SALMI BIBLICI: “VERBA MEA AURIBUS”(V)

Salmo 5: “VERBA MEA AURIBUS”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE.

1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

SALMO V

[1] In finem, pro ea quae hæreditatem consequitur. Psalmus David.

 [2] Verba mea auribus

percipe, Domine; intellige clamorem meum.

[3] Intende voci orationis meæ, rex meus et Deus meus.

[4] Quoniam ad te orabo, Domine, mane exaudies vocem meam.

[5] Mane astabo tibi, et videbo quoniam non Deus volens iniquitatem tu es.

[6] Neque habitabit juxta te malignus, neque permanebunt injusti ante oculos tuos.

[7] Odisti omnes qui operantur iniquitatem; perdes omnes qui loquuntur mendacium. Virum sanguinum et dolosum abominabitur Dominus.

[8] Ego autem in multitudine misericordiæ tuæ introibo in domum tuam; adorabo ad templum sanctum tuum in timore tuo.

[9] Domine, deduc me in justitia tua: propter inimicos meos dirige in conspectu tuo viam meam.

[10] Quoniam non est in ore eorum veritas; cor eorum vanum est.

[11] Sepulchrum patens est guttur eorum; linguis suis dolose agebant, judica illos, Deus. Decidant a cogitationibus suis; secundum multitudinem impietatum eorum expelle eos, quoniam irritaverunt te, Domine.

[12] Et lætentur omnes qui sperant in te; in aeternum exsultabunt, et habitabis in eis. Et gloriabuntur in te omnes qui diligunt nomen tuum,

[13] quoniam tu benedices justo. Domine, ut scuto bonae voluntatis tuae coronasti nos.

SALMO V.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI. Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

Salmo composto in persona della Chiesa, che in ogni giorno nei suoi membri consegue l’eredità della salute eterna, e che tutta conseguirà alla fine del mondo.

Per la fine: per colei che ottiene l’eredità.

1. Dà udienza, o Signore, alle mie parole, poni mente alle mie grida.

2. Piegati al suono della mia orazione, mio re e mio Dio.

3. Dappoiché a te indirizzerò le mie preghiere: al mattino, o Signore, tu esaudirai la mia voce.

4. Al mattino porrommi dinanzi a te, e ti vedrò; perocché tu non sei un Dio, che ami l’iniquità.

5. Ne starà presso a te il maligno, né gl’ingiusti potran durarla dinanzi agli occhi tuoi.

6. Tu hai in odio tutti coloro che operano l’iniquità; tu disperderai tutti coloro che parlano menzogna.

L’uomo sanguinario e fraudolento sarà in abbominio al Signore.

7. lo però, nella moltitudine di tua misericordia, entrerò nella tua casa; mi incurverò verso il tuo santo tempio nel tuo timore.

8. Signore, conducimi nella tua giustizia: per riguardo ai miei nemici, fa’ tu diritta dinanzi a te la mia via.

9. Imperocché nella loro bocca non è verità: pravo egli è il lor cuore.

10. Un aperto sepolcro ell’é la loro gola; con le loro lingue tessevano inganni: fa’ tu o Dio, giudizio di essi. Sien delusi nei loro disegni; dispergili come si meritano le molte loro empietà, dappoiché ti hanno essi irritato, o Signore.

11. E si rallegrino tutti coloro i quali in te confidano; giubileranno in eterno e tu abiterai in essi. E in te si glorieranno tutti coloro che amano il tuo nome,

12. perché tu benedirai il giusto. Tu, Signore, della tua buona volontà, quasi di scudo, ci hai d’ogni intorno coperti.

Sommario analitico

Questo salmo si divide in due parti: nella prima, Davide ci fa conoscere i motivi che gli danno la speranza di ottenere da Dio la liberazione dalle sue pene e di poterLo adorare nel suo tempio. – Nella seconda, egli chiede a Dio di far sparire gli ostacoli che i soi nemici seminano lungo il suo cammino, affinché egli possa ricongiungersi a Dio, suo liberatore.

I PARTE.

I- Davide espone a Dio i quattro motivi che lo rendono degno di essere esaudito.

1) La qualità della sua preghiera. Egli domanda a Dio nella sua totalità: a) le sue orecchie, per ascoltarlo; b) la sua intelligenza perché lo comprenda; c) la sua volontà e la sua onnipotenza perché esaudisca la sua preghiera (1, 2). –

2) Il tempo in cui la fa è il mattino (3); –

3) Le disposizioni interiori di colui che la fa, l’odio dell’iniquità. Egli vedrà che Dio: a) detesta il cuore degli empi; b) non può soffrirne la presenza; c) ne distoglie gli occhi con orrore (4,7).

4) Il luogo più favorevole alla preghiera, il tempio; – le virtù necessarie a colui che entra nel tempio sono: (a) la speranze nella misericordia di Dio, (b) l’umiltà nell’adorazione, (c) il timore di Dio (8).

II PARTE.

II – Davide espone l’oggetto della sua preghiera e ne predice il successo.

1) Egli chiede a Dio di guidarlo e di dargli una direzione certa a causa della malvagità dei suoi nemici che sono: a) mendaci nei loro discorsi; .b) vani nei loro cuori e nei loro affetti (10), c) corrotti nelle loro parole ed ingannatori nel loro linguaggio (11), .d) empi nelle loro opere (12).

2) Egli predice l’abbattimento dei suoi nemici: a) essi saranno giudicati e condannati; .b) … saranno delusi nelle loro attese; c) … saranno rigettati; .d) … avranno sempre Dio per nemico (12).

3) Dopo essere scampato al pericolo, predice la sua felicità, quella dei suoi amici e dei Santi, dei quali erano figura. – a) essi si riuniranno in Dio; b) questa gioia si manifesterà fin sui corpi e la causa è che Dio abiterà in essi (13), in questa vita con la grazia, nell’altra con la sua gloria; .c) essi si glorificheranno in Dio a causa di tutti i beni di cui Dio ricolma il giusto (14); d) essi saranno benedetti e protetti in modo speciale (15).

Spiegazioni e Considerazioni

I . 1- 8.

ff. 1, 2.Tre condizioni sono necessarie per ottenere ciò che si domanda a qualcuno: 1) Che intenda il suono della voce: « prestate ascolto, etc. » 2) che comprenda il senso delle parole che gli vengono indirizzate: « comprendete le mie grida »; .3) che egli faccia attenzione: « siate attento, etc. ». – Dio intende, comprende sempre, non è mai distratto, ma si dice che: 1) Egli non ascolta il suono della voce quando colui che lo prega è talmente distratto che non sa più egli stesso cosa dica; 2) che Egli non intende il senso delle parole, quando colui che prega domanda delle cose che non gli siano di vantaggio; .3) che Egli non faccia attenzione alla preghiera di colui che per la sua cattiva vita si renda indegno di essere ascoltato. (Duguet.). – « Comprendete le mie grida ». Queste grida non sono l’elevazione della voce, ma il sentimento, gli slanci del cuore. È così che Dio dice a Mosè che Lo pregava in silenzio: « perché hai gridate verso me? » (Exod. XIV, 15), perché la preghiera di Mosè era ispirata da un ardente amore per il suo popolo (S. Chrys.). – Può dire con certezza: Mio re e Mio Dio, solo colui nel quale non regna peccato. « Voi siete il mio Dio, perché il mio Dio non è il mio ventre, non è l’oro ad essere il mio Dio, non è l’impurità ad essere il mio Dio » (S. Gir.).

ff. 3, 4. – « Perché siete voi che io pregherò, Signore ». Ecco le ragioni che rendono la preghiera indegna di essere esaudita. – Ci sono molti che sembrano pregare Dio, ma lo fanno unicamente per essere visti dagli uomini e per motivi di interesse personale. Non è affatto così che prega la Chiesa; Essa si indirizza a Dio solo, lasciando da parte ogni considerazione umana (S. Chrys.). « Voi chiedete e non ottenete – dice S. Giacomo – perché chiedete male, non cercando che di soddisfare le vostre passioni » (S. Giac. IV, 3). – Il salmista comincia con il chiedere umilmente udienza a Dio. Là è l’inizio e la preparazione della sua preghiera. Cosa può temere in effetti colui che sollecita mediante la preghiera? Tre cose essenzialmente: che egli non sia ascoltato, che non sia compreso, che non sia gradito. È proprio vero, l’uomo deve tremare di terrore davanti a questo triplice ostacolo. Sembra molto giusto che egli non sia inteso né compreso, né gradito. Ora, l’anima è ascoltata, quando il nostro niente sparisce, grazie al nostro identificarci nel Figlio di Dio fatto uomo; l’anima è compresa, perché sebbene ridotti alla nostra debolezza ed alla nostra ignoranza, diventiamo nelle nostre preghiere assolutamente incomprensibili, e domandiamo un aiuto per i nostri interessi, lo Spirito Santo, con una meraviglia tutta divina, prega in noi e per noi; infine la nostra anima è gradita perché è in Gesù-Cristo che noi abbiamo accesso presso il Padre, ed è coperti dai suoi meriti, rivestiti dei suoi splendori, lavati nel suo sangue, trasfigurati nella sua santità e nella sua gloria, che noi ci presentiamo alla divina Maestà (Doublet, Psaumes, etc., III, 237, 242.). – Il mattino è il tempo più propizio per la preghiera e la meditazione; lo spirito è maggiormente raccolto. Dare a Dio il primo pensiero, la prima parola e la prima azione.- Non bisogna dedicarsi mai alle proprie occupazioni ordinarie se non dopo aver reso i propri doveri a Dio. « Bisogna anticipare il levar del sole per benedirvi ed adorarvi prima che il giorno si levi ».(Sap. XVI, 28). –  « Se ricorrete a Dio fin dal mattino ed implorate l’Onnipotente, Egli sarà pronto ad esaudirvi e ristabilirà la dimora della vostra giustizia » (Giob. VIII, 5, 6). – Voi non soffrite perché uno dei vostri inferiori presenti i suoi omaggi prima di voi al sovrano. Ma nel mentre che il sole adora già da tempo il suo Creatore, voi ancora dormite: così cedete il primo posto alla creatura e non prevenite questa natura creata per voi, e non rendete a Dio le vostre azioni di grazie (S. Chrys.). – Il mattino è un’ora mirabilmente propizia per la preghiera. L’universo fatto per l’uomo, deve, attraverso l’uomo, offrire i suoi omaggi al Creatore. Ora all’alba del giorno, tutta la natura si risveglia, tutti gli esseri scuotono il loro torpore e rinascono alla luce, alla vita, all’amore. L’uomo deve precederli tutti e cominciare la preghiera universale che consacra a Dio un giorno nuovo (Doublet.). – « Al mattino Io mi porrò davanti a voi ». Cosa significa: « Io mi porrò » se non « Io non resterò adagiato »? Ora, che cos’è questo essere adagiato, se non riposarsi a terra, o cercare la felicità nelle voluttà terrene? « Io mi tenderò e verrò ». Non bisogna dunque attaccarci alle cose della terra se vogliamo vedere Dio, che può contemplare solo un cuore puro (S. Agost.). – « Io mi tenderò davanti a voi, etc., » non cambiando luogo, ma con le mie opere. È il solo mezzo per avvicinarci a Dio. Non è in effetti che mediante le opere che ci si avvicina o ci si allontana da Dio, perché Egli riempie tutti i luoghi della sua presenza. – Si vedono qui tutti i caratteri di una santa preghiera del mattino: presentarsi davanti a Dio, prevedere nella sua presenza tutte le azioni della giornata, considerare l’opposizione del peccato alla santità di Dio, l’odio di Dio per il peccato, il suo amore per la giustizia, l’obbligo che abbiamo di entrare noi stessi in questi sentimenti. Meditiamo ogni parola di questo divino Salmo: « dal mattino Io mi tenderò » è l’attitudine dell’energia, è il segno di una volontà ferma e vigorosa. La preghiera richiede energia, reclama il coraggio … « Io mi porrò davanti a voi ». Davanti a chi ci tponiamo nella preghiera? Chi è davanti allo sguardo della nostra anima? A chi doniamo l’ingresso del nostro cuore? … possiamo noi dire a Dio, come il salmista: « davanti a voi io mi porrò »?

ff. 5, 6, 7. – L’anima in preghiera si trova di fronte sempre tre oggetti di contemplazione. Il primo è Dio stesso. E cosa considera in questo Dio che essa contempla? In primo luogo si tratta di un Dio nemico dell’iniquità. Dio, che è la santità per essenza, vuole la santità in tutti i suoi figli. Egli la vuole con volontà eterna ed infinita. Il terzo oggetto è la moltitudine delle misericordie di Dio. Esse sono effettivamente « moltitudine », ne sono avvolto, come sprofondato in un oceano senza fondo e senza argini. Tutto in me è misericordia, ed io non sono che una mescolanza dei doni di Dio (Doublet, Psaumes, etc. III, 245, 247.). Davide si alza al mattino e inizia a contemplare la santità di Dio: « Al mattino io mi presenterò davanti a voi, e vedrò che voi siete un Dio che non vuole l’iniquità », che non potete certo volerla Voi che siete sempre santo, e le cui opere sono inseparabili dalla santità. Restiamo con David in silenzio davanti all’augustissima santità di Dio. Ci si perde nel contemplarla, perché non la si può comprendere non più della purezza con la quale è necessario approcciarsi (Bossuet, Médit. sur l’Ev., II parte, LXVI jour). Separiamoci dai peccatori e da ogni iniquità, contemplando la santità del nostro Padre celeste: perché è così che David, dopo aver visto e contemplato dal mattino che Dio è santo e non vuole l’iniquità, cioè non la vuole mai, sotto qualunque forma si possa presentare, aggiunge subito dopo: « E il malvagio non abiterà più presso di voi; e gli ingiusti, i peccatori non sussisteranno più davanti ad i vostri occhi ». Ancora un colpo, separiamoci dai peccatori: separiamocene per una strada opposta alla loro, ma ancora e finché si possa, ritirandoci dalla loro odiosa e dannosa compagnia per timor di essere corrotti dai loro discorsi e dai loro esempi, e di respirare un’aria infetta (Bossuet, Medit. sur l’Ev. 2° P. LXVI jour.): opposizione infinita ed irreconciliabile tra la malizia del peccato e la bontà di Dio, tra la giustizia sovrana e l’iniquità: « i vostri occhi sono troppo puri per poter contemplare il male, Voi non potete contemplare l’iniquità » (Habacuc, I, 13). – La santità è in Dio di una incompatibilità essenziale con ogni peccato, con ogni difetto, ogni imperfezione di sentimento e di volontà. L’ingiustizia, l’iniquità, il peccato non possono essere in Lui. – Egli è incompatibile con i peccatori e li rigetta davanti a Lui con tutta la sua santità e la sua essenza. « Il mattino » è il tempo in cui i pensieri sono più nitidi, e nel quale si devono offrire a Dio le primizie, « Signore, dice il salmista, io mi presenterò davanti a Voi, vedrò chiaramente nella vostra luce che Voi siete un Dio che non volete l’iniquità »: il maligno non abita presso di Voi e gli ingiusti non sussistono davanti ai vostri occhi » (Bossuet, Elev. I S. XI. Elev.). – Noi vediamo qui che ogni specie di malvagità sono state oggetto di odio per il Signore. – Tutti questi peccatori sono odiati da Dio. – L’odio di Dio non è altro che quello del peccatore per la verità (S. Agost.). – Nondimeno c’è un carattere particolare di avversione per ciascuno; gli uomini maliziosi non dimoreranno presso di Lui; gli uomini ingiusti non sussisteranno alla sua presenza; coloro che commettono iniquità saranno a Lui odiosi; i mentitori saranno distrutti dalla sua potenza; gli uomini sanguinari e fraudolenti saranno in abominio ai suoi occhi. – L’insegnamento è dato a coloro che vogliono avvicinarsi a Dio: essi devono rendersi innanzitutto simili a Lui, perché solo a questo titolo possono approcciarsi a Lui (S. Chrys.). – Dio odia tutti quelli che commettono l’iniquità, chiunque essi siano. Non è la dignità, ma la virtù che Dio considera quando vuole scegliere i suoi amici (S. Chrys.). Quelli che proferiscono menzogne sono qui coloro che vivono nel crimine, coloro che perseguono cose vane e menzognere, che il Re-Profeta ha costume di designare sotto il nome di menzogne (S. Chrys.). – Il mondo è pieno di uomini furbastri nei confronti ai loro simili, ma sono ancor più coloro che lo sono nei riguardi di Dio e di se stessi. (Dug.).

ff. 8. – Frutti della preghiera e della contemplazione. Quantunque si possa essere giusti, non è se non nella fiducia nell’abbondanza della misericordia di Dio, che si possa osare entrare nella sua casa. Tre condizioni sono necessarie a colui che entra nel tempio del Signore: la fiducia nella sua misericordia, l’umiltà « io adorerò, etc. », ed un timore rispettoso. – Non si entri mai nella casa di Dio se non con un profondo sentimento del luogo in cui ci si trova. « Che questo luogo sia terribile; è la casa di Dio la porta del cielo! » (Gen., XXVIII, 17). – « Io entrerò nella vostra casa », come una pietra in un edificio, dice S. Agostino, perché è la casa di Dio, il tempio di Dio, del quale è detto: « il tempio di Dio è santo, e il tempio, siete voi » (I Cor, III, 17).

II. 9-15

ff. 9. – Oggetto della preghiera del vero Cristiano, non sono le cose di questa vita, né i beni fragili, deperibili ed inutili, ma il soccorso dall’Alto, il soccorso necessario soprattutto a quelli che entrano nella via di giustizia (S. Chrys.). – La vita presente è come un cammino in cui Dio ci conduce con la mano poiché ci sono dei sentieri che si allontanano dalla strada. – « Chiedete dunque a Dio di dirigere la vostra via e che tutti i vostri consigli dimorino in Lui » (Tob. IV, 21). Il cammino della giustizia di Dio, è l’unica regola che dobbiamo seguire; la giustizia degli uomini, si rivela o falsa o difettosa. – « Rendete la mia via retta davanti ai vostri occhi », cioè là dove non possono vedere gli uomini, alla lode o al biasimo dei quali non bisogna affatto credere. Gli uomini non possono in effetti giudicare della coscienza altrui, ed è nella coscienza che si trova il cammino che conduce a Dio. Non bisogna dar fede ai loro giudizi, « … perché la virtù non è nella loro bocca ». Ecco perché bisogna rifugiarsi nella propria coscienza e sotto gli sguardi di Dio (S. Agost.). Se la nostra strada è diritta davanti a Dio, noi non devieremo; e se la via di Dio è diritta davanti a noi, entreremo e marceremo con fervore (Theodoret.). tutti coloro che vogliono allontanarci dalla via di Dio sono invero i nostri nemici, fossero anche nostri migliori amici.

ff. 10. – Due sono i principali caratteri dell’uomo malvagio: la corruzione del cuore e l’arte di mettere in atto la frode e la menzogna per nuocere agli altri. – Il mondo è il nostro nemico più grande, non solo quando ci inganna con i suoi errori, ma anche quando ci lusinga con le sue carezze, e quando vuol farci credere che un piacere passeggero sia preferibile alle gioie eterne, o i mali con i quali ci minaccia siano da temere più di tutti i supplizi dell’inferno (Duguet.).Guai a coloro che hanno due cuori, l’uno per Dio, e l’altro per le vanità, e ancora più « guai » a coloro che nel cuore, pieno di vanità, non lasciano spazio a Dio. – La verità non è sulle labbra di coloro il cui cuore è posseduto dalla vanità; la lingua segue gli impulsi del cuore e parla con l’abbondanza del cuore.

ff. 11. – L’odore che emana da un’anima corrotta e la cui bocca si apre ai discorsi osceni od empi, è più funesto delle esalazioni di un sepolcro aperto (S. Chrys.). – Questi corruttori sono chiamati « sepolcri aperti », perché sono morti in se stessi, in un certo senso, in quanto non hanno la vita della verità, ed accolgono in sé altri morti, vale a dire coloro che si rendono loro simili, dopo essere stati uccisi con la menzogna e con la vanità del cuore. I malvagi possiedono necessariamente delle lingue malefiche ed ingannatrici. « Come potreste dire cose buone – dice Nostro-Signore – voi che siete cattivi? » (S. Matteo XII, 34).

ff.12. – Uno dei caratteri essenziali di un’anima veramente saggia, è quello di non cercare vendette delle proprie ingiurie e di mostrarsi piena di zelo per gli oltraggi diretti contro Dio (S. Chrys.). – Vanità dei progetti degli uomini che vengono prima o poi confusi. – Dio solo e la sua verità sono stabili in eterno! – Giusta reciprocità: gli empi e i malvagi rigettano Dio, e Dio li rigetta a sua volta. – La moltitudine dei loro crimini è la misura di questo allontanamento da Dio, la causa della collera di Dio (Duguet).

ff. 13. – La vera gioia si coniuga sempre alla speranza, o piuttosto ne è il frutto. Essa non è che per i giusti che hanno Dio in fondo al loro cuore (Dug.): il mondo non la conosce e non può conoscerla. Le gioie del mondo sono false, non hanno stabilità più che le acque correnti dei fiumi, le quali defluiscono nel momento stesso in cui passano sotto i nostri occhi. Ma la gioia della quale è Dio l’Autore, è durevole, ha radici profonde, riempie i desideri del nostro cuore, è invariabile, al riparo da tutte le vicissitudini terrene, e le difficoltà o gli ostacoli stessi conferiscono un nuovo grado di perfezione (S.Chrys.). La causa di questa gioia è che « voi abiterete in essa », in opposizione a quanto il profeta ha detto degli uomini ingiusti che non sussisteranno davanti a Dio. L’eterna beatitudine dei giusti sarà dunque quella di divenire il tempio di Dio, e Dio, divenuto loro ospite, sarà Egli stesso la loro gioia. Quattro sono i caratteri della gioia dei giusti: la certezza, l’eternità, la sicurezza « voi abiterete, etc. », la pienezza. « Tutti coloro che amano si glorificheranno, etc.», perché non ci si glorifica se non di ciò che si possiede pienamente, e perché la materia stessa di questa gioia racchiude bene la pienezza. – Come la vera gioia, la vera gloria non si trova che in Dio; il mondo conosce la vera gloria ancor meno che la vera gioia. – La benedizione di Dio è fonte di tutti i beni, in cielo e sulla terra. – Questa benedizione è l’essere glorificato in Dio ed abitato interiormente da Dio. Tale è la santificazione accordata ai giusti. Quale male può fare il disprezzo degli uomini e della terra intera a colui che è giudicato degno di applausi, di benedizioni e di elogi da parte del Maestro degli Angeli?

ff. 15. Cosa può temere chi è protetto da questo scudo a prova di tutto, da questa armatura incomparabile della benevolenza divina? « Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? » (Rom. VIII, 31). – « Voi coronerete il giusto ». Questa corona è intrecciata dalla misericordia. « È Egli che vi corona di grazia e di misericordia » (Salmo CII, 4). – Questa corona è pure preparata dalla giustizia, e come dice San Paolo: « Non resta che attendere la corona di giustizia che mi è riservata ». (II Tim. IV, 8). È ancora questa, una corona di grazie (Prov. IV, 8). È pure una corona di gloria: « In quel giorno, il Signore degli eserciti sarà una corona di speranza e di gloria per il suo popolo ». (Isaia, XVIII, 5). È infine una corona incorruttibile: « Gli atleti non hanno in vista che una corona corruttibile, mentre noi ne attendiamo una incorruttibile » (I Cor. IX, 25) (S. Chrys.). Davide ci rappresenta un Dio coronante il giusto con la corona della sua benevolenza, perché coloro che Egli protegge qui in basso con la sua grazia onnipotente, li corona eternamente nei cieli (S. Greg., in Giobbe XXXII).

SALMI BIBLICI: “CUM INVOCARENT” (IV)

Salmo 4: “CUM INVOCAREM”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati, da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo IV

[1] In finem, in carminibus. Psalmus David.

[2] Cum invocarem

exaudivit me Deus justitiae meae, in tribulatione dilatasti mihi. Miserere mei, et exaudi orationem meam.

[3] Filii hominum, usquequo gravi corde? Ut quid diligitis vanitatem, et quaeritis mendacium?

[4] Et scitote quoniam mirificavit Dominus sanctum suum; Dominus exaudiet me cum clamavero ad eum.

[5] Irascimini, et nolite peccare; quae dicitis in cordibus vestris, in cubilibus vestris compungimini.

[6] Sacrificate sacrificium justitiae, et sperate in Domino. Multi dicunt: Quis ostendit nobis bona?

[7] Signatum est super nos lumen vultus tui, Domine: dedisti laetitiam in corde meo.

[8] A fructu frumenti, vini, et olei sui, multiplicati sunt.

[9] In pace in idipsum dormiam, et requiescam;

[10] quoniam tu, Domine, singulariter in spe constituisti me.

SALMO IV

Davide esorta, coll’esempio di sé, i peccatori a declinare dal male, e darsi al bene, ed a porre in Dio la fiducia.

[Vecchio Testamento – Secondo la Volgata

Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI, Arciv. di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

Per la fine: Salmo e cantico di David.

1. Allorché io lo invocai, esaudimmi il Dio di mia giustizia: tu nella tribolazione mi apristi strada spaziosa.

2. Abbi pietà di me ed esaudisci la mia preghiera.

3. Figliuoli degli uomini, e fino a quando avrete stupido il cuore e perché amate voi la vanità, e andate dietro alla menzogna?

4. Or ponete mente come il Signore ha renduto mirabile il suo santo; il Signore mi esaudirà, quando io alzerò verso di lui la mia voce

5. Adiratevi, ma guardatevi dal peccare; pentitevi, nei vostri letti, delle cose che andate dicendo nei vostri cuori.

6. Sacrificate sacrifizio di giustizia, e confidate nel Signore: molti dicono: Chi farà a noi vedere il bene?

7. La luce della tua faccia è impressa sopra di noi; tu nel cuor mio infondesti letizia.

8. Per la copia del loro frumento, del vino e dell’olio si sono moltiplicati.

9. In pace insieme io dormirò e mi riposerò;

10. Perocché tu solo, o Signore, mi hai fondato nella speranza.

Sommario analitico

In questo salmo Davide si trova nel deserto di Maon assediato dal re Saul, al quale non pensava di poter sfuggire:

I- Proclama il soccorso che egli ha ricevuto e che riceverà a causa della sua innocenza:

1) nella sua afflizione presente, a) Dio ha esaudito le sue preghiere; b) lo ha liberato dalle angosce della tribolazione (1);

2) nelle tribolazioni future Dio presterà l’orecchio alle sue preghiere (2).

II – Egli esorta i suoi nemici alla virtù, cioè:

1) a levare il loro cuore a Dio, a) a non attaccarlo ai beni temporali e menzogneri (3);

2) applicando la propria intelligenza a conoscere: a) che Dio se l’è consacrata in modo particolare, b) che Dio esaudirà la sua preghiera (4);

3) distogliendo l’appetito sensoriale dei peccati verso cui si è portati per l’inclinazione naturale: a) l’appetito irascibile, per cui non si lascino travolgere in una collera colpevole; b) l’appetito della concupiscenza, che generi un vivo dolore dei peccati commessi (5);

4) consacrando a Dio le loro opere: a) che sacrifichino a Dio il sacrificio di giustizia, b)che sperino che tutti i beni verranno di conseguenza (10).

III- poiché questa promessa che Dio gli aveva fatto non aveva ancora avuto effetto, i suoi nemici non cessano di importunarlo dicendogli: “chi ci darà questi beni?” Davide risponde a questa obiezione:

1) che egli ha riconosciuto dei segni certi della protezione di Dio su di lui e sui suoi;

2) che Dio ha sparso la gioia nei suoi cuori come un pegno di beni futuri (7);

3) che i beni elargiti ai suoi nemici sono puramente esteriori e temporali (8);

4) che i beni che gli sono stati promessi saranno per lui una fonte di riposo e di pace (9);

5) che in mezzo a questi pericoli, questa speranza in Dio spanderà sulla sua anima la più grande sicurezza (10).

Spiegazioni e Considerazioni

I — 1, 2.

ff. 1. Dio esaudisce le nostre preghiere prima che esse siano terminate. Il Re-Profeta non dice: « quando io L’ho invocato », ma: « quando io Lo invocavo, Egli mi ha esaudito ». È la promessa che Dio stesso ha fatto per mezzo del Profeta Isaia a colui che Lo invoca: « … mentre voi ancora parlate, io dirò: eccomi! » (Isaia LVIII, 9). – Ciò che dà alla preghiera questa potenza di persuasione sul cuore di Dio, non è la moltitudine di parole, ma una coscienza pura e la pratica delle buone opere (S. Chris.). – Davide è ascoltato da Dio, non perché fosse un Re, ma perché era giusto. – Tre condizioni della preghiera sono: il fervore dello spirito, la purezza dell’anima, l’umiltà del cuore. – Con quale slancio mi trasportano verso di voi questi salmi, e di quale fiamma essi mi consumano per voi. Ed io bruciavo nel cantarli a tutta la terra, se fosse possibile, per annientare l’orgoglio del genere umano. E non si cantano essi per tutta la terra? E chi può sottrarsi al loro calore? … « … io avrei voluto che essi si fossero trovati là (i manichei), presso di me e mi avessero ascoltato a mia insaputa, osservando la mia faccia e la mia voce, quando leggevo il salmo IV e l’effetto che questo salmo faceva su di me: … quando vi invocavo, mi avete esaudito; Dio della mia giustizia, etc. » (S. Agus. Confes. IX, 4). – La gioia del cuore sparsa dallo Spirito-Santo, sussiste in mezzo ai mali che ci circondano esternamente. Non c’è alcuno che alla scuola di Gesù-Cristo non possa apprendere a gioire in mezzo alle sofferenze. – È una grazia maggiore da parte di Dio il farci soffrire con gioia allargando il nostro cuore, cioè aumentando il nostro amore, piuttosto che liberarci dalla tribolazione e dalla sofferenza (S. Chrys.) – Dio dilata il cuore nella tribolazione in varie maniere: separando con la mortificazione il cuore dei giusti dai legami delle passioni e delle cose terrestri, forzandoli a correre nella via dei Comandamenti, con la pazienza, la carità con la gioia spirituale. – Perché il profeta, avendo dapprima parlato in terza persona, si indirizza ora direttamente a Dio? È per mostrarci apparentemente – dice San Agostino – che il cuore non si allarga se non quando Dio si rende presente.

ff. 2. – Se è stato esaudito e dilatato, perché pregare di nuovo, si domanda Sant’Agostino? Per veder compiere in quanto ha creduto ciò che la grazia di Dio ha cominciato. Egli invoca il ricordo della sua giustizia e fa appello alla sua misericordia. Qualunque sia grande la moltitudine di buone opere, non è che per effetto della sua bontà e della sua misericordia che Dio ci esaudisce. Fossimo anche giunti alla sommità delle virtù più alte, è sempre la sua misericordia che ci salva. (S. Chrys.). – « Abbiate pietà di me, perché sono infermo; le nostre infermità spirituali sono un titolo per essere accolti favorevolmente da questo sovrano medico delle nostre anime ». – « Non sono coloro che sono sani che hanno bisogno del medico, ma coloro che sono malati » (Luca V, 31).

II — 3.

ff. 3. Nulla appesantisce il cuore come il peccato, l’abitudine al peccato, il piacere dei sensi, i desideri criminali, l’inclinazione troppo viva ai piaceri della vita, e l’attaccamento eccessivo ai beni della terra. Non ci si ingannerebbe chiamando questo cuore un cuore di fango, ed il Re-Profeta faceva vedere che la causa di ogni male, è il cuore che dovrebbe espletare l’ufficio di cocchiere, ma non solo non riesce a frenare il destriero che è incaricato di condurre, ma si lascia traportare da lui nell’abisso. Stava a lui dare ali alla carne, mantenerla nelle regioni più alte, elevarla fino al cielo, ed egli cade invece con essa sotto i piedi schiaccianti del vizio. (S.Chrys.). Il corpo che si corrompe appesantisce l’anima, e questa abitazione terrestre abbatte lo spirito che vuole elevarsi ai più alti pensieri (Sap. IX, 15). « State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso » (Luca XXI, 34). – Si chiama vano ciò che è vuoto, che ha il nome delle cose senza averne la realtà. Così gli uomini del mondo hanno il nome delle ricchezze, il nome della gloria, il nome della potenza, ma non hanno la realtà, non ne possiedono che il nome. Chi dunque sarebbe così insensato da ricercare nomi vuoti di senso e di cose? (S. Chrys.). Fascino, incanto del mondo che seduce ed indebolisce gli stessi che sono convinti che questi beni non siano che menzogne. – Perché cercare la felicità in cose così miserabili? La felicità non è data che dalla sola Verità, dalla quale tutto ciò che viene è vero? Perché desiderare di possedere in modo durevole delle cose che passano come l’ombra? (S. Agost.).

III. 4 — 10

ff. 4. – Per condurre gli uomini alla conoscenza di Dio, Davide sceglie una delle prove più evidenti, un fatto manifesto, e si propone egli stesso come esempio. Io sono – egli dice – il servo del vero Dio, venite dunque ad apprendere da me qual è la sua potenza, la sua forza, la sua provvidenza. – Dio ha elevato Gesù-Cristo, che è il suo Santo, ad una gloria mirabile, mediante l’unione ipostatica e, dopo l’umiliazione della croce, con il prodigio della sua Resurrezione, dell’Ascensione trionfante nel più alto dei cieli. – Pegno e soggetto di speranza per tutti i suoi membri che sperano, con la propria umiliazione, di seguirlo nella stessa gloria. Dio rende i suoi Santi ammirevoli e li eleva ad un ordine che tutti i grandi umani non possono eguagliare. I Santi sono mirabili, nella scelta che Dio ne fa per sua grazia, nella protezione onnipotente che accorda loro, nei sentimenti che ispira loro, nelle grandi imprese che affida loro, nei progressi continui che essi fanno nel suo amore, nella fine gloriosa che corona i loro lavori. – il Signore mi esaudirà quando griderò verso di Lui: « e questo non una sola volta, ma due, tre volte, e tutte le volte che noi Lo invochiamo rinnova il suo prodigio » (S. Chrys.).

ff. 5. – Il Re-Profeta non impedisce assolutamente la collera, essa ha la sua utilità; non vieta l’indignazione, essa può servire per reprimere l’ingiustizia o per stimolare la negligenza. La collera proibita, è la collera ingiusta, l’indignazione che non ha motivo di essere. – Raramente essa è esente da peccato, spesso si copre col nome di zelo, quando è la passione che la ispira.- La collera senza peccato è quella rivolta contro se stessi. – « Mettetevi in collera e non peccate, dice S. Paolo; che il sole non tramonti sulla vostra collera. » (Efes. IV, 26). –  È necessità per i fedeli di esaminare la loro coscienza prima di riposare. Due vantaggi ci sono – dice San Crisostomo – in questo esercizio che è stato quello di tutti i Santi: il primo è quello di rendere l’uomo più attento a se stesso, per il timore di ritrovarsi colpevole alla fine del giorno; il secondo è prevenire con esso il giudizio severo di Dio; perché, come dice l’Apostolo, « … se noi giudichiamo noi stessi, non saremo giudicati ». – Quando siete sul letto di riposo, nel silenzio profondo che regna intorno a voi e che nessuno può turbare, allorché nessun amico viene ad importunarvi, alcun servo ad irritarvi, e la moltitudine dei vostri affari vi lascia qualche istante libero di tregua, chiedete conto della vostra giornata per intero, dei pensieri colpevoli che avete avuto, dei desideri criminali che avete nutrito. Incaricate la vostra coscienza come giudice di questi cattivi pensieri, lacerateli, fateli a pezzi e fate subire alla vostra anima che li ha concepiti, il supplizio che essa merita (S. G. Crisostomo).

ff. 6. – Il Re-Profeta ha cominciato ad ispirarci un vivo rifiuto dei nostri peccati; poi ha represso fortemente l’inclinazione che abbiamo verso il male: egli ha costituito dentro di noi un tribunale incorruttibile, ci ha forzati a rendere conto della nostra vita, ed è così che ci ha condotto alla pratica della virtù, perché la fuga dal male non è sufficiente, ma occorre aggiungere il complemento delle buone opere. (S. Chrys.). Le buone opere, chiamate nella Scrittura: sacrifici, perché mediante esse si onore Dio. « Che essi vedano le vostre buone opere e che esse glorifichino vostro Padre che è nei cieli. » (S. Matteo V, 16). La giustizia di cui qui parla il Re-Profeta, non è una virtù particolare, ma è l’insieme di tutte le virtù. – Sacrificio che non richiede né denaro, né altare, né fuoco … Dio si contenta del cuore di colui che l’offre. – « Sperate nel Signore ». Che cosa si spera se non ciò che è buono? Ma siccome ciascuno vuol considerare a titolo di bene ciò che ama, e siccome è raro trovare degli uomini che amino i beni che appartengono all’uomo interiore, i soli che si devono amare, mentre si devono usare tutti gli altri per le necessità e non per il piacere, Davide aggiunge: « Molti dicono, etc. ». È il linguaggio degli atei, degli increduli, dei libertini, degli insensati e dei malvagi, che non credono né al governo della Provvidenza divina, né all’esistenza della vita futura, che dicono e ripetono: « … chi mai è tornato dalla tomba per dirci cosa c’è? – Dov’è la felicità? » Questo grido proviene da tutte le gole. Tutti la chiedono e la ricercano; quanto pochi la trovano! La maggior parte ignora chi possa darla; un gran numero si smarrisce nella via che vi conduce; e quelli che ne hanno qualche idea, spesso la comprendono male; essi vanno a cercarla fuori, e non la si trova invece se non dentro di sé.

ff. 7. – Così come ciò che è marchiato, inciso sulla fronte, appare agli occhi di tutti e non può sfuggire a nessuno, così è impossibile non vedere un viso splendente di luce e che sprigiona raggi da ogni parte, così è per la Provvidenza di Dio (S. Chrys.) … È la luce divina e non la sua ombra che è stampata sul volto dell’uomo, perché questo volto esprime la verità, la giustizia, la bontà, tre cose che sono il fondo dell’essenza di Dio, e la cui irradiazione costituisce l’eterno splendore della sua fisionomia. Non c’è che una Verità, ed essa brilla nei nostri sguardi; non c’è che una Giustizia, ed essa appare sulla nostra fronte; non c’è che una bontà ed essa ispira le nostre labbra; non c’è che una beltà, ed essa risplende dall’oriente all’occidente del nostro essere come un’aurora che si leva da lontano ed indora, svegliandosi, la sommità tranquilla dei monti che illumina (Lacord. IV Conf. Toul.). – « Il Signore ha impresso su di noi la luce del suo volto ». Espressione profonda ancorché bella, e che racchiude tutta la nostra grandezza; poiché cosa c’è di più grande e di glorioso per noi che questa ineffabile somiglianza, questo sigillo divino e questa augusta impronta della luce dell’Altissimo che riluce nelle nostre anime, ed il cui riflesso rtraspare in noi? Di modo tale che, come Dio non possa errare, il sentimento, fintanto che è retto, non può mai fallire, e l’uomo percepisce i suoi doveri con un solo sguardo della sua coscienza, come Dio abbraccia tutto con un solo sguardo della sua faccia eterna. (De Boulogne, Sur la Verité). – Dio imprime così nelle anime che si è scelto, la luce del suo volto ed il carattere della sua santità. – Questa luce è una impronta su di noi, vuol dire il Re-Profeta, come l’effige del Re sul suo denaro; poiché l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio (Gen. I, 20), somiglianza che egli ha distrutto con il peccato; il suo vero bene, il suo bene eterno, è dunque il ricevere di nuovo questa impronta con una seconda nascita. – « Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, ed a Dio ciò che è di Dio », diceva nostro Signore, (S. Matteo XXII, 21), cioè: Cesare reclama da voi l’impronta della sua immagine, e Dio ugualmente; e così come questa moneta deve essere resa a Cesare, così l’anima illuminata dalla luce del volto di Dio, deve essere resa a Dio (S. Agost.). La vera gioia non viene dai beni esteriori e visibili; non è in questi beni che si trova la fonte della vera vita, ma in un cuore intelligente dove è stampata la luce del volto di Cristo, in un’anima che si affranca del corpo per non pensare che ai beni spirituali (S.Chrys. e S.Agost.).

ff. 8 – Tuttavia Dio non ci ha privato interamente di questi beni fuggitivi e deperibili, contentandosi di parlare del frumento, del vino, dell’olio, cioè di quanto è essenzialmente necessario al mantenimento della nostra vita, ed Egli offre allo spirito saggio il mezzo per elevarsi dalla parte al tutto, aprendo davanti ai suoi occhi questo mare immenso della Provvidenza di Dio, la cui azione si manifesta in tutte le cose visibili (S. Chrys.). – Coloro che dicono: « … chi ci mostrerà i beni? » e che non vedono dentro di sé il regno dei cieli (Luca XVII, 22), « questi si sono accresciuti nei tempi della raccolta del loro grano, del loro vino e del loro olio ». Ma l’accrescimento non produce sempre l’abbondanza, può produrre invece la carestia (S. Agost.). Non è l’abbondanza dei beni temporali che dà la gioia spirituale e la pace dell’anima, ma essa è piuttosto ciò che la turba. – Il vero frumento dei Cristiani è il Pane disceso dal cielo. Il vino è la divina Eucaristia, aspettando il vino del quale saremo ebbri nel cielo. L’olio è l’unzione dello Spirito divino e della carità verso i nostri fratelli.

ff. 9. – L’uomo fedele, separandosi dal gran numero di coloro che non sono pieni che del desiderio dei beni temporali, si rallegra e dice: « Io dormirò e gusterò il sonno in pace »: sonno dei giusti, sonno tranquillo perché esso non è il sonno di morte nel quale il Re-Profeta ha paura di cadere, il sonno della tiepidezza e della negligenza. È il sonno dei giusti nel quale l’anima trova il suo riposo. – Beneficio nuovo e segnalato dalla divina Provvidenza, la pace è la parte di coloro che sono fedeli a Dio, perché dice allora Davide (Salmo CXVIII, 165) « … quelli che amano la vostra legge, godono di una grande pace » (S. Chrys.). – Ma questo è un bene che non si può possedere in questa vita, e che noi speriamo di ottenere nell’altra: « … perché mi avete consolidato in modo tutto speciale nella speranza », nell’attesa dei beni futuri. Questa speranza è sufficiente ad imporre il silenzio a tutte le passioni che vorrebbero turbare la pace dell’anima, è sufficiente a cambiare tutte le nostre voci ed i nostri più vasti desideri (S.Agost., S.Chrys.).

ff. 10. – Il salmista parla qui di una sicurezza di parte, esclusiva, unica, di una sicurezza singolare, non somigliante in nulla alle sicurezze del mondo, o piuttosto alle sembianze della sicurezza di cui i mondani devono contentarsi e che temono di perdere … Il giusto, il figlio di Dio al contrario, è posto in una sicurezza singolare e, se si è permesso di impiegare questa espressione, « troppo singolare »; egli ha tutto a doppio, ne ha il ricambio. San Paolo ci fa vedere mirabilmente la sicurezza e la potenza di una tale situazione. La patria terrestre crolla e sprofonda sotto i nostri piedi? La Patria celeste ci raccoglie nei suoi splendori. La terra svanisce, si trova il Cielo. Il nostro corpo cade nella tomba? L’immortalità deve rivestirlo. Ciò che in noi è l’uomo esterno si corrompe? L’uomo interiore ha rinnovi quotidiani. « La scena del mondo passa, ma il mondo non è degno di noi », e noi lo attraverseremo salutando e contemplando da lontano le nostre speranze future, e facendo professione di non essere sulla terra se non pellegrini e stranieri (Doublet, Psaumes étud.).

SALMI BIBLICI: “QUID MULTIPLICATI SUNT…” (III)

Salmo 3: “Quid multiplicati sunt …”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 3

Psalmus David, cum fugeret a facie Absalom filii sui.

[1] Domine, quid multiplicati sunt qui tribulant me? Multi insurgunt adversum me;

[2] multi dicunt animae meae: Non est salus ipsi in Deo ejus.

[3] Tu autem Domine, susceptor meus es, gloria mea, et exaltans caput meum.

[4] Voce mea ad Dominum clamavi; et exaudivit me de monte sancto suo.

[5] Ego dormivi, et soporatus sum; et exsurrexi, quia Dominus suscepit me.

[6] Non timebo millia populi circumdantis me. Exsurge, Domine; salvum me fac, Deus meus.

[7] Quoniam tu percussisti omnes adversantes mihi sine causa; dentes peccatorum contrivisti.

[8] Domini est salus; et super populum tuum benedictio tua.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata

Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO III

Preghiera di Davide a Dio onde essere liberato dalla persecuzione di Assalonne.

Salmo di David, quando fuggiva dal cospetto del figliuolo Assalonne.

1. Signore, come mai si sono moltiplicati quelli che mi perseguitano? molti insorgono contro di me.

2. Molti dicono all’anima, mia.-Salute, per lui non è nel suo Dio.

3. Tu però, o Signore, tu se’ mio scudo, mia gloria e tu rinnalzi il mio capo.

4. Alzai le voci mie e le grida al Signore, ed egli mi esaudì dal suo monte santo.

5. Io dormii, e assonnai, e mi svegliai, perché per man mi prese il Signore.

6. Non avrò timore del popolo innumerabile, che mi circonda; levati su, o Signore, salvami, Dio mio.

7. Perocché tu hai percosso tutti coloro, che senza ragione, mi sono avversi: hai spezzato i denti dei peccatori.

8. Del Signore ell’è la salute; e sopra il tuo popolo verrà la tua benedizione.

Sommario analitico.

Davide, agli sforzi che fanno i suoi nemici per perderlo, oppone la protezione onnipotente di Dio che lo ha protetto.

I. — Egli descrive:

1° il numero dei suoi nemici (1);

2° la loro malvagità e la loro impudenza;

essi cercano a) di affliggerlo e di abbatterlo, b) di toglierli ogni speranza in Dio (2).

II. – Si felicita di aver trovato in Dio il soccorso che attendeva:

1° nella sua fuga, Dio gli ha preparato un asilo;

2° nella guerra lo ha reso vittorioso;

3° dopo il combattimento gli ha dato la corona del vincitore (3).

III – Egli riassume queste tre differenti epoche della fuga, della guerra, della pace, per dimostrare più chiaramente come Dio, in queste tre circostanze, sia stato suo rifugio, sua gloria, sua corona.

1° Nella fuga, Dio gli ha fatto due grazie: a) ha esaudito le sue preghiere (4); b)gli ha dato una sicurezza piena in mezzo al pericolo (5);

2° in guerra gli ha dato: a) la forza ed il coraggio (6), b) la vittoria completa sui nemici (7);

3° nella pace, ha ricevuto da Dio: a) una protezione speciale contro i nuovi pericoli, b) l’abbondanza generale di tutti i beni (8).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1, 2.

«Salmo di Davide, quando fuggiva davanti ad Assalonne suo figlio ». I re – dice al proposito di questo titolo San Crisostomo – elevano delle statue trionfali ai loro generali vittoriosi, i magistrati erigono agli atleti dei monumenti e delle colonne che eternizzano il loro trionfo, e le iscrizioni che vi sono incise danno alla materia inanimata come una bocca eloquente per rendere pubbliche le loro vittorie … ma poi quando costoro fuggono davanti al nemico senza muovere battaglia, sono essi degni di lode? Si conoscono i nomi dei fuggiaschi, ma non vengono immortalati certo con delle iscrizioni. Riconosciamo dunque la ragione di questo titolo, comprendiamo perché Davide era perseguitato da Assalonne, e saremo edificati nel timore di Dio.

ff. 1. – Nessuno sulla terra è esente da avversità, nessuno passa un solo giorno senza provare molte contraddizioni. La storia di ogni uomo è sempre intessuta da prove, da insuccessi e disgrazie. – La nostra vita non è che tentazione, tutto il nostro esercizio è la guerra, noi siamo esposti alle cose del mondo come in un campo di battaglia per combattere mille nemici sconosciuti e mille nemici invisibili (Bossuet). Il mondo è così pericoloso sia quando lusinga che quando perseguita; la carne, i cui violenti desideri vogliono essere soddisfatti; le passioni, che ci assediano da ogni parte; il demone che come un leone ruggente gira intorno cercando chi divorare. Chi non temerebbe nulla in questo stato, non conoscerebbe il pericolo che venendo lo troverebbe senza il soccorso di Dio, non conoscendo né la sua debolezza, né la forza dei suoi nemici?

ff. 2. – Per Davide, c’erano dei soggetti ribelli, un Sémei che gli gettava le pietre e lo malediceva dicendo: “… via, via, uomo sanguinario, il Signore ha fatto ricadere su di te tutto il sangue della casa di Saul”. Per Giobbe e Tobia c’erano le loro mogli: “… resterete ancora nella vostra integrità?” (Giobbe II). – “La vostra speranza è vana; a che servono le vostre elemosine?” (Tobia II). – Per nostro Signore, c’erano i Giudei: “… egli ha confidato in Dio, che Dio lo liberi ora, se gli vuol bene” (S. Matteo XXVII, 43). – Per noi, i nostri peccati sono tante voci differenti che gridano alla nostra anima: “non c’è salvezza per essa”; ma la voce della misericordia di Dio è ancora più forte. “Voi mi farete ascoltare una parola di consolazione e di gioia” (Salmo IV, 9). – “Dite alla mia anima: Io sono la tua salvezza” (Salmo XXXIV, 3). Non c’è salvezza in Dio, finché la cercheremo in noi stessi; se la cercheremo in Lui, la troveremo infallibilmente.

II. — 3, 4.

ff. 3. “Ma Signore, voi siete il mio protettore, il mio sostegno, la mia gloria”. La fonte della nostra speranza è in effetti quella per cui Dio si è degnato di farsi sostegno della natura umana nella Persona del Cristo. “Voi siete la mia gloria”, secondo questo principio che nulla ci si debba attribuire. “E voi rialzate la mia testa”, sia il Cristo che è per tutti la nostra testa, sia lo spirito di ciascuno di noi che è la testa e l’anima del corpo.

ff.4. – Tre cose sono da notare nella preghiera di David: egli la fa con la sua voce, l’accompagna con grida, e l’indirizza al Signore. – Raddoppiare la sua preghiera ed il suo fervore nella misura che l’afflizione e la tentazione aumentano. – La voce interiore del cuore è un grido possente che giunge fino all’orecchio di Dio. Un grande grido nella preghiera è un gran desiderio (S. Agost.).

III. — 4 – 8.

ff.5. – Il giusto può comprendere questo linguaggio dall’esempio di Gesù-Cristo, che si è disteso volontariamente sulla croce come ci si stende in un letto per dormire, e che si è alzato in seguito risuscitando per la potenza del suo Padre, e per virtù propria. Dolce e gradevole sonno sotto la protezione di Dio. Sonno di morte nell’assopimento delle passioni. Pace, gioia e tranquillità dell’anima nel riposo di una buona coscienza. – Riposo funesto e pace infelice nell’indurimento del cuore.

ff.6. “Non abbiate paura, diceva Eliseo ai suoi servi, vi sono più soldati con noi che con essi, ed Egli vuole farvi vedere in modo soprannaturale che essi avevano un più gran numero di spiriti celesti che combattevano a loro difesa” (IV Re, XVIII, 16, 17). “E allora, se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? (Romani VIII, 31).

ff. 7. – tutte le forze riunite dell’inferno non possono rapire a Gesù-Cristo, ciò che il Padre Gli ha donato. “Io do loro la vita eterna, essi non moriranno mai, e nessuno li rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me li ha dati, è più grande di tutti, e nessuno può strapparli dalle mani di mio Padre” (Joan.X, 28, 29). – Non bisogna abbandonarsi ad una eccessiva paura nella tentazione. “… Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo” (Joan.IV, 4). Gesù Cristo ha infranto i denti del demonio; di modo che può sempre abbaiare, ma non può mordere coloro che Gli vogliono bene.

ff. 8. Verità fondamentale: è solo dal Signore che viene la salvezza. – tutta la vita cristiana, tutta l’opera della nostra salvezza è una continua sequela di misericordia. – “… non c’è salvezza da nessun altro: perché nessun altro Nome nel cielo è stato dato agli uomini per il quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti IV, 12). – La benedizione che viene da Dio sugli uomini è la grazia; la benedizione che gli uomini danno a Dio, è la lode e la gloria, la benedizione che gli uomini danno ai loro simili è la preghiera! (Nicepii Blemmida)

SALMI BIBLICI: “QUARE FREMUERUNT GENTES …” (II)

Salmo 2: QUARE FREMUERUNT GENTES

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ouLES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS , Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE,1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878. f ODON,

Evêque de Soissons et Laon

SALMO II

[1] Quare fremuerunt gentes, et populi meditati sunt inania?

[2] Astiterunt reges terræ, et principes convenerunt in unum adversus Dominum, et adversus Christum ejus.

[3] Dirumpamus vincula eorum, et projiciamus a nobis jugum ipsorum.

[4] Qui habitat in caelis irridebit eos, et Dominus subsannabit eos.

[5] Tunc loquetur ad eos in ira sua, et in furore suo conturbabit eos.

[6] Ego autem constitutus sum rex ab eo super Sion, montem sanctum ejus, praedicans praeceptum ejus.

[7] Dominus dixit ad me: Filius meus es tu; ego hodie genui te.

[8] Postula a me, et dabo tibi gentes haereditatem tuam, et possessionem tuam terminos terræ.

[9] Reges eos in virga ferrea, et tamquam vas figuli confringes eos.

[10] Et nunc, reges, intelligite; erudimini, qui judicatis terram.

[11] Servite Domino in timore, et exsultate ei cum tremore.

[12] Apprehendite disciplinam, nequando irascatur Dominus, et pereatis de via justa.

[13] Cum exarserit in brevi ira ejus, beati omnes qui confidunt in eo.

SALMO II.

Profezia del regno di Cristo, provata dagli Apostoli, Atti c. IV e agli Ebrei c. 1.

[Vecchio Testamento – Secondo la Volgata

Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI, Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

1. Per qual ragione fremon le genti, e i popoli macchinano dei vani disegni?

2. Si sono levati su i re della terra, e i principi si son collegati insieme contro il Signore e contro il suo Cristo.

3. Rompiamo i loro lacci, e rigettiam lungi da noi il loro giogo.

4. Coìui che nei cieli risiede, si burlerà di costoro, e il Signore gli schernirà.

5. Allora egli parlerà ad essi nella sua indignazione, e nel suo furore gli atterrirà.

6. Ma io da lui sono stato costituito re sopra Sionne, (sopra) il monte santo di lui, affine di annunziare i suoi precetti.

7. Il Signore disse a me: Tu sei mio figliuolo; io oggi ti ho generato. (1)

8. Chiedimi, e io ti darò in tuo retaggio le genti, e in tuo dominio gli ultimi confini del mondo.

9. Governerai coloro con scettro di ferro, e gli stritolerai come un vaso di creta.

10. Adesso adunque voi, o regi, imparate; ravvedetevi voi che siete giudici della terra.

11. Servite a lui nel timore, e in lui con tremore esultate.

12. Abbracciate la buona dottrina, affinché non abbia il Signore a sdegnarsi, e voi vi perdiate, smarrita la via della giustizia. (2)

13. Allorché subitamente l’ira di lui divamperà, beati tutti coloro che si confidano in lui.

(1) Si tratta qui primariamente della generazione eterna del Verbo nell’eternità, che non ha né passato né futuro “aggiornata” ad oggi. Queste parole possono anche applicarsi, secondo un gran numero di Padri, a tutte le manifestazioni nel tempo di questa generazione eterna: alla nascita di Gesù-Cristo, al suo Battesimo, ma soprattutto alla sua Resurrezione ed al suo Sacerdozio (Act. XIII, 33).

(2) non possiamo passare sotto silenzio il senso che dà il testo ebraico a questo versetto: “abbracciate o adorate il Figlio per paura che non si irriti e non vi frantumi”. La parola ebraica “nascaq” significa adorare, quando si indirizza a Dio. Perché era con il baciare che in Oriente si rendeva omaggio ai re.

Sommario analitico

Il Re-profeta in questo salmo, considerando la Passione, la Resurrezione ed il trionfo di Gesù-Cristo, dipinge come un quadro (se ne veda l’applicazione fatta dagli Apostoli e dai primi Cristiani (Atti IV, 25 e 26, etc.):

I— Gli sforzi dei nemici di Gesù-Cristo.

1) Dei popoli. – (a) I fremiti delle nazioni (1); (b) i vani complotti dei Giudei (2).

2) Dei re e dei principi che si sono radunati per spezzare i legami e scrollarsi dal giogo che Dio ed il suo Cristo volevano loro imporre (3).

II- Il Padre di Gesù-Cristo che:

1° si ride dei loro vani sforzi (4);

2° parla loro nella sua collera (5).

III – Gesù-Cristo stesso:

1° Re che domina su tutta la Chiesa; 2° legislatore che sanziona le legge del Vangelo (6); 3° Figlio di Dio coronato di gloria nella sua triplice generazione (7); 4° erede e maestro del mondo intero (8); 5° pastore vigilante, dominante costantemente le proprie truppe con una verga di ferro; 6° giudice severo che schiaccia e distrugge i ribelli (9).

IV – I soggetti al Cristo, cioè i re ed i giudici che Egli esorta:

1° ad aprire la loro intelligenza a questi grandi insegnamenti che Dio da loro (10); 2° a sottomettere la loro volontà con un sentimento di timore misto a gioia (11); 3° ad aggiungere a questi sentimenti la pratica delle buone opere, per evitare la collera di Dio quando il tempo è prossimo (12, 13).

Spiegazioni e Considerazioni

I. – 1, 3.

ff. 1, 3. – La domanda che fa il Re-Profeta, che inizia questo salmo, si è posta in tutti i tempi a tutti gli spiriti considerantesi attentamente come i destinatari della Religione di Gesù-Cristo e della sua Chiesa nella loro marcia attraverso i secoli. Il Cristianesimo portava al mondo la Religione più pura, più sublime, l’unica vera, e dal suo apparire sollevò una repulsione quasi universale, una coalizione che racchiudeva in sé interi popoli ed i cui re, alla loro testa, si proponevano nientemeno che l’annientamento del nome di Gesù-Cristo. È questo lo spettacolo che il Re-Profeta ha davanti agli occhi quando lancia questo grido di stupore: “Perché le nazioni fremono? Perché i popoli vanno meditando vani complotti? I re della terra si sono sollevati, i principi si sono coalizzati contro il Signore e contro il suo Cristo”. Egli vede le nazioni in tumulto, frementi come i flutti del mare in burrasca, i cui fremiti precorrono la tempesta; egli vede i re, i principi, i filosofi ed i governanti riuniti in una vasta cospirazione, dichiarare una guerra abilmente premeditata e furiosamente condotta contro la Chiesa Cattolica; egli intende queste negazioni audaci, queste dottrine brutalmente empie, queste grida di morte al Cristianesimo ed all’idea stessa di Dio, queste urla di bestie feroci di cui ascoltiamo l’eco sinistra, ed egli si chiede la ragione di questi fremiti e di questi complotti. – la parola “perché” vuol dire invano. In effetti essi non hanno affatto compiuto ciò che volevano, che era annientare Dio ed il suo Cristo (S. Agos.). – il Re-Profeta si serve del termine “fremere” per illustrare le loro violenze, ed è vero il dire che il mare non ha questi fremiti così terribili, i leoni dei ruggiti così formidabili, l’odio furioso e tutte le passioni scatenate contro Dio, il suo Cristo e la sua Chiesa. – Qui sono rappresentati tre tipi di nemici: i popoli, i saggi ed i falsi dotti con questa parola: “essi hanno meditato”, i re ed i principi. I popoli per i quali il Cristianesimo ha fatto tanto, si sono resi mille volte lo strumento selvaggio dell’odio e del furore dei principi e dei saggi della terra. – I saggi stessi, i sapienti, i dotti del popolo, sono spesso entrati in questa vasta cospirazione contro Dio e la Chiesa di Gesù-Cristo. Davide ci dice che essi hanno “meditato vani complotti”. Cosa pretendono in effetti? Combattere Dio, di cui Gesù-Cristo è così manifestamente l’Inviato? Progetto insensato! Non c’è, dice lo Spirito-Santo con la bocca del saggio, “né saggezza, né prudenza, né consiglio contro il Signore” (Prov. XXI, 30). – Ma sono soprattutto i re, i principi, i governanti che, nel corso dei secoli cristiani, hanno rotto con clamore i legami della rivelazione divina, e rigettato lontano da essi il giogo della fede. Ed io dicevo: “… forse sono dei poveri, degli insensati, ignoranti la via del Signore ed i giudizi del loro Dio. Io andrò dunque verso i principi dei popoli e parlerò loro, perché sono essi che devono conoscere la via del Signore e gli ordini del loro Dio. Ma io ho trovato che essi hanno cospirato tutti insieme con molto ardire per scrollarsi il giogo del Signore e rompere i loro legami. (Jerem. V, 4,5). È da li infatti che sono partiti gli attacchi più ostili ed il colpi più perseveranti”. – Colpisce l’applicazione fatta dagli Apostoli e dai Discepoli assemblati, di questo oracolo del Re-Profeta a Gesù-Cristo, quando i capi della sinagoga, che avrebbero voluto agire contro san Pietro e San Giovanni, dopo il miracolo che essi avevano operato, furono costretti a rilasciarli. “ Signore – gridarono con voce unanime – voi che avete fatto il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che esiste, e che avete detto per mezzo dello Spirito Santo, ispirando il vostro servo David: perché le nazioni fremono, ed i popoli meditano vani complotti? I re della terra si sono sollevati, ed i principi si sono radunati contro i Signore e contro il suo Cristo. E veramente Erode e Ponzio Pilato si sono assemblati in questa città, ed i gentili e i popoli d’Israele contro il vostro Santo, il vostro Figlio Gesù, consacrato dalla vostra unzione, per fare ciò che il vostro braccio ed il vostro consiglio hanno deciso di fare” (Act. IV, 24, 28). – Tre sono le cause segrete di questo odio aperto, di questa ostilità dichiarata: – 1° i misteri che Dio propone all’accettazione dell’intelligenza dell’uomo; – ° le leggi che regolano i suoi costumi e mettono un freno alle sue passioni violente, – 3° i giudizi di questo sovrano Legislatore stabiliti sul monte Sion non solo per annunziare i precetti di Dio, ma per giudicare gli uomini che Egli ha creato capaci di una buona o cattiva scelta. – Lotta contro Dio e contro il suo Cristo: qui non si tratta solo del beffardo scetticismo o del dubbio del secolo scorso, è passato il tempo in cui l’incredulità si arrestava alle timide conclusioni del deismo, della credenza in Dio; ora essa giunge in un solo tratto alle negazioni più radicali. Non si tratta più della negazione di questo o quel dogma del simbolo cristiano, ma la cospirazione odiosa di tutte le negazioni tiunite, è la negazione di Dio e di tutti i suoi divini attributi, della sua potenza, della sua santità, della sua giustizia, della sua provvidenza; è la negazione di Gesù-Cristo e di tutti i misteri che Egli ha operato come Salvatore e come Redentore del genere umano, negazioni che non sono più, come per il passato, fatte da un certo numero di individui più temerari, ma che hanno preso la proporzione di un crimine collettivo, di una iniquità che si può definire nazionale, universale. “Spezziamo i loro lacci”: ecco il vero motivo di questa congiura. Essi non vogliono né dei legami della Fede per l’intelligenza, né gioghi dei Comandamenti per la volontà. Questi legami pertanto sono quelli dei quali Dio diceva per mezzo dei profeti: “io li legherò con lacci che catturano gli uomini, con i lacci dell’amore” (Osea, XI, 4). È il giogo che Nostro Signore proclamava dolce e leggero. Questo giogo, questi legami, dice Sant’Ago-stino, non sono un peso di cui Egli ci carica, ma delle ali che ci aiutano a volare. Gli uccelli hanno pure il peso delle loro ali; essi le portano, e le ali li portano a loro volta: “Portant illas et portantur” (Serm. XXIV. Sur les par. de l’Ap.). – È così che sono giunti a bandire Dio dalla vita privata, dalla vita pubblica e sociale, ad escluderLo dal focolare domestico e dal santuario ove si fanno leggi per una specie di ateismo sociale. Essi lo hanno impietosamente cacciato dalle loro costituzioni, dal loro governo, dalle loro leggi, dalle loro istituzioni. – “E contro il suo Cristo”: il Cristo qui è posto sullo stesso rango del Signore stesso, perché Essi impongono dei legami ed un giogo comune. La rivolta dunque, che sia rivolta verso l’Uno o l’Altro, costituisce un attentato sempre uguale, perché oltraggia due Maestri uguali per la loro natura e per la loro dignità.

II. — 4, 5.

ff. 4, 5. La minaccia di castigo non è meno eclatante della constatazione dell’insuccesso. Questo ridere dell’Altissimo, questa derisione del suo disprezzo, questa parola della sua collera, questo sconcerto causato dal suo furore, non sono come i segni e come saetta di una tempesta che sta per esplodere sulla testa dei colpevoli? Dio si beffa e ride dei loro sforzi: 1° nel momento stesso in cui essi si rivoltano contro di Lui; – 2) nell’ora della loro morte: “Avete trascurato ogni mio consiglio e la mia esortazione non avete accolto; anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura” (Prov. I, 25-26). – 3° Il giorno del giudizio finale: “Vedranno e disprezzeranno, ma il Signore li deriderà. Infine diventeranno un cadavere spregevole, oggetto di scherno fra i morti per sempre” (Sap. IV, 18-19). – l’empio presagisce questo trionfo di Dio, sembra ascoltare il ghigno sinistro del ridere vendicativo di Dio nel suo ultimo giorno; da qui il raddoppiarsi del suo odio, da lì questi fremiti, queste meditazioni, queste ricerche di empietà e di scandali, questa raccapricciante idea di voler annientare questo Dio del Quale ha infinitamente timore, più di quanto egli stesso non confessi a se stesso le rappresaglie ed il trionfo (Doublet, Psaumes, Etudes). – “Colui che abita nel cielo riderà di loro, il Signore se ne farà beffe”. Cosa abbiamo visto e cosa vedremo ancora? O canzonatura della Provvidenza! O meravigliose rappresaglie di Dio sui nemici! Noi abbiamo visto le tre cose sottolineate dal salmista: i popoli fremere; dietro di loro i corruttori dei popoli meditare vani complotti; con essi ed i loro complici, i re ed i governatori legarsi insieme. La Chiesa in questo secolo, sotto i nostri occhi, ha subito questo triplice attacco. Il genio del male, l’odio contro gli insegnamenti e l’inflessibile morale della Chiesa, si è incarnato in qualche caporione astuto che ha tramato i complotti. E cosa meditano essi nelle loro logge massoniche, nelle loro riunioni segrete, nei loro oscuri meandri? La liceità universale, la spudoratezza assoluta, l’emancipazione dell’individuo, della famiglia, della società, e, sotto il nome di morale indipendente, il ribaltamento di ogni ordine, di ogni morale, di tutti i doveri, di ogni virtù. Poiché il Dogma cattolico illumina le coscienze e mette in luce le loro follie, essi hanno giurato il rovesciamento del Dogma cattolico. Poiché la morale di Gesù-Cristo è il solo rifugio della virtù contro gli abusi, ci si è ripromesso l’annientamento della morale di Gesù-Cristo. – Poiché un popolo illuminato da questo Dogma e formato a questa morale sarebbe inadatto per quest’opera di rovina, occorre corrompere il popolo ed insegnargli a fremere contro Dio e contro il suo Cristo. – Poiché sotto un governo cristiano questa corruzione del popolo è impossibile, diventa indispensabile separare violentemente i governi dalla Chiesa e rendere la legge atea. Tutto questo è fatto … Gli scaltri meditano, i re ed i principi si sollevano e fanno lega comune, il popolo freme ed urla per strada. – “Colui che abita nei cieli si riderà di essi; Dio li giudicherà” tutti, gli uni dopo gli altri. Il potere che ha avuto l’empia vigliaccheria di dirigere contro la Chiesa i furori della folla, e che ha creduto con abile diversivo di proteggere la propria esistenza, questo potere cade ben presto sotto i colpi di un popolo in delirio. Questo stesso popolo maledetto, che si irrita per il giogo di Dio e si consegna agli impostori che ne abusano, va incontro alla più dura ed avvilente schiavitù. Infine questi stessi impostori, ben presto smascherati ed esposti al disprezzo di tutti, sono cacciati ignominiosamente e subiscono ancora più ignominiosamente la dittatura del primo venuto. Tutto a terra è rovinato questo edificio di perfidia, di menzogna, di odio; solo la Chiesa regge e Dio trionfa nell’alto dei Cieli (Duoblet, Psaumes étudiés en vue de la Préd.).

ff. 6, 7. Tale è la costituzione divina ed imprescrittibile che nulla potrà ribaltare. Né contro il trono di Dio, che è stabilito nel più alto dei cieli, né contro il trono del suo Figlio che è stato posto sulla montagna di Sion, cioè al centro della Chiesa, alcun attentato prevarrà mai. Invano le nazioni sono state in fremito ed i popoli meditato complotti, invano i re della terra si sono armati ed i principi hanno fatto lega contro Dio e contro il suo Cristo, ripromettendosi di rompere i lacci e di scrollarsi dal loro giogo. Colui che domina tutte le imprese umane e dall’alto dei cieli domina la terra, Dio riderà di essi, ed il Signore, cioè il Dio fatto uomo, si farà beffe. – Intendete, dice Sant’Ilario (Tract., in Ps. II): essi hanno portato i loro sforzi audaci contro la doppia Persona del Padre celeste, e di suo Figlio incarnato, ed ecco che si sono esposti alla derisione dell’Uno e dell’Altro. Essi non avranno ragione né dell’Onnipotente assiso nella sua gloria, né del Cristo presente nella sua Chiesa; e derisi là in alto, lo saranno pure qui in basso (Mgr. Pie, T. VII, 538). – Dopo che Dio ha riso dei suoi contraddittori facendo trionfare la sua opera nonstante le loro contrapposizioni e per mezzo anche dei suoi contradditori, se la resistenza continua, se l’odio è ostinato, allora riecheggia il tuono della sua voce, la minaccia della sua vendetta, e se questo solenne avvertimento non è ascoltato, Egli passa dalle minacce ai fatti, offusca, sconcerta, rintrona, strappa, sradica questi nemici insolenti (Mgr, Pie).

III. — 6, 9.

ff 6. Ma nel pensiero di Dio, importa soprattutto che si sappia bene che il rigore annunziato dai suoi corrucci sono destinati a punire gli oltraggi fatti al Cristo, il suo Verbo, la sua immagine, il suo supremo Amore; ecco dunque il Cristo che, entrando sulla scena nella seconda parte di questo salmo, viene ad affermare da una parte i suoi titoli rispetto al mondo, e dall’altro il suo diritto a folgorare chiunque osasse misconoscerLo (Mgr. Plaintier, Enseign et consol., p. 173). – Quattro grandi questioni sono risolte da questo glorioso inno ai futuri destini del Cristo: – 1° Questo Cristo sarà il re dell’universo? – Senza alcun dubbio, poiché da se stesso dichiara che il Signore Lo stabilirà Re su Sion, la montagna santa, e questo per promulgare i precetti di Colui dal Quale deriverà la sua sovranità. – Il Nome di Gesù è un nome di Re, e questo significa una monarchia legittima ed assoluta. Monarchia universale, essa racchiude tutti gli esseri che derivano ugualmente dall’onnipotenza divina. – Due regni diversi, di cui è detto nelle sante Lettere: uno di rigore e di durata, come riportato al versetto 9 di questo salmo; l’altro di dolcezza e di gioia che lo stesso salmista descrive nel salmo XLIV (vedi Bossuet, 2° Serm. Sur la Circ. II. P). – 2° A qual titolo il Cristo è re? Per diritto di natura e di nascita, poiché il Signore che lo nomina solennemente suo Figlio, Lo genera in questo giorno che non comincia e non finisce mai, cioè nella gloria di una generazione eterna e pertanto divina. – Perché Dio non avrebbe un Figlio? Perché questa natura beata mancherebbe di questa perfetta fecondità che dà alle sue creature? “Io, che faccio partorire gli altri, non potrei partorire Io stesso? (Isaia LXVI, 9). – Un Dio può venire da un Dio? Un Dio può avere l’essere da un altro che non sia Se stesso? Si, se Dio è suo Figlio. Ripugna ad un Dio venire da un altro come Creatore che lo tira fuori dal niente, ma non ripugna ad un Dio venire da un altro come da un Padre che lo genera dalla propria sostanza (Bossuet, Elévat.). – Tre generazioni: la generazione eterna, la nascita temporale e la Resurrezione! Nella prima Egli è uguale a Dio suo Padre; nella seconda, Egli è abbassato un po’ al disotto degli Angeli; nella terza è elevato al di sopra di essi. – Gesù-Cristo vero legislatore, e non soltanto promulgatore della legge, come Re, come Giudice sovrano, come gran Sacerdote.

ff. 8. – 3° È sicuro che questo principe, Figlio eternamente generato dall’Altissimo, regnerà? Sugli individui solo o sull’insieme delle nazioni? Non soltanto le anime isolate Gli saranno date come patrimonio, ma anche i popoli, come tali, formeranno la la sua eredità e diventeranno, da un capo all’altro della terra, un possesso del quale sarà maestro nel disporli come Egli intenderà (Mgr. Plantier). Dio ha voluto che suo Figlio Gesù-Cristo Gli domandasse il possesso di questa magnifica eredità, perché entrava nel consiglio di Dio che la conversione dei Gentili non fosse dovuta che alle sue preghiere, di modo che il disegno di Dio era che Egli ci riscattasse con la sua morte, entrando così nella sua gloria (Suarez, III, p. 9; XXI, Disp. 45.). – Ed in effetti, dice San Paolo, Dio L’ha fatto erede di tutte le cose, Lui per il quale ha creato i secoli (Hebr. I,2). Colui che viene dall’alto è al disopra di tutto; a Gesù è riservato di possedere tutte le nazioni in eredità. Egli le possiede, lo vediamo. Dopo essere stato elevato sulla croce, Egli ha attirato tutto a Sé (Fénélon, Serm. Epiph.). – Tutti gli altri sovrani, benché grande sia la loro potenza, quantunque numerosi siano i loro soggetti, hanno trovato un limite al loro impero … Ma per Gesù-Cristo, il suo Nome ed il suo reame si estendono dappertutto, dappertutto si creda in Lui, Egli riceve gli omaggi di tutte le nazioni, dappertutto Egli regna, dappertutto Lo si adora; Egli è il Re sovrano, il Giudice supremo di tutti gli uomini indistintamente, Egli è il loro Signore ed il loro Dio (Tertull. Contra Jud.). Alcun tempo, alcun luogo, alcuno stato, alcuna condizione di vita non appartiene a Gesù-Cristo. – Gesù-Cristo è proclamato il Maestro universale delle anime, e perché ne sia il Maestro universale, occorre che sia il Maestro unico nel mondo. Conseguenza della verità assoluta della fede: la verità e la verità sola è la regina legittima del mondo e delle anime.- 4° Se le nazioni rifiutano di riconoscere l’autorità del Cristo, di obbedire alle sue leggi, in quale modo Egli avrà il diritto di trattarle? Il suo scettro allora si cambierà in verga di ferro, il suo corruccio, giustamente irritato dalla loro ribellione, sarà libero di trattarli come un vaso di argilla, ed è in effetti a questi eccessi lamentevoli che li ridurrà la sua vendetta. – Regalità del Cristo; diritto di esercitare, in virtù di questa sovranità divina, un’autorità pubblica e sociale tra i popoli; potenza e risoluzione di abbatterli, ed all’occorrenza di annientarli se essi osano sfuggire alla disciplina che sarà loro imposta, ecco tre cose espresse con radiosa evidenza in questo salmo e nelle profezie lontane dell’Antico Testamento (Mgr. Plantier, Ens. Et Consol.).

ff. 9. Lo scettro che è stato posto in mano a Cristo, ancorché sia principalmente lo scettro della dottrina e dell’amore, è nondimeno lo scettro della potenza e della forza. Che dico? È lo scettro della forza perché è lo scettro della dottrina. “Tu li reggerai con verga di ferro”. Ebbene sì, questa verga pastorale, che è naturalmente dolce e benigna, è portante il ferro, perché i principi che fanno la regola del governo divino sono dei princìpi inflessibili, come la Verità, immutabile come la giustizia, indistruttibile come Dio stesso. (S. Ilar.). E se succede che i princìpi siano perseverantemente misconosciuti e violati, che le direttive dottrinali, i comportamenti dell’Amore siano opinatamente e criminalmente respinti, allora la verga del Pastore diviene la verga terribile dell’abbattimento, ed in colpo solo distrugge il vaso che non ha voluto lasciarsi rifondere e riformare … Le nazioni sono come l’argilla nelle sue mani, e se ne cambia la forma primitiva, è per dargliene una migliore. Così farà a riguardo di queste nazioni che Egli ha chiesto ed ottenuto in eredità. (Mgr. Pie). Voi le governerete con una verga di ferro, cioè eliminerete in esse le cupidigie terrene, i desideri fangosi dell’uomo vecchio e tutto ciò che è improntato e sporcato dal caprone del peccato; o se essi resistono, infrangerete i loro crimini con i supplizi eterni (S. Agost.). – I re ed i grandi della terra, inorgogliti ed accecati dalla loro potenza, dimenticano facilmente che essi sono uomini. Essi immaginano che non hanno nulla da temere perché sono al di sopra di tutto. Ma al contrario è quella stessa elevazione che deve inondarli di terrore, perché infine essi saranno giudicati con maggior rigore degli altri; i potenti saranno tormentati potentemente, e Dio nella sua collera li distruggerà come un vaso d’argilla. – Quando i popoli stessi, acquistati dal suo Sangue e consegnati al suo dominio da suo Padre, dimenticano cosa sono e cosa Gli devono; quando, rifiutando di chiamarlo con il suo nome vero e divino, la loro empietà non Lo chiama più se non con un nome che L’abbassa e Lo oltraggia; quando, in luogo di onorarlo come Figlio di Dio, uguale a Colui che Lo ha generato, essi non Lo onorano se non come figlio del “nulla”, questa ingiuria è ai suoi occhi, al di là di qualche elogio di cui lo si circonda, il crimine più grave di cui essi possano macchiarsi; null’altro solleva di più l’indignazione nella sua anima; nulla sollecita di più il suo braccio ad abbattersi …. a far decidere Gesù-Cristo a farci sentire la sua verga di ferro, ed a metterci in condizione di essere come un vaso d’argilla. (Mgr. Plantier, Sur les Calam. Publiq.). – Questa verga di ferro che non piace, è la verità di Gesù-Cristo, che è la regola inflessibile sulla quale la volontà del peccatore deve riformarsi, e che non deve mai conformarsi alla volontà corrotta dell’uomo. – Gesù-Cristo associerà un giorno i suoi fedeli servitori a questa terribile potenza di cui farà sentire i temibili colpi ai suoi nemici. “Chiunque – Egli dice – avrà vinto e perseverato fino alla fine nelle opere che Io ho raccomandato, gli darò la potenza sulle nazioni; essi le governeranno con scettro di ferro, e saranno distrutti da lui come un vaso d’argilla, secondo il potere che ho ricevuto dal Padre mio (Apoc. II, 26-28).

IV. — 10-13.

“Ed ora, o re, comprendete; istruitevi, giudici della terra”. – Quanto è necessario che Dio parli Egli stesso ai re ed ai grandi con la voce degli avvenimenti e che li istruisca dunque sui loro doveri, perché spesso gli uomini non osano nemmeno parlarne. – Noi viviamo in un periodo di tempo in cui gli anni si succedono, non cessando di dare ai re ed ai capi dei popoli queste grandi e terribili lezioni, ove mai l’Altissimo, con lo strepitio dei troni abbattuti e degli imperi rovesciati, non abbia fatto intendere spesso queste parole: “ed ora, o re, comprendete; istruitevi voi che giudicate la terra.” – Pertanto questo possesso degli imperi e questa eredità di tutti i popoli che il Padre affida al Figlio, è la verità che i popoli comprendono meno, è la lezione che i governi respingono con la più stupida incredulità. Dove sono le nostre intelligenze contemporanee che ammettono il regno di Dio in mezzo ai popoli, e la sua potenza negli affari della politica umana? Forse Dio permetterà di governare la natura e gli accorderà qualche parte di autorità e di diritto nella condotta degli individui: ma i popoli, ma gli imperi, ma le rivoluzioni umane e le vaste sovversioni delle nazioni, chi diffida dal veder planare un’autorità superiore? (Doublet, Psaumes, I, 31). – “Ed ora”, come diceva il salmista: ora che Dio stesso, in una rivelazione misteriosa, vi fa apprendere che la missione del Cristo è quella di dominare e reggere tutti i popoli, ora che le tracce di questa dominazione segnano la storia intera, ora che la verga di ferro è passata per tutte le generazioni con i castighi e le stragi, che le rovine si sono aggiunte alle rovine, che le catastrofi ed i crolli delle potenze persecutrici sono senza numero …. , ora comprendete con salutare terrore che dovete ispirarvi ad una così invincibile potenza e così operare inevitabili arresti, comprendete quali doveri dovete osservare, quali peccati vi perdono, quale condotta è a voi richiesta (Doublet, III, 310). – Tre doveri verso la Chiesa: – 1° Osservare e difendere la verità. La verità sola fa vivere uno Stato. L’errore lo stravolge, ne dissecca le vive forze, ne disgrega e disunisce tutte le membra, e finalmente lo conduce a lotte intestine, a profondi turbamenti, alla perdita di sicurezza, ove si esaurisce il suo vigore, ove la salvezza stessa è messa in gioco. Nella nostra epoca di affossamento morale e di indifferentismo, questi grandi princìpi non sono più conosciuti, e tale è lo spessore del velo che copre gli occhi, che l’abbandono delle credenze che fanno la vita di un popolo è considerato oggi come la più preziosa e la più sacra delle conquiste dell’era moderna. Che i fatti fuoriescono dalle dottrine, come i frutti dal fiore proprio: ecco ciò che chiaramente hanno compreso tutti i secoli, e che rimane a noi interamente nascosto … – 2° l’emanazione di buone leggi che non siano in opposizione al dogma, la morale, la disciplina della Chiesa Cattolica, secondo il dovere racchiuso, dice san Tommaso, in queste parole: “servite il Signore”. Un re – egli dice – come pure un uomo privato, serve Dio vivendo cristianamente; come re, emanando leggi contro tutto ciò che oltraggia la giustizia di Dio. – 3° il terzo dovere dello Stato, il più essenziale ed ora il più misconosciuto, è così espresso dal salmista: “Apprehendite disciplinam”, è accettare l’autorità disciplinare della Chiesa. La Chiesa ha una disciplina da imporre: Essa è pari a Dio, si indirizza alle anime, guida le generazioni verso i loro destini eterni, insegna al mondo i suoi doveri, è incaricata di segnalare e punire le colpe, ha come speciale missione di reprimere i vizi e di contenere le passioni di tutti nel dovere: tale è questa disciplina per il re, come per i soggetti, che devono fedelmente sopportare. La Chiesa non intende assorbire lo Stato, ma lo Stato non può, al pari dell’individuo, sottrarsi ai suoi insegnamenti, alle leggi, alle reprimende, alle censure della Chiesa (Doublet, II, 344). – “Servite il Signore con il timore, e con tremore esultate”! La Religione è un sentimento composto da gioia e timore: essa ispira il terrore all’uomo, perché è peccatore; essa gli ispira la gioia, perché spera nella remissione dei peccati; essa gli ispira il terrore, perché Dio è giusto, e gioia perché è buono. Bisogna che l’uomo tremi e che sia così preso da paura quando sente in lui le cattive inclinazioni; ma occorre che si consoli quando vede venire un Salvatore, un medico per guarirlo. Ecco perché il salmista cantava: “ … con tremore esultate”. Esultate in rapporto a Lui, ma tremate in rapporto a voi, perché ancora per se stesso Egli non può portare che il bene, mentre i vostri crimini e la vostra malizia potranno forse obbligarlo a farvi del male (Bossuet, 3° Serm. Pour Noel). – Un grande Santo degli ultimi secoli diceva: “L’amore di Dio spinge a marciare, ed il timore di Dio ci spinge a guardare dove si marcia”.

ff 12. – Attaccarsi fortemente a Gesù-Cristo, alla sua dottrina, alla purezza della sua morale, ai suoi esempi è condizione essenzialmente necessaria per essere salvati. Questo termine “abbracciare”, vi mostra a sufficienza che questa disciplina è un soccorso ed una difesa contro gli ostacoli che saranno funesti, se non la si abbraccia con tanto zelo (S. Agost.). – “Abbracciate la dottrina, osservate la disciplina, la paura che il Signore si adiri e che voi non periate, perché essendo usciti dalla vera via, voi finirete per non trovare più aperta la via davanti a voi”. Vi è accaduto di intraprendere un cammino che sembrava battuto al suo punto di partenza e che, sempre più franoso, finiva per eclissarsi interamente, lasciandovi sul far della notte, in una landa sconosciuta, in una foresta oscura, senza offrirvi più una direzione o una uscita? Tale è il cammino degli empi: è una marcia che si perde, che non porta a nulla se non al deserto, all’abisso, alla morte. Piuttosto il Signore riversa il suo disprezzo sugli orgogliosi ed i temerari che hanno voluto allontanarsi da Lui, credendo di poter essere sufficienti a se stessi; Egli li parcheggia, li accoglie nei vicoli ciechi (Ps. CVI, 40)- Essi si spossano in marce e contromarce inutili, girano in cerchio da cui non riescono ad uscire …. Ecco cosa accade: la politica senza Dio e senza Gesù-Cristo è a corto di espedienti, qualunque siano dopo un tratto. Ci viene inflitta l’umiliazione nella forma predetta dal salmista: avendo lasciato la via diretta, abbiamo perso la nostra strada, non abbiamo più il cammino tracciato davanti a noi, giriamo in un cerchio e ci agitiamo in un vicolo cieco (Mgr. Pie VII, 538, 542).

ff.13. Ricordarsi che la giustizia di Dio che si crede spesso molto lontana, è invece molto vicina. – Brevità della vita: “Ciò che finisce un giorno non può mai essere lungo” (S. Agost.). – Non c’è nessuno che non possa applicare questo salmo alle proprie passioni. Queste sono propriamente i nemici di Dio e di Gesù-Cristo suo Figlio. Esse fremono incessantemente contro la legge ed il Vangelo. Ma bisogna sottometterle per i princìpi della fede, con l’idea della grandezza di Dio e di Gesù-Cristo, e con il timore del terribile giudizio di cui il peccatore è minacciato. – La via della giustizia è Gesù-Cristo, via che sola conduce alla Verità ed alla Vita.

SALMI BIBLICI: “BEATUS VIR QUI NON…” (I)

Salmo 1: “BEATUS VIR”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES 

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

TOME PREMIER.

SALMO I.

[1] Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum, et in via peccatorum non stetit, et in cathedra pestilentiæ non sedit;

[2] sed in lege Domini voluntas ejus, et in lege ejus meditabitur die ac nocte.

[3] Et erit tamquam lignum quod plantatum est secus decursus aquarum, quod fructum suum dabit in tempore suo: et folium ejus non defluet; et omnia quæcumque faciet prosperabuntur.

[4] Non sic impii, non sic; sed tamquam pulvis quem projicit ventus a facie terrae.

[5] Ideo non resurgent impii in judicio, neque peccatores in concilio justorum,

[6] quoniam novit Dominus viam justorum; et iter impiorum peribit.

SALMO I.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da Mons. ANTONIO MARTINI, Arciv. di Firenze etc.

Vol. X

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

La beatitudine del giusto.

1. Beato l’uomo che non va dietro ai consigli degli empi e non si ferma nella via dei peccatori, né si pone a sedere sulla cattedra di pestilenza;

2. Ma suo diletto ell’è la legge del Signore e la legge di lui egli medita di giorno e di notte.

3. Ed ei sarà come arbore piantato lungo la corrente delle acque, il quale darà a suo tempo il suo frutto; E foglia di lui non cadrà: e tutto quello che egli farà, avrà prospero effetto.

4. Non cosi sarà degli empi, non cosi: ma e’ saran come loppa, cui sperge il vento dalla superficie della terra.

5. Per questo non risorgeranno gli empi in quel giudizio, né i peccatori colla congregazione dei giusti;

6. Perocché conosce il Signore la via dei giusti, e la strada degli empi finirà nella perdizione.

Sommario analitico

Il Profeta, per eccitare tutti gli uomini alla pratica della virtù, fa qui una descrizione della felicità del giusto e dell’infelicità del malvagio e del peccatore. Egli descrive:

I. — I due doveri dell’uomo giusto:

Fuggire il peccato. —

(a) Nei suoi pensieri, non prendendo parte alcuna ai consigli degli empi;

(b) nelle sue azioni, non imitando la condotta dei peccatori;

(c) nelle sue parole, non professando dottrine perverse.

Praticare la virtù con l’aiuto dei due principali mezzi:

(a) L’amore della legge di Dio;

(b) la meditazione continua di questa legge (2).

II. — La propria felicità che proviene:

1° Dall’essere fortemente radicato nella fede;

dalla molteplicità delle grazie che riceve;

dall’abbondanza dei suoi frutti; (3);

dal suo fogliame che rimane costantemente verde;

dai successi che coronano tutte le sue imprese (4).

III. — Il danno di colui che tiene una condotta contraria.

1° In questa vita: —

(a) È privato della felicità e delle grazie dell’uomo virtuoso;

(b) è disperso come la polvere lieve che il vento disperde (5).

Nell’altra vita: —

(a) Egli sarà preso dal terrore nel giorno del giudizio;

(b) sarà cacciato dall’assemblea dei santi (6).

IV. — Il soccorso potente di Dio che:

1° Ama le azioni dei giusti e le approva;

2° Distrugge ed annienta i consigli dell’empio (7).

Spiegazioni e Considerazioni

I — 1, 2.

Questo Salmo non ha un titolo, perché è come il titolo generale di tutti gli altri Salmi; ne è come il vestibolo ornato di corone e di fiori che sono destinati a quelli che perverranno alla conoscenza di questi divini cantici, poiché essa promette ed assicura la felicità a coloro che meditano la Legge di Dio e la mettono in pratica. Così San Girolamo definisce questo salmo: “la prefazione dello Spirito Santo”; San Gregorio di Nyssa: “l’introduzione alla filosofia spirituale” (Tract. II in Ps., cap. VIII); San Crisologo: “la prefazione, la lettera e la chiave dei Salmi” (Serm. XLIX). « Il Salmo che abbiamo cantato oggi – egli dice – è la prefazione a tutti gli altri Salmi, esso è il Salmo dei Salmi, il titolo per eccellenza, il soggetto che dà luogo a tutti gli altri, la causa di tutti i Salmi successivi. – Quando la chiave di un palazzo ne ha aperto le porte, se ne intravede il magnifico interno ed i ricchi e preziosi appartamenti. Così, questo Salmo ben compreso, ci spiega i misteriosi segreti rinchiusi negli altri Salmi. » San Basilio, dal suo canto, lo definisce “il fondamento e la base di tutti gli altri Salmi”. « … ciò che sono – egli dice – le fondazioni di una casa che si costruisce, ciò che è la carena per il corpo di un vascello, ciò che è il cuore nel corpo di un essere animato, questo salmo, così breve, lo è per tutti gli altri Salmi che seguono » (Homil. in Ps. I).

ff. 1. – Tutte le fibre dell’intelligenza e del cuore si sollevano a questa parola così semplice e completa nella sua espressione, che apre l’ammirevole collezione dei Cantici ispirati di Davide. « Beato, etc. ». Con questa parola, all’esiliato sembra che si parli della patria; al bambino di sentire pronunziare il nome di una famiglia teneramente amata che parrebbe aver perso. – Che cos’è allora la felicità? Nel suo significato più esteso, è il bene perfetto di tutto l’essere, è uno stato perfetto per la comunione di tutti i beni, è uno stato in cui non resta più nulla da desiderare, più niente da ottenere (S. Thom.) – Il consiglio è come la base ed il fondamento di tutte le azioni, è – dice S. Crisostomo – la luce della vita. – « Beato dunque è colui che non è entrato nel consiglio degli empi. » C’è una differenza considerevole tra l’empietà ed il peccato. Per grazia di Dio, non è empio ogni peccatore, poiché ogni peccato non è l’empietà. Al contrario, è impossibile che l’empio non sia un peccatore, atteso che l’empietà implichi di per se stessa i più grandi peccati. Un figlio può essere vizioso, sregolato, prodigo, ma può amare e rispettare suo padre: in questo egli non è esente da peccati, ma non offende la pietà filiale. Gli empi al contrario, sono coloro che pur essendo forse regolari in molti punti della loro condotta, sovrastano comunque i semplici peccatori poiché l’oltraggio è nei confronti del Padre celeste (S. Hil.) – La via dei peccatori è quella via larga della quale Gesù ha detto: « Quanto è larga la via che conduce alla perdizione ed alla morte, e quanto numerosi sono coloro che entrano per questa porta! » (Matteo VII, 13). La via di ciascuno è la propria vita: la via dei presuntuosi è l’orgoglio; la via del desiderio e del possesso, è l’avarizia; la via del voluttuoso, è la concupiscenza della carne (S. Greg.) – C’è una gradazione nel male: ci si lascia prima prendere dalla vanità, ci si sofferma poi nel piacere del peccato, infine ci si adagia per il consenso che gli si dà. Colui che fa il male costruisce la carne, colui che persevera nel male si adagia in questa carne (Hug. Di S. Victor.) – Questa carne di pestilenza sono le dottrine perniciose che San Paolo raccomandava ai suoi discepoli di fuggire; perché, diceva, « … tali insegnamenti conducono molti all’empietà, ed i discorsi che pronunciano certe persone, si propagano come la gangrena ». (I Tim., II, 10, 17). Le parole e gli esempi empi scivolano molto facilmente nella nostra anima, a causa della doppia inclinazione tanto violenta che essa prova per la sensualità e l’indipendenza. Come un cancro che divora le parti sane, e che propaga la sua corruzione a tutto il corpo, così le cattive dottrine non lasciano niente di sano nell’animo dei fedeli che esse seducono. – Il primo ed incomparabile titolo, la prima gloria del vero giusto, è l’eroismo della sua separazione. Egli si separa dalla folla, esce dai confini del male, resta puro in seno alla comune perversione. – Esistono tre gradi diversi di perversità nel mondo, tre regioni differenti dove si trovano riuniti i transfughi della verità e della virtù. La prima è quella in cui, senza essere empi in se stessi, « si va verso lo scisma degli empi ». È questa la regione delle anime molli, inconsistenti e lasse, è la patria delle leggerezze, delle ignoranze, delle false tradizioni. Questi uomini non hanno della religione, delle verità divine, dei doveri soprannaturali, se non qualche vaga ed imprecisa nozione; sono uomini il cui linguaggio lasso si presta, di volta in volta, con indifferenza sia al bene come al male, al vizio come alla virtù – La seconda regione comprende non più solamente gli uomini che si accontentano di avviarsi sui sentieri del male con un primo passo malfermo e ancora da novizio, bensì le intelligenze che hanno raggiunto il loro stato definitivo, il loro soggiorno fisso e permanente nell’incredulità dello spirito, nei vizi del cuore, nella grossolana e criminale indifferenza della vita. – La terza regione è quella in cui si trovano gli apostoli del male, quelli che lo predicano, l’impongono, si sforzano di introdurlo dappertutto e di farlo trionfare. È l’insegnamento dell’incredulità che, dall’alto delle cariche pubbliche, così come nelle riunioni delle società segrete, fa colare l’empietà ampiamente, il vizio con l’empietà, la blasfemia contro Dio, l’odio contro ogni ordine sociale, il sovvertimento di tutti i princîpi, la negazione di tutte le virtù. (Doublet, Salmi per la predicazione, III, 55).

ff. 2 – Che cos’è « avere la sua volontà nella legge »? È amare sinceramente la Verità! Ci sono molti che hanno la legge nel cuore, ma non hanno il cuore nella legge. Aver le legge nel cuore è conoscere la verità. Ma quelli che hanno la legge nel cuore senza avere il cuore nella legge, portano la legge e non sono portati dalla legge; essi sono caricati senza esserne aiutati, perché la scienza senza la carità è un fardello piuttosto che un aiuto (Hug. De S. Victor., cap. II in Psalm.). Avere la propria volontà nella legge, significa volere ed amare la legge. « La dov’è il vostro tesoro, lì è il vostro cuore ». (Matth. VI, 21) – Una cosa è « essere nella legge », altra cosa è essere “sotto” la legge. Colui che è nella legge si comporta secondo la legge; colui che è sotto la legge è condotto secondo la legge (S. Agost.) – « Ora noi non siamo sotto la legge, ma nella grazia » (Rom. VI, 15). È quanto prediceva il Profeta: « Io metterò la mia legge fin nelle loro viscere » (Gerem. XXXI, 33). È quanto pure esprimeva il Re-Profeta « … la vostra legge è nel mio cuore » (Ps. XXXIX, 9); essa non è in un angolo, ma al centro del proprio essere, come il sole, in mezzo al cielo, espande dappertutto la luce ed il calore. – « … Ed egli mediterà, etc. » Dall’amore della legge nasce la meditazione assidua e fervente di questa medesima legge. Colui che ama, medita attentamente su ciò che ama: « Io ho meditato i vostri precetti, che sono l’oggetto del mio amore ardente » (Ps. CXVIII, 47) e più avanti « … che la vostra legge sia cara al mio cuore; notte e giorno essa è l’oggetto della mia meditazione » (vv.97). Meditare la legge di Dio notte e giorno è – dice S. Ilario – conformare costantemente la propria condotta alle prescrizioni della legge. Noi preghiamo incessantemente quando, con la pratica di opere gradite a Dio e fatte per la sua gloria, ogni nostra vita diviene una vera preghiera; e vivendo così notte e giorno conformemente alla legge, noi meditiamo realmente notte e giorno su questa divina legge (S. Ilar.). « … Che il libro della legge sia sempre davanti ai tuoi occhi – diceva Dio a Giosuè (I, 7) – tu la mediterai giorno e notte, affinché la osservi e compi tutto ciò che vi è scritto, così renderai retta la tua via, e la comprenderai ». – Il giusto dunque cosa fa? Fissato l’occhio su di una stella divina, medita la legge di Dio giorno e notte, e senza mai compromettersi con l’errore, senza temerla, senza esserne vittima, prosegue tranquillamente la sua strada verso l’eternità radiosa. Se si salda in essa, non rischia di cadere nel consiglio degli empi, deboli davanti all’empietà, non lacera il suo simbolo, cede il passo al suo decalogo con deplorevoli lacerazioni. Se intorno a lui ci si rinsalda nel cammino dei peccatori, egli si salda ancora più strettamente nei sentieri di santità … se il mondo è infettato dai miasmi della carne di pestilenza, se il propagarsi del male è attivo, quello del bene non lo è da meno (Doublet, Psalmes, etc.).

ff. – 3, 4. – « Sarà come un albero, etc. » Geremia sviluppa la stessa similitudine (XVII, 7). È facile applicarne tutti i tratti all’uomo pio e fedele: quali sono questi corsi d’acqua? Le Scritture divine, i Sacramenti che sono i “canali della grazia”! Queste sono le acque correnti e di conseguenza vive, unite alle loro sorgenti, che denotano la forza della carità, che dirige e spinge il loro corso. – « … Darà il suo frutto a suo tempo », segno infallibile del suo tipo d’albero: « ogni albero buono porta dei buoni frutti; … voi li riconoscerete dai frutti, dice ancora Nostro Signore ». Così sentiremo lo Spirito Santo dirci con la voce del saggio: « Ascoltatemi germi divini, fruttificate come i rosai piantati vicino alle correnti di acqua » (ECCLI. XXXIX, 17), ed il Salvatore che dice dal suo canto « Io vi ho stabilito perché portiate frutto, e perché il vostro frutto rimanga » (Joan. XV, 16). Egli porterà il suo frutto, cioè questo frutto sarà equo, proporzionato alla grazia ricevuta, ed egli non si attribuirà nulla della fecondità o del merito degli altri. « Gli alberi che portano un frutto che non sia il loro frutto – dice San Bernardo – sono degli ipocriti; essi portano, con Simone il Cireneo, una croce che non è la loro croce e sono forzati a fare una cosa che non amano » (S. Bernardo). – Una conseguenza importante di questa verità, è che noi cooperiamo realmente alla grazia di Dio. – Il frutto viene a suo tempo, quando: – 1) non è né troppo precoce, come questa vigna di cui parla Isaia: « prima della raccolta essa si è coperta di fiori, ma fiorirà senza maturare, la roncola impietosa taglierà i pampini ed i rami, e sarà abbandonata durante l’estate agli uccelli di montagna, e durante l’inverno agli animali selvatici » (Isaia XVIII, 5, 6); -2) né troppo tardivo, perché Dio vuole che gli si offra la primizia degli alberi (Lev. XIX, 23). – « Esso darà frutto a suo tempo ». Altro è il frutto dell’infanzia, altro quello della giovinezza e dell’età più avanzata; altro è il frutto di chi comincia, altro il frutto di chi si è consumato nella pietà; una cosa è il frutto di un novizio, altro quello di un religioso; altro il frutto del clero, altro quello del sacerdozio, altro quello dell’episcopato; pensate non solo al frutto, ma anche alla maturità che esso deve avere (Bossuet, meditation dern. sett. XXIX gior.). – Pensiamo a ciascuno dei tratti di questa graziosa immagine. Dapprima produrre i frutti, e produrli a suo tempo, quando conviene, come si deve, e come Dio lo richiede e l’attende. Qual è l’albero che si carica di frutti nella sua stagione? È l’albero piantato ai bordi delle acque! Le acque sono la grazia, principio soprannaturale, linfa sovrumana che trasfigura in divino ed in eterno tutto ciò che tocca, è Dio stesso comunicato all’essere creato; Dio che versa a fiotti le ricchezze della propria natura. – « Il suo fogliame non cade mai ». Quando tutto intorno a lui sfiorisce, si secca e cade, esso solo conserva il suo vigore primaverile, il suo fogliame non ingiallisce, i suoi anni non fanno che ingrandire le sue forze e moltiplicare i suoi frutti (l’abbate Doublet, passim). – « … Le sue foglie non cadranno ». I frutti sono per l’utilità, le foglie per la piacevolezza. « Tutto ciò che fa prospererà », verità confermata da Nostro Signore: « … colui che dimora in me ed Io in lui, porterà molto frutto » (Joan, XV, 5); e dall’apostolo Paolo: « Tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio », anche le tribolazioni e le sofferenze. – La ricchezza moltiplica le sue ricompense con le sue elemosine; la povertà lo copre con la reale porpora del Dio indigente; la santità conferisce alla sua azione delle energie generose; la malattia gli porta la benedizione del Calvario; la vita accumula i suoi meriti con le sue opere sante (l’abbate Duoblet, Psalmes, etc.).

III. — 5, 6.

ff. 5 – Alla felicità e all’ammirevole fecondità del giusto che il Profeta compara ad un albero « coperto di foglie, di fiori e frutti », egli oppone come contrasto ed in tutte le sue parti, l’infelicità e la desolante sterilità dei peccatori e degli empi. « .. Gli empi sono come la polvere » -1) la polvere è la parte più vile della terra -2) mentre l’albero si stabilisce sulla sue radici che si estendono su tutti i lati, la polvere non aderisce alla terra di cui fa parte. -3) Essa è arida e sterile e rende infecondo tutto ciò che copre. Ed è così per i peccatori e gli empi: « Scrivete che quest’uomo è sterile e non prospererà nei suoi giorni » (Gerem. XXII, 39). -4) Tutti la calpestano con i piedi. « E voi calpesterete gli empi, dice il Profeta, quando essi saranno come la cenere sotto i vostri piedi » (Malach. V, 3). -5) tutte le sue parti sono disunite e disgregate, immagine degli empi che non sono uniti tra loro se non per distruggere. – – 6) Essa è trasportata dal vento, figura della leggerezza, dell’incostanza delle anime separate da Dio, morte alla fede ed alla grazia e che sono trasportate da ogni vento di dottrina. – – 7) Essa irrita e offusca gli occhi, riempie le narici e la bocca. La polvere, dice Sant’Ambrogio, è l’empietà; la potenza degli empi è simile alla polvere. Essa produce l’oscurità e non può dare la salvezza. Quando il vento comincia a soffiare, la solleva, la espande e la disperde. Essa intorbida l’aria, denuda il sole; essa è respinta come la polvere, si dissipa come il fumo, si fonde come la cera (S.Ambr. in Psalm.) – Triplo è il carattere della vita senza Religione, disunione, mobilità, sterilità. – 1° nulla è legato, unito, in questa polvere del cammino, tutto vi turbina disordinatamente, non regnerà mai alcun insieme. Tale è l’incredulo, l’uomo senza Religione. Tutto in questa triste esistenza avanza per caso, tutto è destinato all’imprevisto più spaventoso; è la polvere cacciata dal vento, senza direzione, senza una meta, un termine, senza un uso, un impiego. Lo stesso vale per le nazioni: ciò che perde le nazioni moderne, è la rovina della fede, la perdita, il sovvertimento dei princìpi, la degradazione degli spiriti e dei cuori. – 2° Mobilità, inconsistenza. Il vero Cattolico non è mai mobile né inconsistente; egli resta, in mezzo alle vicissitudini del tempo, il figlio dell’eternità; egli si ride della mobilità delle cose, la sua vita del tempo si eternizza nella speranza. L’uomo senza religione e senza Dio, privo di queste speranze eterne, senza avere l’indomani assicurato, senza rifugio, senza avvenire, è abbandonato a tutti i capricci delle cose umane e a tutte le caducità del tempo. – 3° Sterilità. Come la polvere, sua perfetta immagine, l’uomo senza Religione non è assolutamente utile a nulla di quanto sia veramente grande e serio. (DUOBLET, Psaumes, etc.).

ff. 6 – Gli empi non resusciteranno per il giudizio, – né per giudicare, perché essi non sono nel numero dei giusti che giudicheranno con Gesù-Cristo ed ai quali è detto: « Voi sarete seduti sui dodici troni per giudicare le dodici tribù di Israele » (Matteo XIX, 28); – né per essere giudicati, perché il loro giudizio è stato già pronunciato in questa vita: « Colui che non crederà è già giudicato, perché egli non crede al nome del Figlio unico di Dio » (Joan. III, 18). Quando il figlio di Dio verrà a giudicare il mondo, i riprovati, è vero, risusciteranno nello stesso tempo con i giusti, ma non con i giusti, perché al momento della resurrezione i giusti saranno separati dai riprovati (Bourd. Société des justes, etc.). – Tre sono le ragioni per le quali i peccatori e gli empi non resusciteranno nel giudizio dei giusti: – 1° perché essi sono come la polvere che il vento trasporta; – 2° perché essi vedranno l’elevazione dei santi che essi hanno disprezzato « … Dio conosce la via dei giusti »; – 3° perché in questo giorno sarà pronunciata la loro sentenza definitiva: « … e la via degli empi perirà ». – « Né i peccatori nell’assemblea dei giusti », verità che conferma il profeta Ezechiele quando dice: Essi non saranno nell’assemblea del mio popolo; « … essi non saranno scritti nel libro della casa di Israele » (Ezech, XIII,9).

IV. — 7

ff. 7. – Dio conosce la via dei giusti. Questa conoscenza non è una conoscenza sterile. « È lo stesso – dice S. Agostino – che la medicina conosca la salute e non conosca le malattie, e tuttavia le malattie sono riconosciute dall’arte della medicina, e così si può dire che Dio conosca la via dei giusti e non conosca la via degli empi, non che Dio ignori qualcosa, ma nel senso che essere ignorato da Dio, è perire, e che essere conosciuto da Dio è vivere ». (S.Agost.) – Non sapere, per Dio, è riprovare. Ecco perché Dio dirà alla fine del mondo ai peccatori: « … Io non vi conosco » (S. Greg., Moral., II, 3). – « … E la via dei peccatori perirà ». Si dice di un cammino che perisce, che è distrutto, che cessa di esistere, quando un viaggiatore, recandosi in un determinato luogo, trova la fine di questo cammino senza però arrivare al termine del suo viaggio, oppure quando davanti a lui c’è un precipizio, una palude profonda ed insuperabile. – « … Il cammino degli empi perirà ». Cosa vuol dire? Ci si è incamminati in un cammino che sembrava battuto e solido al punto di partenza, poi sempre più friabile, ed infine completamente sprofondante, lasciando così nel buio della notte in una piana sconosciuta, in una foresta oscura, senza offrire direzioni né vie d’uscita. Tale è il sentiero degli empi: è una strada che si perde, che non giunge a nulla se non al deserto, all’abisso, alla morte. « Depertita eorum via » (S. Ilar., Mgr. Pie, Discours etc. VII, 542).

SALMI ED INDULGENZE

SALMI ED INDULGENZE

Tra i danni del Modernismo a-cattolico della setta del novus ordo, c’è il pressoché totale silenzio circa la pratica delle indulgenze, dono incommensurabile della Chiesa Cattolica per fortificare l’anima incline al peccato, e mezzo sublime per evitare pene del purgatorio ai vivi ed ai defunti. Sull’argomento, cruciale per la salvezza e la purificazione dell’anima, abbiamo già più volte riportato scritti e documenti della Chiesa Cattolica, ed ancora ci ripromettiamo di riportarne un seguito. Praticamente impossibile è trovare un manuale di raccolta di indulgenze, ed anche sui mezzi informatici, non è semplice reperire materiale utile. La raccolta delle indulgenze, l’Enchiridion Indulgentiarum” del 1952, l’ultima raccolta cattolica prima dell’invasione devastante dei barbari modernisti dell’antichiesa, è praticamente introvabile, e bisognerà forse spulciare librerie antiquarie e “bancarelle” nei mercatini italiani e stranieri, per trovarne qualche copia che possa diventare libro principale delle preghiere dell’anima che vuole fortificarsi e salvarsi senza passare per un dolorosissimo Purgatorio. A Dio piacendo ci ripromettiamo, nell’immediato futuro, di dare ancor più ampio spazio all’argomento, la cui importanza straordinaria e cruciale, è evidente per chiunque mastichi un po’ di dottrina cattolica. In questo primo “assaggio” focalizziamo la nostra attenzione sui “Salmi biblici e le indulgenze”, indulgenze di cui sono corredati gruppi di salmi, interi salmi o singoli versetti di essi. Scopriremo tante possibilità di lucrare indulgenze, parziali o plenarie, recitando salmi o versetti noti e conosciuti già dai fedeli Cattolici.

-8-

Sit Nomen Domini benedictum! [Ps.CXII]

 Indulgentia quingentorum dierum [500 giorni], quotìes, blasphemias contra Deum audiendo, iaculatoria prex devote recitata fuerit. [Indulgenza di 500 giorni, ogni qualvolta che, udendo blasfemie contro Dio, si reciti subito, devotamente, la giaculatoria]

(S. C. Indulg., 28 nov. 1903; S. Pæn. Ap., 9 dec. 1932).

-11-

Doce me, Domine, facere voluntatem tuam, quia Deus meus es Tu (Ps. CXLII, 10).

Indulgentia quingentorum dierum. [Indulgenza di 500 giorni]

-18-

Custodi me, Domine, ut pupillam oculi; sub umbra alarum tuarum protege me (Ps. XVI, 8).

Indulgentia quingentorum dierum; indulgentia plenaria suetis conditionibus, dammodo quotidie per integrum mensem invocatìo piamente reiterata fuerit (S. Pæn. Ap., 22 nov. 1931).

-19-

In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum (Ps. XXX, 6).

Indulgentia quingentorum dierum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si per integrum mensem quotidie invocatio devote recitata fuerit (S. Pæn. Ap., 20 Jan. 1932).

-20-

Deus, in adiutorium meum intende: Domine, ad adiuvandum me festina

(Ps. LXIX, 2).

Indulgentia quingentorum [500 gg.] dierum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo pia invocationis recitatio, quotidie peracta, in integrum mensem producta fuerit (S. Pæn. Ap., 28 apr. 1933).

-22-

Eripe Domine, de inimicis meis (Ps. LVIII, 2).

Indulgentia quingentorum dierum (S. Pæn. Ap., 22 nov. 1934).

-23-

Domine, non secundum peccata nostra, quæ fecimos nos, neque secundum iniquitates nostras retrìbuas nobis (Ps, CII, 10).

Indulgentia quingentorum dierum. Indulgentia plenaria suetis condirionibus, dummodo quotidie per integrum mensem ìnvocatio pia mente recitata fuerit (S. Pæn. Ap., 10 febr. 1935).

-24-

Domine, ne memineris iniquitatum nostrarum antiquarum et propitius esto peccatis nostris propter nomen tuum (Ps. LXXVIII, 8-9).

Indulgentia quingentorum dierum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si per Integrum mensem quotidie invocatìo devote reperita fuerit (S. Pæn. Ap., 4 oct. 1936).

-25-

Laudate Dominum, omnes gentes; laudate eum, omnes popoli: qnoniam confirmata est super nos misericordia eius et verìtas Domini manet in æternum (Ps. CXVI).

Indulgentia quingentorum dierum. Indulgentia trium annorum, si publice precatìuncula recitata fuerit. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, prece iaculatoria quotidie per integrum mensem devote repetita (S. Pæn, Ap., 22 dec., 1936).

 

-139-

Benedictus qui venit in nomine Domini: Hosanna in excelsis (ex Miss. Rom. – Ps. CXVII).

Fidelibus, qui post consecrationem in Missa e sacrificio relatam precatiunculam devote recitaverint, conceditur: Indulgentia quingentorum dierum; indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem eamdem recitationem pie persolverint (S. Pæn. Ap., 22 nov. 1934).

-652-

V. Oremus pro Pontifice nostro [.. Gregorio]:

R. Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius (ex Brev. Rom. – Ps. XL)

Pater, Ave.

Indulgentia trium annorum Indulgentia plenaria suetis conditionibus, precibus quotidie per integrum mensem devote recitatis (S. C. Indulg., 26 nov. 1876; S. Pæn. Ap. 12 oct. 1931)

Salmi sul nome di Gesù

( Ps, XCIX, – XIX, – XI, – XII, -CXXVIII con Inni e orazioni)

Ind. 7 anni e 7 quarantene o. v., Ind. Plen. s.c. si quotidie …; Ind. Plen. s.c. se recitati frequentemente nel corso dell’anno, nella Festa del Santo Nome di Gesù (Domenica seconda dopo l’Epifania)

(Pio VII, rescr. 13 giug. 1915 S. C. Ind.; Pio VII con Decr. S. C. Ind. 13 nov. 1821 ind. Pl. Appl. ai defunti, ed estesa alla Festa della Circoncisione  (1 genn.), ed in quella di Gesù Nazareno (23 ott.) s. c.    

Salmi in onore del Nome di MARIA

(Magnificat, – Ps. CXIX, – CXVIII: b., – CXXV, – CXXII)  

( 1684 Innocenzo XI, Pio VII Decr. S. Congr. delle Indul. 13 giu. 1915: indul. 7 anni e 7 quarantene o. v., ed Indulg. Plen. s.c. si quotidie … e se recitati frequentemente nel corso dell’anno,  Ind. Plen nella Domenica tra l’ottava della Nascita di Maria SS. [festa del nome di Lei]

5 salmi in onore del nome di S. Giuseppe (Ps. XCIX, – XLVI, – CXXVIII, – LXXX, – LXXXVI)

(7 anni e 7 quarantene ed ind. Plen., s.c. si quotidie … + Inno et orazione)

(Pio VII, rescri. E decr. 26 giug. 1809)

ORATIONES ANTE COMMUNIONEM

-153-

Quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea ad te, Deus (Ps. XLI, 1).

Indulgentia quingentorum dierum. Indulgentia plenaria, si quotidiana invocationis recitatio in integrum mensem producta fuerit, accedente sacramentali confessione, alicuius ecclesiæ vel publici oratorii visitatione et oratione ad mentem Summi Pontificis [s. c., e visita di una chiesa o oratorio pubblico, e preghiera sec.  le intenzioni del Papa]

(S. Pæn. Ap., 23 apr. 1932).

441

Invocatìo

Benedicite Dominum omnes Angeli eius;

potentes virtute, qui facitis verbum eius.

Benedicite Domino omnes virtutes eius;

ministri eius qui facitis voluntatem eius

(ex Missali Rom.- Ps. CII, 20-21).

Indulgentia trecentorum dierum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem invocationes pie repetitæ fuerint (S. Pæn. Ap., 8 iul. 1935).

-585-

De profundis vel semel Pater, Ave cum versiculo Requiem æternam,  in suffragium fidelium defunctorum pie recitaverint, conceditur:

Indulgentia trium annorum; Indulgentia quinque annorum singulis mensem novembris diebus; Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidiana precum recitatio in integrum mensem producta fuerit (Breve Ap., 11 aug. 1736; S. Pæn. Ap., 29 maii 1933 et 20 nov. 1940).

 

-586-

Fidelibus, qui Ps. L: Miserere mei, Deus prò animabus in purgatorio detentis devote recitaverint, conceditur: Indulgentia trium annorum; Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si per Integrum mensem quotidie eamdem recitationem persolverint (S. Pæn. Ap., 9 mart. 1934).

-613-

Laudate Dominum, omnes gentes: laudate eum, omnes, popoli;  qnoniam confirmata est super nos  misericordia eius et veritàs Domini  manet in æternum (Ps. CXVI).

V. Confiteantur tibi populi, Deus,

R. Confiteantur tibi populi omnes.

Oremus

Protector noster, aspice, Deus, et respice in faciem Christi tui: qui dedit redemptionem semetipsurn prò omnibus, et fac ut ab ortu solis usqæ ad occasum magnificetur nomen tuum in gentibus, ao in omni loco sacrificetur et offeratur nomini tuo oblatio munda. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen.

Indulgentia trium annorum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, precibus quotidie per integrum mensem iteratis (S. Pæn. Ap., 9 nov. 1920 et 5 lug. 1936).

PSALMI GRADUALES ET PÆNITENTIALES

-686-

Fidelibus, qui Psalmos Graduales vel Septem Psalmos Paenitentiales pie recitaverint, conceditur: Indulgentia septem annorum (S. Pius V, Bulla Quod a Nobis, 9 ìul. 1568 et Superni Omnipotentis Dei, 15 apr. 1571; S. Pæn. Ap., 18 mart. 1932).

PRECES A DOCENTIBUS RECITANDÆ

789

Invocatio:

Bonìtatem et disciplinam et scientiam doce me, Domine; quia mandata tuia credidi  (Ps. CXVIII. 66).

Indulgentia trecentorum dierum  (Pius X, Rescr. Manu Propr.. 14 maii 1908; S. C. Indulg., 12 sept. 1908).

3 MAGGIO 1991-Salmi sul nome PETRUS

3 MAGGIO 1991

Il 3 maggio del 1991, due anni dopo la morte di Gregorio XVII (Cardinal Siri), dopo una laboriosa convocazione ed una pericolosa e problematica adunata, si teneva a Roma il Conclave segreto convocato dal Cardinal Camerlengo. Il giorno precedente i Cardinali avevano officiato la Messa da requiem in suffragio del Santo Padre defunto due anni prima, e si riunirono nuovamente onde procedere all’elezione del suo legittimo successore. Queste scarne notizie sono fornite dal sito “The pope in red”, sito approvato dalla Gerarchia in esilio, cioè dai consacrati o confermati dal Santo Padre Gregorio XVII nell’ultimo anno della sua vita, prima di essere scoperto ed “eliminato”. Durante questo breve conclave venne eletto canonicamente e legittimamente il “vero” Santo Padre che, in onore del suo predecessore, assunse il nome di Gregorio XVIII. Egli, per grazia di Dio, ha compiuto il suo 26° anno di Papato, scavalcando così Papa Leone XIII nella classifica di longevità Pontificia, e ponendosi al IV posto dopo S. Pietro, Pio IX, e lo stesso Gregorio XVII. Auguriamo al Santo Padre di scavalcare ancora altre posizioni in questa speciale classifica, assicurandogli nel contempo il sostegno dei “veri” Cattolici Italiani, con la preghiera del Santo Rosario e dei 6 “Salmi sul nome PETRUS”!

AUGURI SANTITA’!

Salmi sul nome PETRUS

Ecce sacerdos magnus, qui in diebus suis placuit Deo, et inventus est iustus: et in tempore iracundiæ factus est reconciliatio.

Hymnus

Beate Pastor, Petre, clemens accipe Voces precantum, criminumque vincula Verbo resolve, cui potestas tradita Aperire terris caelum, apertum claudere.

Quodcumque in orbe nexibus revinxeris, Erit revinctum, Petre, in arce siderum: Et quod resolvit hic potestas tradita, Erit solutum caeli in alto vertice; In fine mundi iudicabis sæculum. Sit Trinitati sempiterna gloria, Honor, potestas, atque iubilatio, In unitate, quæ gubernat omnia, per universa æternitatis saecula. Amen.

-P-

Antif.: Petrus et Ioannes, …

Ps. CVII

Paratum cor meum, Deus, paratum cor meum; cantabo, et psallam in gloria mea.

Exsurge, gloria mea; exsurge, psalterium et cithara; exsurgam diluculo.

Confitebor tibi in populis, Domine, et psallam tibi in nationibus;

quia magna est super caelos misericordia tua, et usque ad nubes veritas tua.

Exaltare super cælos, Deus, et super omnem terram gloria tua;

ut liberentur dilecti tui, salvum fac dextera tua, et exaudi me.

Deus locutus est in sancto suo: exsultabo, et dividam Sichimam; et convallem tabernaculorum dimetiar.

Meus est Galaad, et meus est Manasses; et Ephraim susceptio capitis mei. Juda rex meus,

Moab lebes spei meæ; in Idumaeam extendam calceamentum meum; mihi alienigenae amici facti sunt.

Quis deducet me in civitatem munitam? quis deducet me usque in Idumaeam? nonne tu, Deus, qui repulisti nos? et non exibis, Deus, in virtutibus nostris? Da nobis auxilium de tribulatione, quia vana salus hominis.

In Deo faciemus virtutem; et ipse ad nihilum deducet inimicos nostros.

 Antif.: Petrus et Ioannes – ascenderunt in templum ad horam orationi nonam.

-E-

Antif.: Ego autem,

salmo LX

Exaudi, Deus, deprecationem meam, intende orationi meæ.

A finibus terræ ad te clamavi, dum anxiaretur cor meum; in petra exaltasti me.

Deduxisti me, quia factus es spes mea, turris fortitudinis a facie inimici.

Inhabitabo in tabernaculo tuo in sæcula; protegar in velamento alarum tuarum.

Quoniam tu, Deus meus, exaudisti orationem meam; dedisti hæreditatem timentibus nomen tuum.

Dies super dies regis adjicies; annos ejus usque in diem generationis et generationis:

Permanet in æternum in conspectu Dei: misericordiam et veritatem ejus quis requiret?

Sic psalmum dicam nomini tuo in sæculum sæculi, ut reddam vota mea de die in diem.

 Antif.: Ego autem in Domino gaudebo, et exultabo in Deo Jesu meo

-T-

Antif.: Tu es Petrus, super hanc petram ædificabo Ecclesiam meam, …

Ps. LXIV

Te decet hymnus, Deus, in Sion, et tibi reddetur votum in Jerusalem.

Exaudi orationem meam; ad te omnis caro veniet.

Verba iniquorum prævaluerunt super nos, et impietatibus nostris tu propitiaberis.

Beatus quem elegisti et assumpsisti: inhabitabit in atriis tuis. Replebimur in bonis domus tuæ; sanctum est templum tuum,

mirabile in aequitate. Exaudi nos, Deus, salutaris noster, spes omnium finium terrae, et in mari longe.

Praeparans montes in virtute tua, accinctus potentia;

qui conturbas profundum maris, sonum fluctuum ejus. Turbabuntur gentes,

et timebunt qui habitant terminos a signis tuis; exitus matutini et vespere delectabis.

Visitasti terram, et inebriasti eam; multiplicasti locupletare eam. Flumen Dei repletum est aquis; parasti cibum illorum; quoniam ita est præparatio ejus.

Rivos ejus inebria, multiplica genimina ejus; in stillicidiis ejus laetabitur germinans.

Benedices coronæ anni benignitatis tuæ, et campi tui replebuntur ubertate. Pinguescent speciosa deserti, et exsultatione colles accingentur.

Induti sunt arietes ovium, et valles abundabunt frumento; clamabunt, etenim hymnum dicent.

 Antif.: Tu es Petrum, et super hanc petram ædificabo Ecclesiam meam, et portæ inferi non prævalebunt adversus eam

-R-

Antif.: Regem apostolorum Dominum,

Ps. CXVIII [ghimmel-daleth]

Retribue servo tuo, vivifica me, et custodiam sermones tuos.

Revela oculos meos, et considerabo mirabilia de lege tua.

Incola ego sum in terra, non abscondas a me mandata tua.

Concupivit anima mea desiderare justificationes tuas in omni tempore.

Increpasti superbos; maledicti qui declinant a mandatis tuis.

Aufer a me opprobrium et contemptum, quia testimonia tua exquisivi.

Etenim sederunt principes, et adversum me loquebantur; servus autem tuus exercebatur in justificationibus tuis.

Nam et testimonia tua meditatio mea est; et consilium meum justificationes tuae.

Adhaesit pavimento anima mea; vivifica me secundum verbum tuum.

Vias meas enuntiavi, et exaudisti me; doce me justificationes tuas.

Viam justificationum tuarum instrue me, et exercebor in mirabilibus tuis.

Dormitavit anima mea præ tædio; confirma me in verbis tuis.

Viam iniquitatis amove a me, et de lege tua miserere mei.

Viam veritatis elegi; judicia tua non sum oblitus.

Adhaesi testimoniis tuis, Domine; noli me confundere.

Viam mandatorum tuorum cucurri, cum dilatasti cor meum.

 Antif.: Regem apostolorum Dominum, venite ad oremus!

-U-

Antif.: Ut intercessionis eius auxilio,

Ps. XII

Usquequo, Domine, oblivisceris me in finem? usquequo avertis faciem tuam a me?

Quamdiu ponam consilia in anima mea, dolorem in corde meo per diem?

Usquequo exaltabitur inimicus meus super me?

Respice, et exaudi me, Domine Deus meus. Illumina oculos meos, ne umquam obdormiam in morte;

nequando dicat inimicus meus: Praevalui adversus eum. Qui tribulant me exsultabunt si motus fuero;

ego autem in misericordia tua speravi. Exsultabit cor meum in salutari tuo. Cantabo Domino qui bona tribuit mihi; et psallam nomini Domini altissimi.

 Antif.: Ut intercessionis eius auxilio, a peccatorum nostrorum nexibus liberemur

-S-

Antif.: Si diligis me, Simon Petre,

Salmo CXXVIII

Sæpe expugnaverunt me a juventute mea, dicat nunc Israel;

saepe expugnaverunt me a juventute mea; etenim non potuerunt mihi.

Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores; prolongaverunt iniquitatem suam.

Dominus justus concidit cervices peccatorum.

Confundantur, et convertantur retrorsum omnes qui oderunt Sion.

Fiant sicut foenum tectorum, quod priusquam evellatur exaruit,

de quo non implevit manum suam qui metit, et sinum suum qui manipulos colligit.

Et non dixerunt qui præteribant: Benedictio Domini super vos. Benediximus vobis in nomine Domini.

 Antif.: Si diligis me, Simon Petre, pasce oves meas. Domine, tu nosti quia amo te.

Oremus

Petrus quidem servabatur in carcere; oratio autem fiebat sine intermissione ab Ecclesia ad Deum pro eo.

R. Constitues eos principes * Super omnem terram. V. Memores erunt nominis tui, Domine.

R. Super omnem terram. V. Nimis honorati sunt amici tui Deus. R. Nimis confortatus est principatus eorum.

Orémus

Deus, qui beato Petro Apostolo tuo collatis clavibus regni cælestis ligandi atque solvendi pontificium tradidisti: concede; ut intercessionis eius auxilio, a peccatorum nostrorum nexibus liberemur. Per Dominum …

SALMI SUL NOME DI GESU’

Hymnus

Jesus dulcis memoria,

Dans vera cordi gaudia:

Sed super mel, et omnia

Eius dulcis præsentia.

Nil canitur suavius,

Nil auditur iucundius,

Nil cogitatur dulcius,

Quam Jesus Dei Filius.

Jesu, spes pœnitentibus,

Quam pius es petentibus,

Quam bonus te quarentibus,

Sed quid invenientibus?

Nec lingua valet dicere,

Nec litera exprimere,

Expertus potest credere,

Quid sit Jesum diligere.

Sis, Jesu, nostrum gaudium

Qui es futurum præmium.

Sit nostra in te gloria,

Per cuncta semper sæcula. Àmen.

-J-

I.. Antiph. In nomine Jesu,

Salmo XCIX

Jubilate Deo, omnis terra; servite Domino in lætitia. Introite in conspectu ejus in exsultatione.

Scitote quoniam Dominus ipse est Deus; ipse fecit nos, et non ipsi nos; 

Populus ejus, et oves pascuae ejus. Introite portas ejus in confessione, atria ejus in hymnis; confitemini illi.

Laudate nomen ejus, quoniam suavis est Dominus; in æternum misericordia ejus, et usque in generationem et generationem veritas ejus. Gloria Patri, et Filio, etc.

 I. Antiph, In nomine Jesu, omne genuflectatur cœlestium, terrestrium ed infernorum.

-E-

II. Antiph. Ego autem in Domino gaudebo, et exultate in Deo Jesu meo.

Salmo XIX

Exaudiat te Dominus in die tribulationis; protegat te nomen Dei Jacob.

Mittat tibi auxilium de sancto, et de Sion tueatur te.

Memor sit omnis sacrificii tui, et holocaustum tuum pingue fiat.

Tribuat tibi secundum cor tuum, et omne consilium tuum confirmet.

Lætabimur in salutari tuo; et in nomine Dei nostri magnificabimur.

Impleat Dominus omnes petitiones tuas; nunc cognovi quoniam salvum fecit Dominus christum suum.

Exaudiet illum de caelo sancto suo, in potentatibus salus dexteræ ejus.

Hi in curribus, et hi in equis; nos autem in nomine Domini Dei nostri invocabimus.

Ipsi obligati sunt, et ceciderunt, nos autem surreximus, et erecti sumus.

Domine, salvum fac regem, et exaudi nos in die qua invocaverimus te.

Gloria Patri, et Filio, etc. etc.

 II. Antiph. Ego autem in Domino gaudebo, et exultate in Deo Jesu meo.

-S-

III. Antiph. Sanctum et terribile.

Salmo XI

Salvum me fac, Domine, quoniam defecit sanctus, quoniam diminutæ sunt veritates a filiis hominum.

Vana locuti sunt unusquisque ad proximum suum; labia dolosa, in corde et corde locuti sunt.

Disperdat Dominus universa labia dolosa, et linguam magniloquam.

Qui dixerunt: Linguam nostram magnificabimus; labia nostra a nobis sunt. Quis noster dominus est?

Propter miseriam inopum, et gemitum pauperum, nunc exsurgam, dicit Dominus. Ponam in salutari; fiducialiter agam in eo.

Eloquia Domini, eloquia casta; argentum igne examinatum, probatum terræ, purgatum septuplum.

Tu, Domine, servabis nos, et custodies nos a generatione hac in æternum.

In circuitu impii ambulant: secundum altitudinem tuam multiplicasti filios hominum. Gloria Patri, etc.

 III. Antiph. Sanctum et terribile Nomen eius: initium sapientiæ timor Domini.

-U-

Antiph. Vocabis Nomen eius Jesum.

Salmo XII.

Usquequo, Domine, oblivisceris me in finem? usquequo avertis faciem tuam a me?

Quamdiu ponam consilia in anima mea, dolorem in corde meo per diem?

Usquequo exaltabitur inimicus meus super me? respice, et exaudi me, Domine Deus meus.

Illumina oculos meos, ne umquam obdormiam in morte; nequando dicat inimicus meus: Prævalui adversus eum.

Qui tribulant me exsultabunt si motus fuero; ego autem in misericordia tua speravi.

Exsultabit cor meum in salutari tuo. Cantabo Domino qui bona tribuit mihi; et psallam nomini Domini altissimi.Gloria Patri, et Filio, etc. etc.

 Antiph. Vocabis nomen eius Jesum, ipse enim salvum faciet populum suum a peccatis eorum.

-S-

V. Antiph. Sitivit anima mea.

Salmo CXXVIII

  Sæpe expugnaverunt me a juventute mea, dicat nunc Israel;

Sæpe expugnaverunt me a juventute mea; etenim non potuerunt mihi.

Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores; prolongaverunt iniquitatem suam.

Dominus justus concidit cervices peccatorum. Confundantur, et convertantur retrorsum omnes qui oderunt Sion.

Fiant sicut foenum tectorum, quod priusquam evellatur exaruit,

de quo non implevit manum suam qui metit, et sinum suum qui manipulos colligit.

Et non dixerunt qui præteribant: Benedictio Domini super vos. Benediximus vobis in nomine Domini. Gloria Patri, et Filio etc. etc.  

Antiph. Sitivit anima mea ad Nomen sanctum tuum, Domine.

Hymnus.

Jesu rex admiràbilis.

Et triumphator nobilis,

Dulcedo ineffabilis

Totus desiderabilis.

Quando cor nostrum visitas,

Tunc lucet et veritas

Mundi vilescit vanitas,

Et intus fervet charitas.

Jesu dulcedo cordium,

Fons vivus, lumen mentium,

Excèdens omne gàudium.

Et omne desiderium.

Jesum omnes agnòscite.

Amorem eius poscite:

Jesum ardenter quærite,

Quærendo inardescite.

Té nostra, Jesu, vox sonet,

Nostri te mores exprimant;

Te corda nostra diligant

Et nunc, et in perpetuum. AMEN

V.- Sit Nomen Domini benedictum.

R.- Ex hoc nunc et usque in sæculum.

OREMUS.

Deus, qui Unigenitum Filium tuum costituisti humani generis Salvatorem, et Jesum vocari iussisti, concede propitius, ut cuius sanctum Nonem veneramur in terris eius quoque aspectu perfruamur in coelis. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.

Chi recita ogni giorno i 5 Salmi le cui lettere iniziali compongono il nume di Gesù (Jesus) con gli Inni e le Orazioni, lucra l’indulgenza di 7 anni e 7 quarantene per ogni volta; ed in ogni mese Indulgenza Plenaria, in un giorno ad arbitrio, in cui confessato e comunicato pregherà al solito — Chi li recita frequentemente nell’anno, guadagna Indulgenza Plenaria nei giorni della Circoncisione (1 gennaio), del SS. Nome di Gesù ( Domenica 2 dopo l’epifania), e nella festa di Gesù Nazareno (23 ottobre ), purché confessato e comunicato pregherà come al solito — Possono tutte applicarsi alle Anime del Purgatorio [Pio VII, 13 giugno 1815 e 13 novembre 1821].

 

 

 

 

I SALMI NEL NOME DI GIUSEPPE

Oggi, ultimo giorno di marzo, mese che la Santa Madre Chiesa dedica a S. Giuseppe, segnaliamo questa pia devozione che ci permette di ricordare frequentemente questo Santo straordinario, e per la quale si guadagnano le indulgenze concesse da S. S. PIO VII.

I SALMI NEL NOME DI GIUSEPPE

J

I Antiph. Ioseph, Virum Mariae, de qua natus est Iesus, qui vocatur Christus.

Salmo IC

Jubilate Deo, omnis terra; servite Domino in laetitia.

Introite in conspectu ejus in exsultatione.

Scitote quoniam Dominus ipse est Deus; ipse fecit nos, et non ipsi nos;

populus ejus, et oves pascuae ejus.

Introite portas ejus in confessione, atria ejus in hymnis; confitemini illi.

Laudate nomen ejus,

quoniam suavis est Dominus; in aeternum misericordia ejus, et usque in generationem et generationem veritas ejus. Gloria Patri etc.

1 Antiph. Ioseph, Virum Mariae, de qua natus est Iesus, qui vocatur Christus.

O

2. Antiph. Ioseph de domo David, et nomen virginis Maria.

Salmo XLVI

Omnes gentes, plaudite manibus; jubilate Deo in voce exsultationis:

Qoniam Dominus excelsus, terribilis, rex magnus super omnem terram.

Subjecit populos nobis, et gentes sub pedibus nostris.

Elegit nobis haereditatem suam; speciem Jacob quam dilexit.

Ascendit Deus in jubilo, et Dominus in voce tubae.

Psallite Deo nostro, psallite; psallite regi nostro, psallite;

quoniam rex omnis terrae Deus, psallite sapienter.

Regnabit Deus super gentes; Deus sedet super sedem sanctam suam.

Principes populorum congregati sunt cum Deo Abraham, quoniam dii fortes terrae vehementer elevati sunt. Gloria Patri, etc.

 

2. Antiph. Ioseph de domo David, et nomen virginis Maria.

S

3. Antiph. Ioseph vir eius cum esset iustus, et nollet eam tradùcere.  

Salmo CXXVIII

Saepe expugnaverunt me a juventute mea, dicat nunc Israel;

Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores;  prolongaverunt iniquitatem suam.

Dominus justus concidit cervices peccatorum.

Confundantur, et convertantur retrorsum omnes qui oderunt Sion. de quo non implevit manum suam qui metit, et sinum suum qui manipulos colligit.

Fiant sicut foenum tectorum, quod priusquam evellatur exaruit,

de quo non implevit manum suam qui metit, et sinum suum qui manipulos colligit.

Et non dixerunt qui praeteribant: Benedictio Domini super vos. Benediximus vobis in nomine Domini.

3. Antiph. Ioseph vir eius cum esset iustus, et nollet eam tradùcere. 

E

 4. Antiph. Ioseph Fili David, noli timere accipere Mariam coniugem tuam.

Salmo LXXX.

Exsultate Deo adjutori nostro, jubilate Deo Jacob.

Sumite psalmum, et date tympanum; psalterium jucundum, cum cithara.

Buccinate in neomenia tuba, in insigni die solemnitatis vestrae;

Quia praeceptum in Israel est, et judicium Deo Jacob.

Testimonium in Joseph posuit illud, cum exiret de terra Aegypti; linguam quam non noverat audivit.

Divertit ab oneribus dorsum ejus; manus ejus in cophino servierunt.

In tribulatione invocasti me, et liberavi te. Exaudivi te in abscondito tempestatis; probavi te apud aquam contradictionis.

Audi, populus meus, et contestabor te. Israel, si audieris me,  non erit in te deus recens, neque adorabis deum alienum.

Ego enim sum Dominus Deus tuus, qui eduxi te de terra Aegypti. Dilata os tuum, et implebo illud.

Et non audivit populus meus vocem meam, et Israel non intendit mihi.

Et dimisi eos secundum desideria cordis eorum; ibunt in adinventionibus suis.  Si populus meus audisset me, Israel si in viis meis ambulasset,

pro nihilo forsitan inimicos eorum humiliassem, et super tribulantes eos misissem manum meam.

Inimici Domini mentiti sunt ei, et erit tempus eorum in saecula.

Et cibavit eos ex adipe frumenti, et de petra melle saturavit eos. Gloria Patri, etc.

 4. Antiph. Ioseph Fili David, noli timere accipere Mariam coniugem tuam.

F

  1. Antiph. Ioseph exurgens a somno, fecit sicut præcèpit ei Angelus

Salmo LXXXVI.

Fundamenta ejus in montibus sanctis;

diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Jacob.

Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei!

Memor ero Rahab et Babylonis, scientium me; ecce alienigenæ, et Tyrus, et populus Aethiopum, hi fuerunt illic.

Numquid Sion dicet: Homo et homo natus est in ea, et ipse fundavit eam Altissimus? Gloria Patri, etc. 

5. Antiph. Ioseph exurgens a somno, fecit sicut præcèpit ei Angelus.

V. Constituit eum Dominum domus suae.

R . Et principem omnis possessionis suae. 

OREMUS.

Deus qui ineffabili providentia beatum Joseph sanctissimæ Genitricis tuæ Sponsum eligere dignatus es; præsta quæsumus, et quem Protectorem veneramur in terris, intercessorem habere mereamur in coelis. Qui vivis et regnas per omnia sæcula etc.  Amen.

HYMNUS

Deus, qui gratiam impotes,

Coelestium dona expetunt.

losephi Nomen invocent,

Opemque poscant sùpplices.

Ioseph vocato Nomine

Deus adest petentibus,

Auget piis iustitiam,

Culpamque deìet impis.

Ioseph piis quaerentibus

Dantar beata munera,

Dantur palma victoriae

Agonis in certàmine

Amplexus inter Virginis,

Castaeque Prolis placido

Vitam sopóre dèserens.

Morièntium fit regala.

Illo nihil potèntius,

Cuius parentem nùtibus,

Et subditum imperiia

Deum vidèrunt Aethera.

Illo nihil perfèctius,

Qui Sponsus almae Virginis

Electus est, Altissimi

Custos, paiensque creditus.

O ter beata, et ampilus

Honor sit libi, Trinitas,

Pater Verbunque et Spiritus,

Sanctoque loseph Nomini. Amen

Antiph. Adiutor est in tribulationis, et Protector

omnibus beatus Ioseph nomen suum pie invocantibus.

V). Sit Nomen beati Josephi benedictum.

R). Ex hoc, nune et usque in sæculum.

OREMUS.

Deus, qui mirabilis in Sanctis tuis, mirabiliæ in beato Josepho, eam coelestium donorum dispensatorem super familiam tuam constituisti: presta quæsumus, ut cuius Nomen devoti veneramus eius precibus et meritis adiuti ad portum salutis feliciter perveniamus.  – Amen.

 [Chi recita ogni giorno i salmi, le cui lettere iniziali compongono il nome di s. Giuseppe, Sposo di Maria SS, coll’Inno “Dei qui gratìam impotes, e le Orazioni “Deus qui ineffabili” etc, e “Deus qui mirabilis” etc, lucra l’indulgenza di 7 anni e 7 quarantene per ogni volta; ed indulgenza Plen. una volta al mese in un giorno ad arbitrio purché si confessi e si comunichi, e preghi come al solito. Chi ha frequentati detti Salmi nell’anno lucra Indulgenza Plenaria nella Domenica terza dopo Pasqua, confessandosi e comunicandosi in detta Domemica. — Tutte le dette Indulgenze possono applicarsi alle Anime Purganti – 

 

 

I 5 Salmi del Nome di Maria

I 5 Salmi del Nome di Maria

Davide-renome di MariaMaria Regina

[ … per cui Pio VII, 13 giugno nel 1815, accordò ai fedeli tutti ogni volta: indulgenza di 7 anni e 7 quarantene; indulg. Plen. una volta al mese ad arbitrio a chi li avrà recitati per un mese intero, conf. e comun. pregherà secondo la mente del S. Pontefice (Gregorio XVIII, successore di Gregorio XVII, Card. Siri –ndr.-); Indulg. Plen. nella festa del Nome di Maria, alle sudd. condizioni a chi li avrà recitati di frequente tra l’anno – Manuale di Filotea del sac. G. Riva; XXX ed. Milano 1888-Imprim.]. Il Nome sublime e dolcissimo di Maria risulta composto dalla prima lettera di ogni salmo.

-I-

Magnificat : – “M

Ant. Mariæ Nomen.

“Magníficat anima mea Dóminum.

Et exsultávit spíritus meus: in Deo, salutári meo.

Quia respéxit humilitátem ancíllæ suæ: ecce enim ex hoc beátam me dicent omnes generatiónes.

Quia fecit mihi magna, qui potens est: et sanctum nomen eius.

Et misericórdia eius, a progénie in progénies: timéntibus eum.

Fecit poténtiam in bráchio suo: dispérsit supérbos mente cordis sui.

Depósuit poténtes de sede: et exaltávit húmiles.

Esuriéntes implévit bonis: et dívites dimísit inánes.

Suscépit Israël púerum suum: recordátus misericórdiæ suæ.

Sicut locútus est ad patres nostros: Ábraham, et sémini eius in sǽcula”.

Gloria Patri, etc.

Ant. Mariæ Nomen cunctas illustrat ecclesias, quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum Nomen ejus.

 

-II-

Salmo CXIX – A

Ant. A solis ortu.

“Ad Dominum cum tribularer clamavi, et exaudivit me.

Domine, libera animam meam a labiis iniquis et a lingua dolosa.

Quid detur tibi, aut quid apponatur tibi ad linguam dolosam?

Sagittae potentis acutæ, cum carbonibus desolatoriis.

Heu mihi, quia incolatus meus prolongatus est! habitavi cum habitantibus Cedar; multum incola fuit anima mea.

Cum his qui oderunt pacem eram pacificus; cum loquebar illis, impugnabant me gratis”.

Gloria Patri, etc.

Ant. A solis ortu usque ad occasum. Laudabile Nomen Domine et Mariæ matris ejus.

-III-

Salmo CXVIII – [Ghimel] – R

Ant. Refugium est.

“Retribue servo tuo, vivifica me, et custodiam sermones tuos.

Revela oculos meos, et considerabo mirabilia de lege tua.

Incola ego sum in terra, non abscondas a me mandata tua.

Concupivit anima mea desiderare justificationes tuas in omni tempore.

Increpasti superbos; maledicti qui declinant a mandatis tuis.

Aufer a me opprobrium et contemptum, quia testimonia tua exquisivi.

Etenim sederunt principes, et adversum me loquebantur; servus autem tuus exercebatur in justificationibus tuis.

Nam et testimonia tua meditatio mea est; et consilium meum justificationes tuae.

Adhæsit pavimento anima mea; vivifica me secundum verbum tuum.

Vias meas enuntiavi, et exaudisti me; doce me justificationes tuas.

Viam justificationum tuarum instrue me, et exercebor in mirabilibus tuis.

Dormitavit anima mea præ tædio; confirma me in verbis tuis.

Viam iniquitatis amove a me, et de lege tua miserere mei.

Viam veritatis elegi; judicia tua non sum oblitus.

Adhæsi testimoniis tuis, Domine; noli me confundere.

Viam mandatorum tuorum cucurri, cum dilatasti cor meum”.

 

Ant. Refugium est in tribulationibus: Mariæ Nomen omnibus illud invocantibus.

 

-IV-

Salmo CXXV – I

Ant. In universa terra.

“In convertendo Dominus captivitatem Sion, facti sumus sicut consolati.

Tunc repletum est gaudio os nostrum, et lingua nostra exsultatione.

Tunc dicent inter gentes: Magnificavit Dominus facere cum eis.

Magnificavit Dominus facere nobiscum; facti sumus lætantes.

Converte, Domine, captivitatem nostram, sicut torrens in austro.

Qui seminant in lacrimis, in exsultatione metent.

Euntes ibant et flebant, mittentes semina sua.

Venientes autem venient cum exsultatione, portantes manipulos suos”.

 

Ant. In universa terra: admirabiles Nomen tuum, o Maria.

 

-V-

Salmo CXXII – A

Ant. Annunciaverunt.

Ad te levavi oculos meos, qui habitas in cœlis.

“Ecce sicut oculi servorum in manibus dominorum suorum;

sicut oculi ancillæ in manibus dominæ suæ: ita oculi nostri ad Dominum Deum nostrum, donec misereatur nostri.

Miserere nostri, Domine, miserere nostri, quia multum repleti sumus despectione;

quia multum repleta est anima nostra opprobrium abundantibus, et despectio superbis”.

Ant. Annunciaverunt cœli, Nomen Mariæ; et viderunt omnes populi gloriam ejus.

V.: Sit Nomen Virginis Mariæ benedictum.

R.: Ex hoc nunc ed usque in speculum. 

Oremus.

“Concede quæsumus Omnipotens Deus, ut fidelis tui, qui sub sanctissimo virginis Mariæ Nomine et protectione lætantur, ejus pia intercessione, a cunctis malis liberentur in terris, et ad gaudia æterna pervenire mereantur in cœlis. Per Dominum, etc.”