LEGITTIMITA’ E RISULTATI DELLE CROCIATE.

[Mons. J. Fèvre: LÉGITIMITÉ ET RÉSULTATS DES CROISADES – LA SEMAINE DU CLERGÉ, Parigi, maggio 1873]

 Dopo le guerre per le investiture e dell’impero, l’avvenimento più grande del Medio-evo è, senza dubbio, quello delle Crociate. – Non c’è un fatto storico che manifesti così perentoriamente la potenza dello spirito cristano, il regno della Chiesa nel Medio-Evo e la supremazia del Papato, per cui dei popoli si levano in massa alla voce di un Pontefice disarmato, al fine di liberare il Santo Sepolcro: quale gloria per il Cristianesimo! Per questo motivo, il gallicanesimo del XVII secolo, l’empietà del XVIII ed il razionalismo del XIX secolo, si sono messi con tenacia a recriminare contro le crociate [nel XX e inizio XXI secolo a questi si sono aggiunti tutti gli imbecilli laico-progressisti social-comunisti, i radical schic sinistrorsi del pensiero unico dominante, gli storici falsificanti massonizzati, laici e finti chierici usurpanti! – ndr.-]. Le Crociate, essi dicono, non erano altro che eccessi di fanatismo, il disprezzo flagrante dei diritti dell’islam, delle barbarie senza ombra di pretesto e senza un utile ritorno. Illegittime nei loro principi, sterili nei loro risultati, tali sarebbero state le Crociate. « L’uomo oltraggia, dice lord Byron, ed il tempo vendica. »  Dopo due secoli di ingiurie, il progresso “onesto” degli studi storici, conduce non alla vendetta, bensì alla giustizia. Noi cerchemo di illustrare i benefici delle crociate, dimostrando la perfetta legittimità di queste spedizioni, nonché l’immensità provvidenziale dei loro risultati. Dapprima però, cerchiamo di comprendere cosa si intenda per Crociate. Come nostra prima idea, la Crociata non è altro che il mistero della Croce, meditato e realizzato, messo in pensieri ed in azione in tutta la loro estensione, non da un individuo solo, né da un’unica nazione, ma dalla intera Cristianità, da tutto il Corpo mistico di Gesù Crocifisso e Resuscitato. «  Era necessario che il Cristo soffrisse ed entrasse nella sua gloria. » Ciò che era necessario per Gesù-Cristo, lo è ancor più per l’umanità rigenerata. In ogni uomo si agitano gli istinti contrari del vecchio e del nuovo Adamo. Nel mondo si elevano le due città costruite dai due amori. La terra è un campo di battaglia ove si compie la lotta dei due “uomini” e delle due città. La Chiesa, incarnazione permanente di Gesù-Cristo, è sempre attaccata, sempre nella necessità di difendersi e, con la forza del suo principio vitale, sempre vittoriosa nei suoi sacrifici. [come lo sarà ancora tra breve dopo l’attuale “eclissi” –ndr. -]. Partendo da questa idea generale, si intende per Crociata una spedizione militare in cui i soldati hanno per bandiera la Croce, e come scopo diretto il bene della religione; – e più in particolare, queste spedizioni militari, intraprese dai principi cristiani nel medio-evo, per punire e riparare la profanazione dei luoghi santi ed assicurare, con la conquista della Palestina, il libero accesso alla Terra Santa. Le crociate, prese nel loro ultimo senso, non sono, come spesso si è detto, un episodio interessante del Medio-evo; esse sono invero, per così dire, il focolaio, il punto centrale dal quale emanano tutti i raggi della forza  vitale e dell’azione civilizzatrice.

I.

Le Crociate sono legittime, si possono giustificare agli occhi della ragione, della politica e della Chiesa? Il principio di diritto, per la Chiesa, è nella divinità della sua origine e la missione del suo stabilirsi. « Mi è stata data ogni potenza in cielo e sulla terra, dice Gesù-Cristo; andate, insegnate a tutte le nazioni, » Secondo queste parole, la Chiesa non solo ha il diritto, ma il dovere di inviare dappertutto i suoi Apostoli; ed Ella gode, per proteggerli, soccorrerli, e al bisogno vendicarli, della potenza del Salvatore. Se i suoi Apostoli sono accolti, si stabilise una chiesa tra i popoli in predenza seduti all’ombra della morte. Se i suoi Apostoli sono respinti, la Chiesa ha diritto non di imporre la fede con la forza, ma di far rispettare con la forza i suoi missionari. Se i suoi Apostoli sono sgozzati, la Chiesa ha il diritto di domandare il riscatto del loro sangue. Un altro principio di diritto, per la Chiesa, o piuttosto l’applicazione del diritto constatato in precedenza, sono le assurde e funeste superstizioni che seducono i popoli inflici. La Chiesa è inviata per salvare i peccatori, e più è grande la degradazione dei peccatori, più è necessaria l’impegno che deve salvarli. Secondo questo principio, non si può dire che il Cristianesimo abbia il diritto di liberare, anche con la forza, un povero popolo di una religione che autorizza la schiavitù, la poligamia, l’infanticidio, e che rende impossibile ogni civilizzazione? Un filosofo lo dice con finezza tale che ci dispensa da altre prove: « Si fa la guerra per avere la libertà di comprare la polvere di cannella, e non si ha il diritto ugualmente di farla per la difesa della virtù e della propagazione della verità, per salvaguardare la dignità dell’uomo e la prosperità della terra. » [Bacon, De Bello sacro, Citato in “Dimostrazioni evangeliche” di Migne]. Quando noi diciamo che la Chiesa ha il diritto di mettere la forza al servizio della giustizia, noi non pretendiamo che la Chiesa faccia indossare la corazza ai suoi sacerdoti. Coloro che sono arruolati nella milizia di Cristo non si interessano delle armi secolari. Noi vogliamo dire però che la Chiesa, pur avendo il diritto radicale di usare la forza, può, se Essa lo giudica utile ed opportuno, fare appello alle Potenze cattoliche per sostenere o rivendicare i suoi diritti. Una volta riconosciuti questi princȋpi, la questione si riduce a questi termini: la Chiesa che nel Medio-evo si trovava in presenza del maomettismo, era nella condizione di usare i suoi diritti? Per saperlo, bisogna esaminare la situazione rispettiva di queste due potenze. Tutto il mondo sa, che agli occhi del Corano, ogni non-musulmano è un “giaurro” [termine dispregiativo usato dai musulmani nei confronti dei non musulmani, soprattutto Cristiani], infedele, e che contro di lui la guerra è santa. Dapprima puramente difensiva, questa guerra, dopo i successi iniziali, divenne aggressiva, animata da una insaziabile sete di conquista. Verso i pagani, la condotta del Profeta era: « Credi o muori. » Ai credenti della scrittura, giudei o Cristiani, la guerra doveva essere fatta fino a che essi divenissero tributari. Così il combattere per la fede diviene obbligatorio per tutti i musulmani, senza eccezioni: chiunque, non malato o inabile, se ne esentasse, era destinato all’inferno! « Il paradiso è sotto l’ombra della spada, diceva Maometto. “È meglio combattere che pregare settanta anni nella propria casa”, “andare una volta alla guerra santa vale più di cinquanta pellegrinaggi”; “una ferita è sufficiente per ricevere da Dio il sigillo del martirio”; “i martiri in cielo aspirano a tornare sulla terra per perirvi ancora dieci volte sul cammino di Dio, istruiti delle ricompense legate ad una tale morte”. – Con simili immagini, e con il fanatismo delle sue predicazioni, il novatore aveva acceso i fedeli di un ardore guerriero che doveva minacciare tutti gli imperi. Ne consegue che la dichirazione di guerra è permanente nel maomettismo, contro tutti i non-musulmani; da ciò segue ancora che tutti i non-musulmani sono riconosciuti dai credenti in diritto di attaccare per prevenire le aggressioni che, più tardi, non saprebbero probabilmentee evitare. Quando il maomettismo, in parte con la parola,  in parte con la scmitarra, ebbe riunito nell’unità di uno stesso culto le tribù feticiste dell’Arabia, lanciò le sue orde da un lato verso la Persia, l’India, la Palestina, la Siria e l’Asia minore, dall’altra sull’Egitto, il litorale settentrionale dell’Africa, la Spagna ed il paese dei Franchi. I suoi soldati, piombando sui popoli minati dalla corruzione o infettati dall’arianesimo, fecero rapide conquiste. Venne il giorno tuttavia che essi attaccarono i figli della Chiesa ove trovarono ad arrestarli: il petto degli eroi di Cavadonga e di Poitiers e le falangi veglianti dei crociati. La storia attesta dunque che i devoti dell’islam furono gli aggressori, e che i Crociati, respingendoli, non fecero che attuare la loro legittima difesa. Inoltre il maomettanesimo, sempre armato, marciava contro il Cristianesimo senza tener alcun conto delle più elementari nozioni dei diritti delle genti. Con esso non c’era pace se non quando non potevano attaccare. Poiché si sentivano forti, si lanciavano negli attacchi senza preavvisi né alcuna dichiarazione di guerra. Nei combattimenti, essi impiegavano strumenti di guerra vietati dall’umanità; popo la vittoria sottoponevano i prigionieri alla barbarie più orribili. La Chiesa poteva dunque, ed anzi doveva armarsi contro questo nemico selvaggio, ed applicare in tutto il suo rigore le leggi delle dodici tavole: “Adversus hostem, æterna auctoritas esto”. Per la crudeltà, ed anche per la sua audacia, l’islam aveva conquistato la Spagna, stava per invadere l’Italia, minacciava il Bosforo. Conquistando i Darfanelli ed i Balcani, la valle del Danubio li avrebbe introdotti nel cuore dell’Europa se per arrestarli non ci fosse stato né Vienna, né la Polonia di Jagellone, né i cavalieri teutonici. I fratelli della Spagna ed i vincitori dell’Italia portarono ad arrestare l’avanzata. Per evitare le Crociate, bisognava subire l’avanzata o mettere il turbante. C’era dunque, per la Cristianità, non solo il diritto, ma la necessità di attaccare il maomettismo. E la legislazione del corano, gli attacchi dell’islam, le sue crudeltà, le sue conquiste, le sue minacce, sono altrettante ragioni che legittimano le crociate. – Per completare questa dimostrazione, occorre stabilire il diritto particolare che avevano i Cristiani di correre in soccorso della Terra Santa: le Crociate avevano lo scopo primario di liberare la tomba di Gesù-Cristo. La Terra Santa appartiene ai Cristiani per il possesso che ne ha fatto Gesù-Cristo. Bethleem, Nazareth, il Calvario, la santa Grotta, i luoghi ove furono la culla del Salvatore e la sua Croce, sono di proprietà mistica dei suoi discepoli. Questo cade tanto bene sotto il senso che mai l’islam, malgrado il suo odio, lo ha mai contestato; ed oggi ancora, malgrado le eresie e gli scismi che affliggono i Cristiani, noi li vediamo tutti dediti a raccogliere la loro parte della santa Eredità. Noi Cattolici, che troviamo in questa eredità tanto il soggetto di duolo, noi dobbiamo almeno avere, pur nella competizione delle sette, la conoscenza non interrotta del principio dei nostri diritti. Questa proprietà mistica era sotto la salvaguardia del diritto pubblico. Durante le persecuzioni, i Cristiani non avevano cessato di conservare la maggior parte dei luoghi santificati dala Passione di Gesù-Cristo. Costantino e sua madre Elena, li avevano ristabiliti nell’integrità dei loro diritti e avevano aggiunto a questo atto di giustizia i più nobili marchi della munificenza imperiale. L’impero greco di Costantinopoli aveva naturalmente aggiunto a questo diritto di proprietà la consacrazione del diritto politico. Il califfo Omar, nelle capitolazioni, aveva riconosciuto agli abitanti di Gerusalemme, con la consacrazione dei loro beni, la conservazione dei loro beni, la conservazione e l’uso esclusivo dei Luoghi Santi. Infine, per meglio riconoscere il diritto dei Cristiani, l’amico di Carlo Magno, Haroun-al-Raschid, aveva aggiunto al testo delle capitolazioni come omaggio pubblico di vassallato, inviando al grande Imperatore di Occidente, le chiavi del Santo Sepolcro. Senza misconoscere il diritto dei Cristiani, i musulmani, sotto i fatimiti e il furore di una setta fanatica, inflissero loro ogni sorta di vessazioni e di ingiurie. Le lettere dei Cristiani di Oriente e d’Occidente, i discorsi di Pietro l’eremita e di Urbano II fanno un quadro drammatico degli abomini che si compivano in Gerusalemme. Poiché questi rapporti e discorsi potrebbero essere tacciati di esagerazione, – perché è proprio del dolore esaltare la sensibilità, – noi citiamo un “asettico” rapporto diplomatico, la lettera di Alessio Gomnenio ai principi d’Occidente. « I turchi ed i pincinai invadono il nostro impero, dice il cesare bizantino; le cose sante ed i fedeli di Gerusalemme sono ogni giorno l’oggetto di nuovi oltraggi. Sui fonti battesinali i barbari, in disprezzo al Salvatore, fanno colare il sangue dei nostri bambini e dei nostri giovani sotto i ferri della circoncisione. Essi oltraggiano le nobili matrone come dei vili animali; disonorano le vergini sotto gli occhi delle loro madri costrette ad applaudire e a cantare canzoni empie e licenziose. I Babilonesi, tra gli altri scherni, dicevan al popolo di Dio: “Cantateci i cantici di Sion”. Qui le madri sono costrette a cantare il disonore delle loro figlie! È piuttosto il caso di piangere con Rachele. Ancora le madri degli innocenti sgozzati da Erode, se dovevano da un lato piangere la loro morte, potevano consolarsi con la salvezza delle loro anime. Ma qui, nessuna consolazione, perché periscono i corpi e le anime. Che diremo ancor noi? Ci sono cose ancor più spaventose. I turchi, perché bisogna dirlo, costringono ad essere assecondati nel crimine di Sodoma; essi vi costringono gli uomini di ogni età e di ogni condizione. Essi profanano i luoghi santi in mille modi, li distruggono minacciando di fare peggio. Chi non verserà una lacrima al racconto di tanti mali? » Questi barbari hanno invaso quasi tutti i paesi, da Gerusalemme fino alla Grecia, tutte le regioni superiori dell’impero greco, le due Cappadocie, le due Frigie, la Bitinia, Troia, il Ponto, la Galazia, la Libia, la Pamfilia, l’Isauria, la Licia, con le prinipali isole; non mi resta che Costantinopoli, che essi minacciano di invadere quanto prima, se Dio ed i Latini non vengono in nostro soccorso; perché già con duecento navigli, che essi hanno fatto costruire da prigionieri greci, si sono impadroniti di un luogo importante sul Propontide, da cui minacciano di prendere ben presto Costantinopoli da terra e dal mare. Noi vi preghiamo dunque, per l’amore di Dio e per compassione di tutti i Greci che sono Cristiani, di raccogliere tutti i guerrieri cristiani che potrete, e venire in nostro soccorso; affinché, come questi guerrieri hanno già cominciato a lberare i Galli e gli altri reami dell’Occidente dal giogo dei pagani, si sforzino di liberare parimenti l’impero greco per la salvezza delle loro anime; perché, per me, benché sia imperatore, non posso trovare né rimedio né consiglio; incessantemente io fuggo davanti ai turchi e i pincinati; io non resto in questa città aspettando che si avvicinino. Preferisco di più essere sottomesso ai Latini che diventare il giocattolo di questi barbari pagani. – Prima che Costantinopoli sia presa da essi, voi dovete dunque combattere con tutte le vostro forze, alfine di ricevere nello stesso tempo la ricompensa gloriosa ed ineffabile del Cielo. » Così il diritto dei cristiani sui Luoghi Sacri, le crudeltà di cui sono oggetto, il loro grido di dolore spinto verso l’Occidente, l’appello dell’imperatore d’Oriente, sovrano politico della Terra Santa, la decisione di due Concilii di Piacenza e di Clermont, l’appello di Urbano II e dei suoi successori, sono tanti fatti il cui fascicolo prova invincibilmente la legittimità delle crociate. Questa legittimità tanto sentita in questa epoca, fece sì che tutti, principi e popoli, rispondessero all’appello. L’Eurosa subì un impulso generale; essa aveva l’energia della fede e la fibra del guerriero. Piuttosto queste risorse si sono poi indebolite o sono venute meno. – Le crociate si sono dunque fatte in virtù del diritto di proprietà, del diritto politico di attacco e di difesa, del diritto ecclesiastico, del diritto delle genti; esse si sono fatte nell’ora della Provvidenza.

III.

Per apprezzare nel fondo la legittimità delle Crociate, non è sufficiente invocare i principi del diritto ed i fatti storici, non è sufficiente guardare verso terra; bisogna altresì alzare lo sguardo al Cielo. Le Crociate sono un avvenimento molto grande per non avere il sigillo divino. Dio, che le ha visibilmente preparate, ha voluto rivestirle di testimonianze autentiche della sua approvazione. Michaut, che ne ha scritto la storia con spirito di umiltà quaranta anni or sono, ne ha conservato le prove. Sfogliando le vecchie cronache, troviamo altri fatti meravigliosi che attestano tutti che le Crociate erano volute dall’Alto. Quando Pietro l’eremita pregava nella chiesa del santo Sepolcro, per il successo del suo ritorno, si addormentò, dice Guglielmo di Tyr, e vide in sogno Gesù Cristo che gli diceva: « alzati Pietro, esegui la tua commissione, senza nulla temere, perché Io sarò con te! È tempo che i Luoghi Santi siano purificati ed i miei servi soccorsi. » Al concilio di Clermont, quando Urbano II finì di parlare, l’agitazione fu molto grande; ben presto si udirono le acclamazioni: Deus lo volt! Deus lo volt! Noi ricorderemo a quresto proposito l’adagio conosciuto: “vox populi, vox Dei”; diremo ancora che questa acclamazione, che doveva diventare il grido di guerra dei Crociati, non ha potuto essere composto che per un istinto divinatorio. Da dove poteva venire, se non dal Cielo una simile ispirazione? Nella sede di Antiochia, quando i Crociati dimenticarono lo scopo del loro santo pellegrinaggio, apparve un segno dal cielo verso Oriente; un terremoto venne a richiamarli ad un sentimento più chiaro ed espresso del loro dovere. – Dopo la presa della città, i crociati, da che erano assedianti, divennero assediati con vigore. Un disertore, avendo voluto uscire da Antiochia, incontrò Gesù in persona. Gesù gli promise che l’assedio sarebbe stato tolto prossimamente. In altra sede, sant’Ambrogio apparve ad un venerabile prete e gli assicurò che i Cristiani, dopo aver abbattuto tutti i loro nemici, sarebbero entrati vincitori in Gerusalemme, ove Dio si riservava di ricompensare la loro dedizione. Un ecclesiastico lombardo, avendo trascorso la notte in una chiesa, vide Gesù accompagnato da Maria e dal Principe degli Apostoli. Il Figlio di Dio irritato per la condotta dei Crociati, rigettava le loro preghiere; avendo la Vergine placata la sua ira: «Alzati, dice Gesù al prete lombardo; fa conoscere al mio popolo il ritorno della mia misericordia. » Un prete marsigliese, chiamato Barthélemi, vide per tre volte sant’Andrea, ed ogni volta l’Apostolo gli diceva di andare nella chiesa di San Pietro, di scavare a destra dell’altare maggiore ove avrebbe ritrovato la lancia che aveva squarciato il fianco del Redentore. Si scavò, ed effettivamente si trovò questa lancia, « … ed io che scrivo, dice Raimondo d’Agiles, man mano che il reperto usciva dalla terra, lo baciavo devotamente. » – Presso la sede di Gerusalemme, in mezzo alle vicissitudini dell’assalto, si vide all’improvviso apparire, sul monte degli Ulivi, un cavaliere che agitava uno scudo dando all’armata cristiana il segnale per entrare in città. Goffredo, che lo intravide per primo, esclamò che San Giorgio veniva in soccorso dei Cristiani. La vista el cavaliere celeste, infiammò i cristiani di un nuovo ardore; essi tornarono alla carica e la sera stessa la città cadde in loro potere. Non citeremo altri fatti. Gli storici moderni, anche cristiani, suppongono che queste apparizioni non fossero che l’effetto di una immaginazione malata. Noi al contrario crediamo, dice Rohrbacher, che dopo i sacrifici dei Cristiani ed in mezzo alla loro afflizione, fu permesso, naturalmente alla fede cristiana, di credere che Dio inviasse ai suoi servi scoraggiati, come al Cristo agonizzante, dei messaggeri per ridar loro forza e coraggio. Secondo noi, attenendoci solo ai fatti riportati da testimoni oculari, vediamo, in questa serie di meravigliosi avvenimenti, la prova che le crociate fossero volute da Dio.

IV.

Quali furono i risultati delle Crociate? Il movimento dei Crociati tenne l’Europa in suspens per più di tre secoli. La prima grande spedizione, secondo le valutazioni di Foucher de Chartres, mise sul cammino della Terra Santa circa sei milioni di crociati. Le successive spedizioni, meno numerose, è vero, non lasciarono però all’Oriente prevedere un termine agli sforzi di una moltitudine di Cristiani. Se è vero che la civilizzazione cammina con le armate, dobbiano naturalmente credere che i Crociati, con i rapporti stabiliti, modificarono profondamente la situazione del mondo. Forse non è temerario dire che esse furono lo strumento scelto dalla Provvidenza per l’avanzamento dell’umanità. Si cita volentieri, a questo soggetto, la parola di M. de Maistre: « Nessuna crociata riuscì in pieno, anche i bambini lo sanno; ma tutte sono riuscite, e questo è quanto gli uomini stessi non vogliono vedere » L’antitesi è falice, ma non è vera che a metà. Nessuna crociata è andata fallita. Lo scopo primario di queste spedizioni era quello di onorare la Croce della tomba del Salvatore, di punire e riparare le profanazioni che vi facevano i saraceni, di riconquistarli con la forza, ridando ai Cristiani di Occidente il libero accesso ai Luoghi Santi. Questo scopo è stato raggiunto fin dall’inizio e non se ne sono poi mai persi i vantaggi conseguiti. Se le Crociate hanno fallito nella conquista della Terra Santa e nel ristabilimento definitivo del regno di Grusalemme, occorre dire che questo reame e questa conquista non erano, agli occhi della loro prudenza, che un mezzo per assicurare la fine delle Crociate. Almeno essi hanno ottenuto ciò a cui aspirava la loro pietà verso il Santo Sepolcro e la loro carità verso i Cristiani d’Oriente. Infatti, l’ “uomo propone e Dio dipone”, e bisogna essere fortemente ciechi per non riconoscere in questi relativi insuccessi le vedute sempr magnifiche della Provvidenza. A nostro umile avviso, la riuscita è stata pari a quanto si poteva desiderare: conservando i nostri diritti sui Luoghi Santi, noi abbiamo perso Gerusalemme. Il turco, padrone della Palestina, l’ha votata alla sterilità; così si compiono le profezie di rovina e di Gloria che riguardano il santo Sepolcro. È una armonia provvidenziale che i Cristiani soffrono sul teatro della Passione. Grazie alle loro umiliazioni, i Cristiani conservano per i Luoghi Santi sentimenti di vera pietà. Chissà, se noi fossimo rimasti padroni di Gerusalemme, forse la civilizzazione vi avrebbe portato le sue follie e le sue snervanti mollezze. Il Paese sacro per eccellenza sarebbe stato disonorato per la mal condotta dei Cristiani. – Le Crociate hanno tuttavia portato indirettamente degli immensi risutati: religiosi, politici, scientifici e letterari. Procediamo a farli conscere.

V.

Parliamo inizialmente dei riultati religiosi. Il primo, è di avere, con una diversa potenza, arrestata la tendenza razionalista che cominciava a sorgere nell’Europa cristiana. L’uomo non resta senza grande virtù nella semplicità della fede. Nel suo spirito c’è un fondo di inquietudine che lo spinge a scrutare le cose nascoste, ed in questo spirito un fondo di debolezza che non gli permette di scoprirlo sempre, o se lo scopre gli impedisce di sopportarne lo splendore senza esserne abbagliato. Nel X secolo, questo male cominciava a manifestarsi. Scott Eriugena e Gotescalco erano caduti in eresia. La vicinanza degli arabi faceva temere per la temerarietà dei sapienti, il contagio di falsi principi. Il movimento guerresco dei Crociati tagliò corto questo movimento di idee. Il pensiero Cristiano, depurato da errori e non esausto da dispute, guardò questa forte lucidità a ciò che irradiava nei capolavori innumerevoli del XIII secolo. Un secondo risultato religioso delle Crociate fu quello di aver rsvegliato la fede con la potenza delle idee che esprimevano e facendo fare a grandi colpevoli delle grandi espiazioni. La fede, anche se pura, tende incessantemente nell’uomo e deviare, sia per il semplice fatto dell’infermità umana, sia per l’influenza delle cattive inclinazioni sulle convinzioni. Nel Medio-evo, questa seconda causa esercitava sui Crociati una funesta influenza. L’uomo rude di questa epoca aveva la fede robusta e delle passioni violente; a dispetto di una fede che non doveva suscitare se non dei rimorsi, questi commetteva spesso i crimini più grandi; quando i predicatori vennero a lui, con la croce in mano, e gli parlarono di Gesù morto e del suo Sepolcro oltraggiato, la sua coscienza si risvegliò. I signori vendevano le oro terre per farne delle fondazioni pie, e con il ricavato dalle vedite contribuirono alle spese della spedizione, sopportandone così il carico maggiore. Il contraccolpo di queste penitenze fu, con un salutare rilassamento dela disciplina, il far sparire le istituzioni penitenziali della Chiesa primitiva, create solo in vista di bisogni passeggeri. Il Pellegrinaggio, le fondazioni, furono da allora una delle istituzioni pubbliche di penitenza. Un altro risultato fu quello di avere eccitato la pietà per il numero di immense reliquie che fu portato dalla Palestina in Europa. I viaggiatori che hanno visitato il Belgio o le rive del Reno conoscono bene questi preziosi tesori. Ed il cristiano che ha baciato una volta la traccia di sangue e le ossa di un martire sa quale virtù ne fuoriesce per animare la pietà. Inoltre queste Crociate, sempre predicate, dirette da lontano dai Papi, contribuirono grandemente all’esaltazione del Papato. In mezzo a questa spedizioni, l’Europa era come una anfizionia, una lega, che aveva come presidente il successore di San Pietro. Questa elevazione della Cattedra Apostolica doveva concorrere efficacemente allo sviluppo della civilizzazione cristiana per non essere considerata patrimonio religioso delle Crociate. – Infine, le crociate, dopo aver dato ai fasti militari di tutti i popoli. i nomi di grandi guerrieri, legarono alla Chiesa gli ordini militari. Gli ordini militari del Tempio, di San Giovanni di Gerusalemme, dell’Ordine Teutonico, di Calatrava, di Aire, sono la continuazione delle Crociate. Questa meravigliosa associazione della vita monastica e della vita religiosa, sostenendo sempre più la Croce contro gli sforzi della mezzaluna, rese alla Cristianità illustri servizi.

VI.

Dei i risultati sociali delle crociate, noi menzioniamo soltanto i due più importanti: la cessazione delle guerre private e la repressione del maomettismo. Prima di essere addolcite dal Criatianesimo, dice Rohrbacher, le popolazioni che compongono l’Europa non amano che la guerra. Il franco, il goto, il lombardo, il sassone, il vandalo, non lasciano mai la propria spada: è questa la sua vita e la sua salvezza durante la guerra; il suo tribunale e la sua giustizia durante la pace, così come può concepirsi la pace tra popolazioni barbare sempre in armi. Da qui, per chi ci pensa, è facile capire quanto sia servito alla Chiesa di Dio, di tempo e pazienza, per domare e addolcire questa moltitudine sì diversa di caratteri intrattabili. La grande “edulcorazione” dell’Europa da parte della Chiesa, avanzava molto facilmente sotto Carlo Magno; ma già sotto suo nipote, Carlo il Calvo, i terribili uomini del nord vennero a turbare ed interrompere questa assimilazione cristiana dell’Europa, non solo per il fatto che introducevano con la loro persona un elemento troppo selvaggio, ma per il fatto che, per l’impotena dell’autorità pubblica nel difendere la Francia contro le loro incursioni, ogni città, ogni monastero, ogi signorotto, ogni proprietario terriero, fu formalmente autorizzato a difendersi da sé. Da qui questa abitudine, già così naturale in questi popoli, di farsi guerra, non tra individuo ed individuo, ma tra città e città, tra castello a castello. Per porre un termine a queste guerre private, i Vescovi ed i Concili avevano ordinato una tregua divina; ma a questo male occorreva un rimedio più grande. Le crociate stornarono le passioni dalle loro sanguinose rivalità e diedero all’ardore bellico un nobile scopo, trasportando le ostilità d’Europa in Asia, sventolando in queste regioni lo stendardo di Cristo, e rimediando ad un’altra calamità: la mezzaluna e la croce erano irreconciliabili per natura. L’inimicizia era giunta all’ultimo grado di furore per mezzo di una lotta lunga ed accanita. Sui due lati: dai vasti piani ed una vasta potenza; sui due lati: popoli arditi, pieni di entusiasmo e pronti a precipitarsi gli uni sugli altri; sui due lati: grandi probabilità e speranze fondate sulla base del tionfo. A chi resterà la vittoria? Qual condotta dovevano tenere i Cristiani per preservarsi dal pericolo? Era meglio attendere tranquillamente in Europa l’attacco dei musulmani, o sollevarsi in massa, precipitarsi in Asia, attaccare là ove il nemico si credeva invincibile? Il problema fu risolto in questo ultimo senso, ed i secoli hanno dato il loro suffragio all’abilità di questa risoluzione. Cosa importano alcune declamazioni affettate del filosofismo! La filosofia della storia ha portato su questa causa un giudizio irrecusabile: su questi punto, come in tutti gli altri, la Religione ha trionfato sul tribunale della filosofia. Le Crociate, lungi dall’essere considerate un atto di temerarietà, sono oramai considerate come un capolavoro di sapienza sociale che, dopo avere liberato l’Europa dalle due divisioni, assicurò la sua indipendenza e conquistò ai popoli cristiani una decisa preponderanza sui musulmani.

VII.

Le modifiche politiche che si possono attribuire alle Crociate, si intrecciano in una serie di cause e di effetti correlati, e si riassumono nell’abbattimento della feudalità. Il feudalismo, all’origine, fu uno strumento di civilizzazione. Con la moltiplicazione della autorità locali, esso aveva lottato corpo a corpo con tuttti i princȋpi del disordine interiore, ed aveva visto il flusso delle incursioni nomadi sgretolarsi sotto i bastioni dei suoi castelli. Era come un rudimento di organizzazione sociali. Ma in seguito, questa stessa moltiplicazione di poteri, era stato un fermento di guerre private; per di più, ai signorotti laici, ripugnava l’affrancamento dei servi; di modoché la feudalità era divenuto un ostacolo al bene del popolo ed alla fondazione delle unità nazionali. Con la vendita dei feudi, la morte dei signorotti, o semplicemente con le conquiste fatte nello spirito di uguaglianza, le Crociate portarono al feudalesimo un colpo decisivo. Dal suo affievolimento risultano l’affermarsi del potere reale, lo stabilirsi di comuni, la formazione del terziario, l’affracamento dei servi, l’epurazione delle moltitudini armate ed una riconciliazione sensibile tra le diverse classi sociali; a questi effetti politici si collegano: 1° il progresso dell’arte militare in rapporto alla tattica, alla disciplina ed alla organizzazione finanziaria, 2° l’affermazione della marina, lo stabilirsi dei contatori, l’espansione del commercio, la distruzione dei pirati del Mediterranei e la definizione di un codice marinaro, 3° l’iniziazione dell’industria europea ai segreti dei Greci e dei saraceni. Infine i risultati scientifici e letterari furono immensi: la geografia imparò a conscere meglio il mondo; la storia ebbe dei nuovi soggetti e analisti meno sprovveduti; la filosofia si elevò prendendo Aristotele come testo base e le università come teatro; la medicina, le scienze matematiche, l’astronomia, presero un rapido slancio; le lingue moderne ricevettero un nuovo impulso di formazione; la lingua francese conquistò il suo ascendente; l’architettura si aprì delle vie veramente originali che devon qualcosa alle reminiscenza dei crociati; infine la poesia sembrò fremere davanti al materiale di una nuova Iliade. Tali sono, senza parlare degli effetti secondari e dell’nfluenza che fu esercitata sul maomettismo, i risultati generali delle Crociate. Tracciando questo quadro sommario, noi non vogliamo asserire che gli uomini dai quali furono concepite le Crociate, i Papi che le eccitarono, i signori ed i principi che li secondarono, i popoli che li seguirono, avessero misurato l’immensità di questi risultati. Ma facciamo però osservare che più che attribuire tali risultati alle previsione degli uomini, bisogna inchinarsi davanti all’importanza provvidenziale degli avvenimenti. – Noi diremo anche che la grande e generosa idea delle Crociate fu concepita con una certa vaghezza, ed eseguita con una certa precipitazione, frutto dello zelo e degli errori dell’impazienza. Ma gli errori e i tristi risultati dai quali le cose umane non sono mai esenti, occorre qui attribuirli all’imprevidenza ed alla debolezza degli uomini, all’imperfezione ed anche alla scarsità di mezzi materiali, benché la Chiesa avesse sollecitato a prevenire le impruenze, impedire i crimini e scongiurare imprese disastrose. Gli errori ed i guai entrano comunque nei disegni della Provvidenza che voleva alfine tenere la Cristianità in allerta , non annientando troppo presto l’islamismo.

JUSTIN FÈVRE, Protonotario apostolico.

[La Chiesa, la Sposa Immacolata di Cristo, non deve chiedere scusa a nessuno, mai e per nulla! Le infamità sono state e vengono compiute dagli infiltrati, i servi del “nemico”, ieri ed oggi sprattutto. Essi devono pentirsi, finché sono in tempo, davanti a Dio! Dopo sarà per loro pianto e stridor di denti in eterno! ndr. -]