ACCECAMENTO SPIRITUALE

È questo il male che più colpisce la società moderna e soprattutto, oggi, coloro che si pretendono religiosi o spiritualmente “evoluti”, come gli eretici scismatici del “novus ordo”, quelli della sinagoga dei nani e dei buffoni, o i  sedicenti tradizionalisti, e cioè: 1° i sedevacantisti apocalittici [per l’apocalisse nel loro cervello], 2° gli spocchiosi sedeprivazionisti, sostenitori di una “tesi” antitomistica assurda e addirittura ridicola per tanti aspetti; 3° i gallicani fallibilisti acefali disobbedienti, i non-preti eredi di Achille, il “cavaliere kadosh” ; 4° i vari “cani sciolti” senza missione e senza giurisdizione, “ladri e briganti” dello spirito, secondo l’insegnamento evangelico.

ACCECAMENTO SPIRITUALE

[E. Barbier: I Tesori di Cornelio Alapide, Vol. I – S.E.I. Torino, 1930]

1. Che cosa sia l’accecamento spirituale. — 2. L’accecamento spirituale è un delitto. — 3. Quest’accecamento è volontario. — 4. Quanto cieco sia il peccatore. 5. Il mondo vive nella cecità spirituale. — 6. Cause della cecità spirituale. — 7. Il Demonio è la causa principale della cecità di spirito. — 8. Danni e disordini prodotti dalla cecità spirituale. — 9. Quanto sventurati siano i ciechi spirituali. — 10. Castighi dell’accecamento spirituale. — 11. Rimorso dei ciechi spirituali. — 12. Mezzi con cui si guarisce della cecità spirituale.

1. Che cosa sia l’accecamento spirituale. — L’accecamento spirituale non è altro se non una certa stupidità o, diremo, abbrutimento dello spirito, che impedisce di scorgere e gustare le cose divine. L’accecamento spirituale è proprio dell’intelletto, l’indurimento, della volontà: l’uno e l’altro sono un peccato, castigo del peccato, e un principio di peccato. « L’accecamento spirituale, che solo Dio può guarire, perché Egli solo è la vera luce, è un peccato, scrive S. Agostino, per il quale si cessa di credere in Dio; è castigo del peccato, perché punisce il cuore superbo tirandogli contro il giusto sdegno ed odio di Dio; è causa di peccato, quando il cuore ingannato dalla passione viene a commettere qualche cosa di male ». Così i Giudei, accecati dall’errore e dall’indurimento del cuore, perseguitarono Gesù Cristo e lo misero a morte.

2. L’accecamento spirituale è un delitto. — Chi è cieco dello spirito si fa un dio della sua passione nella quale pone il suo fine ultimo… Miserabile! egli non ha la fede… L’accecamento spirituale è il principio d’innumerevoli colpe; ora, non si deve chiamare un delitto, un male gravissimo in se stesso, quello che dà origine a molti peccati, ben spesso gravi? Quest’accecamento proviene dalla volontà indurita nel male, e mena seco per conseguenza il non vedere, né sentire, né temere più nulla; non si pratica più la virtù, si cade anzi nell’indifferenza, nell’incredulità, nell’empietà… « Come il cieco corporale, dice S. Agostino, non vede la luce del sole, ancorché l’investa coi luminosi suoi raggi; così il cieco spirituale non comprende la luce di Dio ». Lo stolido non apprende le opere meravigliose del Creatore, canta il Salmista, e l’insensato non le intende (Psalm. XCI, 6). Ma chi non chiamerà un delitto enorme questa follia volontaria? Gesù Cristo, il Vangelo, la Chiesa, i dogmi, la morale, i Sacramenti, la grazia, la santità, i novissimi non sono che tenebre per il cieco dello spirito: ora nessuno oserà scusare da colpa chi non vede o non intende tali fatti e verità, così necessarie alla salvezza e la cui esistenza riposa su dimostrazioni innegabili. Ai ciechi spirituali le cose della Religione sono come caratteri d’un libro sigillato, dice Isaia (Isai. XXIX, 11).

3. Quest’accecamento è volontario. — L’accecamento dello spirito proviene dalla volontà, ed è ciò che lo rende più colpevole. Non vogliono intendere, dice particolarmente di questa sorta di ciechi il Profeta, per timore di dover fare bene (Psalm. XXXV, 3). Lo splendore delle opere di Gesù Cristo, osserva S. Cirillo, era tanto, che non lasciava luogo a dubbio a chi non fosse corrotto di mente, ma siccome la più parte dei Giudei si trovava in tale condizione, perciò non voleva vedere. Quando Gesù arrivò in vista di Gerusalemme, nota S. Luca che pianse sovr’essa esclamando: « Ah! se tu conoscessi almeno almeno in questo punto quello che ti può portare la pace, ma, ohimè! ora gli occhi tuoi stanno chiusi su tutto, perché non hai voluto conoscere quand’eri in tempo, la grazia della mia visita » (Luc. XIX, 42-44). Come se volesse dire: O figlia di Sionne cotanto da me amata, onorata, arricchita, istruita, come va che non mi conosci? Per qual motivo mi rigetti, mi perseguiti e ti prepari a condannarmi a morte, a crocifiggermi? Per tuo amore e vantaggio sono disceso dal Cielo e mi sono incarnato; per te ho passato i miei giorni in continui travagli, nella povertà, nel dolore; io t’ho visitata e ammaestrata; ho guarito i tuoi lebbrosi, risanato i tuoi malati, liberato i tuoi indemoniati, risuscitato i tuoi morti; e tu di ricambio mi fuggi, mi disprezzi, mi calpesti, mi odii. Ma nemmeno questo tu conosci e vedi, poiché non hai voluto accogliermi né credere in me. L’incarnazione, la predicazione, la passione, la risurrezione di Gesù Cristo furono dunque celate ai Giudei induriti; questo popolo deicida non conobbe nemmeno la sua perfidia; come non s’accorse del suo accecamento e dell’ingratitudine sua. Ma una strepitosa vendetta si versò sopra Gerusalemme presa e distrutta da Tito. Io ho incontrato in una delle vostre piazze, predicava S. Paolo agli Ateniesi, un’ara dedicata al Dio ignoto (Act. XVII, 23); su queste parole dice Tertulliano: « Ecco il sommo delitto di coloro che non vogliono riconoscere Colui che pure non possono ignorare ». « E dove siamo noi? esclama S. Pier Crisologo? Che è questa stupidità che ci smemora? Che è questo sonno che ci opprime? Quest’oblio mortale che c’incatena? Perché non cambiare la terra col Cielo? non comprar i beni imperituri a prezzo dei beni caduchi? non arricchirci col mezzo delle ricchezze temporali de’ tesori eterni? ». Udite come si lagna Iddio per bocca del Profeta: « E fino a quando, o figliuoli degli uomini, avrete stupido il cuore? perché amate voi la vanità e andate dietro alla menzogna? » (Psalm. IV, 2). «Ah! il mio popolo non ha udito la mia voce, Israele non m’ha prestato attenzione » (Psalm. LXXX, 10), «anzi, ha rigettato e disprezzato e allontanato da sé il Cristo ». (Psalm. LXXXVIII, 37); — « e ha detto: Il Signore non vedrà, il Dio di Giacobbe non ne saprà nulla… Deh! intendetela, o i più stupidi del popolo, e voi, stolti, imparate una volta. Colui che piantò l’orecchia, non udirà? e quei che lavorò l’occhio, sarà senza vista? Non vi condannerà forse colui che castiga le genti? che all’uomo insegna la scienza? ». Sta scritto nel primo libro dei Re, che gli empi si taceranno nelle tenebre (II, 9); si taceranno, perché non avranno scusa d’essere ciechi. E quegli è cieco, dice S. Gregorio, che vuole ignorare la luce della contemplazione celeste; che sprofondato nelle tenebre della vita presente, e non volgendo mai con amoroso desiderio l’occhio alla vera luce, non sa a qual mèta dirigere le sue azioni. « Va, intimò il Signore ad Isaia, e dirai a questo popolo: Ascoltate voi che avete orecchi e non vogliate capire; e vedete e non vogliate intenderla » (Isai. VI, 9); che vuol dire, voi vedrete e voi udirete, ma non vorrete né intendere, né conoscere… perché il cuore di questo popolo è accecato, le sue orecchie sono turate, le sue palpebre incollate per timore che ha di vedere co’ suoi occhi, d’udire colle sue orecchie la verità, d’avere l’intelligenza, di convertirsi e d’essere guarito (Ib. VI, 10). Due cose formano l’accecamento spirituale : 1° Un attaccamento perverso alla propria volontà, che impedisce di ricevere la vera luce, con la quale Dio propone, spiega, e sufficientemente prova, sia per se medesimo, sia per mezzo de’ Profeti, degli Apostoli, o della Chiesa insegnante, le verità necessarie alla salvezza. Allora si imita colui che chiude ben bene e tura ogni, fessura dell’impannata, perché non penetri raggio di sole nella sua camera. 2° La mancanza della luce divina, mancanza provocata dalla volontà perversa; e da ciò ne segue l’impotenza morale di conoscere il vero. Un esempio parlante ce ne offrono i Giudei, i quali vedendo Gesù operare tanti miracoli, dovevano conchiuderne ch’Egli era il Messia ed erano quindi tenuti a credergli; ma essi vi si rifiutarono, ed in questo modo s accecarono: la cagione poi di questo loro rifiuto era l’avarizia, l’ambizione, l’invidia, l’orgoglio, ecc. che Gesù loro rimproverava. E se Isaia dice: « Accecate, o Signore, il cuore di questo popolo » (VI, 10), queste parole significano: Permettete che sia accecato: perché, propriamente parlando, è l’uomo che s’acceca e s’indura di per se stesso secondo che s’esprime in termini precisi la Sapienza: « La loro malizia li ha accecati » (Sap. II, 21). La causa positiva dell’accecamento spirituale è dunque la malizia di colui che sottosta a questo castigo. Iddio poi non acceca se non indirettamente, sottraendo a poco a poco agli empi la luce della verità e della grazia e permettendo, in punizione dei loro peccati, che le occasioni li trascinino nell’errore e nell’accecamento : e s’avvera di loro quel che dice Geremia: « Per costoro il sole è già tramontato in pieno giorno » — (IEREM. XV, 9). – Tutti i ciechi dello spirito, scrive S. Cipriano (Epist.), sono, come i Giudei, privi d’intelligenza e di saviezza; indegni della vita della grazia, essi l’hanno sotto gli occhi e non la scorgono. « Lasciandosi vedere a quelli che in Lui credono, soggiunge S. Leone, Gesù si nasconde a coloro che lo perseguitano coi peccati. Ed essi vengono colpiti da cecità spirituale, perché non comprendano la gravità dei loro misfatti, né s’inducano a pentirsene ». Volete vedere fin dove si spinge questo volontario accecamento di spirito? osservate, dice S. Agostino (Homil. in Evang.), il contegno dei Giudei in faccia a Lazzaro risuscitato: non potendo né celare, né mettere in dubbio il fatto, che cosa inventano? Nientemeno che d’ucciderlo. O insensato pensiero, o crudeltà avventata! Non vediamo noi tuttodì dei ciechi spirituali che volontariamente fuggono la luce? O non volesse Dio che fosse pur troppo così sovente! poiché tali sono coloro che schivano le chiese, le sacre funzioni, l’insegnamento della parola di Dio; tali, quei giovani che si rifiutano d’accogliere i buoni consigli d’un padre, d’una madre, d’un amico, di un pastore; tali coloro che s’allontanano dalla confessione, che s’espongono temerari alle occasioni prossime del peccato; tali quei genitori deboli e negligenti i quali o non mai, o di rado e rimessamente, correggono i loro figli, ecc.

4. Quanto cieco sia il peccatore. — 1° Il peccatore non vede perfettamente la malizia del peccato, perché se lo vedesse così deforme, così crudele, ecc. non gli basterebbe mai l’animo di abbandonarvisi. Il peccato l’inganna accecandolo. 2° Egli non comprende quel che fa peccando, giacché opera contro i lumi della sua intelligenza. « Una volta non eravate che tenebre » cioè peccatori, scriveva San Paolo agli Efesini (Eph. V, 8). Osservate che l’Apostolo chiama tenebre i peccati: 1° perché i peccatori non vedono volentieri la luce, ma desiderano le tenebre, perché il peccato è quanto v’ha di più vergognoso, e vile e degradante; 2° perché i peccati accecano la ragione… Il peccato trae sempre sua origine o dall’errore, o dall’imprudenza, o dal difetto d’esame, o dall’inavvertenza della ragione e dell’intelletto; allorché poi è commesso, istupidisce, acceca, falsifica la coscienza; e con ciò s’addensano ognor più le tenebre in mezzo alle quali il peccatore s’è inoltrato secondo la sentenza di S. Gregorio , « che nei peccati v’è densa caligine, e che quegli che li commette, è trascinato in fondo a fitte tenebre ». « Non peccate, scrive S. Agostino, e Dio che è il vero sole non cesserà di risplendere ai vostri occhi; se al contrario cadete in colpa, Dio tramonterà al vostro sguardo. Se vi piace godere della luce, siate voi medesimi puri e splendidi come la luce; ma se vi piacciono le tenebre e le tenebrose passioni, state certi che sarete da esse non solo oscurati, ma accecati ». I peccati hanno il nome di tenebre perché ne hanno tutta la somiglianza; infatti : 1° Le tenebre son la privazione della luce, e i peccati la privazione della grazia, la quale è alla nostr’anima e al nostro cuore ciò che è il sole alla terra. 2° Quegli che cammina fra le tenebre, non vede nulla e spesso mette il piede in fallo e cade; così pure per la strada della salute quelli che peccano non vedono nulla, cadono e si imbrattano. 3° Gli uccelli notturni fuggono la luce perché li abbaglia; i peccatori temono la luce di Dio e degli uomini, secondo le parole di Gesù Cristo : « Chi fa male, odia la luce » « affinché le azioni sue non siano riprese, corrette, castigate » (Ioann. Ili, 20). 4° I peccati sono anche chiamati tenebre, in quanto che sono opere del Demonio, principe delle tenebre. 5° Perché i più dei peccati si commettono nelle tenebre. 6° Perché nascono dalle tenebre, che vuol dire da un errore pratico, il quale porta il peccatore a credere che egli può carezzare la sua passione, per quanto vile ella sia ed anche a costo di perdere Dio, l’anima e i beni eterni: il che è senza contrasto il sommo della cecità, l’eccesso della follia. 7° Perché il peccato immerge sempre più lo spirito nelle tenebre., 8° Perché il peccato mortale conduce alle ultime ed eterne tenebre, che son quelle dell’Inferno. La luce è cosa salutare, anzi necessaria per la vita degli uomini e d’ogni creatura, mentre nocive e mortifere sono le tenebre: cosi pure la fede e la grazia di Gesù Cristo sono la sorgente della salvezza e procurano la vita eterna, mentre i peccati indeboliscono l’anima e le danno la morte. « Andranno brancolando come ciechi, dice Sofonia, perché peccarono contro Dio » (Sophon. I, 17). « Il cammino che battono gli empii è ingombro di tenebre, leggiamo ne’ Proverbi: essi non sanno né quando, né dove cadranno » (Prov. IV, 19).

5. Il mondo vive nella cecità spirituale. — «Gesù Cristo, scrive S. Giovanni, era la luce vera, la quale illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Egli era nel mondo e il mondo per Lui fu fatto, ma il mondo non lo conobbe. Egli venne in casa sua, e i suoi non lo ricevettero » (Ioann. I, 9-11). E Gesù Cristo anch’Egli diceva al Padre: « Padre santo, il mondo non vi ha conosciuto » (Ioann. XVII, 25). « Il mondo, scrive S. Bernardo, ha pur esso le sue notti, e non brevi e non poche. Ma che dico? il mondo ha le sue notti! mentre, ahimè! è egli medesimo una notte continua, e non vive se non nelle più cupe tenebre. E non è forse oscurissima notte la perfidia dei Giudei; notte l’ignoranza dei pagani; notte la depravazione degli eretici; notte la vita animalesca e sensuale dei non cattolici? non è il regno delle tenebre, là ove non si comprendono le cose divine? ». Leggiamo nella Scrittura che le tenebre coprivano la superficie dell’abisso (Gen. I, 2). Ora, il mondo è la superficie degli abissi infernali: esso è involto nel tetro fumo che si sprigiona copioso dalle fiamme eterne. « Le tenebre avvilupperanno il mondo, tenebrosa notte piomberà sui popoli. », possiamo dire con Isaia (Isai. LX, 2). Sta scritto che alla morte di Gesù « spesse tenebre si sparsero su tutta la terra » (Matth. XXVII, 45). Per i peccatori queste tenebre non sono ancora scomparse: le massime del mondo, la sua morale corrotta, i suoi scandali, la sua incredulità provano che esso sta sepolto nelle più orrende e pericolose tenebre. Quindi il real Profeta lo chiama « terra d’oblio » (Psalm. LXXXYII, 13).

6. Cause della cecità spirituale. — La prima cagione dell’accecamento spirituale sono le passioni: « L’occhio tuo, dice Gesù Cristo, è la luce del tuo corpo » (Matth. VI, 22). Quel che l’occhio è per il corpo, è l’intelligenza per l’anima; ma l’anima caduta sotto il giogo delle passioni non ha più intelligenza: ella è abbrutita… « A colui sul quale discende il fuoco della concupiscenza, dice S. Gregorio, è tolto di vedere il sole dell’intelligenza »; egli può ripetere a tutta ragione col Salmista, che le sue passioni l’hanno precipitato in una fossa profonda, tenebrosa, dove regna l’orrore della morte (Psalm. LXXXVII, 6). La seconda cagione della cecità spirituale sta nelle ricchezze. E che l’abbondanza dei beni materiali accechi l’anima, lo conobbero perfino i poeti pagani, i quali facevan Plutone, il Dio della mammona, cieco dalla nascita… – La terza proviene dalla tiepidezza, dall’accidia spirituale… La quarta è la corruzione del cuore. « L’insensato ha detto nel suo cuore: Non v’ha Dio» (Psalm. XIII, 1); e « quei che son corrotti, non vedono la luce » (Iob. IlI, 16). Quanto più si cade e si dorme nella colpa, tanto più lungi si parte da Dio, luce increata e sola origine d’ogni chiarezza. Altre cause dell’accecamento spirituale possono essere l’imprevidenza…, l’imprudenza…, l’orgoglio…, ma principalmente il Demonio.

7. Il demonio è la causa principale della cecità di spirito. — « Il Dio di questo secolo, scriveva S. Paolo ai Corinzi, ha accecato le menti degl’infedeli » (II Cor. IV, 4). Ora, il Dio del secolo è il Demonio che è il Dio di coloro che vivono a genio del secolo, non già che esso li abbia creati, ma perché coi funesti suoi suggerimenti per via di cattivi esempi li guida, e perché impera sopra di loro sovranamente. Egli è il padre della bugia, della superbia, dell’errore. Cominciò dall’accecare Adamo ed Eva, poi non ha cessato mai, nel corso dei secoli, d’accecare, per quanto gli venne potuto fare, gl’individui e le nazioni. Tutti coloro che obbediscono a satana, che a lui si dedicano, operano spinti dal più lacrimevole accecamento, perché dal demonio non è da aspettar altro che disgrazie, e in questa e soprattutto nell’altra vita. Non è una cecità che confina colla pazzia, che tocca alla frenesia, il gettarsi alla mercé d’un nemico crudele ed implacabile, di colui che fu omicida fin dal principio? esporsi alle zanne d’un leone furioso, d’un lupo arrabbiato? Ebbene, il demonio è tutto questo. Fate conto della quantità dei ciechi spirituali, della moltitudine di coloro che fanno la volontà del diavolo, che sono sue vittime…

8. Danni e disordini prodotti dalla cecità spirituale. — 1° L’accecamento spirituale uccide la fede… 2° Rende stupido l’uomo: ché il cieco dello spirito non gusta più nulla delle cose di Dio. Egli non si dà un pensiero al mondo per sapere donde viene, dove si trova, dove va… 3° Allontana la sapienza: essendosi il Signore protestato, per bocca d’Isaia, che tolto avrebbe la sapienza dai sapienti e sottratto da loro l’intelligenza (Isai. XXIX, 14). 4° Rende talmente indocili, che non s’obbedisce nemmeno più alla verità; che è appunto quanto rimprovera S. Paolo ai Galati, là dove dice loro: « O Galati mentecatti, che v’ha affascinati cosi che non obbedite più alla verità? » (Gal. III, 1). 5° Distrugge la vita divina, secondo quel detto dell’Apostolo agli Efesini: « Hanno l’intelletto ottenebrato, sono alieni dal vivere secondo Dio… a causa dell’accecamento del loro cuore » (Eph. IV, 18). « Se noi diciamo che siamo uniti a Dio, e frattanto camminiamo tra le tenebre, noi mentiamo », scrive l’Apostolo S. Giovanni (I Ep. I, 6): poiché, soggiunge S. Paolo, « qual comunanza vi può essere tra la luce e le tenebre? » (II Cor. VI, 14). 6° Fomenta tutte le tentazioni; ed a questo proposito si riferiscono le parole del Salmista: « Avete condotto con voi le tenebre, ed ecco che s’è fatta notte densa, e col favore di esse le belve del deserto scorrazzeranno alla preda » (Psalm. CIII, 20). I ladri cercano il buio; il demonio, che spoglia d’ogni virtù, gira del continuo in cerca di ciechi spirituali, e toglie a loro tutto ciò che possono avere. 7° I ciechi dello spirito precipitano d’abisso in abisso; s’inoltrano di delitto in delitto; si sprofondano nel male, e sono immersi in ogni sorta di brutture finché vi periscono soffocati. Come cadaveri nel sepolcro finiscono nella putrefazione. 8° L’accecamento spirituale termina finalmente nell’induramento.

9. Quanto sventurati siano i ciechi spirituali. — Siccome il cieco spirituale non conosce il suo stato, non procura di uscirne: egli si crede di non aver bisogno di nulla, e non s’avvede che è povero, miserabile e nudo. – In mezzo alla, sua grandezza, dice il Salmista, l’uomo non ha compreso il suo destino: s’è uguagliato agli animali senza ragione, e la strada che tiene lo mena all’accecamento (Psalm. XLVII1, 13-14). E di lui può ripetersi col medesimo re Profeta « che va errando pel deserto del vizio e non trova il cammino alla volta della città delle virtù» (Psalm. CVI, 4); simile a quei simulacri che hanno bocca, e non parlano; occhi, e non vedono; orecchie, e non odono; narici, e non odorano; mani, e non toccano; piedi, e non si muovono; gola, e non profferiscono suono (Psalm. CX1II, 13-10). Considerate, scriveva S. Paolino a Severo, la condotta dei ciechi spirituali, e voi li rassomiglierete ad un giumento cieco, che gira del continuo movendo una mola. Dopo essersi rotti di fatica ogni giorno, arriveranno alla morte senza aver dato un passo verso il Cielo (Epl. IV). O ciechi figli d’Adamo! perché preferite le cose caduche alle imperiture, l’esilio alla patria, la terra al Cielo, la creatura al Creatore, il vizio alla virtù, uno straniero a Gesù Cristo, il demonio a Dio, il tempo all’eternità, la morte alla vita? Perché avventurarvi, per un abbietto e breve piacere, alle angosce, ai dolori, ad una morte disgraziata, e al fuoco dell’Inferno?

10. Castighi dell’accecamento spirituale. — 1° L’accecamento spirituale provoca la collera di Dio. « S’oscurino gli occhi loro, così impreca il Salmista, affinché non vedano, e portino sempre curvo il dorso sotto il peso della schiavitù. Versate su loro, o Signore, la vostra ira, e il furore della vostra collera li investa » (Psalm. LXVIII, 24-25). 2° Dio abbandona il cieco spirituale, secondo la minaccia fattane già dal Signore per bocca di Davide : «Il mio popolo non ha udito la mia voce, Israele non ha prestato orecchio alle mie parole, ed io l’ho abbandonato ai desideri dei suo cuore, per ciò camminerà secondo i suoi vani consigli » (Psulm. LXXX, 10-11). « Si, io mi ritirerò dà lui, gli nasconderò la mia faccia, ed egli cadrà preda di ogni genere di mali, sarà bersaglio di tutte le afflizioni » (Isai. LVII, 17). 5° Il cieco spirituale si castiga da se stesso, ripetendosi su di lui, quello che S. Paolo disse già al mago Elimas : « Ecco che la mano del Signore cade sopra di te, e sarai cieco, sì da non iscorgere nemmeno più il sole » (Act. XIII, 11). Il cieco nello spirito si rifiuta di vedere; ebbene la mano di Dio si aggrava sopra di lui, e l’accecamento diventa la sua pena, il suo più terribile castigo. E quei che è più, questa pena è un male non temperato da nessun bene, per quanto piccolo: egli soffre, ma senza merito; i patimenti che prova, e che sono essi medesimi uno spaventoso castigo, diventano delitto, di guisa che egli si trova punito non solamente per aver chiuso gli occhi alla luce, ma ancora per quel che patisce, non patendolo se non perché l’ha voluto. 4° Il Cielo è chiuso per sempre al cieco spirituale: «Non hanno voluto conoscere le mie vie, dice il Signore per bocca del Salmista, ed io ho giurato nel mio sdegno che non entreranno mai nel luogo del mio riposo » (Psalm. XC’IV, 11). – Si racconta nel Genesi che gli Angeli colpirono di cecità gl’infami abitanti di Sodoma, per modo che non poterono più trovare la porta dell’abitazione di Loth (Gen. XIX, 11). Questo appunto è il castigo che Iddio infligge ai ciechi spirituali: essi non trovano più la via, né la porta del Cielo… 5° Il cieco spirituale discende all’Inferno e dalle tenebre della cecità piomba in quelle dell’eternità infernale. (Matth. VIII, 12). « Dandosi in braccio ai colpevoli piaceri di questa vita, che altro fa l’anima peccatrice, dice S. Gregorio, se non gettarsi a occhi chiusi nel fuoco eterno? ».

11. Rimorso dei ciechi spirituali. — Udite quello che v’annunzia la Sapienza: « Gli empi, gli accecati dello spirito, andranno vergognosamente per terra, e tra i morti saranno in eterna ignominia: perché Dio li renderà muti e li prenderà e li scuoterà dai fondamenti, e li ridurrà in estrema desolazione, ed essi saranno in gemiti, e andrà in fumo la loro memoria. Entreranno tutti sbigottiti nel pensiero dei loro peccati, e le loro iniquità stando incontro di essi li convinceranno » (Sap. IV, 13-20). « Allora i giusti si leveranno con grande fermezza contro quelli che li vessarono, e depredarono le lor fatiche. A questa vista gli empi saranno colti da spavento orrendo; e resteranno stupefatti della inaspettata repentina salvezza di quelli e, tocchi da rimorso, e gemendo affannosi, diranno dentro di sé: Questi son coloro che noi un dì avemmo come oggetto di scherno ed esempio d’obbrobrio! Noi insensati! la vita loro tenemmo per una pazzia, e come disonorato il loro fine; ed ecco ch’eglino son contati tra i figliuoli di Dio, ed hanno parte con i Santi. Noi dunque smarrimmo la via del vero, e non rifulse per noi la luce della giustizia, e non si levò per noi il sole dell’intelligenza. Ci stancammo nella via dell’iniquità e della perdizione, battemmo strade disastrose e non conoscemmo la via del Signore » (Sap. V, 1-7). Da queste parole si rileva che un triplice errore ed una triplice follia si rimproverano i ciechi spirituali. 1° D’essere stati raminghi fuori della strada del vero 2° D’aver operato in guisa che la luce della giustizia, cioè della ragione e della prudenza, non risplendette per loro: avendola essi volontariamente negletta e preferito le tenebre 3° D’essersi meritato che il sole, cioè Dio, e Gesù Cristo, il quale illumina ogni uomo che viene al mondo, non sorgesse per loro: perché essi rifiutarono d’aprire a Lui il loro cuore. « Questa è vera pazzia, scriveva S. Cipriano, non conoscere che le ingannatrici passioni non ingannano a lungo. La notte dura finché non compare sull’orizzonte l’astro del giorno, ma levato ch’ei sia, bisogna pure che le tenebre si dissipino, e cessino i latrocini che col favor delle medesime si commettevano ». O ciechi dello spirito! verrà giorno in cui vi pentirete, ma tardi e senza pro. Aprite gli occhi e comprendete mentre v’è dato farlo: lavorate fino a tanto che splende il giorno; accettate la grazia quando vi viene offerta, per timore che imitando le vergini stolte, non abbiate anche da partecipare della loro misera sorte, e avendo al par di loro lasciato spegnere la luce della vostra intelligenza, la cerchiate poi tra il pianto, e non riusciate poi a trovarla. Deh! temete che, esclusi dalle nozze celesti, non vi sentiate rivolgere dal sovrano giudice, Gesù Cristo, quelle tremende parole: «Vi affermo che non vi conosco» (Matth. XXX, 12).

12. Mezzi con cui si guarisce della cecità spirituale. — Per guarire della cecità spirituale bisogna: 1° Vivere della verità…, dell’immortalità…, dell’eternità… 2° Pregare. « Dio mio, gridava il Salmista, dissipate le tenebre che m’ingombrano l’intelletto…, illuminate del vostro chiarore i miei occhi, affinché non mi aggravi il sonno della morte, e l’avversario mio non possa una qualche volta dire: Ecco ch’io l’ho vinto » (Psalm. XVII, 28) (Psalm. XII, 4-5). 3° Appressarci a Dio e tenerci accanto a Lui, perché Egli c’illuminerà, secondo la parola di Davide (Psalm. XXXIII, 5). 4° Aprire le orecchie e gli occhi alla fede (Isai. XLII, 18).
5° Scuotere la pigrizia spirituale, sorgere dall’accidia. « Lèvati su, Gerusalemme, gridava Isaia, e sii illuminata perché la, tua luce è spuntata e la gloria del Signore è a te venuta » (Isai. LX, 1). 6° Non tardare a mettersi all’opera, approfittando dell’avviso del Salvatore: « Camminate mentre avete la luce, e affrettatevi che la notte non vi sorprenda » (Ioann. XII, 35). 7° Andare a Gesù che è la via, la verità, la vita: e chi lo segue, non cammina, nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (Ib. XIV, 6).