La strana sindrome di nonno Basilio -10-

Egregio direttore eccomi come al solito a parlarle delle mie piccole avventure, o meglio disavventure, casalinghe. Le racconto gli ultimi fatti: ero intento come spesso, nell’ora tarda dei vespri, alla preghiera salmodica, e nello specifico mi ero soffermato sul salmo LXXIX , “Qui regis Israel, intende”, il salmo cosiddetto “della vigna”, come ci ricordava sempre lo zio Tommaso, santo prete cattolico. Se non le dispiace ne fo’ un accenno dal versetto 8 in poi: “Deus virtutum … Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato. Quelli che l’arsero col fuoco e la recisero, periranno alla minaccia del tuo volto. Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome”. Ma non è la prima volta che l’autore sacro si ispira alla vigna, in vari profeti viene ripresa l’immagine, a cominciare da quella di Naboth, ai tempi di Davide. In particolare è Isaia che si dilunga con particolari illuminanti sulla vicenda, che avrà uno svolgimento lineare nei vari secoli, coinvolgendo il Vecchio ed il Nuovo testamento, avendo come apice Gesù, il Messia, fino a giungere ai giorni nostri. Nel Libro del profeta Isaia al capitolo V si legge la predizione sull’abbandono d’Israele da parte di Dio, che avverrà circa 700 anni dopo, con l’Incarnazione del Verbo e la sua Crocifissione: «Canterò al mio diletto l’inno del mio padrone alla sua vigna: “Il mio diletto aveva una vigna in un poggio fertile. La cinse con una siepe, tolse tutte le pietre che vi si trovavano e vi piantò viti ottime. Fabbricò in mezzo ad essa una torre ed un torchio. Aspettò con pazienza che facesse uva, ma produsse spine”. Ed ora siate giudici voi stessi, abitanti della Giudea, tra me e la mia vigna. Che cosa avrei dovuto fare per essa che non abbia fatto? Ma ora vi mostrerò ciò che farò alla mia vigna: toglierò la sua siepe e sarà calpestata; distruggerò il suo muro e sarà invasa. La renderò deserta e ordinerò alle nubi di non versare pioggia su di essa. Perché la vigna del Signore è la casa di Israele e i giudei la sua piantagione prediletta. Mi aspettavo che facessero opere buone, ed ecco invece l’iniquità; giustizia, ed ecco invece malvagità» (Is. V, 1-7). San Giovanni Crisostomo nel commento ad Isaia dà un’interpretazione moralmente unanime (e quindi infallibile) con quella dei Padri della Chiesa su Isaia, e commenta: «Isaia sta per accusare Israele di tradire Dio e di misconoscere il Messia venturo. Tuttavia il Profeta scrive che la sua accusa è un “cantico” o un “inno”. Non sarebbe stato più esatto chiamarla un’invettiva? In realtà Isaia dà prova di una grande saggezza spirituale. Infatti egli voleva il bene delle anime degli israeliti: voleva aiutarli a ritornare a Dio e a non rinnegare il Messia venturo, Gesù Cristo. Quindi ha scritto sotto forma di cantico le sue accuse affinché Israele le cantasse continuamente, non le dimenticasse e non si scoraggiasse. Inoltre il Profeta chiama il popolo d’Israele, che si è allontanato da Dio e rinnegherà il Messia, “la vigna amata del Signore”. Infatti Israele era la vigna amata da Dio e beneficata da Lui, ma non aveva corrisposto, già prima dei tempi di Isaia, all’amore di Dio ed avrebbe aggravato la sua infedeltà sino a giungere alla Crocifissione del Verbo Incarnato. Dio ha fatto tutto per Israele per pura bontà sua e non per i meriti di questo popolo, ma invece di essere grato a Dio, Israele Gli ha mostrato molta ingratitudine. Isaia enumera i benefici di cui Dio ha riempito Israele. Innanzitutto lo chiama “vigna” per mostrare quanto Dio lo abbia curato. Poi dice che l’ha posta “in un luogo fertile” come fosse una “fortezza” inespugnabile. Inoltre Dio ha circondato Israele, la sua vigna, con una “siepe” e con una “staccionata”. La siepe è la Legge di Dio,  che protegge chi la osserva e lo mantiene puro; la staccionata è la cura con cui la Provvidenza di Dio si occupa del suo popolo per mantenerlo al riparo da ogni nemico spirituale e temporale. Ma non basta! Il Signore ha costruito una “torre” ed un “torchio” al centro della sua vigna. La torre figura il Tempio di Gerusalemme ed inoltre vuol farci capire che Dio stesso ha costruito torre e torchio per non affaticare eccessivamente Israele. La bontà divina non si è fermata lì. Egli “ha aspettato” con molta pazienza che la sua vigna facesse “frutti”, producesse uva, ma Israele ha prodotto “spine” e non frutti, ossia una vita priva di fede, di grazia soprannaturale, di virtù e di buone opere. La misericordia divina arriva a nominare “giudici” su Israele gli israeliti stessi, mostrando una gran compassione ed una assoluta certezza sulla colpevolezza di Israele, che non potrebbe essere assolto neppure dai Giudei. Il Signore esclama: “cosa avrei dovuto far di più per Israele che Io non abbia fatto?”. Ma Israele “ha prodotto spine e non frutti”. Il significato – scrive il Crisostomo – è il seguente: “ quale motivo ho dato ad Israele di comportarsi così? Può forse pretendere che non abbia fatto abbastanza per lui e che l’abbia spinto, così, alla rivolta? Giudicatemi voi stessi, abitanti della Giudea”! Non avendo ricevuto accuse né scuse, Dio passa ad enumerare i castighi che riserva ad Israele per aver peccato e non aver voluto pentirsi. Tuttavia la sentenza di condanna è accompagnata dalla speranza che il timore dei castighi faccia tornare a Dio Israele, ma invano! “Sradicherò la siepe, distruggerò la staccionata” e Israele sarà depredato dai ladri, ossia lo  priverò del mio aiuto speciale, del mio soccorso e della mia difesa e così sarà depredato dei beni che gli avevo concesso. Di più: “abbandonerò la mia vigna”. Come ho spiegato sopra, “siepe, staccionata, muro” significano la Rivelazione divina e la Legge che Dio aveva dato ad Israele affinché le custodisse e le facesse conoscere a tutti i popoli quando sarebbe venuto il Messia, ma la sua infedeltà, la sua mancanza di fede e di buone opere obbligano Dio ad abbandonare Israele che per primo ha abbandonato il Signore, il Quale non abbandona se prima non sia stato abbandonato. Così la vigna d’Israele sarà senza vignaiuoli, ossia non avrà più sacerdote, profeta, re, neppure il Tempio e sarà disperso in una terra straniera. I “rovi” ricopriranno Israele e la “pioggia” non lo bagnerà più, ossia la grazia non irrorerà Israele infedele, che sarà ricoperto di male e peccato, tranne il piccolo resto che ha creduto al Messia e che assieme ai pagani è diventato la nuova vigna di Dio, ossia la Nuova Alleanza. “Ho atteso che Israele facesse opere giuste, ma ha commesso altre iniquità e la sua malizia grida al Cielo!”, ossia la malvagità di Giuda è talmente grande che Dio non può non punirla». Gesù nei Sacri Vangeli non giudica il comportamento dei vignaiuoli, ma con colpo da vero Maestro, lascia che essi si giudichino da soli. Lei, direttore certamente ricorderà l’episodio: “C’era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l’affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l’eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?”. (S. Matteo, XXI, 33-40). Ed i Giudei, con risposta baldanzosa e tracotante, risposero subito: “Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo“(idem XXI, 41), accorgendosi solo dopo che Egli parlava di loro, e subito il Signore cita i versetti del salmo CXVII: “La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?”(vv.22-23), …Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà“. Scrive a proposito S. Giovanni Crisostomo: «chi inciamperà su di essa si ferirà, e stritolerà colui sul quale cade», vale a dire «non è la pietra o Cristo che fa cadere, ma chi, non credendo in Lui si scandalizzerà, cadrà per sua colpa». Mi rivolgo a Mimmo e gli impongo di prendere dal suo “paccotto” le copie del documento iper-modernista, secondo le premesse di San Pio X, che è la Dichiarazione “Nostra Aetate” (del 28 ottobre 1965) su “Le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane” che al n. 4, § h, insegna (beh … si fa per dire …) pastoralmente (come se il pastore possa prescindere dai dogmi nel suo insegnamento, onde ingannare ben bene le pecorelle!): «Gli ebrei non debbono essere presentati come rigettati da Dio, quasi che ciò scaturisse dalla S. Scrittura». Ora, occorre distinguere: gli ebrei infedeli a Cristo da quelli fedeli a Lui e al Padre. I primi sono stati rigettati da Dio, come insegna (… altroché se lo insegna la Scrittura … ma al Concilio com’è che erano così distratti ed infingardi?, forse erano intenti alle parole crociate? E pensare che non c’era ancora face-book! … chissà cosa sarebbe successo!), mentre gli ebrei fedeli a Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo sono entrati nella Chiesa di Cristo assieme a tutti i popoli che hanno la fede nella SS. Trinità e nella divinità di Gesù. I coloni, «coloro che avrebbero dovuto e potuto conoscere il Figlio di Dio, avendo la Rivelazione, Lo rinnegarono odiandoLo» (Origene, in Comm. a Matt.); infatti dicono: «costui è l’erede»; quindi «non per ignoranza invincibile e non colpevole, ma per invidia e gelosia, odiandolo, Lo crocifissero; e anche coloro che odiano il Vangelo e perseguitano i suoi apostoli tentano per quanto è possibile di dare la morte a Gesù» (Rabano Mauro). Così – dicevano tra sé – «avremo la sua eredità», vale a dire «non volevano perdere il retaggio delle cerimonie estrinseche della Legge antica (perché cedesse il passo a quella nuova), della quale non sarebbero stati più i beneficiari e non avrebbero più potuto trarne lucri ed autorità, come invece continuavano a fare» (in Crisostomo e Rabano Mauro, ut supra). Lo buttarono fuori «di Gerusalemme, ove fu crocifisso, come straniero alla vigna, ossia scomunicato dalla sua Chiesa dell’Antica Alleanza che loro mal coltivavano» (Origene, ut supra). Ne consegue: l’ermeneutica della continuità tra Concilio Vaticano II (magistero pastorale … per confondere gli allocchi, che non ha voluto definire né obbligare a credere e quindi non infallibile, perché organizzato contro le precise direttive di “Execrabilis”, una bolla di Pio II, che scomunica “latae sententiae” coloro che vogliono ribaltare le decisioni Apostoliche già definite irreformabilmente e quindi un “conciliabolo” inutile, anche perché il tutto era gestito in modo illecito da un falso papa, già scomunicato e destituito secondo Paolo IV Carafa e S. Pio V, con “Cum ex apostolatus officio”, [per giunta un ebreo marrano, agente del b’nai b’rith – ci ricorda Caterina … direttore, ma chissà che vuole dire?!-]), e la Rivelazione divina (Tradizione e S. Scrittura) non è provata, anzi è confutata senza ombra di dubbio. Più che di ermeneutica ci vuole veramente una bella faccia tosta ed una fantasia funambolica e luciferina per giustificare l’alto tradimento operato dalla gerarchia della “quinta colonna” (quella del Vat’inganno –n.d.Bas. -) che avrebbe dovuto vigilare sull’ortodossia del Depositus fidei, ma … i pastori sono conniventi con i lupi e allora … povere pecore in mano ai pastori e ai lupi … e poveri pastori in mano a Gesù cristo ….!! “… ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”(S. Matteo XXVI,24). E questa è poi la teologia della Sostituzione della“Sinagoga bendata con la Chiesa vedente”, interviene vispa Caterina! Ora, cari nipoti – assumo l’aria un po’ alla “zio Tommaso”, vi ricordo, giusto per schiarirvi le idee e senza bisogno di ricorre ad ingannevoli ermeneutiche (ma che pagliacciata modernista!) qualcuno dei documenti magisteriali infallibili e perciò irreformabili, stilati da Papi veri e Concili ecumenici legittimi, iniziando proprio da un documento che, guarda caso, cita proprio la vigna, il “Vineam Sorec” di Papa Orsini, S.S. Nicola III, quello citato dall’anticlericale in odore di rosa+croce: Dante, gnosticheggiante cattolico (così diceva sempre lo zio Pierre, … ma guai a dire queste cose a scuola … non le dica in giro, per carità direttore!): ascoltate, ho qui un quaderno di appunti che il grande zio Tommaso ci dettava durante i pomeriggi di settembre, giusto per tirar via la ruggine dai nostri cervelli, onde farci riprendere l’abitudine allo studio in vista del successivo anno scolastico: “La destra di Dio Padre piantò in Sorec una vigna eletta; in questa vigna seminò tutti i semi buoni, la protesse con la custodia degli Angeli e gettò lontano le pietre dannose”. È una bolla molto ben fatta, che riprendendo una precedente bolla di Innocenzo IV, aggiunge che Israele è la vigna “una volta” scelta da Dio, da cui ci si aspettava uva dolce, ma che invece ha dato aceto; essa è simile al fico secco del Vangelo, che Cristo ordinò fosse bruciato, dacché non portava frutti di buone opere. Essa, infatti, non ha voluto ricevere la grazia portata da Cristo, anzi Lo ha ingiustamente ucciso, non il solo Sinedrio, ma la vigna tutta (tranne il “piccolo resto” di coloro che si son convertiti al Vangelo), il popolo tutto. Caterina, ti consiglio poi di leggerla tutta, insieme pure a questi altri documenti, che trattano tutte lo stesso argomento: la riprovazione del popolo giudaico sostituito, nella sua primitiva elezione, dal popolo dei Cristiani. Te ne voglio ricordare solo alcune qui presenti nel quadernone estivo degli appunti: Papa Innocenzo IV “Impia judeorum perfidia” (1244), Papa Giovanni XXII “Dudum felicis” (1320), ove, citando Geremia si afferma che quel popolo è diventato errante, vagabondo e fuggiasco per tutta la terra, come Caino il fratricida. Sempre quel popolo ha ucciso con empietà Gesù, invocando il Suo sangue sopra di sé e i loro discendenti. Come si vede per il Papa la colpa del deicidio è collettiva, anche del popolo, in quanto ha rifiutato la Legge, i Profeti e Cristo e continua a gravare sui suoi discendenti, che condividono la sua incredulità e il suo rifiuto di Mosè e di Cristo, per seguire l’empio Talmud, col quale indottrinano i loro figli sin dalla più tenera età. Il Papa scrive che ha fatto esaminare il Talmud da esperti in materia e che, siccome esso contiene errori, abusi e bestemmie, non può essere tollerato, ma deve essere condannato. Ecco poi il mio conterraneo Paolo IV (quello di “Cum ex apostolatus officio”, tanto per intenderci! …) “Nimis Absurdum” del 1555 in cui si insegna che la Chiesa tollera il popolo e la religione giudaica talmudica al solo scopo che riconoscano i loro errori e pervengano alla verità della Fede cattolica. E poteva mai mancare il Santo Pio V? abbiamo infatti ben due bolle:Romanus pontifex (1556) che stabilisce, riafferma e conferma tutti i precedenti documenti, statuti e disposizioni dei Papi sul giudaismo … tutto inutile! È qui evidente la volontà di insegnare e perpetuare ciò che è stato sempre insegnato e non di innovare alcunché. E qui, caro Mimmo, non si riesce a capire ove si possa trovare “ermeneutica della continuità” tra la Tradizione cattolica e l’insegnamento che tu mi fai leggere da questo documento conciliare (ma sarà poi vero?) riguardo ai rapporti tra cristianesimo ed ebraismo. Pensa che ancora san Pio V nel 1569 nel documento “Haebraeorum Gens” riafferma che il popolo ebraico, “una volta” eletto da Dio, tanto prima superò tutti gli altri in grazia e valore, quanto poi è stato abbandonato e disprezzato a causa della sua incredulità. Esso è senza sacerdozio, senza Legge mosaica e cacciato via dal proprio Paese. Come conciliare ciò con quanto scrive questa … come la chiami, … Nostra aetate? O ancora peggio, interviene Caterina, con l’Antica Alleanza mai revocata? Con i Fratelli maggiori e prediletti nella Fede? Fermi, ragazzi, non è finita ancora, giriamo la paginona e leggiamo: nel 1581 papa Gregorio XIII (quello del calendario!) con la Costituzione “Tempore Suo” approva, conferma e riafferma tutte le costituzioni dei suoi predecessori in perpetuo (ascoltate bene!, ripeto, in perpetuo!), ed ordina che debbano essere osservate integralmente. Ancora Gregorio XIII sempre nel 1581 nella Costituzione Antiqua Judaeorum insegna che l’antica iniquità giudaica durante la Vecchia Alleanza, per la quale sempre resistettero allo Spirito Santo, è ancora maggiore nei figli che ripudiarono Gesù e continua ancora oggi. E poi Papa Clemente VIII in “Caeca et Obturata” (1593) spiega che la perfidia giudaica non si è arrestata a Cristo, ma continua contro la Chiesa da Lui fondata, la quale pazientemente attende la loro conversione. Ancora Clemente VIII nel medesimo anno scrive in Cum Haebraeorum che è pericoloso e funesto per i cristiani chiudere gli occhi davanti alla malvagità del popolo ebraico, che perdura ancora adesso … (e non sapeva ancora del Comunismo e della Massoneria prossimi a venire, sogghigna Caterina … ma che vorrà mai dire, direttore … boh!?). Onde il Papa riprende e conferma le Costituzioni dei suoi predecessori, ricondanna il Talmud e condanna la cabala spuria, in quanto contengono errori contro l’Antico e il Nuovo Testamento, la SS. Trinità e Dio Creatore. E allora Mimmo, come la mettiamo? E senti ancora questa:… nel 1704 papa Clemente XI promulga la Costituzione Propagandae in cui riprende gli insegnamenti pontifici a partire dal 1244, e nel 1751 papa Benedetto XIV (il grande “già” Cardinal Lambertini) in “A Quo Primum” riprende il magistero antecedente e condanna l’usura esercitata dal popolo ebraico a scapito dei cristiani. Nel 1937 (e qui siamo giunti quasi ai miei tempi) Pio XI in Mit brennender Sorge, l’enciclica tedesca, parla di deicidio ad opera del popolo di religione giudaico-rabbinica o talmudica. E poi ci sarebbe da parlare ancora dei concili Laterano III e IV, di Firenze, dei concili di Toledo – il IV il XVI e XVII in particolare – , ma oramai sono stanco, qui finiamo fra una settimana … Direttore, glielo dico a lei, per non farmi sentire ai ragazzi: io sono arciconvinto che questo documento sia solo una “patacca”, una burla di Mimmo, così si spiegano le assurdità ivi riportate, totalmente inconciliabili con la fede cattolica, e che nessun uomo, per quanto pazzo, o demente, o affetto da amnesia di grado elevato, come la mia, poteva stilare spacciandolo addirittura come documento conciliare. C’è solo da ridere per la trovata burlesca di Mimmo, che come già le accennavo in una lettera precedente, ama molto il cabaret, l’operetta e la “macchietta” napoletana, … e questa, direttore, non le sembra proprio una macchietta napoletana? Chissà l’avrà forse scopiazzata da uno dei fratelli De Filippo, o forse da Totò, o dal grande Nino Taranto! Boh?). Riprendo il mio tono serio e dico: “Allora ragazzi, restiamo fedeli alla dottrina cattolica genuina (sperando di poter dire un giorno anche noi: “… ho conservato la fede”, come San Paolo nel fare a Timoteo un breve resoconto della sua vita oramai alla fine della corsa … come la mia oramai!), contenuta nelle fonti della divina Rivelazione: la Tradizione dei Padri, la S. Scrittura, ed il Magistero infallibile della Chiesa Cattolica, la quale insegna che Dio ha rigettato Israele infedele ed ha stretto un Nuovo ed Eterno patto con l’Israele fedele a Cristo e con i Gentili convertitisi a Dio Trino Creatore: i Cristiani cattolici!”. E a proposito di vigna, anche per rinfrancare il povero Mimmo, inumidire la gola secca, e farci così una bella e grassa risata su queste trovate da “macchiettista”, su questo testo ridicolo da “gnostica commedia”, abbiamo qui un bel boccale di vinello fresco che accompagnerà la cena ormai pronta della Genoveffa, la mia cara mogliettina. Grazie per l’attenzione, e buona cena a tutti!

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.