L’IDOLATRIA, I POVERI E IL “DIO DELLE SORPRESE”.

L’idolatria, i poveri e il Dio delle sorprese (???)

Uno sguardo critico all’omelia di M. J. Bergoglio, l’antipapa sedicente Francesco, che ha chiuso il Sinodo 2023.

L’edizione 2023 del Sinodo sulla sinodalità (cioè il sinodo della negazione del Cristianesimo) si è conclusa, ed il presunto “Papa” Francesco non ha mancato di tenere un’omelia carica di ideologia per la finta “Messa” di chiusura nella Basilica di San Pietro. Il tema dell’omelia, basata sul Vangelo del giorno (Mt XXII, 34-40), era l’amore di Dio e del prossimo. È uno degli argomenti preferiti dal sig. Bergoglio perché è così facile da manipolare e dirottare a favore della sua agenda apostatica. – Vediamone alcuni esempi, a partire dalla preoccupazione espressa dal sedicente Francesco per l’idolatria: « Nell’adorare Dio, riscopriamo di essere liberi. Ecco perché le Scritture associano spesso l’amore per il Signore alla lotta contro ogni forma di idolatria. Chi adora Dio rifiuta gli idoli perché mentre Dio libera, gli idoli schiavizzano. Gli idoli ci ingannano e non realizzano mai ciò che promettono, perché sono “opera di mani d’uomo” (Sal 115,4). La Scrittura è inflessibile nei confronti dell’idolatria, perché gli idoli sono fatti e manipolati dagli uomini, mentre Dio, il Dio vivente, è presente e trascendente; è colui “che non è come lo immagino, che non dipende da ciò che mi aspetto da lui e che può quindi sconvolgere le mie aspettative, proprio perché è vivo”. La prova che non sempre abbiamo l’idea giusta di Dio è che a volte siamo delusi: Pensiamo: “Mi aspettavo una cosa, immaginavo che Dio si sarebbe comportato così, e invece mi sono sbagliato. Ma in questo modo torniamo sulla strada dell’idolatria, volendo che il Signore agisca secondo l’immagine che abbiamo di lui. Rischiamo sempre di pensare di poter “controllare Dio”, di poter limitare il suo amore ai nostri programmi. Invece, il suo modo di agire è sempre imprevedibile, trascende il nostro pensiero, e il modo di agire di Dio richiede di conseguenza stupore e adorazione. Lo stupore è molto importante! Dobbiamo lottare costantemente contro tutti i tipi di idolatria; non solo quella mondana, che spesso deriva dalla vanagloria, come la brama di successo, l’egocentrismo, l’avidità di denaro – non dimentichiamo che il diavolo entra “dalle tasche” – le lusinghe del carrierismo; ma anche quelle forme di idolatria mascherate da spiritualità – la mia spiritualità: le mie idee religiose, le mie capacità pastorali… Vigiliamo, per non scoprire che stiamo mettendo al centro noi stessi anziché Lui. » Questo è un vecchio cavallo di battaglia bergogliano: la denuncia dell'”idolatria”. Naturalmente sta parlando di idolatria in senso figurato – e solo in senso figurato. Sebbene affermi di opporsi a “tutti i tipi di idolatria”, si noti che omette di menzionare il tipo più importante, quello delle persone che adorano letteralmente una creatura – “opera di mani d’uomo”! – come fanno i pagani politeisti. Questo, ironia della sorte, è l’unico tipo di idolatria con cui Bergoglio non ha problemi, (Pachamama docet!). Anzi, approva tutte le religioni, soprattutto le false invenzioni umane senza supporto di rivelazioni,  come semplici “modi diversi di arrivare a Dio” e un “arricchimento” per l’umanità: « Se in passato le nostre differenze ci mettevano in contrasto, oggi vediamo in esse la ricchezza di diversi modi di arrivare a Dio e di educare i giovani alla convivenza pacifica nel rispetto reciproco. Per questo motivo, l’educazione ci impegna a non usare mai il nome di Dio per giustificare la violenza e l’odio verso altre tradizioni religiose, a condannare ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo e a difendere il diritto di ogni individuo a scegliere e ad agire secondo la propria coscienza. » (Antipapa Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro “Religioni ed educazione: Verso un patto globale sull’educazione”, Vatican.va, 5 ottobre 2021). “Diverse vie per arrivare a Dio“! Quanto di più anticristico ci può essere? “Gesù gli disse: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 1XIV,6); “E non c’è salvezza in nessun altro. Non c’è infatti altro Nome sotto il cielo dato agli uomini, nel quale possiamo essere salvati” (At IV, 12). Inoltre, non dobbiamo dimenticare che con la firma e l’attuazione della dichiarazione di Abu Dhabi sulla fraternità umana nel 2019, Francesco ha dichiarato che l’idolatria è addirittura voluta da Dio! Tuttavia, il trasformista Francesco non si limita ad appoggiare il paganesimo in teoria, ma partecipa anche a cerimonie idolatriche se l’occasione lo suggerisce: Per “accedere al Sacro Cerchio degli Spiriti”: Francesco partecipa alla cerimonia dello smudge dei nativi americani … Francesco dice di non andare dal dottore, ma dalla “strega”. Ecco altre risorse sull’idolatria avallata da Francesco o sotto il suo controllo: Francesco: Le diverse religioni sono un “arricchimento” per l’umanità. – Ecoattivista indù: L’Enciclica Laudato Si’ di Francesco è come un testo sacro dell’Induismo. – Tempo di Diwali: Il Vaticano promuove l’idolatria nel messaggio agli indù. – Dare a Gaia ciò che è di Gaia? Il Vaticano emette una moneta “Madre Terra”! – Francesco difende i diritti della tradizione – della tradizione pagana, naturalmente! Alla faccia della sua preoccupazione che “gli idoli schiavizzano”! Ma anche per quanto riguarda l’idolatria figurativa, Francesco dovrebbe seguire il suo stesso consiglio, perché “adora” i rifugiati, i migranti, i poveri, i malati e gli emarginati – oltre che la coscienza soggettiva. Abbiamo visto da tempo che Francesco è un manipolatore straordinario. Dirà o insegnerà tutto ciò che “funziona” in una particolare circostanza, cioè ciò che è più utile alla sua agenda in quel particolare momento. Nel sermone in questione, il suo obiettivo è quello di preparare le persone ad accettare le novità come volontà di Dio, quindi le sta condizionando ad abbandonare la rivelazione divina con il pretesto di liberarsi delle proprie errate aspettative umane su Dio, che vengono definite “idoli“. Naturalmente si tratta di un’assurdità assoluta. Il “dio delle sorprese” che Francesco predica è il falso dio del capriccio dottrinale. Ieri Dio può aver condannato la sodomia e l’adulterio, ma domani potrebbe essere tutto diverso, quindi attenzione ai “segni dei tempi”! Dopotutto, non vorremmo confinare Dio nella stretta scatola delle nostre idee e dei nostri pregiudizi, no? – Ciò che Bergoglio offre qui è semplicemente un’operazione retorica e isterica al suo meglio. Il suo obiettivo è confondere le persone e farle dubitare della stessa rivelazione divina. Ma i dogmi sono verità cadute dal cielo, per così dire; sono perennemente validi: “Io sono il Signore e non cambio” (Malachia III, 6); “Gesù Cristo, ieri e oggi, e lo stesso per sempre. Non lasciatevi trascinare da dottrine diverse e strane” (Eb XIII, 8-9).

Con il suo nuovo Motu Proprio Ad Theologiam Promovendam, pubblicato il 1° novembre 2023, il falso Papa sta dando un ulteriore impulso alla rivoluzione neomodernista. Approvando i nuovi statuti della Pontificia Accademia di Teologia, Francesco porta gli errori del Vaticano II ad un livello superiore: Aprendosi al mondo e all’umanità, “con i suoi problemi, le sue ferite, le sue sfide, le sue potenzialità”, la riflessione teologica deve fare spazio a “un ripensamento epistemologico e metodologico”, ed è quindi chiamata ad “una coraggiosa rivoluzione culturale“. -È necessaria “una teologia fondamentalmente contestuale”, scrive l’antipapa, “capace di leggere e interpretare il Vangelo nelle condizioni in cui gli uomini e le donne vivono quotidianamente, nei diversi ambienti geografici, sociali e culturali”. Nel decreto Lamentabile di S. Pio X ci sono due proposizioni che condannano i modernisti di ogni tempo (modernismo è la somma di tutte le eresie, affermava S. Pio X): ai numeri 53 e 54 del decreto troviamo due anatemi (scomuniche) per quelli che affermano – Dio non voglia – : 53. La costituzione organica della Chiesa non è immutabile; ma la società cristiana, non meno della società umana, va soggetta a continua evoluzione. 54. I dogmi, i sacramenti, la gerarchia, sia nel loro concetto come nella loro realtà, non sono che interpretazioni ed evoluzioni dell’intelligenza cristiana, le quali svilupparono e perfezionarono il piccolo germe latente nel Vangelo con esterne aggiunte… e ce ne sono ancora altre che sarebbe lungo riportare (63, 64 ecc. ecc.), ma … le sopra enumerate proposizioni siano considerate da tutti come riprovate e condannate.

    Quando i modernisti come il “Ciccio pasticcio” usurpante condannato e riprovato da Pio X usano la parola “coraggioso”, attenzione! Non è la virtù del coraggio che ha in mente, né il dono della fortezza. È semplicemente un modo ingannevole per esaltare l’orgogliosa e avventata passione modernista per la novità! La sua candida e spensierata ammissione che il suo obiettivo è niente meno che una “rivoluzione” serve solo a sottolineare che ” … Lontano, lontano dal clero l’amore per la novità! Dio odia la mente orgogliosa e ostinata”, ci avvertiva ancora Papa San Pio X nella Pascendi Dominici, n. 49. I dogmi che Francesco cerca di rovesciare – non tanto attaccandoli direttamente, ma cambiando la teologia sottostante in modo modernista, in modo che tutte le verità diventino soggette ad un cambiamento perpetuo – sono creduti fermamente dai cattolici perché il Dio onni-buono e onnisciente li ha rivelati. Qualsiasi “aspettativa” nei confronti di Dio, che segue con necessità logica da questi dogmi, non solo è permessa, ma è obbligatoria. È il falso Papa, Francesco, che cerca di rompere la certezza generata dalla Fede, facendo dubitare della rivelazione di Dio e delle sue implicazioni, con il falso pretesto che non è la verità di Dio ad essere decostruita, ma solo la nostra visione autocostruita e idolatrica di Dio. Ciò che Francesco propone assomiglia molto all’errore n. 22 del Sillabo degli errori modernisti di Papa San Pio X: I dogmi che la Chiesa professa come rivelati non sono verità cadute dal cielo, ma sono una sorta di interpretazione di fatti religiosi, che la mente umana ha preparato da sé con un laborioso sforzo … (Papa Pio X, Decreto Lamentabili Sane, n. 22; Denz. 2022). – Francesco sta cercando di neutralizzare la verità oggettiva della rivelazione divina riducendo il dogma (o almeno alcuni dogmi chiave) a mere idee autoprodotte che le persone hanno su Dio. Ironia della sorte, la sua arma principale in questa lotta sono le idee che ha su Dio, non l’effettiva rivelazione di Dio. In altre parole, Francesco si inventa cose su Dio che contraddicono la Fede ricevuta, e poi accusa le persone di aggrapparsi rigidamente a concezioni idolatriche ed artificiali di Dio invece di abbracciare la sua “sorprendologia” bergogliana. Un’inversione così diabolica richiede un tipo speciale di ispirazione, e non è di quelle buone!

      Passiamo quindi alla seconda parte del sermone del riprovato apostata Francesco, in cui parla dell’amore come servizio al prossimo: « Amare è servire. Nel grande comandamento, Cristo lega Dio e il prossimo in modo che non siano mai separati. Non può esistere una vera esperienza religiosa che sia sorda al grido del mondo. Non c’è amore per Dio senza attenzione e preoccupazione per il prossimo, altrimenti rischiamo di diventare farisaici. Possiamo avere tante buone idee su come riformare la Chiesa, ma ricordiamoci: adorare Dio e amare i nostri fratelli e sorelle con il suo amore, questa è la grande e perenne riforma. Essere una Chiesa di culto e una Chiesa di servizio, che lava i piedi all’umanità ferita, che accompagna coloro che sono fragili, deboli e messi da parte, che va incontro con amore ai poveri. Abbiamo sentito nella prima lettura come Dio abbia comandato questo. » Si noti, innanzitutto, che l’usurpante parla di (non) avere una “vera esperienza religiosa“, segnalando ancora una volta il suo modernismo. L’uso di questo termine nel contesto dato è molto fuori luogo. Avrebbe potuto, e dovuto, dire semplicemente che un Cattolico non deve essere ignaro dei bisogni dei poveri. Invece, ha parlato di “esperienza religiosa”, e ancora una volta ha fatto una metafora parlando di “sordità” a un “grido”.

     Che cosa significa avere una vera esperienza religiosa, rispetto ad una falsa? E chi è lui per giudicare quali sono quelle “vere” e quali quelle “false”? Se almeno avesse detto che non ci può essere vera esperienza religiosa se non c’è la vera Religione, ma naturalmente questa è la cosa più lontana dalla sua mente! Papa San Pio X ha evidenziato il problema del concetto modernista di esperienza religiosa: « Cosa impedisce che tali esperienze si trovino in qualsiasi religione? In effetti, non pochi sostengono che lo siano. Su quali basi i modernisti possono negare la verità di un’esperienza affermata da un seguace dell’Islam? Rivendicheranno il monopolio delle esperienze vere solo per i Cattolici? In realtà, i modernisti non negano, ma anzi sostengono, alcuni in modo confuso, altri con franchezza, che tutte le religioni sono vere.» (Papa San Pio X, Enciclica Pascendi Dominici, n. 14). Non sorprende quindi che “pap’occhio” Francesco abbia affermato nel 2016 che: “… le vere religioni [sic] sono lo sviluppo della capacità che l’umanità ha di trascendersi verso l’assoluto”. Capito? – In secondo luogo, notiamo che nella sua omelia, come di consueto, Bergoglio riduce tutto il servizio al prossimo alle opere di misericordia corporale, cioè all’assistenza al prossimo nelle sue necessità temporali – al punto da omettere, o almeno sminuire notevolmente, le opere spirituali. Non si pensa a ciò che, in ultima analisi, è molto più utile per il prossimo del suo benessere corporeo, e cioè, naturalmente, il suo benessere spirituale. Infatti, mentre la vita temporale termina con la morte, alla quale nessuno può sfuggire, l’eternità non avrà mai fine: “Che gioverà infatti ad un uomo se guadagnerà il mondo intero e perderà la sua anima?”. (Mc VIII,36).

Francesco si preoccupa solo dei corpi, della terra, del clima, di questa vita presente, perché è lì che si concentra praticamente tutta la sua attenzione. Per questo è estremamente popolare tra i secolaristi, che non si preoccupano nemmeno della vita soprannaturale dell’anima: “Essi sono del mondo; perciò parlano del mondo e il mondo li ascolta” (1 Gv IV, 5). Lo sguardo del Cattolico, invece, è rivolto alle cose celesti: “Non badate alle cose di lassù, ma a quelle della terra” (Coloss. III,2).

       L’autore spirituale irlandese P. Edward Leen (1885-1944) ha spiegato quanto siano inutili gli sforzi di coloro che vorrebbero “salvare il mondo”, ma poi alla fine periscono con esso: « I riflessivi della terra, contemplando la scena presentata da un’attività umana che cambia continuamente il suo scopo ed è impotente ad assegnarsi uno scopo che la ragione umana non può mettere immediatamente in discussione, devono sentire il pathos di molti sforzi umanitari e ben intenzionati. Viene dimostrata una grande generosità ed una vera gentilezza nei lodevoli tentativi di arrestare le devastazioni della mortalità, soprattutto tra i giovani. “Salvate i bambini” è un appello che trova una pronta risposta nei cuori delle persone umane e gentili. Non con cinismo, ma con vera simpatia, ci si può chiedere: “Salvarli per cosa?”. Per la vita adulta che si affanna nel vano tentativo di darsi un’adeguata ragione di vita? Vale la pena di preservare i bambini per ciò che, a rigor di logica, qualsiasi persona riconoscerebbe non valere? [Nota: si tratta solo di coloro che non hanno la visione degli scopi e degli oggetti della vita fornita dalla vera fede o anche dalla sana filosofia]. Questa carità del cuore gentile è dettata dalla speranza che in qualche modo la vita di questi bambini possa rivelarsi diversa da quella che è stata per coloro che hanno cercato di salvarli dalla morte e dalla malattia? C’è motivo di sperare che i piccoli, una volta raggiunta l’età adulta, possano trovare per caso una soluzione al problema dell’esistenza che è sfuggita ai loro benefattori adulti? A cosa serve donare la salute se non si può dare con essa la chiave per un uso della vita che porti alla felicità? La vita è un dono prezioso quando è accompagnata dalla conoscenza di come vivere correttamente e dai mezzi per esercitare questa vita corretta. […]. La morte non è una rottura, ma un trampolino di lancio per passare da uno stadio all’altro della stessa esistenza. Ma l’uomo si sforzerà perversamente e ciecamente di operare una scissione in questa linea e di persuadersi che il bene della vita umana che precede la morte possa essere diverso dal bene della vita umana che segue la morte. Il risultato è che si trova necessariamente in contrasto con Dio. Non è sorprendente che la creatura, cercando di ottenere il fine della vita – cioè la felicità – attraverso un uso dei poteri e delle energie della vita in contrasto con il disegno del Creatore, sia continuamente frustrata nel suo obiettivo principale, non goda di pace, sia coinvolta nella contraddizione e diventi preda di una perpetua insoddisfazione. Qual è la via d’uscita da questa impasse? La via d’uscita è una comprensione approfondita della Religione del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e una pratica basata su tale comprensione. » (Rev. Edward Leen, Why the Cross? [London: Sheed & Ward, 1938], pp. 23-24,35-36). Cristo Gesù è l’ultimo servitore dell’umanità: “Come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt XX, 28; cfr. Mt XXIII,11). Tuttavia, il suo servizio all’umanità non si è limitato a curare i malati o a fare l’elemosina ai poveri. In realtà, il miglioramento delle condizioni temporali delle persone non era nemmeno l’obiettivo principale del suo ministero. I passi [del Vangelo] che rivelano Gesù nell’esercizio delle opere di misericordia, nella guarigione delle malattie, nella consolazione del dolore e nel superamento della morte, ricevono un’enfasi eccessiva [dai naturalisti]. In questo modo viene oscurata la verità centrale, ossia che il conflitto del Redentore era principalmente con il male spirituale e solo incidentalmente con il male fisico. Il suo scopo era quello di bandire dalla terra i mali che appaiono a Dio come tali, non quelli che appaiono tali alla natura dolorosa dell’uomo… Il Vangelo non è il resoconto di una missione filantropica più o meno riuscita. Per i Cristiani che si ostinano a pensare che la funzione del Cristianesimo sia quella di fornire agli uomini cose buone e di bandire dalla loro vita le cose cattive – intendendo per bene e male ciò che appare tale alla natura umana decaduta – la vita si rivelerà presto incomprensibile. Per gli uomini con una simile visione il mistero del dolore diventa insolubile. Di fronte alla dura realtà dell’esistenza, le loro convinzioni sono condannate. Non hanno una risposta da dare alla domanda sempre ricorrente: se Dio è buono e gentile e tenero nei confronti della sofferenza umana, perché la sofferenza continua ad esserci non solo per quelli che la meritano, ma anche per quelli che non la meritano? Il fatto che Gesù, nella sua potenza e bontà, non abbia posto fine a tutte le sofferenze umane dimostra che, ai suoi occhi, la sofferenza non è la vera fonte dell’infelicità umana. (Leen, Why the Cross?, pp. 54-56). Il vero Vangelo si occupa principalmente del soprannaturale/spirituale e solo secondariamente del naturale/fisico. È interessante notare che l’osservazione di p. Leen secondo cui i naturalisti “non hanno una risposta da dare alla domanda sempre ricorrente: se Dio è gentile, buono e tenero nei confronti della sofferenza umana, perché la sofferenza continua ad esserci non solo per coloro che la meritano, ma anche per coloro che non la meritano?” è verificata nientemeno che da Jorge Bergoglio, che ha dichiarato più di una volta di non avere una risposta sul perché Dio permetta ai bambini di soffrire. Peggio ancora, nella sua omelia del 31 dicembre 2021, l’apostata di Buenos Aires ha esplicitamente ripudiato l’idea che ci sia uno scopo soprannaturale nella sofferenza dei mali temporali. L’antipapa Francesco non vuole solo andare all’inferno, ma vuole portare con sé il maggior numero possibile di persone, per il momento ci sta riuscendo molto bene. Preghiamo perchè la Vergine SS. lo fermi!

GNOSI, TEOLOGIA DI sATANA (74): DEMOCRAZIA CRISTIANA= DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (6)

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (6)

J. DELASSUS

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS e la DEMOCRAZIA

Alla Vergine Immacolata

GAUDE, MARIA VIRGO, CUNCTAS HÆRESES SOLA INTEREMISTI IN UNIVERSO MUNDO.

NIHIL OBSTAT: Insulis, die 26 decembris 1907.
H.QUILLIET, S. Th. Dr. Librorum Censor.
IMPRIMATUR: Cameraci, die 27 decembris 1907.
t FRANCISCUS, Arch.-Coadj. Cameracen

Société St. Augustin. “Desclée, De Brouwer et Cie

LILLE, 41, rue du Metz, 41.

Nella sua lettera a Temps sul tema dell’Enciclica Pascendi, M. Fonsegrive afferma di trovare in essa una conferma di ciò che aveva pensato di vedere nell’Enciclica ai Vescovi italiani: l’ingiunzione fatta da Pio X ai laici di tacere nella Chiesa: “Taceat mulier in Ecclesia“, si diceva già; taceat laicus, pronunzia Pio X. Nel pensiero di Pio X – aggiunge M. Fonsegrive dopo aver messo crudamente questa sentenza sulle labbra del nostro Santo Padre il Papa -.affinché la Chiesa sia ben ordinata è necessario che il clero sia imbevuto di sane dottrine, e questo è sufficiente. Il laico non avrebbe altro ruolo che quello dell’ascolto e dell’obbedienza. Chiunque sia e si proclami Cattolico, chiunque agisca in quanto tale, deve agire solo sotto l’impulso della Gerarchia o almeno sotto la sua direzione. E a questo proposito, nell’Enciclica c’è persino una frase molto rimarchevole che chiama una dottrina perniciosa, quella che “vuol fare dei laici nella Chiesa un fattore di progresso”. – Per dimostrare che M. Fonsegrive fa dire all’Enciclica dice ciò che essa non dice, è sufficiente sostituire la sua frase su cui egli impianta le sue lamentele, per non dire le sue recriminazioni. Questa frase si trova nel capitolo che tratta dell’evoluzione. Il Bulletin de la Semaine, il cui principale redattore è M. Fonsegrive, è il suo principale redattore, nell’analisi col quale fa precedere il testo dell’Enciclica, ha addirittura spostato questa frase. Egli l’ha data come appartenente alla seconda parte dell’Enciclica, quella che tratta delle cause del modernismo. In questa parte esa causa ancora più stupore di qui, nell’isolamento in cui si presenta. Così viene introdotta la frase incriminata. Pio X mostra come i modernisti concepiscano e presentino l’evoluzione del dogma. Essa risulta – essi dicono – da un conflitto tra due forze, una delle quali spinge verso il progresso mentre l’altra tende alla sua conservazione. La forza conservatrice è condivisa dalla Chiesa. La forza progressista è nelle coscienze individuali e soprattutto in coloro che sono a contatto più intimo con la vita. Voi vedete apparire Venerabili Fratelli -disse Pio X allora – questa dottrina perniciosa che vuole fare della laicità nella Chiesa un fattore di progresso”, o di evoluzione dogmatica. Questo progresso di cui certi laici vogliono fare dei fattori autorizzati, sarà quindi il risultato di una transizione tra la forza conservatrice, che è nella Chiesa docente, e la forza progressista che si trova nella massa dei fedeli. Quest’ultima farebbe pressione sui depositari dell’autorità fino a quando non arrivino a modificare i dogmi in loro custodia come richiesto dalle esigenze dello spirito dei tempi. Pio X non riconosce affatto questo diritto ai laici, che egli stesso non possiede, nessuno può sorprendersi, se non il modernista che vede con difficoltà ribattere delle pretese che nessuno al mondo può arrogarsi. – È quindi ingiusto affermare che Pio X rifiuti il laico e lo condanni al silenzio, o che imponga rudemente il silenzio nella Chiesa (La Chiesa non sarà mai laica. come vorrebbe la legge delle associazioni culturali, come vorrebbero i modernisti ed i democratici – Essa può incoraggiare le iniziative generose di uomini di fede e di cuore che formino con la loro luce, attraverso la loro devozione ed il loro valore, il baluardo più saldo del sacerdozio; essa può farne dei battaglioni di élite o soldati di avanguardia per le lotte di parole e di scritti; può glorificare la natura eroica dei loro sforzi. Anche questa sbornia di democrazia da cui è travagliata la nostra età, impura contraffazione dell’ideale evangelico, ha potuto, malgrado le sue illusioni ed il potere dissolvente di cui dispone, prolungare i suoi trastulli sotto lo sguardo indulgente della Chiesa, senza incorrere nei suoi anatemi. Ma il giorno in cui minacciò di invadere l’ordine spirituale, questo contagio secolare divenne un pericolo per la Chiesa e la Chiesa stessa dovette rompere il suo silenzio. Essa può tollerare per un certo tempo certi eccessi dello spirito secolare; ma laicizzarsi essa stessa non può. – Studi. Ademar D’ALES). Oggi, come ieri, il laico è ammesso alla collaborazione attiva nell’esporre e propagandare la verità religiosa. Ma questa verità, non è a lui che spetta creare, e neanche di farla evolvere; questo non appartiene a nessuno. Essa è ciò che è. Lo Spirito Santo l’ha posta all’interno della Chiesa. È lì nella sua interezza dal giorno della Pentecoste. Spetta al Magistero attingere a questo tesoro e presentarne le ricchezze. È questa l’opera del Dottore. – Nella Chiesa c’è un Dottore sovrano ed infallibile: il Papa. Il suo Magistero si esercita in forma positiva nelle Costituzioni Apostoliche, o in forma negativa con la condanna.degli errori. Le sue decisioni sull’una o sull’altra di queste due direzioni, non richiedono solo il rispetto esteriore, ma anche l’assenso interiore dello spirito. C’è poi la magisteto del Vescovo nella sua diocesi. Esso non è così assoluto, perché il Vescovo non gode dell’infallibilità ma, tuttavia, egli non può convenire sul fatto che un Cattolico possa muovere in pubblico critiche alla dottrina del suo Vescovo. È a Roma che deve portare, se necessario, le sue rimostranze e questo perché il Vescovo è, per diritto divino, Dottore nella diocesi a lui assegnata. Egli non è solo un Dottore di sorveglianza, per cui i Sacerdoti e di laici possano essere, accanto a lui, altri Dottori sui quali egli debba solo esercitare la sua vigilanza. I Sacerdoti e, a maggior ragione, i laici, non hanno ricevuto immediatamente da Dio, come il Vescovo, l’incarico di insegnare al popolo cristiano; essi non sono, come il Vescovo, i rappresentanti ufficiali e garanti della tradizione cattolica. La loro scienza, le loro funzioni conferiscono loro solo un diritto di ordine secondario. Ed è per questo che non li si debba accettare come guide e luci se non quando rimangano dipendenti dal loro Vescovo, egli stesso soggetto alla suprema autorità del Papa. Da ciò non consegue che i laici e, più forzatamente, i Sacerdoti nella Chiesa non possano collaborare all’esposizione della dottrina e persino contribuire allo sviluppo delle scienze sacre. Il lavoro dell’intelligenza, sui dati della rivelazione, costituisce la scienza teologica nelle sue varie branche. -Questa scienza si è sviluppata di epoca in epoca e può essere sempre migliorata. Non è monopolio di nessuno, e la Chiesa plaude volentieri a tutti gli sforzi che si fanno per comprendere meglio la verità, per manifestarla più chiaramente e per diffonderla più ampiamente: sia che questi sforzi siano fatti da Vescovi, Sacerdoti o da laici. Maa laici e Sacerdoti hanno, nell’episcopato e soprattutto nel Pontificato, giudici supremi dell’ortodossia della loro scienza a cui devono sottomettersi. Non hanno nulla da temere finché le loro investigazioni continueranno nella direzione impressa segnata dall’insieme della tradizione dottrinale del Cattolicesimo. Questa disciplina, se finalmente praticata correttamente dai Vescovi e dai loro greggi, attenuerebbe gradualmente queste deplorevoli differenze tra i Cattolici sui punti della dottrina che costituiscono la base della nostra vita religiosa e sociale. Produrrebbe questa concentrazione di menti nella verità essenziale della nostra salvezza. – È auspicabile che il voto che abbiamo formulato all’inizio di queste pagine si realizzi grazie alle misure adottate dal nostro Santo Padre il Papa nella sua Enciclica, in cui la fermezza della sua volontà è così ben combinata con la lucidità dell’intelligenza. – Dopo aver esposto il male che affligge molte menti in tutta la sua profondità e in tutta la sua estensione. Pio X ricorda come fossero state recepite le parole e le azioni di Leone XIII per opporvisi: ” Con aria affettata di sottomissione e di rispetto, presero le parole piegandole ai loro intenti; gli atti li applicatono a tutt’altro che a sé stessi”; poi, perché non si riproducendo un tale disordine Sua Santità dice: “Noi siamo giunti alla decisione di prendere, senza ulteriori ritardi, misure più efficaci. La prima di queste misure riguarda gli studi. Come Leone XIII, Pio X voleva ed ordinava che la filosofia scolastica, cioè la filosofia del buon senso, la filosofia dell’uomo del popolo, allo stesso tempo quella dell’uomo di genio, fosse alla base delle scienze sacre e che su questa base si elevarsi solidamente l’edificio teologico. La seconda riguarda i maestri: che ci sia escluso senza salvezza della posizione di direttore o di professore, chiunque, in un modo o nell’altro, che si dimostri imbevuto di modernismo, impedirne le pubblicazioni e se già edite, impedirne la lettura. Proibizione di seguirne i corsi nelle università civili. – La terza, i libri ed i giornali.. Per i libri, è dovere dei Vescovi, per quanto riguarda gli scritti modernisti, impedire la loro pubblicazione, e, se pubblicati ostacolarne la lettura. Che essi ricorrano per questo, se necessario, ad una proibizione solenne, anche se il libro può avere ottenuto l’imprimatur per mancanza di un esame sufficientemente accurato. È un precetto rigoroso stabilire in tutte le curie episcopali, censori, d’ifficio, incaricati di esaminare le opere da pubblicare. – Per quanto riguarda i giornali, ai membri del clero secolare o regolare è vietato assumere l’incarico di di giornali o riviste senza il permesso degli Ordinari; che a ogni giornale venga assegnato, per quanto possibile, un censore, il cui compito sarà quello di esaminare in tempo utile ogni numero pubblicato e, se c’è qualche idea pericolosa, di imporne la ritrattazione il più presto possibile. – Il quarto i congressi. Che i Vescovi non permettano più, o solo molto raramente, dei congressi sacerdotali. In questo caso, i Sacerdoti delle diocesi straniere non potranno intervenirvi senza un permesso scritto del loro Ordinario. Affinché queste misure possano avere effetto, il Nostro Santo Padre il Papa decreta che in ogni diocesi venga istituito senza indugio un Consiglio di Vigilanza che si riunisca ogni due mesi, in un giorno prestabilito, sotto la presidenza del Vescovo responsabile di sorvegliare, molto attentamente e tutti i segni e le tracce del modernismo, sia nelle pubblicazioni che nell’insegnamento e di prendere, per preservare il clero e i giovani, prudenti ma tempestivi ed efficaci provvedimenti. In particolare, dovrà avere l’occhio assiduamente e diligentemente aperto sulle istituzioni sociali e sugli scritti che trattano di questioni sociali (“Infine, raccomandiamo che il Consiglio di Vigilanza abbia assiduamente e diligentemente aperti gli occhi su tutte le istituzioni sociali e soprattutto sugli scritti che trattino di questioni sociali, al fine di vedere se ci sia qualche modernismo che si insinui, e se tutto sia in linea con le opinioni dei Sovrani Pontefici” – Enciclica Pascedi.). Infine, affinché queste prescrizioni non vengano a cadere nell’oblio, il Santo Padre desidera ed ordina che tutti gli Ordinari diocesani, un anno dopo la pubblicazione dell’Enciclica, e poi ogni tre anni, inviino alla Santa Sede una fedele e corroborata dal giuramento sull’esecuzione delle Ordinanze in essa contenute, nonché sulle dottrine correnti nel clero, e specialmente nei seminari e nelle altre istituzioni cattoliche. – Se un tale insieme di prescrizioni rimanesse senza l’efficacia desiderata, si dovrebbe disperare per sempre di vedere il ristabilirsi di un’unione di spiriti nella verità, e concludere con l’impossibilità di opporre un esercito cattolico, compatto e risoluto, all’armata infernale che ha giurato di distruggere la Chiesa fino alle sue ultime fondamenta. Avremmo ritenuto del tutto inutile scrivere e pubblicare queste pagine, se I capi della Democrazia Cristiana avessero accolto con favore l’Enciclica del Sovrano Pontefice con il rispetto e la sottomissione dovutigli. Purtroppo abbiamo visto che non è così. Vogliono mantenere i loro seguaci alla loro scuola, come dicono loro.. Questi discepoli devono sapere questo: ciò che questa scuola insegna, in molti e troppo spesso, si rivela essere ciò che è condannato dalla Santa Sede come eretico o che porta a tutte le eresie. È giusto che alla vigilia delle ultime battaglie che l’inferno si prepara a combattere contro di noi tutti debbano sapere a chi appartengono. In presenza dell’esercito del male, l’esercito del bene deve mostrarsi compatto. Come diceva recentemente l’Abate Dabry: “Da tanto tempo gli uomini sono separsti da differenze tanto profonde ed inconciliabili quanto quelle che oppongono l’uno all’altro il partito conservatore e lo spirito democratico, e sarebbe una perdita di tempo il voler associare ed unificare le energie”. (Vie catholique, n. 17 agosto 1907). – La sua conclusione è che tutti coloro che hanno uno spirito tradizionale debbano essere eliminati dal blocco che egli vuole formare. “Noi fonderemo alfine questo partito repubblicano-democratico, con l’unione democratica, il comitato radical-socialista ed i socialisti, che aiuterà la Repubblica a rompere, alle prossime elezioni, il nuovo sforzo della reazione”. (n. del 2 nov. 1907). Spetta ai democratici cristiani vedere se questo blocco arrida loro. Ma devono riconoscere con l’Abate Dabry, che è una perdita di tempo tentare di associare ed unificare le energie se l’associazione e l’unificazione non si facciano prima di tutto negli spiriti. L’Enciclica segna il radicamento di tutti i veri Cattolici nell’aderire alle verità di ieri e di domani. Che ognuno si schieri dalla sua parte. Chi si sente più democratico che Cristiano e che vuole rimanere tale, segua l’abate Dabry nel campo dei socialisti e dei modernisti di ogni denominazione. E chi è Cristiano prima di tutto e soprattutto vada dal Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo e gli dica: “Da chi andremo se non da te? Tu solo hai parole di vita eterna!

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (69): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (1)

GNOSI, TEOLOGIA DI sATANA (73): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA ? (5)

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (5)

J. DELASSUS

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS e la DEMOCRAZIA

Alla Vergine Immacolata

GAUDE, MARIA VIRGO, CUNCTAS HÆRESES SOLA INTEREMISTI IN UNIVERSO MUNDO.

NIHIL OBSTAT: Insulis, die 26 decembris 1907.
H.QUILLIET, S. Th. Dr. Librorum Censor.
IMPRIMATUR: Cameraci, die 27 decembris 1907.
t FRANCISCUS, Arch.-Coadj. Cameracen

Société St. Augustin. “Desclée, De Brouwer et Cie

LILLE, 41, rue du Metz, 41, LILLE

All’indomani della pubblicazione dell’Enciclica, la Revue pratique d’Apologétique ha posto questa domanda: “La Chiesa sta scrivendo ai suoi figli. Qual è il loro atteggiamento nei confronti di questo messaggio?” Essa rispondeva: “I figli sottomessi della Chiesa, che non sono stati toccati dal fermento pernicioso, da cui alcune anime erano visibilmente afflitte, hanno ricevuto con gioia inesprimibile la parola così salda della loro Madre.

(La Revue pratique d’Apologétique avrebbe potuto aggiungere che il testo è stato accolto con ammirazione anche dai liberi pensatori. Ecco, ad esempio, cosa ne pensasse M. Georges Guy-Grand, negli Annales de la Jeunesse LAIQUE (ottobre 1907): “Questa ultima Enciclica è veramente un documento magistrale. Le menti logiche e gli uomini d’ordine devono sentire una vera gratitudine per il suo autore” – “Non si può fare a meno di ammirarla. C’è, in questa attitudine di assoluta intransigenza, un rigore razionale, un istinto di autoconservazione, un gusto per l’eroico che testimoniano una buona santità e soddisfano l’estetica geometrica…”. “Ecco degli insegnamenti che temprano i caratteri … Noi assistiamo in questo momento, in mezzo alla confusione spirituale ed alla dissoluzione morale, in cui stiamo lottando con veri e propri sforzi per ristabilire l’ordine nelle società e la chiarezza nelle menti. menti. Diffidiamo del sentimentalismo in tutte le sue forme: filosofia dell’ “azione”, filantropia, pietismo, carità; si vogliono qui ripristinare le categorie logiche, il sentimento del diritto ed il rispetto dall’autorità legittime. È il prolungamento delle Soyers Durs di Nietzsche. E senza dubbio i promotori di questo rinascimento razionale e sociale sostengono tesi radicalmente opposte, ma in fondo hanno le stesse affinità. M. Maurras, M. Soury, M. Sorel, i redattori dell’Enciclica, hanno uguale avversione per i Loisy, i Sangnier, i Buisson, i Jaurès e gli altri complessi. Loisy, ed altre menti complesse che nuotano nel torbido … Ammiriamo i personaggi, gli spiriti unilaterali, sono il sale di una società.” Non tutto quello che c’è scritto in questo articolo è da prendere sul serio. Ma quello che abbiamo qui è certamente degno di nota. – M. Paul Sabatier (protestante e librale protestante) ha scritto nel Times,un articolo in cui parla di Pio X come segue: “Il San Pietro vive nell’assoluto. Come il celebrante che, il giorno della processione del Corpus Domini, portando il sole dorato, dimentica tutto e vede solo l’ostia, va per la sua strada, ignaro di tutto, attento solo al dialogo che ha intrapreso con il suo Dio glorificato – così Pio X si muove verso il futuro, con una sicurezza forse unica negli annali del Papato”. Già ai tempi di San Paolo, tale condotta era una follia per alcuni, uno scandalo per altri. Noi sappiamo che ess è sapienza di Dio e potenza di Dio. Ce lo dice l’Apostolo, la storia conferma la sua parola. Sono passati diciannove secoli per dimostrare la veridicità di questa parola di San Giovanni: Haec est victoria qui rincit mundum, fides nostra. Ciò che ci fa trionfare sul mondo è la nostra Fede. In essa c’è la vittoria.).

Ma ci sono Cattolici per i quali la sottomissione è dolorosa. In generale, essi non fanno dichiarazioni pubbliche (Quando queste righe sono state scritte è comparso il Italia il Programma dei Modernisti.~. Sappiamo con quanta rapidità e vigore questo tentativo sia stato represso). Tuttavia, non sono completamente in silenzio; li si sente esprimere delle insoddisfazioni contro le quali vogliamo mettere in guardia i nostri lettori. – La Revue pratique d’Apologétique omette una terza categoria, quella dei pubblicisti, ai quali particolarmente incombeva il dovere di mettere l’atto pontificio sotto gli occhi dei loto lettori. Essi avevano professato nelle loro riviste, nei loro giornali, dottrine che il Santo Padre riteneva necessario condannare; la semplice lealtà li obbligava a mettere in guardia da ciò che essi avevano insegnato rispetto agli insegnamenti del Maestro della dottrina. Essi non hanno fatto altro, così facendo, che riprodurre ciò che avevano praticato al tempo di Leone XIII, all’epoca dell’Enciclica sull’America e di quella sulla Democrazia Cristiana. Sua Santità ha osservato che questo è anche il modo in cui essi trattano i seguaci dell’ortodossia in questo modo: Abbiamo a che fare con un avversario la cui erudizione e il cui vigore mentale lo rendono formidabile: essi cercano di di ridurlo all’impotenza, organizzando intorno a lui la congiura del silenzio.” – Altri hanno parlato. Noi ci fermeremo solo su colui la cui voce ha avuto maggiore risonanza su di noi, intendiamo il direttore della defunta La Quinzaine che aveva pubblicato uno dei manifesti più audaci e più clamorosi manifesti dei modernisti: Cos’è un dogma? L’audacia, per usare un eufemismo, della tesi esposta, non aveva potuto staccare i democratici cristiani da colui che considerano uno dei loro primi dottori. C’è motivo di temere che i loro occhi, offuscati dal pregiudizio, non abbiano visto, nell’articolo da lui pubblicato su il Temps, tutto quello che conteneva. Il 28 settembre egli scrisse in una lettera che il principale organo dei protestanti, pubblicò. Questa lettera sollevava osservazioni di diverso genere. Il signor Fonsegrive si è discolpato, dicendo: “Io non avevo da inquietarmi dell’opinione di Croix di ogni tipo e dei Nouvellistes di ogni genere, perché non mi rivolgevo ai loro lettori. Ho mostrato ad un pubblico di liberi pensatori le ragioni profonde dell’atto di Pio X. Ho creduto di fare ed ho fatto, nei confronti di questo pubblico, il lavoro di un apologeta. Rileggete il mio articolo da questo punto di vista. ” Quindi cosa sta dicendo, direttamente ai liberi pensatori, indirettamente ai Cattolici? Era urgente chiarire i contorni della fuggente dottrina i cui aspetti molteplici e vaghi esercitavano sulle menti la loro potente seduzione. Sembrava ovvio, nonostante l’apparente divergenza dei sistemi e delle posizioni anche tra i loro autori, che tutti erano l’espressione della stessa mente; e nel passare dall’uno all’altro, nonostante la diversità dell’opposizione tra le formule, ci si sentiva in una simile atmosfera come in una patria intellettuale comune. Ci deve essere stato, all’insaputa degli stessi autori, un asse comune che racchiudeva i loro diversi pensieri.; una volta scoperto questo asse, sarebbe stato possibile mettere a nudo le relazioni segrete dei vari sistemi e quindi dimostrare che tutti derivavano dagli stessi principi e che tutti conducevano alle stesse conseguenze anticristiane. Ecco ciò che è esatto e perfetto. Questo è ciò che abbiamo cercato, nelle pagine precedenti, di dimostrare, anche per i democratici cristiani. Ecco cosa lo è meno. Se gli autori modernisti sono stati reprensibili, tuttavia non tutto di loro è sembrato riprovevole; se, tra le loro formule, diverse ripugnavano al senso cattolico, diverse altre, ben comprese, non sembravano alterare la sostanza della fede e sembravano, al contrario, aprire prospettive eccitanti e grandiose; e infine, e soprattutto, il problema che si cercava di risolvere RIMANE IRRISOLTO. – E più avanti: Il Modernismo è stato uno sforzo per porre e risolvere prima di tutto il problema religioso. I modernisti sono condannati. Il Papa dichiara così, con la sua indiscutibile e indiscussa autorità che i modernisti non hanno trovato la soluzione al problema, ma IL PROBLEMA SUSSISTE. E l’Enciclica Pascendi non lo risolve, o meglio lo risolve solo in parte, dichiarando false soluzioni alle proposte. No, per il Cattolico sincero il problema non resta posto, il problema non rimane più in quanto problema, è risolto Roma locuta est, causa finita est. Ha ragione ancora il signor Fonsegrive quando dice: Era diventato necessario agire. Nessuno di coloro che conoscono lo stato d’animo dei seminari, degli studenti ecclesiaslici in Italia e in Francia, può negare all’Enciclica e il suo carattere di opportunità. Egli ha compiuto un’opera irreprensibile quando ha suggerito questi studi nei seguenti termini: “Tuttavia, tutto il clero, e attraverso la stessa Enciclica, saranno resi consapevoli delle dottrine moderniste, delle difficoltà che pretendevano di risolvere., le soluzioni che proponevano. I giovani studenti, in particolare, non potranno evitare di riflettere su queste questioni serie e vitali. Non importa quanto spesse siano i divisori che speriamo di stabilire, per quanto rigorose siano le misure di conservazione e per quanto Pio X possa essere obbediente, alcuni sottili soffi dell’atmosfera esterna non possono non penetrare negli istituti, nei seminari. I problemi che hanno dato origine al modernismo, anche nell’età della pace e del raccoglimento in cui stiamo per entrare, continueranno a sorgere, e nel leggere le proposte di condanna contenute nell’Enciclica, probabilmente a più di uno di questi giovani, certamente a più di uno dei loro insegnanti, anche tra I più umili ed i meno curiosi, forse era sufficiente sottoporre le formule ed apportare qualche correzione, o di introdurre qualche chiarimento, per perché diventassero ineccepibili… Gli autori modernisti trovano nelle loro dottrine qualcosa di cui sperare in un cambiamento delle idee sull’autorità in futuro. poiché, secondo loro, tutto è costantemente sulla via della variazione. Pertanto, i loro principi sono così plastici, che essi non li pongono solo per un momento in uno stato di inferiorità per poi far loro riacquistare immediatamente i loro vantaggi”. – Il signor Fonsegrive è in circolazione da molto tempo, insegnante in una scuola secondaria statale, sostiene di dirigere seminaristi e giovani ecclesiastici, cosa dico, curati, Vescovi ed Arcivescovi verso percorsi che condurrebbero l’uno all’altro, la Chiesa e il mondo, e che li porti a dare al volto dei secoli il bacio di Lamourette. Conosciamo i suoi libri: Lettere d’un Curato di campagna, Lettere di un Vescovo, ecc. ecc. Un anno fa, l’Enciclica ai Vescovi italiani lo fece uscire da un sogno: egli vide, con suo grande stupore che non competeva a lui indrottinare la Chiesa. Egli testimonia questo stato d’animo nel Diario dell’Abate Garnier (Peuple français, 6 settembre 1906). – Il Vaticano, sacro deposito dell’autorità, ha ricordato ai Vescovi italiani che ogni organixzaxione, ogni iniziativa che si proponga e che si definisca cattolica, deve essere coordinata, comandata e diretta dalla Gerarchia, dai Vescovi prima, dal Papa in seguito; che è solo a questa condizione che la dottrina sarà preservata da ogni alterazione e la condotta da ogni deviazione. La moltitudine dei fedeli costituisce il gregge cristiano, e sono solo i Vescovi ad avere la missione di condurre il gregge verso pascoli sani ed abbeverarlo alle acque pure della dottrina. – Leggendo questi gravi ammonimenti, molti di noi hanno provato una certa emozione. Sembrava che si disconoscesse la loro buona volontà e tutto ciò che era stato fecondo nei loro sforzi…. Se alcuni si sentono incapaci di ripetere senza mescolarvi qualcosa della propria anima, gli insegnamenti trasmessi, prima di lasciarsi trasportare dallo zelo che li spinge ad andare avanti, dovranno riflettere sulla grave sui gravi pericoli che possano derivare da un’audacia intempestiva, da originalità disordinata, da iniziative senza lo stato di grazia. E se, ricadendo su se stessi le loro ali sembrano loro pesanti, che si sentono di non poterne più, si diranno che l’insieme dell’azione complessiva non richiede che ogni attore abbia il primo ruolo, ma che ognuno svolga bene il suo ruolo; che il ruolo del laico è un ruolo umile, limitato alle proprie funzioni di figlio, padre e cittadino, e che l’apostolato più adatto a questo ruolo è quello di mostrare a tutti che, in silenzio, il ruolo consiste nel mostrare a tutti che il Cristiano è l’uomo che merita il rispetto del mondo per la nobiltà e bellezza della sua vita. – Queste parole non sono senza esagerazioni. L’Enciclica che le ha suscitate è stata datata 28 luglio. Nei primi giorni di giugno, il “Peuple Francais” si era appena riorganizzato ed aveva inserito nella sua lista dei redattori Ives Le Querdec (M. Fonsegrive) in compagnia dei signori Broeglin, Blondel, Bosseboef, Pierre Dabry, Paul Fesch, Felix Klein, Laberthonnière, Lemire, Naudet, Marc Sangnier, Sertillanges, ecc. ecc… Qualche mese prima, cominciava ad apparire il Bulletin de la Semaine, al quale M. Fonsegrive non è estraneo. Egli da anni dirigeva La Quinzaine. I suoi libri, le sue conferenze nei seminari mostrano senza dubbio che M. Fonsegrive desiderava esercitare un apostolato. Ma che tipo di apostolato? Un’eminente religioso, Dom Besse, ha detto di lui: “Egli è mirabilmente dotato per la capacità di esercitare sugli spiriti un’influenza profonda. Un uomo del suo valore avrebbe potuto servire per avvicinare i liberi pensatori alla Chiesa allontanati da essa dal pregiudizio e dall’ignoranza. Egli era, per così dire, ai margini del Cattolicesimo, e si trovava al posto giusto per invitare coloro che venivano dall’esterno ad entrarvi. Non era necessario più alcun apostolato. Per quanto riguarda la leggibilità del Cattolicesimo, M. Fonsegrive ha ben fatto dei segni; alcuni erano rivolti a persone esterne; ma i più numerosi ed i più più energici sono stati rivolti a uomini che, grazie alla loro fede e alla loro l’educazione, sono nel cuore della Chiesa. I giovani Sacerdoti, gli studenti del Seminario ed i Cattolici avevano tutte le sue preferenze.” Egli divenne un dirigente scolastico molto ascoltato. “Gli eccessi a cui molti dei suoi seguaci e dei suoi discepoli e sostenitori hanno dato luogo hanno fatto nascere delle inquietudini. La laicizzazione del clero, ed il suo metodo di insegnamento teologico e di apostolato, a cui hanno lavorato, è di natura tale da preoccupare nonostante lo sfarzo del decoro scientifico e sociale con cui lo si avvolge. Quando sono cominciarono ad emerse queste inquietudini, Fonsegrive si è mostrato indignato. Ecco, ad esempio, il modo in cui ha rimproverato i Sacerdoti che rifiutavano M. Loisy: “Sono sicofanti senza ingegno, senza talento, senza altra autorità se non se non quella che la loro vanità attribuisce a se stessi. Si percepisce, nel leggere certi articoli, la gioia che darebbe a certi uomini la caduta, l’eresia dichiarata di alcuni Cattolici, Sacerdoti, o laici, che a loro non piacciono. Simili a quegli uccelli che volano intorno alle case dove la morte sta per atterrare, urlano di piacere mentre aspettano il cadavere. Uccelli neri, uccelli immondi, non ne avremo abbastanza per la loro ingrata natura, pietà per la loro miseria, tristezza per la loro cecità (Mai si troverà, tra i difensori della verità un linguaggio così oltraggioso. Potremmo fare altre citazioni dallo stesso tipo, molto violente, una delle quali è rivolta al Fautore dell’Americanismo e la congiura anticristiana che mai aveva parlato di lui). Il signor Houtin ha semplicemente preso atto di un fatto che è ben noto a che osservano le idee e gli uomini del giorno, quando ha detto: :”M. Fonsegrive è uno dei leader più prudenti e più influenti del movimento per la riforma del Cattolicesimo. (Questioni bibliche al XXe siècle p. 79.). Inoltre, quale propaganda è stata fatta intorno al suo nome ed alla sua opera! Pio X, nella sua ultima Enciclica, ha sottolineato molto bene come i modernisti eccellano nel fare e disfare le reputazioni. Quando uno di loro apre le labbra, gli altri lo applaudono, invocando il progresso& della scienza.; se qualcuno ha la ventura di gridare… per le loro novità, per quanto mostruose possano essere, essi si abbattono a ranghi serrati su di lui; chi lo nega è chiamato ignorante, chi lo abbraccia e lo difende è invece esaltato. Abusati da essa, molti vanno da loro, che se si rendessero conto di ciò che sta accadendo si ritrarrebbero inorriditi. – Grazie all’audacia di alcuni, alla leggerezza ed all’imprudenza di altri, si è formata un’atmosfera pestilenziale che raggiunge ogni cosa, permea tutto e diffonde il contagio.

GNOSI, TEOLOGIA DI sATANA (74): DEMOCRAZIA CRISTIANA= DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (6)

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA DELLA SINAGOGA DI sATANA (3)

  18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (3)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

Continuiamo a discutere con le idee un po’ più chiare, circa l’Invalidità intrinseca del rito del “Pontificalis Romani”, per quanto concerne la consacrazione episcopale. Ricordiamo in quali termini San Tommaso d’Aquino pone la questione: “Dio è il solo a realizzare l’effetto interno al Sacramento? Risposta: « Ci sono due modi di realizzare un effetto: in qualità di agente principale o in qualità di strumento. Secondo la prima maniera, è Dio solo che realizza l’effetto del Sacramento. Ecco perché Dio solo penetra nelle anime ove risiede l’effetto del Sacramento, e un essere non può agire direttamente là dove Egli non c’è. Anche perché appartiene solo a Dio il produrre la “grazia”, che è l’effetto interiore del Sacramento (Sum. Theol. I-II, Q.112, a. 1). Inoltre, il carattere, effetto interiore di certi Sacramenti, è una virtù strumentale derivante dall’Agente principale, che è qui Dio. Ma, nella seconda maniera, cioè agendo in qualità di ministro, l’uomo può realizzare l’effetto interiore del Sacramento; perché il ministro e lo strumento hanno la stessa definizione: l’azione dell’uno conduce ad un effetto interiore sotto la mozione dell’Agente principale che è Dio. » (Summa theologiæ III, Q.64, 1). In poche parole, l’uomo non è che il ministro, lo strumento dell’azione di Dio in un Sacramento. E qui sorge la domanda: “Chi è che ci assicura in modo assolutamente certo che Dio agisca al meglio in un rito creato nel 1968”?

Seguiamo ancora San Tommaso, che si chiede: “L’istituzione dei Sacramenti ha solo Dio per Autore? – « È a titolo di strumento, lo si è visto, che i Sacramenti realizzino degli effetti spirituali. Ora lo strumento trae la sua virtù dall’Agente principale. Vi sono due agenti, nel caso di un Sacramento: Colui che lo istituisce, e colui che usa del Sacramento già instituito applicandolo quanto a produrre il suo effetto. Ma la virtù del Sacramento non può venire da colui che non fa che usarne, perché non si tratta così se non al modo di un ministro. Rimane dunque che la virtù del Sacramento gli viene da Colui che l’ha instituito. La virtù del Sacramento non venendo che da Dio, ne risulta che Dio solo abbia istituito i Sacramenti. » Summa theologiæ (III, Q.64, 1). Dio solo ha istituito i Sacramenti, e allora, ripetiamo la domanda: Chi ci assicura in modo assolutamente certo che un rito creato nel 1968 trasmetta la “virtù” di un Sacramento che ha solo Dio come autore? – “Gli elementi necessari istituiti dal Cristo secondo San Tommaso d’Aquino: L’istituzione dei sacramenti ha Dio solo per autore?« Obiezione n°1: Non sembra, perché è la Santa Scrittura che ci fa conoscere le istituzioni divine. Ma ci sono alcuni elementi dei riti sacramentali che non si ritrovano menzionati nella Santa Scrittura, come la santa Cresima, con la quale si da’ la confermazione, e l’olio con cui si ungono i Sacerdoti, e certe altre parole e gesti che sono in uso nei Sacramenti. Risposta all’obiezione n° 1: Gli elementi del rito sacramentale che sono d’istituzione umana non sono necessari al Sacramento, ma contribuiscono alla solennità di cui lo si circonda per eccitare devozione e rispetto in quelli che lo ricevono. Quanto agli elementi necessari ai Sacramenti, essi sono stati istituiti dal Cristo stesso, che è nello stesso tempo Dio ed uomo; e se essi non ci sono tutti rivelati nelle Scritture, la Chiesa comunque li ha ricevuti dall’insegnamento ordinario degli Apostoli [la tradizione – ndr. – ]; è così che San Paolo scrive (1 Co XI, 34) : « Per gli altri punti, io li regolerò alla mia venuta ». (Summa theologiæ III, Q.64, 1). Se gli elementi del rito “necessari” al Sacramento sono stati istituiti dal Cristo stesso, ci domandiamo ancora più perplessi, chi è che ci assicura in modo assolutamente certo che gli elementi del rito creato  (… nientemeno che da dom B. Botte su commissione di Buan 1365/75!?!) nel 1968 contengano effettivamente gli elementi necessari al Sacramento istituito dallo stesso N.S. Gesù Cristo? Ricordando, al proposito, il giudizio di San Pio X « … allorché si sappia bene che la Chiesa non ha il diritto di innovare nulla che tocchi la sostanza del Sacramento » [San Pio X, 26 dicembre 1910, “Ex quo nono”]. Quindi veniamo alle “1+3” condizioni di validità del Sacramento di consacrazione: 1) Perché una consacrazione episcopale sia valida, si richiede innanzitutto che il consacratore abbia egli stesso il potere d’ordine, cioè che egli sia validamente (ed ontologicamente) Vescovo. Successivamente, sono necessarie 3 condizioni all’esistenza del Sacramento della consacrazione episcopale (vale a dire alla sua validità) : • la materia e la forma: « I Sacramenti della nuova legge devono significare la grazia che essi producono e produrre la grazia che essi significano. Questo significato deve ritrovarsi … in tutto il rito essenziale, e cioè nella materia e nella forma; ma esso appartiene particolarmente alla “forma”, perché la materia è una forma indeterminata per se stessa, ed è la “forma che la determina” ». [Leone XIII, Apostolicae Curae, 1896]. • l’intenzione del consacratore: « la forma e l’intenzione sono egualmente necessarie all’esistenza del Sacramento », «Il pensiero o l’intenzione, dal momento che è una cosa interiore, non cade sotto il giudizio della Chiesa; ma Essa deve giudicarne la manifestazione esteriore » [Leone XIII, Apostolicae Curae, 1896]. E il Santo Padre Pio XII sottolinea efficacemente la questione alla Conclusione dei lavori del 1° congresso internazionale della liturgia pastorale d’Assisi, il 22 settembre 1956: «Ricordiamo a questo proposito ciò che Noi diciamo nella Nostra Constituzione Apostolica “Episcopalis Consecrationisdel 30 novembre 1944 (Acta Ap. Sedis, a. 37, 1945, p. 131-132). Noi vi determiniamo che nella consacrazione episcopale i due Vescovi che accompagnano il Consacratore, debbano avere l’intenzione di consacrare l’Eletto, e che essi debbano per conseguenza compiere i gesti esteriori e pronunciare le parole, per mezzo delle quali il potere e la grazia da trasmettere siano significate e trasmesse. Non è dunque sufficiente che essi uniscano la loro volontà a quella del Consacratore principale e dichiarino che essi fanno proprie le sue parole e le sue azioni. Essi stessi devono compiere quelle azioni e pronunziare le parole essenziali. »! E allora, quali sono state le modifiche o le soppressioni “sospette” (per usare un eufemismo) del rito montiniano. Ecco cosa è stato soppresso: – 1) Il giuramento del futuro Vescovo che promette a Dio « di promuovere i diritti, gli onori, i privilegi dell’autorità della santa Chiesa romana… d’osservare con tutte le sue forze, e di farle osservare agli altri, le leggi dei santi Padri, i decreti, le ordinanze, le consegne ed i mandati apostolici … di combattere e di perseguire secondo il suo potere gli eretici [una delle principali funzioni del Vescovo!!!], gli scismatici ed i ribelli verso il nostro San Pietro: il Papa ed i suoi successori ». – 2) L’esame attento del candidato sulla sua fede, comprendente la domanda di confermare ciascuno degli articoli del credo. – 3) L’istruzione del Vescovo: « Un Vescovo deve giudicare, interpretare, consacrare, ordinare, offrire il sacrificio, battezzare e confermare ». In nessuna parte quindi, il nuovo rito menziona che la funzione del Vescovo sia quella di ordinare, di confermare e di giudicare (di slegare e legare). -.4) La preghiera che precisa le funzioni del Vescovo, dopo la preghiera consacratoria. Nel Pontificalis Romani, si definisce quindi una forma essenziale insufficiente. Per Pio XII, la forma deve significare in modo univoco l’intenzione del rito di fare un Vescovo per ordinare dei preti: « allo stesso modo, la sola forma sono le parole che determinano l’applicazione di questa materia, parole che significano in un modo univoco gli effetti sacramentali, cioè il potere di ordine e la grazia dello Spirito-Santo, parole che la Chiesa accetta ed impiega come tali» [Pio XII, Sacramentum Ordinis, 1947]. –

[la vera formula consacratoria di sempre in uso nella Chiesa Cattolica]

La forma designata come “essenziale” da Paolo VI non indica né il potere d’ordine, né la grazia dello Spirito-Santo come grazia del Sacramento:

« La forma consiste nelle parole di questa preghiera consacratoria; tra di esse, ecco quelle che appartengono alla natura “essenziale”, sicché sono quelle esatte perché l’azione sia valida:

« Et nunc effunde super hunc electum eam virtutem, quæ a te est, Spiritum principalem, quem dedisti dilecto Filio Tuo Jesu Christo, quem ipse donavit sanctis apostolis, qui constituerunt Ecclesiam per singula loca, ut sanctuarium tuum, in gloriam et laudem indeficientem nominis tui »

[ed ora effondi su questo eletto quella virtù che viene da Te, lo Spirito “principale”, che desti al Figlio tuo diletto, e che Egli donò ai suoi Apostoli, perché si costituisse la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode del tuo Nome …]. (Inoltre non è specificato di quale spirito si tratti! “Principalem”, in latino, significa pure: “del principe” [si consulti un normale vocabolario della lingua latina]… quindi non è per caso che ci si riferisca, viste le referenze degli autori, allo … spirito del “principe … di questo mondo”?) – (Paolo VI, Pontificalis Romani, 1968.]. I termini supposti per definire il Vescovo figurano in un’altra parte del prefazio: «ut distribuát múnera secúndum præcéptum tuum » [Paolo VI, Pontificalis Romani, 1968). Alla maniera degli anglicani, i difensori del rito montiniano devono allora invocare l’“unità morale” del rito. Nel Pontificalis Romani, la forma essenziale è senza dubbio, insufficiente. Il Sacramento (ex opere operato) non può operare ciò che esso non significa!!! « La sola forma sono le parole che determinano l’applicazione di questa materia, parole che significano in modo univoco gli effetti sacramentali, cioè il potere d’ordine e la grazia dello Spirito-Santo, parole che la Chiesa accetta ed impiega come tale». [Pio XII, Sacramentum ordinis, 1947]. Le parole del prefazio del Pontificalis romani “non” significano affatto il potere d’ordine: “Ut distribuant munera secundum praeceptum tuum”. [Che essi distribuiscano dei “doni” (!?! forse come santa Claus o la befana !?) secondo il tuo comandamento]. Il termine adottato “distribuant munera” è equivoco, esso esprime dei doni, dei carichi, delle funzioni (vedere il diz. Gaffiot per “munus”), si tratta di un termine profano che non esprime nemmeno lontanamente il potere d’ordine. Dom Botte traduce il greco κλήρους (Klerous) con ‘carichi’ (La Tradition apostolique, Ed. Sources chrétiennes, maggio 1968). Ora un “carico” ecclesiastico non è un ordine. Un anglicano può accettare l’espressione di distribuzione di carichi, un luterano ugualmente. Questa ambiguità è voluta … siamo ben lontani dalle parole essenziali del rito latino (comple sacerdote tuo). Queste parole esprimono in modo univoco il potere d’ordine (Episcopum oportet … ordinare – il Vescovo deve ordinare!). Il sacramento (ex opere operato) non può operare ciò che esso non significhi e quindi la forma è da considerarsi “difettosaA questo punto, a differenza di tutti i riti precedentemente adottati, è patente la “contro-intenzione” del rito, quella di “non” significare il potere di ordinazione dei Sacerdoti, e quindi la volontà di non ordinare! Si mette dunque in evidenza una contro-intenzione a livello della forma del rito, contro-intenzione che appare in un contesto ecumenico-modernista che fornisce la “chiave” per la comprensione della posa in atto di questo rito. Non a caso Jean Guitton, scriveva: « Questa Chiesa ha cessato di chiamarsi cattolica per chiamarsi ecumenica », ed il massone Bugnini (col nome d’arte BUAN, sempre lui, quello della messa del baphomet “signore dell’universo”!) dichiarava sull’Osservatore Romano del 19 marzo del 1965: Noi dobbiamo spogliare le nostre preghiere Cattoliche e la liturgia Cattolica da tutto ciò che potrebbe rappresentare l’ombra di una pietra d’inciampo per i nostri “fratelli” separati (quelli che la “vera” Chiesa ha sempre chiamato “eretici” e “scismatici”, vale a dire i Protestanti.”).

Un caso simile, a proposito delle false ordinazioni anglicane, fu inesorabilmente ed infallibilmente stroncato da un Papa “vero”, Leone XIII nella sua famosa lettera Enciclica del 1896 (oggi occultata con ogni mezzo dagli apostati modernisti conciliari!), la già più volte citata “Apostolicæ curæ” nella quale si dimostravano 4 punti: –

1) La forma del Sacramento è stata rimpiazzata da una forma ambigua che non significa precisamente la grazia che produce il Sacramento [appunto come l’attuale -ndr. -]. –

2) Il rito anglicano è stato composto e pubblicato in circostanze di odio del Cattolicesimo ed in uno spirito settario ed eterodosso (come quello ecumenico e neoterico della setta modernista, ampiamente scomunicato da Papi di felice memoria, uno tra tutti: Pio II in Execrabilis– ndr, – ); –

3) Le espressioni del rito anglicano non possono avere un senso cattolico (esattamente come quello esaminato –ndr. – ).–

4) L’intenzione del rito anglicano è contraria a ciò che fa la Chiesa • Una conclusione infallibile e senza appello!!!.

Tale conclusione, viste le premesse, può essere tranquillamente e serenamente applicata, con identica fermezza, a quella del rito di Montini e del “trio blasfemo”. Si tratta come si vede, di una ulteriore impostura sacrilega a-canonica ed a-cattolica introdotta a devastazione della Gerarchia cattolica, e la formazione di una nuova gerarchia farlocca, completata di li a poco (1972) dall’abolizione indebita della tonsura ecclesiastica, e che ha “confezionato”, come vedremo, dei laici mai consacrati, dei prelati-zombi, ridicoli travestiti ed usurpanti ignobilmente titoli e giurisdizioni!

.- Continuiamo a parlare di questa cosa gravissima, della quale pochi sono a conoscenza, e chi sa e la conosce, si guarda ovviamente bene dal farne parola, e cioè della INVALIDITA’ formale e materiale della consacrazione episcopale del “Pontificalis Romani”, che sta producendo in apparenza, l’estinzione dell’Ordine sacerdotale cattolico e di conseguenza di tutti i Sacramenti: quella che oggi appare essere la Chiesa Cattolica, è costituita in realtà da un esercito di “zombi” spirituali, da “finti” e presunti sacerdoti e vescovi che stanno lentamente ma inesorabilmente soppiantando i pochi veri “residui” Vescovi e Sacerdoti, oramai solo ultraottantenni, e cioè i Vescovi ordinati con il “rito Cattolico” di sempre contenuto nel Magistero irreformabile ed eterno, o i Sacerdoti ordinati da “veri” Vescovi a loro volta ordinati prima del fatidico 18 giugno 1968. – L’Apostolicità della Chiesa Cattolica, prosegue nelle “catacombe” in cui è relegato il vero Pontefice Romano, successore di S.S. Gregorio XVII, Giuseppe Siri, che anche se con estrema difficoltà e prudenza ordina e garantisce l’operato dei Vescovi da lui nominati.

Adesso discorreremo addirittura delle ERESIE contenute nella formula del rito del “Pontificalis Romani”!! Effettivamente costateremo nella “forma” essenziale: 1) un‘eresia monofisita, 2) un’eresia anti-filioque, 3) un’eresia anti-Trinitaria, tali da configurare una forma essenziale “kabbalista e gnostica” (la Gnosi in generale, e quella talmudica-cabbalista in particolare, è propriamente la “teologia” di lucifero), e creare quindi un perfetto “eletto manicheo”. Una forma quindi, che non solo rende invalida ed illecita ogni presunta consacrazione, ma ne inverte i valori spirituali, consacrando cioè un “servo di lucifero”. E allora ci chiediamo: ma se è così come sembra, e come ci accingiamo a dimostrare, cosa pensare del prossimo “santo” G.B. Montini, Paolo VI? Possiamo affermare, con piglio categorico, sicuro e senza … peli sulla lingua: il “dannato subito” della “sinagoga di satana”, infiltrata lentamente fraudolentemente nella Chiesa Cattolica, è da ritenersi come il più grande eresiarca della storia di tutti i tempi, al cui confronto Lutero, Calvino, Fozio, Ario, Krenmer, Soncino e compagnia cantando, sono dilettanti di serie Z, di ultima categoria!”.

PORTRAIT DE CALVIN

gli eretici dilettanti e…

… Il più grande eresiarca di tutti i tempi!

C’è chi ha attaccato la Chiesa dal tetto, chi dalle mura esterne, chi dal portone e dalle finestre, ma Montini “la ruspa” L’ha praticamente rasa al suolo (si fieri potest), scardinandone i pilastri portanti: la Santa Messa, la Consacrazione episcopale, la tonsura abolita e quindi Sacerdozio cattolico abolito, con la conseguente invalidità di tutti i Sacramenti e di ogni rito! Ma torniamo alla invalida ed illecita consacrazione episcopale, alla blasfema formula di ispirazione fanta-copto-etiopica, come dimostrato in precedenza: « Et nunc effunde super hunc electum eam virtutem, quæ a te est, Spiritum principalem, quem dedisti dilecto Filio Tuo Jesu Christo » [Pontificalis Romani, 1968 (forma essenziale)]. Qui è palese l’affermazione dell’eresia monofisita, l’eresia dei monofisiti etiopici [che negano cioè la natura divina di Cristo]. Queste due righe citati infatti si ritrovano tal quali nel loro rito abissino di consacrazione episcopale. Questa eresia consiste nel considerare che il Cristo abbia bisogno di ricevere dal Padre lo Spirito-Santo per divenire ’Figlio di Dio’, e per poter comunicare a sua volta, lo Spirito-Santo ai suoi Apostoli. Il Figlio riceve lo Spirito ad un dato momento (al battesimo secondo gli Etiopi), cosa quindi che nega la natura del “Fiat” della Santissima Vergine Maria, “Fiat” che permette nello stesso momento la sua verginale Concezione, realizzando così il Mistero centrale della Fede Cattolica: l’Incarnazione di Nostro Signore Gesù-Cristo, vero Uomo e vero Dio per mezzo dello Spirito-Santo). Quindi: negazione totale della verità cattolica dell’Incarnazione del Verbo! Ma nella “forma essenziale” c’è anche spazio per l’eresia anti-Filioque [l’eresia di Fozio e dei sedicenti “Ortodossi”, che negano il procedere dello Spirito-Santo dal Padre “e” dal Figlio]. In questa forma, infatti, si afferma l’eresia anti-Filioque etiopica, secondo la quale “Non è più il Figlio che spira, con il Padre, lo Spirito-Santo (cf. il “Filioque” del Simbolo di Nicea), ma è il Figlio che riceve dal Padre lo Spirito-Santo. Si tratta di un’inversione (secondo un tipico costume satanico), delle relazioni nella Santa Trinità tra il Figlio e lo Spirito-Santo. Incredibile! Pensare che al Credo della Messa “di sempre” la Chiesa ci fa cantare a proposito dello Spirito-Santo « qui ex Patre Filioque procedit »! Questa formula esprime la fede della Chiesa nello Spirito Santo come terza Persona della Santa Trinità. Lo Spirito-Santo procede dal Padre e dal Figlio come da un solo Principio e possiede, con il Padre ed il Figlio, gli stessi attributi di onnipotenza, di eternità, di santità; Esso è uguale al Padre ed al Figlio a causa della divinità che è Loro propria. L’utilizzazione del termine Puer Jesus Christus nella “forma”, in Ippolito, «modello» del rito della consacrazione dei Vescovi riformato da Montini (il sedicente marrano Paolo VI), è rimpiazzato da: “dilectus Filius” = tuo Figlio diletto, Gesù Cristo. Malgrado tutto, questa correzione indica ancora e sempre una inferiorità del Figlio poiché il Cristo è designato anche, come nei Greci scismatici, come canale transitorio dello Spirito-Santo. Manca dunque allo Spirito-Santo la relazione essenziale in seno alla Santa Trinità come Persona emanante dal Padre e dal Figlio dall’eternità. Un errore grossolano, fondamentale, che rende, una volta di più, la forma dell’ordinazione intrinsecamente inoperante e dunque assolutamente invalida! Ed anche se la rettitudine della fede del Vescovo consacrante fosse certa, questa non potrebbe “sopperire” né correggerebbe la forma e l’intenzione che è normalmente veicolata dal rito.

Ma non è ancora finita: la “forma” inventata da B. Botte per Bugnini, su richiesta di Montini, proclama anche una eresia anti-Trinitaria! Ed infatti il « Signore » che è: Dio, il Padre; il Figlio Gesù-Cristo, consustanziale al Padre; e « lo Spirito che fa i capi (!?!) e che Tu hai dato al tuo Figlio diletto, Gesù-Cristo » non costituiscono affatto una designazione teologicamente corretta delle tre Persone divine nell’unità della sostanza e distinte per le loro Relazioni proprie! Qui il discorso è sottile e non alla portata di ogni mente non abituata (e dove sono più oramai?) al “tomismo” (la teologia di S. Tommaso), ma è palese il voler rinnegare la formulazione di San Tommaso quando dice: Pater et Filius et Spiritus Sanctus dicuntur “unum” et non unus. (Quodl. 6,1+2) [si dicono un “unico” e non uno]. Di conseguenza la nuova formula di consacrazione episcopale è egualmente invalida a causa di questa eresia antitrinitaria.

Ma c’è ancora dell’altro: questa “forma” sembra a ragione, provenire addirittura da un sistema gnostico e kabbalista! Riportiamo ancora la formula: « Et nunc effunde super hunc electum eam virtutem, quæ a te est, Spiritum principalem, quem dedisti dilecto Filio Tuo Jesu Christo» Con la modifica di “Spiritus principalis” in “Spiritum principalem”: cioè un genitivo che diviene un accusativo, l’essere dello Spirito è assimilato ad una qualità (forza), lo Spirito diviene cioè una sorta d’ “energia”, e non più una “Persona”. Questo concetto eretico deriva da un sistema “gnostico” immanentista panteista (il discorso sui concetti della “gnosi spuria” e di kabbala “spuria”, richiederebbe un’opera monumentale). La messa in equivalenza mediante un accusativo, proprio della “fabbricazione” di Dom Botte (“originalità” luciferina che non si ritrova né presso gli etiopi, né nella sinossi della ’Tradizione apostolica’ e neppure nelle Costituzioni apostoliche), tra la “forza” (virtus) che viene dal Padre e lo Spiritus principalis, fa nuovamente assimilare la Persona dello Spirito-Santo ad una semplice “qualità” proveniente da Dio, ma senza essere Dio. Questo è nuovamente un negare lo Spirito-Santo come Persona divina e quindi la sua consustanzialità divina. Ma addirittura in certe traduzioni “diocesane” lo Spirito vi appare con una minuscola, ed egualmente il ’Figlio’ vi appare con una minuscola: “Signore, spandi su Colui che tu hai scelto la tua forza, lo spirito sovrano che tu hai dato a tuo figlio”. Facendo il legame di questi elementi con la concezione kabbalista di Elia Benamozegh (cf. le sue opere in proposito), si arriva alla riduzione dello Spirito e del Figlio a due “eoni” inviati da Dio, ma che non sono Dio, bensì degli “éoni” [coppia di entità che Dio manderebbe ogni tanto per illuminare gli uomini], come nel sistema dell’eretico gnostico Valentino (o della neognosi massonica attuale), o delle forze semplici, “virtù” o energie spirituali. Questo riduce la Santa Trinità ad un concetto puramente simbolico, espressione di un sistema gnostico sotto le apparenze monoteiste (monoteismo appunto del “signore dell’universo”: lucifero, cosa di cui ci ha informato il sig. Margiotta, massone ex 33° del palladismo di Pike e Mazzini). Questo lascia trasparire la profonda conoscenza che il “marrano” Patriarca degli Illuminati di Baviera dell’epoca, Montini [la cui famiglia materna era giudaica] aveva della kabbala e della gnosi spuria che egli ha travasato nel Cattolicesimo facendola apparire “cristiana” agli “ignari” fiduciosi della sua (finta) infallibilità! A chi ne volesse sapere di più, si consiglia : “Dell’Origine dei Dogmi Cristiani”, di Elia Bénamozegh. Cap. III. Caratteri dello Spirito-Santo, pag. 271, e, sempre dello stesso rabbino, gli: Atti del convegno di Livorno (settembre 2000) Alessandro Guetta (ed.), Edizioni Thalassa de Paz, Milano, coop srl. – Dicembre 2001 Via Maddalena, 1 – 20122 Milano. Quindi la SS. Trinità è intesa seconda la “gnosi spuria”: « Non è più la Trinità di Persone nell’unità della sostanza, ma è l’Infinito, l’Assoluto, l’Eternità, l’Immensità incomprensibile, inintelligibile, vuota e senza alcuna forma, l’“ensof” in cui le tre Persone non sono più che delle emanazioni temporali (…). Secondo il paganesimo, l’Essere primordiale, che è nello stesso tempo il Non-essere, si differenzia e si rivela solamente dopo un certo tempo, facendo emanare dal suo vuoto interiore le tre divinità che i pagani hanno adorato. Così si elimina la S.S. Trinità in vista della religione noachide. E qui il discorso si allargherebbe a dismisura esulando dalle intenzioni di questo scritto. Ricordiamo solo che la negazione dell’eternità della Trinità divina è la negazione della creazione “ex nihilo”, è la negazione della differenza essenziale tra Dio e l’universo; è l’abbassamento del Creatore al livello della sua creatura o la deificazione della creatura, in particolare dell’uomo… è il panteismo» In verità questa è stata sempre la costante del “falso” pontificato di Montini: sostituire l’uomo a Dio, sostituire alla Redenzione di Gesù-Cristo, la redenzione gnostico-cabalista della triplice e blasfema trinità massonica.

Oltre a queste chiare eresie e l’intento noachide, la “forma” montiniana, nasconde un’ulteriore intenzione “occulta”, quella di designare un « Eletto » manicheo, aggiungendo l’espressione: “super hunc Electum”. “Electus” ha due sensi (cristiani) secondo il Gaffiot (termine electus) • scelto da Dio per la salvezza: VULG. Luc. XVIII,7 • scelto per ricevere il Battesimo: AMBR. Hel. 10, 34. Poi il Gaffiot aggiunge un ultimo senso: • membro d’élite della setta dei manichei, [eretici gnostici, seguaci di Mani]: MINUC. 11,6. Ora, essendo gnostica la natura del sistema dal quale deriva questa formula, questo è il vero senso, e cioè l’intenzione del rito d’ordinazione episcopale di sua satanità Paolo VI è un rito che conferisce dei poteri ad un eletto manicheo! A questo punto abbiamo bisogno di respirare aria pura, non ne possiamo più di tutti questi inganni! Certo, non vorremmo ritrovarci nei panni “infuocati” di un vescovo (falsamente) consacrato dopo il 1968, cioè un “eletto manicheo” anti-Cristo! Alla prossima per ricapitolare il tutto!

Quali sono le origini del Pontificalis Romani, da dove proviene questa formula dell’antipapa Paolo VI? Le Ragioni addotte da Paolo VI nel Pontificalis Romani per promulgare questa riforma ufficialmente sono: – « … Si è giudicato bene di ricorrere, tra le fonti antiche, alla preghiera consacratoria che si trova nella “Tradizione apostolica di Ippolito di Roma”, documento dell’inizio del terzo secolo, e che, in una grande parte, è ancora osservata nella liturgia dell’ordinazione presso i Copti ed i Siriaci occidentali. In tal modo, si rende testimonianza, nell’atto stesso dell’ordinazione, dell’accordo tra la tradizione orientale ed occidentale sul carico apostolico dei Vescovi » Paolo VI (Pontificalis Romani,1968). L’inganno è palese, poiché è provato (come vedremo più avanti) che: – La pretesa (*) Tradizione apostolica attribuita ad Ippolito di Roma, o ad altri autori, è un tentativo di ricostituzione fatto da Dom Botte dopo il 1946, ed « in modo costruttivo », secondo l’espressione di R.P. Hanssens, nel 1959. – La Tradizione apostolica d’Ippolito suscita dal 1992 un dibattito tra specialisti che la qualificano come di « pretesa Tradizione apostolica », quindi quantomeno dubbia, se non fantomatica! Questa controversia divenne oggetto di un seminario nel 2004 nel quale si concluse che: –1) La preghiera di consacrazione di Paolo VI si ispira, ma non s’identifica, con la pretesa Tradizione apostolica attribuita ad Ippolito; essa rappresenta una creazione “artificiale” di Dom Botte nel 1968. 2) La preghiera consacratoria di Paolo VI, la cui forma essenziale è ispirata alla pretesa (*) Tradizione Apostolica d’Ippolito, presenta delle similitudini con i riti Abissini, riti di eretici “monofisiti”, i quali non costituiscono dei riti validi, ma piuttosto dei riti risultanti da dibattiti teologici nati alla fine del XVII secolo. 3) I riti copto e siriaco non utilizzano affatto la formula detta d’Ippolito, (dello stesso avviso è perfino Dom Botte!). inoltre i riti utilizzati dal siriaco al copto, ai quali ci si è falsamente ispirati, venivano utilizzati per insediare un Patriarca già consacrato Vescovo, e quindi non conferivano in alcun caso il Sacramento dell’Ordine!  – 4) La formula di Paolo VI non manifesta alcun « accordo tre le tradizioni orientale ed occidentale», ma viene recuperata piuttosto da una pretesa (*) ‘Tradizione apostolica d’Ippolito’, testo che secondo alcuni proviene invece da ambiti egiziano-alessandrini, nei quali i riti traducono, secondo Burton Scott Easton, le influenze della sinagoga (The Apostolic Tradition of Hippolytus, Burton Easton, 1934, pag. 67 ed. del 1962, Archon Books).

(*) [Noi abbiamo preferito scrivere, in accordo con il comitato internazionale “rore sanctifica”: La ‘pretesa’ Tradizione apostolica a proposito di questo documento denominato “la Tradizione apostolica attribuita ad Ippolito” (o a diversi autori “Ippoliti”), conformandoci così alla denominazione dei lavori Scientifici ed universitari che si è imposta da un paio di decenni nel mondo degli specialisti che trattano di questo soggetto.]

In sostanza, la “contestazione d’Ippolito”, conosciuta dagli specialisti già dal 1946, ossia ben 22 anni prima del Pontificalis Romani, continua nel 1990 ed oltre, anche da parte dei Bollandisti (Gesuiti seguaci di Bolland, particolarmente eruditi nelle documentazioni ecclesiastico-liturgiche). Sarebbe troppo lungo e noioso riportare tutti i documenti, veri o presunti, ed i dibattiti successivi sul tema, ma a quanti, incuriositi, volessero delle indicazioni precise, consigliamo di consultare il sito del comitato “Rore Sanctifica” o i diversi Tomi di “Démontration et bibliographie” editi da ESR. In conclusione, la preghiera consacratoria di Paolo VI s’ispira, ma non riproduce affatto neppure quella della pretesa (*) “Tradizione Apostolica d’Ippolito’ che è stata quindi solo un po’ di “fumo negli occhi”, un “bluff” per prendere tempo in attesa di tempi migliori e … di nuove invenzioni, e costituisce pertanto una creazione artificiale di Dom Botte nel 1968. L’inganno verrà meglio compreso successivamente, quando qualche “topo di biblioteca”, un inopportuno ed inatteso “figlio di topa….” va a scovare le formule ed i riti orientali nelle lingue originali, fraudolentemente addotti essere un modello di ispirazione onde fondere le consuetudini liturgiche occidentali ed orientali, sicuri che nessuno mai andasse a verificarle, fidandosi della perizia dei falsi e ben oleati “sapienti” incaricati. Per il momento ci fermiamo qui, ma le sorprese continuano: “Esse ci fanno capire la volontà sottile con la quale si sia perpetrato l’inganno tra l’indifferenza, l’insipienza e, non voglia Iddio, la connivenza di tanti presunti “conoscitori di cose divine”, mollemente adagiati nei loro dorati e comodi giacigli, magari in compagnia di qualche “amichetto”.. Tremate, il giudizio arriverà anche per voi … come un ladro, quanto meno lo aspettate … e lì sarà pianto e stridor di denti!

     Concludiamo con una certa tensione il nostro esame circa la totalmente invalida e blasfema consacrazione episcopale la cui “forma” è contenuta nel (falso) pontificalis romani del 1968, forma progettata, redatta e confezionata ad arte dal trio massonico-modernista BBM [Botte, Buan 1365/75, Montini], esame che ci ha messo a conoscenza di cose sconvolgenti e scrupolosamente celate da chi “sa”, cose che descrivono una realtà totalmente artefatta ed ingannevole. A riguardo degli attuali falsi-vescovi vaticano-secondisti (compreso quelli “sedicenti” di Roma), è bene rileggere le parole, oggi tragicamente attuali, contenute in una lettera famosa che reca le firme delle più belle ed appropriate penne del Cattolicesimo, ossia di trentatré Vescovi, tra i più insigni dell’epoca della peste giudaico-ariana abbattutasi sulla Cristianità, tra i quali Melezio di Antiochia, primo presidente del Concilio Ecumenico di Costantinopoli, di S. Gregorio Nazianzeno, grande Padre della Chiesa, che presiedette il suddetto Concilio Ecumenico alla morte di Melezio, San Basilio, anch’esso Padre della Chiesa, S. Giovanni Crisostomo, ed altre personalità insigni per fama e santità. La lettera famosa riporta quanto segue: “… si getta lo scompiglio nei dogmi della Religione, si confondono le leggi della Chiesa. L’ambizione di coloro che non temono il Signore li spinge a scavalcare le autorità e ad attribuirsi l’Episcopato quale premio alla più sfacciata empietà, di modo che colui che proferisce le più gravi bestemmie venga ritenuto il più adatto per reggere il popolo come Vescovo. È scomparsa la serietà episcopale. Mancano pastori che pascolino con coscienza il gregge del Signore. I beni dei poveri sono costantemente impiegati dagli ambiziosi per proprio tornaconto e regalati senza riguardo. Il fedele compimento dei canoni si è oscurato (….) Per tutto questo gli increduli ridono, i deboli vacillano nella fede, la fede stessa è dubbiosa, l’ignoranza si distende sulle anime, quindi assumono aspetto credibile coloro che insozzano la divina parola con loro malizia, visto anche che la bocca dei più osserva il silenzio” [Opere di S. Giovanni Crisostomo. Bibliot. di Autori Cristiani. La Editorial Catolica S. A., introd. Pag. 7 -grassetto e sottolineatura redaz.-]. Nulla è cambiato oggi rispetto alla quella tragica situazione, anzi oggi è ancora peggio, perché abbiamo da un lato 1°- finti vescovi non-consacrati dell’ecumenico-modernismo, setta oggi padrona illegittima usurpante nella Chiesa; dall’altro altrettanto 2° – finti non-vescovi mai consacrati, a cominciare dal cavaliere kadosh A. Lienart, massone 30° già quattro anni prima della sua sacrilega ed invalida consacrazione, invalida poiché un Sacramento non può operare in un pluriscomunica scomunicato “latæ sententiæ” od imprimere il sigillo del sacerdozio anche ordinario in uno che grida alzando un pugnale al cielo: “Adonay nokem” [Adonai vendetta], nei brindisi inneggianti a lucifero delle agapi massoniche. (Inutile e falso dire che anche Giuda fosse stato costituito Vescovo da Gesù-Cristo, malgrado le sue intenzioni nefaste, ma il Salvatore ha lasciato fare, perché sapeva già a quale fine il reprobo traditore andasse incontro … da lì a poco). Invalida quindi la sua consacrazione, invalide tutte quelle da lui operate e quelle operate dai suoi falsi consacrati, a cominciare dal “santo” “Marcello” Giuda-Lefebvre, ben consapevole della cosa, e che oltretutto poi, senza alcun mandato, contravvenendo a tutte le regole ed ai Canoni della Chiesa, ed in dispregio a qualunque autorità, anche alle false, ha sacrilegamente ed invalidamente “finto” di consacrare, con cognizione di causa, altri poveri disgraziati peggiori di lui, destinati anch’essi alla fine di Giuda, che continuano il turpe ed infame costume di perdizione delle anime incaute. Delle pittoresche balorde consacrazioni di mons. Thuc, ai limiti della patologia psichiatrica, che in preda ad enfasi misticheggianti, ha consacrato cani e p…., senza mandato apostolico e giurisdizione, avallando scismatici ed eretici movimenti sedevacantisti pseudo-tradizionalisti, non è neppure il caso di accennare. E qui non abbiamo Santi come il Crisostomo, Basilio, Gregorio Nazianzeno. Ci resta solo la Santissima Vergine e la potentissima arma del Rosario… Ella ce l’ha promesso … “Ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!!!” [Messaggio di Fatima].

Ricordiamo pure come il grande autore cattolico francese Dom Guéranger (quando in Francia c’erano ancora Sacerdoti cattolici! … bei tempi …) nelle “Instituzioni Liturgiche”, presenta in 12 punti fondamentali la «Marcia dei pretesi riformatori del cristianesimo» : – Egli dimostra che l’eresiarca antiliturgista odia la Tradizione, rimpiazza le formule liturgiche con i testi della Scrittura Santa per interpretarli a suo modo, introduce delle formule «perfide», rivendica i diritti dell’antichità di cui si fa beffe cambiandone il rito, sopprime tutto ciò che esprime i misteri della fede cattolica, rivendica l’uso della lingua volgare, sopprime le genuflessioni ed altri atti di pietà della liturgia cattolica, odia la Potenza Pontificia Romana, organizza la distruzione dell’episcopato, rigetta l’autorità di Roma per gettarsi nelle braccia del principe temporale. Alla luce delle considerazioni di dom Guéranger, della cui retta dottrina c’è da essere assolutamente certi, siamo quindi alla presenza di eresie antiliturgiste, e del maggiore eresiarca antiliturgista mai comparso sulla faccia della terra: G. B. Montini, il marrano sedicente Paolo VI, “giustamente” pseudo-canonizzato, “santo” della attuale “sinagoga di satana” [si legga: “dannato” della chiesa Cattolica] che oggi domina la Sede di Pietro ed i Sacri palazzi dell’urbe e dell’orbe così come da visione “purtroppo” profetica del Santo Padre S. S. Leone XIII! – Ma torniamo al nostro argomento, facendo un po’ di riepilogo. Ci pare di aver capito, nella nostra grossolana ignoranza, che il rito Romano, soppresso il 18 giugno del 1968, sia un rito antico, invariabile nella sua forma essenziale da più di 17 secoli, ed infatti tutti i Vescovi cattolici di rito latino (tra i quali Santi straordinari, tipo S. Francesco di Sales o S. Alfonso Maria de’ Liguori, tanto per citarne qualcuno), sono stati consacrati con questo rito. Che cosa ha questo nuovo Rito che non va? Ecco la risposta pronta: “ Il rito di Pontificalis Romani è stato creato nel 1968 e non è MAI stato utilizzato nella Chiesa. Nessun Vescovo cattolico è mai stato consacrato in questo rito. Questo rito non possiede gli «elementi necessari», secondo la teologia sacramentale. (v. San Tommaso): Esso è INTRINSECAMENTE invalido. Questo non è un rito cattolico!!! A tal proposito cerchiamo, prima di un riepilogo dettagliato sulla questione, di comprendere meglio cosa si intendesse, accennando all’“eletto manicheo”, che sarebbe in realtà l’unico titolo che il rito, o meglio questa “pantomima”, spacciata per consacrazione episcopale, conferirebbe! Gli “eletti” manichei, o “i perfetti”, costituivano, nell’ambito del Manicheismo, una “religione” di carattere gnostico che annoverava influssi disparati derivanti da tradizioni giudaiche, iraniane, ed afro-orientali, in un “minestrone” ecumenico comprendente elementi di buddismo, cristianesimo, zoroastrismo, tradizioni iraniche, giudaismo talmudico e paganesimo variegato, il tutto ben cementato dalla cosmogonia e teogonia gnostica, in un sistema codificato secondo presunte “rivelazioni” spirituali di un “paracleto”, il presunto “spirito gemello” di Mani (da cui Manicheismo, definire compiutamente il quale richiederebbe tempo e spazio), nobile personaggio vissuto nel III secolo d.C. In Persia: gli “eletti”, erano un gruppo ristretto di religiosi osservanti rigorose norme morali e comportamentali, che libererebbero le “fiammelle” divine imprigionate nei corpi materiali creati da un “demiurgo” malefico, il Dio dei Cristiani [sempre la stessa “solfa” gnostica]: agli “eletti” si contrapponevano gli “auditores” che erano i collaboratori degli “eletti”, verso i quali avevano doveri servili (elemosine), che non li avrebbero però liberati dalla materia, continuando così essi, poverini, ad essere obbligati a trasmigrare in corpi diversi (metempsicosi gnostica e teosofica!). L’obiettivo inconfessato della sceneggiata della “falsa” consacrazione cattolica episcopalele, non è altro quindi che la blasfema “istituzione” di eletti manichei (vescovi della chiesa gnostica) nell’ambito della dottrina gnostica, “gnosticismo” del quale è infarcito il talmudismo “spurio” giudaico, al quale si “abbeverava”, per tradizione familiare, l’apostata Montini. – Chiudiamo allora con il riepilogo succinto di quanto abbiamo cercato di esporre in questa serie di scritti dedicati alle “false consacrazioni episcopali” iniziate il 18 giugno del 1968. I fatti e gli argomenti precedentemente riportati hanno dimostrato quanto segue, per il rito di consacrazione episcopale promulgato dal falso Papa, l’antipapa Giovan Battista Montini, sedicente Paolo VI, il 18 giugno 1968 a Roma, nel Pontificalis Romani:

1) Questo rito non è antico, ma è stato creato nel maggio 1968 da diversi materiali.

2) Questo rito rivendica una origine oggi contestata dagli specialisti (veri) della questione

3) Questo rito non riproduce affatto quello della pretesa (*) “Tradizione apostolica” attribuita ad Ippolito.

4) Questo rito non è, e non lo è mai stato, praticato in Oriente, presso i copti ed i siriaci occidentali.

5) Questo rito si rivela, dall’inchiesta, non essere null’altro che una “costruzione” puramente umana di Dom Botte.

6) Questo rito possiede una “forma” essenziale insufficiente.

7) Questo rito non esprime l’intenzione di conferire il potere di ordinare dei sacerdoti cattolici.

8) Questo rito subisce le condanne che Leone XIII infallibilmente indirizzò (in “æa Trinità.

9) Questo rito nega l’unione ipostatica delle due nature nella Persona di N.S. Gesù Cristo.

10) Questo rito nega la “spirazione” dello Spirito dal Figlio, nega cioè il “Filioque”.

11) Questo rito veicola una concezione kabbalista e gnostica dello Spirito-Santo.

12) Questo rito rilancia, nel 1968, l’attacco contro lo Spirito-Santo sviluppato mezzo secolo prima dal rabbino di Livorno, Elia Benamozegh (1828-1900).

13) Questo rito serve a creare, in modo sacrilego e blasfemo, gli “eletti” Manichei, e quindi vescovi gnostici!

   Ne risulta da ciò che precede, così come dai testi infallibili di Leone XIII, di Pio XII e del Magistero tutto della Chiesa di sempre, che sia assolutamente IMPOSSIBILE considerare un rito tale come INTRINSECAMENTE VALIDO e capace di consacrare dei veri Vescovi cattolici, veri successori degli Apostoli di Nostro Signore Gesù-Cristo. In tal modo quindi, come da copione scritto nelle retro logge giudaico-massoniche, e recitato dai pupazzi della “quinta colonna” ecclesiastica infiltrata, si è cercato di distruggere l’Apostolicità della Chiesa Cattolica Romana, almeno spiritualmente, lasciando poi che si distruggesse materialmente, con opportune guerre inventate per i più futili motivi, anche l’Apostolicità delle chiese orientali greco-Cattoliche, ad esempio in Ucraina, Libano, Siria, Egitto, etc., che non hanno modificato il loro rito antichissimo, così come la Messa di S. Basilio e S. Giovanni Crisostomo degli uniati.

L’Apostolicità è unicamente conservata solo nella Chiesa d’occidente, la Chiesa Cattolica Romana, dalla Gerarchia in esilio, che da Gregorio XVII, Cardinal Siri, Papa “impedito”, in poi è rimasta l’unico filo conduttore che da San Pietro in poi giunga ai nostri giorni e continuerà la serie ininterrotta dei Papi, come da Magistero solenne (v. C. A. Pastor Æternus in Conc. Vaticano), e da promessa del divin Salvatore Gesù-Cristo. A Lui sia onore e gloria, a Lui che vive e regna, con il Padre e lo Spirito Santo, per tutti secoli dei secoli.

Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA SINAGOGA DI sATANA (2)

18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (2)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

   Cerchiamo di esaminare più da vicino la questione riguardante la formula di Consacrazione dei Vescovi. Intanto ci cominciamo a chiedere chi ne siano stati gli autori. Guarda caso, ci troviamo a che fare con personaggi già noti, fortemente compromessi con istituzioni massoniche e ferocemente anticristiane, al centro delle apparenti stravaganze già note della cosiddetta “nuova messa”, un rito di ispirazione vagamente anglicano-protestante, osannante il massonico e gnostico “dio signore dell’universo”, e fuorviando totalmente dal contesto teologico tridentino, pertanto carico di anatemi imperituri, in particolare per chi ne ha o ne dovrebbe avere consapevolezza. Non paghi dello “scoop” sacrilego anticattolico ed antiliturgico, di per se stesso già gravissimo, e mirando a radere al suolo totalmente la Gerarchia cattolica, e quindi la Chiesa stessa (si fieri potest …), avviano questa nuova “pratica” che confondendo tradizioni apostoliche inesistenti, costruite in biblioteca per attribuirsi un’aureola di sapienza (un “baro” da falsi sapienti), e mescolando riti orientali, siriaci ed africani, di difficile controllo documentale, ed oltretutto già rigettati nel passato perché eretici e blasfemi, creano questo nuovo rito gettando fumo negli occhi con ignobili menzogne e contraffazioni. E allora, chi sono gli autori del Pontificale Romano? Eccoli: 1) Giovanni Battista Montini, detto Paolo VI, figura arcinota, il cui ruolo, decisivo nella contro-Chiesa, è riconosciuto ormai da tutti come determinante. Non ci dilungheremo affatto su tale figuro, e così rinviamo i lettori al trittico di Don Luigi Villa che lo ha “degnamente” e compiutamente descritto con dovizia di particolari ed abbondante documentazione.

L’altro degno losco figuro, già noto ai lettori attenti del blog, è il mons. (?) 2) Annibale Bugnini, il tristemente noto BUAN 1365/75 (nome in codice di appartenenza alla “loggia”) il “grande prestigiatore” che ebbe la “sfortuna”, poverino!, … di dimenticare ad una conferenza in Vaticano, su una sedia, una borsa che malauguratamente fu rinvenuta da un giornalista che ne rivelò il contenuto (oh, questi giornalisti non si fanno mai i fatti propri!): erano documenti segreti della loggia di appartenenza alla conventicola dell’incauto “figlio della vedova”. Così “sgamato”, fu inviato come nunzio apostolico in Iran, per chiudere ingloriosamente la sua turpe carriera.

Ma l’incarico più “tecnico” fu assunto da un oscuro benedettino, 3) dom. Bernard Botte, OSB, di cui nessuno aveva mai saputo nulla, e che qualche anno prima del nuovo pontificale, pubblicava un libro in cui illustrava una strana e fino ad allora oscura, presunta “tradizione di Ippolito”, un Ippolito che non si capisce chi fosse stato, o forse “Ippoliti”, visto che se ne contano due o tre (!?!), la stessa “tradizione” già implicata fraudolentemente nella stesura della “messa di BUAN” (l’attuale rito rosa+croce spacciato per Messa cattolica dalla setta modernista, attualmente usurpante il Soglio di Pietro).

Nell’immagine si vede l’antipapa marrano che, per tranquillizzare i suoi “sostenitori” indossava l’efod, paramento che indossava il sommo sacerdote della sinagoga quando condannò a morte Gesù …

Il “Pontificalis Romani” (nuovo Sacramento dell’Ordine) è stato promulgato dal “beato” marrano kazaro Giovanni Battista Montini, l’anti-papa, sedicente Paolo VI, il 18 giugno 1968. – Montini nomina Annibale Bugnini, che fu quindi l’artefice dei due documenti liturgici essenziali del suo “ruspante” falso pontificato demolitore: 1) il Pontificalis Romani, promulgato il 18 giugno 1968 e 2): in Cena Domini, promulgato il 03 Aprile 1969. Il 07 gennaio 1972, Montini ha poi egli stesso premiato Bugnini, ordinandolo” all’Episcopato (ovviamente in modo invalido e sacrilego!!), e nominandolo poi, il 15 gennaio 1976, Arcivescovo titolare di Dioclentiana. Ma davanti allo scandalo della sua nota e divulgata appartenenza massonica fin dal 23 aprile del 1963 sotto il nome in codice di ’Buan 1365/75’, lo “esilia” come pro-Nunzio apostolico a Teheran … oramai il burattino logoro e “sgamato” si poteva mettere da parte, con un bel calcio nel fondo schiena!

Dom Bernard Botte, benedettino dell’abbazia del Mont-César (Belgio) fu, sotto l’autorità di Bugnini, il principale artigiano del testo, inventando la rocambolesca ricostruzione di un fantomatico rito, da una pretesa tradizione apostolica di Ippolito (ma non sa nemmeno lui di quale Ippolito si tratti!), nota evidentemente a lui solo.., e di cui non si era mai sentito parlare in precedenza nella Chiesa se non come frammento storico da decifrare … una favola partorita dalla fervida fantasia di questo strano benedettino, e subito fatta propria da chi intendeva distruggere la Gerarchia, il Sacerdozio ed i Sacramenti cattolici.

 Siamo così vicini a dipanare una “matassa” complicata, ma della quale si iniziano ad scorgere le terminazioni del filo, lasciando intravedere una trama interessante e che suscita curiosità anche per gli “indifferenti”, soprattutto per coloro che amano i thriller spionistici, nei quali appunto gli inganni si intrecciano vorticosamente. Ci siamo lasciati sulla vicenda della “pretesa costituzione apostolica di Ippolito”, che stava per scoppiare come una bolla di sapone vuota e fragile mostrandosi chiaramente come una “bufala” inventata da uno strano benedettino, un certo Dom Bernard Botte, su commissione di un personaggio ormai noto ai nostri lettori: il frammassone Annibale Bugnini, il famigerato BUAN 136575, intimo amico e fratello di loggia, anche se di più basso livello, dell’illuminato G.B. Montini. Ma il “nostro” trio cerca di ricorrere ai ripari con altre invenzioni, ancora peggiori come si vedrà, per giustificare una formula assurda nonché eretica e blasfema, gettando così ancora fumo negli occhi dei poveri Cattolici, ignari del “piattino” che si stava loro preparando. La nuova “trovata” è questa: la nuova formula si ispira ai riti antichi orientali, il siriaco, l’egiziano e l’etiopico, ed addirittura abissino! [si vede che avevano acquistato un nuovo atlante geografico]. Osservando la giustapposizione dei riti succitati, ne esce una grande similitudine, anche se confusa, tra il rito di Montini e “l’ordinanza ecclesiastica” nella sua recensione etiopica ed i riti abissini, e la preghiera consacratoria, la cui formula essenziale era inizialmente considerata essere parte della pretesa’Tradizione apostolica d’Ippolito’, è similare ai riti abissini! Ma questo “archeologismo storico-geografico” è manifestamente essere una eresia monofisita e quindi antitrinitaria! Infatti i riti abissini devono essere letti nel contesto del “monofisismo: Nunc autem effunde desuper virtutem Spiritus principalis, quem dedisti dilecto Filio tuo Jesu Christo [… allora dunque effondi dall’alto la virtù dello Spirito principale, che hai dato al Figlio tuo diletto Gesù Cristo]. Ciò vale ugualmente per la forma dell’Ordinanza ecclesiastica di recensione etiopica: … Et nunc effunde eam quae a te est virtutem principalis spiritus, quem dedisti dilecto puero tuo Iesu Christo … [… ed ora effondi quella che da te è la virtù dello Spirito principale …]. Perché questa formula afro-orientale, è sostanzialmente eretica, anzi blasfema, applicata ad una Consacrazione vescovile. L’enigma che si pone nella formula, riguarda lo “spiritus principalis”, che designerebbe lo Spririto-Santo, il quale viene trasmesso al Figlio, e questo significherebbe quindi, nel contesto etiope-abissino, che Gesu-Cristo diviene Figlio di Dio per mezzo di questa “operazione” che è per essi dunque una unzione divinizzante o meglio una “adozione” seguita da una “unione deificante”, quindi una “sola” natura sussistente, ciò che corrisponde appunto al “monofisismo”, eresia condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451, che “riconosceva” al Cristo la sola natura divina, negando che la natura umana di Cristo fosse sostanzialmente la nostra, fatto che quindi impedirebbe la nostra Redenzione attraverso di Lui. [Si tratta della solita teologia gnostico-satanica, quella della “G” massonica, che fa capolino, come un serpente biforcuto, a firmare l’impresa]. Esso ancora oggi è praticato dalle chiese orientali copte di Egitto ed Etiopia e dalle maronite della Siria occidentale.  – Queste concezioni alle quali si è accennato, debordano inoltre dal quadro della Cristologia per estendersi alla Teologia trinitaria, poiché secondo questa formula così malamente manipolata, lo Spirito-Santo non sarebbe consustanziale al Figlio. L’affermazione è pertanto “anti-trinitaria” ed “anti-filioque”. In parole povere c’è una aberrante similitudine tra il rito dell’antipapa Montini ed i riti appartenenti agli eretici monofisiti! – Questi riti di consacrazione, ai quali si richiama il Montini, appartengono nei fatti a “chiese” eretiche che adottano principi già condannati abbondantemente dal Magistero cattolico, principi antitrinitari e cristologicamente a-cattolici. – Senza volerci addentrare ulteriormente in questioni molto “specialistiche”, alle quali rimandiamo i più interessati, possiamo sintetizzare dicendo che alla fin fine il rito del trio Botte-Bugnini-Montini, non è né copto, né maronita occidentale, essendo essi confusamente sovrapposti tra loro ma non coincidenti, e quel che più è evidente, è che la preghiera consacratoria (la forma del Sacramento) non riprende nemmeno quella della pretesa “tradizione apostolica” del fantomatico Ippolito; dissimili sono pure il rito nestoriano ed armeno. Un vero pastrocchio al quale però tutti, ancora oggi, ricorrono per rivestirsi sacrilegamente di una carica usurpata ai legittimi pretendenti! (A proposito del trio, ben si confa’ la profezia del re-Profeta: “1 – Ecce parturiit injustitiam; 2- concepit dolorem, et 3 – peperit iniquitatem” … che subito dopo aggiunge: “Lacum aperuit, et effodit eum; et incidit in foveam quam fecit” (Ps. VII, 15-16) e più in là completa: “Dominus autem irridebit eum, quoniam prospicit quod veniet dies ejus” – Ps. XXXVI, 13!)

Questi fatti succintamente riferiti, contraddicono quindi la parola del pinocchio-Montini (c.d. Paolo VI, l’antipapa usurpante, rappresentante di satana in carne ed ossa, contrapposto al vero Papa in esilio, Gregorio XVII), secondo la quale: “ … si è ben giudicato di ricorrere, tra le fonti antiche alla preghiera consacratoria che si trova nella tradizione apostolica di Ippolito di Roma, documento dell’inizio del III secolo, e che, per una gran parte è ancora osservata nella liturgia dell’ordinazione presso i Copti e i Siriani occidentali”. No, non è Pinocchio a Bengodi, ma Paolo VI in “Pontificalis Romani”. In realtà sappiamo oggi benissimo, e chiunque può costatarlo, che i riti copto e siriaco occidentale non utilizzino affatto la “prefabbricata” preghiera consacratoria della pretesa “Tradizione apostolica di Ippolito”. Lo stesso Dom Botte, in opere successive, aggiungeva fandonie a menzogne per giustificare il suo strampalato operato chiaramente in malafede. Ad esempio in un’opera del 1957 opponeva la “tradizione apostolica di Ippolito” alla tradizione siriaca autentica. [“La formula di ordinazione – la grazia divina nei riti orientali”; in “l’Oriente siriano”, abst., vol. II, fasc. 3, 3° trim. 1957, Parigi, pag. 285-296]. Si tratta alla fine, di un inaudito abuso, quello perpetrato il 18 giugno 1968 dall’anti-Papa sedicente Paolo VI, [solo un falso papa poteva avallare tali bestialità]: egli ha avuto il “temerario ardimento” di rimpiazzare un rito latino antico invariabile nella sua forma essenziale da oltre 17 secoli, con una creazione artificiale ricavata da una ricostruzione di Dom Botte apparsa negli anni 1950, e poi nel 1990 contestata dagli specialisti (quelli veri!). Il Montini si è giustificato con un sedicente ritorno alle origini, un falso archeologismo, riproducendo il metodo degli anglicani utilizzato in passato e nei confronti del quale Leone XIII scriveva bollandoli severamente: « essi hanno grandemente sfigurato l’insieme della liturgia conformemente alle dottrine erronee dei novatori, con il pretesto di ricondurla alla sua forma primitiva ». (Apostolicae curæ, 1896). Si è preteso giustificarsi con delle menzogne [avendo per padre il diavolo, non poteva essere altrimenti!]; concludendo:

1) la forma citata “non” riproduce affatto la forma della pretesa ’Tradizione apostolica’ attribuita ad Ippolito.

2) la forma citata non è stata “mai” in uso nei riti copto e siriano occidentale.

3) Si è commesso un attentato contro lo Spirito-Santo, avendo avuto, come detto, l’audacia inaudita di rimpiazzare con una creazione puramente umana e mal congegnata, un rito invariabile nella sua forma essenziale e quasi bi-millenaria, di cui lo Spirito-Santo è stato garante della costanza, coronata poi dalla decisione infallibile di Pio XII (Sacramentum ordinis) meno di 21 anni prima dell’atto ignobile del marran Montini, (e quindi irreformabile da parte di un vero Papa – un vero Papa non avrebbe mai apportato, né poteva, una modifica al Magistero definito da un suo predecessore!). Ecco quindi le origini smascherate di un rito aberrante: une creazione puramente umana!

Allen Brent: Hippolytus & the Roman Church in the Third Century, Communities in tension before the Emergence of a Monarch-Bishop, Allen Brent, E.J.Brill, 1995

Stewart-Sykes, Hippolytus: On the Apostolic Tradition:

An English Version with Introduction and Commentary,

(New York: St. Vladimir’s Press 2001.)

J.A. Cerrato, Hippolytus Between East and West: The Commentaries

and the Provenance of the Corpus, (Oxford: U.P. 2002).

Bradshaw, M.E. Johnson, and L.E. Phillips, The

Apostolic Tradition; A Commentary, (Minneapolis

MN: Fortress Press 2002).

Alcuni volumi di specialisti che contestano con fatti evidenti la “pretesa” costituzione apostolica di Ippolito”! Ma anche questi sono superati dalle nuove menzogne … siriache ed abissine!

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA DELLA SINAGOGA DI sATANA (3)

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA “SINAGOGA DI sATANA” (1)

18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (1)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

18 giugno del 1968? Che cosa è successo in questa data, vi chiederete? Alla maggior parte delle persone, e soprattutto a coloro che, militando nella anti-chiesa conciliare, infiltrata palesemente dalla sinagoga di satana, si reputano ancora cattolici, nonostante l’evidenza dei fatti dimostri che essi siano modernisti ultra-protestanti e non abbiano più alcuna idea di che cosa significhi essere Cattolici, non conoscendo più il Catechismo, la Tradizione dei Padri, e soprattutto il Magistero della Chiesa, credendo che il tutto si risolva nella frequentazione di un rito paganeggiante, protestantizzato, per certi aspetti demoniaco, blasfemo e sacrilego, che ancora essi osano definire “Messa”, della quale non hanno nemmeno la più pallida idea, o avvezzi a sacramenti canonicamente invalidi e illeciti somministrati da falsi sacerdoti invalidamente ordinati da falsi vescovi. A queste persone – dicevo – questa data non dice alcunché! Molto si dibatte sul “novus ordo missæ”, nuovo vero “mostro conciliare”, dal tenore gnostico-luciferino, schiaffo cruento a tutta la dogmatica cattolica ed ai dettami evangelici, oltre che alla tradizione bi-millenaria della Santa Chiesa Cattolica, rito mutuato dai rosa+croce, 18° livello massonico, che offrono nelle loro agapi sataniche un agnello decollato al “signore dell’universo”, cioè a lucifero, quale sacrificio redentivo … qualche sprovveduto ancora obietta: “ … ma non è stato concesso con il “summorum pontificum” del 2007 di celebrare in “forma straordinaria” la Messa antica?” A parte il fatto che questa è stata un’ennesima “presa per i fondelli” (mi si passi l’espressione rustica), il considerare cioè la “vera” Messa solo un rito straordinario, da celebrare “una tantum” per accontentare gli inguaribili antiquati e trogloditi legati alla tradizione, alla domanda si può rispondere tranquillamente così: “Quando sono oramai scomparsi i Sacerdoti validamente consacrati, ecco che i modernisti apostati hanno permesso la celebrazione della Messa “in latino”. Questo significa che viene permesso il rito cattolico “di sempre”, ma esso è comunque sacrilego, invalido ed illecito, perché celebrato da un falso prete, un laico travestito, mai consacrato, sia perché mai tonsurato, come la Chiesa ha sempre stabilito irreformabilmente nel Concilio di Trento, sia perché ordinato oltretutto da un finto vescovo, a sua volta mai consacrato, per il semplice motivo che il rito di consacrazione dei vescovi è totalmente mutato dal 18 giugno del 1968, dal momento che la formula valida, fissata infallibilmente ed immutabilmente da Pio XII nel 1947, è stata sostituita da una formula assurda, blasfema, eretica, offensiva per le pie orecchie, offensiva verso la Chiesa di Cristo e tuttala Tradizione apostolica pregna di definizioni antitrinitarie, anti-filoque, atta a consacrare un “eletto manicheo”, cioè un servo dell’anticristo, come vedremo più in avanti. In tal modo si è cercato di scardinare la Chiesa ed il Cristianesimo divino tutto, distruggendo la gerarchia cattolica, invalidando – oltretutto – il Sacramento della Cresima, quello che rende veri “soldati” i battezzati in Cristo, motivo principale per cui i giovani attualmente sono assolutamente privi delle manifestazioni dei Doni dello Spirito Santo, quelli che rendono un battezzato un vero Cristiano attivo e pronto a difendere la propria fede ed a comportarsi secondo i dettami della Chiesa Cattolica, l’unica vera Chiesa di Cristo, con i risultati che tutti possiamo osservare. Una “fava” che ha permesso di prendere due “grossi” piccioni: la Gerarchia e la gioventù cattolica, oramai entrambe “quasi” distrutte, materialmente l’una e spiritualmente l’altra. Questa verità sconvolgente purtroppo si è realizzata sotto una sapiente regia, non solo umana, come vedremo, ma anche e soprattutto luciferina!

     Ma procediamo con ordine, trattandosi di un argomento molto delicato, cioè della “consacrazione dei Vescovi”, la cui formula è stata modificata ed applicata appunto per la prima volta, nel fatidico, ormai lontano 18 giugno 1968, formula che costituisce un passaggio fondamentale ed obbligato nella costruzione della Gerarchia cattolica, nonché la base di tutti i Sacramenti. Scardinando con machiavellica lucidità questa “Consacrazione”, con il renderla cioè invalida nella “forma” e nella “intenzione”, tutto l’edificio Cattolico umanamente, crolla inesorabilmente nel giro di pochi decenni, esattamente come è accaduto negli ultimi anni, lasciando veramente la Chiesa Cattolica, come annunziato dalla Vergine alle apparizioni de La Salette, oscurata da una eclissi mostruosa: “… la Chiesa sarà eclissata!” …

L’argomento è della somma importanza in riferimento alla salvezza della nostra anima, che nella maggior parte dei casi è, nel mondo cattolico, affidata (si fa per dire …) a semplici laici travestiti, come da sacrilego carnevale, da vescovi, cardinali o preti (che in verità hanno già “coerentemente” dismesso l’abito sacerdotale, come ognuno può constatare). –  Iniziamo da considerazioni teologiche apparentemente barbose, ma indispensabili per una corretta comprensione dell’argomento. Dalla teologia dei Sacramenti apprendiamo che “L’ordinazione episcopale è fondamentale essendo la “sorgente” di tutti i Sacramenti, sia direttamente, [pensiamo alla Cresima e all’Ordine sacerdotale], sia Indirettamente: [i Sacerdoti ordinati amministrano a loro volta: Eucarestia, Battesimo, Confessione, Matrimonio, Unzione degli infermi].”

Affinché un Sacramento abbia validità, sono necessarie tre cose: “la materia, la forma e l’intenzione”. Ad esempio, per il Battesimo occorre l’acqua (materia), poi è indispensabile la forma (cioè le parole: “io ti battezzo nel Nome della Santissima Trinità … etc.”, ed infine l’intenzione conforme a quella della Chiesa Cattolica. Se nel bagnare la testa al bambino, l’officiante dice: “ io ti lavo la testa …”, pur in una cerimonia in chiesa con tutti gli elementi circostanti abituali validi, il Sacramento non ha alcuna efficacia, e rappresenta al massimo il tentativo di uno shampoo per il battezzando. Allo stesso modo se il celebrante dicesse: “io ti battezzo nel nome di Draghi, Bill Gates e Bergoglio, il Sacramento non sarebbe valido, poiché non conforme alle intenzioni della Chiesa che sono quelle di battezzare nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. A tutti è chiaro, allo stesso modo, che nel Sacramento dell’Eucaristia la “materia” è il pane azzimo e, se per caso si usasse un’ostia di cioccolato bianco, ci sarebbe invalidità del Sacramento anche nel proferire la “vera” formula della Transustanziazione. Nel caso del Sacramento dell’Ordine, la materia è rappresentata dal “contatto” fisico tra l’impositore ed il ricevente l’Ordine, come spiega mirabilmente San Tommaso nella “Summa” e quindi dall’imposizione delle mani. La sostanza di una “forma” sacramentale costituisce una cosa che è indipendentemente dagli accessori o cose accidentali che la circondano (v. tab. 1). Pertanto la “sostanza” di una forma sacramentale è il suo significato. “Il significato deve corrispondere alla grazia prodotta dal Sacramento”. Nel Concilio di Trento si definisce (Denziger 931): «Il concilio dichiara, inoltre, che nella somministrazione dei Sacramenti c’è sempre nella Chiesa il potere di decidere o modificare, lasciando salva la sostanza di questi sacramenti, così come Essa giudichi meglio convenire all’utilità di coloro che li ricevono, e nel rispetto dei Sacramenti stessi, secondo la diversità delle cose, dei tempi e dei luoghi.»

   Veniamo a chiarire già da subito che cosa sia la significatio “ex adjunctis” di un Sacramento, [significato adiuvante] elemento, questo, che costituisce il punto centrale della questione e di cui discuteremo pure ampiamente in seguito. Per il momento ci basti sapere:

• Il valore o l’efficacia dei Sacramenti viene da Cristo, non dalla Chiesa; e il Cristo ha voluto che essi si comportino nella maniera degli agenti naturali, “ex opere operato”.

.- Un ministro indegno o anche eretico amministra validamente i Sacramenti se utilizza “scrupolosamente” la materia e la forma proprie a ciascuno con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

.- L’utilizzazione della materia e della forma del Sacramento, con l’integralità della “significatio ex adjunctis” garantisce che il ministro manifesti l’intenzione della Chiesa.

.- La “significatio ex adjunctis” deve esprimere il significato del Sacramento; se le modifiche introducono una “contraddizione”, il Sacramento non ha efficacia perché manca manifestamente l’intenzione.

.- Se la “significatio ex adjunctis” è tronca, il Sacramento può essere dubbio perché l’intenzione può praticamente mancare. – In questi casi è legittimo ricercare le intenzioni di coloro che hanno modificato il rito per valutare la sua validità (cf. notazione di Leone XIII in Apostolicæ Curæ).

In quel fatidico nefando giorno, il “18 giugno 1968” si è perpetrata l’“Eliminazione radicale” del rito romano antico, consacrato “infallibilmente” da Pio XII nel 1947! [Sacramentum ordinis]. Fortunatamente, con l’aiuto della Provvidenza, si è costituito un “piccolo resto” di consacrati “isolati”, in costante pericolo di vita, Vescovi, Cardinali e Sacerdoti usciti dalla “scuola” e dalle “mani” del Cardinale Siri (eletto per ben 4 volte in Conclave all’unanimità come Gregorio XVII e subito reso inoperante dalla “conventicola” abbondantemente infiltrata nel Conclave), che potranno così perpetuare, ad onta dei marrani-massoni, attuali usurpanti, la Chiesa Cattolica, l’unica Chiesa fondata da Cristo, fuori dalla quale non c’è salvezza eterna (extra Ecclesia nulla salus!), ed adempiere a tutte le promesse di “indefettibilità” (di assistenza continua) che il Signore Gesù ci ha fatto nel Santo Vangelo! Come questo sia potuto succedere, chi siano stati gli infami autori di questo sfregio alla Santa Chiesa Cattolica, e quindi a N.S. Gesù Cristo stesso, a Dio Padre Creatore, ed allo Spirito Santo (con una specifica eresia “anti-filioque” nella formula di non consacrazione), con quali assurdi e per certi aspetti ridicoli pretesti abbiano compiuto questo sacrilego aberrante misfatto, lo considereremo a breve.

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Tab. I

La sostanza di una forma sacramentale:

Sostanza:

– ciò che costituisce una cosa indipendentemente dagli accessori o cose accidentali che la circondano.

– La sostanza di una forma sacramentale è il suo significato.

– Il significato deve corrispondere alla grazia prodotta dal Sacramento-

– Il significato “attiene” particolarmente alla forma – Leone XIII in Apostolicæ curæ.

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Stiamo esaminando una delle questioni più inquietanti che sconvolgono i fedeli attenti della “tradizione” cattolica, che devono prendere atto ancor più, come se non bastassero le quotidiane eresie moderniste della “contro-chiesa” della setta del “va t’inganno”, attraverso i suoi “mediatici” ben oleati rappresentanti, che essi si trovino oramai al cospetto di una contro-religione totalmente “A-cattolica” di impostazione gnostico-luciferina, nella quale è stato reso “invalido” il Rito della Consacrazione episcopale, con la conseguente invalidità di TUTTE le Ordinazioni sacerdotali e di tutti i “Sacramenti”, in modo particolarmente “criminale” la Confermazione, sacramenti falsi, amministrati quindi illecitamente, invalidamente e sacrilegamente da laici, consapevoli o meno, “finti” preti e vescovi da operetta! Persino occupanti recenti ed attuali del “Soglio di Pietro”, non hanno mai ricevuto una Ordinazione sacerdotale e/o vescovile valida! “Si è trattato di un’operazione chirurgica mirata, di un cesello orafo “a sfregio”, della rimozione dell’ingranaggio fondamentale di tutto l’impianto gerarchico-ecclesiastico, strutturato come un perfetto “orologio svizzero”, e di cui l’orologiaio “perfido” conosceva esattamente il meccanismo, tutto incentrato sulla Consacrazione episcopale: rimuovendo la ruotina “cardine”, si è avviata una caduta con effetto “domino” che sta portando inesorabilmente alla distruzione totale della Gerarchia ecclesiastica, con la creazione conseguente di una falsa gerarchia composta da semplici laici, cosa della quale purtroppo non ci si è resi ancora conto in pieno ( … sperando che non ce se ne renda conto solo una volta sprofondati nell’inferno, quando cioè sarebbe troppo tardi!) … per non parlare poi della gioventù attuale, privata del Sacramento della Cresima, che li avrebbe resi “soldati” di Cristo, e che così non potranno mai sviluppare i doni dello Spirito Santo ricevuti al Battesimo, ed ottenerne i “frutti”. Dei frutti “marci” e putridi seminati tra i giovani, siamo tutti oramai tristemente testimoni. Ma veniamo ai fatti!

Già in precedenza abbiamo ricordato sommariamente i capisaldi teologici dei Sacramenti Cattolici, ma brevemente vogliamo ricordarli a noi stessi ed ai “distratti” [repetita juvant], soffermandoci in particolare ancora sul significato dell’“ex adjunctis”, elemento essenziale di un Sacramento. Che cos’è allora la “Significatio ex adjunctis” di un Sacramento (significato delle parole aggiunte)? Cominciamo col fissare alcuni punti essenziali:

.- Il valore o l’efficacia dei Sacramenti viene da Cristo, non dalla Chiesa; e il Cristo ha voluto che essi si comportino nella maniera degli agenti naturali, “ex opere operato” (attuati mediante un’operazione).

.- Un ministro indegno o anche eretico, amministra validamente i Sacramenti se utilizza scrupolosamente la materia e la forma proprie a ciascuno con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

.- L’utilizzazione della materia e della forma del sacramento, con l’integralità della “significatio ex adjunctis” garantisce che il ministro manifesti l’intenzione della Chiesa.

.- La “Significatio ex adjunctis” deve esprimere il “significato del sacramento”; se le modifiche introducono una contraddizione, il Sacramento non ha efficacia perché “manca manifestamente l’intenzione”.

.- Se la significatio ex adjunctis è tronca, il Sacramento può essere dubbio perché l’intenzione può praticamente mancare.

– In questi casi è legittimo ricercare le intenzioni di coloro che hanno modificato il rito per valutare la sua validità (cf. notazione di Leone XIII in Apostolicæ Curæ, un’Enciclica dalla quale attingeremo abbondantemente in seguito, e che costituisce la “chiave” Magisteriale per risolvere l’apparente arcano).

L’antichità del rito tradizionale.

.- Il Padre Jean Morin (1591-1659), sapiente oratore, pubblicava nel 1655 un’opera rimarchevole sul soggetto degli “ordines” latini ed Orientali. Si tratta del: “Commentarius de sacris Ecclesiæ ordinationibus secundum antiquos et recentiores Latinos, Græcos, Syros et Babylonios in tres partes distinctus”, la cui seconda edizione apparve ad Amsterdam nel 1695.

.- Più tardi, un benedettino di Saint-Maur, Dom Martene (1654-1739), pubblicava nel 1700, una sapiente edizione, notevole per rigore, raccogliendo i “Pontificali” di ordinazione della Chiesa Cattolica antecedenti all’anno ‘300 fino alla sua epoca. – Si tratta del ”De antiquis Ecclesi ritibus libri quatuor”. Dom Martene fu discepolo di Dom Martin, e fu diretto per molto tempo da Dom Mabillon. Su queste autorevoli basi, e su una tradizione millenaria, S.S. Papa Pacelli, Pio XII, definì con Magistero solenne, “infallibile” ed “irreformabile” la formula definitiva (formula, si badi bene, che aveva consacrato un elenco lunghissimo di “fior” di Papi, Cardinali e Vescovi, Santi per vita, fede e dottrina, avallati da fatti straordinari e miracoli veri ovviamente!).

La decisione infallibile di Pio XII

.- I lavori scientifici di recensione e di giustapposizione dei riti (Padre Morin, Dom Martène, etc.) hanno permesso di identificare la “forma invariabile, essenziale, nel rito latino, da più di 17 secoli”. • A partire da tali lavori, Pio XII ha designato “infallibilmente” le parole del “prefazio” che costituiscono la “forma” essenziale del Sacramento (in: Costituzione Apostolica “Sacramentum Ordinis”, punto 5, del 30 nov. 1947). Eccole:

   “Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore sanctifica”. (« Compi nel tuo sacerdozio la pienezza del tuo ministero, e, rivestitolo con le insegne della più alta dignità, santificalo con la rugiada del celeste unguento »).

Pio XII cioè non ha creato o inventato un rito, Egli ha semplicemente designato la forma essenziale del Sacramento in un Rito di tradizione quasi bi-millenaria. Al termine della Costituzione Apostolica citata, chiude con le terribili parole, che dovrebbero far tremare l’inferno (ma non hanno fatto tremare il “santo-dannato” della sinagoga di satana: il marrano e capo degli “Illuminati di Baviera”, G.B. Montini, il sedicente Paolo VI, l’anti-Papa insediato al posto del Cardinale Siri, validamente eletto con il nome di Gregorio XVII, sotto minaccia atomica … ma questa è un’altra storia … l’abbiamo già raccontata in altra sede!): “Nulli igitur homini liceat hanc Constitutionem a Nobis latam infringere vel eidem temerario ausu contraire” (… a nessun uomo pertanto è lecito infrangere questa Costituzione o modificarla con temerario ardimento)…  quindi in realtà Pio XII non ha creato nulla: egli ha semplicemente constatato e quindi definito infallibilmente ed irreformabilmente la “forma essenziale” nel Prefazio del Rito di Consacrazione nel Pontificale (il volume che contiene tutte le cerimonie presiedute dai Vescovi ed Autorità Superiori).

A questo punto, incomprensibilmente, apparentemente senza motivazioni apostoliche, teologiche, liturgiche, il RIBALTONE!!!:

l’illecita “Eliminazione radicale della forma essenziale del rito latino”.

21 anni dopo la promulgazione infallibile di Pio XII della “forma” essenziale, rimasta invariata per oltre 17 secoli, G.B. Montini (il sedicente antipapa Paolo VI) la sopprime totalmente.

Pio XII, nel 1947, in”Sacramentum ordinis” ha designato le parole del prefazio che costituiscono la “forma” essenziale, le riportiamo ancora:Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore santifica”. Paolo VI, con un ribaltone senza precedenti, naturalmente illecito, sacrilego ed invalido, ha designato nel 1968 nel Pontificalis romani un’altra forma essenziale che non conserva NULLA della forma essenziale fissata “infallibilmente” da Pio XII. Ecco la nuova “assurda” formula: “Et nunc effúnde super hunc Eléctum eam virtútem, quæ a te est, Spíritum principálem, quem dedísti dilécto Fílio tuo Iesu Christo, quem ipse donávit sanctis Apóstolis, qui constituérunt Ecclésiam per síngula loca ut sanctuárium tuum, in glóriam et laudem indeficiéntem nóminis tui”. « Questo è un fatto di portata senza pari!! Non resta una sola parola, una sola sillaba della “forma” che S.S. il Papa Pio XII aveva (nel 1947) definito infallibilmente come essenziale ed assolutamente richiesta per la validità del sacro episcopato!

In breve … « la “forma” essenziale e necessaria alla validità è stata TOTALMENTE soppressa dal nuovo ordinale del “beato” marrano Paolo VI!» (Abbé V.M. Zins, 2005). Questo il fatto nudo e crudo, vedremo prossimamente gli infami autori di tale sfregio sacrilego e le blasfeme e ridicole ragioni addotte a sostegno del ribaltone, che è tra l’altro veicolo sottile di eresie perniciose e gravissime, contro la SS. Trinità, contro l’Incarnazione redentiva del Cristo, e contro lo Spirito Santo, configurando un assurdo gnostico-manicheo, peraltro già intrufolato nell’anglicanesimo e nel giansenismo, un movimento novatore, pre-modernista del 1700, condannato giustamente come eretico, e contro il quale il nostro S. Alfonso Maria de Liguori è stato un martello tenace ed implacabile nella sua denuncia e demolizione. Chi pensa che con questo rito, o partecipando a pseudo-funzioni (o meglio “finzioni”?!?) tenute da laici, falsi consacrati da questo rito, faccia parte della Chiesa Cattolica, è un illuso, poiché pensando di marciare sotto il vessillo di Cristo, in realtà segue lo stendardo fetido di satana. Aprite gli occhi, fratelli, il vostro pensiero costante, l’unico che conti per davvero, sia sempre e solo la conquista della salvezza dell’anima, che si ottiene con laboriosità ininterrotta, mediante la vigilanza, la prudenza, la preghiera incessante e la conoscenza della Tradizione Apostolica, delle Sacre Scritture, rigorosamente e correttamente interpretate ed approvate dalla Chiesa, e del Magistero autentico della Chiesa, Maestra di vita. Non c’è posto per la falsa misericordia che chiude i due occhi sul vizio impuro, l’adulterio amnistiato, la sacrilega peccaminosità, sull’apostasia ecumenista, misericordia che elude il pentimento e la penitenza, e prospettando infine … l’inferno gratis per tutti!!! … venite avanti c’è posto…

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA SINAGOGA DI sATANA (2)

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (72): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (4)

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (4)

J. DELASSUS

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS e la DEMOCRAZIA

Alla Vergine Immacolata

GAUDE, MARIA VIRGO, CUNCTAS HÆRESES SOLA INTEREMISTI IN UNIVERSO MUNDO.

NIHIL OBSTAT: Insulis, die 26 decembris 1907.
H.QUILLIET, S. Th. Dr. Librorum Censor.
IMPRIMATUR: Cameraci, die 27 decembris 1907.
t FRANCISCUS, Arch.-Coadj. Cameracen

Société St. Augustin. “Desclée, De Brouwer et Cie

LILLE, 41, rue du Metz, 41, LILLE

BOSSUET, nell’orazione funebre della regina d’Inghilterra, trovava già ai suoi tempi che qualcosa di violento si agitasse nelle profondità dei cuori: diceva che “si trattava di un disgustoso disprezzo per ogni autorità ed un prurito di innovare senza fine”. Questo disgusto per tutto ciò che ha autorità è infatti la caratteristica della democrazia; e questo prurito di innovare all’infinito, il segno distintivo del modernismo. del modernismo. Da questa affinità è nata, senza dubbio, la stretta alleanza tra democratici e modernisti. – Su tutti i punti citati da Pio X nella sua Enciclica, li vediamo reclamare le stesse riforme. Senza dubbio, le sfumature sono infinitamente variabili, da chi si accontenta di biasimare particolari devozioni, fino a colui che dice che la Religione, il Cristianesimo stesso sia un prodotto umano spontaneo scaturito dalle coscienze, per soddisfare il loro sentimento religioso. – Modificando una parola che era corrente nel 1848, possiamo dire: è vero che tutti i modernisti si siano dichiarati democratici e che quasi tutti i democratici abbiano tendenze moderniste. Doveva essere stato così, perché tutti gli errori segnalati nell’Enciclica, pur appartenendo a sfere diverse di pensiero, sono solidali l’uno con l’altro, e che chi fa suo uno di esso, è propenso a prestare le sue simpatie a tutti o quasi tutti, come abbiamo visto. Da qui l’esistenza di un blocco modernista, che va dalla democrazia cristiana a quello che, di logica, è, come ha dimostrato Pio X, l’ultima parola del modernismo, … il panteismo. Non ci si può sbagliare. – Per capire come la democrazia possa portare ed anzi conduca effettivamente a volte all’ateismo, bisogna cominciare a vedere cosa essa sia ed esaminarne la parola sganciandola dagli equivoci che l’avvolgono. Leone XII1 non ha mancato di mettere in evidenza l’ambiguità in cui essa fosse coinvolta. Questo era lo scopo primario dell’Enciclica sulla democrazia cristiana, che nasceva dall’abuso che era stato fatto della precedente Enciclica sulla condizione dei lavoratori. La parola democrazia, secondo la sua etimologia, significa sovranità del popolo. È anche il significato che le è stato attribuito da sempre. Questo è ciò che vogliono vedere nell’ordinamento politico e sociale, coloro che hanno l’ambizione di realizzare una vera democrazia. I democratici che aggiungono il titolo di cristiano a quello di democratico hanno lo stesso pensiero e perseguono lo stesso obiettivo; questo è evidente nei loro giornali, riviste, nei libri, riunioni e i congressi, così come nelle loro azioni. Ma poiché la sovranità del popolo si scontra con la sovranità di Dio, Omnis potestas a Deo, quando sono un po’ pressati, dicono: per democrazia noi non intendiamo la sovranità del popolo, ma la devozione alla causa popolare. Qui sta l’equivoco! Che cos’è la causa popolare? Che cosa richiede? Il governo del popolo da sé stesso, dicono di qua, rispondendo a queste domande; il miglioramento del benessere delle classi lavoratrici, dicono di là.

Sono un uccello, vedete le mie ali.

Sono un topo: vivano i topi!

Leone XIII ha detto loro: rinunciate alla prima definizione ed attenetevi al secondo nei vostri discorsi e nelle vostre azioni. Sappiamo cosa hanno fatto di questa raccomandazione. È dunque ai democratici cristiani e ai democratici “tout court” che ora dobbiamo mostrare come la dottrina democratica possa condurre agli ultimi estremi del modernismo, ossia al rovesciamento dell’edificio dottrinale del Cattolicesimo, ed anche all’ateismo o al panteismo. – E, prima di tutto, il rovesciamento dell’edificio dottrinale del Cristianesimo. La sovranità del popolo poggia su un dogma falso, principio generatore della Rivoluzione, che è stato predicato da Jean-Jacques Rousseau, ovvero la bontà del popolo, vale a dire la nativa bontà dell’uomo, in altre parole, la negazione del peccato originale. Ora, l’intero Cristianesimo si basa sull’esistenza del peccato originale, che ha reso necessaria la redenzione. Pio X non ha aspettato di diventare Papa per scoprire questa radice della democrazia. Nel 1896, gli fu offerta a Padova la presidenza d’onore di un congresso democratico-cristiano. Egli l’accettò per farvi intendere queste verità “Sia lodato Gesù Cristo! Questo cancella dal nostro spirito ogni paura delle nostre discussioni. Con questo fondamento, siamo sicuri delle dottrine ortodosse che verranno professate qui. Ammettere Gesù Cristo significa affermare la caduta originale. E, di fatto, Gesù Cristo è venuto in questo mondo per ripararla. Ora, donde vengono tutti gli errori socialisti, tutte le utopie dell’emancipazione della carne, della riabilitazione della natura, dell’uguaglianza delle condizioni, della condivisione dei beni, della sovranità della ragione? Tutte queste mostruosità derivano dal fatto che non si ammetta la caduta dell’uomo e la sua degradazione originaria. È da questa negazione che nascono tutte le applicazioni antisociali che si tentano di fare oggi. È vero che i democratici cristiani non negano l’esistenza del peccato originale, ma quello che dicono può essere compreso solo se non si tenga conto di esso; e quello che vogliono, libertà, uguaglianza, governo popolare, potrebbe essere realizzato solo se l’uomo non fosse decaduto. Da qui, nei loro discorsi e nelle loro azioni, un attacco indiretto ma reale al fondamento stesso del Cristianesimo. La loro dottrina va anche oltre. Il nostro Santo Padre il Papa, nella sua Enciclica, dice dei modernisti: “Essi non rovinano la Religione Cattolica, ma ogni religione”. Ed ecco come. La religione ha Dio come principio e fine. Ora, la dottrina dell’immanenza divina, nel senso modernista, conduce direttamente al panteismo. Pio X stesso ne ha fatto l’osservazione: “Essa professa che tutti i fenomeni della coscienza nascono dall’uomo, in quanto uomo. La conclusione rigorosa, ne è l’identità dell’uomo con Dio, cioè il panteismo”. I democratici non sono, in generale gli estrattori di quintessenze. Tuttavia, l’Associazione Cattolica, che non può essere accusata di alcuna ostilità alla democrazia cristiana, ha ritenuto di dover sottolineare che, anche su questo punto, c’è un’affinità fra affinità tra modernisti e democratici (Ed in effetti, abbiamo notato con difficoltà, in alcuni dei nostri amici, una fiducia illimitata in questo metodo. Spiando quelle che, come i modernisti, essi chiamano le aspirazioni dell’anima moderna, obbedendo a quelle che considerano delle necessità sociali incomprimibili e, sotto l’influenza dei sentimenti generosi sollevati nelle loro anime dalla coscienza di questi bisogni, di affrontare, con la loro sola buona volontà, un compito che si definirà da sé giorno per giorno, questo sembra essere il solido fondamento della scienza sociale. Incessantemente, è la vita che essi esaltano, una vita con una sua verità ed una sua logica, diversa dalla verità e dalla logica razionale, come dicono gli immanentisti. Come per questi la Religione si fonda sul senso del divino, l’azione sociale sarebbe così e il prodotto vitale di un sentimento d’amore, e così come nella Chiesa vediamo solo l’emanazione di una coscienza collettiva dei credenti, è da un sentimentalismo collettivo che si pensa di elevare la città del domani. “Ma l’immanenza religiosa porta inevitabilmente, ci dice l’Enciclica, ad accettare tutte le religioni come vere, così come l’individualismo ha portato il protestantesimo ad accettare tutte le variazioni. E così vediamo quella che potremmo chiamare l’immanenza sociale, porta le sue vittime ad ogni fantasia di pensiero, a tutte le forme di azione successivamente intraprese ed abbandonate, a tutte le stoltezze di un’attività sottratta alla guida della ragione. Ebbene, no. Non c’è bisogno di lasciare che la vita faccia questo. Nella scienza delle relazioni economiche e sociali esistono dei principi primi senza la cui luce erriamo fatalmente. Noi non li troviamo in noi stessi, e non più di quanto l’esperienza religiosa sia in grado di produrre una religione determinata in modo specifico escludendo le altre, l’esperienza sociale stessa e la sola osservazione dei fatti non possono condurci alla determinazione delle forme della vita sociale.”). Questa affinità brilla particolarmente nel Sillon, l’Eveil democratique ecc. Quando parlano di Religione, la rappresentano senza esitazione come una vita immanente che trae da noi stessi il suo principio ed il suo sviluppo. Quando parlano di fede ne pongono il fondamento nell’esperienza personale, dall’efficacia della sua azione. – Apriamo, ad esempio, il Sillon del 10 giugno 1899: “Bisognerebbe soprattutto presentare la Chiesa così com’è ed ancora di più, come essa è in divenire, la sua vita di oggi e la sua vita di domani, l’ora presente in confronto all’ora da venire. E questo studio andrebbe fatto per la vita sociale e per la vita individuale; e soprattutto, infine, per questa vita descritta, i credenti dovrebbero essere in grado di vederlo, di sperimentarlo nelle vite vissute in anime come le loro che si aprissero alle loro indagini benevole o addirittura curiose. Questo esempio dovrebbe incoraggiarli a sperimentare questa crescita, questa divinizzazione dell’uomo. È qui che dovrebbe tendere il “dinamismo” della teologia realista e positiva. Queste righe sono tratte da un articolo in cui Le Sillon si prende la libertà di elaborare un programma di riforma nell’insegnamento dei seminari. A queste parole vanno contrapposte quelle del Sovrano Pontefice: “Ci sia consentito di porre una domanda di sfuggita: se questi esperimenti hanno tanto valore ai loro occhi, perché non riconoscono lo stesso valore a quelle che migliaia e migliaia di Cattolici affermano di aver visto per conto proprio e che li convincono di essere sulla strada sbagliata? Non è che per caso queste ultime esperienze siano le uniche false e fuorvianti? La stragrande maggioranza degli uomini è fermamente convinta e lo sarà sempre che il solo sentimento e l’esperienza sola, senza essere illuminata e guidata dalla ragione, non conducono a Dio. Cosa resta dunque se non l’annientamento di ogni religione e dell’ateismo?” In questo stesso numero il Sillon dice ancora: “Noi parleremo per esortare ancora i nostri fratelli a tranciare queste questioni secondo la luce della propria coscienza, e della loro esperienza e non secondo la parola d’ordine dei chierici, dei Vescovi, ed anche del Santo Padre.” Non è cosa degna di nota ciò che è il cuore della tesi modernista, l’immanenza vitale, passa così dall’ordine religioso nell’ordine sociale tal quale i democratici cristiani lo comprendono e lo vogliono e che in seguito dall’ordine sociale si riporti nell’ordine religioso? Dovendo finire con il panteismo per sé stessa, se avesse perseguito fino in fondo il cammino su cui si era imbarcata, la scuola democratica, in attesa, semina nella massa del popolo idee di ateismo. – Les Etudes (n. del 5 aprile 1907) hanno annunciato la pubblicazione di un libro dal titolo: DIO, L’esperienza in metafisica. Hanno tratto da esso questo capitolo: L’esistenza di un Dio personale. In esso vediamo che alcuni atei sostengono di essere in grado di dimostrare il loro ateismo con il movimento storico, che sposta l’autorità dalle mani dei re a quelle del popolo. Ecco il loro ragionamento: Presto non sarà più il tempo per i re di governare. La Persona divina, concludono, subirà i destini delle persone reali. Dio seguirà i re in esilio. La sovranità6 sarà distribuita alle masse e la divinità tornerà nell’universo. Non ci sarà più un governo personale, né in cielo né in terra. I re perderanno gli ultimi privilegi del loro diritto divino. Dio sarà privato del suo titolo regale. Si comincia a sentire che la devozione allo Stato anonimo superi, in virile dignità, la dedizione alla persona di un capo.; e si ripone più fiducia nella saggezza delle folle che nell’autorità dei conduttori del popolo. È facile capire che l’universo obbedisce ad uno scopo immanente e alle sorde aspirazioni di tutti i suoi elementi, piuttosto che alla volontà di un padrone, e noi rivolgiamo alla divinità diffusa di tutti gli esseri il culto che si rivolgeva ad un singolo Essere. – Dopo l’avvento del suffragio popolare, l’avvento della divinità anonima. Certamente, nel rigore della logica, si ha il diritto di salutare il popolo sovrano e adorando nello stesso tempo il Re dei re. Ma non è forse imprudente da parte di un teista fare il bello e il cattivo tempo con gli avversari e dire loro: la regalità umana è un errore e un male, va bene; ma la regalità divina rimane incrollabile. Questa è imprudenza, non una imprudenza logica ma psicologica. Non si tiene conto della natura delle cose, se pensiamo che lo screditamento dei re terreni non si estenderà al Re del cielo. – Leibnitz esprimeva una legge della nostra intelligenza, forse una legge più generale ancora, quando diceva “che tutto concorre e tutto è solidale”. L’analogia allerta, stimola e dirige il nostro pensiero. Naturalmente noi cerchiamo l’armonia nelle nostre dottrine o opinioni l’armonia tra l’umano e il divino. In effetti, ascoltate il grido d’allarme lanciato oggi da parte di tutti coloro che sono stati indottrinati dalla democrazia:

Né Dio, né padrone!

Se non dobbiamo più soffrire sulla terra un padrone, perché subiremmo ancora il Padrone del Ciel0; e d’altra parte, se non c’è un Padrone in alto con quale diritto i re, i legislatori, i ministri si dichiarano padroni e vogliono agire da padroni quaggiù? La grande ragione invocata dai democratici cristiani per mettere i loro lettori e ascoltatori su un terreno così pericolosamente scivoloso, è che il movimento democratico si è imposto al mondo, che è universale, che è irrazionale. universale, che è irresistibile. Seguire le correnti, invece di sostenere principi, questo non può essere il nostro ruolo. Il ruolo dei Cattolici nel mondo, il ruolo del clero tra i fedeli è quello di creare correnti intorno a idee vere, senza chiedersi se siano seducenti per le masse. Questo è ciò che hanno fatto gli Apostoli. – Come la democrazia oggi, il paganesimo ha invaso tutto nel periodo successivo al diluvio, a tal punto che è stato necessario un intervento diretto e personale di Dio per difendere dal suo contagio il piccolo popolo ebraico. Se i figli di Abramo erano autorizzati a dire: “Andiamo anche noi ad adorare gli idoli come fa il resto del mondo”. C’è, verso il paganesimo, una corrente che sfugge al potere umano e non può essere provvidenziale; il nostro dovere è quello di abbandonarci alle sue onde con fiducia. Prima di abbandonarsi ad un impulso, per quanto universale, per quanto irresistibile possa sembrare, quello che uomo di buon senso, quello che un Cristiano deve soprattutto considerare non è la sua potenza e la sua estensione, ma il suo carattere, il suo punto di partenza e il fine a cui ci spinge. Ora, il carattere che la democrazia porta in fronte è quello di satana: l’orgoglio, l’orgoglio impaziente di qualsiasi giogo. Il suo punto di partenza è la Rivoluzione, il suo fine è la distruzione delle istituzioni più fondamentali dell’ordine sociale; e nell’ordine religioso è l’ateismo. – La democrazia è innaturale. “L’universo stesso – osserva Carlyle – stimato la più grande mente dopo Shakespeare tra gli inglesi, l’universo stesso è una monarchia ed una gerarchia. Inoltre, dal punto di vista storico, non credo che sia mai esistita una nazione che sia sopravvissuta in uno stato democratico. Abbiamo sentito parlare molto delle antiche repubbliche, del Demos e della repubbliche, il Demos e il Populus. Ma è ormai più o meno ammesso che questo non significhi nulla nella fattispecie. Mai, nell’antichità, si fondò o di tentò di fondare una repubblica a suffragio universale, o una repubblica a suffragio molto ristretto”. Quando la massa della popolazione era costituita da schiavi, e i votanti erano una sorta di re, degli uomini nati per governare sugli altri; quando gli elettori erano dei reali aristocratici, o docili clienti di questi, allora, senza dubbio, il voto, il disordine alla rinfusa degli intrighi poteva – senza la distruzione immediata o senza la necessità di un … Cavaignac che intervenisse con i cannoni per liberare le strade, fare il suo corso. “Ma questa non era la democrazia come la vogliamo oggi: il popolo sovrano nel suo insieme. Questo è l’opposto dell’ordine naturale.” Ora, nulla può prevalere contro la natura delle cose. Perciò, lungi dal dover la democrazia conquistare il mondo, è chiaro e certo che essa fallirà e scomparirà in un cataclisma, in un cataclisma che essa avrà preparato con le cupidigie che avrà scatenato, con l’empietà che essa avrà provocato. – Qual mea culpa dovranno allora fare i democratici che, rivestendo la democrazia con un falso Cristianesimo, l’hanno portata nel cuore di persone che volevano solo andare verso il vero ed il bene!

GNOSI, TEOLOGIA DI sATANA (73): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA ? (5)

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (71): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (3)

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (3)

J. DELASSUS

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS e la DEMOCRAZIA

Alla Vergine Immacolata

GAUDE, MARIA VIRGO, CUNCTAS HÆRESES SOLA INTEREMISTI IN UNIVERSO MUNDO.

NIHIL OBSTAT: Insulis, die 26 decembris 1907.
H.QUILLIET, S. Th. Dr. Librorum Censor.
IMPRIMATUR: Cameraci, die 27 decembris 1907.
t FRANCISCUS, Arch.-Coadj. Cameracen

Société St. Augustin. “Desclée, De Brouwer et Cie

LILLE, 41, rue du Metz, 41, LILLE

Il grande principio dei democratici è che non ci possa essere alcun potere pubblico nella società se non quello che proviene dal popolo, l’unica ed essenziale fonte di sovranità. Questo principio è direttamente opposto a quello proclamato da San Paolo: Non est enim potestas nisi a Deo (Rom. XIII, 1). Non c’è autorità che non provenga da Dio. – Nella Chiesa, Dio Padre, origine e principio del Figlio, ha mandato il Figlio; il Figlio manda i suoi ministri. Colui che li riceve riceve Cristo e chi riceve Cristo, riceve il Padre. Come il Padre mio ha mandato ha mandato me, Io mando voi. Chi riceve voi riceve Me, e chi riceve Me, riceve Colui che mi ha mandato. Dio è il Capo del Cristo, Caput Christi Deus (1 Cor., XI, 3). Gesù Cristo è il Capo della Chiesa, Ipsum dedit caput supra omnem Ecclesiam. Egli (Dio Padre) lo ha dato come Capo a tutta la Chiesa (Ef.I, 22). E Gesù Cristo si è dato un Vicario, anch’esso Capo, in Lui e per mezzo di Lui, della Chiesa universale. Definimus…. ipsum Pontificem Romanum successorem esse beati Petri principis Apostolorum et verum Christi Vicarium totiuque Ecclesiae Caput… existere. “Noi definiamo, ha detto il Concilio di Firenze, che il Romano Pontefice è il vero Vicario di Cristo e, di conseguenza, Capo di tutta la Chiesa.” – L’autorità nella Chiesa viene quindi direttamente da Dio Padre attraverso il Figlio incarnato. Questa eccellenza riflette un’inviolabile immutabilita’. La Chiesa sarà fino alla fine dei tempi come Dio l’ha creata. Le potenze dell’inferno non prevarranno mai su di essa. Il protestantesimo ha voluto cambiare questa costituzione. Nel XVI secolo i rivoltati attribuirono la sovranità all’assemblea dei fedeli, cioè al popolo. Sotto l’influsso delle idee protestanti, il XVIII secolo trasportò questo modo di vedere le cose dalla Chiesa allo Stato. È lo stesso sistema, la stessa teoria. Che differenza c’è tra la Chiesa di Dio concepita dai protestanti, guidata unicamente dalla sua parola, e la Repubblica governata unicamente dalle leggi dai deputati del popolo sovrano? Questa è l’osservazione di J. de Maistre nel libro: Du Pape; e aggiunge: “È la stessa follia, ha solo cambiato epoca e nome.” Questa follia si è aggravata. In mezzo al Cattolicesimo, ci sono uomini e, ahimè, Sacerdoti talmente penetrati dallo spirito della democrazia che lo fanno rifluire dall’ordine politico all’ordine religioso. Questo è ciò che ha detto il nostro Santo Padre il Papa, nel passo della sua Enciclica che abbiamo appena citato. Non è una novità. Al Concilio Vaticano si vede, una manifestazione di questo spirito. Alcuni Vescovi presentarono una consultazione in cui sostenevano di aver ricoperto cariche episcopali nelle più importanti nazioni cattoliche. – Agli occhi dei firmatari, i Pontefici stavano quindi prendendo in prestito parte della loro autorità dalle proprie Chiese. Il loro valore rappresentativo era proporzionale al numero dei loro fedeli o all’importanza della loro diocesi. Questa idea li ha portati a voler escludere dal Concilio quei Sacerdoti che non avevano una diocesi da governare, come i Vescovi titolari, o di diocesi propriamente dette, così come i vicari apostolici. Questo era, come osservava Dom Besse, sminuire il carattere episcopale e spiazzare il principio della propria autorità. Questa autorità non dipende in alcun modo dalla situazione politica o geografica della diocesi e dal numero dei diocesani. Non è da essi che il Vescovo trae la sua qualità di giudice della fede, ma dalla missione che ha ricevuto dall’Alto per il sacro e la preconizzazione. La diocesi non è in grado di consegnare al suo capo nemmeno una particella di un’autorità che non ha. Essa viene da Nostro Signore Gesù Cristo attraverso il Nostro Santo Padre il Papa. Quindi regna una perfetta uguaglianza che i Vescovi formano intorno al Sovrano Pontefice. Il prelato che governa una minuscola diocesi d’Italia non è meno eminente di quello che governa delle vaste diocesi, Parigi, Malines o Cambrai. Parlare come questi Vescovi hanno fatto nella loro memoria era inconsciamente voluto senza dubbio, ma è realmente introdurre la demoocrazia ed il suo principio della sovranità del popolo nella Chiesa. I nostri abati democratici vollero farne un tentativo. Le loro congregazioni ecclesiastiche erano niente meno che un tentativo di democratizzazione della Chiesa. – Quando abbiamo ricevuto il programma del primo di questi congressi nel 1896, abbiamo scritto nella “Semaine religieuse” della diocesi di Cambrai: “Le assemblee del clero hanno le loro regole e a nessuno è permesso innovare in questa materia. Il diritto ecclesiastico conosce i Concili ecumenici, i concili provinciali, i sinodi diocesani. L’assemblea prevista a Reims non è nulla di tutto ciò. È una riunione assolutamente anormale. Chi ha l’autorità di redigere il programma? Chi aveva l’autorità di convocarla? Chi avrà l’autorità di presiedere? Non può essere un semplice Sacerdote. Non può essere un Vescovo e nemmeno un gruppo di Vescovi. Ogni Vescovo potrebbe organizzare, nella sua diocesi, un’assemblea dei suoi Sacerdoti. Questo e il sinodo diocesano. Un Arcivescovo, insieme con i Vescovi della sua provincia, può convocare un concilio provinciale. Essi non possono convocare, né al sinodo né al concilio, i Sacerdoti delle diocesi vicine, senza il consenso del loro Ordinario. Supponendo che tutti i Vescovi della Francia abbiano dato all’abate che invia i suoi inviti, la delega necessaria per convocare un’assemblea generale del clero del secondo ordine, lo stesso richiederebbe comunque lo stesso consenso unanime per la redazione del programma, per la presidenza dell’assemblea e per le regole da imporre alla discussione. Eppure, una tale assemblea sarebbe una novità inaudita nella Chiesa; prima di prendere l’iniziativa, sarebbe di rigore consultare la Santa Sede. La circolare di invito che abbiamo ricevuto dice che “l’assemblea non si occuperà di discussione di dottrina”. È sufficiente aprire il programma per vedere che che in molti punti le questioni da trattare confinano con la dottrina. Ma, in più, la disciplina è anche riservata all’episcopato come il dogma. Non è dato presumere che il Papa trasferirà mai lo studio delle questioni di disciplina ad un’assemblea di semplici Sacerdoti. A maggior ragione, essi non possono arrogarsi questo potere da sé stessi.” M. l’Abate Naudet, che aveva sottoscritto la convocazione con gli Abati Lemire e Dabry, ha risposto nel Monde, di cui era direttore, con qualifiche di “refrattari” o di “persone che aborriscono la libertà e starnazzano come puzzole”. – Ciò di cui abbiamo veramente orrore, era l’introduzione, di fatto, della democrazia nella Chiesa.. A questo, egli obiettava: :In quali capitoli del diritto canonico hanno trovato che un uomo, non appena ricevuto il sacerdozio, abdichi ai suoi diritti e alla sua dignità, non essendo altro che un bambino ancora sotto tutela che non può dire una parola o alzare un dito senza ottenere una speciale autorizzazione per farlo?” Dopo la democrazia in atto, era nella Chiesa la democrazia eretta a dottrina. – Sebbene per lungo tempo non si sia parlato di congressi ecclesiastici nella forma inaugurata dai sigg. Abati Dabry, Naudet e Lemire, Sua Santità Pio X, tuttavia, non ha ritenuto necessario ometterlo nella sua Enciclica. Tra le misure prescritte per opporsi alle invasioni del modernismo, c’è questa:

V. – Abbiamo già parlato di congressi e di assemblee pubbliche, come campo favorevole per i modernisti per seminarvi e far prevalere le loro idee. I Vescovi non permettono più, o permettono solo molto raramente, dei congressi sacerdotali. Che se li permettono sia sempre in base a questa legge, che nessuna questione relativa alla Santa Sede o ai Vescovi vendano trattate, a meno che non vi si emetterà alcuna dichiarazione in tal senso, nessuna proposta né alcun voto di usurpazione dell’autorità ecclesiastica, che non si pronunzino parole che risentano di modernismo, di presbitarismo o di laicismo. – Questo tipo di congressi possono essere tenuti solo con un’autorizzazione scritta del loro Ordinario, concessa a tempo debito, e specificamente per ogni caso; i Sacerdoti delle diocesi straniere non potranno intertenire senza un’autorizzazione altrettanto scritta da parte del loro Ordinario. – Inoltre, nessun Sacerdote dovrebbe perdere di vista la grave raccomandazione di Leone XIII: che l’autorità dei loro pastori sia sacra per i Sacerdoti che diano per scontato che il ministero sacerdotale, se non viene esercitato sotto la guida dei Vescovi, non può essere né santo, né fecondo, né lodevole (Encicl. Nobilissima Gallorum, 10 febb. 1881). -La dottrina della democrazia nella Chiesa è stata abbastanza più esplicita e, per così dire, dottrinale, professata da M. l’Abate Lemire nelle parole che abbiamo già riportato: “Io non riconosco a nessuno il diritto di fare di noi Cattolici i servi di un regime accentratore e dispotico, un regime alla Luigi XIV. La costituzione della Chiesa non è modellata su nessuna delle forme effimere di governo umano. Non è una monarchia. A rigore, è una gerarchia. La Chiesa è governata da una serie di autorità locali, dipendenti le une dalle altre, e controllate da un’autorità centrale e superiore”. La Chiesa non è una monarchia! A Roma non c’è che un’unica autorità di controllo. Sono parole tanto contraddittorie con quelle del Maestro divino, interpretate dai Concili, da ultimo dal Concilio Vaticano. Le parole dell’Uomo-Dio: “Tu sei Pietro, e su questa roccia edificherò la mia Chiesa.nCiò che tu rimetterai in terra sarà rimesso nei cieli. Qualunque cosa tu scioglierai sulla terra sarà sciolta anche in cielo. “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”. Queste parole hanno creato un Sovrano nella Chiesa. Questo è di fede. In effetti San Pietro sta alla Chiesa nascente così come oggi il Papa sta alla Chiesa attuale. Gli Atti degli Apostoli ci mostrano Pietro alla guida del collegio apostolico, organizzando, decidendo, agendo, in una parola, come un sovrano, proprio come oggi il Papa governa l’anima, con un’autorità che non dipende in nessun modo da coloro sui quali la esercita. Egli governa e governa in nome del Signore Nostro Gesù Cristo, il cui posto è al vertice della Chiesa. Questa istituzione e questo stato sono l’opposto della domocrazia. Nel vocabolario francese c’è una sola parola per indicare questa forma di governo: monarchia. – Potremmo riportarvi altre parole e atti dei democratici cristiani a sostegno del rimprovero rivolto dal nostro Santo Padre il Papa ai modernisti, di voler riformare il governo ecclesiastico e di volerlo armonizzare con la coscienza che si sta trasformando in democrazia; di volere che una parte del governo della Chiesa sia affidato ai chierici e fin’anche ai laici, e che l’autorità sia decentrata. Non c’è motivo di essere stupefatti da questa aberrazione. Quando una mente si lascia occupare da un’idea che giudica maestra, come l’eccellenza e la perfezione del sistema democratico, si trova traccia di questa persuasione in tutti i giudizi che esprime. “Lo stato democratico è il più perfetto, quindi dobbiamo trovare questo regime nella più perfetta delle società, la Chiesa! La premessa è molto cauta; si può anche sostenere che essa sia una controverità. La monarchia esiste in cielo, così come lo ha sostenuto un giorno il Sillon, che ha voluto vedere la suprema glorificazione della democrazia nella Santissima Trinità. Non c’è che un Dio che regni su tutto l’universo, che governi il cielo e la terra. Dio ha fatto la famiglia e la Chiesa, queste due società principali ad immagine di ciò che è nel più alto dei Cieli: un Padre sovrano ed un Papa sovrano, come un Dio Signore sovrano. Potremmo aggiungere che la storia dimostra, con la più luminosa chiarezza, che le nazioni abbiano prosperato quanto più la loro costituzione fosse più vicina alla mirabile costituzione di cui la Provvidenza aveva dotato la Feancia, e che il sistema democratico le ha sempre ed ovunque precipitate verso la rovina. – Per tornare alla constitutzione monarchica e non democratica della Chiesa, Dom Guéranger, come risposta alle pretese dei Vescovi di minoranza del Concilio Vaticano, ha detto molto bene: “Fondando la sua Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo era sicuramente libero di darle la forma che Egli, nella sua divina saggezza, avrebbe ritenuto più opportuno. Egli non poteva essere legato né dagli dagli antecedenti iumani, né .dalle idee moderne, di cui prevedeva le aberrazioni fin dall’eternità. Sarebbe una bestemmia affermare che Egli si sia dovuto adattare ai capricci della creatura, mentre è dovere della creatura accettare con umiltà tutto ciò che Egli abbia previsto. La costituzione della Chiesa è quindi l’oggetto della fede. Dobbiamo prenderla come Gesù Cristo ci ha indicato. Il potere è stato costituito dall’Uomo-Dio di un modo immutabile, e nessuno potrebbe cambiarne le condizioni (La monarchia pontificale. Sesto pregiudizio. P.5.).

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (72): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (4)

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (70): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA ? (2)

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (3)

J. DELASSUS

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS e la DEMOCRAZIA

Alla Vergine Immacolata

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NIHIL OBSTAT: Insulis, die 26 decembris 1907.
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IMPRIMATUR: Cameraci, die 27 decembris 1907.
t FRANCISCUS, Arch.-Coadj. Cameracen

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LILLE, 41, rue du Metz, 41, LILLE

L’Enciclica Pascendi, lungi dal liberare la democrazia cristiana dall’imputatione di modernismo, mostra l’intima connessione che esista tra questa “eresia dell’eresie” ed il movimento democratico. – Nella parte in cui espone l’idea che i modernisti si fanno della Chiesa e della sua Costituzione, Pio X dice: “Eccoci alla Chiesa, in cui le loro fantasie ci offrono una più ampia materia. La Chiesa è nata da un duplice bisogno: del bisogno avvertito da tutti i fedeli, soprattutto se hanno avuto qualche esperienza originale, di comunicare la loro fede; poi, quando la fede è diventata comunune, o, come si dice, collettiva, dalla necessità di organizzarsi in società, per conservare, accrescere, propagare il tesoro comune. Che cos’è dunque la Chiesa? Il frutto della coscienza collettiva, in altre parole è l’insieme delle coscienze individuali: coscienze che, in virtù della permanenza vitale, derivano da un primo credente – per i Cattolici, da Gesù Cristo -. Ma ogni società ha bisogno di un’autorità dirigente che guidi i suoi membri verso un fine comune, che, allo stesso tempo, attraverso un’azione prudentemente conservatrice, salvaguardi i suoi elementi essenziali, cioè, in una società religiosa, il dogma ed il culto. Da qui, nella Chiesa Cattolica, il triplice potere: disciplinare, dottrinale e liturgico.” Dall’origine di questa autorità deriva la sua natura e, quindi, i suoi diritti ed i suoi doveri. Nei tempi passati era un errore comune che l’autorità venisse alla Chiesa dall’esterno, cioè immediatamente da Dio; a quei tempi poteva essa essere giustamente considerata come autocratica. Ma oggi, a questo punto, si può virare. Così come la Chiesa è un’emanazione vitale della coscienza collettiva, così anche a sua volta, l’autorità è un prodotto vitale della Chiesa. La coscienza religiosa è quindi il principio da cui procede l’autorità proprio come la Chiesa; e se è così, dipende da essa. Dimenticarla o misconoseerla la trasforma in tirannia. Viviamo in un’epoca in cui il sentimento di libertà è in piena fioritura: nell’ordine civile la coscienza pubblica ha creato il regime popolare. Eppure, non ci sono due coscienze nell’uomo né due vite. Se l’autorità ecclesiastica non vuole provocare e fomentare un conflitto nel più intimo delle coscienze, deve rispettare le forme democratiche. D’altronde, se non lo facesse, andrebbe in rovina. Perché sarebbe folle immaginare che il sentimento di libertà al punto in cui è arrivato possa tornare indietro. Costretto e forzato, sarebbe un’esplosione terribile; spazzerebbe via tutto, Chiesa e religione. – Tali sono, in questa materia le idee dei modernisti, la cui grande preoccupazione è trovare un modo per riconciliar l’autorità della Chiesa e la libertà dei credenti.” Più avanti, il Santo Padre ritorna su questa folle pretesa dei modernisti di democratizzare la Chiesa: “Quello che chiedono, dice, è che la Chiesa voglia seguire il loro esempio, senza farsi troppi problemi, seguire le loro direttive ed arrivare finalmente ad armonizzarsi con le forme civili.” Poiché (secondo i modernisti), il Magistero della Chiesa ha la sua prima origine nelle coscienze individuali, e adempie ad un servizio pubblico, è ovvio che essa debba subordinarsi ad esse. Allo stesso modo, deve piegarsi alle forme popolari.” Che il governo ecclesiastico sia riformato, che il suo spirito, che le sue procedure esterne siano messe in armonia con le coscienza che si rivolge alla democrazia. Che una parte dunque sia dato, nel governo della Chiesa, al clero inferiore ed anche ai laici; che l’autorità sia dicentrata.” – Tutti gli uomini che seguono attivamente il movimento delle idee hanno fatto, leggendo l’Enciclica, l’osservazione che tutti gli errori che vi vengono evidenziati siano il più delle volte esposti proprio nei termini che i modernisti hanno usato per propagarli. I voti così formulati dai modernisti-democratici – se mai potessero realizzarsi – sarebbero qui, il completo rovesciamento, fino alle sue stesse fondamenta, della Chiesa come l’ha costituita Nostro Signore Gesù Cristo. Egli ne ha fatto una piramide che scende dal cielo e dalla cima sparge i suoi benefici sui popoli fino alle basi. La democrazia aspira a capovolgere l’edificio e a mettere l’autorità nelle mani della folla. Nei testi sopra citati, il Santo Padre dice come siamo arrivati a questo punto. – I modernisti ragionano come segue: La religione non nasce da una rivelazione esterna proveniente da Dio. Ha il suo principio e la sua fonte nella coscienza di ogni individuo. In altre parole si tratta dell’ “immanenze vitali” Le coscienze individuali hanno comunicato tra loro; da qui l’edistenza di une conscienza collett, ed in quanto conscienza collettiva, essa crea una società, la società religiosa. E come deve essere governata tale società? Da un’autorità che emani da una sorta di suffragio universale, e dipendente dalle coscienze individuali che l’hanno creata. L’autorità religiosa che arriva a dimenticare questa origine e questa origine e questa dipendenza si trasforma in tirannia. Questo è purtroppo ciò che sta accadendo ai giorni nostri. E quindi, se l’autorità ecclesiastica non vuole fomentare questo conflitto, essa deve ricorrere a forme di democrazia”, “essa deve armonizzarsi con le forme civili”, “essa deve piegarsi alle forme popolari”. Bisogna che il suo spirito ed i suoi processi esteriori siano messi in armonia con la coscienza che si muove verso la democrazia”. Bisogna che “una parte sia fatta nrl governo ai chierici inferiori come pure ai laici”. Bisogna che l’ “autorità sia decentralizzata”. Che “se vi si rifiuta è la rovina per essa”; perché sarebbe follia immaginare che il sentimento della libertà al punto inn cui è giunto, possa retrocedere”. – Così parlano i modernisti. Ma i democratici non concludono diversamente, anche se arrivano a questa conclusione per una via diversa. Il loro punto di partenza è l’opposto. Imbevuti dei falsi dogmi di Jean-Jacques Rousseau, essi credono che lo Stato sociale non sia l’opera di Dio, ma dell’uomo, il risultato di un contratto che gli uomini, stanchi di vivere come selvaggi, un bel giorno, conclusero tra loro. Se la società nasce da un contratto tra tutti, se tutti si sono accordati per creare un’autorità per governarli, questa autorità deriva da tutti. Da qui la sovranità del popolo che dà e prende potere, estendendo o restringendo i suoi limiti. In altre parole, di là il suffragio universale, di là il regime democratico, che i nostri democratici, cristiani o i non-cristiani, in accordo con il “falso dogma” che serve loro da principio, dichiarano essere il regime per eccellenza, il solo fondato sulla ragione, il solo legittimo. – Ma se il governo democratico è il governo per eccellenza, deve essere quello della Chiesa oltre che dello Stato. I democratici che vogliono essere Cristiani non ne traggono questa conseguenza apertamente. Non potrebbero farlo senza farsi dichiarare eretici. Ma questa è l’essenza del loro pensiero. Si tirano indietro quando lo si dice. È sufficiente per rispondere, ricordare le loro parole, mettere i loro scritti sotto gli occhi. Non possiamo ovviamente qui farne una dimostrazione completa. Sarà senz’altro sufficiente ricordare le parole di uno dei loro capi, pronunciate in una circostanza molto solenne, e dall’alto di una tribuna più clamoroso di tutte. – Il 15 gennaio 1907, l’Abate Lemire salì sulla tribuna della Camera dei Deputati per far sentire le sue parole: ” Non credo che qualcuno abbia il diritto di fare di noi, cattolici, i servi di un regime centralizzatore, di un regime alla Luigi XIV. La costituzione della Chiesa non è modellata su nessuna delle forme effimere di governo umano. ESSA NON È UNA MONARCHIA. In senso stretto, è. una gerarchia. È molto diverso (!?). La Chiesa è governata da una serie di autorità locali indipendenti lr une dalle altre, e controllate (solo questo?) da un’autorità centrale e superiore.” Queste parole sono così contrarie a ciò che M. Abate Lemire ha imparato dal suo parroco quando si preparava alla prima Comunione, che ci si chiede come tali idee abbiano potuto entrare nella sua testa in età avanzata e occuparlo così completamente da non venirgli più in mente nulla che non corrispondesse ad esse. – La spiegazione di questo fenomeno è facile da dare. Quando i sentimenti democratici si sono impadroniti di un cuore, quando il falso dogma di Jean-Jacques Rousseau ha invaso una mente, questo cuore, questo spirito desiderano vedere, nella società alla quale appartiene l’applicazione delle loro idee, la realizzazione di ciò che i loro sentimenti presentano loro come il migliore, il governo più perfetto, il più desiderabile. È così che i discepoli della scuola democratica cristiana arrivano, senza che lo sospettino, ad uno stato d’animo che rende loro percepibile la situazione della Chiesa e dei suoi fedeli per la costituzione che Nostro Signore Gesù Cristo le ha dato. Per la maggioranza, si tratta solo di una disposizione latente che li rende meno soggetti all’Autorità. Nei “maestri” è un’idea molto chiara, che si manifesta quando se ne presenta l’occasione, come è successo all’Abbate Lemire durante la discussione sulla sulla separazione tra Chiesa e Stato, che la legge, attraverso le sue associazioni culturali, aveva il preciso scopo di DEMOCRATIZZARE la Chiesa. – N. S. il Papa non si è accontentato, nella sua Enciclica, di dire come e perché i modernisti volessero democratizzare la Chiesa, ha anche fatto allusione alle profezie che questi signori formulano e per le quali essi prevedono che se la Chiesa non si conformerà agli inviti che essi le rivolgono di trasformare al più presto la sua costituzione, non potrà più contare che su pochi giorni di vita. “Se l’autorità ecclesiastica non vuole, nel più intimo delle coscienze, provocare e fomentare un conflitto, allora deve piegarsi alle forme democratiche. D’altronde, non farlo significherebbe la rovina, perché sarebbe una follia immaginare che il sentimento della libertà al punto in cui è arrivato, possa fare marcia indietro.” Queste minacce, i democratici cristiani le modulano all’unisono con i modernisti. Inoltre, sono l’antifona intonata tre quarti di secolo fa dal loro padre e maestro Lamennais. Padre e maestro della democrazia chretienne egli lo è sicuramente0. Lo riconoscono come tale e gli offrono il culto della pietà filiale che gli spetta. È stato lui a dire per primo quello che loro non smettono mai di ripetere, cioè di che la Rivoluzione Francese sia uscita è dal Vangelo e che la Chiesa non debba fare altro che da adattarvisi, se vuole proseguire la propria carriera. È lui che, dopo aver esagerato l’ullramontanismo, ha inculcato la sovranità nel popolo, anche da un punto di vista religioso. È stato il primo a formulare le minacce che abbiamo appena sentito contro contro la Chiesa, se non si fosse decisa a prendere l’abito democratico. Egli scriveva a M. de Coux nel 1833, quando, di ritorno da Roma, stava pubblicando le “Parole di un credente”: “La mia intenzione è quella di essere sottomesso nella Chiesa e libero fuori dalla Chiesa” (M. Marc Sangnier, ugualmente di ritorno da Roma, ha tenuto un simile lalingauggio nel Sillon e nel “Risveglio democratico”). Per quanto riguarda quest’ultima, è impossibile non ammettere che subirà importanti riforme, una trasformazione necessaria. L’umanità non ha certamente portato a termine il suo compito, né il Cristianesimo, e il Cristianesimo e l’umanità sono una cosa sola. Il genere umano non può più vivere al di fuori della ragione, della scienza e del diritto sviluppati nel corso dei secoli. … Ho una fede immensa, infinita nella verità e nella giustizia… Poiché credo in una rigenerazione più o meno prossima, mi sento pronto a soffrire qualsiasi cosa, a sacrificare tutto, prr contribuire ad essa…. Ecco la spiegazione del mio libro”. – Sono profondamente convinto che i grandi cambiamenti che si preparano nel mondo, lungi dall’essere operati dalla Chiesa, saranno operati nonostante essa, perché devono realizzare al suo interno la riforma che salverà il Cristianesimo, una riforma che la gerarchia non solo non solo non vuole, ma alla quale resisterà fino allo stremo delle forze. Sempre è certo, per quanto riguarda le questioni pratiche, che chiunque voglia agire, agire in un modo che la ragione e la coscienza ammettono, deve separarsi dal clero. Il minimo contatto con esso intorpidirebbe come un siluro, anche se ti uccide all’improvviso. È nel nostro tempo che dobbiamo ormai cercare le condizioni per ciò che resta da fare. La prima di tutte è l’indipendenza”. Fogazzaro, Riffaux, Naudet, Sangnier ecc. sono in realtà solo delle eco, eco molto fedeli. L’intero libro è stato riassunto così da p. Longhaye: “Io ho mostrato alla Chiesa la sua missione nuova, che è quella di seguire, pur sembrando di guidarla, l’irresistibile della democrazia. Se si rifiuta di farlo, è perduta; ed io segno la sua fine con il genere umano di cui sono l’organo infallibile.” – Quando M. Lemire giunse alla camera dei deputati, un abate suo amico pubblicò una biografia che l’abate-deputato distribuì e fece distribuire dagli organizzatori. distribuì e fece distribuire dagli organizzatori dei suoi congressi e delle sue conferenze. Nella prefazione vi si dice: “Da un secolo la Chiesa di Francia si è tenuta fuori dsi profondi movimenti del pensiero contemporaneo (pensiero modernista). Le voci stesse di Lamennais, Lacordaire e Montalembert dono riusciti appena a farsi sentire, e il più grande di questi riformatori e stato miseramente bruciato per avere voluto troppo presto il movimento che un giorno dovrà salvare il Cristianesimo nel nostro Paese”. Non è forse questo il linguaggio di Lamennais che Pio X rimprovera ai modernisti di usare ancora oggi? – Lamennaisera dunque profeta quando ha scritto a Montalembert alludendo al loro giornale, l’Avvenire: “Noi abbiamo sparso le demenze che un giorno fruttificheranno. Spetta solo al tempo svilupparle e farle maturare.” – Le piante cresciute dai semi di Lamennais sono state coltivate con cura dai modernisti, con qualsiasi nome si siano fatti chiamare: Cattolici liberali, progressisti, democratici cristiani. – Gregorio XVI nella sua Enciclica Mirari vos, Pio IX nell’Enciclica Quanta cura, Leone XII1 nell’Enciclica Testem benevolentiae e Graves de cornmuni, si sono sforzati di sradicarle dal suolo della Chiesa. Dalle radici, che non sono state estirpate sono spuntate altre piante, con un nuovo nome, una fisionomia diversa, ma pur sempre della stessa essenza, e spingono i loro germogli sempre più lontano. L’Enciclica di Pio X abbraccia l’intero campo dell’errore e ne coglie la piantagione. dell’uomo nemico tutta intera, nei suoi germi e nei suoi frutti. Bisogna ch’essa perisca.

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (71): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA? (3)

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (69): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA ? (1)

GNOSI, TEOLOGIA DI sATANA (69)

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ACRISTIANA (1)

J. DELASSUS

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS e la DEMOCRAZIA

Alla Vergine Immacolata

GAUDE, MARIA VIRGO, CUNCTAS HÆRESES SOLA INTEREMISTI IN UNIVERSO MUNDO.

NIHIL OBSTAT:
Insulis, die 26 decembris 1907.
H.QUILLIET, S. Th. Dr. Librorum Censor.
IMPRIMATUR:
Cameraci, die 27 decembris 1907.
t FRANCISCUS,
Arch.-Coadj. Cameracen

Société St. Augustin. “Desclée, De Brouwer et Cie

LILLE, 41, rue du Metz, 41, LILLE

Il Cardinale Oreglia di S. Stefano si compiace nel ringraziare mons. Delassus per il suo ultimo scritto della lettera del 19 c. m. (…) Profitto di questa occasione per esprimergli direttamente la mia riconoscenza per le opere che ho il piacere di aver ricevuto direttamente da lui in precedenza. La prego di gradire le felicitazioni più vive e sincere, per il coraggio, la forza e la scienza con le quali egli combatte gli errori moderni ed i loro sostenitori. …

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Avendomi diversi confratelli espresso il desiderio di vedere riuniti in un’unica pubblicazione gli articoli pubblicati  nella rivista “La Settimana religiosa” sotto il titolo “l’Enciclica Pascendi Dominici gregis e la Democrazia cristiana”, ho creduto essere mio dovere esaudire le loro richieste.

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS E LA DEMOCRAZIA

Fin dall’inizio del nostro Pontificato, abbiamo ritenuto nostro dovere avvertire pubblicamente i Cattolici dei profondi errori nascosti nelle dottrine del socialismo.

L’espressione Democrazia Cristiana colpisce molte persone oneste che vi trovano un significato equivoco e pericoloso.

Ciò che Dio ama è il buono spirito di coloro che, sacrificando le proprie idee personali, ascoltino gli ordini del Capo della Chiesa come ordini di Dio stesso.

LEONE XIII, Enciclica Graves et communi.

Il nostro cuore si stringe nel vedere tanti giovani, che erano la speranza della Chiesa e ai quali si promettevano così buoni servizi, completamente fuorviati.

Pio X, Enciclica Pascendi dominici gregis.

Un fatto indiscutibile domina la situazione attuale: la concentrazione anticattolica ed anticristiana che viene tentata in tutti i Paesi “civilizzati”. Noi abbiamo segnalato questo fatto, ne abbiamo dato le prove della sua esistenza del suo ubiquitarismo e della sua potenza dapprima bel libro  “L’Americanismo e la congiura anticristiana”; poi in modo più completo in quest’altro libro “Il problema dell’ora presente”. L’anima di questa cospirazione è la Massoneria e, al di sopra della Massoneria e chi la governa, il potere talmudico che da diciannove secoli lavora per preparare la strada al messia temporale che essa attende: l’Anticristo. Questo potere ha attaccato prima il potere civile; è riuscito a porre la sovranità nel popolo, cioè ad annientare l’autorità. Ora sta attaccando la famiglia, che sta dissolvendo rendendo ogni giorno più facile il divorzio. Già la proprietà è sotto attacco, non solo quella religiosa, ma anche quella civile. Essendo così spezzati tutti i legami che tenevano in ordine gli uomini, la rivoluzione riuscirà a fare della razza umana una polvere di individui docili a tutti i soffi con cui le piacerà agitarla. Di fronte a ciò, la sola Chiesa cattolica rimane in piedi, ancora viva, immortale. Da un secolo la Chiesa non ha mai smesso di esortare i suoi figli, i Cattolici di ogni paese, di ogni razza, di ogni lingua, a unirsi più strettamente, con un cuore più generoso, intorno a Cristo Salvatore. – Finora la Sua voce non è stata ascoltata come si dovrebbe. Ma l’assalto sta diventando così generale e così urgente che deve essere ascoltato se non si vuole che la società crolli. Questa concentrazione deve avvenire da un capo all’altro del mondo, poiché l’empia cospirazione ha come tema l’universo [l’attuale mondialismo – ndr. -]. Ma, per essere universale, deve prima essere organizzata in ogni nazione. Spetta alla Francia dare l’esempio, dare il via al movimento, perché è in Francia che il movimento massonico ha compiuto il suo sforzo più potente. Nulla è più urgente, fra tutte le questioni politiche, sociali, morali, religiose, che agitano il nostro Paese oggi, che quella dell’organizzazione del partito di Dio come la più urgente; da essa dipende la soluzione di tutte le altre. – Anche il Santissimo Padre, il Papa, ci esorta in ogni occasione.: “È con tutta l’anima che dovete difendere la vostra fede. Ma non fatevi ingannare: il lavoro e lo sforzo sarebbero inutili se cercaste di respingere gli assalti che vi verranno portati, senza essere fortemente uniti. Abdicate, quindi, a tutti i semi della discordia, della disarmonia, se ce n’è qualcuno tra voi. E fate ciò che sia necessario affinché, nel pensiero come nell’azione, la vostra unione sia salda come dovrebbe essere tra uomini che lottano per la stessa causa, soprattutto quando questa causa è una causa per il cui trionfo ognuno deve sacrificare volentieri qualcosa delle proprie opinioni.” – Molto prima che queste parole fossero pronunciate, esse erano il cuore di tutti i veri francesi, di tutti i veri Cattolici. Tutti sentivano la necessità di unirsi, tutti vedevano che solo da questa unione potesse venire la salvezza. L’unica cosa che si poteva fare era cercare di di mettere insieme tutte le buone volontà come si è fatto per vent’anni! Niente è riuscito. Saremo più felici ora? Il pericolo, il pericolo supremo, si è manifestato; tutti possono vedere che la cospirazione anticristiana minaccia di travolgere tutti, e non tra un secolo, ma domani. Tutti quindi, proprio in virtù di questa veduta, devono essere pronti ad impegnare le mani, come meglio possibile, per una concentrazione cattolica. Questa concentrazione, per essere efficace, per presentare oggi al nemico un bastione inespugnabile, e domani per permetterci di riprendergli tutto il terreno che ha conquistato, richiede due condizioni, una interna, l’altra esterna: la conformità del pensiero e dell’organizzazione. Per il momento parleremo solo della prima. – Il principio della nostra debolezza di fronte al nemico, la causa di tutti i nostri fallimenti, non è tanto la potenza e la malizia dell’avversario, quanto le nostre divisioni interne. Esse sono tali che, se un colpo di Stato dovesse rovesciare il governo massonico, i Cattolici di Francia sarebbero divisi anche il giorno dopo così come lo sono oggi. È che il principio di queste divisioni non è, checché se ne dica, nella divergenza delle opinioni politiche. Ne è prova il fatto che nella maggior parte  dei francesi, i nostri dissensi tra i Cattolici sono di natura religiosa e per motivazioni religiose, molto più che circa l’ordine politico propriamente detto! Ecco cinque o sei Cattolici riuniti in un salotto. Appartengono tutti allo stesso partito, quello realista, per esempio. Stanno discutendo questioni religiose e sociali tra di loro all’ordine del giorno. Se si scambiano le loro maniere di vedere, non tarderanno a dividersi su quasi tutte le questioni. Questi uomini, che appartengono ad un unico partito politico, non hanno una medesima concezione  della Chiesa Cattolica e dei suoi diritti, della libertà e dell’autorità dei rapporti tra capitale e lavoro, ecc. Pertanto, non considerano allo stesso modo la visione religiosa e sociale. Alcuni di loro saranno considerati come persone regressive, le cui esagerazioni compromettono lo sviluppo della Chiesa e del Paese al momento attuale. E chi giudica così il suo vicino si allontana da quel vicino come un uomo che abbandona inconsapevolmente la difesa delle verità necessarie e la cui intera azione è quindi disastrosa ed insufficiente, per non dire altro. Ne consegue una profonda disunione dei cuori, una sfiducia reciproca ed infine il rifiuto di marciare insieme nella battaglia contro il nemico comune. Infatti, colui che è nemico per l’uno, non lo è per l’altro. Ciò che è sbagliato per alcuni è una verità per gli altri. Il modo di combattere che è considerato necessario da un gruppo di Cattolici è considerato assolutamente inappropriato da un altro gruppo. In queste condizioni, nulla è più certo di ciò che Pio X ci ha avvertito nell’Enciclica Vehementer Nos: tutti i nostri sforzi contro il nemico comune resteranno inefficaci finché non avremo stabilito la conformità di pensiero tra di noi. – Già nei tempi lontani dell’Impero, Louis Veuillot diceva: “Ciò che può risanarci è una dottrina. La Francia è un malato che deve essere riportato alla sua aria nativa. L’aria nativa di Francia è il Cattolicesimo. L’abilità felice o infelice dei politici può darle dei governi; il Cattolicesimo solo le darà un temperamento. Non però un Cattolicesimo contraffatto, come quello dei catechisti liberali, dei democratici e dei modernisti, ma il Cattolicesimo come si è irradiato per diciannove secoli dalla Cattedra di S. Pietro, così come è stato mantenuto tra di noi dalle Encicliche Mirari vos di Gregorio XVI, Quanta cura di Pio IX, de quella sull’Americanismo e quella sulla Democrazia cristiana di Leone XIII, e infine l’Enciclica Pascendi di Pio X. M. Le Play, M. de Saint-Bonnet e altri hanno parlato allo stesso modo ma non sono stati ascoltati. Pio X sarà più felice? Avremo finalmente la saggezza tutti di marciare sotto lo stendardo del modernismo sventolato nell’Enciclica Pascendi? Questa è la questione del giorno e da cui dipende la salvezza della società contemporanea. – In un articolo intitolato: L’esercizio dell’autorità, uno dei principali organi della Democrazia cristiana, il Bulletin de la Semaine, ha rilevato esso stesso la divergenza di opinioni che abbiamo appena sottolineato esistente tra i Cattolici tra di loro.  Su tutti i terreni, filosofico, dottrinale, politico e sociale – ha detto – si manifestano due tendenze. Una di queste tendenze ha ricevuto il nome di modernismo, ora condannato dall’Enciclica Pascendi dominici gregis; l’altra è chiamata conservatrice o reazionaria dai modernisti, ma nessun nome particolare gli si addice, dal momento che si limita alla dottrina cattolica su tutti i punti in cui essa è attaccata dal modernismo. Da questa divergenza di opinioni, il “Bulletin de  la Semaine” traeva la conclusione che un partito cattolico non era fattibile in Francia.  Ma lasciamo la parola partito, discussa e discutibile, e rimpiazziamola  con « unione degli spiriti nella verità ». È davvero impossibile tornarvi? Noi non crediamo. Non si tratta più, oggi, di abbandonare la propria maniera di vedere per prendere quella di persone che si consideravano avversari, ma di accogliere la parola del Papa come se fosse l’oracolo di Dio. – Si è appena essa fatta sentire con una forza ed una chiarezza che non sono da sottovalutare. Lasciamo che  lo spirito di fede si faccia luce nei nostri cuori; il cuore  persuaso aprirà le porte dell’intelligenza, e l’intelligenza convinta sarà in grado di dare alla volontà l’energia necessaria per per rompere le catene che ci siamo lasciati imporre. È tempo, è più che tempo, di lasciare la politica della conciliazione nell’ordine delle idee, così come quella del male minore nell’ordine dell’azione. Entrambe ci hanno portato, e devono necessariamente portarci, all’errore, ad un male sempre più grande. Sappiamo infine collocarci sul terreno dei principi e di mostrarci di essere intransigenti. In una lettera ai Cattolici tedeschi nel 1876, quando si stavano preparando a tenere il loro grande Congresso di Monaco, per far fronte al Kulturkampf, Pio IX indicò loro la condizione indispensabile per il successo: “Che tutti coloro – disse, -che si fregiano del titolo di Cattolici, ci diano apertamente il sostegno delle loro convinzioni e si dimostrino fortemente attaccati ai principii, alla dottrina e ai sentimenti di questa sede di San Pietro. Questa esortazione ci è stata rivolta da Pio X più di dieci volte. Nella sua ultima Enciclica, egli ci ha segnalato i punti da cui partono le divisioni. Di conseguenza, tutti noi dobbiamo darci un incontro là. – Tra questi punti, ce n’è solo uno di cui vogliamo occuparci qui. L’agnosticismo, l’immanenza, il simbolismo, il criticismo, l’evoluzione dogmatica, tutti questi punti non hanno, a loro modo, nella loro forma, che solo un piccolo numero di menti. A questi non abbiamo nulla da dire; l’Enciclica li affronta in modo sufficientemente chiara da sola. Ma c’è una questione che può essere considerata come secondaria, relativamente a quelle. È questa tuttavia questa che spinge nel modernismo un gran numero di persone, spesso senza che se ne rendano conto. Stiamo parlando della democrazia ed anche della democrazia che si definisce cristiana. – Nessuno può negare che l’idea democratica, nelle sue varie ramificazioni sia stata una delle grandi cause della divisione delle menti e degli spiriti e dei problemi di cui soffriamo. Gli storici della democrazia cristiana – non stiamo parlando degli uomini in azione – sostengono che l’Enciclica non li riguardi in alcun modo; avevano detto la stessa cosa pure dopo le Encicliche di Leone XIII sull’Americanismo e la democrazia cristiana. – Dopo la pubblicazione dell’Enciclica di Pio X, M. l’abate Dabry si è affrettato a dire: « È stato un abuso di linguaggio chiamare le persone “democratiche cristiane”, dei modernisti e quindi di gettare un malsano sospetto sulla loro ortodossia. Speriamo che l’Enciclica ci liberi da questo equivoco. Non abbiamo nulla da cambiare nel nostro modo di fare le cose, non abbiamo nulla da ritrattare, non abbiamo altre strade da percorrere. Quando ci siamo proclamati democratici “risolutamente”, sapevamo cosa stavamo dicendo e non credevamo di diminuire il potere delle nostre credenze religiose. Abbiamo avuto mille occasioni per dimostrare che il nostro punto di vista fosse il punto di vista tradizionale e che la condotta della Chiesa Cattolica, nel corso della storia, abbia indicato la nostra strada. Non vogliamo più essere etichettati con l’epiteto di modernisti, non lo siamo mai stati e neppure sappiamo esattamente da ieri ciò a cui corrisponda. » È necessario aver seguito M. l’Abate Dabry dopo quindici anni per anni per dare il giusto peso e per valutare l’audacia di queste affermazioni. M. l’Abate Naudet ha detto a sua volta: « Poiché ora sappiamo cosa sia il modernismo, siamo fieri di constatare e felici di dichiarare che ciò in cui crediamo, professiamo e insegniamo, non abbia alcun legame con quelle dottrine ». Già nel 1899, la rivista che porta il nome preciso di “Democrazia Cristiana”, diceva: « Si vuole mescolare la nostra rivista a tutti i problemi del nostro tempo, al fine di comprometterla un giorno o l’altro. Da diversi anni, menti nobili e a volte avventurose cercano di rinnovare la filosofia ed i metodi filosofici, teologici ed apologetici per meglio adattarli, secondo loro, alle esigenze delle scoperte e delle teorie moderne. Fanno parte troppo grande delle novità sospette e troppo piccola alle tradizioni immutabili? In buona fede, come ci si può aspettare che i democratici cristiani lo dicano? E non è forse ridicolo vederci responsabili delle audacie degli esegeti, delle audacie degli apologeti e dei teologi. Anche in questo caso, protestiamo contro queste procedure di tendenze che si cerca di drammatizzare. » Queste proteste non dovrebbero impedire alla direzione della Democrazia Cristiana di fare, a favore dei modernisti, quello che Sua Santità Pio X ha descritto come segue: « Appare un’opera che traspira novità da tutti i pori, e la accolgono con applausi e grida di ammirazione. » Quando la Quinzaine ha spinto l’audacia oltre ogni limite, si sono levate le più giustificate proteste contro di essa, la direzione della Democrazia Cristiana scriveva in questa rivista: « La Quinzaine rimane dunque uno dei nostri grandi giornali cattolici, degno della stima di tutti. I suoi articoli sono di vero valore; pensa e fa pensare, anche se a volte deve rettificare l’una o l’altra delle sue posizioni, rettifica più di un pregiudizio intorno a noi e presso di noi; essa lavora e fa lavorare lealmente per l’unione di scienza e fede. Noi siamo tra coloro che ritengono che i cattolici abbiano un debito di gratitudine nei confronti del suo direttore, Fonsegrive, e siamo felici di approfittare di questa opportunità di dirlo, a nome dei redattori della rivista “Democrazia Cristiana” ». – Quando “La Quinzaine” dovette scomparire,, la direzione di “Democrazia Cristiana” si è scusata con i suoi lettori per averli indirizzati così male nella falsa direzione? Tutt’altro, ne ha accentuato la sua ammirazione. « La scomparsa di questo grande organo – diceva – ci fornisce una nuova, ma dolorosa occasione per comunicare a M. Fonsegrive la nostra ammirazione per il lavoro prodigioso che ha realizzato a “La Quinzaine” per undici anni. Egli ha diritto, nel complesso, al riconoscimento dei Cattolici che egli ha così spesso illuminato, difeso e incoraggiato. » L’Abate Garnier non si è espresso diversamente nel suo giornale Il “Popolo Francese”: « La pubblicazione che è scomparsa, ha conquistato la stima e la simpatia di tutte le menti liberali per la sua alta levatura intellettuale e per l’indipendente dignità della sua attitudine… » Attitudine verso chi e che cosa? E l’Abate Naudet, in “Giustizia sociale”: « Noi rimaniamo e speriamo di durare ancora a lungo per far sentire le nostre parole libere e necessarie, per dimostrare a tutti, con la nostra stessa esistenza, che i Cattolici non sono schiavi, come alcuni immaginano e come certe apparenze, a detta di alcuni, vorrebbero far credere. » Medesimo padronato era stato concesso a “Demain” che doveva anch’esso scomparire: « “Demain” – diceva la “Democrazia Cristiana” – è una nuova rivista nettamente progressista in tutti i sensi e su tutte le basi, informa alla perfezione sul movimento delle idee e dell’azione che comporta in tutto il mondo e, a questo proposito, è MOLTO PREZIOSA. Nessuno ignora che le dottrine degli “Annali della Filosofia Cristiana” siano state prese di mira dall’Enciclica, non meno di quelle di La Quinzaine. Quando la direzione fu presa da M. l’Abate Laberthonnière, i cui diversi libri erano stati messi all’Indice, la “Démocrutie chrétienne” mancò di fargli questo reclamo: « Noi abbiamo scorso il suo articolo-programma nella sua interezza; ci è sembrato interessante e suggestivo. … Parliamo della rivista ai nostri amici e porgiamo al suo nuovo ed eminente direttore i nostri migliori auguri di successo.» – Non solo i capi del movimento democratico cristiano hanno caldamente raccomandato ai loro lettori i principali organi del modernismo, ma ne hanno composti essi stessi e dal più alto livello. – L’Abate Dabry, quando già il libro di M. Loisy, L’Evangile et l’Eglise, era stato condannato dai Cardinali Richard e Perraud, Arcivescovi di Parigi e Autun, e da NN. SS. gli Arcivescovi di Cambrai, Angers, Bayeux, Belley, di Nancy e di Perpignan, lo proclama nel suo giornale, la Vie catholique, « il più grande esegeta del Cattolicesimo ». M. l’Abate Nadet scriveva nella “Juistice sociale”: « Nè M. Loisy, né i suoi studi evangelici, il “Vangelo e la Chiesa”, assomigliano a nulla delle caricature che ne vengono fatte. In lui saluto uno studioso, ed un sacerdote. » Si potrebbero ricordare altre parole per mostrare quanto sia veritiera questa osservazione dell’Enciclica: « Compare un’opera che traspira novità da tutti i suoi pori, e la accolgono con applausi e grida di ammirazione. » E non si creda che questa ammirazione non sia contagiosa, anche nelle menti che potrebbero evitarla. Le prove di questo contagio abbondano, anche nei seminari; e per questo Pio X, sia nei suoi discorsi sia nelle sue Encicliche, non cessa di raccomandare e comandare di non ordinare coloro che questo contagio ha già raggiunto. – M. Naudet non si è accontentato di esprimere la sua ammirazione per il Sig. M. Loisy e le sue opere. In una serie di articoli pubblicati nel 1904 con il titolo: “La Bible, la, Science et la Foi”, una riproduzione delle sue conferenze al “Collège libre des Sciences sociales”, egli mise le dottrine del diritto alla portata di tutti le dottrine Loisyennesi e ne diede, come conclusioni acquisite, le supposizioni della critica più avanzata. Si spinse a tal punto che molti dei suoi lettori, pur conoscendo bene le sue audacie, si allarmarono. Su quanti altri punti il modernismo è stato abbracciato, acclamato dai leaders della democrazia cristiana! Le prove si possono trarre a piene mani dai loro giornali e dalle loro riviste. Nel suo numero del 3 agosto 1907, La “Vie catholique” diceva in modo generale: “Non si ripeterà mai abbastanza che i Cattolici abbiano un grande lavoro educativo da fare a se stessi ed agli altri, tutto un lavoro di adattamento della loro mentalità ai desideri moderni e di coordinare i loro principii con questi desideri. Ciò qui non impediva di dire nel suo numero del 21 settembre, dopo la pubblicazione dell’Enciclica: « La Vita cattolica si è sempre dimostrata estranea alla polemiche relative alla filosofia, alla storia e alla esegesi. Al massimo abbiamo dato, di tanto in tanto, qualche insegnamento a titolo informativo. Vogliamo sperare che l’apparente severità del Santo Padre non scoraggi nessuno dal lavorare. » – Si può dire che, su tutti i punti evidenziati da S. S. Pio X, abbiamo visto i democristiani rivendicare la stessa riforma dei modernisti: riformare la filosofia, soprattutto nei Seminari: si relega la filosofia scolastica, nella storia della filosofia, tra i sistemi di studio, che si insegni ai giovani la filosofia moderna, l’unica adatta ai nostri tempi. – Riforma della teologia: che la cosiddetta teologia razionale, dovrebbe avere come base la filosofia moderna; la teoria positiva la storia del dogma come suo fondamento. – Per quanto riguarda la storia, che non sia più scritta o insegnata se non con i loro metodi e principii moderni. –

– Che i dogmi e la nozione della loro evoluzione siano armonizzati con la scienza e la storia.

– Che, nei Catechismi, siano inseriti solo quei dogmi che siano stati riformati ed alla portata del volgo. – In ciò che riguarda il culto, che siano diminuite il numero delle devozioni esterne o almeno di fermarne l’aumento. È vero che alcuni, attraverso un bellissimo simbolismo, si dimostrano abbastanza aperti su questa questione di grande importanza. – Che il governo ecclesiastico sia riformato in tutti i suoi rami, specialmente in quello disciplinare e dogmatico. Che il suo spirito, che le sue procedure siano in armonia con la coscienza,  che si rivolgano alla democrazia, e che una parte venga fatta, quindi, nel governo, sia affidato a chierici inferiori ed anche ai laici., che l’autorità sia decentrata. – Riforme delle Congregazioni Generali, in particolare quelle del Sant’Uffizio e dell’Indice. – Che il potere ecclesiastico modifichi la sua condotta in campo sociale e politico, e che assuma un ruolo più attivo nelle organizzazioni politiche e sociali, si adegui comunque ad esse, per penetrarne lo spirito. – In morale, fanno proprio il principio dell’americanismo per cui le virtù attive devono essere anteposte a quelle passive nella stima che se ne fa, come nella pratica. – Al clero viene chiesto di ritornare all’antica umiltà e povertà e, per quanto riguarda i suoi ideali e la sua azione, di regolarli  sui loro principi. – Ci sono alcuni che, facendo eco ai loro maestrii protestanti, desiderano la soppressione del celibato ecclesiastico. – Resta dunque da capire su che cosa, ed in applicazione dei loro loro principi, non chiedono riforrne! Non c’è una di queste riforme che non sia stata proposta negli organi della “Democrazia cristiana“. Quanti articoli sono stati pubblicati per chiedere la riforma dell’insegnamento nei seminari? la riorganizzazione dei catechismi e lo “snellimento” delle devozioni, la democratizzazione del governo ecclesiastico, la riforma delle Congregazioni romane, specialmente quelle del Sant’Uffizio e dell’Indice che temono particolarmente, la sottomissione della Chiesa alle leggi arbitrarie ed ingiuste dello stato, l’americanizzazione del clero, ecc. ecc. La conformità di pensiero, di linguaggio e di volontà su tutti questi punti, tra democratici e modernisti, è così ben documentata, che recentemente M. Bazire, in un articolo divulgativo su l’Univers delle sue precedenti relazioni, ha scritto su questo giornale: « È stata la disgrazia dei Cattolici con buone intenzioni di lasciarsene imporre da una scuola di intellettuali siffatti, e di associare le loro rivendicazioni alle più rischiose affermazioni dottrinali. Cosa aveva in comune la teoria dell’immmenza e la riforma del contratto di lavoro, il giusto salario e l’autenticità di un tale libro mosaico » – E ancora: « Le grandi parole della scienza, della democrazia, del progresso, di cui i principali giirnali fanno uno strano abuso senza comprenderne il senso, il significato né la portata di queste parole di cui i Cattolici confusionari si servono di accompagnamento alla conciliazione della Chiesa con il secolo ed in questo vasto insieme, la riforma sociale cristiana appariva solo come una parte di questo movimento di idee che abbiamo chiamato riformismo cattolico. » Per condividere queste idee e questi valori che, ovviamente, dovevano ripugnare al clero avente lo spirito del proprio stato, i dirigenti del partito si sono imperturbabilmente posti come portavoce della Santa Sede. – Nel 1894, la “Democrazia cristiana” pubblicò, in un primo tempo e poi in forma di pamphlet, una serie di articoli che rispondevano alla domanda: “Da che parte stanno gli incoraggiamenti del Papa?” È il titolo del lavoro svolto per riconciliare la fiducia del clero con lo stato maggiore della Democrazia cristiana. « Non abbiamo avuto che un solo obiettivo – ha detto in conclusione – dimostrare che il Papa ha simpatie e preferenze per i capi, per le dottrine e per le opere di quella scuola che oggi possiamo chiamare la SCUOLA PONTIFICIA ». Chi non sarebbe stato persuaso da una tale assicurazione, tra coloro che non potevano esaminare la cosa da se stessi?

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (70): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA ? (2)