGiudea; al centro, la Samaria; al Nord, la Galilea.In questa ultima regione, dove furono un tempo le tribù di Aser di Neftali,, di Zàbulon, di Issachar, si svolsero gli avvenimenti narrati nei Vangeli delle Domeniche dopo l’Epifania. A Cana Gesù fece il suo primo miracolo (2° Dpm. Dopo l’Epifania). Poi nella Sinagoga di Nazaret, tornando nella Galilea, predicò la sua sublime dottrina, « che rapiva tutti coloro che l’ascoltavano » (Comm. delle Dom. 4°, 5°, 6° dopo l’Epifania). Ancora in Galilea Gesù guarì il lebbroso(Vang 3a Dom. dopo l’Epifania). Ma a Cafarnao soprattutto,a una giornata di cammino da Nazareth, per una stradache discende attraverso le collinedi Zàbulon, Gesù predicò la suadottrina ed operò i suoi miracoli.Dopo il discorso della montagna, che alcune tradizioni diconcofosse quella di Kùrum Hattin, al Nord-Ovest di Tiberiade, Crist:odiscese a Cafarnao dove guari il servitore del centurione (Vang. 3aDom. dopo l’Epifania). Sopra una barca presso la riva del Iago, chedeve il suo nome di Genezaret, o valle dei fiori, ai prati fioriti, checircondano le sue sponde, Gesù narrò la parabola del seminatore (Ev. 5a Dom. dopo l’Ep.). Le fertili colline che si stendono da Cafarnao a Chorozain gliene offrirono gli elementi. Quanto alle parabole delle quali ci parla il Vangelo della 6 a Dom. dopo l’Epifania, furono dette poco dopo. Alla fine di questa continuata predicazione, una sera, il Salvatore, non potendo riposare, volle attraversare il lago di Tiberiade, formato dalle acque del Giordano, il quale è sovente sconvolto da frequenti e forti uragani. Qui Gesù calmò miracolosamente la tempesta e mostrò ancora una volta agli Apostoli di essere Dio (Vang. 4″ Dom. dopo l’Ep.).

III. — Commento Liturgico.

Il Tempo dopo l’Epifania comincia il domani dell’Ottava di questa festa e va per il Ciclo del Tempo fino al tempo di Settuagesima e per il Ciclo dei Santi, fino al 2 febbraio, Festa della Purificazione. Mentre le feste del Natale e dell’Epifania che cadono sempre il 25 dicembre e il 6 gennaio danno al Ciclo di Natale un carattere di stabilità, il Ciclo di Pasqua che si svolge in gran parte sotto la luna pasquale, è necessariamente mobile. Cosi, quando la festa della Risurrezione, che può cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile, cade presto, la 9a Domenica che precede e cioè quella di Settuagesima, viene ad occupare il tempo dopo l’Epifania, il quale mentre conta normalmente 6 domeniche è talvolta ridotto a una o due domeniche (ved. p. 271). Il color verde, simbolo della speranza, è quello del Tempo dopo l’Epifania, come sarà quello del Tempo dopo la Pentecoste. Il verde è infatti il colore che predomina nella natura. San Paolo dice che colui che scava il solco, deve farlo con le speranza di raccogliere i frutti. Allo stesso modo in questo Tempo dopo l’Epifania, il campo della Chiesa, seminato con la dottrina e con le opere, di Gesù, si copre di verdi steli, promessa di abbondante raccolto. Facendo eco a quello di Natale, questo Tempo ha dunque la caratteristica di una santa gioia; la gioia di possedere nella persona di Cristo, un Dio « potente in opere ed in parole » (S Luca, XXIV, 79); la gioia anche di far parte del suo regno sulla terra in attesa che al suo ritorno ci faccia partecipi per sempre del regno eterno.

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: GENNAIO 2020

CALENDARIO LITURGICO DI GENNAIO 2020

Fidelibus, qui mense ianuario speciale aliquod obsequium Ss. Nomini Jesu, devote exhibuerint, conceditur: (ai fedeli che praticheranno un qualunque ossequio al Ss. Nome di Gesù, si concede:)

INDULGENTIA septem annorum semel quolibet mensis die; (sette anni per ogni giorno del mese)

Indulgentia Plenaria

suetis conditionibus, si huismodi pietatis obsequium per integrum mensem quotidie praestitum fuerit (Breve Ap., 21 dic. 1901; S. paen. Ap., 2 ian. 1933).

https://www.exsurgatdeus.org/2017/04/08/salmi-sul-nome-di-gesu/

GENNAIO  è il mese che la Chiesa Cattolica dedica alla S. INFANZIA DI GESÙ CRISTO

[Sac. D. C. D. G.: Il mese di Gesù Bambino; Dai torchi del Tramater, Napoli, 1840]

Motivi di praticare fedelmente questa Divozione.

I . Con la devozione di questo Mese possiamo guadagnarci il Cuore di Dio, che volle fino coi prodigj onorato il S. Bambino. Oh quando ci gioverà il suo gradimento.

II. Con la divozione di questo Mese possiamo farci un gran capitale di affetti santi. La grandezza di Gesù, dice S. Bernardo, umilia; ma la sua piccolezza innamora. Oh che consolazione ne avremo!

III. Con la divozione di questo Mese ci potremo meritare la protezione del S. Bambino. Egli non si fa vincere di cortesia, e sarà liberale con chi l’onora, quando è più oltraggiato. Oh che grande appoggio ci acquisteremo!

ESEMPIO

Vivea in Bona, Città della Borgogna, la Vener. Suor Margherita del SS. Sagramento Monaca Carmelitana, quando gli Spagnoli entrarono nella Piecardia, e poi anche in Borgogna. Ora apparsole il S. Bambino, le ordina di fare certa divozione alla sua santa infanzia, come sarebbe questa del Mese presente, promettendole in premio la perseverazione della Città. Non mancò la divota Verginella di adempire esattamente l’ordine datole, e ogni dì offriva al S. Bambino devoti ossequi, e preghiere, animando insieme le sue Sorelle a confidare nel suo Sposo fedele. Intanto avanzandosi l’armata nemica, tutta la Città era in pianti e in confusione. Apparsole allora il Signore le fece animo, e le rivelò il giorno, e l’ora, in cui sarebbe seguita la ritirata dei nemici da Verdun. Corse ella ad avvisarne la Priora, e veramente seguì come le aveva predetto. Ma tornando di nuovo il nemico in Borgogna, ricorse essa con le altre Suore al S. Bambino, il quale apparsole, le tornò a prometter la sua protezione. Infatti mentre ognuno consigliava la Superiora ad uscir con le Religiose, Suor Margherita la dissuase dicendo, che una paglia del Presepio valeva più di tutte le armi nemiche. Ed ecco improvvisamente i nemici si ritirarono, e tutta l’armata si sbandò.

[G. Perardi: La Vergine Madre di Dio e la vita cristiana – Torino, LIBRERIA DEI SACRO CUORE, 1908]

L’adorazione dei Magi –

aggiungendosi a quella dei pastori – viene a compiere il mistero della nascita del Figliuolo di Dio: così all’adorazione degli Ebrei si aggiunge quella dei Gentili; e non solo la natura angelica, ma anche la natura fisica divulga il grande insegnamento. Chiamati dall’invito divino, avendo superato ogni difficoltà di ostacoli, quei santi personaggi arrivarono a Betlemme, e guidati dalla stella raggiunsero la dimora di Gesù, la capanna, o la modesta casetta nella quale si era allogata la santa Famiglia. Colà anziché essere turbata dalle apparenze della povertà, la fede dei Magi diviene più forte: e il loro ardore non è scosso, anzi è colmo d’ammirazione per lo strano abbassamento di un Dio; ed entrano senza dubitare nell’umile abitazione. Quale spettacolo si svela in quel momento ai loro occhi! « Re della terra, dice san Giovanni Grisostomo, non v’aspettate di trovare qui una regina con la fronte cinta di un diadema, o un principe sontuosamente vestito, che riposi sotto un padiglione ornato di ricche stoffe intessute d’oro o di porpora. No: ma venite a vedere nel fondo di una rustica ed umida stalla una povera Madre, la sposa di un artigiano e vicino ad essa un piccolo Bambino avvolto in panni e collocato in un presepio. Commossi a tale spettacolo, vivamente colpiti dallo sguardo angelico e dalla bellezza celeste che raggia dal volto della Vergine, soggiogati dal sorriso del divino pargoletto, i Magi si prostrano ed adorano il Figlio dell’Altissimo: poi gli offrono i loro doni, oro, incenso e mirra, i più ricchi prodotti del loro paese ». — « Che fate voi, o Magi, esclama S. Bernardo, che fate voi”? Voi adorate un bambino lattante, sotto un tetto di paglia, in miserabili fasce? È forse questi un Dio? Dio sicuramente è nel tempio; il Signore è nel cielo, sola dimora degna di Lui : e voi lo cercate in una vile stalla, al seno di una madre? » (Sermone I in Epiph.). Quale fede! quale semplicità! Quale esempio per noi dei sentimenti che dobbiamo portare appiè degli altari di Gesù e di Maria. Dice ancora S. Bernardo: « A chi paragonerò io questi uomini? Se considero la fede del buon ladrone, la confessione del centurione, essi la vincono d’assai, perché al tempo di costoro, Gesù aveva ricevuto molte adorazioni, aveva compito moltissimi miracoli, era stato proclamato Dio da molte voci » (Sermone II in Epiph.). I Magi scoprivano così nel Bambino, Colui che dopo di essi tutta la terra doveva adorare come Dio.

Queste sono le feste del mese di Gennaio 2020

1 In Circumcisione Domini    Duplex II. classis *L1*

3 Gennaio I Venerdì del mese.

4 Gennaio I Sabato del mese.

5 Gennaio DOMENICA Sanctissimi Nominis Jesu    Duplex II. classis *L1*

6 In Epiphania Domini    Duplex I. classis *L1*

12 Gennaio DOMENICA Sanctæ Familiæ Jesu Mariæ

13 Gennaio In Octava Epiphaniæ   – Duplex majus

Commemoratio Baptismatis Domini Nostri Jesu Christi    Duplex II. classis

14 Gennaio S. Hilarii Episcopi Confessoris Ecclesiæ Doctoris    Duplex m.t.v.

15 Gennaio S. Pauli Primi Eremitæ et Confessoris    Duplex m.t.v.

16 Gennaio S. Marcelli Papæ et Martyris    Semiduplex

17 Gennaio S. Antonii Abbatis    Duplex

18 Gennaio Cathedræ S. Petri    Duplex majus *L1*

19 Gennaio Dominica II post Epiphaniam    Semiduplex Dominica minor *I*

  Ss. Marii, Marthæ, Audifacis, et Abachum Martyrum  –  Simplex

20 Gennaio Ss. Fabiani et Sebastiani Martyrum    Duplex

21 Gennaio S. Agnetis Virginis et Martyris    Duplex *L1*

22 Gennaio Ss. Vincentii et Anastasii Martyrum    Semiduplex

23 Gennaio S. Raymundi de Peñafort Confessoris    Semiduplex m.t.v.

24 Gennaio S. Timothei Episcopi et Martyris    Duplex

25 Gennaio In Conversione S. Pauli Apostoli    Duplex majus *L1*

26 Gennaio DOMINICA III, post Epiphaniam

S. Polycarpi Episcopi et Martyris  – Duplex

27 Gennaio S. Joannis Chrysostomi Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex m.t.v.

28 Gennaio S. Petri Nolasci Confessoris – Duplex m.t.v.

29 Gennaio S. Francisci Salesii Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris  – Duplex

30 Gennaio S. Martinæ Virginis et Martyris  – Semiduplex

31 Gennaio S. Joannis Bosco Confessoris    Duplex

ANNO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA 2020

L’ANNO LITURGICO 2020

1 Gennaio – Circoncisione di Gesù

5 – SS. Nome di Gesù

6 Gennaio – Epifania

12 Gennaio – Sacra Famiglia   (Domenica entro l’Ottava dell’Epifania)

19 Gennaio – 2a Domenica dopo l’Epifania

26 Gennaio – 3a Domenica dopo l’Epifania

2 Febbraio – 4a Domenica dopo l’Epifania

 – Festa dell’Arciconfraternita del Cuore Immacolato di Maria Ss.

9 Febbraio – Domenica di Septuagesima

16 Febbraio – Domenica di Sessuagesima

23 Febbraio – Domenica di Quinquagesima

26 Febbraio – Mercoledì delle CENERI  – Inizio della Quaresima    

1 Marzo – 1a Domenica di Quaresima 

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

8 Marzo – 2a Domenica di Quaresima

15 Marzo – 3a Domenica di Quaresima

22 Marzo – 4a Settimana di Quaresima

29 Marzo  – I DOMENICA DI PASSIONE

5 Aprile – II DOMENICA DI PASSIONE – DELLE PALME

12 Aprile – DOMENICA DI PASQUA

19 Aprile – Domenica in Albis

26 Aprile – 2a Domenica dopo Pasqua

3 Maggio  – 3a Domenica dopo Pasqua

10 Maggio – 4a Domenica dopo Pasqua

17 Maggio – 5a Domenica dopo Pasqua

18 a 20 Maggio – Giorni delle Rogazioni

21 Maggio – Giovedì in Ascensione Domini

24 Maggio – Domenica entro l’Ottava dell’Ascensione

31 Maggio  – Domenica di Pentecoste

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

7 Giugno – Domenica della SS. Trinità

11 Giugno – Corpus Christi

14 Giugno – 2a Domenica dopo Pentecoste

19 GiugnoSACRO CUORE DI GESÙ (Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Christi)

21 Giugno – 3a Domenica dopo Pentecoste

28 Giugno – 4a Domenica dopo Pentecoste

5 Luglio – 5a Domenica dopo Pentecoste

12 Luglio – 6a Domenica dopo Pentecoste

19 Luglio  – 7a Domenica dopo Pentecoste

26 Luglio  – 8a Domenica dopo Pentecoste

2 Agosto – 9a Domenica dopo Pentecoste

9 Agosto – 10a Domenica dopo Pentecoste

16 Agosto – 11a Domenica dopo Pentecoste

23 Agosto – 12a Domenica dopo Pentecoste

30 Agosto – 13a Domenica dopo Pentecoste

6 Settembre – 14a Domenica dopo Pentecoste

13 Settembre – 15a Domenica dopo Pentecoste

 (GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

20 Settembre – 16a Domenica dopo Pentecoste

27 Settembre – 17a Domenica dopo Pentecoste

4 Ottobre – 18a Domenica dopo Pentecoste

11 Ottobre – 19a Domenica dopo Pentecoste

18 Ottobre – 20a Domenica dopo Pentecoste

25 Ottobre – 21a Domenica dopo Pentecoste

 FESTA DI CRISTO RE

1 Novembre – 22a Domenica dopo Pentecoste

8 Novembre – 23a Domenica dopo Pentecoste

15 Novembre – IV Domenica post Epiphaniam

22 Novembre – 24a Domenica dopo Pentecoste

29 Novembre 1a Domenica di Avvento

6 Dicembre – 2a Domenica di Avvento

8 Dicembre – 3a Domenica di Avvento

13 Dicembre – 3a Domenica di Avvento

 (GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

20 Dicembre – 4a Domenica di Avvento

25 Dicembre – GIORNO DI NATALE

26 Dicembre – SANTO STEFANO,  Primo Martire

27 Dicembre – SAN GIOVANNI, Apostolo ed Evangelista

28 Dicembre – SANTI INNOCENTI

30 Dicembre – Domenica entro Ottava di Natale

31 Dicembre – SAN SILVESTRO I, Papa.

1s GENNAIO 2021 – CIRCUMCISIONE DI NOSTRO SIGNORE

3 Gennaio – SANTO NOME DI GESÙ

6 Gennaio – FESTA DELL’EPIFANIA

TEMPO DI NATALE

IL TEMPO DI NATALE

(24 Dicembre-13 Gennaio)

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. D. G. Lefebvre O. S. B.; L.I..C.E. Berruti & C. – Torino, 1950))

Commento Dogmatico.

Se il Tempo dell’Avvento ci fa desiderare la duplice venuta del Figlio di Dio, il Tempo di Natale celebra l’anniversario della sua nascita come Uomo, e ci prepara alla sua venuta futura come Giudice. – A partire da Natale, la liturgia segue passo passo nel suo Ciclo Gesù nella sua opera di redenzione, perché la Chiesa, godendo di tutte le grazie che derivano da ciascuno di questi misteri della vita di Lui, sia, come dice l’Apostolo S. Paolo, la Sposa senza macchia, senza ruga, santa ed immacolata, ch’Egli potrà presentare al Suo Padre,quando tornerà a prenderci alla fine del mondo. Questo momento, designato dall’ultima Domenica dopo la Pentecoste, è il termine di tutte le feste del calendario cristiano. Percorrendo le pagine che il Messale e il Breviario dedicano al Tempo di Natale, si trova ch’esse sono consacrate specialmente ai misteri della fanciullezza di Gesù. La liturgia celebra la « manifestazione » al popolo Giudeo (Natività 25 Dicembre) e pagano (Epifania: 6 gennaio) del grande mistero dell’Incarnazione, che consiste nell’unione in Gesù del Verbo generato dal Padre prima di tutti i secoli, con l’umanità « generata dalla sua madre nel mondo » (Simbolo di S. Atanasio). E questo mistero ci completa con l’unione delle nostre anime al Cristo che ci genera alla vita divina: «A tutti quelli che l’hanno ricevuto ha dato il potere di divenire Figli di Dio » (Giov. I, 10). – Il Verbo, che riceve eternamente la natura divina dal Padre, « innalzò a Sé l’umanità che gli diede nel tempo la Vergine (Simb. S. Atanasio), e si unisce nel corso dei secoli alle nostre anime mediante la grazia. L’affermazione della triplice nascita del Verbo, dell’umanità di Gesù e del suo Corpo Mistico costituisce soprattutto l’oggetto della meditazione della Chiesa in questo periodo dell’anno.

A) Nascita eterna del Verbo.

« Iddio — dice S. Paolo — abita in una luce inaccessibile (1 Tim. VI, 16). Ed è per farci conoscere il Padre Suo, che Gesù è disceso sulla terra. « Nessuno conosce il Padre tranne il Figlio, e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo » (Matth. XI, 27). Il Verbo fatto carne è dunque per noi la manifestazione di Dio, è Dio fatto uomo che ci rivela il Padre. – Non meravigli dunque l’importanza che la Chiesa ammette nella liturgia di Natale, a questa manifestazione della divinità di Gesù Cristo. Attraverso le belle sembianze del Fanciullo, che Maria ha deposto nella mangiatoia, la Chiesa ci fa scorgere, come in trasparenza, la Divinità diventata in qualche modo visibile e tangibile. « Chi vede me, vede il Padre » (Giov. XIV, 9) diceva Gesù. « Per mezzo del mistero delI’Incarnazione del Verbo, aggiunge il Prefazio di Natale, noi conosciamo Dio in una forma visibile e, per bene affermare che la contemplazione del Verbo è soprattutto il fondamento della ascesi di questo tempo, si prendono specialmente dagli scritti dei due apostoli: S. Giovanni e S. Paolo, araldi per eccellenza della Divinità di Cristo, i brani nei quali essi ne parlano più profondamente. Così la liturgia di Natale ci fa inginocchiare, con Maria e Giuseppe, davanti a questo Dio rivestito della nostra carne: «Cristo è nato per noi: venite, adoriamolo» (Invit. Di Natale); con l’umile corteo dei pastori che vanno al presepio «ci fa accorrere in fretta per glorificare e lodare Iddio» (Vang. Messa di Mezzanotte); ci unisce alla sontuosa carovana dei Re Magi onde con loro « ci prostriamo avanti al Fanciullo e adoriamo» (Vang. Epifania) « Colui che tutti gli Angeli di Dio adorano » (Ep. della Messa del giorno).Riconosciamo con la Chiesa il grande dogma della Divinità diGesù e dell’Incarnazione del Verbo.

B) Nascita temporale dell’umanità di Gesù.

« Quando il sole si sarà alzato nel Cielo, vedrete il Re dei re procedere dal Padre, come lo sposo che esce dalla camera nuziale » (Antif. del Magnificat dei primi Vespri del Natale). « E il Verbo si fece carne ed abitò tra noi » dice S. Giovanni (Vang. Messa del giorno di Natale). Questo fanciullo che adoriamo è dunque Dio unito alla natura umana in tutto ciò che essa ha di più bello e di più debole, affinché noi non siamo accecati dalla sua luce e ci accostiamo a Lui senza timore. Conoscere i misteri dell’infanzia del Salvatore e penetrarne lo spirito è il principio della vita spirituale. Perciò, durante queste settimane, noi contempliamo con la Chiesa, Cristo a Betlemme, in Egitto, a Nazareth. Maria mette al mondo il suo divin Figliuolo, lo avvolge in fasce e lo adagia in una mangiatoia (Vang. Messa di Mezzanotte). Giuseppe circonda il bambino delle sue paterne sollecitudini. Egli ne è il padre, non solo perché, essendo lo sposo della Vergine, ha dei diritti sul frutto del seno di Lei, ma anche – come dice Bossuet – perché, mentre « gli altri adottano dei fanciulli, Gesù ha adottato un padre ». I tre nomi benedetti di Gesù, Maria e Giuseppe sono dunque incastonati nei testi della liturgia di Natale come perle preziose. « Maria, madre di Gesù, era fidanzata a Giuseppe» (Vang. della Viglia di Natale) . « I Magi trovarono Maria, Giuseppe ed il Fanciullo » (Vang. Vang. Messa dell’Aurora). « Giuseppe e Maria, madre di Gesù » (Vang. Messa dell’Ottava); « Giuseppe prende il Fanciullo e la Madre » (Vang. Vigilia dell’Epifania) « Figlio mio, tuo padre ed io ti cercavamo » (Vang. Dom. dell’Ottava dell’Epifania).

C) Nascita spirituale del corpo mistico di Gesù.

Ma— dice S. Tommaso — « non è per sé che il Figlio di Dio si è fatto uomo, ma per divinizzarci con la sua grazia (S. Th. III. Q. XXXVII, a 3 ad 2). Alla Incarnazione di Dio, cioè all’unione della natura divina e della natura umana nella Persona del Figlio di Dio, deve corrispondere la divinizzazione dell’uomo, cioè l’unione delie anime al Verbo, mediante la grazia santificante e la carità soprannaturale che l’accompagna. « Il Cristo intero – afferma infatti S. Agostino – è Gesù Cristo e i Cristiani. Egli è la testa e noi le membra ». Con Gesù noi nasciamo sempre più alla vita spirituale, perché la nascita del Capo è insieme quella del corpo (ad Ephes. II, 4 – ad Col. III, 9). « Rendiamo grazie a Dio Padre, per mezzo del suo Figlio, nello Spirito Santo, dice S. Leone, perché, avendoci amato nella sua infinita carità, ci ha usato misericordia, e, poiché eravamo morti per i peccati, ci ha tutti risuscitati in Gesù Cristo » (S. Leone, VI Serm. Della Natività) affinché noi fossimo in Lui una creatura nuova ed un’opera nuova. « Liberiamoci dunque del vecchio uomo e da tutte le sue opere » (Col. III, 9), e, ammessi a partecipare alla nascita di Cristo, rinunciamo alle opere della carne. Riconosci, o Cristiano, la tua dignità, e « divenuto partecipe della natura divina » (S. Piet. I, 4), guardati dal ricadere, con una condotta indegna di questa grandezza, nella miseria di una volta. Ricordati di quale Capo e di che corpo tu sei membro. Non dimenticare mai che « strappato alle potenze delle tenebre » « sei stato trasferito alla luce ed al regno di Dio » (Sesta lezione di Natale) . La ragione di festeggiare l’anniversario della natività di Gesù si è quella di fare ogni anno nascere maggiormente Gesù nelle anime nostre, mediante l’incremento della nostra fede e del nostro amore verso il Verbo Immacolato. I presepi e le altre manifestazioni esteriori di questo avvenimento, il più importante della Storia, non sono che mezzi per ravvivare questa fede e questo amore che ci fanno vivere divinamente. Occorre dunque che m questa festa del Natale, noi abbondiamo in buone opere (Oraz. delle Dom. nell’Ottava di Natale), manifestando così che noi siamo nati da Dio e divenuti suoi figli (Vang. Messe di Natale); occorre che tutta la nostra attività sia un irradiare di quella luce del Verbo che riempie le nostre anime (Oraz. Messa dell’Aurora). È questa la grazia propria del Tempo di Natale, che ha per iscopo di estendere la Paternità divina, affinché il Padre possa dire, parlando di ciascheduno di noi ciò che ha detto, a titolo specialissimo del Suo Verbo Incarnato; «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato » (Introito Messa di Mezzanotte. Questo “oggi” è per il Verbo, l’eternità). Prostrati umilmente, pronunciamo adunque con grande rispetto queste parole del Simbolo: lo credo in Gesù Cristo: 1) nato dal Padre prima dei secoli: Dio da Dio, consostanziale al Padre. 2) Disceso dal Cielo, incarnatosi per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria Vergine e fattosi uomo. 3) Credo alla S. Chiesa, nata alla vita divina mediante la grazia dello Spirito Santo, che rese feconde le acque del Battesimo.

II. Commento storico.

Tra gli anni 747 e 749 di Roma, il censimento generale, ordinato da Cesare Augusto, costrinse Giuseppe e Maria a recarsi da Nazareth a Betlemme, in Giudea. Ora, mentre essi erano in questo luogo, dice S. Luca, la Vergine mise alla luce il suo primogenito (Vangelo della Messa di Mezzanotte). Alludendo alla tradizione che, nel IV secolo, pone la culla di Gesù tra due animali, la liturgia, cita due testi di Profeti, quello di Isaia « il bue conosce il suo padrone e l’asino la greppia del suo signore (I, 3) » e quello di Abacuc « Signore tu apparirai tra due animali » (III, 2). – C’erano, nei dintorni, dei pastori che vegliavano durante la notte per custodire il gregge. Avvertiti da un Angelo, discesero in fretta sino a Betlemme (Vang. della Messa dell’alba). L’Antifona delle Lodi di Natale, indirizzandosi ad essi, domanda: « Chi avete visto, pastori? ditecelo, annunziatecelo; chi è comparso sulla terra? ». Essi rispondono; «Abbiamo visto un neonato, e abbiamo inteso i canti degli Angeli che lodavano il Signore, alleluia, alleluia ». Otto giorni dopo, il Fanciullo divino fu circonciso da Giuseppe (Circoncisione, genn.) e ricevette il nome di Gesù (Festa del S. Nome di Gesù: 2 Genn.) che l’Angelo aveva indicato a Giuseppe e a Maria. E quaranta giorni dopo che Maria ebbe partorito, andò al Tempio per offrirvi il sacrificio prescritto dalla legge (Presentazione: 2 febbraio). Allora Simeone predisse che Gesù sarebbe stato la rovina e la risurrezione di molti, e che una spada di dolore avrebbe trafitto il cuore della sua madre (Vang. della Dom. nella Ott di Natale). – Al corteo dei pastori ne succede ben presto un altro, quello dei Magi. Arrivano dall’Oriente a Gerusalemme, guidati da una stella, e, seguendo le indicazioni degli stessi principi dei sacerdoti, vanno a Betlemme, perché lì, secondo il profeta Michea, doveva nascere il Messia. Vi trovano il Bambino con Maria sua Madre e, prostrandosi, l’adorano. Poi, avvertiti in sogno, tornano a casa loro senza più passare per Gerusalemme (Vang. dell’Epif.). Erode, che aveva chiesto ai Magi di indicargli dove fosse nato il fanciullo, vedendo che essi l’avevano ingannato, andò in collera e fece uccidere tutti i fanciulli nati da meno di due anni, che trovavansi a Betlemme e nei dintorni, sperando così di liberarsi del re dei Giudei, nel quale temeva un competitore (Vang. dei SS. Innocenti). – Un Angelo apparve allora in sogno a Giuseppe e gli disse di fuggire in Egitto con Maria ed il Fanciullo. Ivi rimasero fino alla morte di Erode. L’Angelo del Signore apparve allora di nuovo in sogno a Giuseppe e gli disse di tornare nella terra d’Israele. Ma, avendo saputo che in Giudea governava Archelao al posto del padre Erode e che ordinava delle persecuzioni, Giuseppe temette per la vita del fanciullo e andò in Galilea, nella città di Nazareth » (Vang. della Vig. dell’Epif.). – Quando Gesù aveva dodici anni, i suoi Genitori, avendolo smarrito a Gerusalemme durante una delle feste di Pasqua, lo ritrovarono dopo tre giorni nel Tempio in mezzo ai Dottori. Tornato a Nazaret, vi crebbe in saggezza, in statura e in grazia avanti a Dio e agli uomini (Vang. della Domen. fra l’Ott. dell’Epif.). – Da Nazareth, trentenne, Gesù andò al Giordano per farsi battezzare da Giovanni Battista. E questi compiendo la sua missione di testimonio: hic venit ut testimonium perhiberet de lumine, dichiarò che quel Gesù sul quale lo Spirito Santo si posò sotto forma di una colomba, era il Messia atteso (Vang. dell’Ott, dell’Epif.).

III. — Commento Liturgico.

Il tempo di Natale comincia alla Vigilia della festa e termina, per il ciclo temporale, l’ottavo giorno dopo l’Epifania (13 gennaio), e per il santorale alla festa della Purificazione della Vergine (2 febbraio). Questo tempo è in parte caratterizzato dalla gioia che prova l’umanità di possedere colui, del quale l’umana natura è totalmente « consacrata » al Verbo, che la possiede come sua. e che consacrerà a Dio tutti gli uomini di cui sarà il Salvatore. Perciò questo Tempo è un’epoca di « grande gioia per tutto il popolo » (Vang. Messa di Mezzanotte). Con gli Angeli, con i Pastori, con i Magi soprattutto, primizie dei Gentili, lasciamoci « trasportare dal grande giubilo » (Vang. Epifania), e con la Chiesa, che riveste i suoi Sacerdoti di paramenti bianchi e rende agli organi la loro voce melodiosa, cantiamo un festante « Gloria in excelsis». « Il Salvatore Nostro, scrive S. Leone, oggi è nato, rallegriamoci ». « Non ci può esser tristezza nel giorno in cui nasce la vita, la quale, dissipando il timore della morte, spande sulle nostre anime la gioia della promessa eternità. Non c’è persona che non abbia parte a questa allegrezza. Tutti hanno uno stesso motivo di rallegrarsi, poiché nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, trovandoci tutti schiavi della colpa, è venuto per liberarcene tutti. Esulti il santo, perché si avvicina alla palma; gioisca il peccatore, poiché è invitato al perdono; si animi il gentile, perché è chiamato alla vita » (4a Lez. – 25 Dic.,). E questa allegrezza è tanto più grande in quanto la nascita di Gesù (La Festa dei Santi è chiamata Natalis, perché si celebra il giorno in cui la loro anima entra nel cielo. Alla fine del mondo i nostri corpi risuscitati parteciperanno alla loro volta a questa nascita celeste) sulla terra è il pegno della nostra nascita in cielo, quando Egli ritornerà a prenderci alla fine del mondo. – È in mezzo alle tenebre, simbolo di quelle che oscurano le anime, che Gesù è nato. « Mentre il mondo intero era sepolto nel silenzio e la notte era a metà del suo corso, dice l’Introito della Messa della Ottava di Natale, il Vostro Verbo onnipotente, o Signore, è disceso dal trono regale del cielo ». Cosi, per uno speciale privilegio, si celebra nella Festa di Natale una Messa a Mezzanotte, seguita da un’altra all’aurora, e da una terza al mattino. Come notano i Padri, si è appunto al momento in cui il sole arriva al punto più basso del suo corso e rinasce in qualche modo, che nasce ogni anno pure a Natale il « Sole di giustizia ». – Il sole della natura e quello delle anime, di cui è l’immagine, sorgono insieme. « Il Cristo ci è nato, dice S. Agostino, proprio quando i giorni cominciano a crescere » (Disc. sulla Natività di N. S.). La festa di Natale, il giorno 25 dicembre, coincide con la festa che i pagani celebravano al solstizio d’inverno per onorare la nascita del sole ch’essi divinizzarono. Così la Chiesa cristianizzò questo rito pagano. La Messa di mezzanotte a Roma si celebrava nella basilica di S Maria Maggiore, che rappresenta Betlemme, perché vi si venerano alcune parti del presepio del Salvatore, sostituita da una mangiatoia d’argento nella grotta dove nacque Gesù. Questa grotta era, dalla metà del secondo secolo, visitata da numerosi pellegrini. L’imperatrice Elena fece costruire in questo luogo una basilica che si volle molto semplice, essendo Gesù nato nella povertà. Si lasciò scoperta una parte di roccia, e quando più tardi, verso l’Ottavo secolo, la mangiatoia d’argento sparì, si pose un altare nel luogo presunto della nascita del Salvatore. In questa Basilica della Natività Baldovino, fratello di Goffredo di Buglione, si fece consacrare nel Natale 1101, nella stessa città dove un tempo David era stato unto re dalle mani del Profeta Samuele. – Nel XII secolo, la culla del Principe della pace fu ornata molto riccamente di preziosi mosaici. « Mentre nelle loro insegne spiegate i profeti vi testimoniavano la divinità del Messia e la lunga teoria dei suoi antenati ne affermava la sua umanità, la Chiesa, nelle sue Assisi solenni, v i proclamava insieme l’umanità completa e la perfetta divinità di Colui che nacque a Betlemme, che fu osannato dagli Angeli e adorato dai Magi » (Vincent et Abel: Bethleem, pag. 154).- Il nostro presepe sia l’Altare dove Gesù nasce per noi, specialmente in questo giorno, in cui l’Eucaristia ci viene presentata dai testi del Messale e del Breviario in relazione al mistero della nascita. E ritornati in famiglia manifestiamo il nostro senso liturgico, mantenendo le commoventi tradizioni dei tempi di grande fede, quando si continuavano in letizia le feste della Chiesa nell’intimità della vita familiare. Ogni focolare cristiano dovrebbe avere il suo piccolo presepe, intorno al quale recitare in questi giorni le preghiere del mattino e della sera. I fanciulli imparerebbero così (in questo periodo di gioia, proprio dell’infanzia) che essi debbono unirsi ai piccoli pastori e ai Magi per adorare il piccolo Gesù, il Dio fanciullo adagiato sulla paglia, per domandargli di diventare con Lui e con la sua grazia sempre più figli di Dio.

TEMPO DI AVVENTO (2019)

 TEMPO DI AVVENTO (2019)

[Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani – Comm. D. G. Lefebvre O.S. B.; L.I.C.E. Berruti & C. Torino, 1950]

Dalla Domenica di Avvento al 24 Dicembre.

I. Commento Dogmatico.

La lettura dei testi liturgici dei quali si serve la Chiesa durante le quattro settimane del tempo dell’Avvento, ci mostra chiaramente la sua intenzione di farci partecipi dello spirito dei Patriarchi e dei veggenti di Israele, che attendevano la venuta del Messia, nel suo duplice avvento di grazia e di gloria. – La Chiesa Greca celebra nell’Avvento gli Antenati del Signore, e specialmente Abramo, Isacco e Giacobbe. Nella quarta domenica, essa venera tutti i Patriarchi dell’Antico Testamento da Adamo fino a S. Giuseppe e i Profeti dei quali S. Matteo parla nella genealogia di Gesù. La Chiesa Latina, senza onorarli di un culto particolare, ce ne parla tuttavia nell’Ufficio, citando le promesse che sono state loro fatte circa il Messia. È il magnifico corteo che precede Gesù nel corso dei secoli, che la Chiesa fa cosi sfilare ogni anno avanti ai nostri occhi.

Ecco Giacobbe [I domenica, 3° respons.], Giuda, [IV dom., 2° resp.], Mosè 3) [Intr. Vig. di Nat.] David [Epif. ed Ev. di Nat.], Michea [II dom., I resp.], Geremia [Merc, I Sett., 3° resp.], Ezechiele [I Sett., 2° resp.], Daniele [I dom. 2° resp.], Gioele [Lun. I Sett., 3° resp.], Zaccaria [I Dom., II Ant. lod.], Habacuc [mart. I Sett. 3° resp.], Osea1 [Ven. I Sett., Ant. Magnif.], Aggeo [VI Ant. Magg.], Malachia [Merc. II Sett., Benedictus]; ma soprattutto Isaia [Tutte le lezioni del I Notturno di Mattutino nell’Avvento sono di Isaia, come pure l’Introito della II dom., il Communio della III Dom., l’Introito, la Lezione, l’Offertorio e il Communio del Mercoledì delle Quattro Tempora, l’Epistola del Venerdì, le quattro lezioni del Sabato e il Communio della Vigilia di Natale], S. Giovanni Battista [Dei quattro Vangeli dell’Avvento, tre sono dedicati a lui], S. Giuseppe [Vang. Della Vig. di Nat., e la gloriosa Vergine Maria [I Dom., 3° resp. Ecc.], che riassume in sé tutte le speranze messianiche, perché dal suo fiat dipende la loro realizzazione. E tutte queste anime sante anelano al Salvatore, e, accese di desiderio, lo supplicano d’affrettare la sua venuta. Non si può fare a meno, seguendo le diverse parti delle Messe e dell’Ufficio dell’Avvento, d’essere colpiti da queste invocazioni al Messia, insistenti e continue: « Vieni, o Signore, non tardare più [IV. Dom. All.]— Venite adoriamo il Re che viene [Invit. Dom.]; « Il Signore è vicino, venite adoriamolo [Invit. III Dom.]. — « Vieni, Signore, per salvarci [Tratto Sab. Q. T.] — «Mostra la tua potenza, Signore, e vieni » [Oraz. IV Dom.]. — « O Saggezza, vieni ad insegnarci la via della prudenza» [Antif. Magg.. — « O Dio, guida della casa di Israele, vieni a redimerci con la potenza del tuo braccio » [Antif. Magg.]! — « O discendente di Jesse, vieni a liberarci e non tardare » [Antif. Mag. — « O chiave di David e scettro della casa d’Israele, vieni e libera il prigioniero immerso nelle tenebre e nell’ombra della morte » [Ant. Mag.]. — « O Oriente, splendore della luce eterna, vieni ed illumina quelli che giacciono nelle tenebre e nell’ombra della morte » [Anti. Mag.]. — « O Re delle Nazioni e loro desiderio, vieni a salvare l’uomo che hai creato dal fango » [Antif. Mag.]. — « O Emmanuele (Dio con noi) nostro Re e Legislatore, vieni a salvarci, Signore nostro Dio » [Ant. Mag.]. II Messia atteso è dunque lo stesso figlio di Dio, il Gran Re liberatore [III Dom. 4° e 8° resp.], che vincerà satana [Ep. Sab. Q. T.], che regnerà eternamente sul suo popolo [IV Dom. 4° resp.], e che tutte le nazioni serviranno [Sab. Q. T. 3° lez.] . — Ed è principalmente perché la misericordia divina si estende non solo a Israele, ma a tutti i Gentili, che noi dobbiamo far nostro questo « vieni » e dire a Gesù: « O pietra angolare, che riunisci in Te i due popoli, vieni ». — E quando sarà venuto, tutti saremo insieme guidati da questo divino Pastore. « Egli pascolerà il suo gregge, dice Isaia, prenderà gli agnelli nelle sue braccia e li porterà in seno, Egli il Signore nostro Dio » [II Dom. intr.]. Questa venuta del Cristo, annunciata dai Profeti ed alla quale anela il popolo di Dio, è duplice; è insieme V Avvento di misericordia, nel quale il Divino Redentore è apparso in terra nell’umile condizione della Sua esistenza umana, e l’avvento di giustizia, nel quale apparirà pieno di gloria e di maestà, alla fine del mondo, come Giudice e supremo Rimuneratore degli uomini. I Profeti dell’Antico Testamento non hanno separato queste due venute, così la liturgia dell’Avvento, che ci riferisce le loro parole, parla ora dell’uno e ora dell’altro. Nostro Signore stesso (Cfr. il Vangelo della I Domenica di Avvento), passa senz’altro dalla sua prima venuta alla seconda, e nella sua omelia sul Vangelo della III Domenica dell’Avvento, S. Gregorio spiega che S. Giovanni Battista, il precursore del Redentore, è, nello spirito e nella virtù, Elia, il precursore del Giudice. Queste due venute non hanno del resto lo stesso fine? Che, se il Figlio di Dio si è abbassato fino a noi facendosi uomo (1a venuta) è per farci risalire fino al Padre suo (Orazione della Domenica delle Palme) con l’introdurci nel suo regno celeste (2a venuta). E la sentenza che il Figlio dell’uomo, cui sarà rimesso ogni giudizio, pronuncerà quando tornerà in questo mondo, dipenderà dall’accoglienza che gli sarà stata fatta quando venne per la prima volta. « Questo fanciullo — dice Simeone — è posto per rovina e per risurrezione di molti, e come segno di contraddizione  ».(Vang. Dom. ottava di Natale]. Il Padre e lo Spirito attesteranno che il Cristo è il Figlio di Dio, e Gesù stesso lo proverà con le sue parole e con i suoi miracoli. E gli uomini dovranno far propria questa triplice testimonianza di Dio in tre Persone, e decideranno cosi essi stessi la loro sorte futura. « Beato — dice il Maestro — chi non si scandalizzerà di me » [Ev. II Dom. Avv.] perché « chi confiderà nel Cristo non sarà confuso » [1 S. Pietro II, 6). Sventura, al contrario, a chi si getterà contro questa pietra di salvezza, perché vi si spezzerà. « Se qualcuno arrossisce di me o delle mie parole — dichiara ancora Gesù, — il Figlio dell’uomo arrossirà di lui quando verrà nella sua gloria e in quella del Padre e dei Santi Angeli » [S. Luc. IX, 26). — « Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua Maestà e con Lui tutti gli Angeli, si porrà sul trono della sua gloria. E, adunate tutte le genti avanti a sé, separerà gli uni dagli altri, come il pastore le pecore dai capri. Porrà le pecore alla Sua destra e i capri alla sua sinistra. Allora il Re dirà a quelli che sono alla sua destra: « Venite, benedetti dal Padre mio, e possedete il regno dei Cieli, che vi è stato preparato dall’origine del mondo. Dirà poi a quelli che sono alla sua sinistra: « Fuggite da me, maledetti, andate al fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli » [Matth. XXV, 34, 41]. — Il Giudizio divino sarà dunque una separazione che Dio farà tra i buoni e i cattivi. « Giudicami, o Dio — dice il Salmista — e separa la causa mia da quella di un popolo che mi è nemico; liberami dall’uomo malvagio e ingannatore » [Ps. XLII, ai piedi dell’altare]. — Tutti quelli che avranno rinnegato il Cristo sulla terra, saranno da Lui allontanati e separati per sempre da quelli che gli sono fedeli, mentre adunerà intorno a se quelli che l’avranno seguito, per farne i figli di Dio. Accoglierà nel suo seguito tutti quelli che lo avranno accolto con fede e con amore, e li farà entrare nel regno del Padre Suo. Intimamente uniti al Figlio di Dio fatto uomo, essi saranno per tutta l’eternità ciò che S. Paolo chiama il Cristo e il suo Corpo mistico » e S. Agostino « il Cristo totale ». E su questo principio Gesù giustificherà la sua sentenza, che separerà i buoni dai cattivi, dicendo: « Tutto ciò che avrete fatto al minimo dei miei, l’avrete fatto a me, e tutto ciò che non avrete fatto a questi, non l’avrete fatto a me ». È dunque proprio dall’accettazione del « mistero del Cristo » come lo chiama l’Apostolo, cioè del mistero dell’Incarnazione con tutte le sue conseguenze (accettazione di Gesù nel suo avvento d’umiltà, e accettazione della sua Chiesa, che dividerà le umiliazioni del suo Sposo divino), che dipenderà il giudizio finale; ed è per questo che, dopo aver parlato della nascita del fanciullo Gesù a Natale, la Chiesa parla, nel tempo dopo l’Epifania, dell’accoglienza ch’ebbe tanto dagli umili pastori giudei come dai potenti re-Magi, primizie delle nazioni pagane ch’entreranno nella Chiesa per la loro fede in Gesù, mentre gli orgogliosi giudei ne rimarranno fuori. « I Gentili dovevano essere tutti raccolti, scrive S. Gregorio, mentre i giudei stavano per essere dispersi a causa della loro perfidia »  [Sab. Q. T., T. I lez.]. — « Non ho trovato fede si grande in Israele — dirà il Cristo al Centurione pagano, — e cosi molti verranno dall’Oriente e dall’Occidente, e parteciperanno al festino con Abramo, Isacco e Giacobbe, nel regno dei cieli; mentre i figli del regno (i Giudei) saranno gettati nelle tenebre esteriori » [V. III Don. Epif.]. E ancora: « Lasciate crescere insieme il loglio e il frumento, fino al tempo della mietitura, e al tempo della mietitura, io dirò ai mietitori: « Raccogliete prima il loglio, e legatelo in fasci per bruciarlo e radunate poi il grano nel mio granaio » [Ev. V Dom. Epif.] . — E in tutte le Epistole di questo stesso tempo dopo l’Epifania che chiude il ciclo di Natale, San Paolo insisterà sul grande precetto dell’amore verso il prossimo. « Soprattutto, abbiate la carità, che è il vincolo della perfezione: e la pace di Cristo regni nei vostri cuori, nella quale siete uniti per formare un solo corpo. E tutto quello che farete in parole ed in opere, fatelo tutto nel nome del Signore Gesù Cristo, rendendo grazie a Dio per Gesù Cristo nostro Signore » [Ep. V Dom. Epif.]. Si comprende allora il compito dell’Avvento. Questo tempo ci prepara a ricevere, con le disposizioni necessarie, Gesù nel suo primo avvento, perché le feste di Natale sono per la Chiesa l’anniversario ufficiale della venuta del Salvatore; ed Egli ci prepara perciò ad essere nel numero dei benedetti dal Padre Suo quando verrà la seconda volta. La liturgia di questo tempo ci mostra dunque insieme le due venute affinché, noi guardiamo con la stessa confidenza alla nascita del Fanciullo del Presepio che nascerà sempre di più in noi per la grazia a Natale, e alla venuta del nostro Sovrano Giudice che ci introdurrà nel suo regno, e ci separerà dai malvagi, « mettendo tra loro e noi un abisso » [S. Luc. XVI, 26]. Al contrario dunque dei Giudei, i quali non vollero ammettere che la venuta di gloria del Messia, occupiamoci ora soltanto della sua venuta di misericordia. Lasciamo alle formule liturgiche tutta la loro ampiezza per non togliere nulla della loro efficacia, e diciamo come la Chiesa: Veni, Domine, vieni, o Signore, mio Salvatore e mio Giudice. Liberami quaggiù dai miei peccati e accoglimi un giorno nel tuo Cielo. Adveniat regnum tuum. Con tutti i Patriarchi ed i Profeti, io metto in Te, o Signore, ogni mia speranza: Per adventum tuum libera nos, Domine. Quanto è provvida la liturgia di questo tempo che ci prepara a celebrare il primo avvento di Gesù in preparazione del secondo, in modo che, godendo delle grazie del Redentore, non abbiamo a temere i castighi del Giudice. « Fa’, o Signore — domanda la Chiesa — che accogliendo con allegrezza il Figlio di Dio ora che viene a redimerci, possiamo rimirarlo con fiducia quando verrà per giudicarci » [Oraz. V. di Nat.]. L’Avvento ci mostra dunque che Gesù è il centro di tutta la storia del mondo. Cominciata da Adamo con l’attesa del suo avvento di grazia, finirà con l’attuazione della sua venuta di gloria. E la liturgia affida a tutti i Cristiani un ufficio in questo disegno divino; perché, se Gesù è venuto sulla terra rispondendo alla chiamata dei giusti dell’Antico Testamento, è rispondendo all’appello che di generazione in generazione fanno risonare le anime fedeli, ch’Egli viene sempre più in esse con la sua grazia nelle feste di Natale; ed è infine in risposta all’invito degli ultimi Cristiani, che saranno perseguitati dall’Anticristo, alla fine dei tempi, che egli affretterà la sua Venuta per liberarli. « Per gli eletti questi giorni saranno abbreviati » dice Gesù. Il compito della preghiera nell’attuale economia della Provvidenza, è cosi essenziale, che non può non cooperare a questo doppio avvento del grande Liberatore: « Veni, Domine, noli tardare». E come nella sua eternità Dio ha inteso, in qualche modo simultaneamente, tutte queste preghiere, la Chiesa preferisce nella, sua liturgia sopprimere quasi del tutto le nozioni del tempo e di distanza, e rendere in un certo senso contemporanee tutte le generazioni. Ed è cosi che le nostre aspirazioni al Cristo sono identiche a quelle dei Patriarchi e dei Profeti, perché il Breviario e il Messale mettono sulle nostre labbra le stesse parole da loro un tempo pronunciate. Così, nel corso dei secoli, non è che un solo grido di fede, di speranza e d’amore che si eleva verso Dio e il Suo Figlio divino. Partecipiamo dunque alle aspirazioni entusiastiche e alle ardenti suppliche di Isaia, di Giovanni Battista e della benedetta Vergine Maria, queste tre figure che riassumono così perfettamente tutto lo Spirito del Tempo dell’Avvento, ed attendiamo sinceramente, amorosamente, impazientemente Gesù nel suo doppio Avvento: « Venite, adoriamo il Re che viene ». – Le iniziali delle Antifone Maggiori dell’Avvento lette in senso inverso, offrono questa frase: Ero Cras, cioè: io sarò domani. Ciò significa che la preparazione alla doppia venuta di Gesù è tanto più necessaria in quanto l’una e l’altra sono vicine. La prima è Natale che ci ricorda la sua venuta passata; la seconda è il momento della nostra morte che ci annunzia la sua venuta futura.

E — O Emmanuel veni!

R — O Rex veni!

O — O Oriens veni!

C — O Clavis veni!

R — O Radix veni!

A — O Adonai veni!

S — O Sapientia veni!

II. – Commento Storico.

Le predizioni dei Profeti si erano verificate: il retaggio Dio era passato nelle mani dei Romani, lo scettro era stato tolto alla casa di Giuda (2° resp. IV Dom.). Il Messia doveva venire, e il mondo, e soprattutto i Giudei, lo attendevano. Giovanni Battista, docile alla voce di Dio, lascia il deserto dove ha trascorso l’infanzia: viene nella regione del Giordano a Betania e dà un battesimo di penitenza per preparare e anime alla venuta del Cristo (Vangelo della IV Domenica dell’Avvento). Le sue virtù sono tali che si potrebbe credere Egli sia il Messia. Anche i Farisei gli mandano, da Gerusalemme, una deputazione di Sacerdoti e di leviti per interrogarlo. Egli risponde di essere colui, del quale Isaia ha predetto: « Io sono la voce che grida nel deserto: preparate la via del Signore » (Vangelo della III Dom. dell’Avvento). E vedendo Gesù che viene allora al Giordano per essere battezzato, dichiara che quegli è l’Agnello di Dio, il cui sangue cancellerà i peccati degli uomini. – Più tardi Giovanni Battista è gettato in prigione nella fortezza di Macheronte, a Oriente del Mar Morto, in Perea. Li conosce il numerosi miracoli di Gesù, e probabilmente la risurrezione del figlio della vedova di Naim che Egli ha operato in Galilea nel secondo anno del suo ministero pubblico; Giovanni gli manda allora dalla sua prigione due discepoli, perché il Cristo possa manifestare a tutti la sua missione: «Sei tu quello che deve venire?» (Vang. della II Dom. dell’Avvento). E Gesù risponde con la profezia di Isaia che diceva del Messia: « Dio verrà Egli stesso e vi salverà. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno le orecchie dei sordi; lo zoppo salterà come un cervo, e sarà sciolta la lingua dei muti » [Isai. XXXV, 4-6]. Questi miracoli il Figlio di Maria li fa, Egli è dunque il Messia. In quanto a Giovanni, continua il Maestro, è di Lui che Isaia ha cosi scritto: « Ecco che Io mando avanti a te il mio Angelo per precederti e prepararti la via ». Egli è il precursore di Gesù, « egli viene per rendere testimonianza alla luce ». Questa testimonianza egli la rese ai Giudei; ed egli ce la rende ogni anno per mezzo dei Vangeli, che si leggono durante l’Avvento, e ogni giorno nell’ultimo Vangelo e nell’« Ecce Agnus Dei » della Messa. Un tempo le domeniche dell’Avvento si succedevano nell’ordine inverso a quello attuale. La Domenica più vicina a Natale era la prima, la domenica precedente la seconda, ecc.. È da notare che i Vangeli che parlano di S. Giovanni si succedevano in tal caso nell’ordine storico. – Il Vangelo della IX Domenica dopo la Pentecoste, ci riferisce un’altra profezia che fece Gesù. Il giorno della sua entrata trionfale in Gerusalemme, trovandosi coi suoi discepoli sul monte degli Ulivi, e, vedendo la città che si stendeva davanti ai suoi occhi, annunciò che Gerusalemme sarebbe stata distrutta, perché non l’aveva accolto. E due giorni dopo parlò della sua seconda venuta alla fine del mondo. Allora gli elementi saranno sconvolti ed il Figlio dell’Uomo verrà con grande potenza e grande maestà. « Alzate allora il capo perché la vostra redenzione è vicina… quando vedrete tutto questo, sappiate che il regno di Dio è vicino ». Il cielo e la terra passeranno, ma le parole del Maestro non passeranno; avranno dunque la loro realizzazione.

III. – Commento Liturgico.

La data iniziale dell’anno liturgico era nel V secolo la festa dell’Annunciazione [Lettera di Papa Gelasio I (492-496)]. Celebrata prima in Dicembre, questa Solennità fu trasferita in Marzo. Nel X secolo si comincia l’anno alla I Domenica di Avvento, cioè qualche settimana prima di Natale. Dal 380, un Concilio di Saragozza ordina una preparazione di otto giorni alla festa di Natale. Al Concilio di Tours nel 563 si fa menzione dell’Avvento come di un periodo liturgico con suoi riti e formule proprie. Nella liturgia nestoriana (v°. secolo) l’Avvento aveva una durata di quattro domeniche, chiamate Domeniche dell’Annunciazione, e nelle liturgie ambrosiane e mozarabica, se ne contavano sei. Nella liturgia Romana l’Avvento durò prima cinque settimane, attualmente quattro. La prima domenica dell’Avvento è quella che è più vicina alla festa di S. Andrea, celebrata il 30 novembre. – La gioia di veder presto venire il Cristo è una delle note dominanti nell’Avvento. Contenuta prima, vi erompe poi liberamente fino a divenire esultanza a Natale. L’idea della purificazione delle anime, intimamente legata a quella del ritorno di Cristo, si trova così in questo tempo in ogni pagina del Breviario e del Messale. Gli Inni, la scelta dei Salmi, la predicazione dei Profeti, quella del Precursore, le Collette delle quattro domeniche, il versetto così spesso ripetuto: Rectas facile semitas eius, rendete diritti i suoi sentieri, parlano delle necessità della preparazione delle nostre anime alla venuta del Salvatore nel suo duplice avvento. « Fate penitenza, dice Gesù, perché il regno dei cieli è vicino» (Ant. Bened. Lunedi IV Settimana). Nel Medio evo si prescrisse il digiuno durante l’Avvento, che si chiamava « La quaresima di Natale ». Si velarono anche le statue come al tempo della Passione. Ora si impiegano ancora, come in quaresima, gli ornamenti violetti e si sostituisce il Benedicamus Dominoall’Ite missa est. Durante l’Avvento si canta l’Antifona Alma Redemptoriscol suo versetto Angelus Domini, e la seconda orazione della Messa è De beata, per la parte che Maria ebbe nell’Incarnazione, che è il mistero che occupa in questo momento la Santa Chiesa. Non si canta più il Gloria in Excelsis, perchè è il canto degli angeli al presepe e bisogna, in questo nuovo anno ecclesiastico, ora incominciato, che solo a Natale si faccia sentire per la prima volta.

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: DICEMBRE 2019

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA – DICEMBRE 2019

DICEMBRE È IL MESE CHE LA CHIESA DEDICA ALL’IMMACOLATA CONCEZIONE ED ALLA NATIVITÀ DI N. S. GESÙ CRISTO

Spettacolo commovente fonte di tanti dolci e teneri sentimenti è quello che si presenta questa sera alla nostra considerazione. L’umile capanna di Betlemme che, prima, accolse nel suo squallore l’Unigenito di Dio e di Maria, Gesù Cristo. La capanna di Betlemme illuminata da celeste splendore sopra la quale risuona l’angelico canto: Gloria in altissimis Deo; et in terra pax hominibus bonæ voluntatis.

La capanna di Betlemme scelta da Gesù nella nascita come sua Reggia: la mangiatoia scelta da Gesù come trono regale su questa terra…

[G. Perrone: La Vergine Madre di Dio e la vita cristiana. – Libr. del Sacro Cuore, Torino, 1908]

125

Novendiales preces ante festum Nativitatis Domini

Fidelibus, qui novendiali pio exercitio, in honorem divini Infantia Iesu publice peracto ante festum Nativitatis Domini, devote interfuerint, conceditur:

Indulgentia decem annorum quolibet die;

Indulgentia plenaria, accedente sacramentali confessione, sacra Communione et oratione ad mentem Summi Pontificis, si per dies saltem quinque novendiali supplicationi adstiterint. Iis vero, qui praefato tempore preces vel alia pietatis obsequia divino Infanti privatimpræstiterint, cum proposito idem per novem dies continuos explendi, conceditur:

Indulgentia septem annorum semel quolibet die;

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, novendiali exercitio absoluto; at ubi hoc publice peragitur, huiusmodi indulgentia ab iis tantum acquiri potest, qui legitimo detineantur impedimento quominus exercitio publico intersint

(Secr. Mem., 12 aug. 1815; S. C. Indulg., 9 ini. 1830; S. Pæn. Ap., 21 febr. 1933).

[Nella novena pubblicamente recitata, o se impediti: 10 anni ogni giorno e plenaria alla fine della novena. In quella recitata privatamente: 7 anni per ogni giorno].

125

Novendiales preces a die 16 ad diem 24 cuiusvis mensis

I . Eterno Padre, io offro a vostro onore e gloria, per la mia salute eterna e per quella di tutto il mondo il mistero della Nascita del nostro divin Redentore.

Gloria Patri.

II. Eterno Padre, io offro a vostro onore e gloria, per la mia eterna salute e per quella di tutto il mondo, i patimenti della Santa Vergine e di san Giuseppe in quel lungo e faticoso viaggio da Nazareth a Betlemme, e l’angoscia del loro cuore per non trovare luogo da mettersi al coperto, allorché era per nascere il Salvatore del mondo.

Gloria Patri.

III. Eterno Padre, io offro a vostro onore e gloria, per la mia eterna salute e per quella di tutto il mondo, i patimenti di Gesù nel presepio ove nacque, il freddo che soffrì, le lagrime che sparse, ed i suoi teneri vagiti.

Gloria Patri.

IV. Eterno Padre, io offro a vostro onore e gloria, per la mia eterna salute e per quella di tutto il mondo, il dolore che sentì il divino Infante Gesù nel suo tenero corpicciuolo, allorché si soggettò alla circoncisione; vi offro quel Sangue prezioso, che allora Egli sparse la prima volta, per la salvezza di tutto il genere umano.

Gloria Patri.

V. Eterno Padre, io offro a vostro onore e gloria, per la mia eterna salute e per quella di tutto il mondo, l’umiltà, la mortificazione, la pazienza, la carità, le virtù tutte di Gesù Bambino, e vi ringrazio, amo e benedico infinitamente per questo ineffabile mistero dell’Incarnazione del divin Verbo.

Gloria Patri.

V. Verbum caro factum est;

R. Et habitavit in nobis.

Oremus.

Deus, cuius Unigenitus in substantia nostræ carnis apparuit; praesta, quæsumus, ut per eum, quem similem nobis foris agnovimus, intus reformari mereamur: Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculorum. Amen.

Indulgentia septem annorum semel quovis die.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, novendiali exercitio in finem adducto (S. C. Indulg., 23 sept. 1846;S. Pæn. Ap., 14 oct. 1934).

II

PRECES

126

V., Deus, in adiutorium meum intende;

R., ad adiuvandum me festina,

V., Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto,

R.,. Sicut erat in principio et nunc et semper, et in sæcula sæculorum. Amen.

Pater noster…

I. Iesu Infans dulcissime, e sinu Patris propter nostram salutem descendens, de Spiritu Sancto conceptus, Virginis uterum non horrens, et Verbum caro factum, formam servi accipiens, miserere nostri.

Miserere nostri, Iesu Infans, miserere nostri.

Ave Maria.

II. Iesu Infans dulcissime, per Virginem Matrem tuam visitans Elisabeth, Ioannem Baptistam Præcursorem tuum Spiritu Sancto replens et adhuc in utero matris suae sanctificans, miserere nostri.

Miserere, etc. Ave Maria.

III. Iesu Infans dulcissime, novem mensibus in utero clausus, summis votis a Maria Virgine et a sancto Ioseph expectatus, et Deo Patri prò salute mundi oblatus, miserere nostri.

Miserere, etc. Ave Maria.

IV. Iesu Infans dulcissime, in Bethlehem ex Virgine Maria natus, pannis involutus, in præsepio reclinatus, ab Angelis annuntiatus et a mpastoribus visitatus, miserere nostri.

Miserere, etc. Ave Maria.

Iesu, tibi sit gloria,

Qui natus es de Virgine,

Cum Patre et almo Spiritu,

In sempiterna saecula. Amen.

V., Christus prope est nobis.

R., Venite, adoremus.

Pater noster.

V. Iesu Infans dulcissime, in Circumcisione post dies octo vulneratus, glorioso Iesu nomine vocatus, et in nomine simul et sanguine Salvatoris officio præsignatus, miserere nostri.

R., Miserere, etc. Ave Maria.

VI. Iesu Infans dulcissime, stella duce tribus Magis demonstratus, in sinu Matris adoratus, et mysticis muneribus, auro, thure et myrrha donatus, miserere nostri.

R., Miserere etc. Ave Maria.

VII. Iesu Infans dulcissime, in tempio a Matre Virgine præsentatus, inter brachia a Simeone amplexatus, et ab Anna prophetissa Israèli revelatus, miserere nostri.

R., Miserere etc. Ave Maria.

VIII. Iesu Infans dulcissime, ab iniquo Herode ad mortem quæsitus, a sancto Ioseph in Ægyptum cum Matre deportatus, a crudeli cæde sublatus, et præconiis Martyrum Innocentium glorificatus, miserere nostri.

R., Miserere, etc. Ave Maria.

Iesu, tibi sit gloria,

Qui natus es de Virgine

Cum Patre et almo Spiritu

In sempiterna sæcula. Amen.

V., Christus prope est nobis.

R., adoremus.

Pater noster.

IX. Iesu Infans dulcissime, in Ægyptum cum Maria sanctissima et Patriarcha sancto Ioseph usque ad obitum Herodis commoratus, miserere nostri.

R., Miserere, etc. Ave Maria.

X. Iesu Infans dulcissime, ex Ægypto cum Parentibus in terram Israel reversus, multos labores in itinere perpessus, et in civitatem Nazareth ingressus, miserere nostri.

R., Miserere etc. Ave Maria.

XI. Iesu Infans dulcissime, in sancta Nazarena domo, subditus Parentibus, sanctissime commoratus, paupertate et laboribus faticatus, in sapientiae, aetatis et gratiae profectu confortata, miserere nostri.

R., Miserere etc. Ave Maria.

XII. Iesu Infans dulcissime, in Ierusalem duodennis ductus, a Parentibus cum dolore quæsitus, et post triduum cum gaudio inter Doctores inventus, miserere nostri.

R., Miserere etc. Ave Maria.

Iesu, tibi sit gloria,

Qui natus es de Virgine

Cum Patre et almo Spiritu

In sempiterna sæcula. Amen.

Die Nativitatis Domini et per Octavam:

V. Verbum caro factum est, alleluia.

R. Et habitavit in nobis, alleluia.

In Epiphania Domini et per Octavam:

V., Christus manifestavit se nobis, alleluia.

R., adoremus, alleluia.

Per annum.

V., Verbum caro factum est,

R., et habitavit in nobis.

Oremus.

Omnipotens sempiterne Deus, Domine cæli et terræ, qui te revelas parvulis; concede, quæsumus, ut nos sacrosancta Filii tui Infantis Iesu mysteria digno honore recolentes, dignaque imitatione sectantes, ad regnum caelorum promissum parvulis pervenire valeamus. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen.

Indulgentia quinque annorum semel in die.

Indulgentia plenaria, suetis conditionibus,

iis qui die 25 cuiusvis mensis supra relatas preces pia mente recitaverint

(S. C. Indulg., 23 nov. 1819; S. Pæn. Ap., 8 iun. 1935).

III

ORATIONES

127

Amabilissimo nostro Signore Gesù Cristo, che fatto per noi Bambino, voleste nascere in una grotta per liberarci dalle tenebre del peccato, per attirarci a Voi, ed accenderci del vostro santo amore, vi adoriamo per nostro Creatore e Redentore, vi riconosciamo e vogliamo per nostro Re e Signore, e per tributo vi offriamo tutti gli affetti del nostro povero cuore. Caro Gesù, Signore e Dio nostro, degnatevi di accettare questa offerta, e affinché sia degna del vostro gradimento, perdonateci le nostre colpe, illuminateci, infiammateci di quel fuoco santo, che siete venuto a portare nel mondo, per accenderlo nei nostri cuori. Divenga per tal modo l’anima nostra un altare, per offrirvi sopra di esso il sacrificio delle nostre mortificazioni; fate che essa cerchi sempre la vostra maggior gloria qui in terra, affinché venga un giorno a godere delle vostre infinite bellezze in cielo. Così sia.

Indulgentia trium annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidie per integrum mensem oratio devote repetita fuerit (S. C. Indulg., 18 ian. 1894; S. Pæn. Ap., 21 febr. 1933).

Queste sono le feste di DICEMBRE:

1 Dominica I Adventus    Semiduplex I. classis *I*

2 S. Bibianæ Virginis et Martyris    Semiduplex

3 S. Francisci Xaverii Confessoris    Duplex majus

4 S. Petri Chrysologi Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

5 S. Sabbæ Abbatis    Feria

6 S. Nicolai Episcopi et Confessoris    Duplex

              PRIMO VENERDI’

7 S. Ambrosii Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

Vigilia dell’Immacolata: digiuno ed astinenza.

        PRIMO SABATO

8      In Conceptione Immaculata Beatæ Mariæ Virginis    Duplex I. classis

        Dominica II Adventus    Semiduplex II. Classis

10 S. Melchiadis Papæ et Martyris    Feria

11 S. Damasi Papæ et Confessoris    Duplex

13 S. Luciæ Virginis et Martyris    Duplex

15 Dominica III Adventus    Semiduplex II. classis

16 S. Eusebii Episcopi et Martyris    Semiduplex

18 Feria IV Quattuor Temporum Adventus    Semiduplex

20 Feria VI Quattuor Temporum Adventus    Semiduplex

21 S. Thomæ Apostoli    Duplex II. Classis

      Sabbato Quattuor Temporum Adventus    Semiduplex

22 Dominica IV Adventus    Semiduplex II. classis

24 In Vigilia Nativitatis Domini    Duplex I. classis

25 In Nativitate Domini    Duplex I. classis *L1*

26 S. Stephani Protomartyris    Duplex II. classis *L1*

27 S. Joannis Apostoli et Evangelistæ    Duplex II. classis *L1*

28 Ss. Innocentium    Duplex II. classis *L1*

29 Dominica Infra Octavam Nativitatis    Semiduplex Dominica minor

     Die quinta post Nativitatem    Feria privilegiata *L1*

30 Die sexta post Nativitatem    Semiduplex *L1*

31 Die septima post Nativitatem    Semiduplex *L1*