La strana sindrome di nonno Basilio -17-

nonno

Caro direttore sono ancora qui a discorrere con lei, sperando di non abusare eccessivamente della sua pazienza. Nel Martirologio Romano leggevo del martirio dei Santi Giovanni Fisher e Tommaso Moro, morti in difesa della Verità di Cristo, della Giustizia divina, del Diritto calpestato, della Santa Chiesa di Gesù e del primato pietrino del Papa romano. Con me erano, come al solito, i miei cari nipoti, oramai noti a lei ed ai suoi lettori (… ammesso che ce ne siano ancora di disposti a leggere le mie riflessioni!): Mimmo e Caterina. Così cercavo di riassumere sommariamente le vicende di questi due straordinari testimoni della vera fede cattolica che osarono non assecondare il reprobo, orgoglioso re Enrico VIII, i cui “pruriti genitali” caratterizzarono tutto il suo nefasto governo regale (io per la verità ritengo, direttore, che soffrisse di Herpes genitale, forse di una dermatite squamosa perineale psoriasica o dell’acaro sarcoptes scabei (quello della scabbia), o forse più semplicemente, avesse numerose piattole pruriginose, visto che all’epoca non c’erano molti prodotti di igiene intima efficaci come al giorno d’oggi … lei che ne pensa?). Giovanni Fisher, vescovo di Rochester e Tommaso Moro martiri essendosi opposti al re Enrico VIII nella controversia sul suo divorzio e sul primato del Romano Pontefice, furono rinchiusi nella torre di Londra e decapitati rispettivamente il 22 giugno del 1535, ed il 6 luglio dello stesso anno … Per la verità vedo Mimmo molto aggressivo dire: “Ma come si fa a seguire una religione creata da un soggetto di tale “spessore neuropsichiatrico” senza fondamenti dottrinali, motivazioni teologiche, filosofie di elementare razionalità …. Solo degli uomini altrettanto corrotti, a partire dal cardinal-traditore Wolsey, arcivescovo di York, dall’arcivescovo-vipera di Canterbury Thomas Cranmer, (vuoi vedere che era un marrano della quinta colonna anche questo? … ma certamente, visto l’odio con cui si sono accaniti contro i difensori di Cristo e della sua Chiesa!), dall’ambizioso e perfido Thomas Cromwell fino ai parlamentari assetati di potere e a nobili avidi di possedere i beni confiscati alla vera ed unica Chiesa, potevano assecondare un progetto tanto audace di distruzione della Fede nel regno d’Inghilterra e domini annessi. E poi il capo della “setta” è addirittura il re d’Inghilterra … a me sembra un’operetta di Lehar …”. Ma Mimmo, dico con meraviglia, ti vedo preparato al riguardo, almeno da un punto di vista storico!. Ed allora ti chiedo, che mi sai dire sulla chiesa anglicana?” Quasi a memoria, mi dice: “Chiesa anglicana, dal latino: Anglicana ecclesia, è il nome assunto dalla chiesa d’Inghilterra dopo la separazione dalla Chiesa cattolica nel XVI secolo. Il termine latino è precedente alla Riforma protestante e indicava genericamente la chiesa cattolica inglese, allo stesso modo in cui la chiesa francese era denominata Chiesa Gallicana. In seguito, dopo lo scisma avvenuto durante il regno di Enrico VIII e per influsso delle dottrine protestanti provenienti dal continente europeo, dalle infiltrazioni massoniche e dei soliti marrani, che dirigono sempre la baracca a modo loro, cioè nell’ombra e con la corruzione, la Chiesa anglicana ha assunto una particolare fisionomia dottrinale ed organizzativa, nota come “ anglicanesimo”. “Ma Mimmo, mi sembra che ti sia applicato con zelo … mi stupisci!”… ma come un torrente in piena continua: “La base dottrinale della chiesa anglicana è contenuta nei cosiddetti “Trentanove articoli di religione” (anche questo numero puzza di cabala da un miglio di lontananza) composti nel XVI secolo per garantire l’uniformità religiosa in Inghilterra che utilizzano talvolta espressioni fanta-teologiche vicine al calvinismo. Dal 1547 fino al 1571 vennero pubblicati i The Books of Homilies, una raccolta di due libri contenenti in totale 33 sermoni che illustrano appunto i 39 articoli (33, 39 … questo la dice lunga sulla penetrazione cabalistica dei figli del demonio!), articoli che non sono generalmente più considerati strettamente vincolanti, ed infatti la chiesa anglicana (più opportuno definirla “setta” o conventicola, tanto il suo capo è anche maestro muratore della loggia d’Inghilterra! -n.d.Bas.-), però, è essenzialmente pluralista (sarebbe meglio dire confusa”), poiché nel suo interno convivono, scontrandosi, tendenze diverse, ed ogni comunità può fare capo ad esse ed assumere una forma di culto molto diversa (evviva la libera fantasia!). Vi sono, ad esempio, gli “anglo-cattolici“, che si differenziano apparentemente poco dal cattolicesimo (presentano una forma di culto molto simile alla pseudo-Messa cattolica del novus ordo!), i neo-liberali, i riformati (che si attengono al calvinismo), gli evangelicali, i pentecostali/carismatici” … “… che sono coloro che recentemente hanno cominciato ad infestare quello che resta della Chiesa Cattolica, travestendosi da ispirati rinnovatori dello spirito, (non specificando, ma ovviamente non quello “Santo”!!!) … con sedicenti ed auto referenziati carismi, non garantiti e tutti da verificare, spesso strani e sospetti ma sostenuti da prelati massonizzanti di alto bordo che amano far mostra di sé in stadi e palazzetti dello sport esultanti … o meglio deliranti”. Le riporto il commento un po’ acido di Caterina che interviene ben documentata, sostenendo che in altra occasione sarà ben più acida, anzi “piccante!”. Mah … questi giovani moderni!… Ritornando agli anglicani, Mimmo, a briglie sciolte, incalza: “ … ma lo sai nonno che questi ordinano donne sacerdoti e vescovi, nonché pederasti dichiarati e manifesti, contraddicendo il dettame di Cristo ed infischiandosene allegramente dei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio?”. “Ma bravo … vedo che stai imparando pure il Catechismo di San Pio X ….”. “E per forza –ribatte prontamente Mimmo- nel C.C.C. c’è tutto ed il contrario di tutto e alla fine tutto è confusione ed incongruenza” . “Piano, Mimmo, queste considerazioni tienile per te, potrebbero urtare certe suscettibilità …”. “Ma come, nonno, proprio tu che dici sempre che insegnare agli ignoranti, consigliare i dubbiosi ed aprire gli occhi spirituali ai ciechi è un atto di profonda carità che va praticato senza timori di alcun genere”? “È vero, Mimmo, questa volta devo darti proprio ragione … oggi mi hai dato una lezione di vita, grazie!!!”. Nella mia malandata memoria emerge il ricordo dello zio Tommaso, sacerdote eclettico quando diceva che … gli anglicani sono noti per aver introdotto nelle funzioni il canto polifonico su testi in vernacolo, e la tecnica del “falso bordone”, tecnica che egli cercava di far comprendere, non sempre con successo, a noi nipoti già distratti da strambe ideologie. Calmatosi Mimmo, devo tener testa a Caterina che, con un certo tono di sufficienza, ricorda la strana vicenda della Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus” con la quale si accolgono rappresentanti del clero anglicano inorriditi dalle ordinazioni femminili ed omosessuali, e dalla approvazione dei bestiali matrimoni contro-natura. “Qui non si tratta di ecumenismo, perché ecumenismo non significa, nella attuale accezione, difendere la verità e predicare la conversione all’unica Chiesa fondata da Cristo (anzi da quel poco che ho capito, questo viene accuratamente evitato, disprezzando vergognosamente il comando del Maestro!), ma della onnipresente eresia muratoria della “libera coscienza”, quella condannata ed anatemizzata da S.S. XVI e Pio IX, per cui, nonostante le palesi contraddizioni, si vuole mantenere viva la tradizione anglicana – addirittura definita come “arricchimento” (ma che ridere!) per la Chiesa Romana e dono da condividere (questa è bella: l’eresia manifesta, ostinata ed impenitente che arricchisce la Verità di Cristo e della sua unica e vera Chiesa!!! Un dono !?… Inaudito direttore, questa non è neanche più apostasia, ma idiozia pura! .. mi perdoni l’amaro sfogo ma non ce la faccio a trangugiare questi calici amari! … e probabilmente lo stesso Enrico VIII sarebbe a dir poco perplesso). Inoltre la situazione che si profila è pericolosissima per la salvaguardia del celibato ecclesiastico: non sarebbe la prima volta che il mutamento di una prassi comune ed universale incominci con una concessione ad casum apparentemente di scarsa portata, ma potenzialmente gravida delle conseguenze più estreme. Ed ancora esiste il rischio concreto del “libero esame” visto che non c’è l’obbligo di aderire al Magistero ecclesiastico, quindi ognuno fa quel che meglio crede, come le bestie al pascolo …”. E Mimmo nuovamente interviene chiedendomi: “ma nonno perché sei così ostile al libero esame, in fondo si tratta della Bibbia, della Scrittura Sacra”. “A parte il fatto che le traduzioni che se ne fanno -intervengo io ricordando è ovvio lo zio Tommaso- sono aggiustate di volta in volta per le esigenze della “cappelluccia” che le usa, “avere la Scrittura” non significa nulla, possedere materialmente o filologicamente la Bibbia, non significa niente; la cosa importante è il “senso” della Scrittura che solo la Chiesa Cattolica mantiene costituendone il Magistero, come ricordato nella Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano (il XX ecumenico) De fide catholica (Dz 1788): “Deve considerarsi come vero senso della sacra Scrittura, quello che ha creduto e crede la santa Madre Chiesa, alla quale appartiene giudicare del senso e dell’interpretazione autentica delle sacre Scritture” (le risparmio il latino). Al contrario è proprio Lutero ad insegnare che il senso della Bibbia è quello che appartiene alla coscienza (ma è proprio un mantra!) di ciascun cristiano, quindi la libertà di esame è il rovescio della nostra religione: in Lutero e i protestanti la libertà è al di sopra della verità, le favole e i deliri degli ubriaconi sono al di sopra della retta ragione, del rispetto a Dio e agli uomini.”. “Scomodare lo Spirito Santo volendo farne il propulsore del processo ecumenico descritto nella Lumen Gentium -interviene ancora Caterina- e applicarlo alle recenti vicende di finto e posticcio ecumenismo, mi sembra una forzatura ideologica, poco credibile e soprattutto non aderente alla realtà dei fatti”. Ma a me la cosa puzza di bruciato … così all’improvviso mi viene: “Mimmo, ma la tua amica Martina che ne dice?”. Mimmo assume un’aria mesta e non risponde, ma lo salva in calcio d’angolo Caterina: “… la ragazza ha trovato di meglio, ha incontrato Philip, un irlandese protestante, e ha mollato il povero Mimmo, che ora si lecca le ferite, e tocca a me rincuorarlo …”. Caro direttore, sono rimasto costernato, anche se adesso mi spiego la sollecitudine nel raccogliere notizie, memorizzarle, farne considerazioni e trarne le naturali ed opportune conseguenze. Bene, direttore, il Signore utilizza anche questi mezzi per dirigere e sollecitare i suoi figli alla verità. E non ho detto loro che con la enciclica “Apostolicae curae” del 18 settembre 1896, S.S. Papa Leone XIII – confermando le sentenze dei suoi predecessori – ha solennemente dichiarato che le ordinazioni anglicane sono assolutamente “invalide”, ne segue che i prelati anglicani sono – in quanto anglicani – eretici e scismatici notori, ma non sono – in alcun modo – validamente ordinati: non sono né sacerdoti, né vescovi … questi comuni signori, al massimo possono partecipare ad un ballo in maschera! … Deo gratias! Le mie preghiere sono state esaudite! – … ma le pare che una cieca potesse guidare un … ipovedente, spiritualmente parlando, come Mimmo? La saluto cordialmente … mi stia bene, suo: nonno Basilio e famiglia!

La strana sindrome di nonno Basilio -16-

nonno

Caro direttore, sono ancora qui a scriverle, visto che lei ha la bontà di ascoltarmi e non cestina le mie missive che riconosco essere un po’ fuori dal “coro” del cosiddetto “politicamente corretto”, anche se in verità la mia è solo una richiesta di aiuto. Sono qui a raccontare nuovamente del colloquio che intrattengo (lei mi dirà che sono un fortunato in questi tempi in cui da padrone la fanno i video-games) con i miei cari nipoti Mimmo e Caterina, e spesso pure con i loro amici. Infatti gli ultimi avvenimenti, a cui ho fatto riferimento negli ultimi mesi, come lei certamente ricorderà, ha suscitato un ulteriore “scontro-dialogo”, specie da quando nella vita di mio nipote Mimmo è entrata la sua nuova fiamma, Martina, dichiaratamente protestante, anche se onestamente non saprei riferirle con certezza a quale delle 16.000 sette ella aderisca. Quello che mi ha sorpreso, e continua ogni giorno ad allibirmi ed a darmi un dolore profondo, in verità, è che mia nipote Caterina asserisca che tante idee, per me assolutamente strane (è un eufemismo evidentemente!) ed in contrasto anche ferocemente con la fede cattolica di sempre, abbiano invaso l’immaginario dottrinale di preti farneticanti e di fedeli che continuano a proclamarsi cattolici, senza nemmeno lontanamente sapere o anche semplicemente immaginare più cosa ciò comporti in materia di fede, morale, teologia, devozioni, partecipazione ai Sacri Riti, e via discorrendo! Se veramente fosse così, caro direttore, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli per la desolazione dottrinale, morale, sociale e per gli abomini liturgici perpetrati a danno delle anime di tanti poveracci che si credono fedeli cattolici, anche ferventi, ma che in realtà, invece di dare culto a Dio e a Cristo, Lo disprezzano e Lo ridicolizzano sempre di più, mettendo al centro del mondo i bisogni meramente materiali dell’uomo, ed osannando (Dio non voglia!), al “dio dell’universo”, cioè il baphomet massonico, quello dei Rosa+croce, dei templari corrotti e del “cavaliere kadosch”, incorrendo inconsapevolmente nell’ira di un Dio offeso e deriso continuamente. Ma certamente io credo che, oltre al mattacchione Mimmo, questa volta anche Caterina abbia compreso male o non correttamente ciò che ascolta o legge, per quanto sia una ragazza assennata, prudente, e con buone conoscenze di base,… ma si sa, tutti possiamo sbagliare, in particolare i giovani con la loro inesperienza … bisogna comprenderli e correggerli con amore, non tutti hanno la fortuna di avere uno zio Tommaso! Ed ecco anche perché ricordo sempre ai miei nipoti di recitare, anche mentalmente, il “breve di Sant’Antonio”, e di portarne addosso una copia scritta! Come lei certamente saprà, secondo la tradizione popolare, questa preghiera, nota anche come “motto di sant’Antonio”, sarebbe stata consegnata dal Santo ad una donna per vincere le tentazioni del diavolo. Il Papa francescano Sisto V, nel sec. XVI, la fece addirittura incidere alla base dell’obelisco da lui fatto erigere a Roma, al centro di Piazza san Pietro. La ricordo a lei ed ai suoi lettori, anche perché permette di lucrare 100 giorni di indulgenza per le anime del purgatorio ogni volta, secondo quanto decretato da Papa Leone XIII il 21 maggio del 1892! Eccola! “Ecce Crucem Domini! Fugite partes adversae! Vicit Leo de tribu Juda, Radix David! Alleluia!”(Ecco la Croce del Signore! Fuggite forze nemiche! Ha vinto il Leone di Giuda, La radice di Davide! Alleluia!).Fin da piccoli raccontavo ai miei nipoti, allora anime innocenti, non ancora contaminati dai veleni modernisti e progressisti, l’aneddoto che si ritiene all’origine della preghiera, ed essi mi guardavano sgranando gli occhi pieni di meraviglia. La racconto pure a lei, chissà che qualche altro bimbo innocente non sgrani anche lui gli occhi meravigliati!? Durante il Regno di re Denis del Portogallo, una donna era molto tentata dal diavolo di gettarsi nel fiume Tago. Un giorno ella era sul punto di cedere alla tentazione … ma sulla sua strada capitò una Chiesa francescana, ella vi entrò invocando l’aiuto di Sant’Antonio di Padova. Spossata dalla fatica e desolata si addormentò … fu così che Sant’Antonio le apparve in sogno per dissuaderla dal suo proposito, e nello stesso tempo le diede un pezzo di pergamena, che lei avrebbe dovuto portare sempre con lei! Al risveglio la donna ritrova effettivamente il prezioso dono appeso al suo collo con sopra scritte le parole conosciute appunto come benedizione di Sant’ Antonio. Ella avverte subito l’efficacia di questa benedizione … la tentazione infatti sparisce completamente. Anche il re, all’udir parlare di questo avvenimento e del meraviglioso documento, vuole vederlo ed ordina perciò che gli venga portato. I suoi ordini vengono naturalmente eseguiti, ma non appena la donna viene espropriata del suo “tesoro”, eccola nuovamente assalita dal suo nemico. Le viene ridata allora una copia, e di nuovo la tentazione cessa senza mai più ripresentarsi. La benedizione è stata utilizzata in seguito in tutto il mondo con risultati meravigliosi. Ma torniamo a noi! Le devo dire, con piacere, caro direttore, che ultimamente Mimmo, sente finalmente l’esigenza di istruirsi nella religione cattolica, che dovrebbe essere un obbligo per ogni buon cattolico, come ad esempio, tanto per citarne uno, ricorda Clemente XII nell’enciclica “In Dominico Agro” – 14 giugno 1761 (ed al proposito, lei certamente saprà che lo studio del Catechismo di San Pio X, effettuato almeno per mezz’ora due volte al mese, comporta l’acquisto delle sante Indulgenze!!), e con lui siamo pertanto ritornati sull’importanza della “Bibbia greca”, argomento fugacemente trattato con Martina, e segnalato in una mia precedente missiva. Io non sono certamente un competente però, nonostante la mia memoria malandata, che stranamente risorge in queste circostanze (… stranezze mentali, diceva il neuropsichiatra che un tempo frequentavo!), mi sovviene l’insegnamento dello zio Tommaso che, nelle sue frequenti riunioni familiari, dopo aver gustato un po’ dei deliziosi biscottini della nonna Margherita (anch’egli faceva qualche peccatuccio di gola ogni tanto … ma i biscotti della nonna meritavano, una tentazione …), ci delucidava l’argomento cosi: “Un documento scritto dall’ebreo alessandrino Aristeo al fratello Filocrate riferisce che il capo della Biblioteca di Alessandria, Demetrio, persuase il re ellenistico d’Egitto, Tolomeo II il Filadelfo, a promuovere la traduzione di libri dell’Antico Testamento in greco, e da ciò nacque la versione detta “dei Settanta”, poiché tale era il numero degli anziani di Israele convocati ad Alessandria dal re per compiere la traduzione, la quale venne poi pubblicamente letta alla popolazione giudaica perché la approvasse. Il testo sacro aveva (ed ha!) una funzione assai importante: quella di contenere la Verità rivelata da Dio con potenza salvifica, è cioè la parola di Dio che crea, redime, salva. Gli Ebrei, con voce unanime, acclamarono con entusiasmo la nuova versione. Fra le generali acclamazioni venne pronunciato un solenne “anatema eterno” contro chiunque osasse minimamente alterarla e, a maggior ragione, contro chi cercasse di far ritorno alla precedente versione, proprio ciò che il Sinedrio talmudista apostata e materialista fece dopo aver respinto il Salvatore. Un’altra fonte giudaica, il Frammento di Aristobulo, del secondo secolo avanti Cristo, conferma che tale origine della versione greca dell’Antico Testamento era comunemente nota. Questo nasceva dal bisogno, nell’attesa ritenuta prossima del Messia, di rendere accessibile a tutti le Sacre Scritture che ne profetizzavano l’avvento. La salvezza veniva dagli Ebrei, ma tutti gli uomini vi erano chiamati. Le due versioni bibliche, quella ebraica e quella greca, sono divinamente ispirate, la differenza è che quella greca è più prossima al tempo del Messia ed è assai più esplicita riguardo ai maggiori articoli di fede. S. Agostino nel “De Doctrina Cristiana” sostiene la maggiore autorità della versione greca dei Settanta, e giudica che in ogni caso di divergenza, fra il testo ebraico e quello greco dei Settanta, si debba preferire quello greco. Questa versione consente una versione trinitaria, rivelando che la Salvezza non è un concetto generico, ma una Persona. Delle presunte inesattezze della versione greca non resta evidentemente nulla, ogni inesattezza o divergenza non è che una precisazione ed un approfondimento della Rivelazione, frutto di ispirazione divina nell’imminenza del compiersi della promessa. Tale è l’opinione dei Padri della Chiesa; il mito delle “inesattezze” di traduzione nasce da quella volontà, ancora attuale, del Sinedrio ebraico che aveva respinto e fatto crocifiggere il Redentore, di far dimenticare il testo assai più esplicito dei Settanta, per tornare al vago dell’attesa messianica di molti secoli prima. In pratica, la Chiesa potrebbe tranquillamente abbandonare il testo ebraico, se non per motivi puramente antiquari, ed oltretutto il testo punteggiato masoretico risale addirittura a parecchi secoli dopo Cristo, quando gli ebrei in diaspora, in particolare i discendenti dei Kazari convertiti, gli attuali askenaziti, aspiranti governanti e dominatori del “nuovo ordine” mondiale (questa era una specie di mantra dello zio Pierre … naturalmente!), non conoscevano più la pronunzia esatta del testo e avevano quindi bisogno dei segni vocalici … (sembra quasi una scrittura sulla quale cadono fiocchi di neve …). Così il Concilio di Trento approvò come divinamente rivelata la Bibbia dei Settanta, quella appunto rifiutata e “sforbiciata” da Lutero, che fece delle traduzioni personali inserendo tutto quello che gli aggradava e che sosteneva le sue peregrine argomentazioni. Oggi si fanno ancora traduzioni e versioni “ecumeniche”, con testi formalmente eretici partoriti dalle stramberie ideologiche anche di certe “Eminenze” pseudo ed autoreferenziali intellettualoidi!! Diffida sempre, Mimmo, diffida, perché non ci vuole molto a contraffare la Sacra Rivelazione e ad interpretarla secondo il genio protestante e modernista, (vedi ad esempio il contenuto delle encicliche: “Inter praecipuas” dell’8 maggio 1844 – sulla condanna delle “Società Bibliche” – di Gregorio XVI, oppure “Providentissimus Deus” del 18 nov. 1893 di Leone XIII, o ancora Divino Afflante Spiritu –del 30 settembre 1943 di Pio XII) e così come sottolineato più volte anche da tutti i recenti “veri” Pontefici (leggi: Pio IX, Leone XIII, S. Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII!), soprattutto quando i fedeli vengono colpevolmente tenuti nell’ignoranza per poterli meglio ingannare”! Poi, dopo una breve pausa per sorseggiare un po’ d’acqua, tra una compressa e l’altra che la mia Genoveffa si premura di farmi trangugiare, riprendo: “Un altro aspetto che ti potrebbe interessare, caro Mimmo, visto che ti atteggi a filosofare specie nelle discussioni politiche con i tuoi compagni, è come il protestantesimo abbia giustificato il naturalismo con le sue conseguenze più drammatiche”.“Ma nonno, risponde subito Mimmo, evidentemente già opportunamente “imbeccato”, mi sembra strano e paradossale tacciare il protestantesimo di naturalismo. Non c’è nulla in Lutero di questa esaltazione della bontà intrinseca della natura, giacché, secondo lui, la natura è irrimediabilmente decaduta e la concupiscenza invincibile”.“È vero, replico io, tuttavia, lo sguardo eccessivamente nichilista che il protestante appunta su se stesso approda ad un naturalismo pratico: a forza di sminuire la natura e di esaltare la forza della sola fede, si relegano la grazia divina e l’ordine sovrannaturale nella sfera delle astrazioni. Per i protestanti la grazia non opera un autentico rinnovamento interiore: il Battesimo non è la restituzione di uno stato sovrannaturale abituale, è soltanto un atto di fede in Gesù Cristo che giustifica e salva. La natura non viene restaurata dalla grazia, rimane intrinsecamente corrotta, e la fede ottiene da Dio soltanto che Egli getti sui nostri peccati il pudico mantello di Noè. Quindi, la forma sovrannaturale che il Battesimo aveva aggiunto alla natura radicandosi su di essa, tutte le virtù infuse ed i doni dello Spirito Santo sono ridotti a niente, ricondotti come sono a quest’unico atto disperato di fede-fiducia in un Redentore che fa grazia solo per ritrarsi lungi dalla sua creatura, mantenendo sempre un tale colossale abisso tra l’uomo definitivamente miserabile e il Dio trascendente, tre volte Santo (Kadosh, Kadosh, Kadosh, ripeteva lo zio Tommaso citando Isaia … Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabbaoth … mi sembra risentirne la voce!) Questo pseudosupernaturalismo, come lo chiama padre Garrigou-Lagrange, attento filosofo e sagace teologo tomista, abbandona infine l’uomo, pur redento, alla sola forza della sue potenzialità naturali, e sprofonda fatalmente nel naturalismo; dopotutto gli estremi opposti coincidono! Jacques Maritain, esprime bene l’esito naturalista del luteranesimo avendolo ben vissuto: «La natura umana non potrà che rifiutare come un vano orpello teologico il manto di una grazia che nulla è per lei, e ricondurre su di sé la sua fede-fiducia, per divenire quella graziosa bestia affrancata il cui infallibile, continuo progresso incanta oggi l’universo». E questo naturalismo si applicherà in modo particolare all’ordine civile e sociale: ridotta la grazia ad un sentimento di fede fiduciaria, la Redenzione non consiste più che in una religiosità individuale e privata, senza presa sulla vita pubblica. L’ordine pubblico, economico e politico, è dunque condannato a vivere e a svilupparsi al di fuori di Nostro Signore Gesù Cristo. Al limite, il protestante cercherà nella sua riuscita economica il criterio della sua giustificazione agli occhi di Dio; è in tal senso che scriverà volentieri sulla porta della sua casa questa frase del Vecchio Testamento: «Rendi onore a Dio dei tuoi beni, dagli primizie di tutti i tuoi raccolti, e allora i tuoi granai saranno abbondantemente colmi e i tuoi tini traboccheranno di vino» (Prov. III, 9 e seg.). Jacques Maritain, un filosofo bergsoniano, che come tale, (e ci diceva lo zio Pierre … fingendosi a tratto tomista, ma contraddicendo spesso, da scaltro marrano-modernista, la dogmatica magisteriale ed il retto pensiero scolastico medioevale, senza mai negarlo espressamente), affondava la sua metafisica nella melma gnostica, in un emanatistico “umanesimo integrale”, (fonte di elucubrazioni moderniste e progressiste, alla quale si sono abbeverati prelati intellettuali acattolici e marrani finti-cattolici, quelli della “quinta colonna” che hanno cercato di minare tutto l’assetto della Chiesa), egli stesso finto cattolico convertito, marrano figlio di una ebreo-russa di origine kazara (la tredicesima tribù d’Israele,  … ci raccontava sempre il solito zio Pierre), che ben conosceva il protestantesimo per essere nato appunto in una famiglia mezzo-protestante, ed esponente poi di punta della nuovelle theologie [la “vecchia teologia di lucifero, come la definiva sempre il caro zio Pierre], scrive sul materialismo del protestantesimo, che darà poi vita al liberalismo economico ed al capitalismo (ne: “I tre riformatori”): «… dietro gli appelli di Lutero all’Agnello che salva, dietro i suoi slanci di fiducia e la sua fede nel perdono dei peccati, c’è una creatura umana che alza la testa e fa molto bene i suoi affari nel fango in cui è piombata per la colpa di Adamo! Si districherà nel mondo, seguirà la volontà di potenza, l’istinto imperialista, la legge di questo mondo che è il suo mondo. Dio non sarà che un alleato, un potente». Il risultato del protestantesimo sarà che gli uomini si attaccheranno di più ai beni di questo mondo e dimenticheranno i beni eterni. E se un certo puritanesimo eserciterà una sorveglianza esteriore sulla moralità pubblica, esso non impregnerà i cuori dello spirito autenticamente cristiano che è uno spirito sovrannaturale, che si chiama “primato dello spirituale”. Il protestantesimo sarà necessariamente condotto a proclamare l’emancipazione del temporale nei confronti dello spirituale. Ebbene, è proprio questa emancipazione che si ritroverà nel liberalismo, la cui perversa radice è proprio anticattolica”. “E qui c’è pure la radice del capitalismo occidentale e del neoconservatorismo americano con le sue funeste conseguenze attuali”, – interviene pronta Caterina! – (su questo argomento però, ho bisogno di fare un po’ di ulteriore chiarezza e di acquisire altre informazioni dalla mia cara nipotina,  … ne riparleremo con più calma in altra occasione). Per il momento un ricordo … l’eco dello zio Tommaso quando, citando alcuni versetti dei salmi II e III, voleva farci stare tranquilli, ci ricordava che la potenza di Dio è superiore a tutte le empietà umane, di esse si ride e, risorgendo, ai peccatori spezza i denti:Quare fremuerunt gentes, et populi meditati sunt inania? Astiterunt reges terrae, et principes convenerunt in unum adversus Dominum, et adversus Christum ejus. Dirumpamus vincula eorum, et projiciamus a nobis jugum ipsorum. Qui habitat in caelis irridebit eos, et Dominus subsannabit eos. (Salmo II, 1-4) [Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia: “Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami”. Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall’alto il Signore], e poi: “Exsurge, Domine; salvum me fac, Deus meus. Quoniam tu percussisti omnes adversantes mihi sine causa; dentes peccatorum contrivisti. Domini est salus; et super populum tuum benedictio tua”. (Salmo III, 7-9) [Sorgi, Signore, salvami, Dio mio. Hai colpito sulla guancia i miei nemici, hai spezzato i denti ai peccatori. Del Signore è la salvezza: sul tuo popolo la tua benedizione]. Direttore, le chiedo scusa, la discussione adesso si è fatta complicata per me, oggi ho avuto una dura giornata e la devo lasciare, ma non tema … non la mollo. Alla prossima!

La strana sindrome di nonno Basilio -15-

nonno

Caro direttore, le invio questa mia nuova sempre nella speranza di un aiuto, che umanamente tarda ad arrivare, per sollevarmi dagli interrogativi angosciosi che da tempo mi attanagliano, come ripetutamente le ho accennato nelle mie precedenti missive. Come se non bastasse, a complicare ancor più la matassa è comparsa questa nuova “fiamma” di Mimmo, come le ho già accennato recentemente, che ha deciso di confondermi ulteriormente le idee già in alto mare per le inquietanti asserzioni e novità moderniste oramai, mi pare di capire, imperanti in quella che una volta era la Santa Chiesa Cattolica Romana, come io l’avevo sempre conosciuta fin dai tempi dell’infanzia, guidato, come spesso le ho già ricordato, dal mai abbastanza compianto zio Tommaso, sacerdote integerrimo e fedele alla santa Tradizione ecclesiastica. L’altro giorno ero in preghiera e cercavo di illustrare ai miei nipoti Mimmo e Caterina, la accorata, stupenda “Preghiera infuocata” di San Luigi Maria Grignion de Monfort che io, ogni giovedì in particolare, secondo le raccomandazioni dello zio Tommaso appunto, recito per tutti i sacerdoti, vivi e defunti, raccomandandola anche a lei, come già in altra occasione ho fatto. Nel bel mezzo della lettura, là dove il Santo riporta i passi del salmo LXVII, piomba a casa Martina, questa volta pure accompagnata da un’amica svizzera che, guardandoci con commiserazione, esordisce dicendo che è inutile affannarci in chiacchiere inutili, tanto le opere, come le elemosine, il suffragio dei defunti, o qualunque altra opera di misericordia corporale o spirituale che siano, sono inefficaci per ottenere la salvezza: è solamente la fede che salva! Mimmo è sorpreso più di tutti, non si aspettava questa visita, e non sa che dire, … e allora comincio a parlare io, tanto per rompere il ghiaccio. “Cari ragazzi, vi ricordo che nella nostra Bibbia, quella approvata dai dottori della Chiesa e dai Padri conciliari, di Trento in particolare, c’è nel Nuovo Testamento, una lettera di un certo Apostolo San Giacomo, non so se ne abbiate mai sentito parlare, che dice esattamente il contrario: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?” (Giac. II-14). Poi prosegue illustrando l’importanza della “fides cum operibus”. Le opere di per sé, è vero non salvano, tuttavia manifestano la fede, e soprattutto la carità, cioè l’amore. Uno può avere una fede di bronzo, ma se manca di amore, la sua fede è vana, come dice espressamente anche san Paolo. In quanto a fede, se ci pensate bene, nessuno ha una fede più forte di “farfariello” (un nomignolo che mia nonna Margherita affibbiava con disprezzo agli angeli decaduti), che sa perfettamente che Dio esiste, che Gesù è il Cristo, Dio incarnato, che la Madonna gli schiaccia la testa, tuttavia questo non gli giova a nulla. Così come a coloro che utilizzano per i loro riti abominevoli, l’Ostia consacrata: credendo in piena coscienza che si tratta del Corpo di Cristo immolato, questa fede non giova affatto, anzi è motivo di perdizione eterna”. A questo punto però passo decisamente all’attacco e continuo: “ … e poi, non vi lasciate ingannare così facilmente, basterebbe semplicemente considerare che l’iniziatore della cosiddetta “riforma”, era uno che ha abiurato a tutti i doveri da lui liberamente scelti, come il celebrare Messa e recitare il Breviario, ispirato, a suo dire, dallo Spirito Santo !?!…., omicida ed infine suicida … che infanga il voto di castità sposando (beh si fa per dire!) una monaca altrettanto apostata, lasciando quindi l’esempio della banalizzazione di voti liberamente assunti, primo passo verso la disgregazione del sacerdozio e della famiglia, esempio di incapacità nel portare a termine un impegno assunto, di uno spirito di menzogna, di irresponsabilità, così come nel caso del divorzio, dell’apostasia, del non rispetto per la vita nascente e per quella in declino, tutte ideologie nate in ambito luterano ed ormai tracimate spudoratamente, finanche nel modernismo teologico propinato da volponi e lupi randagi, sotto l’impulso delle conventicole pseudo filantropiche, spinte dai “nemici di tutti gli uomini”, molti dei quali nascosi nella “quinta colonna” infiltrata nella Chiesa (come puntualizzava sempre lo zio Pierre!) anche nei Paesi una volta cattolici. Così si è svilito il valore della libertà, oramai incapaci di assumere un impegno assoluto. Liberismo ed anarchia, forme politico-sociologiche attuali, anche se nel passato propugnate in ideologie antiche (che cambiano il pelo, ma non la sostanza del vizio), sono figlie della stessa madre: la riforma anticattolica, e come sorellastra hanno il comunismo ateo ed un comune discendente, l’indifferentismo agnostico ed ultimo, il nichilismo assoluto, fine dello gnosticismo becero di ogni tempo e latitudine, diversamente mascherato, ma che tiene celata sempre, in definitiva, la dottrina del principe della città del male”. A questo punto interviene Mimmo che, vista l’aria plumbea che si comincia a respirare, e la mia decisa presa di posizione che non lasciava spazio a “dialoghi”, svia il discorso chiedendo a Martina di presentarci la sua amica svizzera, tale Jeanne, proclamatasi calvinista! Direttore, ma tutte a me devono capitare? Solo a sentire il nome dell’eretico ginevrino, mi si sono drizzati i pochi capelli rimastimi, e con fare indifferente (ma la pressione sarà certamente schizzata ai livelli massimi, anche se non l’ho misurata subito … per non far capire i miei veri sentimenti!) ho cercato di illustrare ai miei nipoti, che di questa tragica figura sanguinaria, per fortuna, non conoscono molto, e facendo appello alle mie residue facoltà mnemoniche, che la situazione all’epoca della “riforma” andò in ulteriore “maturazione” con l’apporto di Calvino, e della sua dottrina della “doppia predestinazione”, secondo la quale per salvarsi non c’è bisogno neppure della fede, ma uno è predestinato dalla nascita, qualunque sia il suo comportamento e qualunque azione si compia. Questa fu una prima tragica conseguenza della negazione del libero arbitrio: ora se l’uomo non è libero, è facile pensare che una potenza superiore ne determini il destino, in questo modo un concetto pagano, quello di “fato”, penetra nel Cristianesimo. Da qui il via, ad esempio, a tutte le idiozie degli oroscopi forniti in ogni salsa, oggi anche informatica, come tiene ad informarmi Caterina, senza contare poi le allucinazioni millenaristiche, gli amuleti e i talismani che “dirigono” i destini. Ricordo a tal proposito quella preziosa bolla del Santo Padre Sisto V, “Coeli et terrae Creator” del 1586, in cui venivano condannate espressamente tutte le pratiche divinatorie e stregonico-esoteriche, che evidentemente già in quell’epoca si facevano spazio tra i poveri allocchi che abboccavano all’amo dell’“assassino delle anime”! “Queste pratiche, pensa un po’ nonno, – si inserisce pure Caterina – oggi vengono allegramente propinate in spettacoli televisivi e mediatici, in qualsiasi ora del giorno, agli ignari e assopiti spettatori, incapaci del benché minimo discernimento e della benché minima reazione, con tanto di “maghetti” millantatori e streghette discinte e suadenti, che divulgano poi sulla carta stampata, anche quella pretesa “seria”, le loro predizioni e profezie, e sono presi incredibilmente sul serio, nonostante non ne abbiano mai azzeccata una!” Ecco come queste brillanti idee, risultato della deviazione dalla più elementare logica razionale, sono state partorite dalla comune madre protestante, ma che a ben vedere (e non lo diceva solo lo zio Pierre) è anch’essa un tentacolo della “piovra” rosa+crociana e massonica (il cui cervello occulto è sempre quello di chi “odia Cristo, la sua Chiesa e tutti gli uomini”, di chi, creato per godere dell’eternità, si è reso schiavo del “serpentone”), non hanno risparmiato morti, stragi anche tra fazioni opposte per imporre “democraticamente” questi aneliti di libertà, così come oggi si impone la democrazia con le armi e le tecniche moderne di distruzione di massa ad inermi popoli rei di abitare terre dal sottosuolo produttivo, o dai campi ricchi di “erba” da spacciare. Ma il progresso democratico bisogna pur pagarlo, perché inevitabilmente ha dei costi, in particolare per i poveri stupidi che credono alle baggianate di una stampa ben “orientata” ed ammansiti dalle necessità delle “crisi finanziarie” opportunamente giostrate. Ma Jeanne, che comprende molto bene l’italiano, non desiste ed attacca un altro punto di controversia caro alle sette protestanti più radicali: “il culto delle immagini”. Per chiarire subito la mia posizione, comincio con il chiedere retoricamente a Mimmo, il più imbarazzato in tanto contesto, sballottato da una tempesta di umori e affetti contrastanti: “… ma secondo te chi è che odia a morte la figura umana se non il nemico dell’umanità, il “farfariello”, colui che odia a morte l’Incarnazione, l’anima umana, il corpo umano, la sua forma, il colore, tutto, chiaramente introdottosi anche nell’arte figurativa (o presunta tale … oggi direi … sfigurativa!) contemporanea, nella quale operano notoriamente seguaci di sette eretiche e sataniche che hanno avviato, sostenuti da magnati corrotti ed altrettanto impegnati in peripezie iniziatico-esoteriche, il culto dell’orrendo, il disfacimento della figura umana, banalità, oscenità ed arroganze pseudo culturali, il tutto condito da messaggi subliminali oramai sotto gli occhi di tutti, ed imposte, con grotteschi rituali in combutta con critici opportunamente ammansiti da laute prebende, ad un pubblico che fa finta di apprezzare opere ripugnanti solo per non apparire culturalmente arretrato o “scorretto”, come il bambino della nota favola del “re nudo”. Questa “schifosa” e abominevole spazzatura artistica è purtroppo finita anche nelle rappresentazioni che adornano (o dissacrano ulteriormente!) le chiese moderniste, oramai simili a mega discoteche, a palazzetti o palazzoni dello sport, a capannoni industriali, a moschee, sinagoghe e … ancor peggio, a templi massonici ornati senza ritegno, e senza uno straccio di protesta da parte di chi dovrebbe comprendere ed agire, da simboli luciferini evidenti a tutti. Da questi concetti “farfarielleggianti” si è così pure sviluppato lo gnosticismo nichilista, rivitalizzazione della ripugnante mummia dell’eresia catara, eresia basata sul dualismo manicheo in cui si considera lo spirito come principio positivo, e la materia come principio negativo e perciò da combattere; ora, poiché l’immagine è un veicolo di amore, questo veicolo d’amore tra l’uomo e Dio va distrutto, come predicato sia dalle eresie iconoclastiche bizantine, sia dal puritanesimo calvinista. E allora vi chiedo: se tu porti la foto di tua figlia, tua moglie, fidanzata (… e guardo Mimmo) in tasca, questo è un modo di riaccendere un sentimento di amore, non ti pare? E voi credete che io non sappia distinguere la foto di mia moglie dalla mia vera Genoveffa? E non è lo stesso anche tra l’Essere ineffabile e divino e la Sua icona? L’arte, la bellezza delle immagini, è stata ed è tuttora un canale prezioso ed insostituibile di evangelizzazione: distruggerla è azione diabolica: è Dio stesso che ha voluto scendere tra noi ed assumere la forma umana, una falsa e malata idea di spiritualità estrema, di “deismo ex nihilo”, vorrebbe invece cancellare il volto umano di Dio, la sua Incarnazione garanzia di redenzione, ed ecco perché l’unica vera Chiesa ha ragioni profonde per difenderle. All’inizio, è vero c’era gente ancora primitiva che avrebbe potuto adorarle, ma quando la civiltà e l’intelletto migliorarono, apparvero le prime immagini angeliche, ovviamente sotto forma umana, nel Tempio di Salomone. Certo poi c’è stata la degenerazione delle immagini pagana, greca, e quella erotico-pornografica romana, ma c’era una differenza già all’epoca tra le rappresentazioni delle catacombe e quelle delle lascive case di tolleranza pompeiane”. Mia nipote Caterina, evidentemente dotata di qualità sensoriali particolari, si accorge che la mia pressione ha abbondantemente superato i livelli di guardia, per cui interviene usando modi un po’ forzosi e cercando di licenziare rapidamente le ospiti, che però prima di andarsene lanciano una sfida: “Non è finita qui, torneremo con chi è più preparato e così, caro nonnino “saputello”, la metteremo ko!” Caro direttore, ma è possibile che ci si mettano pure gli stranieri a confondere la mia povera mente già duramente provata dalle “strane vicende”? A lei ed ai suoi lettori l’ardua sentenza! Intanto, per calmarmi inizio la recita dei tre consecutivi salmi “confitemini Domino”, il CIV, il CV, il CVI, quelli del notturno del sabato, che mi fanno meglio delle benzodiazepine! La saluto cordialmente promettendole ( … e non inorridisca per favore!) di rifarmi vivo presto!

La strana sindrome di nonno Basilio -14-

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Esimio direttore mi rivolgo ancora alla sua cortese attenzione alla ricerca di un aiuto che possa dirimere questioni e risolvere dubbi che mi assalgono soprattutto nelle discussioni con i mie peraltro carissimi nipoti. Ora poi ci si è messa pure Martina, l’ultima “fiamma” di Mimmo, di fede non cattolica, come le accennavo nella mia ultima missiva; ma il mio sgomento non nasce dal fatto che questa ragazza sia protestante (ognuno è libero di esercitare il libero arbitrio!), ma da quello che Mimmo asserisce quando mi racconta che oramai anche nel Cattolicesimo sono penetrati concetti luterani, decisamente apostatici, propinati da coloro che dovrebbero essere i custodi del “Depositum Fidei” della Santa Romana Chiesa. Tanto per farle capire meglio: Mimmo, commentando l’incontro precedente con Martina, mi fa: “… ma nonno, anche molti preti cattolici sono oramai allineati su queste posizioni che tu ritieni aride e assurde, che offendono la ragione umana, e sono quindi tralci secchi, auto-amputati dalla vite da cui viene la linfa vitale, pronti per il fuoco che brucia … non per quello che purifica l’oro. Oramai ad esempio si professa che “… la comunità dei credenti rappresenta Dio in terra, cioè ogni credente che esercita il suo “libero esame” sulla Bibbia, è illuminato dallo Spirito Santo”. Ma sentitelo! … Ecco, se questo è vero, caro direttore, vuol dire che lo Spirito Santo cambia sovente opinione, anche in modo clamorosamente contrastante e contraddittorio, forse per il tasso alcoolemico! … per la verità questo “spirito” mi sa che non è Santo, e se non è santo, è uno spirito ingannevole, fumoso, sulfureo (qui c’è puzza di “farfariello”, come la nonna Margherita definiva il “nemico” omicida e bugiardo!) … e il suo libero esame è la ricetta ideale per una grande Babele, esattamente come è avvenuto per l’arcipelago protestante (oramai una immensa Micronesia … con tutto il rispetto per la Micronesia, o meglio una galassia di credenze e pseudofedi) che conta oltre 16.000 (sedicimila!, sì, ha letto bene) sette. Se questo era lo scopo, si è andati ben oltre le più rosee previsioni … e a proposito del Papato, ancora mi rivolgo a Mimmo :“Il primato di Pietro tra gli apostoli, è stato ripetutamente sottolineato nei Vangeli che parlano di “Simone e i suoi compagni” nominando Pietro ben 195 volte, a differenza del benamato Giovanni che figura solo 29 volte, a sottolineare appunto che la barca di Pietro, cioè la Chiesa di Cristo, doveva essere guidata dall’abile pescatore “di uomini” dalla mente pratica e dalla volontà energica, anche se difetti umani ne aveva, indicando così che la sequela di Cristo non è preclusa a nessun uomo, anche se poco istruito o titubante”. Del resto, esimio direttore, tutti gli Apostoli erano gente semplice, ah … nel frattempo giunge Caterina, e di eruditi e dotti ce n’erano anche allora, ma il Signore non li scelse, tranne uno, un giovane scaltro, poliglotta, abile nel fare conti e gestire finanze, che poteva diventare un ideale cortigiano, un politico, un burocrate inflessibile, un diplomatico, un cattedratico dal pensiero unico e politicamente corretto … o corrotto al bisogno, certamente un chierico dal “credo” modernista. Questo giovane di belle speranze, figlio di Karioth, non fece una carriera altrettanto brillante con Gesù, perché era convinto fino al midollo che “il regno di Dio” fosse di questo mondo, (come pensano per l’appunto anche i modernisti pseudo-cattolici e progressisti amanti panteisticamente del mondo ed aperti al mondo e quindi, affacciati sulla voragine infernale, alle influenze nefaste del “principe di questo mondo”, altrimenti detto nelle conventicole: “signore dell’universo” il baphomet …) e non aveva capito proprio nulla del messaggio di Gesù, anche dopo anni di permanenza con Lui (per la verità anche gli altri hanno faticato molto cominciando a realizzare l’importanza della loro missione solo dopo la Pentecoste) … solo i rozzi, modesti ed incolti pastori di Betlemme avevano capito tutto e subito”. Dai Vangeli è innegabile che Pietro avesse “il primato”, interviene decisamente Caterina: “su questa pietra …” Negli elenchi degli Apostoli è costantemente nominato per primo … il primo, Simone, detto Pietro, uno dei tre prediletti che assistono alla Trasfigurazione sul Tabor e qui è l’unico che prende la parola … Gesù monta sulla barca e paga il tributo per sé e Pietro …(evitando l’evasione fiscale!), l’espressione “la barca di Pietro” è diventata simbolo della Chiesa …, numerosissimi sono gli episodi citati, ne ricordo ancora uno: “chiunque cadrà su questa Pietra sarà schiacciato e chiunque sul quale la Pietra cadrà sarà schiacciato”. La grande Pietra è la Chiesa, l’unica Chiesa, nella sua essenza più profonda, che non può essere toccata dalle mancanze, dai tradimenti di troppi suoi prelati, chierici e comuni fedeli, una cosa è la Chiesa, Corpo mistico di Cristo e Sposa immacolata di Cristo, altro sono gli uomini di Chiesa, o come ricordava spesso lo zio Pierre, gli uomini “infiltrati” nella Chiesa, quelli della “quinta colonna”, i marrani, per pascersi e tradire. Poco prima della Passione Gesù dice, “Simone, Simone, ecco satana ha cercato di vagliarvi come il grano. Ma Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno, e tu, ravveduto che sia, conferma i tuoi fratelli” (Luca XXII, 31, 32). Dopo la Resurrezione sulle rive del lago dice: Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? E Pietro “Signore, tu lo sai che ti amo” e il Signore: “Pasci i miei agnelli”(Giov. XV;15-17), una chiara investitura non a semplice capo degli Apostoli, ma di tutta la Chiesa, perché il gregge è tutta la Chiesa … triplice investitura, che cancella la triplice negazione dettata dalla paura. “Ma Martina dice che questa è solo retorica”-ribatte Mimmo-, … “eh già sempre retorica, sempre retorica -sbotto io- … ma questo significa essere schiavi della parola, oltretutto tradotta in modo confacente alla idea di base o comunque finalizzata ad uso proprio, elemento tipico delle sette. Ma qui, caro Mimmo, devi dire a Martina, non abbiamo a che fare con parole semplicemente umane, ma col Verbo Incarnato, con la “Verità”, che non è un’idea, un’affermazione astratta, ma una Persona. Questa scrittura appena citata, testimonia l’elezione del primo Papa, mentre nelle sette si nega che questa elezione sia mai avvenuta … c’è una somiglianza tra questo e l’atteggiamento di scribi e farisei “custodi di scritture che non intendono” e “ciechi che guidano altri ciechi”. “E come la mettiamo con i papi indegni e simoniaci e gli antipapi, caro nonno”, … mi chiede Mimmo, un tantino su di giri? “Ti rispondo subito caro mio -ribatto io- la verità viene infangata e perde potere di persuasione se annunciata da un indegno? Ti chiedo: il cielo è azzurro? E cessa di esserlo se ad affermarlo è un assassino, un ladro, un corrotto, un adultero? Conta la verità, e solo quella, anche se annunziata da un indegno. Se l’indegno annunzia una blasfemia, chiunque esso sia, va respinto senza riguardo alcuno … e questo anche se la blasfemia o l’eresia viene proclamata da una persona apparentemente degna!” . “Adesso nonno voglio chiederti: ma che cos’è questa storia delle indulgenze, così importanti per la Chiesa Cattolica, e che per i protestanti, e purtroppo anche per molti cattolici attuali, non avrebbero alcuna validità? Caro Mimmo cercherò di chiarirti almeno sommariamente quello che è il nodo della indulgenze, così che tu possa affrontare l’argomento con un minimo di cognizione di causa. Le indulgenze rappresentano i mezzi che i viventi hanno per suffragare le anime dei morti in purificazione. Per negare questa semplice verità di fede, e quindi anche il Purgatorio, millantando le Sacre scritture, devi sapere che il genio di Lutero ha dovuto alleggerire le Bibbia, dando sforbiciate a destra e a manca, appunto per eliminare i testi che davano fastidio, tacciandoli di essere apocrifi …”; “sembra infatti -dice Mimmo “ignorantello” imbeccato evidentemente con malizia- che … si tratti di testi tardi, non scritti in ebraico, che non si trovano nel testo masoretico … sono scritti in greco e quindi non sono attendibili …”. Caro direttore, a questo punto ho dovuto con sforzo titanico ricorrere alla mia malconcia memoria, che in questa occasione però si è comportata mirabilmente (boh … i misteri della mente umana! …). “Caro Mimmo, per tua conoscenza devi sapere che La Bibbia greca, quella detta “dei Settanta” … è una traduzione di comodo, eseguita prima del terzo secolo prima di Cristo, per facilitare la conoscenza della Scrittura, dato che il greco era la lingua più diffusa all’epoca, e molti ebrei erano ellenizzati e pertanto non più in grado di leggere l’ebraico … e non si tratta affatto di scritti apocrifi … in realtà la Bibbia greca è un ponte, un punto di passaggio obbligato dal Vecchio al Nuovo Testamento …. I tagli effettuati servivano a portare acqua al mulino degli apostati …; ad esempio l’eliminazione, tra gli altri, dei libri dei Maccabei …, infatti nel secondo libro si legge che Giuda Maccabeo ordinò che nel tempio di Gerusalemme si tenessero riti di suffragio per le anime dei caduti in battaglia contro i pagani ellenistici. “Riti di suffragio”, molto prima della nascita di Cristo, perché sotto le vesti dei guerrieri morti erano stati trovati degli amuleti: essi erano stati fedeli al punto di dare la vita per la fede in Israele, ma non del tutto, perché avevano superstiziosamente confidato nella protezione di oggetti inanimati anziché affidarsi al Signore. Quindi pur essendo salvi dal fuoco eterno, avevano una colpa da espiare. Come mai Giuda Maccabeo avrebbe ordinato un rito di suffragio, se inutile? Il Purgatorio era allora una realtà già nota, ed il suffragio per le anime dei defunti era considerato valido dagli Ebrei che attendevano il Redentore ormai imminente e che prefigurano quindi assai vicino la Chiesa. I santi Ebrei come Abramo, i Patriarchi, Mosè, Elia, fino a Giuda Maccabeo e fratelli sono Santi anche per le Chiesa di Cristo, perché ispirati da Dio. Giuda Maccabeo sapeva bene quel che faceva quando ordinò il suffragio dei caduti … e quindi – caro Mimmo -tutto questo puoi pensare che sia apocrifo e non conti … ma vallo a raccontare agli asini come te, va …! Come compito ti aggiungo di meditare bene (visto che i suoi nuovi “frequentati” usano sempre questa espressione “meditate!”… invece di salvarsi … meditano ognuno a suo modo, ma mai secondo una verità garantita!) il versetto: “Io sono la vite, voi i tralci” … se non siete attaccati a me, cioè in unione spirituale con Me, Cristo Dio-uomo, disseccate. E che cosa sono i migliaia di tralci rappresentati dalle chiese protestanti, se non tralci staccati dalla vite e quindi seccati o in via di disseccamento, pronti per il fuoco o già in esso? Mimmo tenta ancora una sortita: “ma la Chiesa papista non può dimostrare di essere il tronco, i protestanti affermano che la Chiesa papista è eretica! I Modernisti finto-cattolici, contraddicendo tutto il Magistero di sempre, dicono oggi che “non c’è una sola Chiesa ma una varietà di chiese adatte alle diverse circostanze e culture dei differenti popoli …” per fortuna interviene Caterina che chiude per adesso la questione, “… e questo è il solito comodo ed accomodante relativismo, a braccetto con scismatici ed eretici di ogni risma, esploso dopo il conciliabolo “Tradimentino”, il cv2 (ma che vorrà dire, direttore? Boh!?), di cui non c’è traccia nei Vangeli, e di cui S. Paolo scrive: “Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, … che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “E io di Cefa”, “E io di Cristo!”. Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?” (1 Cor. I-11,13). Direttore la saluto, la questione non è chiusa, io non ci capisco più nulla, ma che fino ha fatto la Chiesa Cattolica? La scongiuro, mi aiuti lei se può …!

La strana sindrome di nonno Basilio -13-

 

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La strana sindrome di nonno Basilio-13-

   Eccomi ancora qui, esimio direttore, spero di non essere diventato una presenza ingombrante per lei e per i suoi lettori. Oggi le voglio raccontare un episodio occorsomi recentemente che mi vede protagonista con i soliti miei nipoti ed una figura nuova, nientemeno che una “fiamma” ( anche se mi pare che me ne avesse già presentata un’altra non molto tempo fa … ma … questi giovani!) di mio nipote Mimmoo, una certa Martina, una bella ragazza, per la verità, dall’aria seriosa, forse con un tantino di “puzza al naso”, molto sicura di sé, ma gentile nei modi e rispettosa. Era un giovedì, lo ricordo bene, perché è il giorno dedicato tra l’altro alla preghiera per i sacerdoti, giorno in cui recito abitualmente la “preghiera infuocata” di San Luigi Maria Grignion De Montfort, sottolineandone alcuni punti con i miei nipoti. Trattasi, come lei ben sa, di una stupenda preghiera dai toni profetici, che il Santo faceva per invocare l’aiuto di Dio e della Santa Vergine sui sacerdoti della sua congregazione, ed è zeppa di riferimenti biblici sia vetero-, che soprattutto neo-testamentari. Si sprecano naturalmente le citazioni dal salterio, a cominciare dall’incipit “Memor esto congregationis tuæ quam possedisti ab initio …” dal salmo LXXIII e via via, fino ad un’ampia citazione dal Salmo LXVII, che, le dico sinceramente, è uno di quelli miei favoriti anche se, come concordano unanimamente i Padri della Chiesa, di problematica comprensione, e di cui il Santo della Vandea offre una interpretazione veramente illuminante, e attinente ai nostri tempi. Caro direttore, colgo qui l’occasione per invitarla a pregare, lei con i suoi lettori, per i sacerdoti di questa “congregazione” degli ultimi tempi, che consentirà alla Chiesa attraverso l’unica “vera” linea apostolica, di rivivere e tornare agli splendori più vivi, con questa stupenda orazione, che a quanto sembra è finita nei cassetti polverosi, sostituita da preghiere banali, impregnate di ecumenismo indifferentista, impastate spesso con elementi sentimentali e sociologici di dubbia interpretazione, e finanche veicolo di “sterco” gnostico. Qui siamo nella sicurezza “cattolica” della vera tradizione!! Pare che sia efficace anche nei casi più difficili! A questo punto si inserisce Martina, che esordisce dicendo che in effetti la Bibbia è l’unica norma di fede e di morale, e scoprendo subito la certe, prosegue col dire che la giustificazione si ottiene per grazie mediante la fede, indipendentemente dalle opere buone, e dal rifiuto del Magistero ecclesiastico in nome del sacerdozio universale dei fedeli e dell’assistenza diretta dello Spirito Santo ai fedeli che leggono la Bibbia, ciò che giustifica il libero esame. La mia chiesa, dice tra lo stupore di tutti noi, è costituita dalla comunità dei fedeli, in cui i pastori hanno il compito di predicare la parola di Dio e amministrare i sacramenti che sono due, il Battesimo e la Cena. Il culto consiste nella predicazione della parola di Dio e nella Santa Cena, si rifiuta il concetto di Messa come Sacrificio, ma si ritiene ci sia una consustanziazione, ossia una specie di presenza di Cristo nel pane e nel vino. A questo punto, subodorando la magagna, dico: “visto che tu hai apprezzato i versetti biblici, cara Martina, ti chiedo, ma cosa è per te la Bibbia? Lei prontamente mi risponde: “La Bibbia è tutto, è una rivelazione completa, pertanto non c’è bisogno di nient’altro, né di documenti, né proposizioni, né dogmi o asserzioni presunte”. “Martina, scusami -ribatto io- visto che dici di conoscere bene la Sacra Scrittura, ma in quale passo è scritto questo?” “Ma guardi, mi risponde, lo ritengo evidente. La presunta Tradizione è da evitare … rappresenta un’aggiunta papista non sostenuta dalla Bibbia”. Figlia cara, ribatto io, la Tradizione è tutto ciò che non è scritto nella Bibbia, conservato per ininterrotta trasmissione orale e scritto successivamente in vari documenti della Chiesa, in parte divenuto articolo di Fede in seguito alla proclamazione di dogmi da parte del Papa o di atti di Concili. Non ha valore … e perché? C’è forse un passo, un capitolo, un versetto della Bibbia che dica di essere l’unica fonte della dottrina? Dimmi dove questo è scritto!!…” “… non saprei,… no non c’è”. Cara Martina, alla fine del vangelo di San Giovanni si afferma esplicitamente ed espressamente che tutti i libri del mondo non basterebbero a contenere l’immensità della Rivelazione divina, e che le poche cose scritte sono state scritte per la salvezza degli uomini, perché credendo abbiano la salvezza nel nome di Cristo”! “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”. (Giov. XXI, 25) … “ma quella di Giovanni è una semplice figura retorica “… “Beh, visto che tu capisci tutto e tratti il Vangelo come un qualunque testo letterario e non come parola di Dio”; “no, no, aspetti … sì, è parola di Dio, ispirata non dettata”.  “Cara Martina, Dio quindi ha parlato a patriarchi, profeti, apostoli, ma ti chiedo ancora … Gesù, ai suoi Apostoli in particolare, ha mai ordinato di scrivere”? “Ma … non c’è la prova …” risponde lei imbarazzata, “E allora come mai sono stati scritti? Una cosa ascoltata o vista da persone diverse, viene raccontata o descritta in modo diverso, anche perché fatto in tempi diversi … l’ispirazione quindi non preserva da imprecisioni o inesattezze umane. Ciascuno ha scritto quello che ricordava. Ad esempio in San Matteo i ladroni che insultavano Gesù erano due, mentre in San Luca era uno solo, mentre l’altro Lo implorava di ricordarsi di lui … la parola di Dio si contraddice forse?” “Ah,no … non è possibile …”! “Ecco, vedi che discrepanze del genere provano che i due Autori attingono alla medesima tradizione, ricordata in modo diverso evidentemente … Questo dimostra quindi la priorità della Tradizione sulla Scrittura, che tu pensi di conoscere solo perché ogni tanto citi qualche versetto con il quale sei stata imbeccata … e ancora, perché S. Paolo scrive: “Restate saldi… e conservate le tradizioni che vi sono state insegnate, sia a VIVA VOCE, sia per iscritto” (II Tess. II, 14)! “E poi, Martina, perché le Traduzioni della Bibbia in tutte le lingue volgari senza conservare gli originali autentici?” Qui con aria seccata, un po’ saccente, esplode: “.. la Chiesa papista aveva vietato le traduzioni per mantenere il suo controllo autoritario … la gente spasimava per poter leggere la Bibbia, ma non poteva perché solo pochi dotti conoscevano le lingue antiche …”. Qui si inserisce la Caterina, mia nipote, un po’ a sorpresa: “… e quali conseguenze ha avuto la diffusione della Bibbia tradotta in tutte le lingue … finalmente a disposizione di tutti, grazie all’invenzione della stampa? La conseguenza più funesta è stata, ovvio, l’interpretazione a proprio piacimento, col risultato di una confusione babelica, quello che volevano appunto i settari, e che la Chiesa voleva evitare e che faceva sia con la spiegazione corretta ed univoca dei Padri e dei dottori riconosciuti, sia di Occidente che d’Oriente, sia con la Storia Sacra divulgata con mezzi visivi (sculture e affreschi …) e sonori (canti inni e mottetti sacri)! Dalla materna sollecitudine della Chiesa, la gente, anche se analfabeta, poteva imparare tutto quello che c’era da sapere per salvare l’anima”. “E già – riprende col viso congesto Martina – solo quello che serviva al potere papista … la Bibbia doveva essere alla portata di tutti! …”. Ma si doveva pure interpretare! “A questo ci hanno pensato Lutero ed i vari interpreti protestanti …”. “E tu, cara Martina, tu ritieni di saperla spiegare meglio dei vari Papi e dei dottori della Chiesa? Ma che modestia … e chi ti da l’autorità e la certezza che la tua interpretazione sia corretta?”. “… e poi vorrei farti un’altra domanda elementare, (ma d’altra parte, io che sono oramai “al lumicino”, posso permettermi solo questo …). Scusami, Martina, ma … Cristo è un’unica Persona? E perché avrebbe dovuto fondare più chiese?”. “Si, ma le ha fatte fondare dai suoi Apostoli” “… e che cos’è la Chiesa?” … “La Chiesa è comunità dei credenti”, mi risponde prontamente” … “ma credenti in cosa”? ribatto io … le varie confessioni divergono tra loro in fatto di dottrina, come possono costituire una comunità? … ci sono quindi credenze correte ed altre non corrette … dunque sono portato a pensare che alcune confessioni sbagliano, visto che pare ce ne siano in giro circa sedicimila!?! … lo scopo delle sedicimila sette è quindi solo negativo, cioè niente carità, niente verità, solo unione per distruggere la Chiesa unica e vera, quella Cattolica romana, in combutta con le conventicole esoteriche, gnostiche e mondialiste. E allora se nelle varie confessioni ci sono dottrine false, qual è la vera dottrina?”. “Ma è quella luterana epurata dagli errori papisti” mi risponde piccata!. “Perdonami ancora, Martina, ( … ho come il sospetto che cominci ad infastidirsi …) ma se il Fondatore è unico, doveva lasciare la continuazione della sua opera ad un suo Vicario, e questi ad un altro dopo di lui e così via … e visto l’importanza dei Martiri era ovvio che il luogo che aveva visto il martirio del primo Vicario, dovesse essere il cuore della Chiesa”. “Ma questo non dimostra che il vicario debba essere necessariamente il Vescovo di Roma!”, mi rintuzza altera! “E chi dovrebbe essere secondo te? Tutti i successivi Vicari di Cristo: Lino, Cleto, Clemente, Sisto e … fino a S. Marcello I (mi rivolgo a Mimmo che assiste …, un po’ “sulle spine” e via via sempre più paonazzo a questo dialogo) prima di Costantino il Grande, che ufficializzò poi il culto nell’Impero, sono morti martiri a Roma (l’unico a non essere ucciso, ma solo per caso, fu il diciassettesimo: Papa S. Callisto). E sempre a Roma, il centro della Chiesa, designato da Cristo stesso. il Signore Gesù, che, apparso a S. Pietro che fuggiva dalla furia neroniana, appena fuori Roma, alla richiesta: “quo vadis Domine?”, risponde “… a farmi crocifiggere di nuovo a Roma, al tuo posto”. Allora Pietro comprende il senso della missione affidatagli e ritorna a Roma per affrontare impavido il martirio sulla croce a testa all’ingiù”. “Ma è solo una leggenda, sbotta ancora Martina!”. “Certo tutto il Cristianesimo è una leggenda, come vuole la “riforma” dalla quale nasce lo scetticismo, la secolarizzazione, il rifiuto del soprannaturale, il nulla per finire nel pleroma o nell’ensof! Infatti le filosofie successive, provenienti dalle conventicole dei rosa+croce e dallo gnosticismo giudaico-massonico, dal naturalismo al nichilismo, attraverso i secoli, sono state generate dal pensiero protestante, ferocemente anti-tomistico, così come lo sfruttamento dei popoli mascherato da lotta di classe, e finanche il “modernismo” infiltratosi subdolamente nella chiesa di Cristo, Una, Santa, cattolica, Apostolica Romana … ma di questo parleremo un’altra volta. E poi che cosa è una leggenda? È “ciò che si legge” si legge ciò che è stato scritto per tramandarne la memoria, perché era un fatto buono, di amore, che non andava dimenticato … sono le radici della nostra cultura, del nostro essere, del nostro esistere. Leggende autentiche, di verità, di apparizioni, di miracoli. Ma credendo solo in una Bibbia manipolata a proprio uso e consumo, mutilata, interpretata da chiunque, anche senza essersi sottoposto alla prova del palloncino per verificarne il tasso alcoolemico … è così che il ramo amputato dalla vite si secca e muore per essere gettato nel fuoco”. E a proposito di alcool, stanco di blaterare, invito la bellicosa Martina a bere con me un “goccetto” di buon vinello nostrano, tanto per lubrificare le corde vocali, ma lei … non capisco perché … rifiuta! E poiché vedo che Mimmo la porta via imbarazzato e celere, la invito a tornare per poterle chiedere delle altre stranezze, che puzzano di eresia da un miglio di distanza, da lei professate. Direttore, prosit! Saluti e … sentirà, … ne vedremo ancora di belle!

 

 

 

La strana sindrome di nonno Basilio -12

nonnoCaro direttore, mi permetto oramai, indegnamente, di fregiarmi del titolo di suo amico, non so se la cosa le faccia piacere … spero di si, perché per me oramai lo è! Riflettevo qualche giorno fa sull’espressione che ripetutamente Gesù nel Vangelo cita: “Chi ha orecchie per intendere, intenda!”… e alla mia povera mente, non le saprei dire perché, si presenta la figura del profeta Giona per il quale si staglia alla perfezione il detto: “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, pare oggi molto in voga, specie in certi ambienti che è meglio non specificare, ma che lei saprà certamente individuare. Giona (che significa “colomba”) inviato a Ninive, è figura degli Apostoli inviati a predicare il Vangelo ai pagani, ci diceva lo Zio Tommaso, di Gesù stesso che restò tre giorni e tre notti nel sepolcro, come Giona nel ventre della balena, e dello Spirito Santo che scese su Gesù sotto forma di colomba … ma … “attenzione, -interviene Caterina all’improvviso, non essendomi accorto del suo ingresso in sala- una colomba che vola verso l’alto a testa in su, … perché a testa in giù, come in certe insegne liturgiche attuali, tipo la croce pettorale dell’usurpante “Ciccio formaggio” [la solita macchietta di Mimmo!?!], rappresenta ben altro spirito …, quello della colomba del satanico O.T.O., … per non dire del baphomet rappresentato sulla stessa croce pettorale” (… direttore, ma che vorrà mai dire, boh !?). “La conversione di Ninive – dialogo quindi con Caterina – è figura di quella di Roma destinata ad essere la capitale della Nuova Alleanza. Gesù stesso, agli ebrei che gli chiedevano un segno, rispose: “vi sarà dato il segno di Giona il profeta: come infatti Giona è stato ingoiato nel ventre di una balena per tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo sarà [sepolto] nel seno della terra tre giorni e tre notti” (Mt., XII, 39-40). Gesù, citando Giona, annuncia la sua morte, la sepoltura e la resurrezione. La missione di Giona continua quella dei profeti a lui anteriori, i quali avevano minacciato sventure (d’altra parte questo è il ruolo del profeta!), castighi per i peccati di Israele, specialmente per i peccati di idolatria e d’infedeltà a Dio. Ma gli ebrei non avevano voluto credere ai profeti e non si erano convertiti. Allora Dio, prima di scatenare la sua collera, fa un ultimo tentativo: suscita un nuovo profeta, Giona, e lo manda a Ninive, la grande metropoli pagana, una specie di New York dell’epoca, una delle più importanti in quei tempi, ricca di ogni corruzione (come oramai la quasi maggioranza delle nostre città e cittadine nostrane attuali!). I Niniviti si convertiranno, a differenza degli ebrei che non avevano voluto convertirsi quando erano stati inviati loro gli altri profeti, anzi li avevano perseguitati ed uccisi”. Ricordo brevemente i fatti narrati, soprattutto a beneficio di mio nipote, giunto inatteso, Mimmo, un testone, carentissimo in fatto di conoscenze bibliche: “Il Signore dice a Giona: “Va’ a Ninive, rimprovera ai suoi abitanti la loro iniquità e poi ritorna a Me”. Giona si alza, ma invece di obbedire, fugge lontano da Dio, in direzione opposta a Ninive, verso Tarsis, nella Spagna meridionale, allora estremo limite della navigazione mediterranea. Certamente Giona, formato da Elia, sapeva che Dio è Onnipresente, ma da buon “pio-israelita” pensava che, in virtù dell’Alleanza stipulata con Abramo, non sarebbe mai intervenuto fuori della Giudea. Egli pensava che, una volta fuori della Giudea, Dio lo avrebbe lasciato in pace. Ma perché mai non voleva predicare ai Niniviti? San Girolamo (in: Commento su Giona, Prologo, P.L., t. XXV, c. 1.117) lo spiega così: “Innanzi tutto si vedeva sminuito nella sua dignità profetica, essendo egli trasferito presso i pagani. Tutti gli altri profeti erano stati inviati in Israele, Giona, invece, era … diciamo … declassato, poiché inviato in Assiria, a Ninive! Inoltre lo Spirito Santo gli aveva rivelato che la conversione dei pagani avrebbe segnato la fine del primato di Israele. Per Giona, che, pur essendo un profeta, era pur sempre un uomo e un “pio israelita’, questo era un compito ingrato; non se la sentiva! Infine Giona sapeva bene che ‘Dio è misericordioso, paziente, sempre pronto a perdonare chi si pente’, ed è proprio per questo che non voleva andare a Ninive, per rispetto umano o paura che, qualora essa si fosse pentita, Dio l’avrebbe perdonata e lui avrebbe fatto una figura meschina”. Giona, quindi, si imbarca per traversare il Mediterraneo e andare addirittura verso la Spagna meridionale. Ma Dio non è d’accordo … fa sollevare una grande tempesta! Tutti i passeggeri, che sono pagani, sono presi dal panico, mentre solo Giona resta indifferente, poiché, tormentato dal rimorso di aver disobbedito a Dio, è noncurante di ciò che succede attorno a lui e, per la tristezza, si addormenta. Il capitano della nave, anche lui un pagano, meravigliato da tanta calma, lo prende per un “santo” e lo invita a pregare il “suo” Dio. Giona comincia a pregare, ma la tempesta non cessa. Allora i pagani pensano che quella tempesta sia l’effetto dell’ira di chissà quale divinità offesa, e tirano a sorte per sapere chi ne sia il colpevole. La sorte cade su Giona. I marinai gli chiedono allora che cosa fare per calmare la collera di Dio, ed egli risponde: “prendetemi e gettatemi in mare. Infatti so che è a causa del mio peccato che la tempesta si è sollevata”. I marinai, pur se addolorati, lo gettano in mare, che immediatamente si calma ed allora una balena ingoia il profeta. Giona, nel ventre della balena, prega Dio, Gli chiede perdono e promette di fare la sua volontà. Dio allora comanda alla balena di “sputare” Giona sulla riva del mare. Giona, questa volta, non avendo altra scelta, si reca a Ninive e predica la penitenza per i peccati che vi si commettono. Ninive era talmente grande che ci volevano tre giorni di marcia a piedi per percorrerla da un capo all’altro … e pensare che allora non c’era il traffico automobilistico! … Giona durante la sua “marcia” non cessa di gridare: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. I Niniviti, impressionati sia dal messaggio che dalla gravità del messaggero, si pentono e fanno penitenza dei loro peccati, credendo in Dio. La cosa giunge sino alle orecchie del re: ossia il popolo comincia il “pentimento”, Dio lo accetta e decide di non distruggere Ninive; poi interviene anche il re (come nel Natale di Gesù prima vanno ad adorarLo i pastori, poi tre re pagani). Questo per farci capire che il regno di Cristo non domina solo sulle singole anime, ma su tutta la società, poiché l’uomo è creato “animale socievole” e quindi in società, sotto la legittima autorità, e non solo in privato, deve dare a Dio il culto dovutoGli. Anche il re fece pubblica penitenza, si rivestì di sacco e si cosparse il capo di cenere. Ecco perché Gesù porta i Niniviti ad esempio contro i Giudei del suo tempo: mentre i Niniviti, che erano pagani, si convertirono di fronte alla predicazione di Giona, un semplice profeta, i Giudei non vollero convertirsi di fronte alla predicazione di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Questo episodio ci fa capire che già nell’Antico Testamento si preparava la missione “ad Gentes”, s’iniziava l’universalismo religioso del Nuovo Testamento”. Sempre rivolto alla mia cara nipote, con un sorriso di compiacenza, continuo: “Gesù e san Paolo l’hanno promulgato e praticato, ma era già nello spirito del Giudaismo mosaico, totalmente diverso da quello talmudico cabalistico, che idolatra Israele e odia i goym (in particolare noi stupidi ed insulsi –secondo loro- Cristiani!). Il Giudaismo attuale, per quanto possa ricordare, ha rotto con Mosè ed i profeti, ha assorbito culti pagani, idolatri e frutto di superstizione, mutuati dai popoli loro confinanti e dalle peregrinazioni erranti a cui erano sottoposti, ed in particolare è impregnato da dottrine gnostiche, cioè della dottrina del serpente primordiale. In realtà il vero Giudaismo con Mosè e tutti i profeti annunciava Cristo e la Chiesa, che è il vero e nuovo Israele, secondo lo spirito e non secondo la carne. I Sommi Sacerdoti, gli scribi e i farisei-sadducei hanno crocifisso Gesù, e la storia continua nella sua Chiesa, Corpo mistico di Cristo. È proprio ciò che Gesù rimprovera ai Giudei del suo tempo: “i pagani di Ninive fecero penitenza, e voi no; perciò inciampando nella Pietra angolare,“morirete nel vostro peccato” l’orgoglio (il peccato massimo, come recita il salmo XVIII): il rifiuto del Messia, che perdura tuttora! “Le vicende attuali, ricorda Caterina, evidentemente ben ferrata sull’argomento, ci mostrano che nulla è cambiato, lo stesso odio che animava i Giudei increduli duemila anni fa contro Cristo, anima quelli increduli di oggi contro la Chiesa e contro chi, come Giona, predica la verità, la penitenza, Gesù Cristo, unico Salvatore dell’uomo, sia pagano, sia ebreo. Roma, come Ninive, si è convertita, prima il popolo, poi Costantino; invece Gerusalemme, tranne il “piccolo resto” degli Apostoli e dei primi discepoli cristiani, con qualche sporadico caso nel corso dei secoli, si è indurita (prima i sacerdoti, poi il popolo) nel rifiuto di Cristo”. Mimmo, che sembra avere un impegno urgente, sollecita la conclusione del discorso … “Giona, dopo aver terminato la sua missione di tre giorni, scappa da Ninive, ha paura di essere distrutto assieme ad essa, si rifugia su una collina abbastanza, ma non troppo, lontana, per veder, al sicuro, il castigo della città. Passano quaranta giorni e Ninive non è distrutta. Allora Giona si rattrista e si incollerisce, teme di fare la figura del brocco, falso profeta. “Giona ha paura delle umiliazioni – interviene ancora Caterina – e chiede a Dio di farlo morire. Dio, allora, gli dà una piccola lezione: fa nascere un albero di ricino che lo ripari dal sole; in una sola notte spunta e diventa alto e frondoso, in modo da poter far ombra al profeta che lo apprezza grandemente; però il giorno dopo, Dio manda un verme che, rodendo le radici dell’arbusto, lo fa seccare. Il sole sorge implacabile, un vento di scirocco caldo comincia a soffiare e rende l’aria insopportabile. Giona ne è talmente “sciroccato” che di nuovo comincia a pregar Dio di ritirarselo da questo brutto mondo. Dio lo interroga: “Credi che tu possa indignarti perché un alberello si è seccato?”. Giona risponde di sì! Dio lo rimprovera dicendogli: “Tu sei in collera perché un alberello che è nato in una notte, senza alcuna tua fatica, è seccato in un giorno. E tu vorresti che Io assista, indifferente, alla distruzione di questa enorme città con i suoi abitanti che si son pentiti?”. Uscito Mimmo, anche lui “sciroccato”, cerco di trarre le opportune considerazioni. Mi rivolgo all’attenta Caterina e continuo a dire: “questo libro biblico ispirato vuole farci capire il mistero della Misericordia di Dio verso gli uomini, anche i più disgraziati, anche i pagani o non-ebrei, che riconoscono le loro miserie e ne chiedono perdono. Sant’Agostino (Epistola 102 ad Deogratias, PL, t. XXXIII, c. 383 ss.) ci spiega la morale di questo episodio, come ci ricordava opportunamente lo zio Tommaso, santo sacerdote, nelle sue lezioni domenicali a noi nipoti che pendevamo (ma non sempre!) dalle sue labbra, così: «Giona gioca un ruolo ingrato, in questa scena finale, oltre che nella prima [la fuga]. Egli è figura del popolo ebraico, che si irrita quando vede che anche le nazioni pagane sono chiamate da Cristo al suo Regno. Invece di far penitenza come i Niniviti, o i pagani convertiti dai dodici Apostoli, resta in disparte, urtato, piagnucoloso e lamentoso, sulla collina. L’alberello rappresenta la religione mosaica dell’Antica Alleanza, che deve cedere il passo – seccando – alla Nuova ed Eterna Alleanza. Il sole che brucia l’albero è Cristo “Sol justitiae”, il verme che ne rode le radici è ancora Gesù: “Ego sum vermis et non homo” (e Felicina per compiacere lo zio iniziava subito la recita del salmo XXI), simbolo dell’umiltà. Ma questo vermicello, in poco tempo, secca l’albero, poiché Cristo è venuto non solo per Israele ma per tutte le genti e, quindi, secca tutte le speranze e le glorie terrestri dell’Israele carnale (le fronde dell’albero, sotto cui Giona si riparava). Preghiamo – conclude il Santo Vescovo d’Ippona il “verme divino”, Gesù, che ci roda, ci consumi e tolga da noi ogni albagia». E Caterina aggiunge subito: ricordo di aver letto un libro di don Barsotti che parla proprio di questo argomento e commentava: «Israele non è eletto per la distruzione dei popoli, ma per la loro salvezza” (p. 20); Israele non voleva capire che tutti i popoli e tutte le terre non solo erano sotto il dominio sovrano di Dio, ma erano creature del suo amore […], ciò lo ferisce nel suo orgoglio. […] L’unica cosa che avrebbe dovuto fare Dio [e dovrebbe ancora … secondo gli ebrei] era  quella di distruggere tutte le Nazioni per far regnare Israele”. Ma “Quando Israele vorrà conservare esclusivamente per sé i doni che ha ricevuto da Dio … viene condannato, rigettato, e al suo posto entrano le Nazioni”; “… è vero, Caterina cara, in effetti tutto il Libro di Giona sembra voglia ‘canzonare’ Israele che non sa accettare il piano divino”, e vedi che il Signore ha uno spiccato senso dell’umore, un po’ come “Pulcinella, che ridendo e scherzando, disse la verità”! E poi, proprio questo è il destino del cristiano: essere gettato in mare, essere ingoiato dal pesce, perché nell’abisso della tenebra possa scoppiare dal suo cuore il grido della speranza”. Però, caro direttore, attenzione!… : “il profeta è un cibo indigesto. E così come il pesce non riuscì a digerire Giona, allo stesso modo il mondo non riuscirà mai a digerire Cristo e la sua Chiesa”! Ma una volta “sputato” fuori, risorge a nuova vita e a nuovo splendore! Diceva al proposito lo zio Pierre, senza farsi ascoltare troppo in giro (ed anche lei, mi raccomando!): “… non si illudano i tentacoli, le propaggini, vere armi agenti nell’ombra per conto della “balena cabalista”, e cioè le conventicole massoniche, le associazioni politiche agnostiche, comuniste o progressiste (in progresso verso il nulla e verso il fuoco inestinguibile dell’inferno!), e tutte le istituzioni mondialiste, che preparano il nuovo ordine (o meglio disordine!) mondiale, compresa l’antichiesa modernista ecumenica! [ma che linguaggio strano, questo zio Pierre!] create e sostenute con i mezzi finanziari immensi di cui sono stati defraudati i popoli goym ingannati, ed il cui unico vero fine, al quale lavorano in combutta incessantemente, è quello di distruggere, a qualunque costo, il Cristianesimo e la Chiesa cattolica! Ma “… portae inferi non praevalebunt!” Babilonia sarà distrutta al colmo del suo splendore, sarà arsa quando si riteneva ormai vittoriosa e sicura, protetta dai baluardi della propria infamia, della propria superbia e del disprezzo delle leggi divine; la Babele adultera, prostituita a tutti gli idoli, cadrà miseramente nella desolazione nel pieno del suo orgoglio, attirandosi la giusta ira divina che non avrà alcuna remora né pietà nel radere al suolo e sprofondare negli inferi la culla degli abomini insieme a tutti i suoi falsi sacerdoti e profeti. S. Giovanni nell’Apocalisse ha tutto predetto, e tutto si attuerà, stiamone certi … !” . Caro Direttore, a questo punto la saluto e le auguro un buon pranzo, magari con un buon piatto di pesce, ma … che non sia indigesto, mi raccomando! Buon appetito a tutti da Nonno Basilio e famiglia. Alla prossima.

La strana sindrome di nonno Basilio -11-

nonno

Caro direttore, oramai è divenuta una consuetudine vitale scambiare un po’ di chiacchiere con lei, se le fa piacere ovviamente, in modo che mi possa aiutare, con i suoi pregiatissimi lettori, nell’affrontare i problemi morali, religiosi soprattutto, che mi si presentano da quando sono in conversazione con i miei nipoti, Caterina e Mimmo, che mi aggiornano sulle per me strane, inverosimili novità sbandierate allegramente dalla nostra, a dir poco, società corrotta senza freni dallo gnosticismo massonico e modernista, approfittando anche della lassità morale e dottrinale (mi viene spesso da sospettare in “malafede”) di chi era stato preposto a “custodire il gregge”, trasformatosi in mercenario, o peggio, in lupo travestito (sempre più malamente, per fortuna … almeno per chi ha occhi per vedere!) da agnello innocuo e sorridente bonaccione. Un bel giorno, un lunedì per la precisione, giorno particolarmente dedicato al culto cristiano dei morti, stavamo, con i miei nipoti appunto, recitando i Salmi penitenziali, in particolare, i celebri “Miserere” – salmo L (mio nipote Mimmo pensava in un primo momento si trattasse del titolo di una canzonetta di musica leggera lanciata da uno … zotico (musicalmente parlando) con cappellaccio e chitarra … non saprei dirle per la verità come si chiami … boh … mi perdoni! (… ma a questi giovani nessuno insegna più nulla?!?), il “De profundis”, salmo CXXIX -. A questi poi mi è sempre piaciuto personalmente aggiungere lo stupendo Salmo LXIV, mio cavallo di battaglia nelle gare che organizzava mio zio Tommaso (come le ho già detto in precedenza.. o no !?): “Te decet hymnus, Deus in Sion”, con i meravigliosi versetti “ad te omnis caro veniet… “A te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale. Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri peccati. Beato chi hai scelto e chiamato vicino, abiterà nei tuoi atri. Ci sazieremo dei beni della tua casa, della santità del tuo tempio …” (mi piacerebbe citarli in latino, che musica soave … ma quel testone di Mimmo farebbe storie … !). Spiegavo all’attenta Caterina le composte e profonde cerimonie funebri alle quali assistevo da ragazzo, officiate dal rigoroso ed efficace zio Tommaso, santo sacerdote … buon’anima! (come lui oramai se ne trovano ben pochi mi dicono, … peccato!). Ma ecco che il dispettoso Mimmo, con fare distaccato, rompe l’incanto esclamando all’improvviso: “ … nonno, ma queste sono situazioni da museo antico … oramai i corpi dei deceduti si bruciano e le cerimonie in chiesa vengono celebrate alla presenza dell’urna con le ceneri dell’estinto che poi vengono poste in bell’evidenza sul mobile d’epoca nel salotto di casa! Aggiornati, risveglia la tua mente!!” Le confesso, caro direttore, che se non fossi stato seduto saldamente in poltrona, sarei stramazzato a terra, e certamente sarei stato più contento se mi avessero inferto una coltellata alla schiena con una lama ondulata, tale l’orrore provato, un vero cadere “in profundis”! Mi ci è voluto un bel po’ per riavermi dal colpo, e solo dopo aver consultato il cardiologo, misurata la pressione e trangugiata una quantità imprecisata di medicine varie che la mia cara Genoveffa (mia moglie, per chi avesse perso le missive precedenti) mi ha porto con preoccupazione e santa pazienza. A stento riesco a dire a Caterina che la disciplina della Chiesa Cattolica, che io ricordi, codificata nel codice di diritto canonico promulgato da Benedetto XV nel 1917, vieta espressamente le seguenti azioni: a) Cremare una salma. b) Formalmente cooperare alla cremazione. c) Dare ordine che il proprio corpo o quello di un altro sia cremato. d) Far parte di una società, i membri della quale si impegnano a far cremare il corpo proprio e quello delle persone di cui possono disporre. e) Dare l’assoluzione sacramentale ad una persona che ha ordinato che il suo corpo sia cremato e che non vuole revocare tale ordine; dare a questa stessa persona, dopo la morte, la sepoltura ecclesiastica. (canoni 1203; 1240 §1 n. 5; 2339). In breve, come posso, anche per le mie condizioni fisiche, cerco di far capire ai miei nipoti i motivi per opporsi alla cremazione sotto pena di peccato mortale! : la Chiesa considera la pratica della cremazione dei cadaveri “una pratica barbara, che ripugna non solo alla pietà cristiana, ma anche alla pietà naturale verso i corpi dei defunti e che la Chiesa, fin dai suoi primordi, ha costantemente proscritto” (Istruzione della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, 19 giugno 1926). Cerco di elencare poi, con sforzo mnemonico, per me titanico, alcuni motivi per i quali non sia opportuno procedere alla cremazione dei cadaveri.

1) Perché Nostro Signore Gesù Cristo stesso ha voluto essere sepolto (Gv XIX,40), secondo tutta la tradizione dell’antico testamento. 2) Perché l’incenerimento sembra voler significare che i corpi sono per sempre risoluti e dispersi (ritorno al “pleroma” gnostico!), mentre il rito contrario dell’inumazione accompagna l’idea della morte equiparata al sonno (Gv XI, 11-39) ed esprime con più aderenza la fede cristiana nella finale risurrezione. 3) Perché l’inumazione esprime il simbolo cristiano e biblico del corpo considerato come una semente che dà luogo ad una nuova vita:“se il grano di frumento, caduto in terra, non muore, resta solo; ma se muore, produce molto frutto” (Gv XII, 24; vedi anche 1 Cor XV, 36-44). 4). Perché tutta la liturgia della Chiesa onora il corpo del defunto, che è stato tempio dello Spirito Santo, ed è destinato a risorgere dalla morte, mentre la cremazione lo distrugge violentemente nel fuoco, simbolo del fuoco eterno … il fuoco di lucifero! 5) Perché la Chiesa ha sempre praticato il culto delle reliquie dei Santi, mentre ha riservato la pena del fuoco ai corpi degli eretici impenitenti. 6) Perché già i primi cristiani l’avevano in orrore come lo testimonia il pagano Minucio Felice: i cristiani, scrive, “execrantur rogos, et damnunt ignium sepulturas”.(“esecrano i roghi, e condannano le sepolture col fuoco” … mi perdoni la traduzione approssimativa!). 7) Perché ovunque si sia diffuso il Vangelo, è scomparsa la cremazione. 8) Perché la cremazione è stata reintrodotta dai nemici della Chiesa (marrani e massoni in primis), prima con la rivoluzione francese e poi nel XIX secolo, per negare la resurrezione dei corpi e per combattere la Chiesa stessa. 9) Perché è la setta massonica che ha promosso e promuove le società per la cremazione. “Infatti, interviene Caterina, è la medesima setta che ha chiesto ed ottenuto (sotto l’antipapa Montini, il marrano sedicente Paolo VI, noto massone illuminato di Baviera, figlio di massoni, omosessuale ebreo che andava in giro ornato, in luogo della croce pettorale, di “efod”, lo scapolare del gran sacerdote del sinedrio, utilizzato anche da Caifa quando condannò il divino Maestro, nemico giurato della Chiesa cattolica), la modifica della legge ecclesiastica contro la cremazione, ennesimo cedimento dei neo-modernisti ai nemici della Chiesa, o consegna guidata alla sinagoga di satana?”. Direttore ma cosa vorrà dire mai Caterina, non la capisco proprio … sono cose assurde che le mie orecchie mai hanno udito … e poi parlare così di un Papa! … ma lei mi rassicura dicendo che era un antipapa, perché il Papa, quello vero, designato dallo Spirito Santo, era stato cacciato via e relegato in esilio … ma che storia è mai questa? Direttore, mi aiuti per favore, la prego! Caterina incalza aggiungendo: “oggi, per rassicurare i Cattolici, le società per la cremazione (tutte nelle mani dei frammassoni … ma guarda un po’!?) citano Paolo VI , ma in realtà l’atmosfera è ancora quella dei tempi che furono, quando con i riti cremazionisti (e ora le “sale del commiato” nel “tempio crematorio”) si volle creare una “morte laica” da sostituire alle cerimonie del cattolicesimo. I cremazionisti (che brutto neologismo … orrore!) citano (per convincere i Cattolici sprovveduti ed ignoranti) le parole con le quali vien detto che la cremazione non è cattiva in sé e non è più proibita in ogni caso. Omettono invece le altre parole del testo dell’istruzione “Piam et constantem” della Suprema Congregazione del Sant’Uffizio, dove viene ancora ricordato che “la Chiesa si è sempre studiata di inculcare la inumazione dei cadaveri, sia circondando tale atto con riti destinati a metterne in risalto il significato simbolico e religioso, sia comminando pene canoniche contro coloro che agissero contro una sì salutare prassi (…). Deve essere usata ogni cura perché sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli; perciò gli ordinari con opportune istruzioni ed ammonimenti cureranno che il popolo cristiano rifugga dalla cremazione dei cadaveri (…)”. Parole al vento, e lo si poteva e doveva prevedere! Tutto quello che è rimasto del decreto del 1963, è, come si dice, che ‘la Chiesa non proibisce più la cremazione’! Balle … ovvio!..”. “Cara Caterina, riprendo io, la Chiesa (quella Cattolica vera, fondata sulla Pietra angolare che, spiace per i modernisti – si fa per dire eh! -, non cambierà mai parere perché infallibile, e non comprende la necessità di aggiornamenti capricciosi … o luciferini che dir si voglia – fatti per piacere al mondo e al “signore di questo mondo” (… ma hanno mai letto questi signori, la lettera dell’Apostolo S. Giacomo che dice : “Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio?” – Giac. IV,4 – ?) – non cambierà la sua posizione riguar­do alla cremazione. E’ però chiaro che non è proibito bru­ciare i corpi umani quando, in circostanze straordinarie (p. es. nel corso di epidemie), questo sia il mezzo necessario per evitare pericoli alla salute o per combattere l’epidemia stessa. Rivolgendomi a Mimmo, che cerca di controbattere arrampicandosi su specchi coperti da sapone, continuo: torniamo un po’ alla Sacra Scrittura, vediamo cosa ci dice al proposito. Nell’Antico Testamento si nota l’assenza totale del rito funebre della cremazione, e nel Nuovo Testamento troviamo ripetuti riti di seppellimento che, anche questi, non hanno nulla a che fare con la cremazione. Possiamo riscontrare anche la presenza di un divieto specifico della cremazione, ritenuta un rito abominevole, che si riferisce al crudele culto pagano in onore di Moloc, una deità pagana degli Ammoniti, al quale si immolavano dei fanciulli che venivano arsi vivi. Per questa ragione è scritto: “Non darai i tuoi figli per essere offerti a Moloc, e non profanerai il nome del tuo Dio. Io sono il Signore” (Levitico XVIII,21). “Non imparerai ad imitare le pratiche abominevoli di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco” (Deuteronomio XVIII,9-10). ” … Achaz non fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, suo Dio, ma seguì l’esempio d’Israele e fece passare per il fuoco persino suo figlio, seguendo le pratiche abominevoli delle genti che il Signore aveva cacciate davanti ai figli d’Israele” (II Re XVI,2-3). Prima ancora della sua morte, difendendo l’atto di amore di Maria di Betania, Gesù aveva fatto un riferimento specifico all’inumazione dicendo: “… l’ha fatto in vista della mia sepoltura” (S. Matteo XXVI:12). In seguito è specificato che Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, seguendo il modo di seppellire presso i Giudei (S. Giovanni XIX,40). I cristiani, seguendo l’esempio di Gesù e secondo l’uso invalso tra gli Ebrei (si veda pure il libro di Tobia, ove c’è un riferimento esplicito e ripetuto a Tobi che seppelliva i morti [I, 17-19; II, 7-9; XII, 12-13; XIV, 2], cosa che gli veniva accreditato a merito), non accettarono mai la cremazione proprio per non uniformarsi alle consuetudini pagane. Nel Nuovo Testamento abbiamo diversi riferimenti al seppellimento, ma mai alla cremazione. I cristiani antichi, allo scopo di manifestare la propria fede nella resurrezione dei morti, attuarono costantemente l’inumazione dei defunti, condannando in diverse occasioni la cremazione in polemica con autori pagani. Questa loro consuetudine permise la costruzione di quei grandi cimiteri cristiani che sono le catacombe, le quali soltanto nel sottosuolo di Roma, con i loro stretti corridoi sotterranei, si diramano per oltre quaranta chilometri e rappresentano una testimonianza sempre attuale della fede in Cristo che vince la morte. Occorre anche sottolineare che i cristiani non accettano la cremazione non perché, come qualche dissennato ha affermato, hanno timore che non possano poi risorgere dalle ceneri, ma piuttosto i credenti non inceneriscono i loro corpi per un atto di rispetto verso il Creatore e perché esso è il tempio dello Spirito Santo. Caterina riprende a parlare, anche per darmi tempo di riprendere fiato, e dice : “La dispersione delle ceneri non ha di per sé nulla di anticristiano, ma sorge il dubbio che oggi tale prassi, nel nostro particolare contesto culturale laicista, (un eufemismo che sta per “ateo” … o peggio ancora: massonico), esprima una vaga religiosità new age, naturalistica, panteistica, kabbalistica, riferita ad un dio cosmico e impersonale, signore dell’universo, il “nulla” primordiale, il pleroma, l’ensof cabalistico con tutte le idiozie ed i deliri paranoici gnostici. La Chiesa non ha mai ignorato che anche quella riduzione in polvere che risulta dalla cremazione non pregiudichi alla ricostituzione dei corpi risorgenti; ma una Religione in cui tutta la realtà è segno, non poteva disconoscere che la combustione del cadavere è un antisegno della Risurrezione. L’incinerazione elimina tutto il simbolismo dell’inumazione e priva di significato i mirabili vocaboli stessi trovati dai primi cristiani: cimitero, cioè dormitorio; camposanto, cioè luogo di consacrati a Dio; deposizione, non nel senso fisico di porre già entro la terra, ma nel senso legale, onde le salme sono date in deposito da restituire il giorno della Risurrezione. Questi valori simbolici parvero così potenti che la Chiesa li fece trapassare in valori teologici: il far cremare la propria salma fu tenuto per professione di incredulità. Ecco, dunque, ribatte Caterina, che le nuove norme (ammesso che siano state emanate da autorità legittime … ma con tanti dubbi …) non sono davvero “variazione” da poco e sembrano inquadrarsi in un progetto per rendere in tutto il cattolico “uno come gli altri”. “Ma consentimi, nonno, un’ultima considerazione: ma lo sai che cosa aveva giurato, colui che ha permesso questo scempio, nel giorno della sua intronizzazione, per altro invalida, perché il vero Papa c’era già … anche se esiliato? –(Direttore, ma questa Caterina a volte non la capisco proprio, ma cosa voleva dire? Mah, questi giovani!)? Ascolta bene: «Io prometto: – di non diminuire o cambiare niente di quanto trovai conservato dai miei probatissimi antecessori, e di non ammettere qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come vero loro discepolo e successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno, (… ma mi faccia il piacere, n.d. Bas..!) ciò che fu tramandato; – di emendare tutto quanto emerga in contraddizione alla disciplina canonica, e di custodire i sacri Canoni e le Costituzioni Apostoliche dei nostri Pontefici, quali comandamenti divini e celesti, (essendo Io) consapevole che dovrò rendere stretta ragione davanti al (tuo) giudizio divino di tutto quello che professo; Io che occupo il tuo posto per divina degnazione e fungo come il tuo Vicario, assistito dalla tua intercessione. Se pretendessi di agire diversamente, o di permettere che altri lo faccia, Tu non mi sarai propizio in quel giorno tremendo del divino giudizio… (pp. 43 o 31). Perciò, sottoponiamo al più severo anatema dell’interdizione – (si tratti di) noi o di un altro! – chiunque abbia la presunzione di introdurre qualsiasi novità in opposizione a quella Tradizione evangelica o alla integrità della Fede e Religione cristiana, oppure tenti di cambiare qualsiasi cosa, accogliendo il contrario, o di consentire con i presuntuosi che osassero farlo con ardire sacrilego»! (dal: “Liber Diurnus Romanorum Pontificum”, pp. 54 o 44, P.L. 1 o 5). Direttore, ma cosa dice Caterina? Questo individuo non può essere il Papa, il Signore non poteva metterci nelle mani di uno sciacallo … peccheremo gravemente contro i dogmi del concilio Vaticano contenuti nei documenti “Dei filius” e “Pastor Aeternus” firmati da Pio IX nel 1871, e contro lo Spirito Santo, nell’impugnare la verità conosciuta, peccato -lei certamente lo sa- che non sarà perdonato né in cielo né in terra, come da parola evangelica del divino Maestro! Direttore qui c’è qualcosa che puzza e che non torna, perché Gesù Cristo non può essere assolutamente un bugiardo dopo averci affidati a Pietro, a cui ha assicurato assistenza divina, né il Magistero della Chiesa, per dogma di fede, può essere falso e fallibile … direttore, a questo punto mi sono sentito male, mi sono assopito ed ho avuto quel malore del quale le ho già parlato in passato, per cui sogno un fumo bianco da un comignolo, con grida di gioia, … ma poi il fumo diventa grigio, sempre più grigio, poi nero, nerissimo, e attossica l’aria, brucia gli occhi, irrita il naso, la gola, i bronchi, mi assalgono violenti colpi di tosse ed alla fine stravolto mi rianimo … ma che malattia è? Possibile che non ci sia uno specialista che comprenda questo sintomo? Direttore, mi aiuti, è terribile! … “Misere mei Deus, secundum magnam misericordiam tuam, et …”. Alla prossima!!

La strana sindrome di nonno Basilio -10-

Egregio direttore eccomi come al solito a parlarle delle mie piccole avventure, o meglio disavventure, casalinghe. Le racconto gli ultimi fatti: ero intento come spesso, nell’ora tarda dei vespri, alla preghiera salmodica, e nello specifico mi ero soffermato sul salmo LXXIX , “Qui regis Israel, intende”, il salmo cosiddetto “della vigna”, come ci ricordava sempre lo zio Tommaso, santo prete cattolico. Se non le dispiace ne fo’ un accenno dal versetto 8 in poi: “Deus virtutum … Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato. Quelli che l’arsero col fuoco e la recisero, periranno alla minaccia del tuo volto. Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome”. Ma non è la prima volta che l’autore sacro si ispira alla vigna, in vari profeti viene ripresa l’immagine, a cominciare da quella di Naboth, ai tempi di Davide. In particolare è Isaia che si dilunga con particolari illuminanti sulla vicenda, che avrà uno svolgimento lineare nei vari secoli, coinvolgendo il Vecchio ed il Nuovo testamento, avendo come apice Gesù, il Messia, fino a giungere ai giorni nostri. Nel Libro del profeta Isaia al capitolo V si legge la predizione sull’abbandono d’Israele da parte di Dio, che avverrà circa 700 anni dopo, con l’Incarnazione del Verbo e la sua Crocifissione: «Canterò al mio diletto l’inno del mio padrone alla sua vigna: “Il mio diletto aveva una vigna in un poggio fertile. La cinse con una siepe, tolse tutte le pietre che vi si trovavano e vi piantò viti ottime. Fabbricò in mezzo ad essa una torre ed un torchio. Aspettò con pazienza che facesse uva, ma produsse spine”. Ed ora siate giudici voi stessi, abitanti della Giudea, tra me e la mia vigna. Che cosa avrei dovuto fare per essa che non abbia fatto? Ma ora vi mostrerò ciò che farò alla mia vigna: toglierò la sua siepe e sarà calpestata; distruggerò il suo muro e sarà invasa. La renderò deserta e ordinerò alle nubi di non versare pioggia su di essa. Perché la vigna del Signore è la casa di Israele e i giudei la sua piantagione prediletta. Mi aspettavo che facessero opere buone, ed ecco invece l’iniquità; giustizia, ed ecco invece malvagità» (Is. V, 1-7). San Giovanni Crisostomo nel commento ad Isaia dà un’interpretazione moralmente unanime (e quindi infallibile) con quella dei Padri della Chiesa su Isaia, e commenta: «Isaia sta per accusare Israele di tradire Dio e di misconoscere il Messia venturo. Tuttavia il Profeta scrive che la sua accusa è un “cantico” o un “inno”. Non sarebbe stato più esatto chiamarla un’invettiva? In realtà Isaia dà prova di una grande saggezza spirituale. Infatti egli voleva il bene delle anime degli israeliti: voleva aiutarli a ritornare a Dio e a non rinnegare il Messia venturo, Gesù Cristo. Quindi ha scritto sotto forma di cantico le sue accuse affinché Israele le cantasse continuamente, non le dimenticasse e non si scoraggiasse. Inoltre il Profeta chiama il popolo d’Israele, che si è allontanato da Dio e rinnegherà il Messia, “la vigna amata del Signore”. Infatti Israele era la vigna amata da Dio e beneficata da Lui, ma non aveva corrisposto, già prima dei tempi di Isaia, all’amore di Dio ed avrebbe aggravato la sua infedeltà sino a giungere alla Crocifissione del Verbo Incarnato. Dio ha fatto tutto per Israele per pura bontà sua e non per i meriti di questo popolo, ma invece di essere grato a Dio, Israele Gli ha mostrato molta ingratitudine. Isaia enumera i benefici di cui Dio ha riempito Israele. Innanzitutto lo chiama “vigna” per mostrare quanto Dio lo abbia curato. Poi dice che l’ha posta “in un luogo fertile” come fosse una “fortezza” inespugnabile. Inoltre Dio ha circondato Israele, la sua vigna, con una “siepe” e con una “staccionata”. La siepe è la Legge di Dio,  che protegge chi la osserva e lo mantiene puro; la staccionata è la cura con cui la Provvidenza di Dio si occupa del suo popolo per mantenerlo al riparo da ogni nemico spirituale e temporale. Ma non basta! Il Signore ha costruito una “torre” ed un “torchio” al centro della sua vigna. La torre figura il Tempio di Gerusalemme ed inoltre vuol farci capire che Dio stesso ha costruito torre e torchio per non affaticare eccessivamente Israele. La bontà divina non si è fermata lì. Egli “ha aspettato” con molta pazienza che la sua vigna facesse “frutti”, producesse uva, ma Israele ha prodotto “spine” e non frutti, ossia una vita priva di fede, di grazia soprannaturale, di virtù e di buone opere. La misericordia divina arriva a nominare “giudici” su Israele gli israeliti stessi, mostrando una gran compassione ed una assoluta certezza sulla colpevolezza di Israele, che non potrebbe essere assolto neppure dai Giudei. Il Signore esclama: “cosa avrei dovuto far di più per Israele che Io non abbia fatto?”. Ma Israele “ha prodotto spine e non frutti”. Il significato – scrive il Crisostomo – è il seguente: “ quale motivo ho dato ad Israele di comportarsi così? Può forse pretendere che non abbia fatto abbastanza per lui e che l’abbia spinto, così, alla rivolta? Giudicatemi voi stessi, abitanti della Giudea”! Non avendo ricevuto accuse né scuse, Dio passa ad enumerare i castighi che riserva ad Israele per aver peccato e non aver voluto pentirsi. Tuttavia la sentenza di condanna è accompagnata dalla speranza che il timore dei castighi faccia tornare a Dio Israele, ma invano! “Sradicherò la siepe, distruggerò la staccionata” e Israele sarà depredato dai ladri, ossia lo  priverò del mio aiuto speciale, del mio soccorso e della mia difesa e così sarà depredato dei beni che gli avevo concesso. Di più: “abbandonerò la mia vigna”. Come ho spiegato sopra, “siepe, staccionata, muro” significano la Rivelazione divina e la Legge che Dio aveva dato ad Israele affinché le custodisse e le facesse conoscere a tutti i popoli quando sarebbe venuto il Messia, ma la sua infedeltà, la sua mancanza di fede e di buone opere obbligano Dio ad abbandonare Israele che per primo ha abbandonato il Signore, il Quale non abbandona se prima non sia stato abbandonato. Così la vigna d’Israele sarà senza vignaiuoli, ossia non avrà più sacerdote, profeta, re, neppure il Tempio e sarà disperso in una terra straniera. I “rovi” ricopriranno Israele e la “pioggia” non lo bagnerà più, ossia la grazia non irrorerà Israele infedele, che sarà ricoperto di male e peccato, tranne il piccolo resto che ha creduto al Messia e che assieme ai pagani è diventato la nuova vigna di Dio, ossia la Nuova Alleanza. “Ho atteso che Israele facesse opere giuste, ma ha commesso altre iniquità e la sua malizia grida al Cielo!”, ossia la malvagità di Giuda è talmente grande che Dio non può non punirla». Gesù nei Sacri Vangeli non giudica il comportamento dei vignaiuoli, ma con colpo da vero Maestro, lascia che essi si giudichino da soli. Lei, direttore certamente ricorderà l’episodio: “C’era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l’affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l’eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?”. (S. Matteo, XXI, 33-40). Ed i Giudei, con risposta baldanzosa e tracotante, risposero subito: “Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo“(idem XXI, 41), accorgendosi solo dopo che Egli parlava di loro, e subito il Signore cita i versetti del salmo CXVII: “La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?”(vv.22-23), …Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà“. Scrive a proposito S. Giovanni Crisostomo: «chi inciamperà su di essa si ferirà, e stritolerà colui sul quale cade», vale a dire «non è la pietra o Cristo che fa cadere, ma chi, non credendo in Lui si scandalizzerà, cadrà per sua colpa». Mi rivolgo a Mimmo e gli impongo di prendere dal suo “paccotto” le copie del documento iper-modernista, secondo le premesse di San Pio X, che è la Dichiarazione “Nostra Aetate” (del 28 ottobre 1965) su “Le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane” che al n. 4, § h, insegna (beh … si fa per dire …) pastoralmente (come se il pastore possa prescindere dai dogmi nel suo insegnamento, onde ingannare ben bene le pecorelle!): «Gli ebrei non debbono essere presentati come rigettati da Dio, quasi che ciò scaturisse dalla S. Scrittura». Ora, occorre distinguere: gli ebrei infedeli a Cristo da quelli fedeli a Lui e al Padre. I primi sono stati rigettati da Dio, come insegna (… altroché se lo insegna la Scrittura … ma al Concilio com’è che erano così distratti ed infingardi?, forse erano intenti alle parole crociate? E pensare che non c’era ancora face-book! … chissà cosa sarebbe successo!), mentre gli ebrei fedeli a Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo sono entrati nella Chiesa di Cristo assieme a tutti i popoli che hanno la fede nella SS. Trinità e nella divinità di Gesù. I coloni, «coloro che avrebbero dovuto e potuto conoscere il Figlio di Dio, avendo la Rivelazione, Lo rinnegarono odiandoLo» (Origene, in Comm. a Matt.); infatti dicono: «costui è l’erede»; quindi «non per ignoranza invincibile e non colpevole, ma per invidia e gelosia, odiandolo, Lo crocifissero; e anche coloro che odiano il Vangelo e perseguitano i suoi apostoli tentano per quanto è possibile di dare la morte a Gesù» (Rabano Mauro). Così – dicevano tra sé – «avremo la sua eredità», vale a dire «non volevano perdere il retaggio delle cerimonie estrinseche della Legge antica (perché cedesse il passo a quella nuova), della quale non sarebbero stati più i beneficiari e non avrebbero più potuto trarne lucri ed autorità, come invece continuavano a fare» (in Crisostomo e Rabano Mauro, ut supra). Lo buttarono fuori «di Gerusalemme, ove fu crocifisso, come straniero alla vigna, ossia scomunicato dalla sua Chiesa dell’Antica Alleanza che loro mal coltivavano» (Origene, ut supra). Ne consegue: l’ermeneutica della continuità tra Concilio Vaticano II (magistero pastorale … per confondere gli allocchi, che non ha voluto definire né obbligare a credere e quindi non infallibile, perché organizzato contro le precise direttive di “Execrabilis”, una bolla di Pio II, che scomunica “latae sententiae” coloro che vogliono ribaltare le decisioni Apostoliche già definite irreformabilmente e quindi un “conciliabolo” inutile, anche perché il tutto era gestito in modo illecito da un falso papa, già scomunicato e destituito secondo Paolo IV Carafa e S. Pio V, con “Cum ex apostolatus officio”, [per giunta un ebreo marrano, agente del b’nai b’rith – ci ricorda Caterina … direttore, ma chissà che vuole dire?!-]), e la Rivelazione divina (Tradizione e S. Scrittura) non è provata, anzi è confutata senza ombra di dubbio. Più che di ermeneutica ci vuole veramente una bella faccia tosta ed una fantasia funambolica e luciferina per giustificare l’alto tradimento operato dalla gerarchia della “quinta colonna” (quella del Vat’inganno –n.d.Bas. -) che avrebbe dovuto vigilare sull’ortodossia del Depositus fidei, ma … i pastori sono conniventi con i lupi e allora … povere pecore in mano ai pastori e ai lupi … e poveri pastori in mano a Gesù cristo ….!! “… ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”(S. Matteo XXVI,24). E questa è poi la teologia della Sostituzione della“Sinagoga bendata con la Chiesa vedente”, interviene vispa Caterina! Ora, cari nipoti – assumo l’aria un po’ alla “zio Tommaso”, vi ricordo, giusto per schiarirvi le idee e senza bisogno di ricorre ad ingannevoli ermeneutiche (ma che pagliacciata modernista!) qualcuno dei documenti magisteriali infallibili e perciò irreformabili, stilati da Papi veri e Concili ecumenici legittimi, iniziando proprio da un documento che, guarda caso, cita proprio la vigna, il “Vineam Sorec” di Papa Orsini, S.S. Nicola III, quello citato dall’anticlericale in odore di rosa+croce: Dante, gnosticheggiante cattolico (così diceva sempre lo zio Pierre, … ma guai a dire queste cose a scuola … non le dica in giro, per carità direttore!): ascoltate, ho qui un quaderno di appunti che il grande zio Tommaso ci dettava durante i pomeriggi di settembre, giusto per tirar via la ruggine dai nostri cervelli, onde farci riprendere l’abitudine allo studio in vista del successivo anno scolastico: “La destra di Dio Padre piantò in Sorec una vigna eletta; in questa vigna seminò tutti i semi buoni, la protesse con la custodia degli Angeli e gettò lontano le pietre dannose”. È una bolla molto ben fatta, che riprendendo una precedente bolla di Innocenzo IV, aggiunge che Israele è la vigna “una volta” scelta da Dio, da cui ci si aspettava uva dolce, ma che invece ha dato aceto; essa è simile al fico secco del Vangelo, che Cristo ordinò fosse bruciato, dacché non portava frutti di buone opere. Essa, infatti, non ha voluto ricevere la grazia portata da Cristo, anzi Lo ha ingiustamente ucciso, non il solo Sinedrio, ma la vigna tutta (tranne il “piccolo resto” di coloro che si son convertiti al Vangelo), il popolo tutto. Caterina, ti consiglio poi di leggerla tutta, insieme pure a questi altri documenti, che trattano tutte lo stesso argomento: la riprovazione del popolo giudaico sostituito, nella sua primitiva elezione, dal popolo dei Cristiani. Te ne voglio ricordare solo alcune qui presenti nel quadernone estivo degli appunti: Papa Innocenzo IV “Impia judeorum perfidia” (1244), Papa Giovanni XXII “Dudum felicis” (1320), ove, citando Geremia si afferma che quel popolo è diventato errante, vagabondo e fuggiasco per tutta la terra, come Caino il fratricida. Sempre quel popolo ha ucciso con empietà Gesù, invocando il Suo sangue sopra di sé e i loro discendenti. Come si vede per il Papa la colpa del deicidio è collettiva, anche del popolo, in quanto ha rifiutato la Legge, i Profeti e Cristo e continua a gravare sui suoi discendenti, che condividono la sua incredulità e il suo rifiuto di Mosè e di Cristo, per seguire l’empio Talmud, col quale indottrinano i loro figli sin dalla più tenera età. Il Papa scrive che ha fatto esaminare il Talmud da esperti in materia e che, siccome esso contiene errori, abusi e bestemmie, non può essere tollerato, ma deve essere condannato. Ecco poi il mio conterraneo Paolo IV (quello di “Cum ex apostolatus officio”, tanto per intenderci! …) “Nimis Absurdum” del 1555 in cui si insegna che la Chiesa tollera il popolo e la religione giudaica talmudica al solo scopo che riconoscano i loro errori e pervengano alla verità della Fede cattolica. E poteva mai mancare il Santo Pio V? abbiamo infatti ben due bolle:Romanus pontifex (1556) che stabilisce, riafferma e conferma tutti i precedenti documenti, statuti e disposizioni dei Papi sul giudaismo … tutto inutile! È qui evidente la volontà di insegnare e perpetuare ciò che è stato sempre insegnato e non di innovare alcunché. E qui, caro Mimmo, non si riesce a capire ove si possa trovare “ermeneutica della continuità” tra la Tradizione cattolica e l’insegnamento che tu mi fai leggere da questo documento conciliare (ma sarà poi vero?) riguardo ai rapporti tra cristianesimo ed ebraismo. Pensa che ancora san Pio V nel 1569 nel documento “Haebraeorum Gens” riafferma che il popolo ebraico, “una volta” eletto da Dio, tanto prima superò tutti gli altri in grazia e valore, quanto poi è stato abbandonato e disprezzato a causa della sua incredulità. Esso è senza sacerdozio, senza Legge mosaica e cacciato via dal proprio Paese. Come conciliare ciò con quanto scrive questa … come la chiami, … Nostra aetate? O ancora peggio, interviene Caterina, con l’Antica Alleanza mai revocata? Con i Fratelli maggiori e prediletti nella Fede? Fermi, ragazzi, non è finita ancora, giriamo la paginona e leggiamo: nel 1581 papa Gregorio XIII (quello del calendario!) con la Costituzione “Tempore Suo” approva, conferma e riafferma tutte le costituzioni dei suoi predecessori in perpetuo (ascoltate bene!, ripeto, in perpetuo!), ed ordina che debbano essere osservate integralmente. Ancora Gregorio XIII sempre nel 1581 nella Costituzione Antiqua Judaeorum insegna che l’antica iniquità giudaica durante la Vecchia Alleanza, per la quale sempre resistettero allo Spirito Santo, è ancora maggiore nei figli che ripudiarono Gesù e continua ancora oggi. E poi Papa Clemente VIII in “Caeca et Obturata” (1593) spiega che la perfidia giudaica non si è arrestata a Cristo, ma continua contro la Chiesa da Lui fondata, la quale pazientemente attende la loro conversione. Ancora Clemente VIII nel medesimo anno scrive in Cum Haebraeorum che è pericoloso e funesto per i cristiani chiudere gli occhi davanti alla malvagità del popolo ebraico, che perdura ancora adesso … (e non sapeva ancora del Comunismo e della Massoneria prossimi a venire, sogghigna Caterina … ma che vorrà mai dire, direttore … boh!?). Onde il Papa riprende e conferma le Costituzioni dei suoi predecessori, ricondanna il Talmud e condanna la cabala spuria, in quanto contengono errori contro l’Antico e il Nuovo Testamento, la SS. Trinità e Dio Creatore. E allora Mimmo, come la mettiamo? E senti ancora questa:… nel 1704 papa Clemente XI promulga la Costituzione Propagandae in cui riprende gli insegnamenti pontifici a partire dal 1244, e nel 1751 papa Benedetto XIV (il grande “già” Cardinal Lambertini) in “A Quo Primum” riprende il magistero antecedente e condanna l’usura esercitata dal popolo ebraico a scapito dei cristiani. Nel 1937 (e qui siamo giunti quasi ai miei tempi) Pio XI in Mit brennender Sorge, l’enciclica tedesca, parla di deicidio ad opera del popolo di religione giudaico-rabbinica o talmudica. E poi ci sarebbe da parlare ancora dei concili Laterano III e IV, di Firenze, dei concili di Toledo – il IV il XVI e XVII in particolare – , ma oramai sono stanco, qui finiamo fra una settimana … Direttore, glielo dico a lei, per non farmi sentire ai ragazzi: io sono arciconvinto che questo documento sia solo una “patacca”, una burla di Mimmo, così si spiegano le assurdità ivi riportate, totalmente inconciliabili con la fede cattolica, e che nessun uomo, per quanto pazzo, o demente, o affetto da amnesia di grado elevato, come la mia, poteva stilare spacciandolo addirittura come documento conciliare. C’è solo da ridere per la trovata burlesca di Mimmo, che come già le accennavo in una lettera precedente, ama molto il cabaret, l’operetta e la “macchietta” napoletana, … e questa, direttore, non le sembra proprio una macchietta napoletana? Chissà l’avrà forse scopiazzata da uno dei fratelli De Filippo, o forse da Totò, o dal grande Nino Taranto! Boh?). Riprendo il mio tono serio e dico: “Allora ragazzi, restiamo fedeli alla dottrina cattolica genuina (sperando di poter dire un giorno anche noi: “… ho conservato la fede”, come San Paolo nel fare a Timoteo un breve resoconto della sua vita oramai alla fine della corsa … come la mia oramai!), contenuta nelle fonti della divina Rivelazione: la Tradizione dei Padri, la S. Scrittura, ed il Magistero infallibile della Chiesa Cattolica, la quale insegna che Dio ha rigettato Israele infedele ed ha stretto un Nuovo ed Eterno patto con l’Israele fedele a Cristo e con i Gentili convertitisi a Dio Trino Creatore: i Cristiani cattolici!”. E a proposito di vigna, anche per rinfrancare il povero Mimmo, inumidire la gola secca, e farci così una bella e grassa risata su queste trovate da “macchiettista”, su questo testo ridicolo da “gnostica commedia”, abbiamo qui un bel boccale di vinello fresco che accompagnerà la cena ormai pronta della Genoveffa, la mia cara mogliettina. Grazie per l’attenzione, e buona cena a tutti!

la strana sindrome di nonno Basilio -9-

Egregio caro direttore, la ringrazio di cuore per la sua preziosa collaborazione nel tentare di risolvere le mie perplessità circa le situazioni ambientali che mi trovo ad affrontare a causa delle mie instabili condizioni mentali. Mi preme perciò renderle noti i miei progressi clinici, evidenziabili, secondo gli illustri professori che con sforzo titanico, (e con parcelle altrettanto … titaniche), cercano di curare alla meglio la mia salute, dalla comparsa di “una intensa attività onirica” e dalla “vivacità di ideazione psico-cognitiva” (non modifichi nessuna parola di questa brillantissima diagnosi … visto soprattutto quanto mi sia costata!). In pratica, mi diceva mio nipote, Lorenzo, da poco laureato in medicina, “… hai ripreso a sognare, ed hai una grande fantasia!”. Ma guardi un po’ questi giovani, sempre dissacranti ed irrispettosi del lavoro di illustri luminari! Mah, chi li capisce?! Per darle un esempio della mia “ritrovata attività onirica” le voglio raccontare, se me lo consente, il sogno veramente strano che ho fatto qualche notte orsono. Mi trovo su di una nave grandissima, robusta, elegante, praticamente inaffondabile, con sulla fiancata una scritta enorme: “Vaticanic”. Su questa nave, gestita da personaggi in talare rossa, porpora, nera, e … due bianche, e da uomini seriosi in doppio petto con una targhetta con su scritto “IOR- Goldmann-S…” (ahh … non vedo bene!), c’è una specie di altare con una statua raffigurante un uomo, una specie di “Oscar” gigante, davanti al quale si agitano religiosi pseudo-cristiani di varie fogge, pittoreschi pastori protestanti, “pope” sedicenti ortodossi, rabbini con la classica Kippah e le treccine temporo-retrorbitarie, bonzi orientali, muezzin islamici, uomini con uno strano grembiulino policromatico, operatori voodoo, qualche stregone africano, un induista che ammalia un serpente in compagnia di una vacca sacra. Ad un certo punto scoppia un violento temporale, tutti tremano, arriva il Signore Gesù che, appena sceso dalla croce, alza le braccia con gesto evangelico per sedare la tempesta … ma viene afferrato da uno squadrone di guardie svizzere, preso e … orrore!! … gettato in mare tra i flutti!! Le onde ed i venti si calmano, tutti gli imbarcati si rallegrano, si scambiano complimenti, danzano, cantano e brindano festanti in uno scoppiettare di fuochi di artificio! Io, nascosto dietro il timone tenuto da un uomo vestito di bianco che lo fa girare vorticosamente senza badare alla direzione della nave, resto smarrito, atterrito dal susseguirsi degli eventi ed … invoco l’aiuto della Vergine Santissima e La imploro dicendo: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove Lo hanno posto”. (Joann. XX, 13). La Mamma celeste, con una schiera di angeli, arriva subito e, facendosi largo tra i festanti brilli e rubizzi, i cantori, le guardie svizzere, i grembiulini e la … vacca sacra, mi afferra per le orecchie (… non può fare altro visto che i mie capelli sono ormai ben pochi!) e mi trascina in alto. Da qui vedo che la nave oramai si sta incuneando in un corso d’acqua al cui termine c’è una altissima cascata che finisce a strapiombo in un lago infuocato gorgogliante e zampillante dal quale si alzano vapori sulfurei. La Mamma celeste mi tiene ben saldo e mi rincuora (mi sovvengono le parole del salmo CXXX: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua Madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia”), e mi dice: “Tranquillo Basilio, coraggio, qui ci sono tre scialuppe di salvataggio che Io stessa governo con i miei Angeli in attesa che torni il Figlio mio a riprendere possesso della nave per distruggere “l’empio con il soffio della sua bocca e annientare l’iniquo all’apparire della sua venuta” (2 Tess. cap. II), e riportarla nella giusta direzione per evitarle il naufragio nello stagno ardente, dove “sarà pianto e stridor di denti”; planando dolcemente scorgo sulla superficie dell’acqua tre scialuppe, e vedo con chiarezza, senza occhialoni: nella prima scialuppa “Maestra dei popoli” scorgo nitidamente Mosè con gli antichi profeti e San Paolo, oltre agli Evangelisti, che tengono strette le Sacre Scritture, il Vecchio ed il Nuovo Testamento; accanto a loro Pio IX con il Syllabo, gli atti dei primi Concili, del Concilio di Trento e del Vaticano I, San Pio X e San Roberto Bellarmino con i Catechismi Tradizionali, i Padri della Chiesa con in testa il Santo Vescovo di Ippona, San Tommaso aquinate con la “Summa Theologica” ed i Dottori della Chiesa, sia d’Occidente che d’Oriente, tra i quali il mio omonimo S. Basilio. Nella seconda scialuppa “Liturgia sacra” si intravede nitidamente San Pio V vicino ad un altare a muro sul quale fa bella mostra di sé il “Messale Romano” ed il “Breviario romano”, il tutto rigorosamente in latino, la lingua sacra del Cattolicesimo, e vicino San Gregorio Magno con alcuni monaci intonanti una melodia gregoriana “… Adoro te devote, latens Deitas …” al cospetto di un ostensorio preziosissimo davanti al Quale sono in adorazione Santi vari, tra i quali mi pare di scorgere San Giuseppe da Copertino, San Pasquale Bylon, San Giovanni Bosco, S. Francesco di Paola e numerosi altri. Nella terza scialuppa “Sante Devozioni” sono in piena e fervorosa attività San Domenico, Santa Caterina da Siena, il Beato Alano della Rupe, San Vincenzo Ferrer, S. Alberto Magno con i Santi domenicani e carmelitani, tutti “armati” con la “fionda”, il Santo Rosario ben stretto tra le mani; più in la mi pare di scorgere un monaco, ma si … è lui, … è San Simone Stock che distribuisce scapolari del Carmelo con il profeta Elia, ed invita tutti al culto del Cuore immacolato di Maria; S. Leonardo da Porto Maurizio richiama tutti alla pratica della “Via Crucis”; Santa Margherita M. Alacoque, San Claudio de la Colombiere, Leone XIII e Pio XII ricordano la devozione del Cuore di Gesù indicando la “Grande Promessa” della perseveranza finale; in poppa alla scialuppa si erge il re Davide con il libro dei Salmi e le preghiere bibliche, soprattutto quelle che ci permettono di suffragare le anime purganti; subito più in la c’è Santa Brigida con il libricino delle orazioni annuali e dei dodici anni, orazioni che permettono di evitare il purgatorio, secondo la promessa di Gesù, ed ancora l’immancabile ed instancabile Sant’Ignazio con il testo dei suoi “esercizi spirituali”. Le tre scialuppe, guidate e protette dalla Vergine e dagli Angeli, procedono tra acque tranquille e serene, e tutti gli occupanti, anche se disturbati da orribili presenze che di tanto in tanto fuoriescono dalla superficie dell’acqua con ghigni spaventosi, prontamente ricacciati dall’Arcangelo S. Michele e da San Giuseppe che accompagnano sempre anch’essi la Vergine, vivono uno stato di beatitudine nella trepida attesa, che sembra oramai imminente, del Signore Gesù. In un angolo dominato da una bandiera con su le chiavi incrociate di S. Pietro, vedo in modo indistinto, prostrato come il Cristo nel Getsemani, un uomo “in rosso”, umiliato ed esiliato, soffrire ed offrire per la salvezza della Chiesa di Cristo la propria sofferenza vissuta nella solitudine e nel silenzio imposto con tremende minacce … francamente non riesco a capire bene, ma vedo che la colomba dello Spirito Santo lo illumina e lo incoraggia a perseverare …, perché, dice, così la “catena d’oro” della successione Apostolica di Pietro sarà conservata intatta, secondo la promessa del divino Maestro! Da lontano si odono gli schiamazzi e le grida provenienti dalla grande nave, ma come un’eco lontana che accompagna un canto sempre più lugubre … “… intona sulle alture un canto lugubre, perché il Signore ha rigettato e abbandonato la generazione che è oggetto della sua ira (Gerem.VII,29). Intanto io adesso mi sento al sicuro ed in uno stato di meravigliosa beatitudine, superato lo smarrimento iniziale con il conforto materno della Santa Vergine, e mi pare di essere in … Paradiso (di cui … me ne rendo conto ora … sono assolutamente indegno, ma d’altra parte … è solo un sogno, no?!). Chiedo alla Mamma celeste: “Mamma carissima, dove devo salire?”. Lei dolcissima mi risponde: “Scegli tu, puoi passare tranquillamente da una scialuppa all’altra, ma … ricordati che per ottenere la salvezza eterna devi fare un salto in quell’ultima barca, che vedi laggiù … aguzzo la vista e leggo sulla fiancata di questa piccola imbarcazione, che al centro porta un albero maestro a forma di croce: “sofferenza”. La visione si fa sempre più confusa, comincio a sentire le voci ambientali, ed ecco arrivare la cara Genoveffa, la mia dolce mogliettina, un po’avanti negli anni, ma ancora energica e lucida, con le mie medicine … “Basilio, sveglia … è tardi … sono le nove, com’è che stamattina hai preso sonno? Dobbiamo andare dal dottore, alla visita di controllo! Eccoti il caffè!!”. Caro direttore, sii è rotto l’incanto, e che le posso dire, queste mogli … mah, ringraziamo il Signore per la pazienza che portano e con la quale sopportano, guai se si stancassero e ci buttassero anche loro fuori … dalla barca!! Mi scusi, ma sarà l’effetto del sogno …! Per il momento la lascio con lo scritto di un Papa grandissimo, di cui avremo modo di riparlare, Pio II Piccolomini: “Fluctuat saepe numero Apostolica navis, sed non demergitur ; concutitur, sed non frangitur ; oppugnatur, sed non expugnatur. Tentari sinit Deus electos suos, vinci non sinit”. -Traduco per Mimmo, che non ha voluto studiare il latino: “La barca di Pietro spesso sta per colare a picco, ma non affonda; è sbattuta, ma non conquassata; combattuta, ma non soccombe. Dio permette che i suoi eletti siano tentati, ma non vinti”- Enea Silvio Piccolomini, S.S. Pio II. Direttore non si preoccupi, non la mollo! Saluti a lei e a tutti i suoi lettori, in particolare a quei due o tre che avranno avuto la pazienza di leggere queste righe fino in fondo!

la strana sindrome di nonno Basilio -8-

Caro direttore, le scrivo ancora una volta per metterla al corrente degli avvenimenti di casa Del Vescovo, di modo che possa darmi qualche buon consiglio o richiederlo a qualche sua illuminata conoscenza. Passo a raccontarle i fatti. Stavo meditando, come al solito il venerdì, la Via Crucis di S. Leonardo di Porto Maurizio, intervallata dal canto dello Stabat Mater di Jacopone da Todi (beh .. diciamo che il canto lasciava alquanto a desiderare, ma sono sicuro che al Signore va bene anche con qualche nota calante, qualche neuma o melisma impreciso). Giunto alla ottava stazione, meditavo sulla pietà di Gesù verso quelle donne, madri dei figli sui quali poco prima era stato invocato, presso Pilato, la ricaduta del sangue dell’Innocente fatto condannare “sine causa”… e nel contempo mi balenavano le parole di Geremia: “Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, rifiuta d’essere consolata perché non sono più … ” (Ger.XXXI-15), parole, pure ricordate da S. Matteo nel capitolo II del suo Vangelo. Lo Stabat mi risuonava nelle orecchie “ … pro peccatis suae gentis vidit Jesum in tormentis et flagellis subditum …” Gesù nei tormenti consola i figli di Rachele, ben sapendo a cosa andassero incontro in tutta la loro storia, fino alla fine dei tempi. Ecco perché la Chiesa Cattolica (quella del Magistero infallibile ed irreformabile, come cerco di spiegare ai miei nipoti -credo oramai le siano familiari- ) invitava i fedeli a pregare per il popolo dal quale Gesù era nato nella carne, con le preci che i loro stessi profeti avevano composto. Ma ecco che il Magistero da un po’ di tempo è stranamente cambiato, come mi fa appunto notare Caterina leggendomi ancora un passo di quel documento stravagante, o sarebbe forse meglio definirlo eufemisticamente delirante, che è “Nostra Aetate” ( … a meno che, come io credo, non sia uno scherzo del solito Mimmo … buontempone e che ignora completamente tutte le sentenze, definitive ed irreformabili della Santa Chiesa Cattolica al riguardo!). Ascolti, direttore e giudichi un po’ lei: “… Tuttavia, secondo l’Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento (Rm. 11, 28-29)”.(N.A. 4/e). “E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati né come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla Sacra Scrittura. Pertanto, tutti facciano attenzione nella catechesi e nella predicazione della Parola di Dio a non insegnare alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e allo spirito di Cristo” (N.A. 4 g-h) (… che ipocrisia spudorata! E i Concili lateranensi III e IV, il Concilio di Basilea …, di Meaux e quelli di Toledo li dobbiamo cancellare? … e le innumerevoli bolle ed encicliche papali chiarissime al riguardo, bolle tutte irreformabili come la Chiesa ha sempre definito questi documenti?,) A questo punto comincio a sbottare, perché ecco che così i “Padri del Vaticano II” inviavano alla sbarra degli imputati, duecentosessanta Papi, da San Pietro Apostolo a San Pio X, venti Concili Ecumenici, tutti i Padri della Chiesa, con in testa S. Giovanni Crisostomo, ed una legione di Santi e Dottori della Chiesa con l’accusa – sia pure indiretta, e nel migliore stile modernista – di avere nel corso di duemila anni insegnato, o comunque lasciato insegnare, una dottrina “non conforme alla verità del Vangelo e allo spirito di Cristo”. Tutti costoro insomma avrebbero – qui come altrove e in altri campi – falsificato la verità. Qui come altrove lo Spirito Santo, contro ogni promessa divina, avrebbe abbandonato la Chiesa per quasi duemila anni, fino alla riscoperta del “vero cristianesimo” fatta dai “Padri del Vaticano II” sulla scia di Blondel, de Lubac & C. (i falsi profeti, veri lupi vestiti da agnello … ma adesso mi devo fermare, perché dice il mio cardiologo, devo stare attento alla pressione … mi perdoni!). Per far trangugiare, però, al “popolo di Dio” anche questa ennesima eresia, mio caro Mimmo e Caterina, i “P/L..adri del Vaticano II” avrebbero dovuto far sparire dalla circolazione anche un bel po’ di fastidiosi passi del Nuovo Testamento. che disturbano il nuovo idillio ecumenico catto-giudaico, modernista-talmudico e kabbalistico appena inaugurato, come ad esempio i seguenti, che vi invito a controllare scrupolosamente: Perciò io vi dico: vi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”.(Matteo XXI-43) Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”. (Giov. VIII-23,24). Essi (gli Ebrei increduli) non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo, essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l’ira è arrivata al colmo sul loro capo”.(I Tess. II-15). «… i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. Allora Paolo e Barnaba dichiararono con franchezza: “Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani”».24 (Atti XIII,45-46); All’Angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Così parla il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita: Conosco la tua tribolazione, la tua povertà – tuttavia sei ricco – e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana”. (Apoc. II,8-9), per non parlare poi del Vangelo di S. Giovanni al cap.VIII-43 e segg. che invito tutti a rileggere, per farsi un’idea di come Gesù si rivolgesse ai suoi connazionali (unico esempio di asprezza verbale di Gesù in tutto il suo mite eloquio terreno), e del cap. XXIII di Matteo con le ripetute citazioni con tanto di “razze di vipere” e di “Guai a voi … ”  e dei “Guai a voi … ” del cap. XI del Vangelo di S. Luca ne vogliamo parlare?! È evidente dunque che gli Ebrei sui quali cade la condanna divina, non sono soltanto quelli che materialmente furono promotori e cooperatori della crocifissione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo, come vorrebbe dare ad intendere il “ribaltone” di“Nostra aetate” (il documento sicuramente stilato da Mimmo o da qualche altro suo amico, ignorante buontempone come lui!), bensì anche tutti gli altri nella misura in cui essi persistono nel loro ostinato ripudio del Figlio di Dio. Se poi gli Ebrei – come afferma sempre l’ineffabile Nostra Aetate, stravolgendo il senso della Lettera ai Romani cc. IX, X ed XI – “rimangono ancora (queste due parole “aggiunte” che però non figurano in San Paolo) carissimi a Dio (questa poi … è proprio il colmo, ma se afferro Mimmo di soppiatto, gliene darò di bastonate, così vediamo se finalmente impara qualcosa …!) , i cui doni e la cui chiamata sono senza pentimento”, è evidente che lo sono soltanto in quanto popolo che, alla fine, negli ultimi tempi, in quanto popolo si convertirà, dopo che “saranno entrate tutte le genti” (Rom. XI,25-26). Fino ad allora, però, i singoli ebrei increduli rimangono “rami recisi” dall’olivo buono dell’Israele dei Patriarchi (che non è certamente l’Israele ribelle a Cristo), sul quale invece sono stati innestati i veri credenti, ossia i pagani convertiti al cristianesimo (Rom. XI,17-21). A conferma di quanto detto, San Paolo stesso afferma, nel medesimo luogo, che egli predica il Vangelo “nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue (gli Ebrei, ovviamente) e di salvarne alcuni (Rom. XI,14)”. La conversione rimane dunque, per gli Ebrei, come per i pagani, l’unica via di salvezza: “Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti (gli Ebrei increduli); bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso. Quanto a loro, se non persevereranno nell’infedeltà, saranno anch’essi innestati”.(Rom. XI, 22-23) Alle osservazioni inconcludenti di Mimmo, che annaspa e farfuglia, dico solo che, senz’altro aggiungere, basta scorrere i suddetti capitoli della Lettera ai Romani, per giudicare dell’onestà intellettuale, per non dire della fede, degli estensori della Nostra aetate e dei “Padri del Vaticano II” (il solito difetto mi porta a scrivere la “L”… mi perdoni!). Caro direttore, le voglio a questo punto ricordare, come ho fatto con i miei esterrefatti nipoti, una frase che il Santo Pio X, (autentico Santo Padre secondo la bolla di Paolo IV “Cum ex Apostolatus Officio”) letteralmente estromesso dal Concilio (concilio che secondo S.S. Pio II in una sua bolla, è un falso d.o.c. – … in altra occasione parleremo della sua bolla “Execrabilis” del 1460 – documento anch’esso infallibile ed irreformabile la cui conoscenza eviterebbe tante inutili polemiche a sostegno di stranezze fatte trangugiare col “mantra” dell’obbedienza – ma … ora è tardi e devo prendere le mie medicine che la buona Genoveffa, la mia povera cara moglie, mi ricorda di prendere). Ecco la frase, (dall’Enciclica “Pascendi dominici gregis”) che il buon zio Tommaso ci ricordava spesso nelle nostre riunioni domenicali, e che sembra … azzeccarci proprio (non mi ricordo quale uomo politico ricorreva sempre a questa espressione …!): «Non pochi dello stesso ceto sacerdotale, fingendo amore per la Chiesa, scevri d’ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, anzi tutti penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si danno, senza ritegno, per riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gettano su quanto ha di più santo nell’opera di Cristo»… per cui, aggiungo io, come scriveva San Marco: “vos autem fecistis eam speluncam latronum” (…ne avete fatto una spelonca di ladri) (S. Marco XI-17). E poi, caro direttore, i nostri fratelli maggiori (eredi infatti di … Caino, di Esaù, di Ruben, Dan, Gad e fratelli reprobi, etc…), lo sa come considerano noi cristiani, Gesù e la Santa Vergine Maria?? .. non lo sa? A parte le invio allora un estratto di “perle” del Talmud e dello Zohar, i libri sacri (secondo i loro rabbini) dei “cari fratelli”, libri messi all’Indice dai Santi Papi (non li cito perché ci vorrebbe un volume intero che comprenda bolle, encicliche, citazioni, documenti conciliari, tutti infallibili ed irreformabili, … altro che le chiacchiere di Mimmo!) perché reprobi, offensivi, e scandalosi. Alle ulteriori arrampicate sugli specchi di Mimmo, con spreco di pietà e compassione per i poveri perseguitati, che cita “Nostra Aetate” ed altri documenti spudoratamente modernisti … “elaborati dalla quinta colonna” – dice Caterina – e successivi fino ai nostri giorni (… ma saranno poi veri o, come penso io, frutto sempre della fervida fantasia di Mimmo?), gli faccio notare che questi testi sono un’esplicita professione di eresia direttamente opposta alla solenne definizione dogmatica di Papa Eugenio IV e del Concilio Ecumenico di Basilea [sessione XIX], e Firenze, [sessione XI – bolla di unione dei copti] e la dottrina detta dal supremo magistero di Papa Benedetto XIV (il famoso Cardinal Lambertini) in «Ex Quo Primum», che ripetutamente ed esplicitamente cita la definizione di Firenze nella bolla dei copti, in cui l’alleanza Mosaica è stata “revocata” e “abrogata”. Per non parlare di Innocenzo III, … ma sì, cosa gli vado a raccontare a Mimmo, che tanto quello, poverino, che ne sa? Oramai a guardare i prelati di ogni risma e grado che vanno a braccetto riverendo i bestemmiatori … no, non ce la faccio proprio più, e nessuno mi accusi di antisemitismo, il solito trucco per mettere a tacere coloro che dicono verità sacrosante, perché la Madre mia – e quindi anch’io – è, secondo la razza, una vera semita, non come quelli che lo dicono ma non lo sono, perché ariani convertiti, discendenti dai Kazari, la cosiddetta XIII tribù (falsa) di Israele!! Caro direttore, quando è troppo, è troppo !!… perdoni il mio sfogo, ma per la Madre mia sono disposto a rinunciare a tutto, a vendere cara la pelle (anche se nelle mie condizioni, non vale molto … lo so … ), se necessario … “Siate, Cristiani, a muovervi più gravi: non siate come penna ad ogne vento, e non crediate ch’ogne acqua vi lavi. Avete il novo e ‘l vecchio Testamento, e ‘l pastor de la Chiesa che vi guida; questo vi basti a vostro salvamento. Se mala cupidigia altro vi grida, uomini siate, e non pecore matte, sì che ‘l “Giudeo” di voi tra voi non rida! Mi torna alla mente lagrande” Felicina, la cugina secchiona, quando recitava per intero il V canto del Paradiso di un certo anticlericale, feroce antipapista, forse rosa+croce, un “modernista” gnosticheggiante, che si nascondeva “sotto il velo de li versi strani”, uno che scopiazzava i poeti arabi, pretendendosi un grande letterato …(questo ce lo diceva lo zio Pierre … a scuola però ci dicevano tutt’altro!), come si chiamava … ah, si, Dante Alighieri … mi pare! Adesso devo lasciarla perché la mia pressione ha varcato i livelli di guardia … mi avverte Caterina. Saluti affettuosissimi a lei e ai suoi lettori … se avranno avuto la pazienza di leggermi!

(Continua … )