MESSA DELL’EPIFANIA

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Introitus

Malach III:1; 1 Par XXIX:1

Ecce, advénit dominátor Dóminus: et regnum in manu ejus et potéstas et impérium.

Ps LXXI:1 Deus, judícium tuum Regi da: et justítiam tuam Fílio Regis. V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen Ecce, advénit dominátor Dóminus: et regnum in manu ejus et potéstas et impérium

[Ecco, giunge il sovrano Signore: e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero. Ps 71:1 – O Dio, concedi al re il tuo giudizio, e la tua giustizia al figlio del re. V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. R. Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, giunge il sovrano Signore: e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero.]

Orémus.

Deus, qui hodiérna die Unigénitum tuum géntibus stella duce revelásti: concéde propítius; ut, qui jam te ex fide cognóvimus, usque ad contemplándam spéciem tuæ celsitúdinis perducámur.

[O Dio, che oggi rivelasti alle genti il tuo Unigenito con la guida di una stella, concedi benigno che, dopo averti conosciuto mediante la fede, possiamo giungere a contemplare lo splendore della tua maestà.]

Lectio Léctio Isaíæ Prophétæ. Is LX:1-6

Surge, illumináre, Jerúsalem: quia venit lumen tuum, et glória Dómini super te orta est. Quia ecce, ténebræ opérient terram et caligo pópulos: super te autem oriétur Dóminus, et glória ejus in te vidébitur. Et ambulábunt gentes in lúmine tuo, et reges in splendóre ortus tui. Leva in circúitu óculos tuos, et vide: omnes isti congregáti sunt, venérunt tibi: fílii tui de longe vénient, et fíliæ tuæ de látere surgent. Tunc vidébis et áfflues, mirábitur et dilatábitur cor tuum, quando convérsa fúerit ad te multitúdo maris, fortitúdo géntium vénerit tibi. Inundátio camelórum opériet te dromedárii Mádian et Epha: omnes de Saba vénient, aurum et thus deferéntes, et laudem Dómino annuntiántes.

[Lettura del Profeta Isaia: Sorgi, o Gerusalemme, sii raggiante: poiché la tua luce è venuta, e la gloria del Signore è spuntata sopra di te. Mentre le tenebre si estendono sulla terra e le ombre sui popoli: ecco che su di te spunta l’aurora del Signore e in te si manifesta la sua gloria. Alla tua luce cammineranno le genti, e i re alla luce della tua aurora. Leva gli occhi e guarda intorno a te: tutti costoro si sono riuniti per venire a te: da lontano verranno i tuoi figli, e le tue figlie sorgeranno da ogni lato. Quando vedrai ciò sarai raggiante, il tuo cuore si dilaterà e si commuoverà: perché verso di te affluiranno i tesori del mare e a te verranno i beni dei popoli. Sarai inondata da una moltitudine di cammelli, dai dromedarii di Madian e di Efa: verranno tutti i Sabei portando oro e incenso, e celebreranno le lodi del Signore.]

Graduale

Isa LX:6; LX:1 Omnes de Saba vénient, aurum et thus deferéntes, et laudem Dómino annuntiántes. V. Surge et illumináre, Jerúsalem: quia glória Dómini super te orta est. Allelúja, allelúja [Verranno tutti i Sabei portando oro e incenso, e celebreranno le lodi del Signore. Sorgi, o Gerusalemme, e sii raggiante: poiché la gloria del Signore è spuntata sopra di te. Allelúia, allelúia.]

Alleluja

Matt II:2. Vídimus stellam ejus in Oriénte, et vénimus cum munéribus adoráre Dóminum. Allelúja.

[Vedemmo la sua stella in Oriente, e venimmo con doni per adorare il Signore. Alleluja.

Evangelium

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum

Gloria tibi, Domine!

Matt II:1-12

Cum natus esset Jesus in Béthlehem Juda in diébus Heródis regis, ecce, Magi ab Oriénte venerunt Jerosólymam, dicéntes: Ubi est, qui natus est rex Judæórum? Vidimus enim stellam ejus in Oriénte, et vénimus adoráre eum. Audiens autem Heródes rex, turbatus est, et omnis Jerosólyma cum illo. Et cóngregans omnes principes sacerdotum et scribas pópuli, sciscitabátur ab eis, ubi Christus nasceretur. At illi dixérunt ei: In Béthlehem Judae: sic enim scriptum est per Prophétam: Et tu, Béthlehem terra Juda, nequaquam mínima es in princípibus Juda; ex te enim éxiet dux, qui regat pópulum meum Israel. Tunc Heródes, clam vocátis Magis, diligénter dídicit ab eis tempus stellæ, quæ appáruit eis: et mittens illos in Béthlehem, dixit: Ite, et interrogáte diligénter de púero: et cum invenéritis, renuntiáte mihi, ut et ego véniens adórem eum. Qui cum audíssent regem, abiérunt. Et ecce, stella, quam víderant in Oriénte, antecedébat eos, usque dum véniens staret supra, ubi erat Puer. Vidéntes autem stellam, gavísi sunt gáudio magno valde. Et intrántes domum, invenérunt Púerum cum María Matre ejus, hic genuflectitur ei procidéntes adoravérunt eum. Et, apértis thesáuris suis, obtulérunt ei múnera, aurum, thus et myrrham. Et re sponso accépto in somnis, ne redírent ad Heródem, per aliam viam revérsi sunt in regiónem suam,

[Seguito ✠ del Santo Vangelo secondo Matteo. R. Gloria a Te, o Signore! Matt II:1-12

Nato Gesú, in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco arrivare dei Magi dall’Oriente, dicendo: Dov’è nato il Re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo. Sentite tali cose, il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E, adunati tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, voleva sapere da loro dove doveva nascere Cristo. E questi gli risposero: A Betlemme di Giuda, perché cosí è stato scritto dal Profeta: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima tra i príncipi di Giuda: poiché da te uscirà il duce che reggerà il mio popolo Israele. Allora Erode, chiamati a sé di nascosto i Magi, si informò minutamente circa il tempo dell’apparizione della stella e, mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e cercate diligentemente il bambino, e quando l’avrete trovato fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo. Quelli, udito il re, partirono: ed ecco che la stella che avevano già vista ad Oriente li precedeva, finché, arrivata sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò. Veduta la stella, i Magi gioirono di grandissima gioia, ed entrati nella casa trovarono il bambino con Maria sua madre qui ci si inginocchia e prostratisi, lo adorarono. E aperti i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non passare da Erode, tornarono al loro paese per un altra strada. – Lode a Te, o Cristo.]

Sermone di san Leone Papa

Sermone 2 sull’Epifania

Gioite nel Signore, o dilettissimi, di nuovo dico, gioite: perché dopo breve intervallo di tempo dalla solennità della Nascita di Cristo, risplende la festa della sua manifestazione: e colui che in quel giorno la Vergine diede alla luce, il mondo l’ha riconosciuto quest’oggi. Infatti il Verbo fatto uomo dispose il suo ingresso nel mondo in tal maniera, che il bambino Gesù fu manifestato ai credenti e occultato ai suoi persecutori. Fin d’all’ora dunque «i cieli proclamarono la gloria di Dio, e il suono della verità si sparse per tutta la terra» (Ps. 18,1), quando una schiera d’Angeli apparve ai pastori per annunziare loro la nascita del Salvatore, e una stella fu di guida ai Magi per venire ad adorarlo; affinché dall’oriente fino all’occidente risplendesse la venuta del vero Re, perché così i regni d’Oriente appresero dai Magi gli elementi della fede, ed essi non rimasero nascosti all’impero Romano. – Poiché anche la crudeltà d’Erode, che voleva soffocare in sul nascere il Re che gli era sospetto, serviva, a sua insaputa, a questa diffusione della fede; ché, mentre intento a un atroce delitto perseguitava, con un massacro generale di bambini, l’ignoto bambino, ovunque più solennemente si spargeva la fama della nascita annunziata dal dominatore del cielo, rendendola più pronta e più atta alla divulgazione, e la novità d’un segno nuovo nel cielo e l’empietà del crudelissimo persecutore. Allora pertanto il Salvatore fu portato anche in Egitto, affinché questo popolo, in preda a vecchi errori, fosse preparato, con una grazia secreta, a ricevere la sua prossima salute; e affinché, prima ancora d’aver bandito dall’animo la superstizione, ricevesse già ospite la stessa verità. – Riconosciamo dunque, o dilettissimi, nei Magi adoratori di Cristo, le primizie della nostra vocazione e della nostra fede; e con animo esultante celebriamo i princìpi di questa beata speranza. Poiché fin d’allora cominciammo ad entrare nell’eterna eredità: fin d’allora ci si scoprirono i passi misteriosi della Scrittura intorno a Cristo; e la verità, che la cecità dei Giudei non accolse, sparse la sua luce in tutte le nazioni. Onoriamo dunque questo santissimo giorno in cui l’Autore della nostra salute s’è fatto conoscere: e quello che i Magi adorarono bambino nella culla, noi adoriamolo onnipotente nei cieli. E come quelli coi loro tesori offrirono al Signore dei mistici doni, così ancor noi sappiamo cavare dai nostri cuori dei doni degni di Dio.

Omelia di san Gregorio Papa

Omelia 10 sul Vangelo

Come avete udito, fratelli carissimi, nella lettura del Vangelo, un re della terra si turba alla nascita del Re del cielo: ciò perché ogni grandezza terrena rimane confusa allorché si manifesta la grandezza del cielo. Ma noi dobbiamo cercare perché, alla nascita del Redentore, un Angelo apparve ai pastori nella Giudea, mentre non un Angelo, ma una stella condusse i Magi d’Oriente ad adorarlo. Perché cioè i Giudei, servendosi della ragione per conoscerlo, era giusto che lo annunziasse loro una creatura ragionevole, vale a dire, un Angelo: mentre invece i Gentili, perché non sapevano servirsi della ragione, vennero condotti a conoscere il Signore non per mezzo d’una voce, ma con dei segni. Onde anche Paolo dice: «Le profezie sono date ai fedeli e non agl’infedeli; i segni al contrario agl’infedeli e non ai fedeli» (1Cor. 14,22). E così a quelli son date le profezie, perché erano fedeli, non già infedeli; e a questi sono dati i segni, perché erano infedeli, e non fedeli. – Ed è a notare, che allorquando il nostro Redentore sarà giunto all’età d’uomo perfetto, gli Apostoli lo predicheranno agli stessi Gentili, mentre bambino e non ancora capace di parlare con gli organi corporali, una stella lo annunzia alla Gentilità: ciò senza dubbio perché l’ordine della ragione richiedeva che fossero dei predicatori che parlassero per farci conoscere il Signore, quando lui stesso avesse parlato, e che dei muti elementi l’annunziassero quando egli non parlava ancora. Ma in tutti i prodigi che apparvero sia alla nascita del Signore, sia alla morte di lui, noi dobbiamo considerare quale fu la durezza di cuore di quei Giudei, i quali non lo riconobbero né al dono della profezia, né ai suoi miracoli. – Tutti infatti gli elementi resero testimonianza alla venuta del loro autore. E per parlare di essi secondo il linguaggio umano: i cieli lo riconobbero Dio, perché inviarono subito la stella. Lo riconobbe il mare, perché sotto i suoi piedi si dimostrò traversabile. Lo riconobbe la terra, perché tremò alla morte di lui. Lo riconobbe il sole, perché nascose la luce dei suoi raggi. Lo riconobbero i sassi e le pareti, perché al momento della sua morte si spezzarono. Lo riconobbe l’inferno, perché restituì i morti che teneva. E tuttavia, colui che tutti gli insensibili elementi riconobbero per Signore, i cuori degli infedeli Giudei ancora non lo riconoscono per Dio, e, più duri dei sassi, non si vogliono aprire al pentimento.

Omelia di S.S. Gregorio XVII per

EPIFANIA (1977)

Parrebbe, cari fedeli, che l’odierna solennità sia destinata soltanto a ricordare il fatto della venuta dei Magi, che avete sentito raccontare ora nella lettura del Santo Vangelo (Mt II, 1-12), ma non è così. Questa solennità ha un respiro molto più ampio, e questo respiro molto più ampio ci è indicato dalle letture che hanno preceduto quella del Vangelo. – Ma quello che impressiona è il cantico – perché in realtà è un cantico -, che abbiamo sentito leggere nella prima lettura ed è tolto dal cap. LX del profeta Isaia (vv. 1-6). Questo capitolo ha un andamento non solo poetico, ma trionfale, ed è questo che dobbiamo cogliere ed è questo che ci dà la dimensione forse più profonda di questa solennità. Cosa dice Isaia in quel cantico? Dice questo: rinnova la promessa contenuta già nel cap. 54 della stessa profezia del ritorno dall’esilio che doveva ancora accadere – sarebbe accaduto quasi tre secoli dopo -, dall’esilio babilonese, e pertanto canta la ricostruzione di Gerusalemme. Ma come è solito nella letteratura tanto del Vecchio quanto del Nuovo Testamento, dal fatto contingente nel tempo l’agiografo si leva alla considerazione universale e dalla Gerusalemme materiale, capitale della Palestina, sorge contemplare un’altra Gerusalemme, un’altra città, un altro regno. La chiama Gerusalemme, ma in senso figurato, che aduna tutto il mondo, che porta tutto il mondo, da tutte le genti, con tutte le lingue, con tutti i canti, verso Colui che deve venire. Cioè la prima lettura ci dice questo: che l’Epifania, manifestazione globale di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, è anche e soprattutto la vocazione di tutte le genti alla fede, cioè la chiamata delle genti a Gesù Cristo. Ed è questo il punto sul quale io voglio attirare la vostra attenzione. – La chiamata di tutte le genti costituisce un mistero, e ve ne accorgerete da quello che sto per dire. Ed un mistero sotto diversi aspetti. Anzitutto la chiamata di tutte le genti non significa la connversione di tutte le genti, per la ragione che Dio chiama, ma lascia liberi, perché rispetta la libertà che ha donato; è coerente Iddio, non lo siamo noi, generalmente, ma Lui sì. Rispetta questa libertà, che è il fondamento del valore personale, del merito personale dell’uomo. Pertanto chiamata universale non significa cammino universale, anche se questo cammino universale è adombrato nel cantico di Isaia. Chiamata delle genti: noi restiamo un po’ sopra pensiero, perché ne vediamo molte riottose, ne vediamo molte poco fedeli, ne vediamo molte ancora nelle tenebre. Sì, il Vangelo è annunziato fino agli estremi della terra – tant’è vero che il giorno di Natale è sentito da tutto il mondo, cristiani e non cristiani -, ma le cose non sono così completamente perfette e limpide. Questa chiamata delle genti lascia il cielo coperto, soltanto si vede qua e là qualche sprazzo di sereno e questo è un mistero per noi, ma non tanto. Perché? Per questo motivo: nella Sacra Scrittura è asserito che Dio vuole salvi tutti gli uomini (cfr. I Tim II, 4) e non vuole che alcuno di essi perisca. – Questo è quello che vuole Dio: desiderio divino, ma non desiderio tale da pigliar per il collo gli uomini. Però indica che Dio da parte Sua fa tutto perché tutti gli uomini siano salvi. Ed è proprio da quest’affermazione della Sacra Scrittura che la dottrina cattolica ha derivato un’affermazione dottrinale certa e che non può essere messa in dubbio: che Dio dà a tutti gli uomini la grazia necessaria per salvarsi. È questo il mistero: come, quando, in che modo noi non lo constatiamo; lo sappiamo, perché l’ha detto, ma non lo constatiamo. E a questo punto sul margine del corpo visibile, societario, gerarchico della Chiesa siamo obbligati a spaziare sul mare immenso di cui non conosciamo i confini, cioè sulla moltitudine di quegli uomini che furono, che sono e che saranno e che attraverso un filo sottile e segreto, non iscritto nei fatti esterni e umani, Dio chiama a sé, ne ascolta anche la più piccola risposta affermativa data nel semplice ordine naturale, la accoglie e porta a perfezione, compiendo Lui, al di la della constatazione esterna, quanto occorre perché si abbia l’atto di fede esplicita nei misteri principali della Trinità e dell’Incarnazione ed implicita su tutto il rimanente corpo rivelato e perché si abbia l’atto di adesione a Dio, e attraverso questo atto di fede e di amore possa avvenire la salvezza. Badate che questo mare va all’infinito. Chi lo può contare? E il mistero di Dio! Non è un mistero nel fatto che esiste, è un mistero nel modo per cui si realizza. Per cui la famiglia di Dio non è larga quanto è compresa negli annuari. No, molto di quelli che sono compresi negli annuari della Chiesa ci sono ben poco e alcuni che sembrano esserci e scritti a caratteri anche a rilievo non ci sono affatto, perché hanno perduta la fede e l’hanno corrotta; e senza fede, che è adesione alla verità certa, è impossibile – parlo con le parole della Scrittura -, è impossibile piacere a Dio (cfr. Eb XI,6). Ma i confini del Regno di Dio veramente si estendono su tutta la terra, e noi, che qualche volta possiamo essere colti da un pensiero di superbia, come ad essere i privilegiati, i vicini, i carismatici, noi dobbiamo umilmente riconoscere che al di là del cerchio visivo dei nostri poveri occhi esistono tante altre anime che piacciono a Dio, che sono sulla via della salvezza. Ne esistono anche tante che hanno detto di no e diranno di no. Ci saranno giusti e ci saranno reprobi all’ultimo giudizio di Dio – ce lo dice il Vangelo -, ma ci sono tanti altri che dicono di sì. Dio non concede a noi per ragioni Sue, che forse in parte possiamo intuire, di avere la visione dettagliata di questo stupendo e trionfale accorrere da tutte le genti a Cristo Redentore, al Verbo di Dio incarnato, ma sappiamo che c’è ed è questo che rende grande il giorno della Epifania del Signore festa. Io consiglierei alle medesime di studiarsi meglio il catechismo e la Sacra Scrittura, perché forse capirebbero quello che non hanno mai capito. E l’augurio che faccio a loro e, se qui dentro ci fosse qualcuno che avrebbe bisogno di questo augurio, lo faccio anche a lui!

Credo …

 

Antif. All’Offertorio

Orémus Ps LXXI:10-11 Reges Tharsis, et ínsulæ múnera ófferent: reges Arabum et Saba dona addúcent: et adorábunt eum omnes reges terræ, omnes gentes sérvient ei.

[I re di Tharsis e le genti offriranno i doni: i re degli Arabi e di Saba gli porteranno regali: e l’adoreranno tutti i re della terra: e tutte le genti gli saranno soggette.]

Secreta

Ecclésiæ tuæ, quæsumus, Dómine, dona propítius intuere: quibus non jam aurum, thus et myrrha profertur; sed quod eisdem munéribus declarátur, immolátur et súmitur, Jesus Christus, fílius tuus, Dóminus noster: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

[Guarda benigno, o Signore, Te ne preghiamo, alle offerte della tua Chiesa, con le quali non si offre più oro, incenso e mirra, bensì Colui stesso che, mediante le medesime, è rappresentato, offerto e ricevuto: Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. R. Amen.]

Communio

Matt II:2 Vídimus stellam ejus in Oriénte, et vénimus cum munéribus adoráre Dóminum.

[Vedemmo la sua stella in Oriente, e venimmo con doni ad adorare il Signore.]

Postcommunio

S. Dóminus vobíscum. R. Et cum spíritu tuo. Orémus. Præsta, quaesumus, omnípotens Deus: ut, quæ sollémni celebrámus officio, purificátæ mentis intellegéntia consequámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

[V. Il Signore sia con voi. R. E con il tuo spirito. Preghiamo. Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che i misteri oggi solennemente celebrati, li comprendiamo con l’intelligenza di uno spirito purificato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. R. Amen.]

GREGORIO XVII: STORICO INCONTRO

Lo storico incontro nel 1988 tra Fr. Khoat ed il Papa in ostaggio Gregorio XVII

(Le principali circostanze e la sua storia)

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” È stato eletto il Papa!” (Radio Vaticana – 26 Ott. 1958 A.D.)

A sinistra Sua eccellenza Cardinale Siri di Genova, prima del Conclave del 1958; a destra l’incessante, evidente fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina, il 26 ottobre 1958, durata ben 5 interi minuti (vista da oltre 200.000 fedeli festanti raccolti in Piazza San Pietro), indicava inequivocabilmente che dal Conclave era stato eletto il Papa. Milioni di altri ascoltatori appresero la notizia data in Italia ed in tutta Europa ufficialmente dalla Radio Vaticana: “È stato eletto il Papa”! 

   “Ave, Gregorio XVII, Beatissimo Padre, Pastore Necessario.” -Monaco Di Padova, del XVIII secolo: noto per le sue profezie sugli ultimi 20 papi del tempo.

“Egli stesso, Papa Gregorio XVII, ha ammesso di fronte a me che “Egli era Papa Gregorio XVII”. Questa sua conferma l’ho avuta a Roma il 14 giugno 1988.

Nella Passione di Cristo nessuno ardì proferire una sola parola per proteggere Nostro Signore Gesù Cristo. Nella Passione della Chiesa, chi protegge il vero Papa Gregorio XVII in esilio? Nessuno.” (Dichiarazione scritta di P. Khoat, che ha incontrato il Papa in ostaggio, Sua Santità, Gregorio XVII).

EXCLUSIVA di TCW (Today’s Catholic World): – 13 giugno 2007 (Minneapolis) -“Gerarchia in eclissi” pubblica la foto dello storico incontro tra Fr. Khoat ed il Papa in ostaggio, GREGORIO XVII.

Nostro Signore è venuto nel mondo per ristabilire il regno di suo Padre e per distruggere il regno del “principe delle tenebre”. Ma ….

“Secondo gli insegnamenti degli Apostoli, dice la voce dei secoli, verrà un giorno in cui satana, pieno di rabbia contro Gesù Cristo ed i Cristiani, vorrà riguadagnare il terreno perso, rafforzare il suo regno ed estenderlo in ampiezza. Poi si spingerà su Roma, perché qui è la residenza del Pontefice, il suo rivale. “egli” renderà se stesso maestro, guiderà il “finto” Vicario di Gesù Cristo, perseguiterà i veri fedeli e taglierà la gola ai religiosi ed ai sacerdoti. ”

(Cornelio a Lapide, Suarez, San Roberto Bellarmino citati da Mons. Abbé Gaume Protonotario Apostolico, in: La Situation, p. 28, 1860.) “… egli [satana] scaccerà il Vicario di Gesù Cristo …”.

Prologo

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(da sin. a dx.)1.  Giuseppe Siri da bambino con la sua famiglia; -2. S. Malachia; -3. un malandato Pio XII (1958) mostra, indicandolo con mano, il suo successore: il Cardinal Siri.

Giuseppe Siri nacque esattamente 400 anni dopo la morte di Cristoforo Colombo (20 Maggio del 1506), il 20 Maggio 1906.  – Da ragazzo egli si sentiva irresistibilmente attratto dal sacerdozio, ed entra così in seminario a 12 anni di età. Pio XII lo nominò Arcivescovo di Genova a 40 anni, ed è stato il Cardinale più giovane mai consacrato in Italia, a soli 53 anni, e l’inevitabilità dell’elezione del Cardinale Siri nel 1958 era pure segnata dalla profezia di San Malachia, che descrisse il successore di Pio XII come “Pastore e Marinaio” (Pastor et Nauta), epiteti comunemente attribuiti all’illustre Arcivescovo di Genova. La città marittima era stata la sua casa da sempre, essendo egli figlio di un addetto al porto. Questo è stato ed è il porto più importante del Paese, nonché la casa natale di Cristoforo Colombo.

Dalla rivista italiana “TEMPO” del 12 Maggio del 1955: immagine di Eugenio Pacelli, (Papa Pio XII) e Giuseppe Siri (Cardinale) da bambini:

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Ecco il titolo dell’articolo: “questi bambini saranno delle celebrità”; “Si parla qui di personalità italiane (di metà degli ultimi anni 50) e viene pubblicata una foto ed una biografia sulla loro infanzia e sulle loro attuali posizioni raggiunte; tra gli altri, fa notare il “TEMPO”: Giuseppi Siri è stato nominato Arcivescovo di Genova a soli 40 anni di età ed afferma che: “il Cardinale Siri è oggi considerato uno dei “papabili.” (cioè un prossimo futuro Papa).

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Il giorno 9 ottobre 1958 muore Pio XII

In tutta Roma fu annunziato da un caro amico di S. S. Pio XII che … “Siri sarebbe stato il prossimo papa”.

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Dopo la morte di Pio XII, il Cardinale Cicognani, che fu suo segretario, mi ha mandato da Siri per offrirgli la candidatura a Papa. Cicognani pensava infatti che Siri fosse l’unico in grado di continuare il Magistero di Pacelli [Pio XII]. … “[-Intervista del 10/10/1989 a fr. José Sebastian Laboa].

… molte persone potenti in Europa … sono determinate con tutti i loro sforzi ad eleggere un anti-Papa.”

 “Secondo san Malachia, quindi, restano solo dieci, o al massimo undici Papi da eleggere più o meno legittimamente in futuro. Noi diciamo: “più o meno legittimamente eletti”, perché per quei Papi futuri è da temere che uno o più possano essere eletti illegittimamente come degli anti-Papi. … Oltre ad alcune previsioni che annunciano questo deplorevole evento, molte potenti ed influenti persone in Europa, sono attualmente concordi e decise ad utilizzare tutti i loro sforzi per eleggere un anti-Papa, al fine di produrre uno scisma nella Chiesa, e di avere un uomo che possa favorire i loro empi disegni contro la Religione Cattolica … è stato affermato che il governo di Berlino, con l’abile intrallazzatore Bismarck, abbia fatto delle aperture su questo argomento a qualcuno dei governi europei, ed in particolare a quello di Vittorio Emanuele in Italia. E’ noto che il vecchio apostata Döllinger, con i suoi collaboratori in Germania, e l’apostata ex frate Hyacinthe Loyson, ed alcuni altri, in Francia, con Gavazzi ed altri in Italia, siano impegnati nel preparare la strada che porti all’avvento di un anti-Papa!” [Da: la “Tromba cristiana”, p. Gaudenzio Rossi, 1878 d.C.].

“Non è la tiara che mi state dando, ma la morte.” disse Leone XIII ai Cardinali che lo avevano eletto.

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L’inimicizia dei settari contro la Sede Apostolica del Romano Pontefice ha aumentato la sua intensità… Finora i malfattori hanno raggiunto l’obiettivo che si erano da lungo tempo prefisso, secondo i loro malvagi disegni, vale a dire: l’annuncio che è giunto il momento di sopprimere il Sacro Potere del Romano Pontefice e distruggere completamente questo Papato divinamente istituito.”]Papa Leone XIII-

È una guerra all’ultimo sangue…

 Dal libro: La vita di Pio X, di F. A. Forbes, pp. 45-46, Imprimatur 1918 A.D.:

Lemmi … massone e gran maestro delle logge italiane, aveva parlato con vigore della necessità di distruggere il “Grande Nemico” (la Chiesa Cattolica). ‘Abbiamo conficcato il coltello al centro della superstizione … Cerchiamo di lavorare con tutte le nostre forze per disperderne finanche le pietre, con le quali possiamo edificare il tempio per una Nazione emancipata. Il nemico è Il Papa; dobbiamo intraprendere una guerra implacabile contro di lui. Il Papato, sebbene in sé sia un fantasma che siede su un cumulo di rovine, riflette una certa gloria, agitando di fronte a tutti, ed in barba al mondo, la Croce e la Summa Theologica. Una miserabile folla si prostra ancora in adorazione. Deve essere una guerra all’ultimo sangue!

Nel Settembre del 1958 A.D. –Il complotto occulto viene finalizzato! 

(Estratto da L’Eglise Eclipsé par Les Amis du Christ Roi de France 1997).

Certamente, ha detto…. “La Chiesa è nelle nostre mani.”

Nel 1977, Franco Bellegrandi, ex-Ciambellano Capo di spadadi Sua Santità, collaboratore dell’“Osservatore Romano”, ha scritto un libro intitolato, “Nikita Roncalli”, pubblicato nel 1994, accompagnato alla sua uscita da un grande agitarsi della stampa nazionale perché, tra le persone presenti, vi era il Cardinale Silvio Oddi.

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Il Cardinale Siri nel 1958 al Conclave:

Egli era in successore designato da Pio XII

In questo libro, l’autore ha detto quello che aveva visto e sentito in Vaticano. E’ stato nel settembre 1958, poco prima del Conclave, che l’autore è venuto a conoscenza di alcune informazioni riservate.

“Ero in macchina con una persona che sapevo essere un massone di alto livello e che era in contatto con il Vaticano, e mi ha detto:” Il prossimo Papa non sarà Siri, come si mormora in certi ambienti romani, perché è un Cardinale troppo autoritario; sarà eletto un Papa di conciliazione che è già stato scelto, ed è il patriarca di Venezia, Roncalli…”, … A questo io ho risposto: “.. Ci sono massoni nel Conclave?”. – “Ma certo “, ha detto: “La Chiesa è nelle nostre mani”. Dopo un breve silenzio, il mio interlocutore ha continuato: “Ma nessuno può dire dove si trovi il capo: Il capo è nascosto!”

     Il giorno seguente, il conte Stella (appartenente ad una nota famiglia italiana – DE) ha scritto in un documento ufficiale, che oggi è in una cassetta di sicurezza presso un notaio, il nome ed il cognome di questa persona, come pure la sua dichiarazione stupefacente, completa con il mese, l’anno, il giorno e l’ora del giorno “. (Nichitaroncalli [Nikita Roncalli], Ediziones Eiles, Roma, pag. 62).

 “Pregate! Pregate che questa situazione di grande rammarico per la Chiesa finisca presto …”  [-Pio XII a coloro che si trovavano intorno al suo letto di morte, nel giorno della sua morte (9 ott. 1958)] 

E verrà il castigo dal cielo!

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Nostra Signora di Fatima: “Padre, la Vergine è molto triste perché nessuno presta attenzione al suo messaggio, né i buoni né i cattivi. I buoni continuano con la loro vita di virtù e di apostolato, ma non uniscono la loro vita in conformità al messaggio di Fatima. I peccatori continuano a seguire la strada del male, perché non vedono il terribile castigo che sta per abbattersi su di loro. Mi creda, Padre, Dio sta per punire il mondo e molto presto. Il castigo del cielo è imminente. Fra poco meno di due anni, il 1960 sarà qui ed il castigo del cielo arriverà e sarà molto grande. Di’ alle anime di temere non solo il castigo materiale, che ci accadrà se non preghiamo e non facciamo penitenza, ma soprattutto per le anime che andranno all’inferno.” Parole pronunziate da Suor Lucia (la veggente di Fatima) in un colloquio con il Rev. P. Augustin Fuentes il 26 Dicembre 1957, dando così un chiaro preavviso che il castigo del cielo era imminente per i peccati dell’uomo e che si sarebbe verificato ineluttabilmente prima del 1960 d.C., (cosa avvenuta infatti esattamente 10 mesi dopo, il 26 Ottobre 1958 con l’usurpazione della Cattedra Papale del Vero Vicario di Cristo, Papa Gregorio XVII).

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Radio Vaticana (26 Ottobre 1958)

“È stato eletto il Papa!”

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  1)-Il fumo bianco dalla Cappella Sistina indicava che era stato eletto il Papa (Gregorio XVII),

2)-200.000 cattolici in piazza San Pietro sono festanti per il fumo incontestabilmente  bianco.

3)-Dopo il conclave, i “poteri delle tenebre” impongono abusivamente il “blocco” dell’elezione di Gregorio XVII. Si vede allora uscire il fumo nero che indica che il Papa non è stato eletto. A questo punto regna la confusione.

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 E ‘stato sottolineato che il cardinale Siri, proprio nel Conclave del 1958 aveva assunto il nome di “Gregorio”, in onore di San Gregorio VII … che,  ironia della sorte, fu un Papa che appunto morì in esilio. –ED

Papa Gregorio XVII è eletto 261° successore di San Pietro

Monsignor Carlo Taramasso (misteriosamente morto il 16 marzo 1989), si è incontrato con Papa Gregorio XVII in segreto – nel mese di giugno del 1988, ed in confidenza Sua Santità gli ha detto che è stato eletto al quarto scrutinio del primo giorno del conclave (il 26 Ottobre 1958), e che ha accettato la carica (come Papa) annunciando che avrebbe preso il nome di Gregorio XVII.

Nota: questi fatti sono stati confermati dai documenti recentemente resi disponibili, cioè declassificati dall’FBI. I documenti del Dipartimento di Stato americano: affermano che: il 26 ottobre, nel Conclave del 1958 – Siri ha ottenuto i voti necessari ed è stato eletto Papa col nome di Gregorio XVII. 

… colui che è eletto Papa non … non è tenuto da nessun altro atto ad avere ulteriore autorità … è necessario soltanto che abbia luogo [una cerimonia di incoronazione]…”

 “Quando è stato fatto tutto ciò che abbiamo finora descritto [e cioè sono state seguite le Leggi precise di un Conclave], colui che è stato eletto, è Papa con tutti i diritti ed ogni autorità, e nessuno può mettere in alcun modo in questione la sua elezione o sforzarsi di invalidarla. Egli governa la Chiesa da quel momento, e nessun altro atto può dargli ulteriori poteri. Anche se si è nel vero nell’affermare che l’incoronazione è in qualche modo necessaria a perfezionare l’elezione, tuttavia, questa cerimonia non è affatto essenziale; infatti Clemente V minacciò di scomunica coloro che affermavano che le “Bolle” emesse prima dell’incoronazione non fossero vincolanti. “(Da: “La vita e gli atti di Papa Leone XIII”: preceduto da un profilo degli ultimi giorni di Pio IX e le “origine e le leggi del Conclave”, a cura di P. Joseph Edward Keller, pag 201, Imprimatur 1879.).

Poi i nemici della “quinta colonna” [i traditori marrani e massoni] colpiscono dall’interno del Conclave stesso.

 La Legge della Chiesa è violata!

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Le direttive della giudeo-massoneria erano quelle di costringere Papa Gregorio XVII, con qualsiasi mezzo possibile, a lasciare l’esercizio pubblico del suo Ufficio… “…creando una confusione senza precedenti …”

Il tradizionale Sistema di segnalazione con fumo del Vaticano era “Sporco” (Humboldt Journal Standard) [Lunedi, 27 Oct. 1958 Pag. 12] ” Saltato completamente, domenica scorsa, il sistema tradizionale con segnale di fumo per informare il mondo che era stato eletto il Papa, creando una confusione senza precedenti “.

(Nota: Questo originale (archiviato) articolo di giornale (che include una foto UPI) è solo uno fra i tanti molteplici rapporti nazionali ed internazionali dei media, della notizia; in quel momento, fu visto ufficialmente il dettaglio del fumo bianco, senza il minimo dubbio, fluttuare dal comignolo della Cappella Sistina il 26 ott. 1958 d.C. -ED).

… Ho visto che la Chiesa di Pietro era minata da un piano voluto dalla setta segreta, mentre le tempeste La stavano danneggiando. “( visione profetica della Venerabile Anna Caterina Emmerich).

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… è stato voluto e progettato dalla forze aliene allo Spirito Santo.”

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L’agente dell’ Anticristo: Il “Cardinale” Eugene Tisserant († 1972)

(Tratto da: “L’Eglise eclipsé” di “Les Amis du Christ Roi de France” 1997) Questo piano è stato anche rivelato in una lettera del “cardinale” Tisserant del 12 marzo 1970, nella quale ha fatto allusioni all’elezione “pianificata” di Giovanni XXIII: “L’elezione dell’attuale Sommo Pontefice è stato fatta in tutta fretta. E’ l’elezione di Giovanni XXIII, che è stata discussa in numerose riunioni (*). Non so di alcuna informazione data da chicchessia sul processo che si è svolto durante e dopo il Conclave. La segretezza è stata imposta ancor più strettamente che mai. E’ del tutto ridicolo dire che ogni Cardinale poteva essere stato eletto. Voi capite che non posso dire di più. I miei migliori saluti …. (Fotocopia della lettera pubblicata nel libro di Franco Bellegrandi, op. Cit. Pag. 30). – In un’altra lettera, il cardinale Tisserant ha detto ad un sacerdote che insegna diritto canonico, che l’elezione di Giovanni XXIII era illegittima perché era voluta e prevista dalla forze “aliene” allo Spirito Santo. (“Vita” 18 settembre 1977, p.4: “Le profezie sui papi nell’elenco di San Malachia”) – [“Profezie sui Papi di San Malachia”]. Queste lettere confermano che l’elezione di Giovanni XXIII era veramente “programmata.”.

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L’ Hotel Domus Mariae

Angelo Roncalli “alloggiava ” in questo albergo (situato a meno di due miglia dalla Cappella Sistina), prima dell’apertura del Conclave del 1958. E’ stato dalla “Domus” che lui ed altri massoni hanno definito con accuratezza gli ultimi dettagli che hanno portato al successo l’usurpazione del Soglio Pontificio: il cataclisma (il più grande nella storia di tutti i tempi) che ha avviato …

… la “GRANDE APOSTASIA”!

(*) TCW ha appreso [Maggio 2007] – (da fonti italiane) che questi numerosi incontri top-secret (di cui parla Tisserant) sono stati tenuti da alcuni Cardinali (certamente tutti massoni) subito dopo la morte di Papa Pio XII, per “prepararsi” al prossimo Conclave [del 1958]. Il cardinale Siri ha riferito che dopo aver appreso di queste riunioni segrete, era indignato! … Naturalmente egli non vi ha partecipato. Secondo le attuali interpretazioni: è chiaro che questi incontri segreti si siano svolti tra quelli che rappresentavano la 5 ° colonna (ipso facto) degli ammutinati per mettere a punto gli ultimi dettagli del loro satanico “colpo di mano”.

… il designato, cioè, il cardinale Roncalli …”

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 Gregory XVII allude al ben pianificato colpo Giudaico-Massonico ed al suo agente designato: Roncalli!

     Anche se sotto “costante sorveglianza”, il “Cardinale Siri”, nel corso di un’intervista, ha velatamente confermato il “golpe” illegale del pre-designato Roncalli (alias Giovanni XXIII) e degli altri ammutinati al Conclave del 1958 quando ha detto: “C’è stato un incontro al “Domus Mariae” al quale hanno preso parte monsignor Tardini e il “designato”, cioè, il cardinale Roncalli. Quello che hanno detto, quello che hanno fatto, io non lo so proprio, perché non sono andato lì, non ero stato invitato. Credo che in quella riunione di cui si parla, (“credo”, perché non mi interessava sapere, né ho mai investigato), fosse stato deciso di promuovere l’elezione di Roncalli al pontificato e di Tardini alla Segreteria di Stato. Ma non so quanta credibilità avessero certe voci romane; Io credo che è vero e basta!”. (Estratto da:. “Il prefetto del Sant’Offizio”, da E. Caveterra, Mursia, Milano 1990, pag 5).

 “… Io quindi sapevo che Roncalli era sicuro di essere eletto dal Conclave”. -Giulio Andreotti Massone della P2-

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 Il massone Italiano di alto livello, Giulio Andreotti, nella foto con alle spalle lo slogan della rivoluzione francese: “Libertas”. Andreotti rivelò il particolare del previsto colpo di mano del Conclave del 1958 (che fu messo a punto negli incontri occulti [guidati da Roncalli] presso l’hotel “ Domus Mariae” [il 24 ottobre]) per patrocinare la sua elezione, quella appunto dello stesso  Roncalli.

(Da: L’“Eglise eclipsée”, 1997): “Il Venerdì, 24 ottobre, alla vigilia della chiusura del Conclave, egli [Roncalli], non avendo convocato nessun altro se non Giulio Andreotti(*), il politico italiano identificato dalla vedova Calvi come il vero capo della Loggia P2, gli disse in un linguaggio diplomatico, della sua prossima elezione. (Ibid, p.395) (professor Carlo Alberto Agnoli, op. cit.)

(*)Andreotti ha confermato al giornale italiano “30 Days Magazine” che egli era stato ricevuto da Roncalli all’hotel “Domus Mariae” il giorno dell’apertura del Conclave del 1958. (Fonte: 30 Days “Paolo VI” di Giulio Andreotti, Agosto 2004.) –TCW.

     Quando Roncalli ha parlato con Andreotti, il “Patriarca” gli ha detto chiaramente che sapeva fin dal primo giorno del Conclave, cioè poche ore prima che il Cardinale andasse dall’Hotel “Domus Mariae” al Vaticano, che sarebbe stato il nuovo Papa. Ha detto Andreotti: ‘Quella sera, mons. Capovilla mi ha telefonato perché il Patriarca [Roncalli] voleva vedermi ‘.

     “Il [tristemente noto – ndr. – ] politico italiano [Andreotti] ha poi detto dei suoi rapporti di lunga data con Roncalli e dell’amicizia di Roncalli con il modernista Buonaiuti. Poi è ritornato alla sua conversazione con il Patriarca, con cui ha voluto parlare del Conclave. … Ecco il commento di Andreotti (alla sua conversazione con Roncalli): “… l’ho ascoltato stupito ed imbarazzato, io quindi sapevo che Roncalli era sicuro di essere eletto dal Conclave”. [Giulio Andreotti: Ad ogni morte di Papa. I papi che ho conosciuto, Biblioteca-universale Rizzoli, 1982, pp. 65-66].

   “La “ROCCIA” ha sempre resistito alla prova del tempo. Ma si entrerà nella Casa di Dio. Guai all’uomo quando si porrà sulla Sede di Pietro, poiché il gran giorno del Signore è vicino.” -Papa San Pio X.

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L’infiltrato massonico Angelo Roncalli (cioè l’anti-Papa Giovanni XXIII) usurpa il Papato affidato da Cristo al suo Vicario: Gregorio XVII!

 “Molto spesso mi trovo meglio con un ateo o un comunista, che con certi cattolici fanatici (*)”. [Dichiarazione fatta dal “Cardinal” Angelo Roncalli durante la sua nunziatura a Parigi].

(*) “L’indifferenza del genere umano, nei tempi attuali, sulle preoccupazioni religiose, ha causato il formarsi di migliaia di opinioni decisamente erronee relative a fatti che, comparativamente, qualche secolo fa, erano di vitale importanza per il mondo civile. Ciò che è stato poi chiamato correttamente un “santo zelo”, è stato dagli eretici successivamente chiamato “fanatismo”, circostanza questa che dimostra la loro ignoranza sulla vera accezione della parola, e sulla rivoluzione che hanno cercato di imporre nell’ambito del linguaggio, cosa che hanno purtroppo attuato, in una gran troppa ampia parte del mondo morale e religioso (“Lettere sull’Inquisizione spagnola”: un’opera rara, e la migliore che sia mai apparsa sul tema”, pp 59-60, SEC. 1843)

… durante il periodo della sua nunziatura a Parigi, con il più grande stupore della Polizia che gli era stata assegnata per la sua protezione come diplomatico, il “cardinale” Roncalli frequentava in abiti borghesi la Gran Loggia [il Tempio massonico], dove ha ritrovato il gesuita Riquet; il suo consigliere era J. Gaston Bardet, autore di “Mistique et Magie”, che si vantava di … “aver profetizzato la Tiara al “cardinale” Roncalli “. (Da: “La via occulta ma vittoriosa della Massoneria”, del reverendo ‘MOURAUX, Bonum Certamen No. 74, Luglio / Agosto 1984).

Un precedente storico molto triste

Gli eventi occultati durante il Conclave del 1958, quindi, soddisfacevano in pieno l’obiettivo dichiarato della Loggia B’nai – B’rith nel 1936: “Prima che il re ebraico possa regnare nel mondo, il Papa a Roma deve essere detronizzato.” (Vedi su questo argomento: Don Pranaitis [con Imprimatur]: “Il Talmud smascherato” -ED.) Per quanto riguarda l’asserzione di [un certo] Cardinale McIntyre che ha negato che la relazione della elezione di Giuseppe Siri era qualcosa di più di una “storia”, non sarebbe certo la prima volta che un Cardinale, o l’intero Collegio dei Cardinali, abbiano mentito circa i risultati di un’elezione papale. – Nel 1378, i Cardinali che avevano appena eletto Bartolomeo Prignano, che prese il nome di Papa Urbano VI (1378-1389), al supremo Pontificato, cominciarono ad avere paura di quella che poteva essere la reazione alla loro scelta della folla romana, che infatti irruppe nella Conclave, annunciando invece di aver eletto il Cardinale romano Tibaldeschi. La confusione e l’amarezza a cui portò il risultato di quella menzogna dei Cardinali paurosi, causò il quarantennale “Grande Scisma d’Occidente”, che produsse una serie di (*) antipapi e portato la Chiesa alla quasi totale rovina.

(*) “Aderire ad un falso Vescovo di Roma [cioè ad un falso Papa] equivale ad essere fuori della Comunione con la Chiesa“. -S. Cipriano.

Il Papa in ostaggio (che è stato totalmente abbandonato anche dai “suoi” Cardinali) tenta di esternare il suo messaggio.

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Papa Gregorio XVII (sempre sotto sorveglianza) espresse un chiaro riferimento a quanto accaduto nel Conclave del 1958, quando scrisse, nel 1972, sul modo in cui le “superpotenze” [Massoneria giudaica] “avrebbero potuto” ribaltare un Conclave LEGITTIMO!

“È la segregazione durante il Conclave è oggi ancora più necessaria, a causa dei mezzi attuali della moderna tecnologia: senza una segregazione assoluta non sarebbe possibile salvare un’elezione dalla pressione di “potenze esterne”. Oggi le superpotenze (e quelle meno potenti allo stesso modo) hanno un troppo grande interesse ad avere dalla loro parte, mediante condiscendenza o debolezza, la più alta Autorità morale del mondo, e farebbero tutto quello che sono così bravi a fare con le loro pressioni, per rovesciare la sostanza della legge del Conclave che potrebbe essere guidato dalla volontà di ottenere proprio questo risultato. “(Estratto da: “L’Elezione del Romano Pontefice” del Cardinal Giuseppe Siri (cioè Papa Gregorio XVII), pubblicato originariamente in: RENOVATIO VII (1972), inst. 2, pp. 155-156, da “Il Dovere Dell’Ortodossia”.

Intervista Censurata (Q & A da: “Cardinale Siri” 30 Giorni Magazine 17 gennaio 1985 A.D.)

Dom.: Quali sono stati i momenti difficili della sua vita -?

Risp. Siri:… “Io non credo che certe cose debbano essere discusse pubblicamente; ho vissuto una vita molto lunga, ed ho conosciuto uomini … e traditori, ma non ho mai rivelato i nomi dei traditori; io non faccio … il lavoro del boia, però, per certo so quanto costi dire la verità: non sono riusciti a farmi male, ma sono stati capaci di rendermi triste e depresso; Geremia aveva già abbastanza “lamentazioni”, non c’era bisogno che ad esse aggiungessi le mie.”

Nota: Papa Gregorio XVII aveva chiesto all’intervistatore Stefano M. Paci di spegnere il suo registratore di tanto in tanto, a causa della natura delicata e sensibile della materia. L’intervista, protrattasi per tre ore, ebbe luogo il 17 gennaio 1985, ma venne censurata da parte della Setta del Novus Ordo, e poi pubblicata [soltanto però uno breve stralcio di essa!] in “30 giorni Magazine”, solo dopo la sua morte ( avvenuta più di quattro anni dopo) il 2 maggio 1989 . –TCW.

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“Sono successe cose molto gravi”.

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Il marchese de La Franquerie, deceduto nel 1992

[Osservatore esperto per quanto riguardava l’infiltrazione nel Vaticano della giudaico-Massoneria]

Nel 1939 il signor de La Franquerie, diventato il segretario Ciambellano di Sua Santità, Papa Pio XII, nel 1958 ha fondato “L’Associazione degli Amici di Marie-Julie Jahenny”, in onore della profetessa francese tenuta in grande considerazione. Nel mese di maggio del 1985, il marchese fu in grado di organizzare un incontro di fondamentale importanza con “il Cardinale Siri” ed altri due francesi, il cui obiettivo era quello di chiedere al prelato di voler confermare o smentire le voci insistenti che lo davano eletto Papa nel Conclave precedente. – Il 18 maggio 1985, dopo aver recepito, da fonti attendibili, le voci persistenti sulla elezione del Cardinale Siri a Papa, il noto giornalista francese Luis-Hubert Remy (attraverso l’intermediazione critica del suo amico Monsieur de la Franquerie) – e François Dallaism – al fine di … come Monsieur Remy ha scritto: “… alleviare le nostre coscienze”, ottennero un incontro con il Cardinale Siri al palazzo vescovile di Genova (*). Dopo una conversazione molto piacevole tra loro quattro, fu posta la questione maggiore al prelato, e cioè: “… se egli fosse stato veramente eletto Papa!”.

“Quando gli abbiamo chiesto se fosse stato eletto Papa, la sua reazione è stata completamente diversa. Ha iniziato con il rimanere in silenzio per un lungo periodo di tempo, poi alzando gli occhi al cielo con una smorfia di sofferenza e di dolore, unite le mani, ha detto, soppesando ogni parola con gravità: ‘Io sono legato dal segreto.’ Poi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, ha detto di nuovo: ‘Io sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Avrei da scrivere interi libri sui diversi Conclavi. Sono successe cose molto gravi. Ma non posso dire nulla’”.(Estratto da:”. Il Papa: poteva essere il cardinale Siri” di Louis Remy, Bollettino di “SOUS LA BANNIERE”). (*) Nota: si tratta di una osservazione importante, poiché il palazzo vescovile di Genova, Italia, possiede elaborate telecamere di video-sorveglianza, che ne circondano interamente il perimetro, e questo già molti anni prima che tale tipo di tecnologia fosse divenuta di uso comune nell’ambito del settore pubblico [cioè le banche, istituzioni governative, ecc]. La nota mistica cattolica francese Marie-Julie Jahenny (alla quale sono legati molti aspetti del Pontificato nascosto del Papa in ostaggio), aveva avuto rivelazioni su come il nemico attuasse la sua carcerazione furtiva (Sede impedita!) del Vicario di Cristo. “Saranno impiegate armi recentemente inventate, e giorno e notte esse saranno posizionate attorno alla sua prigione” (13 marzo 1878). 

Nel 1986 un gruppo di Cattolici preoccupati, comprendente la dottoressa Elizabeth Gerstner, che pure aveva sentito voci insistenti in tutta Europa, secondo le quali “forse” il Cardinale Siri era stato eletto Papa in un Conclave precedente, e (se questo era vero), temendo che potesse essere sotto grave minaccia, con una lettera in nero, preparava un dossier con informazioni specifiche che si tentò di far giungere al Cardinale Siri nel 1986, al fine di poterlo aiutare qualora fosse davvero sotto costrizione. Questo atto virtuoso di grande carità, che prevedeva comprensivamente anche l’utilizzo di un eventuale inviato segreto per presentare il materiale, non ha mai ricevuto conferma che abbia potuto raggiungere il Pontefice sofferente.

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“Ieri sera sono stata portata a Roma (in visione), dove il Santo Padre, immerso nella tribolazione, è ancora nascosto al fine di eludere pericolose ingerenze. E’ molto debole, molto consumato dalla tensione, dall’ansia, dalla preghiera. Il principale motivo per cui debba nascondersi è quello per cui non può fidarsi che di così pochi… Più di una volta ho dovuto segnalargli, in preghiera, traditori ed uomini con brutte intenzioni tra gli alti ufficiali riservati del Papa, dandogli notizie di loro. .. Il Papa è così debole che non riesce più a camminare da solo. ” (visione profetica della Venerabile Anna Caterina Emmerich)

“Infiltrati? Sì …”

[Dalla setta del “ Novus Ordo”: in “30 Giorni Magazine”]

     Era il febbraio del 1988. Due giornalisti di “30 Giorni”, erano in viaggio nel nord d’Italia verso la città portuale di Genova per intervistare il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Siri. Era quello l’anno dei Papi: – il 30° anniversario della morte di Pio XII e l’elezione di Giovanni XXIII; il decimo anniversario dell’elezione di Giovanni Paolo II. Non c’era niente di meglio, per testimoniare sui pontificati di questi tre successori di Pietro, di Siri, visto che era stato egli stesso un papabile in tre conclavi. “A Siri fu fatta una domanda che non si aspettava, concernente la verità sulle accuse periodiche secondo le quali la Massoneria avrebbe infiltrato la Chiesa. L’anziano Cardinale non rispose e, suggerendo che egli non voleva fare alcuna dichiarazione pubblica sulla questione, ha indicato il registratore acceso. Poi ha fatto un gesto con la mano libera, gesto che era molto eloquente. Ciò che voleva dire era: ‘Altro che, se c’era infiltrazione.’ Spento il registratore Siri ha aggiunto: “Questa è una cosa molto seria, e non ho fonti di prima mano! Ho scritto un mio documento su questo e su altri eventi nella vita della Chiesa, che sarà pubblicato fra 50 anni. Ma per ora, preferirei non dire nulla di più!”

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Il Cardinal Siri, dopo il 1980.

     Ma il Cardinale si è confidato col suo grande amico personale, Raimondo Spiazzi, un teologo domenicano dello stampo di Pio XII, che è stato il decano della facoltà di Scienze Sociali dell’Angelicum. Spiazzi riporta parte della conversazione nella biografia che ha recentemente dedicato al suo defunto amico: “Siri ha detto che dovevamo pregare per i Conclavi futuri, per ottenere la grazia che coloro che avrebbero partecipato, possano essere veramente liberi da ogni tipo di condizionamento o di influenza, non solo in termini etnici o politici, ma anche sociali”. Abbiamo dovuto pregare perché … non ci sia alcuna manipolazione da parte di qualsiasi setta (*)”. Si riferiva alla Massoneria sulla base delle informazioni dirette che aveva ricevuto da affiliati e della sua conoscenza degli stratagemmi della Massoneria impiegati per irretire esponenti vaticani ed i loro uffici. Egli non ha esitato a fare nomi e ha parlato del pericolo anche per il Conclave. Forse è per questo che ha proposto l’abolizione del segreto di modo tale che gli eventi potessero aver luogo alla luce del giorno. (30 Giorni Magazine, “Infiltrati? Sì …”, novembre 1991, pag. 55).

(Nota importante: questo articolo è stato pubblicato dopo la morte di Papa Gregorio XVII avvenuta il 2 maggio 1989 AD –TCW).

“…Non ci sarà mai stata una tempesta così forte nei riguardi di qualsiasi altro Pontefice”.

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Mai, mai ci sarà stata una tempesta così forte nei confronti di qualsiasi altro Pontefice. Egli è già un martire prima di subire il martirio. Soffre prima che sia giunta l’ora. Ma lui offre la sua persona ed il sangue delle sue vene per tutti i suoi torturatori e per coloro che stanno facendo terribili attentati alla sua vita. Dovrà soffrire anche l’esilio.”(Apocalisse di Marie Julie Jahenny, d. 1941 d.C. -Con Approvazione Ecclesiastica-)

“… L’empia setta [Massoneria] vanta come una delle sue principali opere la persecuzione religiosa a cui si ispira … che è promossa dalla massoneria, in modo immediato o mediato, direttamente o indirettamente, con lusinghe o minacce, con la seduzione o la rivoluzione. ” – [Sua Santità, Papa Leone XIII, Dall’alto dell’apostolico seggio – sulla massoneria in Italia – 15.10.1890]. 

   Papa Gregorio XVII ha confermato le reali minacce di pressione su di lui al Conclave del 1958.

     Nei vari incontri clandestini alla fine degli anni 1980 con il sacerdote confidente, l’ostaggio Papa Gregorio XVII ha confermato le reali minacce illegali, che sono state operate su di lui nel Conclave del 26 OTTOBRE 1958.

Fondamentale per capire (rileggere se necessario).

   Ma la Chiesa perfetta di Cristo aveva già “messo in atto, a salvaguardia” la promulgazione di una “Legge”, per proteggersi da questo tipo di aggressori illegali: essa prevede provvidenzialmente anche il rimedio contro la possibile fragilità umana nei confronti delle minacce del Titolare di un legittimo Ufficio. Così, anche se si trovava nello stato di grave timore, ingiustamente inflitto, (timore che è poi durato per tutto il suo Pontificato), Papa Gregorio XVII non poteva (per legge) dimettersi dal suo Ufficio di Papa – anche desiderandolo – così come da decreto contenuto nel “Diritto Canonico”:

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Le dimissioni non sono valide per legge qualora siano state presentate per timore grave ed ingiustamente inflitto, per frode, per errore sostanziale o per simonia.” (1917- Codice di Diritto Canonico, can. 185).

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LA STORICA MISSIONE del 1988!

   “Ora ricordo le parole pronunciate da Nostro Signore a S. Tommaso: ‘Beati quelli che non vedono, ma credono’, applicate ai nostri tempi: “Beati voi, perché accettate il fatto storico della fumata bianca dalla Cappella Sistina delle ore 17 del 26 ottobre 1958, con l’annuncio dell’ “Habemus Papam”, cioè che è stato il Cardinale Giuseppe Siri ad essere eletto Papa, col nome di Gregorio XVII; ma il “potere delle tenebre” fermò il procedere del suo Pontificato pubblico per ben 30 anni, 6 mesi e 6 giorni, ad eccezione di 10 mesi e 16 giorni: quando in realtà il Papato si è svolto in segreto. Perché 10 mesi e 16 giorni? Questo periodo inizia dal primo giorno in cui ho incontrato il Papa, e cioè il 14 giugno 1988, e finisce nel giorno in cui egli è morto: il 2 maggio 1989. Lentamente le persone di tutto il mondo si possono rendere conto che il Papa Gregorio XVII (Siri) ed i suoi successori sono veri Papi della Chiesa Cattolica romana, mentre Giovanni XXIII (Roncalli) ed i suoi successori sono degli anti-papi della Chiesa Cattolica romana. … Dal giorno in cui ho incontrato Papa Gregorio XVII, l’ho amato. Perciò, vorrei che anche voi facciate parte del piccolo gruppo dei suoi seguaci: noi lo amiamo, dobbiamo quindi pregare per lui, e pregare per la Chiesa Cattolica romana “. [-Il Reverendo padre Peter Khoat Van Tran in una dichiarazione manoscritta del 20 MAGGIO A.D. 2006].

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Il pellegrinaggio di Khoat per trovare “Cardinal Siri” ha richiesto tre mesi di duro lavoro, di preghiera e di penitenza, durante i quali Dio gli ha rivelato molte intuizioni e così ha potuto coronare il suo lavoro con successo!

(L / R) 1.- P. Khoat viaggia (via treno in Italia) nella speranza di trovare il cardinale Siri (30 APRILE 1988); 2. – qui p. Khoat, sempre con un viso allegro, è ripreso lungo le strade d’Italia nel corso della sua missione [da notare che -mentre era in viaggio, Padre Khoat ha chiesto a molti degli italiani che ha incontrato, notizie in merito al Cardinal Siri, e numerose persone gli hanno riferito di aver sentito dire che il cardinale Siri era stato eletto Papa]; 3. – P. Khoat ha spaziato sul territorio italiano durante la sua missione strategica alla ricerca del cardinale Siri – (13 MAGGIO 1988).

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Ricevuta del biglietto ferroviario utilizzato durante la missione di Fr. Khoat per incontrare il “Cardinale” Siri nell’aprile del 1988.

TCW ha appreso che per un certo lungo periodo del suo viaggio, p. Khoat aveva fittato un appartamento a Genova, in Italia, nei pressi di una zona dove egli sapeva, perché riferitogli, che “il cardinale Siri” era stato a volte visto – anche se era sempre in compagnia di un gruppo di individui [perché sotto stretta custodia].

È stato invocato S. Antonio da Padova (il grande Santo taumaturgo)!

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(da sin. a dx.) 1)- La Basilica di Sant’Antonio dove p. Khoat celebrò privatamente la Messa Romana in latino chiedendo a S. Antonio un miracolo; – 2)- Il foglio di carta realmente utilizzato da p Khoat il 13 giugno 1988 d.C, con l’indirizzo dell’Istituto Ravasco; 3)- Immaginetta di S. Antonio.

Il 13 giugno del 1988, il giorno della festa di S. Antonio di Padova, p. Khoat offriva la S. Messa tridentina nella Basilica di S. Antonio (Padova, Italia) con l’intenzione di chiedere l’intervento miracoloso di S. Antonio affinché lo aiutasse a trovare e poter così parlare con il Cardinale Siri.

Dopo la S. Messa, la mattina stessa, a pranzo, un sacerdote di Genova disse a p. Khoat: “Il cardinale Siri ha lasciato Genova questa mattina, se volete vederlo, dovete andare all’Istituto-convento Ravasco, in Via Pio VIII al n. 28; – 00165 a Roma.”

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-L’Istituto-convento Ravasco a Roma, in via Pio VIII-

Khoat, il 13 giugno quindi, si mette prontamente in viaggio da Venezia a Genova e da qui, dalla stazione ferroviaria, a questo convento [l’Istituto Ravasco] di Roma, venendo a conoscenza subito che il Cardinale Siri avrebbe detto la Messa al mattino successivo. Per avere la possibilità di vedere e sperare quindi di parlare con il Santo Padre, [così da anni si sussurrava] P.Khoat prese un taxi per il convento già un’ora prima che la Messa iniziasse. Nell’attesa cominciò a passeggiare per i giardini del Convento-Istituto Ravasco, recitando il Santo Rosario: P.Khoat entrò nella cappella nel momento esatto in cui il cardinale Siri iniziava la celebrazione della S. Messa. – Al termine ha chiesto ad un presunto “assistente” del cardinale Siri, se poteva vedere un attimo da solo il Cardinale, ma la cosa gli fu prontamente rifiutata. P. Khoat insistette, affermando che lui voleva soltanto avere un autografo dal Cardinale su un libro che aveva con sé. L’ “attendente” (come un’altra persona nella stanza aveva detto a don Khoat, permise, anche se molto a malincuore a p. Khoat, che lo si lasciasse avvicinare, ma soltanto per cinque minuti, al Cardinal Siri, aggiungendo subito: “ … ma solo per breve tempo”. – Khoat si ritrovò a porte chiuse, e immediatamente chiese con vivacità al “Cardinale Siri” in francese, se egli fosse veramente il Papa, ma egli, non sapendo chi fosse p. Khoat, negò. P. Khoat raccontò quei momenti al Direttore di TCW, nel gennaio del 2006: “A quel punto non ero più io a parlare, io non stavo nemmeno pensando a queste parole, e gli dico: “Se fosse stata realizzata la Consacrazione della Russia, come la Madonna aveva chiesto, “… il mio vescovo non sarebbe stato ucciso, ed il mio Paese non sarebbe caduto in mano ai comunisti!”. “Lui mi guardò con le lacrime agli occhi dicendo:”lo so …” “e p. Khoat aggiunge: “… Non so da dove questo mi sia venuto, non sono state le mie parole, … era lo Spirito Santo!”[questo colloquio è stato pure riferito in un’omelia di p. Khoat il 20. 5. 2006, festa del Corpus Domini, e visibile in una videoregistrazione]. – Per intercessione di S. Antonio di Padova (in appena 24 ore), p Khoat è stato in grado non solo di individuare, ma di avere pure un colloquio con il Papa-ostaggio, Gregorio XVII- il 14 giugno 1988. La foto seguente (ripresa pochi istanti dopo che P. Khoat aveva incontrato privatamente ed onorato Sua Santità, Papa Gregorio XVII), registra questo storico evento (vedi data e ora in basso a destra: 88-6-14):

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(L/R) Foto di Fr. Khoat Tran, Sua Santità Papa Gregorio XVII, ed uno dei guardiani del Papa-ostaggio  Msgr. Grone (14 giugno A.D. 1988, Convento Istituto Ravasco – Roma, Italia).

Trenta anni di dolore!

   Poi P. Khoat disse: “Venga con me adesso. Ho due biglietti per andare in America, dove ci sono persone che vi aiuteranno. “Papa” Gregorio XVII rispose: « Sarebbe impossibile. Non posso andare. Mi possono uccidere in qualsiasi momento.”

(Estratto dalla prima conversazione tra padre Khoat ed il Papa in ostaggio Gregorio XVII, in un breve e teso incontro privato presso l’Istituto Convento Ravasco a Roma il 14 Giugno 1988 d.C.). Papa Gregorio XVII prega P. Khoat di tornare più tardi, di notte, ad una certa ora, per avere la possibilità di colloquiare senza essere controllati.

*****

     Dopo questo primo approccio, P. Khoat ha avuto ancora diversi incontri con Papa Gregorio XVII. Come è emerso dall’incontro con Papa Gregorio XVII (durante il quale Sua Santità aveva confidato a don Khoat che i suoi rapitori lo potevano uccidere in qualsiasi momento), P. Khoat porse la sua macchina fotografica ad una persona che si trovava nella stanza, e gli chiese di fare delle foto velocemente. Ancora una volta, questo è avvenuto proprio nel cuore del territorio nemico (si noti l’immagine dell’anti-Papa Giovanni Paolo II in alto a destra). Questo Monsignor Grone – che si faceva passare per gli esterni come uno della famiglia del Cardinale (il suo Segretario ufficiale) – era esattamente l’opposto. P. Khoat ha saputo più tardi che tale mons. Mario Grone, era un nemico “de fide”, il cui compito era quello di controllare da vicino, strettamente, Papa Gregorio XVII. Grone cercò vigorosamente di fermare lo scatto, ma questo oramai era già avvenuto e l’immagine presa. Si noti lo sguardo sul suo volto (di Grone), ed i gesti che sta facendo con le mani! Il nostro Papa invece, si è giustamente presentato con dignità: tiene le mani sulla talare e sta fermo. Nel ricordare i suoi occhi, da vicino, P. Khoat si esprime con queste parole: “Dal giorno in cui ho incontrato Papa Gregorio XVII, il 14 giugno del 1988, ho visto nel suo occhio, e non l’ho mai dimenticato, l’occhio della sofferenza, l’occhio del dolore, l’occhio dell’umiltà, l’occhio dell’amore. Il suo occhio mi segue sempre, di giorno e di notte, ogni volta che mi sveglio … so che ha sofferto tanto, ha sofferto troppo … “.

Papa Gregorio XVII incarica poi Padre Khoat di tornare più tardi presso il detto convento, dicendogli: “Torna qui alle otto di stasera, quando il mio segretario sarà andato via.”

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(Da sinistra a destra) 1)-Il “provvidenziale” sacerdote p. Peter Khoat Van Tran, il 4 aprile 1989 negli Stati Uniti; 2)-Il Papa-ostaggio (Gregorio XVII), Sua Santità poco prima della sua morte “improvvisa”; 3)- Sua Eccellenza, l’Arcivescovo Arrigo Pintonello (che è stato convocato dal gruppo di don Khoat Van Tran nel 1988, per contribuire a supportare Papa Gregorio XVII in modo sotterraneo e lungi dal Vaticano; la maggior parte degli altri convocati ha risposto con altrettanta generosità).

Khoat con un gruppo selezionato di religiosi, ha lavorato a stretto contatto con il Papa nascosto Gregorio XVII (che è stato sempre costantemente monitorato ed oppresso, durante il suo esilio forzato a Genova, Italia). Sua Santità è “deceduto” il 2 maggiodel 1989, ma aveva già formulato ed attuato una strategia per “salvare”la Vera Gerarchia pietrina della Chiesa Cattolica Romana! – Khoat obbedì, e la sera stessa venne a diretto contatto con monsignor Carlo Taramasso, residente nella vicina Santa Marinella ed infine con altri due convocati testimoni di fiducia: tra essi un noto prelato italiano, Sua Eccellenza, l’Arcivescovo Arrigo Pintonello. Papa GregorioXVII (un esperto di dottrina), poi ha agito attraverso il formulare una strategia dettagliata, un Piano attuato tra il 1988 e il1989, che ha dato luogo alla continuazione, senza interruzioni o “vacanze”del Papato, piano che tra l’altro comprendeva la creazione di Cardinali (con la designazione di un Camerlengo(*)che avrebbe così potuto convocare un legale Conclave.

(*) [“Alla morte del Pontefice il Cardinale Camerlengo, in qualità di rappresentante del Sacro Collegio, assume la carica della Casa Pontificia, notifica a tutti i Cardinali della Chiesa la morte del compianto Papa e l’elezione imminente. Ogni Cardinale ha diritto di voto in Conclave, ma deve essere presente di persona per poterlo fare. “-F. A. FORBES, La vita di Pio X, p. 62, 1918 Imprimatur].

Peter Khoat Van Tran, il coraggioso sacerdote che ha “salvato” Sua Santità, Papa GregorioXVII a cominciare dal mese di giugno del 1988, il 20 maggio 2006 d. C., nella festa del Corpus Christi, durante la commemorazione del 100° anniversario della nascita di Papa Gregorio XVII, ha pubblicamente confermato (su nastro video) davanti ad un gruppo di veri Cattolici che: «Sua Santità Papa Gregorio XVII ha proceduto alla nomina dei Cardinali prima della sua “misteriosa” morte avvenuta il 2 maggio, 1989 A.D.» Khoat ha chiarito inoltre che ci sono oggi “veri” Cardinali che sono stati nominati dal Papa GregorioXVII, ancora in vita!!![la cosiddetta “Chiesa sotterranea”].

“Ma le porte dell’inferno non prevarranno” 

Nota Storica

Il noto presule, il cardinale Ottaviani, che ha letto il testo del Terzo Segreto di Fatima che è stato dato dalla Beata Vergine Maria ai bambini di Fatima: egli ha confidato che (Il Terzo Segreto) dice che: “la grande apostasia inizierà dal massimo grado”.

ATTENZIONE: Questa frase [la grande apostasia avrà inizio dall’alto] non è stata mai riportata o accennata in nessun modo nel corso della “Rivelazione ufficiale al mondo del Terzo Segreto di Fatima”, gestita dalla criminale “setta” giudaico-massonica-Vatic. II-, la setta di usurpatori (a capo del cui comitato vi è il Patriarca universale degli Illuminati di Baviera, secondo don Luigi Villa, l’ “acchiappamassoni” incaricato da p. Pio da Pietrelcina, su mandato di S. S. Pio XII, – il futuro anti-Papa Benedetto XVI –ndr.- ) – 13 maggio 2000. –E.D.

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«Vedi l’Inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori … Se [le persone] non si fermano dall’offendere Dio, Egli punirà il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame, e della persecuzione della Chiesa e del Santo Padre». – Nostra Signora di Fatima 1917 d.C. – “Se poi dovessero verificarsi situazioni, per cui certi uomini assumessero la visibilità della “roccia”… le conseguenze sarebbero gravi.”

“Nel Vangelo di Matteo (XVI,18), la” roccia “, non è solo una persona, ma anche una “istituzione”. … La Chiesa fornisce la sicurezza, perché è la “roccia “, non il tufo, e non la sabbia. Si tratta di un significato che va oltre il senso materiale della metafora: … infatti, le rocce della terra crollano nel tempo, a causa degli effetti degli elementi, ma questa “roccia”, non potrà mai crollare, né sgretolarsi, dato che la sua solidità è garantita, nel testo di S. Matteo, da Gesù, fino alla fine dei tempi. La roccia rimane inattaccabile e nessuno può graffiarla, perché essa proviene da un’opera divina. Ma a volte gli uomini possono avere un po’ alterata dagli altri la visione della roccia. Altre strutture possono essere approntate per apparire simili alla roccia, altre cose possono apparire a tutti come tale. Ma esiste una distinzione profonda, ed anche se gli errori di questi uomini sono in grado di velare la realtà (verità), non possono distruggerla. La questione, facile per tutti, che si presenta è quella della visibilità della roccia. Se poi si dovessero verificare delle situazioni, per cui certi uomini assumono una visibilità in luogo della “roccia” nella Chiesa, le conseguenze sarebbero gravi. ” Estratto da: La Roccia del: Card. Siri (cioè papa Gregorio XVII) in “Il dovere dell’Ortodossia”, Pag. 6 . “Il Dovere dell’Ortodossia” è una pubblicazione originale da: RENOVATIO II (1967), fasc 2, pp. 183-184.

La “prigione” di Siri

    “Subito dopo il Conclave del 1978, il Cardinale Siri venne “scortato” presso il suo esilio familiare a Genova, li dove ha vissuto la sua lunga ed agonizzante prigionia. Il quartiere episcopale di Siri era diventato una prigione impenetrabile, dove ogni sua mossa era controllata dai suoi rapitori che, per il mondo esterno, erano mascherati da membri di fiducia della famiglia del Cardinale. Il Papa eletto e nascosto, ha languito in un confino indifeso e solitario, assistendo come testimone alla demolizione selvaggia della “sua” Chiesa, per più di un quarto di secolo. Solo verso la fine del suo lungo calvario, Siri avrebbe cominciato a fare delle rivelazioni scoprendo quanto riguardava l’intervento illegale esterno al Conclave e diretto contro il Papa eletto nel 1978, così come era stato fatto, sempre con lui, prima nell’elezione papale del 1963 e prima ancora nella più significativa” (e l’unica che veramente contava) nell’ottobre del 1958 -TCW) (Estratto da: “Papa Gregorio XVII Papa in esilio: 1958-1989” pubblicato da “Sangre De Cristo” News notes 15/08/90) .

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Foto della mappa originale utilizzata da p. Khoat dalla sua missione a Genova, Italia, nella primavera del 1988 nella speranza di trovare il “Cardinale Siri”.

I segni sulla mappa sono stati disegnati da p. Khoat stesso durante il suo viaggio del 1988. Nota: le frecce nere nelle foto sono di grafica del computer e non della carta, sulla quale invece si vede un cerchio tratteggiato fatto con un pennarello verde, che indica la posizione generale della Sede Diocesana di Genova. E in particolare si può osservare una piazzetta, disegnata a mano in nero, e che si trova all’interno del cerchio verde, collocata tra due strade: la Via di Albaro e via Orsini. Questa piazza indica la posizione esatta del Palazzo Vescovile, dove “Siri” (vale a dire Papa Gregorio XVII) è stato tenuto prigioniero da agenti massonici per decenni!

Due Visioni di Giacinta Marto di un futuro Papa. (ecclesiasticamente approvate)

“… Ho visto il Santo Padre in una casa molto grande …”

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 “Giacinta Marto

Poco dopo che i tre bambini ebbero ricevuto dalla Madonna il segreto di Fatima, nel luglio del 1917 d.C., Giacinta Marto ebbe due visioni, che ha raccontato a Lucia, che a sua volta le ha registrate nelle sue memorie con l’osservazione che: comprendono “parte del [terzo] segreto.” Entrambe le visioni riguardano un (futuro) Papa: «Non so come sia successo, ma ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, inginocchiato ad un tavolo, con la testa fra le mani, e piangeva, All’esterno della casa, c’erano molte persone. Alcuni di loro stavano lanciando pietre, altri lo stavano maledicendo e gli rivolgevano parolacce. Povero Santo Padre, dobbiamo pregare molto per lui. “

 La profetica anima Vittima (la Ven.  Anne-Catherine Emmerich) ha parlato del “Vero” Papa in esilio!

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  “Vedo il Santo Padre in grande difficoltà. (*) Egli vive in un altro palazzo e riceve solo poche persone in sua presenza. Se il partito dei malvagi conoscesse la sua grande forza, avrebbe sferrato un attacco anche ora. Temo che il Santo Padre soffrirà molte tribolazioni prima della sua morte, perché vedo la chiesa nera contraffatta che sta guadagnando terreno, vedo la sua influenza fatale sul pubblico. Il disagio del Santo Padre e della Chiesa è davvero tanto grande perché si debba pregare Dio giorno e notte. Mi è stato detto di pregare molto per la Chiesa e per il Papa … il popolo deve pregare ardentemente per l’estirpazione (l’eradicazione, la distruzione) della chiesa buia”. (Visione profetica di Anne Catherine Emmerich del 1824 d.C., agostiniana stigmatizzata, -. Dal libro, “La vita di Anne Catherine Emmerich,” da Rev. Carl E. Schmöger, C.Ss.R., vol II, pagine 292-293]).

“Egli vive in un altro palazzo”

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 Foto di P. Khoat all’interno del Palazzo Vescovile a Genova, Italia [2 Maggio 1988] nel quale Papa Gregorio XVII fu costretto prigioniero in esilio.

Il Papa-ostaggio Gregorio XVII è stato soggetto ad una costante costrizione lungo tutto il suo Pontificato; ogni Suo movimento veniva monitorato dai nemici della Chiesa. P. Peter Khoat Van Tran è stato in grado di scattare da sé questa immagine rapidamente prima che gli fosse intimato di lasciare i locali. Questo coraggioso sacerdote (Fr. Khoat) ha avuto il suo primo “assaggio” della sofferenza del Pontefice, all’interno del Palazzo Vescovile, in data 2 maggio 1988 [si veda al proposito l’ora e la data sulla foto]. P. Khoat in quell’occasione riuscì solo a vedere di sfuggita un lembo del suo mantello [di Gregorio XVII] mentre gli veniva incontro ma, circondato da un gruppo di uomini, fu prontamente spinto a salire verso una scala ed introdotto in una stanza, la cui porta fu immediatamente richiusa dietro di lui!

“Un giorno, Attraverso il Rosario e lo Scapolare, voglio Salvare il mondo.” (La Vergine Maria, a San Domenico)

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Alfonso Liguori: “Il diavolo ha sempre cercato, per mezzo degli eretici, di privare il mondo della Messa, e questo li rende i precursori dell’Anti-Cristo, i quali, prima di ogni altra cosa, cercheranno di abolirla, ed in effetti l’abolizione del Santissimo Sacramento dell’altare, è come una punizione per i peccati degli uomini, secondo la predizione di Daniele: ‘E gli è stato data la forza contro il sacrificio “continuo” (Dan VIII:12). “.mee-50

Atto di Riparazione per la blasfemia: Possa il Santissimo, Sacratissimo, adorabilissimo, misterioso ed ineffabile Nome di Dio, essere lodato, benedetto, amato, adorato e glorificato in cielo e sulla terra, dal Sacro Cuore di nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, nel Santissimo Sacramento dell’altare, e da tutte le creature di Dio. Amen. (Imprimatur: LC Epus Salford, 18 febbraio 1917) “E’ la fede e la speranza … che ci deve guidare qui. In primo luogo dandoci il coraggio di affrontare questi problemi, assicurandoci in anticipo che ci sono soluzioni all’interno dell’ordine voluto dal Signore per la sua Chiesa. Anche se Egli permette che la sua Chiesa sia provata, non ci permette di dubitare delle sue promesse, né dell’aiuto che Egli Le dà sempre, e che Egli è pronto a dare a questi cattolici timorosi, in cui oggi non si ha il coraggio di agire. [fr. Noel Barbara, “il restauro dell’Episcopato e del Papato”].

 

(Profezia del ven. Bernard de Bustis, sec. XV): “… al tempo dell’Anticristo,… si produrrà un conflitto violento con la Chiesa Romana e ci saranno grandi tribolazioni. In questo tempo, si produrrà uno scisma nel seno della Chiesa in occasione dell’elezione del Papa… c’è uno che sarà chiamato il vero papa, ma egli non sarà veramente tale. Egli perseguiterà il vero Papa e tutti coloro che gli obbediscono, affinché la maggioranza si dichiari in favore dell’antipapa, piuttosto che per il vero Papa. Ma questo antipapa avrà una triste fine, e resterà il vero unico Papa, Pontefice unico ed incontrastato. …”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

S. S. Gregorio XVII – Omelia del S. NATALE – S. Messa nella Notte (1975)

S. S. Gregorio XVII

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Omelia del S. NATALE – S. Messa nella Notte (1975)

Era notte, come è notte ora. E siamo certi che era notte, perché il testo stesso parla dei pastori sollecitati ad accorrere ad adorare il Bambino, mentre vegliavano di notte il gregge. Era notte. Vorrei che riflettesse su questo fatto: non c’era luce. Possiamo credere che l’unica luce in una fredda notte invernale fosse soltanto quella delle stelle. Non c’era nessuno: alcun conforto, alcun sussidio alcuna assistenza, alcun consenso, alcun amico. Non c’era splendore, non c’era gloria, non c’erano applausi. Nessuno in terra. E questo il punto: era notte. Si direbbe che una mano divina nel fatto allora e nella narrazione oggi separi i due campi: è questo che dobbiamo imparare. Venendo al mondo il Figlio di Dio a questo modo ci richiama a una verità, o meglio, a una distinzione semplice e fondamentale per la saggezza di tutta la vita umana: tra quello che conta e quello che non conta, quello di cui non possiamo fare a meno e quello del quale possiamo fare a meno, restando pienamente quello che siamo. – Che cosa c’era quella notte? Un bimbo che nasceva: era il Figlio di Dio. C’era una Madre, che è anche Madre nostra. C’era un uomo custode di entrambi: S. Giuseppe. Non sappiamo che ci fossero altri. Sì, la leggenda – è leggenda -, che ha interpretato assai male un testo di Isaia, ha messo accanto al presepio un asino e un bue. Poveretti, ci sarebbero stati bene, e non è detto che non ci fossero, ma non lo sappiamo. Comunque, a fare a meno di un asino e di un bue occorre poco. C’era una grandezza divina che non ha bisogno di vestirsi di nessuna pompa umana, c’era un’umiltà profonda, quasi scalpellata nella stessa roccia della grotta che ancora esiste, c’era l’atto di obbedienza. Nella Lettera agli Ebrei S. Paolo ci ricorda che Cristo, entrando nel mondo, ha detto e ha scritto in capo alla sua vita allora: “Sono qui, o Padre, per fare la tua volontà” (cfr. Eb X, 9). È questo quello che conta: quello che vien da Dio, quello che può appartenere a Dio, quello che può non essere rifiutato da Dio, quello che è nella verità, perché l’umiltà non è altro che la verità della nostra condizione, quello che è la saggezza, perché non c’è altra saggezza che quella dell’obbedienza verso Chi ha il diritto di imporci la norma, e nessuno questo diritto lo può contestare a Dio che è il Creatore. La distinzione tra quello che conta e quello che non conta: perché gli uomini imparassero, perché gli uomini sapessero quello che è una priorità della loro estimazione e quello che può essere confinato al secondo, al terzo, al decimo posto. La notte ha la sua eloquenza, perché la notte toglie le apparenze, come se quella notte dovesse insegnare all’umanità di non credere mai troppo e spesse volte nulla alle apparenze. Questa è la saggezza di questa santa notte.- Noi sappiamo che poi intervennero gli Angeli e cantarono il cantico che abbiamo udito poc’anzi. Ma questo non appartiene più alla storia degli uomini, questo appartiene soltanto a quell’ordine soprannaturale del quale solo l’umiltà e l’obbedienza del Figlio di Dio ha potuto darci notizia e certezza. – Penso che il miglior augurio che io vi possa fare, cari, per Natale sia quello di distinguere bene tra quello che conta e quello che non conta, tra quello che è sostanza e quello che è apparenza, tra quello che può valere di fronte al cielo e quello che a lungo andare vale niente anche di fronte alla terra.

 

2 NOVEMBRE-COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

_purgatory2 NOVEMBRE

Commemorazione dei DEFUNTI

[Dom Gueranger – l'”anno liturgico” Vol.II]

Non vogliamo, o fratelli, che ignoriate la condizione di quelli che dormono nel Signore, affinché non siate tristi come quelli che non hanno speranza (I Tess. IV, 12). La Chiesa ha oggi lo stesso desiderio che aveva l’Apostolo quando scriveva ai primi cristiani. La verità a riguardo dei morti mette in mirabile luce l’accordo della giustizia e della bontà in Dio, sicché anche i cuori più duri non resistono alla caritatevole pietà che questo accordo ispira, e, nello stesso tempo, offre la più dolce delle consolazioni al lutto di quelli che piangono. Se la fede ci insegna che esiste un Purgatorio dove i peccati da espiare costringono i nostri cari, ci insegna anche che noi possiamo essere loro di aiuto (Concilio di Trento, sess. XXV) ed è teologicamente certo che la loro liberazione, più o meno sollecita, è nelle nostre mani. Ricordiamo qui qualche principio di natura, per chiarire la dottrina.

L’espiazione del peccato.

Ogni peccato causa al peccatore due danni, perché insudicia l’anima e la rende passibile di castigo. Dal peccato veniale, che implica un semplice disgusto del Signore e la cui espiazione dura soltanto qualche tempo, si arriva alla colpa mortale, che implica difformità e rende il colpevole oggetto di abominio davanti a Dio, sicché la sanzione non può essere che un bando eterno, se l’uomo non previene col pentimento, in questa vita, la sentenza irrevocabile. Però, anche cancellando il peccato mortale, si evita la dannazione, ma non ogni debito del peccatore è sempre cancellato. È vero che un’eccezionale sovrabbondanza di grazia sul prodigo può talvolta, come avviene regolarmente nel Battesimo e nel martirio, sommergere nell’abisso dell’oblio divino anche l’ultima traccia del peccato, ma è cosa normale che, in questa vita o nell’altra, la giustizia sia soddisfatta per ogni peccato.

Il merito.

In opposizione al peccato, qualsiasi atto di virtù porta al giusto un doppio profitto: merita per l’anima un nuovo grado di grazia e soddisfa per la pena dovuta per i peccati passati nella misura di una giusta equivalenza, che davanti a Dio spetta alla fatica, alla privazione, alla prova accettata, alla libera sofferenza di uno dei membri del suo Figlio prediletto. Ora, mentre il merito non si può cedere e resta cosa personale di chi lo acquista, la soddisfazione si presta a spirituali transazioni come moneta di scambio, potendo Dio accettarla come acconto o come saldo in favore di altri, – chi è disposto a cedere può essere di questo mondo o dell’altro – alla sola condizione che chi cede deve lui pure in forza della grazia, far parte del corpo mistico del Signore, che è unito nella carità (I Cor. XII, 27). – Come spiega Suarez, nel trattato dei Suffragi, tutto ciò è conseguenza del mistero della Comunione dei santi, manifestato in questo giorno. Penso che questa soddisfazione dei vivi per i morti vale in giustizia (esse simpliciter de iustitia) ed é accettata secondo tutto il suo valore e secondo l’intenzione di colui che l’applica, sicché, per esempio, se la soddisfazione che deriva dal mio atto, serbata per me, mi valesse in giustizia la remissione di quattro gradi di purgatorio, ne rimette altrettanti all’anima per la quale mi piace offrirla (De Suffragiis, Sectio VI).

Le indulgenze.

È noto come la Chiesa in questo assecondi il desiderio dei suoi figli e, con la pratica delle Indulgenze, metta a disposizione della loro carità un tesoro inesauribile al quale di epoca in epoca le soddisfazioni sovrabbondanti dei Santi si aggiungono à quelle dei martiri, a quelle di Maria Santissima e alla riserva infinita delle sofferenze del Signore. Quasi sempre la Chiesa permette che queste remissioni di pena concesse col suo potere diretto ai viventi siano applicate ai morti che non appartengono più alla sua giurisdizione, per modo di suffragio, nel modo cioè che abbiamo veduto. Per cui ogni fedele può offrire a Dio, che lo accetta, il suffragio o soccorso delle proprie soddisfazioni. È sempre la dottrina di Suarez, il quale insegna pure che l’Indulgenza ceduta ai defunti nulla perde dell’efficacia e del valore che avrebbe per noi che siamo ancora in vita. – Le Indulgenze ci sono offerte dappertutto e in tutte le forme e dobbiamo saper utilizzare questo tesoro, ottenendo misericordia alle anime in pena. Vi è miseria più toccante della loro? É così pungente che nessuna miseria della terra l’uguaglia e tuttavia così degna che nessun lamento turba il « fiume di fuoco, che nel suo corso impercettibile le trascina poco a poco all’oceano del paradiso » (Mons. Gay, Vita e virtù cristiane. Della carità verso la Chiesa, 2). Per esse il cielo è impotente perché in cielo non si merita più e Dio stesso, infinitamente buono, ma infinitamente giusto, non può concedere la liberazione, se non hanno integralmente pagato il debito che le ha seguite oltre il mondo della prova (Mt. V, 26). E il debito forse fu contratto per causa nostra, forse insieme con noi e le anime si volgono a noi, che continuiamo a sognare piaceri mentre esse bruciano, e potremmo con facilità abbreviare i loro tormenti! Abbiate pietà di me, abbiate pietà di me voi almeno che siete miei amici, perché la mano del Signore mi ha raggiunto (Giob. XIX, 21).

La preghiera per le anime del Purgatorio.

Lo Spirito Santo non si contenta oggi di conservare lo zelo delle vecchie confraternite, che nella Chiesa si propongono il suffragio dei trapassati, quasi che il Purgatorio rigurgiti più che mai per l’affluenza di moltitudini precipitate in esso ogni giorno dalla mondanità del secolo, e forse per l’approssimarsi del rendiconto finale e universale, che chiuderà i tempi. Suscita infatti nuove associazioni e anche famiglie religiose con l’unico compito di promuovere in ogni maniera la liberazione o il sollievo delle anime sofferenti. – In quest’opera di nuova redenzione dei prigionieri vi sono cristiani che si espongono e si offrono a prendere sopra se stessi le catene dei fratelli rinunciando totalmente, come a tale scopo è consentito, non solo alle proprie soddisfazioni, ma anche ai suffragi che potessero ricevere dopo la morte: atto eroico di carità questo, che non deve essere compiuto senza riflessione, ma che la Chiesa approva [Propagato nel secolo XVIII dai Chierici Regolari Teatini e arricchito di favori spirituali dai Papi Benedetto XIII, Pio VI e Pio IX], perché molto glorifica il Signore e perché il rischio che si corre di un ritardo temporaneo della felicità eterna merita al suo autore di essere per sempre più vicino a Dio, in terra con la grazia e in cielo con la gloria. – Se i suffragi del semplice fedele sono così preziosi, sono molto più preziosi quelli della Chiesa intera nella solennità della preghiera pubblica e nell’oblazione dell’augusto Sacrificio, in cui Dio soddisfa a se stesso per ogni peccato degli uomini! Come già la Sinagoga (II Macc. XII, 46), la Chiesa fin dalla sua origine ha pregato per i morti. Mentre onorava con azioni di grazie i suoi figli martiri nell’anniversario del loro martirio, ricordava con suppliche l’anniversario della morte degli altri suoi figli, che potevano non essere ancora giunti al cielo. Nei sacri Misteri pronunciava quotidianamente il nome degli uni e degli altri col doppio scopo di lode e di supplica; e allo stesso modo che non potendo ricordare in ogni chiesa particolare tutti i beati del mondo intero, tutti li comprendeva in un unico ricordo, così, dopo le raccomandazioni relative al giorno e al luogo, ricordava i morti in generale. Chi non aveva parenti, né amici, osserva sant’Agostino, non restava privo di suffragi, perché riceveva, per ovviare alla loro mancanza, le tenerezze della Madre comune (De cura prò mortuis, IV). – Siccome la Chiesa aveva sempre seguito la stessa linea nel ricordare i beati e i morti, era da prevedersi che l’istituzione di una festa di tutti i Santi avrebbe portato con sé l’attuale Commemorazione dei defunti. Nel 998, secondo la Cronaca di Sigeberto di Gembloux, l’Abate di Cluny, sant’Odilone, la istituì in tutti i monasteri da lui dipendenti, stabilendo che fosse sempre celebrato il giorno dopo la festa dei Santi. Egli rispondeva così alle rampogne dell’inferno che, con visioni – che troviamo ricordate nella sua vita (Jostsald, 2, 13) – accusava lui e i suoi monaci di essere i più intrepidi soccorritori di anime che le potenze dell’abisso avessero a temere nel luogo di espiazione. Il mondo applaudì al decreto di Sant’Odilone, Roma lo adottò e divenne legge per tutta la Chiesa latina. I Greci fanno una prima Commemorazione dei morti nella vigilia della nostra domenica di Sessagesima, che per essi è di fine carnevale o di Apocreos, nella quale ricordano la seconda venuta del Signore. Essi danno il nome di Sabato delle anime a quel giorno e al sabato precedente la Pentecoste, in cui di nuovo pregano solennemente per tutti i morti.

Le tre Messe.

I sacerdoti possono dal 1915 celebrare tre Messe, grazie alla pietà di Benedetto XV. Una delle Messe è lasciata all’intenzione del celebrante, la seconda è celebrata secondo le intenzioni del Papa e la terza per tutti i fedeli defunti. L’intenzione di Benedetto XV era di venire in soccorso con questa generosità, non solo a quelli che cadevano a migliaia sui campi di battaglia, durante la guerra, ma anche alle anime che avevano visto le loro fondazioni di Messe spogliate dalla Rivoluzione dalla confisca dei beni ecclesiastici.Più recentemente Pio XI accordò una indulgenza plenaria applicabile alle anime del Purgatorio per la visita al Cimitero il 2 novembre e ciascuno degli otto giorni seguenti, a condizione che sia fatta una preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

I VESPRI DEI MORTI

Eloquenza e scienza non raggiungeranno mai l’altezza di insegnamento e la potenza di supplica che regnano nell’Ufficio dei Morti. Solo la Chiesa conosce i segreti dell’altra vita e la via del cuore di Cristo, solo la Madre può avere il tatto supremo che le permette di consolare gli orfani, gli abbandonati, quelli che sono rimasti sulla terra in lacrime, alleggerendo la purificazione dolorosa ai figli che l’hanno lasciata.

Primo Salmo. [CXIV]

Dilexi: il primo canto del purgatorio è un canto di amore. Le angosce di quaggiù sono finite, sono lontani i pericoli dell’inferno e, confermata in grazia, l’anima non pecca più ed ha in sé soltanto riconoscenza per la misericordia che l’ha salvata, per la giustizia che la purifica e la rende degna di Dio. Il suo stato di quiete assoluta e di attesa fiduciosa è tale che la Chiesa lo chiama « un sonno di pace » (Canone della Messa). – Piacere a Dio, un giorno, senza riserve! Separata dal corpo che l’appesantiva, la distraeva con mille futili preoccupazioni (Sap. IX, 15) l’anima si immerge in questa unica aspirazione e converge tutte le sue energie, tutti i tormenti, dei quali ringrazia il cielo, perché aiuta la sua debolezza a soddisfare tale aspirazione. O crogiolo benedetto nel quale si consumano i resti del peccato, in cui si paga ogni debito! Dalle sue fiamme soccorritrici, sparita ogni traccia dell’antica sozzura, l’anima piglierà il volo verso lo Sposo veramente felice, sicura che le compiacenze del Diletto non avranno per essa limitazioni.

Secondo Salmo. [CXIX]

Come però si prolunga il suo esilio doloroso! Se è in comunione con gli abitanti del cielo per mezzo della carità, il fuoco che la castiga non è materialmente diverso da quello dell’inferno. Il suo soggiorno confina con quello dei maledetti, deve sopportare la vicinanza del Cedar infernale, dei nemici di ogni pace, dei demoni, che perseguitarono la sua vita mortale con assalti, con insidie, che al tribunale di Dio ancora l’accusavano con bocche ingannatrici. La Chiesa si appresta a supplicare: Strappatela alle porte dell’inferno.

Terzo Salmo. [CXX]

Tuttavia l’anima non vien meno e, levando i suoi occhi verso le montagne, sa che può contare sul Signore, che non è abbandonata dal cielo che l’attende, né dalla Chiesa della quale è figlia. Per quanto sia vicino alla regione del pianto eterno, il purgatorio, in cui giustizia e pace si abbracciano (Sai. LXXXIV, 11), non è inaccessibile agli Angeli. Questi augusti messaggeri portano il conforto di divine comunicazioni alle quali si aggiunge l’eco delle preghiere dei beati e dei suffragi della terra. L’anima è ormai sovrabbondantemente assicurata che il solo male, il peccato, non la può più toccare.

Quarto Salmo. [CXXIX]

L’uso del popolo cristiano dedica alla preghiera per i morti il Salmo CXXIX in modo particolare: è un grido di angoscia e, nello stesso tempo, di speranza. La privazione cui sono sottoposte le anime nel purgatorio deve toccare profondamente il nostro cuore. Non hanno ancora raggiunto il cielo, ma ormai hanno cessato di appartenere alla terra e hanno con ciò perduto i favori con i quali Dio compensa i pericoli del viaggio in questo mondo di prove e, per quanto siano perfetti i loro atti di amore, di fede e di speranza, esse non meritano più. Delle sofferenze, che accettate come sono, varrebbero a noi la ricompensa di mille martiri, nulla rimane a queste anime, nulla fuorché il fatto del regolamento di un conto, che la sentenza del giudice ha appurato. – Come non possono meritare, non possono neppure soddisfare come noi alla giustizia per mezzo di equivalenze da Dio accettate. La loro impotenza a giovare a se stesse è più radicale di quella del paralitico di Betsaida (Gv. V) perché la piscina della salvezza la possiede la terra con l’augusto Sacrificio, i Sacramenti e l’uso delle chiavi onnipotenti affidate alla Chiesa. – Ora la Chiesa, che non ha più giurisdizione su di esse, conserva però la sua tenerezza di Madre e la sua potenza presso lo Sposo non è diminuita e quindi fa sue le loro preghiere, apre i tesori, che la sovrabbondante redenzione del Signore le ha procurati, paga con il suo fondo dotale Colui che le ha costituito il fondo stesso, perché liberi le anime o allevii le loro pene e in questo modo, senza ledere alcun diritto, la misericordia si apre il passo e raggiunge l’abisso in cui regnava soltanto la giustizia.

Quinto Salmo.[CXXXVII]

Ti loderò, perché mi hai esaudito. La Chiesa non prega mai invano e l’ultimo salmo dice la sua riconoscenza e la riconoscenza delle anime che l’Ufficio che sta per terminare ha liberate dall’abisso o per lo meno avvicinate al cielo. Grazie a quell’Ufficio e cioè alla Chiesa, più d’una delle anime ancora prigioniere è entrata nella luce. Seguiamo col pensiero e con il cuore i nuovi eletti, che sorridendo e ringraziando noi, loro fratelli o figli, si elevano radiosi dalla regione delle ombre e cantano: Ti glorificherò, 0 Signore, davanti agli Angeli, ti adorerò, finalmente, nel tuo santo tempio! No, il Signore non disprezza le opere delle sue mani.

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Omelia di S. S. GREGORIO XVII (Cardinal SIRI)

Commemorazione dei defunti [1972]

Un’altra volta, come ieri giorno di tutti i Santi, oggi abbiamo ascoltato le otto beatitudini (Mt V, l-12a), il codice della santità. Noi saremo giudicati secondo questo codice; quelli per i quali intendiamo pregare sono stati giudicati secondo questo codice. – Vedete, è probabile ed è anche abbastanza naturale che quello che ci spinge a pregare per i morti sono cari ricordi, nostalgie, che portiamo in noi di esperienze pregresse, cari volti, cari contorni; e allora preghiamo. In questo caso vedete che il movente della preghiera per i morti è legato a cose personali e allora, quando la preghiera per i morti è legata a memorie personali, affetti che la morte ha interrotto almeno nella loro esterna manifestazione, noi finiamo per pregare per pochi, e i morti sono tanti, tanti. – Dobbiamo portarci su motivazioni più grandi per andare al largo. La preghiera per i defunti, specialmente fatta in una chiesa cattedrale, nella prima chiesa di Liguria, deve andare al largo, e occorrono ragioni che non siano soltanto affettive o sentimentali, ma che ci spingano al largo. – E una ragione l’avete avuta ora nella lettura del Vangelo. Quando si pensa che tutti coloro che sono andati all’eternità – cosa che accadrà per tutti noi -, sono stati giudicati secondo questo codice della santità – “Beati i poveri di spirito, beati i pacifici, beati i miti, beati quelli che hanno fame e sete, beati i misericordiosi”, per arrivare a sentirci dire: “Beati voi quando vi perseguiteranno e diranno di voi ogni male a cagion mia”, capite bene che allora viene freddo a pensarci; se non ci fosse il soccorso della misericordia di Dio, ci si arresterebbe. Ma quando si pensa che tutta l’umanità è stata giudicata su questo codice, quella umanità per la quale è stato promulgato, la cosa diventa difficile. E allora la nostra preghiera deve andare al largo: non basta chiudersi nei nostri ricordi, anche belli, anche onesti, nelle nostre nostalgie, che possono essere utili per la nostra vita, perché talvolta le nostalgie ripresentano le cose migliori, i volti più esemplari, le circostanze più entusiasmanti verso il bene della nostra vita, ma bisogna andare al largo e ricordarsi della serietà di questo giudizio che hanno dovuto passare. Noi, quando siamo al buio o alla mezza luce, non vediamo le macchie dei nostri abiti, ma quando ci esponiamo al sole in una giornata limpida, al sole di mezzogiorno, vediamo quasi le macchie che non ci sono. Ma vi immaginate voi la esposizione di un’anima di fronte a Dio! Come le macchie che la flebile mezza luce poteva anche consentire a noi di non vedere, diventano vivificate, presenti, qualificate per la vergogna di chi le porta. – Ho detto questo perché noi qui non preghiamo solo per la cerchia dei nostri morti, ma in questa cattedrale si è obbligati a pregare, andando al largo, per tutti. Quasi tutti non li abbiamo conosciuti, non abbiamo motivi umani che ci evochino qualche cosa che personalmente ci stringe, ma è la realtà di Dio, la realtà del giudizio e la realtà del criterio in questo giudizio che muove a pregare per tutti. – Anche perché normalmente succede questo: che si ha, si avrà quello che si è dato; un giorno in questa cattedrale pregheranno per tutti noi che siamo qui. Se ragioneranno secondo quello che ho detto in questa sera, la rugiada della loro preghiera arriverà anche a noi. Ma se non facciamo noi, non possiamo aspettare troppo che gli altri facciano. Non è egoismo, è soltanto l’implorazione del misero, del povero – e lo siamo tutti davanti a Dio -, che allarga le braccia, perché abbiamo bisogno della misericordia di Dio come quelli che sono morti non meno che quelli che verranno dopo di noi, e vogliamo poterla cantare in eterno.

FESTA DI OGNISSANTI

 

ognissanti

Hymnus

Placare, Christe, servulis,

Quibus Pátris clementiam

Tuæ ad tribunal grátiæ

Patrona Virgo póstulat.

Et vos beáta, per novem

Distincta gyros ágmina,

Antíqua cum præsentibus,

Futúra damna péllite.

Apóstoli cum vatibus,

Apud severum Júdicem,

Veris reorum flétibus

Exposcite indulgéntiam.

Vos purpurati mártyres,

Vos candidati præmio

Confessiónis, éxsules

Vocate nos in pátriam.

Chorea casta vírginum,

Et quos erémus íncolas

Transmísit astris, cælitum

Locáte nos in sédibus.

Auférte gentem pérfidam

Credéntium de fínibus,

Ut unus omnes únicum

Ovíle nos pastor regat.

Deo Patri sit glória,

Natóque Pátris unico,

Sancto simul Paráclito,

In sempitérna sæcula. Amen.

[Ti placa, o Cristo, coi servi, per i quali la clemenza del Padre implora, presso il tribunale della tua grazia, la Vergine patrona. E voi, schiere beate in nove cori distinte, gli antichi, presenti e futuri mali da noi allontanate. Apostoli e Profeti, presso il severo Giudice al sincero pianto dei rei, implorate clemenza. Voi, porporati Martiri, voi, candidi e gloriosi Confessori, da questo esilio chiamateci alla patria. Casto stuolo delle Vergini, e quanti dall’eremo migraste a popolare il cielo, nelle sedi locateci dei celesti. Sperdete la gente perfida di mezzo ai credenti, onde tutti in unico ovile ci governi un sol Pastore. Sia gloria a Dio, Padre, e al Figlio suo unigenito, insieme collo Spirito Paraclito, per i secoli eterni. Amen.]

 

FESTA DI TUTTI I SANTI

La festa della Chiesa trionfante.

[Dom Gueranger, “l’anno liturgico” vol. II]

« Vidi una grande moltitudine, che nessuno poteva contare, d’ogni nazione, d’ogni tribù, d’ogni lingua e stavano davanti al trono vestiti di bianco, con la palma in mano e cantavano con voce potente: Gloria al nostro Dio » (Apoc. VII, 9-10). Il tempo è cessato e l’umanità si rivela agli occhi del profeta di Pathmos. La vita di battaglia e di sofferenza della terra (Giob. VII, 1) un giorno terminerà e l’umanità, per molto tempo smarrita, andrà ad accrescere i cori degli spiriti celesti, indeboliti già dalla rivolta di Satana, e si unirà nella riconoscenza ai redenti dell’Agnello e gli Angeli grideranno con noi: Ringraziamento, onore, potenza, per sempre al nostro Dio! (Apoc. VII, 11-14). – E sarà la fine, come dice l’Apostolo (I Cor. 15, 24), la fine della morte e della sofferenza, la fine della storia e delle sue rivoluzioni, ormai esaurite. Soltanto l’eterno nemico, respinto nell’abisso con tutti i suoi partigiani, esisterà per confessare la sua eterna sconfitta. Il Figlio dell’uomo, liberatore del mondo, avrà riconsegnato l’impero a Dio, suo Padre e, termine supremo di tutta la creazione e di tutta la redenzione, Dio sarà tutto in tutti (ibid. 24-28). Molto prima di san Giovanni, Isaia aveva cantato: Ho veduto il Signore seduto sopra un trono alto e sublime, le frange del suo vestito scendevano sotto di lui a riempire il tempio e i Serafini gridavano l’uno all’altro: Santo, Santo, Santo, il Signore degli eserciti: tutta la terra è piena della sua gloria (Is. VI, 1-3). – Le frange del vestimento divino sono quaggiù gli eletti divenuti ornamento del Verbo, splendore del Padre (Ebr. I, 3), perché, capo della nostra umanità, il Verbo l’ha sposata e la sposa è la sua gloria, come egli è la gloria di Dio (I Cor. XI, 7). Ma la sposa non ha altro ornamento che le virtù dei Santi (Apoc. XIX, 8): fulgido ornamento, che con il suo completarsi segnerà la fine dei secoli. La festa di oggi è annunzio sempre più insistente delle nozze dell’eternità e ci fa di anno in anno celebrare il continuo progresso della preparazione della Sposa (Apoc. XIX, 7).

Confidenza.

Beati gli invitati alle nozze dell’ Agnello! (ibid. 9). Beati noi tutti che, come titolo al banchetto dei cieli, ricevemmo nel battesimo la veste nuziale della santa carità! Prepariamoci all’ineffabile destino che ci riserba l’amore, come si prepara la nostra Madre, la Chiesa. Le fatiche di quaggiù tendono a questo e lavoro, lotte, sofferenze per Dio adornano di splendenti gioielli la veste della grazia che fa gli eletti. Beati quelli che piangono! (Mt. V, 5). – Piangevano quelli che il Salmista ci presentava intenti a scavare, prima di noi, il solco della loro carriera mortale (Sal. CXXV) e ora versano su di noi la loro gioia trionfante, proiettando un raggio di gloria sulla valle del pianto. La solennità, ormai incominciata, ci fa entrare, senza attendere che finisca la vita, nel luogo della luce ove i nostri padri hanno seguito Gesù, per mezzo della beata speranza. – Davanti allo spettacolo della felicità eterna nella quale fioriscono le spine di un giorno, tutte le prove appariranno leggere. O lacrime versate sulle tombe che si aprono, la felicità dei cari scomparsi non mescolerà forse al vostro rammarico la dolcezza del cielo? Tendiamo l’orecchio ai canti di libertà che intonano coloro che, momentaneamente da noi separati, sono causa del nostro pianto. Piccoli o grandi (Apoc. XIX, 5), questa è la loro festa e presto sarà pure la nostra. – In questa stagione, in cui prevalgono brine e tenebre, la natura, lasciando cadere i suoi ultimi gioielli, pare voler preparare il mondoall’esodo verso la patria che non avrà fine. Cantiamo anche noi con il salmista: « Mi sono rallegrato per quello che mi è stato detto: Noi andremo nella casa del Signore. O Gerusalemme, città della pace, che ti edifichi nella concordia e nell’amore, noi siamo ancora nei vestiboli, ma già vediamo i tuoi perenni sviluppi. – L’ascesa delle tribù sante verso di te prosegue nella lode e i tuoi troni ancora liberi si riempiono. Tutti i tuoi beni siano per quelli che ti amano, o Gerusalemme, e nelle tue mura regnino la potenza e l’abbondanza. Io ho messo ormai in te le mie compiacenze, per gli amici e per i fratelli, che sono già tuoi abitanti, e, per il Signore nostro Dio, che in te abita, in te ho posto il mio desiderio » (Sal. CXXI).

Storia della festa.

Troviamo prima in Oriente tracce di una festa in onore dei Martiri e san Giovanni Crisostomo pronunciò una omelia in loro onore nel iv secolo, mentre nel secolo precedente san Gregorio Nisseno aveva celebrato delle solennità presso le loro tombe. Nel 411 il Calendario siriaco ci parla di una Commemorazione dei Confessori nel sesto giorno della settimana pasquale e nel 539 a Odessa, il 13 maggio, si fa la «memoria dei martiri di tutta la terra». In Occidente i Sacramentari del V e del VI secolo contengono varie messe in onore dei santi Martiri da celebrarsi senza giorno fisso. Il 13 maggio del 610, Papa Bonifacio IV dedicò il tempio pagano del Pantheon, vi fece trasportare delle reliquie e lo chiamò S. Maria ad Martires. L’anniversario di tale dedicazione continuò ad essere festa con lo scopo di onorare in genere tutti i martiri. – Gregorio III, a sua volta, nel secolo seguente, consacrò un oratorio « al Salvatore, alla sua Santa Madre, a tutti gli Apostoli, martiri, confessori e a tutti i giusti dormienti del mondo intero ». – Nell’anno 835, Gregorio IV, desiderando che la festa romana del 13 maggio fosse estesa a tutta la Chiesa, provocò un editto dell’imperatore Luigi il Buono, col quale essa veniva fissata al 1 novembre. – La festa ebbe presto la sua vigilia e nel secolo xv Sisto IV la decorò di Ottava obbligatoria per tutta la Chiesa.

Desiderare l’aiuto dei Santi.

 «Perché possiamo sperare tanta beatitudine dobbiamo desiderare ardentemente l’aiuto dei Santi, perché quanto non possiamo ottenere da noi ci sia concesso per la loro intercessione.» Abbiate pietà di noi, sì, abbiate pietà di noi, voi che siete nostri amici. Voi conoscete i nostri pericoli, voi conoscete la nostra debolezza; voi sapete quanto grande è la nostra ignoranza, e quanta la destrezza dei nostri nemici; voi conoscete la violenza dei loro attacchi e la nostra fragilità. Io mi rivolgo a voi, che avete provato le nostre tentazioni, che avete vinto le stesse battaglie, che avete evitato le stesse insidie, a voi ai quali le sofferenze hanno insegnato ad avere compassione.» Io spero inoltre che gli angeli stessi non disdegneranno di visitare la loro specie, perché è scritto: visitando la tua specie non peccherai » (Giob. V, 24). Del resto, se io conto su di essi perché noi abbiamo una sostanza spirituale e una forma razionale simile alla loro, credo di poter maggiormente confidare in coloro che hanno, come me, l’umanità e che sentono perciò una compassione particolare e più intima per le ossa delle loro ossa e la carne della loro carne.

Confidenza della loro intercessione.

»Non dubitiamo della loro benevola sollecitudine a nostro riguardo. Essi ci attendono fino a quando anche noi non avremo avuta la nostra ricompensa, fino al grande giorno dell’ultima festa, nella quale tutte le membra, riunite alla testa sublime, formeranno l’uomo perfetto in cui Gesù Cristo, nostro Signore, degno di lode e benedetto nei secoli, sarà lodato con la sua discendenza. Così sia » (Discorso sui Santi, passim).

OMELIA di S.S. GREGORIO XVII (G. Siri)

TUTTI I SANTI – S. Messa (1972)

Fratelli miei, tra poco procederemo all’ordinazione sacerdotale di questi quattro diaconi. Ora, riflettiamo bene sul Vangelo che abbiamo sentito leggere. E tolto dal capitolo 5° di Matteo (vv. 1- 12a) e fa parte del Discorso detto della Montagna. Non mi fermo a commentare le otto beatitudini espresse, ma, considerando l’insieme del brano evangelico, mi limito ad alcuni rilievi di carattere generale, che peraltro ritengo estremamente importanti. – Dobbiamo partire da questo punto: le otto beatitudini, enunciate e proclamate ora, contengono il codice della santità. Questo va affermato in modo certo, va scolpito, perché c’è da desiderare che si finisca in questo mondo una buona volta di giocare con le parole, sostituendo le parole e gli slogans al Vangelo, e si ritorni a parlare puramente e semplicemente con le parole che ha usato Nostro Signore Gesù Cristo. Si è abusato e si abusa troppo di parole generiche, che possono dire tutto quello che si vuole e che possono anche dire nulla. Qui abbiamo i l codice della santità. E vorrei osservare che la meta proposta non solo ai sacerdoti, ma ai fedeli è la santità. La santità corrisponde alla giustizia in senso biblico, perché nella Sacra Scrittura quando si parla di giustizia si intende tutto l’insieme per cui una creatura intelligente può piacere a Dio ed entrare nel beneplacito divino. Dico: si deve tendere alla giustizia. Non basta tendere alla comunione, è troppo poco; non basta tendere alla liberazione – chissà poi da che -, è troppo poco; non basta tendere alla solidarietà, è troppo poco; non basta tendere alla redenzione dei mali terreni, che non avverrà mai, è troppo poco, ed è talmente troppo poco da essere un inganno per tutti, poveri e ricchi. Si tende alla santità! Il Vangelo ci chiama a questo traguardo, ed è necessario pronunciare una parola di severa condanna su tutte le sostituzioni e su tutti gli alibi che si tendono a offrire con tante parole vuote agli uomini, alibi affinché facciano tutto quello che loro comoda e per di più si credono, ingannandosi, dì Poter meritare la vita eterna. Dunque è a questo codice della santità che si deve guardare. Le parole umane ci possono ingannare, quelle divine no. – Veniamo ad una seconda considerazione di ordine generale: questi otto canoni che portano alla santità e che sono tali che uno li comprende tutti, sono fra di loro reversibili come gli universali nell’ente. Questi otto canoni hanno un punto di arrivo, che sta al di sopra della santità ed è la vita eterna, perché Gesù promette per quelli che osserveranno questi canoni il Regno di Dio ultimo, perfetto, che è il Cielo. È necessario guardare alla vita eterna. È essa che domina la vita del tempo; gli altri elementi, che possono nello svolgersi dei fatti diventare indicativi per noi, sono elementi che in tanto vanno accolti in quanto possono essere certamente recepiti nella tendenza alla vita eterna. Tutto riguarda la vita eterna: quello che faremo oggi, quello che abbiamo fatto ieri, quello che faremo domani, un lungo domani. Tutto è giustificato solo se tende alla vita eterna. L’alternativa alla vita eterna per i destini ultimi si chiama dannazione; per il tempo, e cioè l’esperienza della vita, si chiama il nulla. Difatti gli uomini sembra che si divertano; non è così! In realtà la gran parte, la quasi totalità del loro divertirsi è semplicemente una fuga. Hanno paura di se stessi, del mistero che portano nell’anima loro e del mistero che sta al fondo di tutte le cose e della storia. La vita eterna: si parli di quella, anche perché in tanto si aggiustano, meglio diremo, si rabberciano le cose di questo mondo in quanto tendiamo alla vita eterna, perché è sul filo di questa tentazione che sta la risoluzione di tutti i problemi terrestri degli uomini. E questa è la seconda considerazione generale. – Passo ad una terza: negli otto canoni della santità noi abbiamo una rivelazione che abbaglia. Tutto quello che potrebbe sembrare rifiuto per gli uomini, serve benissimo per la vita eterna. Gli uomini dal fomite della loro concupiscenza sono portati ad amare prima di tutto se stessi e poi le cose, in quanto le cose sono un arricchimento di se stessi. Dire a loro e parlare a loro della povertà di spirito, la prima delle beatitudini, cioè del distacco del cuore dai beni terreni, è cosa che agli sprovveduti può far paura. E invece no, è la cosa più utile che a loro si possa suggerire sia per l’eternità sia anche per il tempo, perché quando nel tempo si ha il cuore distaccato dalle cose terrene, tutti noi diventiamo padroni e sovrani e solo allora abbiamo l’indipendenza e la libertà. Quando uno non ha il cuore distaccato da se stesso e dai beni terreni, dica quel che vuole, non è un uomo libero, fa pietà, e voi capite quale scorta di pietà occorre avere nel cuore a vedere e a sentire tutto quello che vediamo e sentiamo. Ecco la rivelazione abbagliante degli otto canoni della santità: tutto quello che il mondo scarta come se fosse minorazione, come se fosse debolezza, come se fosse asservimento – no! -; la fame e la sete di giustizia, la sofferenza, il pianto, la mitezza (scambiata dagli uomini come una debolezza, mentre è la più grande forza per dominarli): tutto questo, quello che il mondo pare rifiutare, tutto serve alla vita eterna. Ma l’ho già detto: è quello che serve di più anche a risolvere le questioni terrene. E ringraziamo Iddio che noi, molte volte prigionieri delle cose, di questa terra e costretti quasi al pianto dal loro maligno intersecarsi, possiamo guardare le vicende di questo mondo in qualche modo, non del tutto, come le vedremo quando saremo arrivati nella casa del Padre. – E finalmente vi prego di osservare: questi otto canoni cominciano tutti con la parola “beati”. È grande questo, perché la parola “beati” non si riferisce solo al fatto che avremo la vita eterna e che intanto possiamo godere della speranza e dell’attesa della vita eterna, ma si riferisce anche al tempo. In questo mondo ci può essere una beatitudine, naturalmente imperfetta, naturalmente relativa, naturalmente ridotta e naturalmente contestabile dagli altri. Comunque nostro Signore afferma che in questo mondo pure può esistere una certa beatitudine iniziale, perché l’insieme delle beatitudini fa capire che la beatitudine perfetta è nel Regno, lassù, non quaggiù, ma la possiamo avere. E la cosa è da Lui esplicitamente detta nell’ultima beatitudine, con la quale chiuderemo il nostro discorso, perché dice della peggior cosa di cui abbiano paura gli uomini addirittura: “in questo momento godete ed esultate” (Mt 5, 12). È la rivelazione stupenda di questo canone della santità: Nostro Signore non ci ha condannati alla tristezza di questo mondo, no; sa che ce ne sarà, ma non ci ha condannati, non ci ha obbligati ad essere perennemente tristi, tutt’altro. Ci ha insegnato persino a godere ed esultare quando le cose secondo una piccola ragione umana sembrerebbero addirittura disastrose. E ringraziamo Iddio, perché sappiamo sempre dove poterci rifugiare comunque vadano le cose di questo mondo. – Ed ora, l’ultima beatitudine: “Beati voi quando vi perseguiteranno e, mentendo, diranno di voi ogni male a causa mia” (Mt 5, 11). Causa sua: attenti bene alle parole! “Godete allora ed esultate perché è grande la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 12a). Più di così non si può dire. Cari tra poco sacerdoti, questa beatitudine portatela con voi e ringraziate Dio, imparate a ringraziare Dio e a godere quando gli altri vi daranno fastidio. Il fastidio è un inizio della persecuzione, ma è già una piccola persecuzione. Ne troverete tante di cose che vi daranno fastidio. Sappiate che il Salvatore ha detto: “Delle più grandi cose che danno fastidio, godete ed esultate”. Per poter godere ed esultare imparate per tempo a ringraziare Dio di tutte le cose che vi andranno a traverso. Imparate per tempo! Quando si è imparato a ringraziare sempre Iddio, a questo mondo non ci si sta poi troppo male, e non esageriamo con le cose tristi e con le cose severe fuori posto. Portatela con voi questa ottava beatitudine. Ed ora, cari fratelli questa solennità di tutti i Santi è non sotto tutti i punti di vista, ma sotto un certo punto di vista la più grande solennità dell’anno, e noi in questa cattedrale la celebriamo come tale. Perché? Perché è la festa in cui siamo tutti uno, noi quaggiù e quelli che sono in Cielo. Avete sentito legger la visione dell’Apocalisse (7, 2-4.9-14), della liturgia eterna. La visione di questa liturgia eterna è una visione composta con elementi umani, pertanto è un segno, soltanto un segno, che però getta la nostra mente in una ricerca verso l’infinito. Oggi siamo una cosa sola noi e i Santi. È questo i l giorno. Anche perché tra i Santi, dei quali celebriamo la festa, non ci sono soltanto quelli che sono stati canonizzati o beatificati, ci sono tutti coloro che sono in Cielo con Dio. Quindi pensiamo alle molte persone che abbiamo conosciuto. Oggi siamo con loro.

S.S. Gregorio XVII: Progressismo

S.S. Gregorio XVII:

Progressismo

[Nel rileggere questo passo del Santo Padre, si resta colpiti dalla lucidissima analisi del mondo cattolico, o meglio ex-cattolico, di una situazione che sarebbe poi stata evidente e palese più avanti nel tempo, con l’esplosione attuale di una vera e propria apostasia, una rivolta dei sostenitori dell’anti-Cristo e dei suoi “vicari”, attuali e venturi. Questo scritto profetico, che sembra scritto questa mattina, è un ritratto perfetto del mondo “pseudo” cattolico attuale, in rivolta contro Dio e contro la sua unica e “vera” Chiesa. Rileggiamolo per poter approfondire e comprendere che l’unica strada per salvare l’anima, è il Magistero autentico, eterno ed irreformabile, della Chiesa cattolica, il “Depositum fidei”. Non facciamoci fuorviare da falsi teologi, profeti di benessere materiale e di misericordia in “saldi” per tutti, viziosi, adulteri e profanatori impenitenti, dai falsi tradizionalisti, fautori di una tradizione slegata dal Magistero, dalla Gerarchia e dal Santo Padre, e quindi “più progressista” dei progressisti! Occhio, c’è in ballo la nostra eterna salvezza!

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“Credo Deo Revelanti et non theologo opinanti”

 Viviamo nell’epoca delle “parole”. Per vincere battaglie civili (e non solo queste) si coniano parole e detti icastici, riassuntivi (slogans). Per abbattere uomini si impiega qualche termine o classifica, che le circostanze suggeriscono atti allo scopo di demolire. Per anestetizzare cittadini e fedeli si coniano parole. Ciò che stupisce è il fatto per il quale gli uomini, invece di lasciarsi abbattere da autentiche spade, si lascino abbattere da sole parole.

Perciò i termini, gli slogans, le classifiche di moda vanno vagliati, capiti, eventualmente smascherati. Comincio, pertanto, a pubblicare delle note chiarificatrici. Spero che il nostro clero vorrà leggersele bene, per evitare una sorte ingloriosa. Cominciamo dal termine più in voga, usato come un fendente o come una protezione per il proprio operato: “progressismo”.

Di tanta gente si dice che è o non è “progressista”. Vediamoci chiaro e, se ci fosse da restituire un termine alla esatta funzione, non coartata, come è serena e dolce la nostra italica parlata, non bisogna ricusare quel merito. Elenchiamo pertanto i casi più frequenti nei quali si usa il termine “progressista”. Porgiamo uno specchio perché ognuno ci si guardi.

1. ESSERE INDIPENDENTI DALLA LOGICA TEOLOGICA

   Molte volte il “progressismo” significa questo, o, piuttosto quando ci si attribuisce una tale indipendenza, ci si gloria di essere “progressista”. Vediamo dunque che vuol significare. Le conclusioni a poi. Che è questo “disimpegno totale dalla logica Teologica”? “Logica teologica” è l’insieme di queste norme, applicando le quali si può documentatamente arrivare ad affermare come “rivelata” od anche come semplicemente “certa” una proposizione. Queste norme, costituenti la “logica teologica”, in realtà, si riducono (parliamo, si badi bene, della “logica”, non della Rivelazione) ad un principio: il magistero infallibile della Chiesa. Infatti, è al magistero infallibile della Chiesa sia solenne, sia ordinario, che é affidata la certa autentica interpretazione sia della Scrittura che della Divina Tradizione. Ed è logico. Infatti, se Dio avesse consegnato agli uomini una quantità di rotoli scritti o di nastri magnetici, per far udire la viva parola e si fosse fermato li, ad un certo punto niente avrebbe funzionato, si sarebbe trovato modo di far dire alla divina Parola tutto quello che si vuole, il contrario di quel che si vuole, il contraddittorio di quel che si vuole e non si vuole, all’infinito. La verità salvifica non avrebbe potuto funzionare tra gli uomini. Le prove? Le abbiamo sotto gli occhi e appelliamo solo a due. La prima è che, con una natura immensamente nitida, la storia umana ha avuto in continuazione filosofie torbide, il contrario, il contraddittorio di esse. La dimostrazione di quello che sa fare l’uomo nel suo pensiero, lasciato a se stesso ed agli stimoli del proprio io o delle proprie tenebre, la dà la storia della filosofia ed ancor meglio la filosofia della storia della filosofia. – La seconda sta nella sedicente larga produzione teologica d’oggi, dove proprio per l’oblio della logica, si afferma il contrario di tutto, non esclusa la morte di Dio. – Il disegno divino nella istituzione del Magistero, al quale è collegato tutto quanto sta nell’opera della salvezza, si leva chiaro e necessario dal turbinio delle sfrenate cose umane. Quello che oggi accade è la dimostrazione ab absurdo della verità e necessità del Magistero Ecclesiastico! Il Magistero Ecclesiastico canonizza altri strumenti che diventano, così, “mezzi” per raggiungere, nella certezza, la verità teologica. – Essi sono: i Padri, i Dottori, i Teologi, la Liturgia purché siano consenzienti ed abbiano avuto l’approvazione esplicita o implicita della Chiesa. Tale approvazione rende acquisita al Magistero stesso la verità espressa da altre fonti. Nessun Teologo, nessuna schiera di Teologi o Dottori, senza questa approvazione sicura del Magistero, conta qualcosa nell’affermazione teologica. Tutt’al più, se risponderà alle ordinarie regole di un metodo scientifico, potrà condurre a formulare una ipotesi di lavoro. Col che il campo resta spazzato. Quelli che abbiamo chiamati “mezzi” di riflesso del Magistero ecclesiastico costituiscono, con lo stesso, la “logica” della Teologia. – Questa logica è abbandonata da troppi. Ed è per questo che si leggono riviste e libri i quali contraddicono tranquillamente a quanto il Concilio di Trento ha definito, accettano modi di pensare che sono espressamente condannati nella enciclica “Pascendi” di S. Pio X, nonché nel suo Decreto “Lamentabili”; fanno le riabilitazioni di Loisy; mettono in dubbio il valore storico dei Libri storici della Sacra Scrittura, elevano a criterio le teorie distruttrici del protestante Bultman, sentono con indifferenza le proposizioni di qualche scrittore d’oltralpe, anche se toccano il centro della rivelazione divina, ossia LA DIVINITA DI CRISTO. – Naturalmente, trattati senza freno i Princìpi, si ha quel che si vuole della morale e della disciplina ecclesiastica. Sotto questo fondamentale angolo di visuale, IL PROGRESSISMO CONSISTE NEL TRATTARE COME RELATIVA LA VERITA RIVELATA, NEL CAMBIARLA IL PIÙ PRESTO POSSIBILE, NEL DARE AGLI UOMINI UNA LIBERTA’ DELLA QUALE, IN BREVE, NON SAPRANNO CHE FARSI, DI FRONTE ALL’ASSOLUTO.

Ridotto a questa frontiera, il “progressismo” coincide col “relativismo” e all’uomo, “adorato”, non si lascia più nulla, neppure delle sue speranze! Naturalmente, non tutte le persone etichettate come “progressisti” sanno queste cose. Ma esse accettano le conseguenze e le logiche deduzioni di quello che ignorano. Se hanno una colpa – questo lo giudichi Dio! – questa consiste nel non domandare il perché di quello in cui si fanatizzano. In ogni modo l’oblio della logica teologica funge, anche se non conosciuta, da lasciapassare per le altre manifestazioni delle quali dobbiamo discorrere. Tutto quello che abbiamo sfornato, attraverso catechismi di varie lingue, dei quali fu pieno l’aere che potrebbe venire sfornato in catechismi futuri, significherebbe la lenta distruzione della Fede e l’inganno più colpevole perpetrato ai danni dei piccoli che crescono. Né si può tacere la conseguenza ultima di un abbandono della logica teologica: l’assenza della certezza nei fedeli.

Alla parola di Dio si può e si deve credere; nessuno può essere condizionato, se non ha giuste e appropriate conferme, dalle opinioni dei teologi. Ricordo il mio grande maestro di Teologia, il tedesco Padre Lennerz S.J., che ripeteva sempre con ragione: «Credo Deo Revelanti et non theologo opinanti!».

2. IL “SOCIOLOGISMO”

   Tutti quelli che amano essere chiamati progressisti fanno l’occhiolino al “sociologismo” anche se non sanno che cosa sia. Esso consiste nel trasferire il fine della vita, il Paradiso, al quale tendere, la molla direttiva delle azioni, dal Cielo alla Terra. Pertanto, non è il caso di occuparsi della salute eterna, bensì del benessere terreno, concentrare tutto nel dare tale benessere e godimento egualmente a tutti in questo mondo. – La manifestazione esterna di questo sociologismo è fare l’agitatore, il demagogo, il rivendicatore di beni fuggevoli, il consenziente a tutte le manifestazioni che esprimano la foga di questa tendenza. Questo costituisce la più comune ed espressiva nota del “progressismo”. Sia ben chiaro che noi dobbiamo essere con la giustizia e che l’ordine della carità ci impone di avere come primi, nell’oggetto dell’amore, i bisognosi. Ma si tratta di altra cosa, perché il sociologismo non si cura della salvezza eterna dei poveri ed usa tutti i metodi, anche immorali, che giudica bene o male favorevoli al benessere terreno, cercando di fatto di mandarli all’inferno. Siamo anche qui ben lontani dal credere che tutto quello che si tinge di sociale o di rosso sia sociologismo e che i moltissimi attori di questa scena siano sociologisti coscienti della apostasia insita nel sociologismo. Diciamo solo che, in realtà, accettano le conseguenze di una concezione materialistica del mondo. Forse non lo sanno, forse sono semplicemente degli imitatori, forse seguono il vento credendo che esso spiri da quella parte; forse credono di far la parte degli stupidi, forse temono soltanto di essere etichettati per conservatori. Viviamo in un’epoca in cui si ha paura persino delle parole! Forse, si tratta di un modo per ingraziarsi qualche potente, per fare strada e, quel che è più ovvio, per fare soldi: se ne predica il dovere verso gli altri e intanto si intascano. – Gli esempi abbondano! La sociologia pratica è diventata certamente una industria ed anche qui gli esempi non mancano. Le massime del sociologismo avendo qualche – solo qualche – contatto con la dottrina cristiana della giustizia e della carità, pur involvendo altri ideali che tutte le verità cristiane acerbamente smentiscono, sono piuttosto semplici, sbrigative, atte al comizio, al facile consenso, al certo applauso, quasi visive, traducibili in termini di spesa quotidiana e pertanto rappresentano una via brevissima per stare al passo coi tempi! Ma si sa dove vanno i tempi? Questa terribile domanda, con quello che coinvolge, non se la rivolgono. Le esperienze dove sono arrivate, dove si sono fermate? È proprio necessario rinnegare il Cielo, la carità verso tutti, per portare benessere ai nostri simili? È proprio necessario essere rivoltosi, travolgere dighe, distruggere sacre tradizioni per rendersi utili ai nostri simili? Ma, infine, nel Santuario, al quale siamo legati da sacre promesse, tutto questo è progresso, o non piuttosto congiura per strappare agli uomini l’ultimo lembo dell’umana dignità e della speranza eterna?

3. LA NUOVA STORIOGRAFIA

     Per i colti, il progressismo ha un modo suo di rivelarsi a proposito di storia; sono progressista se giustifico Giordano Bruno, sono conservatore se lodo l’austero San Pier Damiani. Tutto qui! Ripetiamo che si parla di storiografia nell’area della produzione, che vorrebbe chiamarsi “cattolica”. Dell’altro qui non ci interessiamo. La parte maggiore della produzione – ci sono, è vero, nobili e importanti eccezioni – pare obbedisca, per essere in sintonia col progresso, ai seguenti canoni: – la società ecclesiastica è la prima causa dei guai, che hanno colpito i popoli; – la Chiesa, detta per l’occasione postcostantiniana, avrebbe fatto con continui voltafaccia, alleanza coi potentati di questo mondo per mantenersi una posizione di privilegio e di comodità; – le intenzioni impure, le più recondite e malevoli, vengono attribuite a personaggi fino a ieri ritenuti degni di ammirazione. Per questo sistema di giudizio alcuni Papi sono stati quasi radiati dalla Storia, non si sa con quale motivazione; – tutta la storia ecclesiastica fino al 1972 è stata panegirica, unilaterale, concepita con costante pregiudizio laudatorio, mentre non è che un accumulo di pleonasmi i quali hanno alterato il volto di Cristo. Questa conclusione – tutti lo vedono – costituisce il fondamento per distruggere il più possibile nella Chiesa e ridurla ad un meschino ricalco del Protestantesimo. – San Tommaso Moro, Martire, è stato messo addirittura sul piano di Lutero; – le vite dei Santi vanno riportate a dimensioni “umane” con difetti, peccati, persino delitti, mentre gli aspetti soprannaturali tendono ad essere relegati nel solaio dei miti.– Il valore della Tradizione e delle tradizioni è del tutto irriso, con evidente oltraggio alla obiettività storica, perché, se non sempre, le tradizioni che attraversano senza inquinamenti i secoli hanno sempre una causa che le ha generate. – Si potrebbe continuare. Ma non si può tacere il rovescio della medaglia: i personaggi vengono magnificati perché si sono rivoltati, perché hanno messo a posto la legittima Autorità, perché hanno avuto il coraggio di distruggere quello che altri hanno edificato, hanno rivendicato la “libertà” dell’uomo con l’indipendenza del loro pensiero, incurante della verità. Gli eretici diventano vittime, mezzi galantuomini; qualcuno ha osato parlare di una canonizzazione di Lutero. – Condannevole chi ha difeso la libertà della Chiesa, la libertà della scuola cattolica, chi ha imposto ai renitenti la disciplina ecclesiastica. Tutti sanno la sorte riservata a coloro che ancora osano salvaguardarla! Si capisce benissimo la logica interna di questo andazzo della storiografia: la santità, la penitenza, la vera povertà, il distacco dal mondo hanno sempre dato fastidio e continuano a darlo dalle tombe, come se queste non potessero mai essere chiuse. Difficile sia accolto nel club progressista chi dice bene del passato!

4. LA BIBBIA VA INTERPRETATA SOLO E LIBERAMENTE DAI BIBLISTI

     È questo un caposaldo d’obbligo del progressismo. Siamo arrivati ad una questione, o meglio ad una affermazione veramente nodale in tutta la storia del progressismo ecclesiastico moderno. Bisogna rifarsi ai fatti, i quali non cominciarono precisamente in quella seconda seduta del Vaticano secondo, nella prima Sessione, nella quale taluni gioirono, credendo che due interventi niente affatto felici avessero posto una buona volta la scure alla radice della Divina Tradizione ed avessero spianato la via alla conversione verso il Protestantesimo. Quei due interventi, consci o no di portare l’afflato di male intenzionate persone, avevano dei precedenti.  –  Eravamo presenti in mezzo a tutti gli avvenimenti e siamo ben sicuri di quello che diciamo. Da tempo, e molti atti di Pio XII ne fanno fede, il bacillo di volere interpretare la Sacra Scrittura in modo “privato”, detto “scientifico”, era entrato, pur non osando entrare nella editoria di divulgazione per la stretta vigilanza degli “Imprirnatur”. La storia è dunque assai vecchia, ma solo negli ultimi tempi è diventata di portata comune. Eccone i punti. – La filologia, la archeologia, le ricerche linguistiche, i procedimenti comparati (ad usum delphini), ma SOPRATTUTTO le svariate opinioni di tutti gli scrittori specialmente d’oltralpe, ai quali generalmente si fa credenza solo citandone il nome e il titolo (mai o quasi mai chiedendo le ragioni e vagliandole), costituiscono il vero, unico modo de facto di interpretare la Bibbia. Non importa si pronunci una parola; la pronunciamo Noi: questo è libero esame, perché sostituisce il “placitum” privato al primo vero mezzo stabilito da Dio per la interpretazione della sua natura: il Magistero.

   La parola “libero esame” viene accuratamente taciuta e continuamente applicata.

– Il complesso sopra citato, a parte che è la ripetizione di teorie propinate nel secolo scorso e sulle quali le scuole cattoliche hanno riso per più di mezzo secolo, è soggetto ad un flusso e riflusso, ad un susseguirsi di affermazioni e di smentite, ad una produzione di fantasia, che da solo non può essere, in cosa tanto grave, vera garanzia. – La ermeneutica cattolica ha sempre insegnato che la prima interpretazione delle Scritture, comparata con le Scritture e con la Divina Tradizione, riceve la autentica garanzia di certezza dal Magistero. – Se la scioltezza di interpretazione della Bibbia da ogni vincolo precostituito da Dio stesso si chiama “PROGRESSO”, ciò significa che tale progresso porta con sé alla eresia ed alla apostasia. Come è ben sovente accaduto sotto gli occhi di tutti. Ogni elemento è utile alla più adeguata interpretazione della Bibbia, certo! Ma il primo, condizionante tutti gli altri, è quello che ha determinato Iddio. Niente di più logico e di più ovvio. Non è compito di questa lettera vedere le conseguenze pratiche di tutto ciò. La materia biblica non è in fin dei conti una materia esoterica, nella quale solo gli iniziati possono entrare con perfetta riverenza e grande circospezione. Qualunque uomo, pratico di pensiero e di logica, messo dinanzi ad una protasi (puta caso una locuzione siriaca) ed una apodosi (p. e. la interpretazione di un passo di Matteo) quando la prima gli è spiegata (e non occorre molto; spesso basta un dizionario), è in grado di vedere se è valevole il rapporto di causa, di effetto affermato tra i due termini. – Non è il caso di assumere la sufficienza che il buon don Ferrante assumeva quando dissertava sulle strane parole “sostanza” ed “accidente” cavandone l’inesistenza della peste. Il che non era vero! Insistiamo sull’argomento, perché proprio qui sta un centro di tutto il fenomeno che va sotto il nome di “progressismo”.

5. LE ALLEGRE “TEOLOGIE”

         Pare che un buon progressista si debba mettere qui in fila. Ecco il fatto: si sta costruendo una teologia per ogni cosa, a proposito e a sproposito: del lavoro, dell’uomo (antropologia), della tecnica, delle comunicazioni sociali, della comunità, della morte di Dio (?), della speranza, della liberazione e della rivoluzione. Quasi tutte queste voci sono decorate di notevoli volumi. Non c’è alcun dubbio che tale proliferazione è una delle più grandi caratteristiche dei progressismo. Vediamo di capirci. –  Queste sono vere “Teologie”, anzitutto? È “Teologia” quella in cui le affermazioni sono dimostrate dalle Fonti Teologiche. Quando le affermazioni vengono basandosi sui criteri di qualunque manifestazione saggistica, non abbiamo Teologia. Avremo tutto quello che si vuole, vero o falso, ma certo non avremo Teologia. Queste Teologie, salvo in qualche parte e taluna soltanto, non sono affatto “Teologia”. Noi dobbiamo protestare contro l’abuso di un termine che la fatica dei secoli ha reso venerando e assolutamente proprio. – In secondo luogo, dovremmo porci la domanda se queste teologie contengono verità. Non è nell’intento e nell’assunto di questa nota occuparci del merito, ossia dei “contenuti” di queste teologie o sedicenti teologie. Ci limitiamo solo a fissarne alcuni caratteri comuni. – Lo schema di queste teologie segue gli stati d’animo che si vivono nel nostro tormentato secolo e pertanto hanno più un carattere di rivelazione della nostra situazione concreta che un vero contenuto oggettivo e permanente.– Difatti, puntano su assiomi cari a qualche pensatore dell’Ottocento o del Novecento. Vanno secondo il vento che tira. Il “sociologismo”, del quale abbiamo già parlato e che tiene il campo, derivando da un principio messo dal cristianissimo e devoto Mounier, di fatto si ispira al marxismo, del quale la povera gente ha già esaurito la esperienza che non ha invece ancora illuminato i suoi più o meno stanchi assertori. –  Sarebbe forse questa la “Nova Theologia”? Risentiamo ancora oggi con perfetta vivezza una voce potente, modulata magnificamente in modo oratorio, che nel Vaticano secondo si levò per chiedere – con altre cose – una “Nova Theologia”. Non potevamo vedere dal nostro posto il Padre al quale apparteneva quella magnifica voce. Sono passati più di dieci anni e non sono riuscito a capire che cosa l’Oratore intendesse propriamente per “Nova Theologia”. – Se le varie Teologie delle quali abbiamo parlato, denominandole “allegre”, sono una risposta alla domanda, bisogna dichiararsi al tutto insoddisfatti. Ma sotto il fatto, presentato come un fenomeno “caratterizzante il progressismo”, c’è ben altro e ben più importante:

C’è la valutazione negativa di tutta la Teologia fino al 1962.

E questo è grave. Infatti. La Teologia ha condotto per tanti secoli questo grande lavoro. Ha preso da tutte le Fonti autentiche il pensiero della Rivelazione Divina e, senza forzature o deformazioni (parliamo del filone, non dei cantanti extra chorum), le ha messe insieme pazientemente, riducendole in formule accessibili all’indagine del nostro pensiero. Lavoro paziente di ricerca, di accostamento, di sintesi. A tutto ha dato un ordine che fosse più scorrevole per la logica dell’apprendimento umano. Niente ha accolto che non fosse secondo la mente delle Fonti. Questo lavoro immenso e prezioso si chiama “istituzionalizzazione”. Tutto quello che documentatamente raccolto ha cercato di penetrare, aiutandosi coi principi del buon senso umano, nella misura in cui era consono alle Fonti o addirittura derivato da esse, tutto questo costituisce la parte “speculativa” della Teologia, senza della quale la parte sopra descritta (positiva) non aprirebbe sufficientemente il suo significato all’intelligenza umana. Intendiamoci bene: non ha accolto le filosofie transeunti, ma il buon senso umano, quello assunto da Dio stesso nell’atto di calare la Sua Rivelazione nelle forme concettuali a noi solite. – Ed ecco la finale interessante: tutto questo, per la serietà del procedimento, ossia del metodo, non permette di fare quello che si vuole, quello che comoda, quello che mette a vento secondo le mode transeunti. Per questo la Teologia speculativa è venuta a noia; meglio è dilettarsi sulle “variazioni” estranee al metodo. Tutto ciò è in odio alla Teologia. Non dunque “Nova Theologia”, ma “anatematizzata Teologia”. La Teologia, occupandosi del pensiero da Dio comunicato agli uomini, ha da camminare fino alla fine dei tempi e solo così compirà la sua missione. Vi sono in essa filoni ancora inesplorati, che possono dare ansa al genio di molti Santi Tommaso d’Aquino. Ben vengano, ma sarà una cosa seria! La questione sarà chiarita da quanto stiamo per dire al numero seguente.

6. ACCOGLIERE ED IMPARENTARSI QUANTO È POSSIBILE CON TUTTE LE VARIE FILOSOFIE

   Altro appannaggio che assicura la qualifica ambita di “progressista”. Un principio decantato in tutti i modi dal progressismo è quello di accogliere tutto il pensiero via via fluente, cercare di adeguare a quello il Messaggio Cristiano e, se occorre, fare secondo quello, via via, una reinterpretazione della Rivelazione divina. – Chi non accede a questo punto di vista è un trito conservatore, un vecchio inutile rudere, al quale nessuna persona colta crederà più. Abbiamo detto il fatto in forma assolutamente cruda; molti, che amano essere progressisti, un punto di vista del genere amano presentarlo in dosi variabili, anche omeopatiche, si da permettere sempre una tempestiva ritirata strategica. – Guardiamo bene in faccia questa faccenda. – Il pensiero umano cambia, si dice. Meglio: cambia il pensiero accademico a seconda degli idoli del momento. Fuori della professione filosofica ed intellettuale etichettata, continua a vivere bene o male il buon senso umano.

Vero però che gli strumenti della cultura si orientano secondo i “piaciuta” di moda e così influenzano molti spiriti e molti avvenimenti, come accade nel nostro tempo per i metodi hegeliano e freudiano dopo che i loro autori sono sconosciuti ai più e sono, comunque, morti. – Accettare qualunque pensiero umano, spesso contraddittorio, significa qualcosa di più che cambiare testa, ma significa soprattutto non credere alla esistenza della verità. Se questa oggi è bianca, domani è nera, vuol dire che non esiste. La conseguenza logica è patente: se si deve aggiustare sempre la Parola di Dio a seconda di questo cangiante scenario, si accetta che non esiste la verità, la Rivelazione, Dio. La consequenzialità è tremenda, ma non la si sfugge. – Lo stesso vale per la reinterpretazione del dogma. Il progressismo qui accetta il relativismo. Che cosa si può più difendere nella Fede? È distrutto tutto. Non eresia, ma anche apostasia! Con tutto questo non si esclude affatto, che le diverse e contraddittorie manifestazioni del pensiero possano avere qualche parte od aspetto immune dalla sua interna logica distruttiva e pertanto accettabile, che taluni aspetti vengano illuminati, che talune stimolazioni siano afferenti. Tanto meno si esclude che il messaggio evangelico vada presentato in modo comprensibile agli uomini del proprio tempo, usando con la dovuta cautela, il suo linguaggio ed i suoi mezzi espressivi. – La parentela tra il progressismo ed il relativismo, ossia il modernismo condannato, è una parentela troppo vergognosa per gloriarsene.

7. IL RIFIUTO DELLA APOLOGETICA

   Siamo sempre nel bagaglio che autorizza ad essere progressisti. Le premesse della Fede (Apologetica) non si dimostrano più. La ragione? È stata già detta e scende logica dalle sue premesse: abbiamo visto che il “progressismo” accetta il “relativismo” (anche quando smentisce, nei suoi più pavidi e i meno aperti cultori). Abbiamo visto che per questo non esiste verità obiettiva. Dobbiamo dedurne che la questione della Fede è una mera questione di fede devozionale, insufflata dal sentimento (modernismo); che c’è dunque da dimostrare? Niente! Difatti, in campo biblico si mette in dubbio o il testo qualunque o il significato che la Chiesa (Magistero) gli ha sempre attribuito, si mette in dubbio la storicità dei Vangeli, della Resurrezione di Cristo non occorre dimostrare queste cose. La Fede viene bene e la si tiene; è inutile cercare degli elementi di prova.   Non vale che nessun libro storico della antichità abbia dimostrazioni di critica esterna e interna, quale hanno i libri della Bibbia. Queste cose non servono più. Abbiamo visto e vediamo tuttora tanta gente tornare a Dio, solo perché è possibile dare una dimostrazione scientifica, poniamo del Vangelo di Matteo. Ma bisogna rinnegare anche questa onesta capacità che il Vangelo di Matteo – come gli altri – ha di farsi precedere dalla più rigorosa documentazione della sua autenticità. Questo è il progressismo. Molti anni innanzi non riuscivamo a capire perché uno scrittore di non troppa vaglia non volesse sentir parlare di “apologetica”; ora abbiamo capito. Ma non che lui lo sapesse, non era da tanto; era manovrato da chi, tacendo, lo sapeva. – Molti che nella più perfetta buona fede hanno dato un certo ordine nuovo alle materie teologiche da studiare, ordine al quale mai abbiamo consentito, non sapevano di eseguire un comando del modernismo latente sotto la cenere. Il silenzio in fatto di Apologetica, che si sente tutto intorno, le meraviglie sincere espresse a chi ritiene sempre necessaria la Apologetica, il fingere di ignorare la sequela logica dei “perché” della mente degli uomini, indica fin dove è entrato il modernismo anche in uomini integerrimi ed onesti. Si guardi bene e, soprattutto, si lasci da parte l’inutile erudizione, usando la propria testa, e si vedrà che tutto il progressismo è venato di modernismo. – Forse il rifiuto della Apologetica ne è la manifestazione più rivelatrice. Citare, sì; ragionare, no! Perché la ragione e il suo valore non potevano venire accolti dal modernista. Ci voleva poi tanto a capirlo?

8. LA RIABILITAZIONE DEGLI ERETICI

       Qui c’è la larghezza di cuore del progressismo. Abbiamo già ricordato, al n. 3, la trovata di chi ha proposto la canonizzazione di Lutero. Ma c’è altro: i colpiti dagli anatemi del passato riscuotono una notevole simpatia ed hanno molti avvocati difensori, per lo meno in cerca di attenuanti.

Giordano Bruno, ad esempio, in talune riviste riemerge dalle ceneri con l’aria di dire: “mi avete fatto aspettare quattro secoli, ma ce l’ho fatta”. Gli scritti di autori protestanti, che dovrebbero essere all’Indice in forza del canone 1399, sono citati abitualmente al posto di Sant’Agostino e di San Tommaso. – L’euforia più entusiasta accoglie tutti quelli che sono stati colpiti da censure canoniche, mai come oggi, meritate. Ma, è normale tutto questo? I figli che elogiano in casa quelli che hanno fatto andare in rovina i vecchi, che tengono bordone coi persecutori dei propri parenti, si chiamano “degeneri”. – Evidentemente, la capacità logica di distinguere tra la divina istituzione della Chiesa e gli uomini che la conducono fa al tutto difetto. Ma l’intendimento sotterraneo non è poi tanto invisibile. Si innalzano le presunte vittime del Magistero Ecclesiastico, per colpire il Magistero Ecclesiastico; si magnificano i distruttori della disciplina ecclesiastica per umiliare quella Gerarchia, che tutela la stessa disciplina. – Agli eretici ed ai ribelli consiglieremmo di non fidarsi troppo di tali contorti amici. Molti errori si affermano, si difendono, si divulgano, non tanto per se stessi, ma solo per far dispetto a qualcuno. Essi sono semplicemente lo sfogo delle più bambinesche passioni umane. Tutto fa brodo e, elogiando un po’ i ribelli, sostenendo un po’ gli sbandati, rivoltando le cose a modo proprio, si fanno le vendette, si manifestano le invidie, si rendono noti i disappunti di quelli che credono di non esser potuti “arrivare”; soprattutto, nella gran fiera, si fanno meglio i propri comodi. I peggiori! – Le condanne ci sono, eccome, ma sono, in via storica, per coloro che nel passato hanno tenuto duro e fatto il loro dovere e per quelli che oggi, rendendosi conto della confusione e del regresso spirituale, vorrebbero fermarne le cause. Si direbbe che i Santi appartengano al passato e gli eretici al futuro: è un pericoloso paradosso.

9. LA INDISCIPLINA ENDEMICA

     Cova dappertutto, la paura, la timidezza, le compromissioni trovano seguaci, difensori tutori dappertutto. Per tale motivo abbiamo usato la parola “endemica”. Chi dimostra questo in modo sbarazzino ha diritto al titolo. Guardiamo bene in faccia la triste realtà; essa sembra avere tali coordinate, tali ritmi da doversi ritenere che risponda ad un piano diabolicamente congegnato. C’è infatti una tale logica nella successione degli atti o manifestazioni di questa indisciplina che bisogna pensare ad un disegno preciso ed intelligente. – In un primo momento, si è gettata una confusione nel campo delle idee. Ricordo la reazione isterica di un personaggio del quale un dipendente era stato multato da altri di “neo-modernismo”! A ragione. In un secondo momento, dopo aver gettato la confusione nella Fede, fondamento di tutto, si è aggredita la morale, per rendere nulla la norma e lasciare libertà di espressione ad ogni atto umano. – A questo punto, si sono attaccati gli elementi esterni che “tenevano insieme la compagine ecclesiastica del Clero”: abito, seminari, studi, con una confusione estrosissima di iniziative culturali innumerevoli. – Poi, si è immessa l’idea sociologistica del paradiso in terra al posto del Cielo, della rivoluzione permanente invece della pace e si è dato un valore simbolico agli atti di culto verso un Signore ormai confinato nelle nebbie. – Si è discusso del celibato sacerdotale, anche da maestri, ignorando che la Chiesa non era stata più in grado – almeno questo! – di migliorare e fare avanzare i popoli dove il celibato era abolito. – Ultimo e permanente ritrovato: discutere su cose certe, come se non lo fossero, e non lo fossero da Gesù Cristo. Non tutti sono arrivati in fondo, molti sono arroccati senza aver un’idea delle conseguenze sugli stati intermedi, altri hanno di pari passo saltato tutto e tutti. Al di sotto, resta ancora il popolo, che è buono e al quale pensa Dio evidentemente. Si moltiplicano gli slogans, non si insegna il catechismo; si parla di pastorale e si disertano gradatamente tutti i ministeri; si parla della Parola di Dio e si insegna tranquillamente che è quasi tutta una fiaba, si disserta della vicinanza con Dio e si irride o la si tratta come se fosse risibile, la Santissima Eucarestia. Almeno in pratica. Tutto questo è progresso!

10. LA BASSA QUOTA

   Fin qui, non lo nego, ho raccolto le posizioni mentali e pratiche alle quali si fa l’onore di attribuire il termine “progressismo”. Si tratta di quelle piuttosto intellettuali. E l’ho fatto coscientemente, perché il rimanente, specie per mezzo della comunicazione sociale, discende da quello che in un modo o nell’altro sta al piano superiore dell’esperienza intellettuale. Ma c’è un “modo di agire” più semplice, più “pop”, che forma il loggione per il palcoscenico descritto sopra, che costituisce il codazzo confuso e sparpagliato del corteo. In tale codazzo stanno tutti coloro che leggono a vanvera o credono di capire o non hanno senso critico per giudicare. Va da sé che la maggior parte delle cose pubblicate in campo cattolico cercano di tingersi secondo quello che piace al “progressismo”. – Ed ecco. Nel Clero la tessera del progressismo è l’abito, borghese naturalmente, o camuffato in modo tale da crearne la impressione. La norma italiana permette il clergyman, ma ha chiaramente detto che l’abito “normale” è la talare. Forma e colore: due cose che per l’Italia sono ben poco rispettate. Chi porta la talare sta fuori del progresso. Invece la talare, “difesa dalla norma di Legge come abito normale”, permette di non perdersi mai nella massa, di restare in evidenza, di costituire una testimonianza di sacralità e di coraggio. Su questo punto credo dovrò ritornare. Infatti, in questo momento, il pericolo più grave per il clero è quello di SCOMPARIRE. [oggi in effetti il vero clero è davvero già quasi tutto scomparso … tranne qualche sparuto ottuagenario! – n.d.r.]

Sta scomparendo, perché tutto ormai non s’accorge nel mondo ufficiale, della cultura, della politica, dell’arte, che ci siamo anche noi. Tra noi si arriva anche al punto di proclamare che non c’è più il “cristianesimo”. –  Forse che non è indicativo il Referendum sul divorzio? Ho l’impressione che quasi nessuno si sia provato a studiare il nesso tra l’esito del Referendum e l’abito del prete, tra il Referendum e la pratica distruzione in gran parte d’Italia dell’Azione Cattolica. So benissimo che il popolo ha ancora la Fede nel fondo del suo cuore e la rinverdisce ad ogni spinta, ma tutto il livore anticlericale e massonico che si è impadronito di quasi tutti i mezzi di espressione fa credere il contrario, agisce come se la Chiesa fosse morta (il che è tutt’altro che vero!); ma sono molti di casa nostra che danno mano a tutto questo. – Amare la promiscuità, tinteggiarsi di mondanità, discutere la legittima Autorità e Cristo che l’ha costituita, costituisce BENEMERENZA PROGRESSISTA. – Andare a Taizé, invece che a Lourdes o a Roma, costituisce progressismo, mentre si va ad uno dei più grandi equivoci religiosi del secolo. – Animare gruppi “detti magari di spiritualità” (parola della quale si potrebbe dire come “montes a movendo, tanquam lucus a lucendo e canonicus a canendo”), nei quali ci si infischia soprattutto del parroco e del Vescovo e del Papa, costituisce una delle più soddisfacenti esercitazioni del progressismo. Invitare persone discusse, dubbie nella Fede, dubbie nella disciplina, permette l’acquisire li sorriso compiacente di quanti amano classificarsi progressisti. –  Soprattutto: chi parla più tra costoro di santità, di ascetica, di mortificazione, di dedizioni senza plausi sospetti? Chi accetta la povertà, quella alla quale ci lega il nostro dovere, non ostentata, ma praticata? Nella Diocesi di Genova si sono salvati Altari e Tabernacoli, ma si deve lavorare molto per riportare tutto e tutti al vero culto della SS. Eucarestia. Quanto si parla della Santissima Vergine? – Recentemente, si sono dette pubblicamente delle bestemmie autentiche contro la Santissima Madre del Signore e nostra e – che si sappia – nessuno di quelli che le hanno ascoltate ha reagito.

Al posto delle Associazioni, possono sorgere gruppi, che non impegnano nessuno, per parlare ai quali non occorre prepararsi, ma dei quali è sufficiente accarezzare le debolezze, magari ammannendo discussioni sul sesso. Dov’è andato a finire per taluni il discorso sulla purezza e sulla modestia? Non se ne parla perché, orribile a dirsi, si ha vergogna di Dio! Ecco il progressismo “pop”, da pochi soldi, ma dalle molte colpe. – Questo discorso non è affatto finito, perché si rivolge ad un fatto che tenta di mettere al posto del sacrificio, richiestoci da Dio, il nostro comodo, il nostro piacere, la nostra anarchica indipendenza. La via dell’Inferno.

CONCLUSIONE

     Abbiamo parlato del “progressismo”, non del “progresso”. Il primo cammina a grandi passi, quando non c’è già arrivato, verso l’eresia, lo scisma, l’apostasia, la scollatura di tutto. Il secondo va rispettato come è sempre stato rispettato, nelle sue leggi fisiologiche, che rinnovano l’organismo, ma non lo alterano, né lo distruggono. – La parola “progresso” va difesa dalla contaminazione con la parola “progressismo”. Il progressismo è una accolta di perversioni, di errori e di viltà. Il progresso è un segno di vita degli spiriti migliori.

                                                                     S.S. GREGORIO XVII

 

Gregorio XVII cardinal Siri – 4 articoli

Gregorio XVII, G. Siri

4 articoli

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Articolo 1:

Poteva il cardinale Siri essere il Papa?

     In uno dei suoi scritti, il principe Scortesco, cugino tedesco del principe Borghese, presidente del Conclave che elesse Montini al Sommo Pontificato, ha redatto le seguenti informazioni a riguardo del Conclave del 21 giugno 1963: “Durante il Conclave, un cardinale ha lasciato la Cappella Sistina, ha incontrato i rappresentanti del B’nai – B’rith, che, mentre i cardinali  si accingevano ad annunciare l’elezione del cardinale Siri, hanno minacciato l’esacerbazione delle persecuzioni contro la Chiesa. Tornando al Conclave, egli fece in modo che fosse eletto Montini. ”

Nel corso di una visita a Monsieur de la Franquerie, nel novembre 1984, con il mio amico François Dallais, abbiamo parlato di nuovo di questo grave problema. Monsieur de La Franquerie, nel 1963, era in contatto permanente con numerosi prelati romani, e lui ci ha confermato di aver sentito parlare in modo confidenziale, di questo avvenimento, diverse persone delle quali ci si potesse fidare per essere ben a conoscenza di questi fatti. – Abbiamo deciso così, al fine di alleviare la nostra coscienza, di vedere il Cardinale Siri a Genova. Poiché Monsieur de la Franquerie aveva già avuto la possibilità di vederlo in passato nel corso di piacevoli conversazioni avute con lui, gli scrisse per chiedere un incontro, incontro che il Cardinale ci concesse il Venerdì dopo l’Ascensione, del 1985. – Pertanto, il 17 maggio del 1985, ci siamo incontrati insieme a casa mia a Lione, Monsieur de la Franquerie, e François Dallais. La serata è stata meravigliosa. Ammetto che io sono sensibile al fascino dell’antica Francia, e con il nostro caro marchese, abbiamo trascorso, fino alle ore molto avanzate della notte, momenti indimenticabili ascoltando i suoi ricordi di una vita piena e feconda. Nei suoi ricordi di Monsignor [Paul] Jouin, del maresciallo Pétain o di Pio XII, Monsieur de la Franquerie è incantevole ed appassionato. – Il giorno seguente ci siamo recati di buon mattino a Genova dove il cardinale ci aspettava per le dieci concedendoci un incontro durato più di due ore. Siamo stati accolti con molta attenzione nello splendido palazzo vescovile di Genova. Il Cardinale, che parla francese molto bene, è stato molto cordiale, attento, e di una cortesia propria di persone che sono sì grandi per la loro funzione, ma ancora più per il loro cuore. Ha avuto luogo un dialogo tra queste persone rispettabili, con un linguaggio diplomatico che non conoscevo, e che possiede un fascino ed una delicatezza derivante da una formazione secolare che purtroppo oggi non esiste più. – Si è discusso di diversi problemi attuali e del passato, dei quali non parleremo qui. La nostra più viva intenzione, come d’accordo la sera prima, è stata quello di indagare, innanzitutto, in merito al Cardinal Tisserant per sapere se fosse veramente uscito dal conclave. Quando abbiamo ricordato questo fatto, la reazione del cardinale Siri è stata chiara, precisa, ferma, ed indiscutibile: “No, nessuno ha lasciato il Conclave!” Egli poteva dare solo testimonianza di ciò che aveva visto, ma non di quello che potesse essere accaduto mentre dormiva, oppure si fosse verificato dietro alle sue spalle. Ma ciò che ha allertato la nostra attenzione è stata questa sua fermezza, questo NO categorico del Cardinale. – Alcuni istanti dopo, quando gli abbiamo chiesto se fosse stato eletto Papa, la sua reazione è stata completamente diversa. Ha iniziato col rimanere in silenzio per un lungo periodo di tempo, poi alzando gli occhi al cielo, con una smorfia di sofferenza e di dolore, unite le mani, ha detto, soppesando ogni parola con gravità: “Io sono legato dal segreto” Poi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, ha detto ancora: “Io sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Avrei libri da scrivere sui diversi conclavi. Si sono verificate cose molto gravi … ma posso dire nulla. ” – Ci chiediamo a questo proposito. Se non fosse stato eletto Papa, egli avrebbe risposto con altrettanta prontezza e fermezza, così come aveva risposto alla domanda precedente. Che era stato eletto, non poteva dirlo, poiché era vincolato dal segreto; poiché egli non poteva mentire, ecco che si rifugiava dietro questo segreto. – In realtà, qualcuno tra i miei amici fidati, che lo conosce molto bene, mi ha assicurato che il cardinale gli aveva riferito di essere era stato eletto due volte Papa: al posto di Paolo VI e poi di Wojtyla. La prima volta pare che egli si era rifiutato, la seconda volta che fosse stato costretto a rifiutare sotto la minacciata pressione di uno scisma! – Eravamo tre testimoni, e siamo rimasti molto turbati, ma praticamente convinti della sua elezione. – Ed ora si impongono delle domande molto serie, alle quali dover rispondere: egli si è dimesso? È stato costretto a dimettersi? Che dire di queste elezioni? Quali pesanti segreti pesano su di lui? –  Durante l’ultimo Sinodo, è rimasto alcune ore alla sinistra della cappella. Nonostante la sua età avanzata ed il fatto che avesse superato i 75 anni, non ha dato le sue dimissioni, e non gli è stato mai chiesto di farlo [a partire da questa pubblicazione nel luglio 1986]. – E ora? Lasciamo agli storici ed ai teologi l’incombenza di studiare a fondo le questioni inerenti l’ultima Cardinale nominato da Pio XII e rispondere ad esse. Noi abbiamo voluto semplicemente lasciare questo grave testimonianza.

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2 Articolo

 Durante “L’elezione del Romano Pontefice” Siri parla di “forze esterne” che hanno cercato di influenzare il conclave.

L’ELEZIONE DEL ROMANO PONTEFICE

del: Cardinale Giuseppe Siri

Pubblicazione originale in RENOVATIO VII (1972), inst. 2, pp. 155-156

da: “Il Dovere Dell’Ortodossia”

 

Molti, troppi, hanno parlato a proposito e più spesso, a sproposito sulle future elezioni del Romano Pontefice, in particolare, in merito alla legge che regola il conclave. E’ evidente che essi hanno cercato di esercitare una pressione assolutamente impropria, circa l’adozione di criteri nuovi e molto discutibili nell’elezione papale. La questione è estremamente grave, e così la nostra rivista si sente in dovere di discutere. – Chiunque voglia proporre la questione della riforma del Conclave deve sapere che questa ricade unicamente sotto la suprema Autorità della Chiesa, e che eventuali interlocutori, al momento di proporre riforme, devono quindi sempre prendere in considerazione questo principio. – Rivediamo l’aspetto centrale teologico. Il Concilio Vaticano I, nel canone, che segue il capitolo 2 della “Pastor Aeternus” , così recita: «Si quis ergo dixerit non esse ex ipsius Christi Domini institutione seu diritto divino ut beatus Petrus in primatu eccellente universam perpetuos Ecclesiam habeat Successores, aut Romanum Pontificem non esse beati PETRI in eodem primatu successorem, sit anatema »(DS 3058) (Se, poi, qualcuno dirà che non per è l’istituzione di Cristo, il Signore stesso, o per diritto divino, che il Beato Pietro ha perpetui successori nel primato sulla Chiesa universale, oppure che il Romano Pontefice, non è il successore del Beato Pietro nel medesimo primato: sia anatema). Ciò significa che la successione di Pietro è la prerogativa del vescovo di Roma. Se la successione è la prerogativa del vescovo di Roma, e non di un altro, ciò significa che vi è legame assoluto tra l’episcopato romano e la successione petrina. Pertanto si deve logicamente e necessariamente dedurre che il Papa è tale perché è il vescovo di Roma. Questo legame di causalità tra l’episcopato romano e la successione petrina diventa più chiaro se si legge l’intero citato secondo capitolo della Costituzione (DS 3057); diventa ancor più chiaro quando si osserva tutta la Tradizione, in particolare la tradizione primitiva, quella che beneficia con immediatezza e certezza delle disposizioni adottate dal principe degli apostoli. Infatti Clemente I (I secolo) interviene con forza nella Chiesa di Corinto, con una lunga e solenne lettera, mentre l’apostolo Giovanni è ancora in vita e geograficamente più vicino, a nome della Chiesa di Roma. E’ evidente che intende dedurre, dalla sua sede episcopale, il potere di badare alla lontana chiesa di Corinto, su cui poteva intervenire solo come Pastore universale, essendo Corinto ben fuori dalla giurisdizione romana. I due grandi testimoni dell’età molto antica, Ignazio di Antiochia e Ireneo, nei testi noti, usano lo stesso linguaggio di Clemente. – Detto questo, è difficile capire come si possa teologicamente sostenere una tesi diversa circa la supremazia nella Chiesa Episcopale della sede romana, o ragionevolmente negare che il Romano possa attribuirsi il titolo legale della successione a Pietro. – Chiarito l’aspetto fondamentale teologico, non è affatto inutile considerare la logica che Cristo ha messo dentro la sua Chiesa. C’è un Primate; ci sono Vescovi successori degli Apostoli, che sono tali per diritto divino, nel quadro della cattolicità del collegio e del diritto del Primate. Cellule costitutive della Chiesa sono le singole chiese locali, guidati da un successore degli Apostoli. Tutti i fedeli appartengono alla Chiesa, ma la ragione immediata per la sua unità e cattolicità risiede nelle Chiese particolari sotto l’autorità di Pietro. L’errore fatto da molti, che si è chiaramente testimoniato nelle diatribe recenti come non ortodosso nell’ambito della «Lex fundamentalis,» è proprio quello di assimilare la Costituzione divina della Chiesa ad una qualsiasi costituzione politica dello Stato. La prima è assolutamente unica ed inimitabile, così come le altre cose nella Chiesa. Appare quindi chiaro il motivo per cui Cristo ha affidato il Primato a Pietro, e perché quest’ultimo ha esercitato ed ha lasciato in eredità ai suoi successori, come Vescovo di una cellula, designato della Chiesa, la diocesi di Roma. – Per quel posto, non può emergere nessuna idea di costituzione democratica o federalista, poiché la questione dell’elezione del Romano Pontefice si pone teologicamente e giuridicamente. È la Chiesa romana che deve eleggere il suo Vescovo. Non si può lasciare fuori l’aspetto pratico della questione, un aspetto che per sua natura appartiene alla storia. – La legge del conclave, emanata da Nicola II nel 1059, pose fine alla questione, che aveva determinato un’agonia a volte umiliante, per un migliaio di anni, riservando il diritto di elezione esclusivamente ai Cardinali. Si noti che i cardinali, in quanto tali, appartengono alla Chiesa di Roma e solo ad essa, come i suoi Vescovi suburbicari, sacerdoti e diaconi. La ragione teologica della riforma, necessaria e inevitabile di Nicola II, era perfettamente rispettata. – La legge del Conclave si basa su due cardini: il diritto esclusivo del Sacro Collegio, e la “clausura” (segregazione). Quest’ultimo non è stato subito evidenziato: è arrivato in un secondo momento per soddisfare situazioni di evidenti e gravi necessità. Le due cerniere si sostengono l’un l’altra. E’ ovvio che l’elezione, affidata ad un corpo elettorale troppo ampio, si sarebbe, umanamente parlando, rivelata più difficile e facilmente influenzabile, offrendo quindi una garanzia minore di ragionevolezza e di corrispondenza agli interessi supremi della Chiesa. Solo con un gruppo di uomini, accuratamente selezionati, è possibile che nella scheda elettorale prevalga, per quanto umanamente possibile, il criterio del vero bene. La “segregazione” del Conclave è ancora più necessaria; con mezzi moderni, con la moderna tecnologia soprattutto, senza una separazione assoluta, non sarebbe possibile salvare un’elezione dalla pressione di ingerenze esterne. Oggi le superpotenze (e quelle meno potenti allo stesso modo) hanno un eccessivo interesse ad avere dalla loro parte, attraverso condiscendenza o debolezza, la più alta Autorità morale del mondo, e … potrebbero fare tutto quello che sono così bravi a fare. Le pressioni nel rovesciare la sostanza della legge del Conclave, potrebbe essere guidate dalla volontà di ottenere proprio questo risultato.

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3) Articolo 3:

In “La Roccia” (1967), “Siri” fa velate allusioni al Papato in Eclissi

(LA ROCCIA)

del Cardinale Giuseppe Siri,

da: “Il Dovere Dell’Ortodossia” Pag. 6. in RENOVATIO II (1967), fasc. 2, pp. 183-184

 

Nel Vangelo di Matteo (16,18), la “roccia”, non è solo una persona, ma anche una “istituzione”.

La Chiesa, fondata da Cristo su quella “roccia”- Pietro, appare chiaramente (nel citato Vangelo) acquisire solidità, stabilità, indefettibilità. – Il legame tra la fermezza della “roccia” – Pietro – e la fermezza della Chiesa appare assolutamente fuori discussione, e non si può fare alcuna inferenza indebita, qualificando la Chiesa stessa come “roccia” (la roccia). – Ora noi parliamo di questa roccia come Cristo vuole. Ciò premesso, cisonomolte considerazioni importanti da fare. – La Chiesa fornisce la sicurezza, perché è la “roccia” compatta, e non fatta di sabbia. Si tratta di un significato che va oltre il senso materiale della metafora: infatti le rocce della terra si sbriciolano nel tempo, a causa degli effetti degli elementi. Questa “roccia” invece non potrà mai crollare, né fiocco, dato che la sua solidità è garantita nel testo di Matteo, fino alla fine dei tempi. La “roccia” rimane e nessuno può graffiarla, implicato com’è in un’impresa divina. Ma a volte alcuni uomini possono prendere da altri la visione della roccia. Altre cose possono essere fatte per “apparire” come la roccia, altre cose che possono apparire a tutti come tale. La distinzione è una sola e profonda: anche se gli errori di questi uomini sono in grado di velarne la realtà (verità), essi non possono distruggerla. La domanda, facile per tutti, che si presenta è quella della visibilità della roccia. Se poi si dovessero verificare delle situazioni, per cui certi uomini assumono la visibilità della “roccia” (rock) nella Chiesa, le conseguenze sarebbero gravi. Coloro che convertono alla Chiesa, convertono perché sono convinti di aver trovato la “roccia” , non dubitano, non hanno esitazioni, contraddizioni o anarchia dottrinale. Una converte quando sa che la sua speranza non è vana. Se si togliere la visibilità della “roccia” : che cosa succede? – È necessario che la “roccia” (roccia) rimanga visibile nella sua unità e la sua invulnerabilità.    Forse è meglio che noi usciamo dalla metafora per un momento. Qui ci sono gli elementi per cui la Chiesa può essere, nel suo significato pieno e puro, considerata la “roccia” . Essa ha per capo e garante divino Gesù Cristo. Egli ha assegnato a lei i quattro segni distintivi citati nel Credo di Nicea. – Essa (la Chiesa) ha legittima e sicura efficacia sacramentale. – Ha capacità di conciliare, una distinzione che non può essere trascurata (o omessa) tra la verità acquisita con certezza e l’ipotesi, l’opinione, la ricerca sempre gratuita. In sintesi, perché Essa (la Chiesa) gestisce una Magistero infallibile.

Il Magistero infallibile è legato alla struttura gerarchica della Chiesa. E’ per questo motivo che chi non vede la Gerarchia, non vede la “roccia”. Perde anziché acquisire facilmente la sicurezza.

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4) Articolo 4:

In “ L’ora di Pietro”, Siri parla delle Vere e delle false teologie, droghe ed allocinogeni

(L’Ora di Pietro)

del Cardinale Giuseppe Siri

[da “Il Dovere Dell’Ortodossia” Pag. 33 pubblicato in originale in RENOVATIO V (1970), fasc. 3, pp. 325-326]

Quanti scritti sulla Religione e sul Cristianesimo vengono automaticamente etichettati come teologici. Eppure raramente essi meritano questo titolo, perché la teologia non si fonda unicamente su una base culturale o sull’istruzione, ma piuttosto su di un cristallo trasparente, coerente, su di un metodo coerente, fedele al pensiero della Chiesa vissuto all’interno della Chiesa. È questa connessione precisa e vincolante con la Chiesa che determina la qualità del teologo. – Una folla errante ci porta verso il buio. Noi non diciamo che sono tutti decadenti o ignoranti. Probabilmente non sono sempre in malafede, ma è sicuro che ci portano verso il buio, non certo verso la luce. Hanno oscurato Dio e tra loro ci sono molti che pretendono di mostrarsi come il sostituto di Dio. –  Essi hanno -non i veri teologi-, ma piuttosto gli altri, oscurato e offuscato la Chiesa. Essi attualmente credono che, se l’umanità rifiuta ciò che è reale, possano sostituirla col mettere al suo posto un’immagine idealizzata e sfuggente. Il divino – o più esattamente – questa forma superiore di umanità, vivendo in un tempo come il presente è ancora da soddisfare. Questa comunità non ammette alcuna autorità, che non venga dalla mente di qualche (super) uomo superiore e che poi lo serva. Non si parla più della verità; si accetta come valido solo la singolare opera di Marx: non si parla più di ortodossia, ma piuttosto di un incremento nella prassi. Perché meraviglia allora che alcuni apertamente negano che il Magistero si estenda anche alla verità della morale comune? Questi sono errori da bambini, non da pensatori (filosofi)! Per essere tali, si deve solo dire poco diversamente da ciò che è necessario in una categoria più grande e più elevata, di ciò che necessita per arrivare ad una visione globale della Chiesa, che non è da intendersi come il Regno di Dio, ma piuttosto solo come la coscienza automatica di un essere umano in cui Dio è presente solo nella misura in cui l’uomo ha una dimensione infinita. Il divenire della storia è il divenire di Dio! – Chiesa, Magistero, Papa, Gerarchia, tradizione morale, il celibato, tutto condannato e destinato al falò. E anche se qualcuno non riesce ad ammetterlo, o non comprende la logica di quello che dice, sarà obbligato ad ammettere che, nel cuore di questo falò c’è DIO. Ora si capisce perché gli ideali dell’uomo bruciano tutto in questo grande falò, che sempre coinvolge verità superiori, verità che vengono sostituite da droghe e allucinogeni.  –  Questo fatto è sorprendente. La malattia è a tale punto che addirittura un rappresentante della “nuova teologia” sostiene che ogni pensiero è ortodosso, se si considera all’interno dei propri valori. Ma al di sopra ci sono le persone buone e fedeli che sperano di essere in grado di nutrire la loro fede con chiarezza e semplicità. Sanno cosa vuol dire soffrire e per questo si affidano alla speranza. Avvertono i frutti di odio e per questo chiedono solo amore: ma non devono andare a fonti inquinate. Queste fonti inquinate sono serbatoi oramai esauriti. – Basta con questi predicatori. E’ al Magistero che dobbiamo rivolgerci oggi e i teologi non possono considerare se stessi come fonti genuine, a meno che non si sottomettono ad esso, lo traducano nei fatti e lo salvaguardino. E’ certo che esistano buoni teologi: che Dio aumenti la forza della loro voce nello splendore della loro obbedienza. Ma dove è il Magistero, dove è totalmente sicuro? La Chiesa può senza dubbio insegnare infallibilmente, ma può farlo solo se è con Pietro! – È pertanto necessario ritornare al centro, l’alternativa a questo è la demolizione di tutto, compreso l’uomo. Allora? Questa è l’ora di Pietro!

 

Papa GREGORIO XVII: Difesa del Santo Padre

Papa Gregorio XVII :

Difesa del cardinale Siri

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“Il Cardinale Siri”, fotografato negli ultimi mesi della sua vita.

   Nella sua Diocesi fu consentita una relativa autonomia affinché tacesse sui vari Conclavi. Il giornale “Remnant” ha riferito che le chiese di Genova sono rimaste inalterate fino al 1989, nella stessa condizione in cui si trovavano nel 1940 (con sacerdoti cioè che offrono Messa di fronte agli altari, “coram Deo”, senza tavoli conciliari in vista). “Siri” è stato l’Arcivescovo di Genova, rimasto in attività fino all’età di 81 anni, cioè molto tempo dopo l’età obbligatoria della “pensione”, normalmente imposta ai Vescovi diocesani, di 75 anni, dalla nuova “Chiesa”. Ma dopo la concessione di un colloquio a Louis H. Remy, concernente la sua elezione del 1963, “Siri” fu costretto al ritiro. Un anno e nove mesi più tardi, improvvisamente moriva.

La profezia di Premol (5 ° secolo):. “… E vedo il Re di Roma che, con la sua Croce e la sua tiara, scuotendo la polvere si toglie le scarpe, si affretta nella sua fuga verso altri lidi della tua Chiesa, o Signore, lacerato dai suoi stessi figli: un campo è fedele al Pontefice in fuga, l’altro è soggetto al nuovo governo di Roma che ha rigettato la Tiara. Ma Dio Onnipotente, nella sua misericordia, pone fine a questa confusione e inizierà una nuova età avrà inizio. Poi, lo Spirito ha detto che questo è l’inizio della fine dei tempi. ” – “L’apostasia della città di Roma da parte del vicario di Cristo e la sua distruzione da parte dell’Anticristo può essere un pensiero nuovo per molti cattolici, per cui penso sia bene citare il testo di teologi di grande notorietà. In primo luogo Malvenda, che scrive esplicitamente sul soggetto, affermando, con parere simile a quelli di Ribera, Gaspar Melus, Biegas, Suarrez, Bellarmino e Bosius, che Roma deve apostatare dalla fede, allontanare il Vicario di Cristo e tornare al suo antico paganesimo. … Allora la Chiesa deve essere dispersa, guidata nel deserto, e sarà come un tempo, come nel principio, invisibile nelle catacombe, nei sotterranei, nelle grotte montane, in luoghi nascosti, per un tempo durante il quale deve essere spazzata, per così dire, dalla faccia della terra. Questa è la testimonianza universale dei Padri della Chiesa primitiva “.[ – Henry Edward Manning. La crisi attuale della Santa Sede]-

Today’s Catholic World (TCW): Difesa di Papa Gregorio XVII dagli attacchi.

– Risposta rapida all’attacco di Vennari (in T.C.W. 19 settempre 2006)

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Nell’edizione di settembre 2006 del giornale “Catholic Family News”. (CFN), di proprietà di Nicholas Gruner, il redattore del giornale John Vennari, ha attaccato il pontificato di Sua Santità Gregorio XVII, con un articolo dal titolo: “Perché CFN [una setta pseudo-tradizionalista – n.d.t.-] rifiuta la “tesi” del Cardinale Siri. T.C.W. ha immediatamente preso atto e risposto con “La Chiesa eclissata al laicista letale affronto di Vennari. Tutti i fedeli hanno l’obbligo di visionare ed informarsi nel miglior modo possibile su quanto viene loro presentato. Non esiste infatti oggi questione più importante della realtà di Papa Gregorio XVII e dei suoi successori, così come la Santa Madre Chiesa insegna infallibilmente: “Noi dichiariamo, diciamo, definiamo che ogni umana creatura, per salvarsi, deve essere completamente soggetta al Romano Pontefice” Papa Bonifacio VIII nella bolla “Una sanctam”del 18 novembre 1302. [Per accedere alla salvezza eterna occorre essere sottomessi “incondizionatamente”al “vero” Vicario di Cristo. Imperativo quindi è il conoscere perfettamente i termini della questione, prenderne atto con le relative conseguenti misure da adottare, perché da questa faccenda dipende l’affare più importante della nostra vita: la salvezza eterna dell’anima! – n.d.t. – ]

Contra: ‘The Cardinal Siri Thesis’ di John Vennari, CFN Ed.

Pro: ‘The Cardinal Siri Thesis’ di David Hobson, TCW Ed.

La posizione di John Vennari contro ‘La Tesi di Siri’, pubblicata sul sito Catholic Family News (CFN) nel settembre u.s., afferma che ‘La Tesi di Siri’, così come proposta dal sito www.thepopeinred.com., sia insostenibile, perché è impensabile!  –  Pur tuttavia, è naturalmente pensabile per il direttore di CFN, John Vennari e The Remnant, che stiamo vivendo gli ultimi tempi del mondo, come dimostra proprio la ripetizione frequente della famosa citazione del Cardinale Ottaviani sul Terzo Segreto di Fatima: il Segreto dice “che la grande apostasia avrà inizio dall’alto”. Questo riferimento è in particolare alla profezia di S. Paolo degli ultimi tempi del mondo (2 Tessalon. II-3) in cui si parla della grande apostasia. Non c’è altro. Così, nonostante la promozione di idee come ‘la grande facciata’ per descrivere la chiesa modernista postconciliare, CFN è effettivamente in grado di mettere a fuoco almeno l’idea di ciò a cui stiamo assistendo, che è, infatti – la grande apostasia!  John Vennari, l’autore di “L’istruzione Permanente dell’Alta Vendita (TAN) [un famoso articolo che ha fatto il giro trionfale di tutte le sette scismatiche pseudo tradizionaliste, e che in realtà non era che la scoperta dell’acqua calda, vale a dire di quanto da secoli tanti autori, laici o prelati, avevano denunciato con opere particolareggiate e ben documentate sulle attività occulte delle sette ed obbedienze massoniche per distruggere la Chiesa Cattolica, un articolo in fondo che è una brutta copia delle tante lettere encicliche della Sede Apostolica – es. Humanum Genus di Leone XIII- ndt.-], ritiene la Tesi di Siri “impensabile”, perché è del parere che nel conflitto tra la Massoneria e la Chiesa cattolica, l’obiettivo delle Logge sia quello della sovversione. Egli afferma questa posizione alla Conferenza di pace di Fatima (Roma 2001). Dice: “L’Istruzione [una loggia segreta] fu istituita per la diffusione delle idee liberali ed i suoi principi nella società e nelle istituzioni della Chiesa cattolica in modo che laici, seminaristi, religiosi e prelati potessero essere, negli anni, gradualmente impregnati da principi progressisti. “Con il tempo, questa mentalità sarebbe stata così pervasiva che si sarebbero ordinati preti, consacrati vescovi e designati cardinali il cui pensiero era in linea con il pensiero moderno radicato nei “rivoluzionari” i “Princìpi del 1789” (il pluralismo, l’uguaglianza delle religioni, la separazione tra Stato e Chiesa, ecc). –  Alla fine, da questi ranghi così formati, sarebbe stato eletto un Papa che avrebbe portato la Chiesa sulla via della “illuminazione” e del rinnovamento. “Va sottolineato che non era loro obiettivo il porre un Massone sulla Cattedra di Pietro. [dice con enfasi di Vennari], bensì il loro obiettivo era quello di forgiare un ambiente che alla fine avrebbe prodotto un Papa ed una gerarchia conquistati alle idee del cattolicesimo liberale, che nel tempo si potessero considerare fedeli cattolici “.  –  Si tratta di una conoscenza molto limitata della massoneria che nel complesso suona piuttosto persuasiva, ma non è così! … Certo il liberalismo è un aspetto del Modernismo. Pertanto, se la crisi della Chiesa, di cui tutti siamo testimoni, è solo una graduale infezione di idee liberali, il Santo Padre e la gerarchia e i cattolici liberali possono essere vinti tornando alla Tradizione mediante uno sforzo congiunto di cattolici fedeli alla Tradizione attraverso: 1) un approccio di resistenza contrapposta, 2) un ‘movimento tradizionalista nella Chiesa, 3) la preghiera e la penitenza.  –  La “Tesi di Siri” non poggia su questa visione limitata della Massoneria. Questo punto di vista è semplicemente una miopia o più semplicemente una mascherata. “La lotta in atto tra il Cattolicesimo e la massoneria è una lotta condotta fino alla morte, incessante e senza pietà”, come afferma il Bollettino del Grande Oriente di Francia (1892: 183) citato in www.thepopeinred.com/thesis.htm. “. I promotori segreti della Rivoluzione francese, avevano giurato di rovesciare il trono e l’altare sulla tomba di Jacques Demolay. Quando Luigi XVI fu giustiziato, la metà del lavoro era fatto, e da quel momento l’impegno dell’esercito del tempio [I Templari] era quello di dirigere tutti i suoi sforzi contro il Papa “. [-Albert Pike, Morals and Dogma (1871: 824) citato in www.thepopeinred.com/thesis.htm.] Quest’ultima è la posizione dei Templari in Massoneria. Questo punto di vista ha la precedenza assoluta, in quanto la posizione templare dei giacobiti, giacobini, B’nai B’rith, Priorato di Sion, e il Rito scozzese, è al tempo stesso il fondamento e la costruzione piramidale di tutta la Massoneria. La “Tesi di Siri” si basa sulla comprensione dell’azione dei Templari, della Massoneria e dei loro obiettivi finali. Questo è stato il risultato previsto nella visione profetica di Papa Leone XIII, che è stata condensata nella sua “Preghiera a San Michele Arcangelo”: “Dov’è la Sede del beato Pietro e la Cattedra di Verità istituita per la luce delle genti, li hanno posto il trono dell’abominio della loro malvagità, in modo che, colpito il Pastore, possano disperdere il gregge. Alzati, dunque, o Invincibile Principe! ” E’ questa anche la visione del Papa San Pio X riportata alla fine di questa tesi. – A causa della sua limitata comprensione circa la massoneria: i suoi costumi (qui nel pieno senso spirituale delle leggi assolute, contrarie alle leggi divine), i dogmi e gli obiettivi, per John Vennari, stranamente, non è pensabile però che, ai tempi della grande apostasia, il vero Pontefice possa essere esiliato da Roma, e che Roma possa perdere la Fede diventando la sede dell’anti-Cristo! Eppure la Sacra Scrittura attesta questo evento al momento della grande apostasia. I primi Padri della Chiesa l’attestano, così come l’attestano i dottori e teologi della Chiesa, e finanche la Regina dei Profeti attesta questo nelle sue confidenze a Melania Calvat a La Salette. Eppure, per CFN questo è impensabile!

La “tesi Pro-Siri” affronterà questa incapacità di pensare con il senso cattolico della Sacra Tradizione, rispondendo punto per punto all’editoriale di John Vennari. In effetti, è in questo unico contesto che il “papato nascosto” di questo nostro triste tempo, possa essere definito e compreso. Con argomentazioni senza spiegazioni circa la insostenibilità della “Tesi pro-Siri”, John Vennari ritiene che siamo in realtà vivendo i tempi della grande apostasia, e che ciò a cui stiamo assistendo sono gli eventi della Passione mistica della Santa Chiesa di Cristo; i fatti del “papato nascosto” di Papa Gregorio XVII devono essere intesi in questo contesto. Ma le anime di “Catholic Family News” [setta pseudo-tradizionalista scismatica – ndt. -] vogliono o no stare oggi con la Santa Chiesa? Vogliono perseverare nella fede? È questa l’essenza del dibattito! Noi concediamo che molti fatti sconosciuti riguardanti il Pontificato di Gregorio XVII stiano venendo solo ora alla luce. Concediamo che Papa Gregorio abbia potuto commettere errori umanamente possibili! Ma noi non concediamo il fatto che non fosse il Papa legittimo della Chiesa Cattolica! E non pretendiamo di giudicare il Papa Gregorio XVII in base agli standard con i quali sono stati giudicati da John Vennari l’arcivescovo Lefebvre o il vescovo Carstro Mayer della diocesi di Campos, per cui è reputata lodevole la resistenza al “novo ordo” e al nuovo Magistero, [al di fuori di tutte le leggi della Chiesa e lontano dal Magistero cattolico … quello “vero”- ndr. – ]; e questo nonostante che i decreti del Vaticano II fossero dopotutto, decreti magisteriali di individui considerati “de jure” veri Papi della Chiesa Cattolica ai quali dovevano obbedienza! [L’incoerenza tipica della fraternità satanico-sacrilega, dei “figliocci” del cavaliere kadosh! – Ndt. -]. Se vogliamo veramente capire la mente e le azioni di Papa Gregorio XVII, questo deve essere fatto nel contesto della sede pontificia e come Vicario di Cristo. Questo è l’Ufficio al quale ha aderito quando la Cattedra di Pietro è stata affossata e la Gerarchia della Chiesa cattolica sequestrata, in una rivoluzione Anti-Cristo “in tiara e cappa”, una rivoluzione fomentata dagli agenti della giudeo-Massoneria nel Conclave del 1958. Inizia così la vera strumentalizzazione, come nell’Istituzione Permanente dell’Alta Vendita di John Vennari, per gli obiettivi massonici. Ci chiediamo allora: esistono antecedenti per comprendere la mente e le azioni di un Papa in un momento simile? Ma certamente, esiste una scuola precedente: la Passione di Nostro Signore!Iniziamo allora a controbattere punto per punto le obiezioni al “Papa in rosso”!

Il paragrafo 1. In questo saggio, John Vennari ritiene che “La Tesi del Cardinale Siri”, sia insostenibile (“untenable”). – 1. A: “Tenable” è un termine ereditato dal francese antico. Si tratta di un termine militare che significa “difendibile in battaglia”. Ora si tratta di un gergo da dibattito scientifico e da strategia militare. “Tenable” significa: una posizione che può essere difesa da uno degli argomenti o in battaglia. Dire che una posizione in un dibattito sia insostenibile, significa che essa non possa essere difesa da argomentazioni logiche, da prove o da testimoni. Per sostenere una tesi contraria a quella di Siri ritenuta insostenibile, questa contro-tesi deve – 1° conoscere bene la “tesi Siri”: le sue argomentazioni e le sue prove, affinché in tutte le parti siano conosciuti i termini del dibattito -2° Deve fornire contro-argomentazioni basate su contro-prove o testimonianze. In questo dibattito, John Vennari scrive invece come per un redazionale, difendendo la politica editoriale del giornale, considerato nella sua complessità, come una pubblicazione cattolica tradizionale in un momento di crisi senza precedenti nella Chiesa Cattolica, dibattendo i temi della Sacra Tradizione. Egli intende stabilire semplicemente, senza valide argomentazioni e, secondo un suo libero parere, la natura “insostenibile” della “Tesi di Siri”; pertanto, solo su questo presupposto, CFN non condivide questo punto di vista: quindi fin qui tutto bene! – Nei paragrafi 2 e 3 John Vennari non riesce a ben illustrare la “tesi” non precisandone né le prove né le argomentazioni. – Paragrafo 2. “La tesi Siri” pretende che nel Conclave del 1958, il Cardinale Siri sia stato eletto Papa assumendo il nome di Gregorio XVII, ma sia stato spodestato dal Cardinale Roncalli, che divenne il “falso papa” Giovanni XXIII. Lo stesso è accaduto nel 1963 con Siri nuovamente eletto, ma spodestato dal “falso” papa Paolo VI. – 2. A: “pretende”… c’è un dato di fatto, attestato da molteplici fonti, che il Cardinale Siri sia stato eletto Papa con il nome di Gregorio XVII. Queste fonti sono molteplici e congruenti e le testimonianze credibili. Su questo non c’è “pretesa” … Vennari travisa direttamente nel discutere la tesi dei suoi avversari. Non entra nemmeno nel dibattito da vero cattolico, senza preoccuparsi di precisare in modo equo la posizione del suo avversario secondo le regole delle discussioni che si osservano anche nei dibattiti comuni fra laici. I vari collaboratori del “Papa in rosso” (Louis Remy, P. Khoat, atc.) hanno reso un grande servizio alla Santa Chiesa nel far conoscere queste fonti e stabilire delle realtà che scaturiscono da molte fonti adducendo varie prove. Vennari non si cura di contestare queste verità con argomentazioni avverse o controprove. Argomenta con “pretende…”: è solo ingannevole o semplicemente incompetente? Ai posteri ….  –  John Vennari passa poi a discutere queste contro-prove, sentiamo! – 2B: “Rinunzia”: un altro sotterfugio, in che senso “rinunzia”? Il Cardinale Siri “accettò” la designazione scegliendo il nome di Papa Gregorio XVII. Il nome Gregorio XVII è risaputo da molte fonti, inclusi i documenti de-classificati dell’FBI. Questo, da solo, dimostra che egli abbia accettato l’ufficio. “Ha abdicato”! il Conclave è tornato ad un nuovo scrutinio. La domanda allora è: “può egli canonicamente abdicare? Non esiste una “rinunzia” nella “Tesi di Siri”, esiste invece un “racconto di eventi storici” basato su testimoni oculari e resoconti.

Paragrafo 4: “Il fatto che un Cardinale riceva i voti necessari in un conclave, non lo fa essere necessariamente Papa”. – 4A: Questo non è ciò che la “tesi” sostiene! Ancora una volta un vero stravolgimento delle tesi dell’avversario. – La “tesi Siri” sostiene che una volta accettato l’Ufficio papale e scelto il nome di Gregorio XVII, il Pontefice non poteva canonicamente abdicare anche sotto costrizione. Pertanto egli “rimase” il Pontefice “de jure” indipendentemente dal fatto che ci sia stata o meno una nuova votazione nel Conclave del 1958. Non è necessaria alla “tesi Siri” la prova della coercizione del voto. – L’autore dell’Istruzione Permanente dell’Alta Vendita, sceglie di non affrontare il valore effettivo della “tesi Siri”, anche se la sua ricerca definisce come chiaro movente la strategia dell’infiltrazione giudaico-massonica nella Chiesa. Perché mai? Egli non pensa che i “figli della vedova”, che hanno fomentato un secolo e più di rivoluzioni sanguinose, nazione dopo nazione, possano essere capaci di forzare l’elezione in un Conclave da essi già precedentemente infiltrato, costringendo all’abdicazione un Papa validamente eletto? L’Alta Vendita infatti è proprio una delle prove che possa far comprendere il contesto, il motivo della narrazione storica della “Tesi Siri”.

Paragrafo 5: Il Cardinale Tisserant ha ammesso che “sicuramente sono avvenute delle irregolarità nel Conclave del 1958”. – 5A: è questa la “minimizzazione” di tutti i tempi! Ma non si capisce se il direttore di C.F.N. stia discutendo la tesi o meno! L’ammissione del cardinale Tisserant non influisce dunque in alcun modo sulla questione? In realtà questa apparentemente mite ammissione di legittime preoccupazioni potrebbe essere interpretata come un tradimento satanico tipico di un “bacio di Giuda”! Si tratta dello stesso Tisserant che nel 1962, su ordine dell’antipapa Giovanni XXIII, firmava un accordo con il metropolita Nicodemo, un “portavoce” del Cremlino, cosa che permise l’invio di osservatori ortodossi del KGB al Concilio Vaticano II. L’invito fu accettato a condizioni che l’assemblea si astenesse dal condannare il comunismo! E John Vennari pensa che il riconoscimento dei danni da parte di questo “figlio della vedova” che ammette alcune “irregolarità” del Conclave del 1958, non conti in alcun modo nel sostenere la “Tesi Siri”! Una nazione cattolica come l’Ucraina è stata annientata, i Cattolici dell’Europa centrale vengono regolarmente portati via nei gulag e martirizzati per la fede, mentre il Cardinale Tisserant come agente di un antipapa segna un allontanamento dalla condanna di Pio IX del comunismo –“una dottrina fatale contraria pure alla legge naturale”- o di Pio XI in Divini Redemptoris “… nessuno che voglia salvare la civiltà cristiana può collaborare in alcun modo con esso in ogni sorta di impresa”. “Che giova all’uomo guadagnare il mondo se poi perde l’anima”! Il “mondo intero” nato dalla collaborazione con una manciata di agenti ortodossi del KGB di un regime atroce che è un assoluto “pozzo infernale”. Il Cardinale Tisserant ha tradito il Magistero della Chiesa Cattolica ed un numero incalcolabile di martiri! Non ci sono parole nel linguaggio degli Angeli o degli uomini per descrivere questo tradimento. Per peccati di questo tipo l’Angelo si prostrò sulla terra a Cebaco chiedendo “per gli infiniti meriti del Sacro Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria” la conversione dei poveri peccatori.

Paragrafo 7: “… poiché questo indica che le cose serie hanno trovato posto nei recenti Conclavi”, è palese che il Cardinale Siri non era certamente il Vicario di Cristo”. – 7A : In realtà l’ammissione dei danni perpetrati, indica solo che Tisserant è un bugiardo incallito. I dati retrospettivi, circa le attività svolte dallo stesso Tisserant, mostrano che se una persona così vile ammetta un’unica irregolarità, occorra verificare se non vi siano ben altre gravi e numerose irregolarità! Questo sostiene la “tesi Siri”, non certamente la contro-tesi di Vennari! A proposito, ma qual è la contro-tesi di Vennari?

Paragrafo 7: “Come osservato da un “astuto” sacerdote, solo il Sommo Pontefice non è vincolato dai segreti del conclave”; quindi, poiché Siri ha detto “io sono legato dal segreto”, questo dimostra che egli non era Papa! – 7B: Evidentemente nel paese della TV, non ci sono menti che non siano stordite al punto da pensare che questo “astuto sacerdote” abbia trovato un buon argomento. La sottomissione di Papa Gregorio al “segreto del Conclave”, di per se stesso non prova assolutamente nulla! Essa tuttavia pone una domanda: a quale scopo? – Supponiamo per amore di discussione che la “tesi Siri” sia corretta; supponiamo che stiamo vivendo i tempi della grande apostasia, e qui il riferimento è al Cardinale Ottaviani, spesso citato nelle pagine di CFN, per la sua famosa frase riguardante il terzo segreto di Fatima “… dice tra l’altro che la grande apostasia avrà inizio dall’alto”, come in 2 Tess.II-3 ove l’apostolo fa una profezia riguardo agli ultimi tempi del mondo. Quindi se ci troviamo negli “ultimi tempi” del mondo, allora è possibile pensare che possiamo essere testimoni della “passione mistica” della Santa Chiesa. Nella Passione di Nostro Signore, Egli si sottomette alle autorità religiose di fatto e all’autorità romana. In precedenza le aveva affrontate, ma al momento della sua Passione vi si sottomette. Nell’ora del potere delle tenebre (Luca XXII,53) dice infatti a Pilato :“tu non avresti nessun potere su di Me se non ti venisse dall’Alto!”(Giov. XIX,10). Nel tempo dell’“Eclissi” della Chiesa, per citare un termine memorabile usato dalla Vergine Maria a La Salette, è allora impensabile che un vero Pontefice abbia fatto un atto di sottomissione all’autorità di fatto, al Conclave (punto 7), all’antipapa (punto 12), partecipando inoltre a falsi conclavi (punto 9), al Concilio Vaticano II (punto 10), con gli abusi che ne sono seguiti (punto 11)? Non impensabile ma certamente misterioso come il Signore nella sua Anima divina!

Paragrafo 10: “Il Cardinale Siri ha partecipato al Concilio Vaticano II indetto – secondo la “tesi Siri” – da un santo padre, che non era né santo, né padre. Siri, nella Chiesa, ha accettato le decisioni del Concilio Vaticano II, interpretate alla luce della Tradizione. Egli ha adottato le riforme celebrando anche il “novo ordo Missae”, ha ordinato sacerdoti e vescovi consacrandoli col nuovo rito. Perché Papa Gregorio XVII ha adottato sacramenti e riforme liturgiche emanate da uomini che sapeva essere falsi? Cosa si rivela essere “il nostro ultimo “vero” Papa”? – 10 A: questo sembra essere il nodo cruciale della “insostenibilità” del ragionamento di Vennari. Per lui è impensabile che un vero Papa partecipasse al Concilio Vaticano II, convocato da un uomo che sapeva essere un anti-Papa! Ma è documentata la testimonianza che Papa Gregorio XVII fosse virtualmente un ostaggio nelle mani della Massoneria pilotante il Vaticano. È oggi ben nota la condizione del “Papa Gregorio XVII perseguitato”, denunciata da p. Khoat, che eroicamente ha oltrepassato le “linee nemiche” il 14 giugno 1988. Il “… mi possono uccidere in qualsiasi momento”, sembrerebbe incredibilmente non impressionare Vennari. Per l’autore dell’ “Istruzione Permanente”, sembra impossibile tener un ostaggio avendo come obiettivo il suo “Pontificato”! – Per quanto riguarda l’annuncio del Concilio al mondo di Roncalli (25-1-1959), Papa Gregorio XVII da dichiarato in “30 Days Magazine” (17-1-1985): “Ma io non so cosa sia successo perché ho avuto un raffreddore – ne ho avuto 2 o 3 nella mia vita – e non son potuto andare a Roma per un mese, per cui non so, come detto, cosa sia successo il 25 gennaio del 1959!”. Ora questa dichiarazione è piuttosto insolita: quante persone ricordano i giorni e la data in cui hanno avuto il raffreddore dopo 26 anni? Il Papa “in ostaggio” chiede a chi possa interessare il fatto di essere estremamente riluttante a partecipare all’anti-concilio di Roncalli. Anche se riesce a ricordare la data precisa del suo raffreddore, non riesce però a ricordare ciò che è accaduto il giorno in cui Roncalli ha annunciato il suo anti-concilio! In altre parole, egli era rimasto bloccato come per un evento traumatico. Forse lo ha fatto perché era impensabile lo spettacolo di un anti-Papa che convocasse un concilio ecumenico, incredibile più di quanto egli potesse sopportare! Ciò che è documentato è che Papa Gregorio XVII chiese al suo intervistatore – Stefano M. Paci – di spegnere il suo registratore di tanto in tanto a causa della natura delicata e sensibile della materia! Non voleva fornire un altro indizio essendo costantemente monitorato dai suoi rapitori che avevano molti agenti, con molte possibilità di conoscenze, senza mai dimenticare il “ … mi possono uccidere in qualsiasi momento”! [i suoi “segretari”: G. Barabino e M. Grone erano in realtà i carcerieri designati! -n.d.t. – ]. – Solo Dio che consolava i suoi sacrifici, sa quali sofferenze nascoste abbia sopportato il Santo Padre durante la sua prigionia! Poi l’intervista di Paci su “30 days Magazine” (30 giorni) si fa più interessante: “… l’idea di un Concilio era già in circolazione dai tempi di Pio XII che, credo, abbia pure creato una piccola commissione che studiasse la proposta in silenzio”. Paci ha chiesto quindi: “perché l’idea è stata messa da parte?” Papa Gregorio ha riferito che Papa Pio XII disse:”… per preparare un Concilio ci vogliono almeno 20 anni, quindi io non posso farlo, lo farà il mio successore!” Così il successore designato di Papa Pio XII, il suo vero successore, in base alla scelta del Conclave del 1958, Papa Gregorio XVII, avrebbe potuto convocare un Concilio. E proprio alla vigilia dell’anti-Concilio di Roncalli, Papa Gregorio parlò alla rivista italiana “Orizzonti” di ciò che il Concilio avrebbe dovuto affrontare, e cioè “… questioni dottrinali molto importanti” (al contrario delle preoccupazioni del concilio Vaticano II che aveva problemi “pastorali” [onde guidare i “pecoroni” al macello – ndt. -]. Il primo compito affidato dal Signore alla sua Chiesa era l’insegnamento della verità (secondo Papa Leone XIII: la Sede di Pietro istituita come “luce del mondo”). La Chiesa deve confrontarsi con le dottrine perniciose ed i gravi errori. Per quanto riguarda i poteri laici essi devono continuare ad essere sostanzialmente quelli tradizionalmente accettati e definiti dal Salvatore quando ha istituito la sacra Gerarchia. Si vede subito l’ostilità di Gregorio XVII al Modernismo (definita la somma di tutte le eresie), come confermato dalla professione di fede di Campos: “la libertà religiosa, intesa nel senso di una parificazione dei diritti tra verità ed errore, dando la supremazia ad un presunto diritto soggettivo dell’uomo a danno del diritto assoluto della Verità, del bene, di Dio, con conseguente laicità dello Stato e della Chiesa mediante una democratizzazione della Chiesa per mezzo di un governo collegiale in opposizione alla Gerarchia e alla costituzione monarchica datale da Nostro Signore”. La laicizzazione della società ci fa rivivere nuovamente il grido degli ebrei per la morte di Gesù, “non vogliamo che costui regni su di noi”, il rifiuto di accettare la sua Regalità, di riconoscere Lui come Supremo Legislatore della società umana! L’affermazione di Papa Gregorio sull’anti-Concilio tuttavia è più succinta ed anteriore al fatto, non posteriore! Nostra Signora di La Salette ha esortato i suoi figli di questi nostri tempi tristi: “ … chi può vedere, consideri bene tutto questo!” molti interventi di Papa Gregorio durante il Concilio sono stati rivolti a bloccare i progressisti (ed i falsi tradizionalisti –n.d.t.-) e promuovere l’approvazione delle dichiarazioni conservatrici. Papa Gregorio ha dichiarato che il Concilio Vaticano II (l’anti-concilio roncalli-montiniano), è stato una sofferenza per lui, ed ha definito il concilio come “il più grande errore della storia”, come riportato da Benny Lai in “il Papa non eletto: Giuseppe Siri, Cardinale di Santa Romana Chiesa” (pag. 296-297,1993)! L’UPI ha segnalato dopo più di 10 anni dal Concilio, che il Cardinale Siri abbia sofferto, prima volta in assoluto, di disturbi nervosi durante il Concilio. Egli ha pure dichiarato: “in ogni caso, quando ho visto il feroce attacco che era stato preparato al Primato di Pietro, ho preparato un intervento, ma sono stato colpito da auree vertiginose per cui non ero in grado di leggere e parlare nello stesso momento. Quando ho cominciato a parlare mi è sopraggiunto un attacco e sono crollato”! Era forse drogato? È stato avvelenato? La Vergine a La Salette ha detto che “ … si sarebbe attentato alla vita del Papa sofferente”! Certo nessuno può dirlo con certezza, tuttavia questo crollo fa subito pensare ad un altro crollo in relazione all’attacco profetizzato al Primato di Pietro (… la dov’è la Sede del beato Pietro, posta a cattedra di Verità, istituita come luce per le genti, lì hanno posto il trono dell’abominio della loro malvagità, cosicché colpendo il pastore si disperda il gregge!- Papa Leone XIII). “Quelli che di voi possono, vedano e considerino bene queste cose!” – Finalmente a metà di ottobre del 1943 il Vescovo de Silva si decise e scrisse a suor Lucia (del Cuore Immacolato) dandole l’ordine espresso di scrivere il “terzo segreto di Nostra Signora di Fatima”. Sarebbero qui sorte nuove difficoltà, poiché suor Lucia in quel periodo viveva tre mesi in un’angoscia terribile e misteriosa. Ella ha rivelato che ogni volta che si sedeva al suo tavolo da lavoro e prendeva in mano la penna per scrivere il “Segreto”, si vedeva impedita nel farlo. Si immagini quale arma terribile costituisse questa grande profezia contro il dominio delle anime e contro il piano di penetrazione nel cuore della Chiesa! Ecco come questo impedimento subìto dalla veggente, indichi la grandezza della manifestazione che stava attuandosi: il Segreto scritto su di una carta! La Vigilia di Natale ella non era stata ancora in grado di obbedire all’ordine che le era stato impartito! Infine il 2 gennaio del 1944 (ciò è poco noto) la stessa Vergine Maria apparve di nuovo a Lucia confermandole che questa era veramente volontà di Dio, dandole così luce e forza per la stesura dello scritto che le era stato comandato. (“Il terzo segreto rivelato”. Michele della Santissima Trinità – parte prima.) Il crollo è quindi quello del Pastore colpito! Come è possibile che Vennari non si renda conto della sofferenza già preannunziata e profetizzata del Cardinale Siri, vero Papa nascosto? Come è possibile che Vennari ritenga che Giovanni XXIII – un massone 33°- fosse vero Papa? Il Sant’Uffizio era già in allerta, poiché già dal 1925 Angelo Roncalli era “sospettato di modernismo”. Egli aveva affiliazioni massoniche. Il gran maestro del Gran Oriente d’Italia ha sostenuto che Giovanni XXIII fosse uu iniziato in una loggia massonica quando era nunzio a Parigi, nel decennio 1940-50. Gli stessi massoni esaltano la “rivoluzione” di Giovanni XXIII (Yves Marsaudon: 1964 “Ecumenismo visto da un massone francese”). Per John Vennari non è pensabile che, se Gregorio XVII fosse stato un Papa vero, avesse potuto firmare i decreti del Concilio. Eppure egli dichiarò: “Noi non saremo vincolati da tali decreti!”. Il “noi” ci ricorda il “coloro che possono vedere” nella dichiarazione del Santo Padre. Questo è il modo in cui i Papi del passato avrebbero parlato. Un altro indizio importante sulla firma estorta, è che la sua Autorità era ben superiore a quella dell’antipapa e dell’anti concilio! – Per John Vennari è impensabile che un vero Papa come Gregorio XVII avesse potuto adottare le riforme dell’anti-concilio, celebrare il novus ordo missae, ordinare sacerdoti e Vescovi consacrandoli col nuovo rito! Però, secondo lui, è accettabile che colui che costituì una nuova religione modernista, sostituendola alla fede di sempre, istituì nuovi sacramenti (praticamente tutti invalidi – n.d.t. – ) estinguendo il sacramento dell’Ordine con il sigillo dell’Anello del Pescatore, possa essere il “vero” Papa!

È provato però che Papa Gregorio XVII abbia resistito a tutto questo!

Remnant Newspaper di Walter Matt riporta come a Genova (dove Papa Gregorio risiedeva ufficialmente come Cardinale Arcivescovo), nelle chiese nel 1989 vi fossero le stesse disposizioni che nel 1940 (il sacerdote celebra verso l’altare senza il tavolo massonico con il libro in vista!). Ci sono prove che ordinasse sacerdoti della “Chiesa eclissata”, e poiché il Sacramento dell’Ordine nel “novus ordo” era come estinto [si pensi alla blasfema ed eretica finta-consacrazione vescovile -ndt.- ], questo dato significativo non è da sottovalutare. Tuttavia è anche chiaro come egli avesse un gran rimorso per i compromessi ai quali ricorreva per raggiungere gli obiettivi del suo Pontificato.

Paragrafo 11: Altra domanda di Vennari (punto 11): “perché non si è sottratto alla presenza di questo Concilio distruttivo sapendo che era l’opera di impostori papali?” – 11.A: Il lavoro del Concilio non è solo l’opera di impostori papali, ma il lavoro di agenzie specifiche che dirigono questa attuale era delle tenebre. È la stessa rete di stratagemmi che John Vennari, con i documenti sull’Istruzione dell’Alta Vendita, ha evidenziato essere una strategia massonica per la sovversione della Chiesa. – Nel Getsemani i discepoli, prima di fuggire, erano disposti a confrontarsi con i soldati del Sinedrio che cercavano di catturare Nostro Signore. – 11B: Vennari loda piuttosto il corso scelto da monsignor Lefebvre e dal vescovo Castro Mayer della diocesi di Campos. Ma a che punto si trova oggi questo lavoro sostenuto dalla loro autorità episcopale? La Fraternità S. Pio X è irrimediabilmente compromessa nella posizione non-cattolica di riconoscere un Papa “de jure”, resistendo però al suo Magistero promulgato con l’ “Anello del Pescatore”! Questa non è una posizione cattolica, il ritenere cioè quello del Vaticano II un vero Magistero, magistero che lo stesso Lefebvre dichiarava essere “ … pieno di errori massonici”! pensare diversamente è pura eresia! [… ma d’altra parte cosa aspettarci dai “figliocci” del kavaliere kadosh Lienart, marionette invalide e sacrileghe? – n.d.t. -]. – 11.C: “Come dimostrano le mie dichiarazioni, accetto tutto ciò che del Concilio e delle sue riforme sia in pieno accordo con la tradizione. Il successo del nostro seminario tra i giovani, rende tutto chiaro, che cioè esso non sia inflessibile, bensì adattato alle necessità dell’apostolato del nostro tempo. (lettera di M. Lefebvre ex arcivescovo di Tulle Encone all’anti-Papa Paolo VI, il 3 dicembre 1976).

Paragrafo 13: “Solo un evento avrebbe potuto dar credito alla “Tesi Siri”: “… se si fosse dimesso dal suo Ufficio dopo l’elezione del 1958”. Torna alla mente il caso di mons. Joseph Clifford Fenton al Concilio Vaticano!

13-16A: La lode fatta da John Vennari al mons. Joseph Clifford Ferton ricorda i discepoli fuggiti nel Getsemani! J.C. Ferton nel 1950 era l’editore di “American Ecclesiastic Rewiew”. Dopo essere stato informato dai “figli della vedova” Cardinal Bea e padre John Courtney Murray, che la posizione di Fr. Murray sarebbe diventata insegnamento del Vaticano II, mons. Fenton subito tornato da Roma si dimise da editore di “A.E.R.”, adducendo motivi di salute. Fuggì, ed è praticamente sparito morendo nel New England nel 1969. Si tratta di una triste storia. È proprio questo tipo di risposta al rovesciamento della Cattedra di Pietro e l’istituzione dell’an-tipapato che si aspettano e vorrebbero i discendenti di Sion, con i loro ordini e logge di illuminati! Sono certo che i “figli della vedova” che si sono succeduti dopo il colpo del 1958 fossero soddisfatti di non avere più un avversario come mons. Fenton!

Paragrafo 17: “Se mons. Fenton si è comportato così rispetto ad una crisi di coscienza, ci saremmo aspettato molto di più dal Cardinale Siri nei confronti di una crisi di portata ben maggiore! Egli rimase in “comunione visibile” con i papi del post-1958 fino alla sua morte. – Ma certo, il vero Papa “de jure” Gregorio XVII compì un sacrificio molto più grande rispetto alle dimissioni di mons. Felton per motivi di salute! Questa è l’ora della “passione mistica” della Santa Chiesa! “Ho vissuto una lunga vita, ed ho conosciuto uomini e traditori; non ho mai rivelato i nomi dei traditori, non faccio il lavoro del boia. So però quanto costa dire la verità … non sono riusciti a farmi del male, ma mi hanno reso triste e depresso. Geremia ha avuto già abbastanza “lamentazioni”, non era quindi il caso di aggiungerne altre! (parole del Cardinale Siri a “30 Days Magazine” del 17 gennaio 1985). I discepoli non potevano bere il calice (Matteo XX, 22; Marco X, 38) che Nostro Signore aveva pregato perché passasse da Lui nella sua agonia nel giardino, ma alla fine ha concordato con il Padre: “sia fatta la tua volontà”! Egli doveva bere quel calice (Giovanni XVIII, 11). Ma poi quando era arrivato il “principe” di questo mondo nulla aveva potuto con Nostro Signore e con l’Immacolata! Poi il Signore profetizzò “voi certo berrete il mio calice”(Matteo XX,23; Marco X,39) perché sapeva che sarebbe arrivato il Santificatore! Se Gregorio XVII era il vero Pontefice “de jure”, non è impossibile pensare che nell’ombra dell’eclissi della Chiesa, il Signore, da solo nel giardino, abbia scelto questo modello di presentazione che solo il Signore stesso, nella sua Anima divina, riusciva a comprendere! Del sacrificio del “Papa sofferente”, al quale si riferiva la Madonna a La Salette, Ella ha detto: “Io sarò con lui per ricevere il suo sacrificio”. Vuol dire il sacrificio di un Papa che sapeva dover vivere la Passione mistica della Santa Chiesa!

Paragrafo 12: “ … Siri fa riferimento più volte a Paolo VI, cosa che in tutta onestà non avrebbe fatto sapendo di essere il vero Papa”. Un altro importante giudizio sulle decisioni e le azioni del vero Papa, sono le parole : “voi certo berrete il mio calice”, delle quali John Vennari non fa riferimento. Io credo che il Cardinale Siri, come Papa Gregorio XVII fosse il sovrano Pontefice quando ha scritto “Getsemani”, e il suo riferimento a Paolo VI fosse un riferimento ad un “papa de facto”, che “de jure” era un antipapa! È per la sua edificazione che denuncia i suoi errori ed il suo tradimento del Magistero della Santa Chiesa!

Paragrafo 19: il Cardinale Ottaviani è elogiato per le sue azioni. “… la “Tesi Siri” diventa ancor più insostenibile se si considera che il Cardinale Ottaviani non voleva teologi modernisti presenti al Concilio Vaticano II, ma li ha permessi solo a causa dell’insistenza di Giovanni XXIII”.              – 19A: Vennari sottolinea qui l’insistenza di Giovanni XXIII! Siamo d’accordo che per il Cardinale Ottaviani fosse giusto ed onesto opporsi alla presenza di teologi modernisti al Concilio Vaticano II, poiché infatti secondo il Magistero della Chiesa Cattolica il Modernismo è la somma di tutte le eresie! Ma riconoscendo l’anti-Papa Giovanni XXIII come “papa de jure”, il Cardinale Ottaviani ha dovuto affrontare una scelta tra le decisioni del suo “papa” contro la Chiesa ed il Magistero della Chiesa Cattolica, ed ha ceduto al suo “papa”. Ora questo cosa ha a che vedere con il ritenere insostenibile la “tesi Siri”? Restiamo sbigottiti!

Paragrafo 22. “Non aveva senso per il Cardinale Ottaviani eseguire un ordine distruttivo per la Chiesa se non si fosse sentito obbligato a farlo a causa dell’obbedienza al Papa. Ma se avesse saputo che Giovanni XXIII non era un “vero” Papa a causa delle losche manovre del conclave del 1958, non avrebbe avuto modo di tollerare questi teologi sospetti al Concilio”!22.A: Era quasi tutto sospetto. Il Modernismo, la somma di tutte le eresie, ha dilagato nel Concilio con i suoi massimi rappresentanti: Rahner, Chenu, Lubec, Kung, etc. Ottaviani avrebbe voluto escludere giustamente i periti con un decreto dell’Indice. Se ciò non si è verificato, non è perché fosse vincolato dal segreto del Conclave del 1958, ma, pur sapendo che l’anti-Papa Giovanni XXIII non fosse Papa, ha collaborato con lui sotto costrizione! E per ciò che riguarda la storica foto dell’anti-Papa Paolo VI, l’impostore, nella quale compare in processione mentre “rinnega e dismette la sacra Tiara (realizzando quindi alla lettera la profezia del Premol della “rovina della Tiara”) davanti al potere massonico!? Si vede qui un mortificato Cardinale Ottaviani che non poteva fare altro davanti al Cardinale Bea ed al B’nai B’rith! *[questa nota al paragrafo è stata aggiunta il 27.1.08 – le vicende nascoste del Conclave del 1958 avevano realizzato l’obiettivo dichiarato della loggia B’nai B’rith nel 1936:” … prima che il re ebraico possa regnare sul mondo, il Papa a Roma deve essere detronizzato” (Vedi su questo argomento: Don Pranaitis nel “Talmud smascherato”). Per ciò che riguarda le implicazioni di ciò che il cardinale McIntyre ha detto, non negando che la relazione dell’elezione di Giuseppe Siri, sarebbe stata “… qualcosa più di una storia”, non sarebbe la prima volta che un Cardinale o un intero collegio di Cardinali abbia mentito circa i risultati di un’elezione papale. Nel 1378 i cardinali che avevano appena eletto Bartolomeo Prignano, che prese il nome di Urbano VI (1378-1389), al supremo Pontificato, ebbero paura di quella che sarebbe stata la reazione alla loro scelta della folla romana che irruppe nel Conclave, ed annunciarono invece l’elezione del Cardinale romano Tibaldeschi. La confusione e l’amarezza fu il risultato di quella menzogna dei Cardinali paurosi, risultato che condusse al quarantennale scisma d’Occidente, che produsse una serie di antipapi e portò la Chiesa alla rovina pressoché totale!]. Ha idea l’autore dell’“Istruzione Permanente dell’Alta Vendita” di ciò a cui possa assomigliare una rivoluzione massonica? Come detto in precedenza, il Cardinale Ottaviani è spesso citato nelle pagine di C.F.N., a causa della sua famosa dichiarazione riguardante il Terzo Segreto di Fatima. Quindi Vennari è almeno consapevole del fatto che ciò che passa per “la grande facciata” nelle pagine di C.F.N. sia la grande apostasia! Scrivendo della testimonianza universale dei Padri della Chiesa riguardo ai suoi tempi, Henry Edward Manning dice: “L’Apostasia della città di Roma dal vicario di Cristo e la sua distruzione da parte dell’anti Cristo, può costituire una novità per molti cattolici, per cui penso sia bene citare i testi di teologi di grande notorietà. In primo luogo Malvenda, che scrive esplicitamente sul soggetto, afferma, secondo anche il parere di Ribera, Gaspar Melus, Biegas, Suarez, Bellarmino e Bosius, che Roma deve apostatare dalla fede, allontanare il Vicario di Cristo e tornare al suo antico paganesimo! Le parole di Malveda sono: “Ma la stessa Roma, negli ultimi tempi del mondo, tornerà alla sua antica idolatria, al potere e alla grandezza imperiale. Caccerà il suo Pontefice, perseguiterà terribilmente la Chiesa con il più crudele spargimento di sangue dei martiri, e riprenderà l’antico stato di ricchezza addirittura superiore a quello che aveva sotto i suoi primi governanti!” (H.E. Manning “La crisi attuale della Santa Sede”, 1861. Londra: Burns e Lambert. Pag. 89-90). Quindi, se stiamo vivendo i tempi della Grande Apostasia (secondo il Cardinale Ottaviani), in linea con la testimonianza universale dei Padri della Chiesa, Roma ha rigettato il suo Pontefice e ha del tutto apostatato dalla fede! L’invito dei teologi modernisti al Concilio Vaticano II è certamente la prova che la “somma di tutte le eresie” è stata ben rappresentata in seno al Concilio. Ma ancora una volta, cosa centra questo con l’insostenibilità della “tesi Siri”? Questo serve indubbiamente solo a confermare la testimonianza universale dei Padri della Chiesa! Ma ancora peggio! E’ sotto l’antipapato che Roma sta tornando al suo pantheon (l’ecumenismo!) e sta costruendo il nuovo ordine mondiale attraverso il “club Roma” e l’U.E. L’anti-Papa Benedetto XVI ha “annunziato” che la Chiesa ora ha una missione per il mondo con gli ebrei (che negano che il Signore sia venuto nella carne!). Attraverso la Ostpolitik l’antipapato ha tradito i cattolici dietro la cortina di ferro, dove è stato probabilmente versato la maggior quantità di sangue per la fede nella Chiesa in tutti i secoli. Eppure per Vennari è impensabile che Roma abbia rigettato il Pontefice dalla Chiesa Cattolica! Tale incapacità di cogliere anche i fatti più elementari, dimostra che l’autore dell’ “Istruzione Permanente dell’Alta Vendita” non abbia alcuna padronanza della materia.

Paragrafo 18: “Infine se la “Tesi Siri” fosse vera, vuol dire che ogni Cardinale che abbia partecipato al Conclave del 1958, sia implicato nella truffa”! – 18.A: Esattamente: la verità verrà fuori! Così come Vennari ha alfine ammesso: “Ogni Cardinale del Conclave del 1958 è implicato”! Questo è proprio un richiamo della mente alle intenzioni dell’ “Istruzione Permanente dell’Alta Vendita”, che erano quelle di strumentalizzare la Chiesa Cattolica per i fini del programma del mondo massonico! Questo non confuta la “Tesi Siri”, anzi dà la massima importanza all’affermazione di Papa Gregorio “… il segreto è orribile!”. Questo fa venire alla mente il commento, spesso citato, di Malachi Martin sul Terzo Segreto di Fatima: “È orribile, quanto di peggiore si possa immaginare!”. E poi le parole di suor Lucia a padre Fuentes (26 dicembre 1957) devono essere poste in questo contesto: “Padre, il diavolo è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la Vergine Maria. E il diavolo sa cosa che cos’è che più di tutto offende Dio e che in breve tempo guadagnerà per lui il maggior numero di anime …. La mia missione non è quella di indicare al mondo il castigo materiale che certamente lo attende, se il mondo non prega e non fa penitenza, no! La mia missione è quella di indicare tutti i pericoli imminenti che corriamo di perdere le nostre anime per l’eternità”. L’anno era il 1957, e nell’ottobre del 1958, a distanza di un anno, iniziava il Concilio! Come immagina “il peggio” Vennari? E attraverso il suicidio del “cambiamento” della fede della Chiesa e la Sacra Liturgia (contro la qual cosa Pio XII aveva messo in guardia!) si estinguerebbero i Sacramenti: dapprima il Sacramento dell’Ordine, poi il Sacramento della Messa, poiché con il “novus ordo missae”, l’antipapato cambierebbe la Consacrazione delle specie, onde condurre tutti i cattolici che cercano di professare la loro santa fede in obbedienza al Romano Pontefice, agli anatemi solenni di Trento. Con quali altri criteri o su quali altri precedenti potrebbe essere compreso il “Sacrificio” del Sommo Pontefice esiliato da Roma, oppresso ed in balìa dei suoi nemici (… mi possono uccidere in qualunque momento!)? è un fatto noto che Papa Gregorio celebrasse il rito romano canonizzato dalla immemorabile Tradizione. Egli ha offerto il suo Sacrificio nel momento in cui il Sacrificio dell’altare veniva estinto nel “novus ordo missae”, quando il mondo cattolico, in comunione con l’anti-Papa, cadeva sotto gli anatemi del Concilio di Trento! De Fide la liturgia ivi esposta è il più sacro dei depositi della Santa Chiesa, così come si è sviluppato a partire dall’istituzione di Cristo e degli Apostoli e canonizzato in perpetuo al Concilio di Trento. Secondo il Catechismo di Trento le parole di base dell’Istituzione sono dello stesso Cristo; per la Consacrazione del vino sono: “Hic est enim calix sanguinis mei, novi es aeterni testamenti: Misterium fidei, qui pro vobis ed pro multis effundetur in remissionem peccatorum”. – Il Catechismo ci insegna infallibilmente che alla Consacrazione sono state aggiunte le parole del Nuovo Testamento in modo da comprendere che il Sangue di Cristo Signore non venisse inteso come una figurazione, così come nell’Antico Testamento nella legge antica, ma, come leggiamo nella Lettera egli Ebrei, che “senza sangue non si redige un testamento”, ecco che in verità e realmente il sangue suggella il nuovo testamento! Per questo l’Apostolo dice : “Cristo quindi è il mediatore del Nuovo Testamento” ed è per mezzo della sua morte che siamo chiamati a ricevere l’eterna eredità promessa”… le parole aggiunte … “per voi e per molti – pro multis” sono prese un po’ da S. Matteo, un po’ da S. Luca, ma sono state unite dalla Chiesa Cattolica, sotto la guida dello Spirito Santo, e servono a dichiarare il “frutto ed il vantaggio” della sua Passione. Infatti se si guarda al suo “valore” dobbiamo confessare che il Redentore ha versato il suo sangue per la salvezza di tutti; ma se guardiamo al “frutto” che l’uomo ha ricevuto da esso, comprendiamo facilmente che esso è avvenuto a vantaggio non di tutti, ma di molti esseri umani! Quando Egli ha detto: “per voi”, intendeva quelli che erano presenti o quelli scelti tra il popolo ebraico, come i discepoli ai quali stava parlando (con l’eccezione di Giuda); ma quando ha aggiunto “ … e per molti” Egli voleva evidentemente intendere il resto degli eletti tra i pagani! A ragione quindi queste parole non sono state usate (diversamente al “novus ordo”) a questo punto perché si parla “solo” del frutto della Passione che è efficace per la salvezza solo degli eletti. Questo è pure il significato di quanto l’Apostolo dice: “ … il Sacrificio di Cristo offerto una sola volta per i peccati di molti”, ed Nostro Signore stesso in S. Giovanni “Io non prego per il mondo, ma per questi che Tu mi hai dato, perché sono tuoi”! Il dogma della fede della Santa Chiesa viene così affermato con le parole della Consacrazione del vino nel rito romano. Il “novus ordo” rimuove il mistero della fede [Mysterium fidei] nella consacrazione che diventa invece una proclamazione dei fedeli “proclamiamo la tua morte Signore, annunciamo della tua Resurrezione nell’attesa della tua venuta”! Ecco quindi che secondo il Concilio di Trento il Sacramento del sangue è il Mysterium fidei. E la chiesa del “novus ordo” consacra in particolare il calice del Sacramento del Suo sangue “per tutti” ponendosi in tal modo nell’anatema di Trento. [… e fuori dalla Chiesa Cattolica – ndt. -].  Questa consacrazione è la base della “chiesa ecumenica” emergente, sincretica di tutte le fedi e nazioni. Anatema anche a causa della bestemmia del Mysterium fidei (Apoc. XVIII,3).

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“Mai, mai c’è stata una tempesta così forte nei riguardi di un Sommo Pontefice. Lui è già un martire prima di subire il martirio. Soffre prima che sia giunta la sua ora. Ma lui offre la sua persona ed il sangue delle sue vene per tutti i suoi torturatori e per coloro che stanno conducendo terribili attentati alla sua vita! Deve subire l’esilio. (Apocalisse di Maria Julia Jahenny. 1941. [Con approvazione ecclesiastica -vera-].

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Per questo occorre dire che il Papa nascosto offre il Sacrificio dell’immemorabile Rito latino, nel momento in cui il Sacramento dell’altare è in via di estinzione ed il mondo cattolico tutto è colpito dagli amatemi di Trento a causa della sua comunione con l’anti-Papa. È possibile che in veste ufficiale e pubblica il Cardinale Arcivescovo di Genova, Papa Gregorio fosse costretto a celebrare il “novus ordo”. Ma anche se così fosse, è ragionevole pensare che si trattasse di un sacrificio di sottomissione al papato “di fatto” (l’antipapa de jure) celebrare la “nuova” messa. Era un ostaggio dell’ordine massonico (il pyramidion della Massoneria) che controlla il Vaticano. È ragionevole supporre che a questo livello di controllo, fosse obbligatorio esercitare il novus ordo nelle sue funzioni pubbliche. Se Papa Gregorio ha offerto il “novus ordo”, per lui era certamente possibile sostituire la nuova consacrazione con l’immemorabile Consacrazione del calice. Gli altari della sua diocesi, erano infatti correttamente posizionati, e non c’erano tavoli massonici con il libro della legge e contro il vero altare del Sacrificio. Il “Hic est enim calix …” si recita con il sacerdote di fronte all’altare e piegato sul calice! Penso che ci siano tutte le ragioni per credere che, anche se fosse stato costretto a dire la “nuova messa”, ci sarebbe stata una vera Consacrazione dell’Ostia. Si obietterà che Papa Gregorio abbia recitato la nuova messa in forma ufficiale, ma egli è stato sotto minaccia di morte per 31 anni! Diciamo che, per amore di discussione, ha espletato il suo dovere pubblico secondo l’ordinazione ed ha quindi detto la nuova messa dell’anti-Papa. Come in precedenza accennato, perché non pensare che con questa azione il Sommo Pontefice, obbedendo esteriormente, non abbia avuto il puro intento di intercedere per la Chiesa in quest’ora di Passione mistica? La Messa del Papa Gregorio sarebbe stata una Messa Pontificale; perché non poter credere che la sorte del mondo cattolico, colpito dagli anatemi di Trento e quindi con la perdita inestimabile di anime, non pesasse sul cuore pastorale del Santo Padre? Perché non poter credere che il vero Sacrificio era dentro di lui ed abbia prevalso sulle apparenze? Come Cardinale Arcivescovo e rettore del Seminario di Genova ha avuto l’occasione di insegnare il rito di Canonizzazione e segretamente o apertamente di ordinare sacerdoti e chierici atti alla Gerarchia: chiaramente questa possibilità è stata la ragione del suo Pontificato in esilio!

“Vedo il Santo Padre in grande difficoltà, vive in un altro palazzo e riceve alla sua presenza solo poche persone. Se l’organizzazione malefica conoscesse la sua forza, avrebbe ora attuato un attacco. Temo che il Santo Padre soffrirà molte tribolazioni prima della sua morte, perché vedo la “chiesa nera” contraffatta guadagnare terreno, vedo la sua influenza nefasta sul pubblico. Il disagio del Santo Padre e della Chiesa è davvero tanto grande che bisogna pregare Dio giorno e notte! Mi è stato detto di pregare molto per la Chiesa ed il Papa … il popolo deve pregare ardentemente per estirpare la chiesa buia”. [Visione profetica di Anne Catherine Emmerich (1774-1824) dal libro “La vita di Anne Catherine Emmerich” del Cardinale Carl E. Schmoger C. SS.R., vol.II, pag.292-293.]. questo modello è conforme al Sacrificio di Nostro Signore. Che si creda o no alla “tesi Siri”, resta comunque questa conformità alla Passione di nostro Signore. A questo dovrebbe pensare John Vennari prima di ricorrere a termini come “scellerato” in relazione al sacrificio di Gregorio XVII di sottomissione all’anti-Papa. Come ebbe a dire Nostra Signora di La Salette: “Io sarò con lui fino alla fine per ricevere il suo sacrificio”. Ma né lui né il suo successore riusciranno a vedere il trionfo della Chiesa di Dio.” Questo significa pure che ci sono stati Successori “Consacrati” per le necessità della Santa Chiesa in questo momento di crisi senza precedenti! Ora, per quanto ne sappiamo, apparentemente la Sede è vacante! Che senso ha ai nostri tempi la necessità di mostrare “di facciata” un movimento tradizionale all’interno della Chiesa? Per definizione non può esserci una cosa come “un movimento tradizionale” all’interno della Chiesa! La Chiesa è “una” come la Santa Tradizione. Un “papa”, come si definisce, che si affanna a spegnere i Sacramenti “veri” inventandone di nuovi invalidi, a mutare la fede in una concezione modernista basata su tutto quanto la Sacra Tradizione condanna come ostile al Signore (e questo solo per iniziare), non è più Papa di quanto non sia costituzionale il “Patriot Act”! Dai tempi della Grande Apostasia e del ribaltamento della Cattedra di Pietro (come previsto dalla visione profetica del Santo Padre Leone XIII), esiste una grande ed autorevole letteratura: la Santa Chiesa è ormai dispersa ed è fuori dalla giurisdizione degli antipapi, proprio come era fuori dalla giurisdizione dei “vescovi ariani” nel corso dei secoli della crisi ariana. “Allora la Chiesa deve essere dispersa, guidata nel deserto e sarà per un certo tempo, come all’inizio, invisibile, rintanata in catacombe, antri, anfratti, caverne, sotterranei … essere per così dire, spazzata via dalla faccia della terra. Questa è la testimonianza universale dei Padri della Chiesa Primordiale! [H. E. Manning: “La crisi attuale della Santa Sede” 1861, Londra, Burns e Lambert, p. 88.].

Il sito Catholic Family News si presenta con l’invocazione “San Pio X, campione contro il modernismo, prega per noi”! Questo grande Papa e Santo è testimone dei nostri tempi: “La roccia ha sempre resistito alla prova del tempo. Ma quando si entra nella casa di Dio, guai a chi pone l’“uomo” sulla Sede di Pietro, poiché il gran giorno del Signore è vicino!” Quella a cui stiamo assistendo è la Passione mistica della Santa Chiesa : … “ in modo che colpito il Pastore essi (gli agenti dell’anti-Cristo) possano disperdere il gregge” [Papa Leone XIII “invocazione a S. Michele Arcangelo” ed in S. Matteo XXVI:31]. Abbiamo così assistito alla fuga del vero Pontefice ed al suo esilio da Roma (come attestato dai primi Padri, da tutti i teologi citati da Manning, dalla Regina dei Profeti a La Salette). Abbiamo assistito al sacrificio della presentazione del Papa “nascosto” all’autorità di fatto, cioè l’anti-Papa, che ha il potere di satana in questo tempo di “eclissi” della Chiesa. Questo è il testamento del suo martirio nelle profezie e giunto nella storia. Lasciamo allora che questi fatti siano sottoposti ad una valutazione imparziale. A Fatima furono rivelati i mezzi attraverso i quali sarebbe stata esaltata la Chiesa mediante il trionfo del Cuore dell’Immacolata: lo scapolare del Carmelo ed il Santo Rosario! Questi dovevano essere i rimedi ultimi, come ebbe a dire suor Lucia più avanti nel colloquio finale del 26 dicembre 1957. Questi dovevano essere i mezzi per la santificazione dei Cattolici nel momento in cui i mezzi di santificazione che Cristo aveva voluto per la sua Santa Chiesa, si sarebbero estinti [messa e Sacramenti – ndt.-]. È chiaro allora come l’antipapato ed il movimento ecumenico tengano in odio la Regalità di Maria. – A Cebaco l’arcangelo ha rivelato i motivi della vittoria: gli infiniti meriti dei Sacri Cuori di Gesù e dell’Immacolata, dai quali sarebbero fluite grazie inimmaginabili per coloro che si trovano nella Santa Chiesa in questi tempi della sua passione mistica e di grande Apostasia. A Tuy, quando il Signore parlò a Suor Lucia del Cuore Immacolato di Maria e delle sue finalità in questo tempo di prova immensa, disse: “vorrei che la mia Chiesa praticasse la devozione a questo Cuore Immacolato accanto alla devozione al mio Sacro Cuore!”. “La roccia ha sempre resistito alla prova del tempo! Ma si sarà entrati nella casa di Dio. Guai all’uomo quando si pone sulla Sede di Pietro, perché il giorno del Signore è vicino!” (Papa S. Pio X) “Alzati dunque o invincibile Principe!”. “ Roma perderà la fede e sarà la sede dell’anti-Cristo. “La Chiesa sarà in eclissi”. [Parole pronunziate da Nostra Signora di La Salette a Melanie Calvat nel 1846, in un’apparizione totalmente approvata dalla Santa Chiesa].

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P.S. Apprendiamo proprio oggi che a Johnn Vennari è stato diagnosticato un cancro con metastasi diffuse in fase terminale (da TCW blog settiman.). Ricordiamo per inciso che il suo amico P. Nicholas Gruner, della stessa setta scismatica del C. F. N., nemico acerrimo del Papa Gregorio XVII e della Gerarchia in esilio [come in generale tutti i falsi tradizionalisti] morì improvvisamente il 30 aprile del 2015 fuori dalla Chiesa Cattolica. Preghiamo la Vergine Maria affinché il sig. Vennari abbia tempo e desiderio di rientrare, con la rimozione delle censure ed il sincero pentimento per il male seminato contro il Papa “legittimo”, nella Chiesa cattolica “vera”, ove unicamente c’è salvezza! Ancora una volta costatiamo che:

“QUI MANGE LE PAPE, MEURT!”

[redaz. di Exsurgatdeus.org]

Apprendiamo che il 4 aprile del 2017 John Vennari è deceduto, purtroppo fuori dalla “vera” Chiesa Cattolica, così come già Nicholas Gruner della setta scismatica pseudo-tradizionalista del CFN “Catholic Family News” nel 2015. Ancora una volta:

“QUI MANGE LE PAPE, MEURT!”

 

 

GREGORIO XVII: L’INCREDIBILE STORIA

 

GREGORIO XVII L’INCREDIBILE STORIA:

 LA “GRANDE APOSTASIA” ed il mistero della

“CHIESA ECLISSATA”!

[liberamente ispirato a : “the Siri thesis” (FACT) da: www. The Pope in red.com]

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La “Tesi di Siri” 

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Un Cardinale in azione: Foto di Sua Eminenza, il Cardinale Giuseppe Siri di Genova, Italia, in visita presso l’Ospedale Galliera (un ospedale di Genova di cui è stato presidente) circa un anno prima di essere eletto Papa della Chiesa Cattolica, il 26 ottobre 1958 d. C., scegliendo il nome di Gregorio XVII.

   “Padre, la Vergine è molto triste perché nessuno presta attenzione al suo messaggio, né i buoni né i cattivi. I buoni continuano con la loro vita di virtù e di apostolato, ma non la conformano al messaggio di Fatima. I peccatori, i cattivi, continuano nella loro condotta, seguendo la strada del male, perché non vedono il terribile castigo che sta per abbattersi su di loro. Mi creda, Padre, Dio sta per punire il mondo e molto presto. Il castigo del cielo è imminente. Fra meno di due anni, nel 1960 sarà qui, il castigo del cielo arriverà e sarà molto grande! Dì alle anime da temere non solo il castigo materiale che ci accadrà se non preghiamo e facciamo penitenza, ma la perdita della maggior parte di tutte le anime che andranno all’inferno!”

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[Parole precisamente pronunziate da Suor Lucia (veggente di Fatima), in un’intervista con Padre Augustin Fuentes del 26 dicembre 1957 d. C., che danno un chiaro preavviso circa il castigo imminente del cielo per i peccati dell’uomo, che sarebbe indubbiamente avvenuto prima del 1960 d.C.].

Premessa

   La Siri “Tesi” (IL FATTO) sostiene che il cardinale Giuseppe Siri venne realmente eletto Papa dopo la morte di Papa Pio XII nel 1958; ma che il neo-eletto Papa (Gregorio XVII, “già” Cardinale Siri) sia stato sottomesso a gravi costrizioni, minacciato di morte e così impedito nell’assumere la Cattedra Pontificia (cioè ad annunziare pubblicamente ed a proclamare il suo Pontificato) e sostituito da Angelo Roncalli (l’antipapa sedicente Giovanni XXIII).    –    Ci sono prove che nel 1958, durante il Conclave, i nemici della Chiesa minacciarono nei confronti di “Siri” azioni di distruzione di massa, se egli avesse assunto il possesso della Cattedra di Pietro (cioè se si fosse dichiarato che: “il cardinale Siri”, dopo essere stato canonicamente eletto, ha accettato il Papato scegliendo il nome di Gregorio XVII ) – I nemici di Cristo, della Chiesa e di tutti gli uomini, i marrani della “quinta colonna”, presenti essi stessi all’interno delle mura del Conclave, usarono poi delle minacce veramente feroci e crudeli nei confronti di Papa Gregorio XVII, qualora egli avesse pubblicamente annunciato di essere il “vero” Papa.     Alla luce di tale “tesi”, tutti i Papi ‘apparenti’, dopo Papa Pio XII, erano e sono tuttora “impostori” (anti-Papi), per il semplice fatto che “Siri” fu il “vero Papa eletto”. Tutti i loro atti sono assolutamente “invalidi”, i loro insegnamenti fasulli e non obbligano nessuno, anzi devono essere accuratamente evitati per non incorrere in mortali anatemi e sacrilegi offensivi della Maestà divina.

(*) “La rinunzia non è valida, per legge, qualora essa sia avvenuta per timore grave ingiustamente inflitto, per frode, per errore sostanziale o per simonia” (Codice di Diritto Canonico 1917, can. 185).

“Siri” (cioè il S. P. Papa Gregorio XVII) è deceduto il 2 maggio 1989 d.C., e si dice (anzi è oramai praticamente certo) che gli sia succeduto, attraverso il suo vero Pontificato e la Gerarchia da Lui “validamente” perpetuata, un altro “vero” successore, ancora sconosciuto, ma che emergerà a suo tempo, dopo l’eclissi della Chiesa prevista a La Salette, per giungere così alla fine dei tempi. E’ stato quindi un “Pontificato soppresso” [non vacante!], nella persona del Cardinale Giuseppe Siri di Genova, canonicamente eletto nel 1958, ma subito destituito, attraverso intimidazioni, occultando, tacendo, mentendo il suo vero stato (così come hanno fatto pure i “suoi” Cardinali) per ben 31 anni!

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La pia Pastorella Melanie Calvat, Veggente a La Salette, in Francia (c. 1846 d.C.).

 “La Chiesa sarà eclissata. In un primo momento, non sapremo chi sia il vero Papa.”                                                                 [Melanie Calvat].

Nel commentare questa parte del segreto, Melanie, in effetti, disse all’Abate francese Combe: “La Chiesa sarà eclissata. In un primo momento, non sapremo chi è il vero Papa. Poi, in secondo luogo, il Santo Sacrificio della Messa cesserà dall’essere offerto in chiese e case, e sarà tale che, per un certo tempo, non ci sarà più il Culto pubblico, [la falsa messa attuale è un rituale rosa+crociano offerto a lucifero, dio dell’universo – n.d.r.- ], “… però vedo che il Santo Sacrificio non è veramente cessato: esso sarà offerto in alcove, in nicchie, in grotte, in catacombe! ” (Abate Combe:. “Il segreto di Melania e la crisi attuale”, Roma, 1906, pag. 137).

“Perciò quando vedrete “l’abominio della desolazione “, del quale ha parlato il profeta Daniele (Daniele IX:27), stare nel luogo santo (chi legge, comprenda), allora quelli che sono nella Giudea, fuggano verso i monti …” (Matteo XXIV: 15-28).

Annotazioni del Padre Douay 1582 d.C., per la citazione di cui sopra: “…l’“abominio della desolazione” predetto, è in parte avvenuto in diverse, antiche profanazioni del Tempio di Gerusalemme, quando il sacrificio ed il servizio a Dio fu eliminato, ma esso deve soprattutto manifestarsi a causa dell’Anticristo e dei suoi precursori, quando aboliranno la santa Messa, che è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo, l’unico Culto sovrano, dovuto a Dio nella Sua Chiesa … Per cui è evidente che gli eretici di quei giorni saranno gli speciali precursori dell’Anticristo “. [da: Matteo XXIV:15 – “Annotazioni” Il Nuovo Testamento, 1582, il Collegio inglese di Rhemes, John Fogny, Pag. 71].

Testimonianza universale dei Padri della Chiesa Primitiva sull’Apostasia:

“L’apostasia della città di Roma dal vicario di Cristo, nonché la sua distruzione da parte dell’Anticristo, può costituire un’idea così nuova per molti cattolici, che penso sia bene il caso di citare il testo di Teologi di grande notorietà e dottrina. In primo luogo Malvenda, che scrive esplicitamente sul soggetto, afferma, concordando con il parere di Ribera, Gaspar Melus, Biegas, Suarez, Bellarmino e Bosius, che Roma deve apostatare dalla fede, allontanare il Vicario di Cristo e tornare al suo antico paganesimo. “ … Allora la Chiesa dovrà essere dispersa, guidata nel deserto, e sarà per un certo tempo come era nel principio, invisibile, rifugiata in catacombe, in anfratti, in caverne, in montagne, in luoghi di agguato, e per un certo tempo deve essere anche spazzata via, per così dire, dalla faccia della terra!”

Questa è la testimonianza universale dei Padri della Chiesa primitiva ” [- Henry Edward Manning, “La crisi attuale della Santa Sede” 1861, Londra:. Burns e Lambert, pp 88-90).]

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Edward Manning

La volontà di Gesù Cristo per la sua Chiesa:

   “Pertanto, se qualcuno dice che non è per istituzione di Cristo, lo stesso Signore (vale a dire, per legge divina), che il beato Pietro dovrà avere successori perpetui nel primato su tutta la Chiesa; o che il Romano Pontefice, non è il successore del beato Pietro in questo primato: sia anatema!”. (Il Concilio Vaticano, quarta sessione, prima Costituzione dogmatica sulla Chiesa di Cristo, – Ch. II,5: sulla istituzione del Primato del beato Pietro al Romano Pontificato – Luglio 1870 d.C.).

La “Tesi Siri”

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Redatta da

William G. von Peters, Ph.D.

   “Il seguente lavoro si basa sulle ricerche di Mr. Gary Giuffré; esso e’ stato estratto e compilato principalmente dalla sua newsletter, protetta da copyright, da informazioni verbali e da fonti personali, nonché da altre fonti reperibili.”

-Dr. William G. von Peters.-

(Nota: Il webmaster di www. thepopeinred. com ha aggiunto tutte le immagini e le loro didascalie, aggiungendo un annuncio finale, “imperativo” per tutti i cattolici a conoscenza di questa storia, in coda alla “Tesi Siri” (IL FATTO) – giugno 2006 A.D.)”.

Introduzione

Precisazioni sul “Grande Disastro” (da: “La Profezia cattolica” di Yves Dupont).

Matt. XXIV:39: “Ed essi non capirono finché venne il diluvio e li spazzò via tutti.” “… La Chiesa è perseguitata, il Papa lascia Roma e muore in esilio, un anti-Papa è stato insediato a Roma, la Chiesa cattolica è divisa, senza capo e completamente disorganizzata…”!

Pio IX: “Ci sarà un grande prodigio che riempirà il mondo di stupore. Ma questo prodigio sarà preceduto dal trionfo di una rivoluzione (il “modernismo”!-n.d.r.-), attraverso la quale la Chiesa passerà con prove che sono al di là di ogni immaginazione”.

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San Malachia:

famoso per le sue previsioni circa i nomi e

l’elenco dei Papi dal suo tempo

fino alla fine del mondo!

 Da San Malachia: De Medietate Lunae (“di mezzo della Luna”, spesso tradotto, “Dalla metà della Luna”). Il simbolismo biblico della “luna” è “il regno mondano» o l’ordine temporale. “Questo Papa può quindi essere eletto: a) da Cardinali che siano influenzati principalmente dalle idee mondane (tipo vangelo sociale, etc.), o b) – può essere eletto in un momento in cui le forze di “satana” (il “principe di questo mondo”) hanno il controllo virtuale di tutta la terra mediante il loro governo segreto, forse anche influenzando l’elezione papale, in modo che un agente del governo mondiale dell’anticristo venga eletto Papa.”

De Labore Solis (“Del Lavoro del Sole”): Questo è lo stesso simbolo impiegato in Apocalisse XII: 1-5, di “una Donna vestita di sole” in travaglio per dare alla luce un Figlio, che governerà in seguito la terra con “una verga di ferro.” H.B. Kramer, interpretando l’Apocalisse nel suo “Libro del Destino”, conferma questa valutazione, presentando un’elezione papale molto controversa (vertenza = lavoro; donna = Chiesa sole = luce della verità divina).

San Pio X: “Ho visto uno dei miei successori passare sopra i corpi dei suoi fratelli. Egli si rifugia sotto mentite spoglie in qualche luogo, e dopo un breve ritiro morirà di una morte crudele.”

Pio XII: “… Noi crediamo che l’ora presente sia una fase terribile degli eventi predetti da Cristo, e sembra che le tenebre stiano per abbattersi sul mondo, e che l’umanità sia stretta nella morsa di una crisi suprema”!

Antica Profezia tedesca: “… La dottrina sarà perversa, e si cercherà di rovesciare la Chiesa Cattolica …”!

Nicola de Fluhe: “La Chiesa sarà punita, perché la maggioranza dei suoi membri, in alto o in basso che siano nella Gerarchia, diventerà così perversa che la Chiesa affonderà sempre di più fino a che, alla fine, sembrerà essersi spenta, con l’estinzione della successione di Pietro e degli altri Apostoli. Ma, dopo di ciò, Essa sarà vittoriosamente esaltata agli occhi di tutti gli scettici. ”

Ven. Bartolomeo Holzhauser (XVII secolo): “Il quinto periodo è un periodo di afflizione: la desolazione, l’umiliazione e la povertà per la Chiesa di Gesù Cristo, purificherà il suo popolo attraverso guerre crudeli, carestie, epidemie di peste, ed altre calamità orribili. La Chiesa latina sarà anche afflitta ed indebolita da molte eresie. Seguirà un periodo di defezione, di calamità e di sterminio … “.

– “Durante questo periodo la Sapienza di Dio guiderà la Chiesa in diversi modi: 1) castigando la Chiesa di modo che le sue ricchezze non possano corrompere completamente; 2) interponendo il Concilio di Trento come una luce nelle tenebre, così che i cristiani, vedendo la luce, possano sapere in che cosa credere, 3) sostenendo S. Ignazio e la sua “compagnia” in opposizione a Lutero ed agli altri eretici; 4) portando in terre remote la Fede “vietata” nella maggior parte dell’Europa”.

– “Durante questo periodo infelice, ci sarà un lassismo nei precetti divini ed umani. La disciplina soffrirà. I Sacri canoni saranno completamente ignorati, e dal Clero non saranno rispettate le leggi della Chiesa. Tutti saranno traviati e portati a credere e a fare ciò che immaginano, secondo i desideri della carne. ”

“Si metterà in ridicolo la semplicità cristiana, che sarà chiamata follia e assurdità, e si avrà il massimo rispetto per la conoscenza avanzata, e per l’abilità con la quale saranno offuscati gli assiomi della legge, i precetti della morale, i santi canoni ed i dogmi religiosi con questioni insensate ed argomenti fraudolentemente elaborati. Di conseguenza, nessun principio sarà più rispettato, per quanto santo, autentico, antico, e certo che sia, ma resterà libero di censura, critica, falsa interpretazione, modifica e limitazione da parte dell’uomo.”

“Questi sono tempi malvagi, questo è un secolo pieno di pericoli e di calamità. L’eresia è ovunque, ed i seguaci dell’eresia sono al potere quasi ovunque. Vescovi, prelati e sacerdoti dicono che stanno facendo il loro dovere, che sono vigili e che vivono in conformità del loro stato di vita, e quindi tutti accampano scuse. Ma Dio permetterà un gran male contro la sua Chiesa: eretici e tiranni arriveranno improvvisamente ed inaspettatamente, tutto crollerà nella Chiesa, mentre i vescovi, i prelati ed i sacerdoti dormiranno. Entreranno in Italia buttando spazzatura su Roma … bruceranno le chiese e distruggeranno tutto “.

(La Monaca Infermiera di Bellay, (1810-1830): “Ancora una volta i pazzi sembrano avere il sopravvento! Ridono di Dio e Lo disprezzano. Ora le chiese sono chiuse, i pastori fuggono, il Santo Sacrificio cessa!”.

“Guai a te, città corrotta! I malvagi tentano di distruggere tutto, i loro libri e le loro dottrine stanno inondando il mondo, ma il giorno della giustizia è venuto…”.

(Jeanne le Royer, Suora della Natività): “Ho visto una grande potenza levarsi contro la Chiesa la quale viene saccheggiata, devastata, gettando nella confusione e nel disordine la vigna del Signore, calpestata dal popolo e schiacciata, fino ad essere ridicolizzata da tutte le Nazioni. Il celibato è diffamato ed il sacerdozio oppresso, si ha la sfrontatezza di confiscare le proprietà della Chiesa, di arrogarsi i poteri del Santo Padre, la cui Persona e le cui Leggi vengono disprezzate! “.

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La ven. Anna-Katrina Emmerick profetizzò: un “vero” Papa ed un papa falso (cioè un anti-Papa)

 (Ven. Anna-Katrina Emmerick): “Ho visto anche il rapporto tra i due papi, ho visto come saranno funeste le conseguenze di questa falsa chiesa, ho visto aumentarne le dimensioni, eretici di ogni genere sono entrati nella città di Roma. Il clero locale è cresciuto in tiepidezza, e ho visto una grande oscurità … ”

“Ancora una volta ho visto che la Chiesa di Pietro era minata da un piano ideato dalla “setta” segreta, mentre le tempeste la stavano danneggiando.”

Commento: Molte profezie prevedono un anti-Papa ed uno scisma.

“Ho visto una strana chiesa in costruzione contro ogni regola… Non erano Angeli che presiedevano alle operazioni di costruzione. In quella chiesa, non c’era niente che venisse dall’Alto… C’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di fabbricazione umana, che segue l’ultima moda, così come la nuova chiesa eterodossa di Roma, che sembra dello stesso tipo … ” – “Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che si stava costruendo lì (a Roma). Non c’era nulla di sacro in essa. Ho visto questo, come ho visto un movimento guidato da ecclesiastici, ai quali hanno contribuito Angeli, Santi e gli altri cristiani. Ma (nella strana grande chiesa) tutto il lavoro era stato fatto meccanicamente (cioè, secondo regole e formule). Tutto era stato fatto secondo la ragione umana … “. –  “Ho visto ogni tipo di persone, oggetti, dottrine ed opinioni. C’era qualcosa di orgoglioso, di presuntuoso e violento in essa, e ciò sembrava avere molto successo. Non ho visto un solo Angelo, né un solo Santo che aiutava nel lavoro, ma lontano, in fondo, ho visto la sede di un popolo crudele armato di lance, e ho visto una figura che, sghignazzante, ha detto: “Non costruite il più solidamente possibile, tanto si butterà tutto a terra!”

Commento: Due chiese differenti sembrano essere indicate in questo passaggio. In primo luogo, una chiesa-fantoccio istituita dai comunisti, una “strana chiesa” che comprende “tutti i tipi di persone e di dottrine” (forse in nome dell’ecumenismo), che seguono le tendenze moderne. Questa chiesa è “scellerata ed umanistica,” ma non è ispirati dai comunisti, altrimenti i comunisti non la vorrebbero abbattere. Questa chiesa è: -a) o la vera Chiesa cattolica dopo che la si è completamente sovvertita dal di dentro, -b) o si tratta di una “nuova” chiesa che dichiara di essere la vera Chiesa Cattolica, visto che vengono eletti due “papi” nello stesso tempo. Alcune profezie sembrano giustificare l’evenienza che la vera Chiesa Cattolica possa scomparire completamente per un po’ come organizzazione, ma, anche se disorganizzata, che sopravviverà nelle persone dei membri fedeli del clero e dei laici che andranno nei sotterranei e nelle “catacombe”. – “Tra le cose più strane che ho visto, c’erano lunghe processioni di vescovi. I loro pensieri e le loro espressioni mi sono state rese note attraverso le immagini che fuoruscivano dalle loro bocche. Le loro colpe, nei confronti della Religione, sono state mostrate da deformità esterne: alcuni avevano soltanto un corpo, con una nube scura di nebbia al posto della testa; altri avevano solo una testa, i loro corpi ed i cuori erano come vapori densi; alcuni erano zoppi, altri erano paralitici; altri erano addormentati o sconfortati “. – “Allora, ho visto che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava gradualmente prendendo il sopravvento, e la Religione Cattolica finiva nella completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti sono stati attirati dalla scintillante ma falsa conoscenza, di giovani insegnanti di scuola, ed hanno contribuito così all’opera di distruzione “.

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Un altare dopo il (falso –n.d.t.-) Concilio Vaticano II

   “E noi stessi sperimentiamo questo, che cioè quando entriamo in Basiliche ornate e pulite, munite di croci, immagini sacre, altari e lampade ardenti, più facilmente ci diamo alla devozione. Ma, al contrario, quando si entra nei templi degli eretici, dove non c’è nulla, tranne una sedia per la predicazione ed un tavolo di legno per fare un pasto, sentiamo di essere entrati una sala profana e non certo nella casa di Dio. ” [-S. Roberto Bellarmino, Octava Controversia generalis, liber II, Controversia Quinta, caput XXXI.].

Commento: Sei ministri non cattolici furono invitati al “finto” concilio Vaticano II, con il fine di “aiutare” i cambiamenti della Liturgia, abbattere gli altari, dislocare il Tabernacolo, ed insediare una tavola secondo Cranmer! – “In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà conservata solo in alcuni luoghi, in poche case ed in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre.” “Vedo molti ecclesiastici scomunicati che non sembrano esserne preoccupati, e nemmeno a conoscenza. Tuttavia, essi sono (ipso facto) scomunicati ogni volta che hanno collaborato ad imprese, sono entrati a far parte di associazioni, ed hanno abbracciato opinioni sulle quali sia stato lanciato un anatema. Si può vedere con ciò che Dio ratifica i decreti, gli ordini ed i divieti emessi dal Capo della Chiesa, e che Egli li mantiene in vigore anche se gli uomini non mostrano preoccupazione per essi, li rifiutano o, ridendo, li disprezzano.”

53.30 “Ho visto che molti pastori si sono lasciati sedurre da idee che sono pericolose per la Chiesa. Essi stavano costruendo una grande, strana e stravagante chiesa. Tutti cercavano di essere ammessi in essa, al fine di esserne uniti ed averne gli stessi diritti [evangelici, falsi cattolici come Ecclesia Dei e Lefebvreviani?], sette di ogni tipo. Tale doveva essere la nuova chiesa, ma Dio aveva ben altri progetti. “…

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Si adempiono dopo 1500 anni le profezie sull’anti-Papa Paolo VI

La profezia di Premol (V secolo): “… E vedo il Re di Roma che, con la sua Croce e la sua tiara, scuotendo la polvere, si toglie le scarpe e si affretta nella sua fuga verso altri lidi. La tua Chiesa, o Signore, è estromessa dai suoi stessi figli. Un campo è fedele al Pontefice in fuga, l’altro è soggetto al nuovo governo di Roma che ha rigettato la Tiara. Ma Dio Onnipotente, nella sua misericordia, porrà fine a questa confusione, ed una nuova era avrà inizio. Poi lo Spirito ha detto che questo è l’inizio della fine dei tempi.”

Commento: Da questa profezia, è chiaro che la vera Chiesa sarà fedele al “Papa in esilio”; considerando che il nuovo “papa” a Roma sarà, appunto, un anti-Papa. Ma, dal momento che un certo numero di altre profezie ci dicono che il vero Papa morirà nel suo esilio, ne consegue quindi che la vera Chiesa sarà senza leader per qualche tempo. Quindi, non è difficile prevedere che cosa l’anti-Papa ed i rinnegati fra la “gerarchia” ed fra il clero diranno: “Vedete, il cosiddetto Papa è morto e chi può dare un nuovo Papa se non i nostri cardinali che hanno già eletto il nuovo papa: egli è qui a Roma.” E, in effetti, dal momento che la vera Chiesa sarà completamente disorganizzata, ed i Cardinali fedeli si troveranno isolati e nessun nuovo vero Papa potrà essere eletto, un gran numero di cattolici sarà indotto ad accettare il primato dell’anti-Papa. – Tale scissione non accadrebbe se il vero Papa seguisse il consiglio di A. C. Emmerick: “di … soggiornare a Roma”. “Ma” – ella ha detto – “il Papa è ancora attaccato alle cose della terra” … e altrove dice, ” … Lui vorrà salvare ciò che pensa possa essere salvato.” In altre parole, il vero Papa, chiunque sia in quel momento, userà il suo giudizio umano nel lasciare Roma, invece di rimanere saldo di fronte agli invasori.

Tommaso dell’Apocalisse – Apocrypha (I secolo):. “Ad ogni uomo piace parlare di ciò che gli aggrada, ed i miei sacerdoti non devono avere la pace in se stessi, ma devono sacrificarsi per me, non guidati da una mente ingannevole. Poi vi sono i sacerdoti che abbandonano la gente allontanandosi dalla Casa del Signore per voltarsi verso il mondo. La Casa del Signore sarà desolata ed i suoi altari verranno aborriti. Il luogo di Santità è corrotto, e il Sacerdozio inquinato. ”

Holzhauser (XVII secolo): “Il grande monarca verrà quando la Chiesa latina sarà desolata, umiliata, ed afflitta da molte eresie …”

Rembordt (XVIII secolo): “Queste cose accadranno quando si tenterà di creare un nuovo regno di Cristo, dal quale verrà bandita la vera fede”.

Profezia di Oba: “E ciò avverrà quando le autorità della Chiesa promulgheranno le direttive per promuovere un nuovo culto, quando ai sacerdoti sarà vietato di praticare qualsiasi altro culto, quando le posizioni più in alto nella Chiesa saranno affidate a spergiuri ed ipocriti, quando solo i rinnegati saranno ammessi ad occupare quelle posizioni. ”

Ven. Anna-Katharina Emmerick (XIX secolo): “Ho visto ancora il nuovo e strano aspetto della Chiesa che stavano cercando di costruire: non c’era nulla di santo in essa … La gente è intenta ad impastare il pane nella cripta inferiore … ma non risalgono, … non salgono, né ricevono il corpo di Nostro Signore, ma solo pane! Quelli che sono in errore non per colpa loro, e che piamente ed ardentemente desiderano il Corpo di Gesù, vengono spiritualmente consolati, ma questa non è la Comunione. Poi, la mia guida [Gesù] disse: ‘Questa è BABELE.’ [La Messa in molte lingue]. ” (Questa profezia è stata fatta nel 1820 circa da Anna Katarina Emmerick, una monaca agostiniana stigmatizzata ed è annotata in “La vita di Anne Catherine Emmerich” dal Rev. Carl E. Schmoeger, C.SS.R.).

Commento: Il Nuovo Messale è un segno inquietante della prossima distruzione, e questi terribili presentimenti sono in completo accordo con ciò che dicono le profezie, e che può essere così parafrasato: “Volevano fare una nuova chiesa, una chiesa di fabbricazione umana, ma Dio ha altri progetti. La falsa chiesa sarà distrutta, ed il nemico occuperà Roma. I pastori saranno dispersi, perseguitati, torturati ed uccisi. Il Santo Padre lascerà Roma, e morirà di una morte crudele . Un anti-Papa si insedierà a Roma.”

… Nel XV secolo, il grande peccato della Chiesa era l’immoralità, ma la fede era viva. Poi venne la “riforma”, con le guerre di religione. Oggi, tuttavia, il peccato della Chiesa è ancora più grande, perché è un peccato contro la prima delle virtù cardinali, cioè la fede! La punizione deve essere così commisurata. Il contributo più recente e più significativo al processo che ha portato a tutto questo, è il nuovo messale, un rito pre-eretico [sic], che ha reso la Messa mutevole come le mode passeggere del mondo.

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Il cardinale Siri

   Al conclave del 1958 Siri aveva solo 50 anni, ed era il chierico più popolare in Italia. A 22 anni era già sacerdote ed a 37 era vescovo! Durante la guerra, ha organizzato mense per i poveri. Era un maestro di problemi nella gestione del lavoro, avendo risolto varie controversie e tutte senza scioperi, più di qualsiasi altro uomo in Italia (1).      Il cardinale Siri è nato precisamente 400 anni dopo la morte di Cristoforo Colombo (avvenuta il 20 maggio 1506) , e cioè il 20 maggio 1906.

È stato arcivescovo di Genova per 41 anni. Fu incaricato di persuadere le forze tedesche in ritirata, nella seconda guerra mondiale, a non far saltare il porto della città.

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Il cardinale Siri, nella foto, riceve la berretta rossa cardinalizia da Papa Pio XII (Roma, 12 gennaio, 1953 d.C., festa di Papa San Fabiano Martire).

Il Cardinale Siri era il successore al Papato, designato da Pio XII.

Egli morì il 2 maggio 1989 (Festa di San Atanasio) con sulle labbra: “Tibi Domine”, “a Te, o Signore”.  –  Nel 1967 aveva dichiarato che per lui il Concilio è stato “un … lavoro difficile ed una grande sofferenza.” – Su suo consiglio, Papa Pio XII fermò il movimento dei “sacerdoti-operai”, ed usò tutta la sua influenza nella realizzazione del famoso “Monitum” del Sant’Uffizio contro Teilhard de Chardin, costringendo il falso “papa” Giovanni XXIII a promulgarlo. – Radicalmente contrario all’evoluzionismo; a causa del suo spettacolare intervento Paolo VI rinunciò all’ultimo momento alla sua intenzione di integrare i “Padri sinodali” nel Sacro Collegio, come elettori del Conclave. Proibì ai suoi seminaristi di visitare Taizé [fucina dell’eretico ecumenismo]. Nel 1988 affermò: – “L’AIDS è un castigo di Dio.”

Per Siri il principale male è stato l’abolizione della Speranza, la trasmutazione della missione salvifica della Chiesa in un “messianesimo materiale”, il segno primario del quale è la “congiura del silenzio sugli Ultimi Tempi.”

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Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, monsignor Siri si incontra con funzionari delle forze alleate al Palazzo Tursi di Genova.

Ha salvato la città di Genova dalla distruzione, persuadendo, durante la ritirata, l’esercito tedesco a non far saltare il porto.

“Durante il Pontificato di Pio XII Siri era stato un prodigio, diventando vescovo nel1944 e poi cardinale nel 1953. Si disse che fosse stato designato come successore di Pio XII e combatté una battaglia col rozzo villico Roncalli,nel Conclave del 1958 …. Al cardinale Siri non piaceva il “papa” Giovanni XXIII [… anche perchè sapeva bene chi fosse e di chi era l’agente!]. Una volta disse che“ … ci vorranno 50 anni alla Chiesa per recuperare i danni del suo pontificato.” Non gli piaceva il “papa” Paolo VI, che portò a termine il Concilio, un evento descritto da Siri come il più grande disastro nella storia recente ecclesiastica’ (per ‘recente’ egli intendeva degli ultimi 500 anni). Le riforme conciliari sono state realizzate a Genova con i piedi di piombo, trascinandosi con lentezza estrema: gli altari non rivolti al popolo; le Messe serali prefestive scoraggiate; le donne con i pantaloni allontanate (2).

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“Siri” è stato ferocemente anti-comunista, un tradizionalista intransigente in materia di Dottrina della Chiesa.

“Io sono il nemico più implacabile del comunismo perché esso distrugge l’uomo, distrugge l’economia, distrugge tutto … Ricordo di essere andato da Pio XII, una volta, ed ho visto sulla sua scrivania, in altre occasioni perfettamente vuota, due libri: uno era sulla collegialità. Lui mi ha chiesto che cosa ne pensassi: ‘. Sua Santità, lo butti via -io gli ho letto- non c’è niente di buono in esso.’ … E ci sono quelli che definiscono Rahner come ‘il numero uno tra i teologi.’ Ma io sento il fetore di errori lontani, è una questione di olfatto!”. – Da “Cardinal Siri” (30 Days Magazine 17 gennaio 1985 A.D.).  –   Ha definito il Vaticano II “il più grande errore nella storia” nel libro, “il Papa non eletto; Giuseppe Siri, Cardinale di Santa Romana Chiesa” (1993), di Benny Lai, pp. 296-297, dall’ultima conversazione registrata con il cardinale Siri. [le citazioni sono tratte dal libro, i commenti da “Sangre de Cristo” Newsnotes.

“Il 18 settembre del 1988, il cardinale Siri concluse la sua ultima conversazione registrata con l’autore (Benny Lai) dicendo: ‘Un Papa a malapena appena eletto (salvo che per un miracolo, ed il Signore non fa miracoli inutili): ma cosa ne sa, povero uomo, di questo dovere che deve affrontare?” Un’ammissione circa l’elezione di Siri. Siri fece il tentativo di pubblicizzare la sua elezione, ma i “media” rifiutarono di stampare il comunicato, poiché i “media” erano già sotto il controllo della massoneria.

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“Il cardinale Siri” (S.S. Gregorio XVII) impartisce la benedizione (Genova, Italia).

‘E’ necessario che lui che sia integrato nella sua nuova posizione. L’azione che definisce e completa un Pontificato, è la scelta del Segretario di Stato, perché è questi che il Papa deve educare'(2). –  Questa dichiarazione venne fatta solo tre mesi dopo che Siri aveva riferito di aver nominato Monsignor Carlo Taramasso*, di Santa Marinella (località nei pressi di Roma), uno dei “suoi” Cardinali (* fu creato Cardinale nel giugno 1988), Cardinale che sarebbe diventato poi il suo principale confidente e consigliere, fino al 16 marzo 1989, quando Taramasso morì improvvisamente e misteriosamente, dieci settimane dopo la visita del famigerato “Cardinal” Casaroli del Vaticano [noto e smascherato massone].

“Non tutti i Papi diventano tali dopo essere passati attraverso la scuola di formazione del Papa”!    –   Si noti, non dice: “Non tutti diventano “Papa” dopo aver frequentato la scuola per diventare tale”, ma: “Non tutti i Papi diventano tali …” Questo potrebbe essere interpretato nel senso che “non ad ogni Papa è permesso di agire come un Papa, anche dopo il procedimento mediante il quale Egli è stato eletto Papa”.

 ‘La scuola, anche inconsapevolmente, si frequenta ben prima della elezione, e nel corso di essa, vengono determinate la Posizione, la sua adeguatezza ad occupare la Posizione, la sua fedeltà verso la Posizione.’

Ci sono prove evidenti, alcune delle quali possono essere rilevate nel libro, “Il Papa non eletto,” che Siri stava preparandosi per quello che pensava fosse la sua formazione al Papato ( … ad esempio quando è stato contattato inizialmente a Genova, nella metà degli anni 1950, da diplomatici sovietici per essere un intermediario tra essi e Pio XII, anche se questo era in realtà un processo di intimidazione ed una trappola, al fine di prepararlo all’elezione a Papa in un futuro Conclave, per poi essere subito dopo costretto a cedere l’esercizio pubblico del suo Ufficio, con la minaccia di una mostruosa e sanguinosa persecuzione dei fedeli in Europa orientale, nonché con la minaccia di uno scisma della gerarchia francese che, dall’inizio del Conclave, promosse la sua candidatura agli altri Cardinali, al fine di realizzare questo piano diabolico. Minacciarono, come vedremo, pure l’impiego di una bomba all’idrogeno per distruggere il Vaticano ed i suoi funzionari. Sotto la copertura del “segreto del Conclave”, al nuovo Papa “appena eletto”, confuso e stordito, fu presentato il ricatto da parte del cardinale francese Tisserant, che era un agente del B’nai B’rith, l’organizzazione di logge talmudiche, madre del potere mondiale massonico e marxista.  –  Prima della fine della sua vita, Siri ha iniziato il tentativo, come questi passaggi criptici suggeriscono, di farsi riconoscere, lamentandosi apertamente della sua impossibilità di adempiere ai doveri del suo Ufficio di Papa, durante il periodo del suo lungo esilio, prova durata per ben 31 anni.

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I nemici della Chiesa, nell’ordine del giorno avevano programmato la modalità per forzare “Siri” ( Papa Gregorio XVII) ad abbandonare l’esercizio pubblico del suo Ufficio, con ogni mezzo possibile.

     Alle pagine 607-609 del suo libro, “Le chiavi di questo sangue”, Malachi Martin, decano, membro stabile e testimone oculare al Conclave del ’63, ammette che Siri fu eletto Papa (nuovamente) nel 1963, ma che la sua elezione fu “accantonata” a causa di una “interferenza” da parte di un’organizzazione di “livello internazionale “, in merito ad una “grave faccenda di sicurezza dello Stato [del Vaticano].” Poi cerca di verificare se le interferenze esterne del Conclave, siano state condotte “da persone autorizzate” e se “l’esistenza stessa dello Stato di Città del Vaticano o dei suoi membri o dipendenti” fosse stata messa in pericolo.

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Un Papa pentito

 ‘Dico questo perché ho grande rimorso.’

Perché mai Siria vrebbe questo “grande rimorso”, se non per il fatto che abbia permesso che la Chiesa fosse quasi distrutta a causa della sua incapacità a far valere pubblicamente la sua legittima pretesa alla carica, per oltre 30 anni?

‘Ho fiducia nel perdono del Signore e, di conseguenza, sono calmo.’

Il perdono viene solo dopo un fermo proposito di pentimento rispetto alla strada errata precedentemente seguita! Pertanto, Siri sta in pratica dicendo di aver finalmente preso provvedimenti per invertire il tragico corso in trapreso dal 1958, per poter difendere la Chiesa e la sua alta Carica, fornendo un valido “successore”al Papato.

‘Ai primi due Conclavi ai quali ho partecipato, la mia candidatura è stata presentata da un Cardinale influente. Mi ha egli stesso detto che tutti i “francesi” erano dietro di lui.’

 16 french-cardinal-tisserant L’infiltrato della Quinta Colonna (il cardinale Tisserant)!

   Questo “cardinale”, a cui si allude qui, è senza dubbio il cardinale Tisserant, decano del Collegio Cardinalizio, che controllava il “blocco” dei sei Cardinali francesi, e che promosse un voto unanime per Siri per ottenerne l’elezione, per annunciare però subito dopo che l’elezione stessa di monsignor Siri era “annullata”, adducendo come pretesto di “volere impedire l’assassinio, oltre la cortina di ferro, dei Vescovi, come rappresaglia da parte dei sovietici contro la Chiesa, per l’elezione di un Papa anticomunista”. Che un tale evento realmente sia accaduto, fu verificato da un ex funzionario del Vaticano, padre Jean-Marie Char-Roux il 14 luglio 1993, a Londra, Inghilterra.

‘Poi gli altri si unirono ai “francesi”. I tedeschi dapprima vacillarono, poi, ad un certo punto, convinti, si unirono al resto. ‘ – Qui Siri rivela, per la prima volta, la sua elezione unanime a Papa, quando finalmente, i Cardinali tedeschi, “si uniscono al resto”, e votano per lui al quarto scrutinio, alle ore 18:00 del 26 Ottobre 1958. – ‘Ho detto di no, e se sarò scelto, dirò di no!’

Siri infatti si rifiutò di accettare la carica dopo i primi tre scrutini, quando non c’era ancora un voto unanime a suo favore, e tentò anche di dissuadere i Cardinali annunziando che avrebbe continuato a rifiutare se avessero cercato di eleggerlo nuovamente.

‘Ho fatto un errore, l’ho capito oggi.’ – Ma Siri si sbagliava per tre motivi: in primo luogo, sui principi morali: dichiarando ai Cardinali la sua intenzione di rifiutare, senza riserve, l’Ufficio in anticipo, non veniva comunque dispensato dall’essere egli il Papa eletto. È vero che è prerogativa di ogni Cardinale il poter rifiutare l’elezione all’Ufficio papale, ma questo diritto non è assoluto. Il Cardinale Albini, al Conclave nel 1700, aveva rifiutato il Pontificato anche quando gli elettori avevano raggiunto l’unanimità virtuale in suo favore, ma venne convinto dai teologi che non poteva legittimamente rifiutare l’Ufficio al quale era stato eletto all’unanimità, o quasi all’unanimità, perché per lui sarebbe stato come rifiutare l’incontestabile evidenza della volontà dello Spirito Santo! Da allora, questo principio è stato sempre accettato e rispettato nelle elezioni papali. Siri, naturalmente, lo sapeva bene, ed era quindi anche consapevole che non avrebbe potuto non accettare il Pontificato alla quarta votazione, quando cioè tutti i Cardinali avrebbero dato il loro voto a lui, per cui era moralmente obbligato ad accettare le loro decisioni!

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 Il fumo bianco fuoriesce dal comignolo della Cappella Sistina il 26 Ottobre 1958. Siri è stato il Cardinale più giovane della Chiesa, essendo stato nominato da Pio XII all’età di soli 47 anni, nel 1953. Quando Giovanni Battista Montini cadde in disgrazia presso Pio XII, ci si aspettava che Siri fosse eletto Papa nel Conclave del 1958.  –  Convinto così che si trattasse del piano di Dio a causa dello schiacciante voto unanime degli elettori, il Cardinale Siri accettò l’Ufficio, annunciando il suo desiderio di essere conosciuto come Gregorio XVII, e cominciò a prepararsi a ricevere i primi omaggi dai cardinali. Alle ore 18:00, dal comignolo della stufa della Cappella Sistina, venne inviato il fumo bianco, per ben cinque ininterrotti minuti dai ministri del Conclave, tra le acclamazioni fragorose all’esterno dei fedeli felici, mentre la Radio Vaticana annunciava al mondo che era stato scelto il nuovo Papa. Qualcuno è stato fatto sicuramente Papa, quella sera … se non Siri, allora chi?

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L’agente massonico, il cardinale-burattino Angelo Roncalli, si avvia al Conclave del 1958!

Ma il terzo errore di Siri fu quello di capitolare davanti agli “ammutinati del Conclave” che, avendo appena promosso la sua unanime canonica elezione, brutalmente lo misero da parte dopo soli cinque minuti, in modo da procedere, dopo due giorni, ad una seconda elezione, naturalmente “non” valida, dell’agente massonico Angelo Roncalli, burattino della quinta colonna! Pensando di evitare ad ogni costo una sanguinosa persecuzione globale della Chiesa, Siri non prevedeva che avrebbe così accelerato, in alternativa, una persecuzione spirituale della Chiesa di gran lunga più terribile, che prenderà forma dell’infame, eretico Concilio Vaticano II, convocato dall’anti-papa Giovanni XXIII, approvato e concluso poi dall’anti-Papa Paolo VI. Questo era stato, nel tempo, l’obiettivo principale del “nemico”, per poter dare l’impressione che gli errori della rivoluzione francese fossero alla fine “consacrati” dal vertice del potere all’interno delle strutture visibili della Chiesa. Questo passo è stato assolutamente indispensabile, per i “poteri delle tenebre”, per poter insediare gli “agenti” massonici sulla Cattedra di Pietro, che diventerebbe quindi totalmente priva della guida dello Spirito Santo, per poter così diffondere la peste dell’eresia in tutto il mondo, con la collaborazione obbediente, tra l’altro, di un clero ignaro, ed “esiliare” inoltre la vera Autorità papale da Roma, rimpiazzandola con una autorità “fasulla”, in mano ai veri burattinai della congiura. Gli antichi nemici della Chiesa Cattolica avevano pertanto attuato un vero e proprio “colpo di Stato”, all’interno della sede del governo della Chiesa. La vera Chiesa era ormai letteralmente “in eclissi”, come predetto da “Nostra Signora” di La Salette!

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 Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo … La Chiesa sarà eclissata …” (Le parole pronunciate da Nostra Signora di La Salette a Melanie Calvat nel 1846 d.C. nell’Apparizione totalmente approvata dalla Chiesa)

‘Ed oggi? Ho capito dopo molti anni che ho fatto male perché avrei evitato di prendere determinate decisioni. Vorrei dire – ma ho paura di dirlo – di aver commesso certi errori! 

Oltre che a nascondere la sua elezione al Papato della Chiesa, l’errore più mortale di Siri è stata la sua partecipazione al “falso” Concilio Vaticano II e la sua firma apposta ai suoi velenosi decreti. Va notato, tuttavia, che la firma di Siri non è stata resa nella sua veste ufficiale di Papa, ma è stata scritta semplicemente come “Giuseppe Cardinale Siri”, e ad essa è stato senza dubbio costretto. Da allora in poi ha annunciato però: “Noi non saremo vincolati da tali decreti!”

‘Così ho avuto un grande rimorso ed ho chiesto perdono a Dio. Spero che Dio mi perdoni!.

      Ridotto ad una entità inerme, Siri ha agonizzato nell’aver acconsentito alla pressoché totale distruzione della Chiesa ed alla perdita di innumerevoli anime, lungo tutta una intera generazione ed oltre, chissà fino a quando! La sua sterile politica di cercare di “ragionare” con i lupi vestiti da pecore, piuttosto che dare un segnale di allarme per gli agnelli che stavano per essere condotti al macello da falsi e sacrileghi pastori, ha causato danni incalcolabili ai fedeli. L’ultimo confessore di Siri, Padre Candido Caponni, ha testimoniato a Genova, Italia, il 12 ottobre 1992, che nei suoi ultimi giorni, Siri ha più volte espresso il timore del terribile giudizio di Dio, incombente a breve su di lui, “per non aver saputo affrontare le sue responsabilità! ”

‘Sì, negli ultimi due Conclavi la mia candidatura era stata [ancora] proposta, ma non ho ripetuto la stessa dichiarazione che avevo fatto le altre volte. Mi sono detto: non posso farlo [… ciò che ho fatto le altre volte]. Quel che sarà sarà!      Tra i due “conclavi” dell’agosto e dell’ottobre del 1978, Siri ha difeso la sua pubblica reputazione sui mezzi di informazione, contro la sua immagine negativa presentata da chi temeva la possibilità di un suo controllo nel guadagnare finalmente le strutture della Chiesa, così come è stato descritto da UPI in: “una campagna per il Papato.”

‘Al di fuori mi è andata abbastanza bene comunque, ma all’ultimo Conclave, credo, Wyszynski è andato a trovare il mio segretario, dicendogli: “. E’ fatta, gli sarà conferito il segretariato del Papa “.

Fino a quel momento, la condizione di Siri, il vero Papa, era stata nascosta ai fedeli, cosa che gli aveva permesso di prevenire le conseguenze delle terribili minacce mosse contro di lui. Ma con l’annuncio del cardinale Wyszynski al segretariato di Siri, la divulgazione del Pontificato di Siri veniva quasi a trapelare al mondo esterno. E se fosse stato annunziato che Siri aveva collaborato alle elezioni fraudolente di due, o forse tre anti-Papi? Le possibilità per “infangare” il Papa con queste conoscenze erano notevoli. “Ma perché i Cardinali tacciono”, viene spesso chiesto? Potenzialmente, per lo scandalo legato al loro stile di vita non conforme al ruolo ricoperto, molti dei Cardinali venivano ricattati da agenti provocatori, come ad esempio Malachi Martin, come ha ammesso il giornalista Benjamin Kaufman, portato in Vaticano dal marrano (-n.d.t.-) “Cardinal” Bea, il suo “amichetto” kazaro, a scavare nel torbido di prelati, con l’intento di puntare al ricatto. Martin infatti si è vantato di aver potuto “scuotere scheletri a lungo rinchiusi negli armadi dei Cardinali che non avevano abbastanza voglia di fare quello che il cardinale Bea ed il “papa” fasullo volevano attuare nel corso del Concilio…” …. ‘Ho visto Cardinali sudare davanti a me!’… -Martin ha ricordato- … era inebriante gestire quel potere, … ed allora ho cominciato a goderne!’ “(Cincinnati Enquirer, il 22 dicembre 1973).

‘Sono entrato in Conclave in uno stato di agonia. Ricordo che sono andato a sedermi su di una sedia, nella parte posteriore della Cappella Paolina, ed ero come a pezzi … ero in uno stato di agonia ‘.

Siri non si riferisce alle manifestazioni del Conclave in ordine cronologico. La scena nella Cappella Paolina, che doveva essersi verificata prima della votazione decisiva, ricorda un episodio analogo verificatosi poco prima dell’elezione di Papa S. Pio X nel 1903, ed ampiamente riportato dal Santo Pontefice stesso. Come il suo Santo predecessore, Siri era sicuro che sarebbe uscito dal Conclave il suo riconoscimento davanti al mondo del suo ruolo di Papa! Ma a differenza di San Pio X, Siri cadde in una trappola sinistra, e per la quarta volta!

Dio mi ha salvato. Come? Sì, un Cardinale era venuto a dirmi che cosa era successo. Ma non posso parlare di questo!

La vecchia minaccia sovietica per milioni di fedeli venne rinnovata ancora una volta, e lo “specchietto per le allodole”, come di routine, fu ripetuto in Conclave, e cioè: avviene ancora una volta un’elezione al Papato, apparentemente canonica, di Siri, ma in modo che la sua affermazione pubblica dell’Ufficio sia ancora una volta soppressa, sì da demoralizzare ed intimidire un intero nuovo gruppo di “cardinali”.           – Così, in cambio di una falsa pace, Siri cedette, permettendo un ulteriore consolidamento del governo del Vaticano nelle mani dell’Anticristo, ed il tutto senza colpo ferire! Siri rifiuta ancora una volta di spiegare chiaramente ciò che era accaduto, dicendo solo: “Ma di questo non posso parlare “, che costituisce ancora un ripetersi dei suoi primi rifiuti di rivelare la nube oscura che si era addensata, quando avrebbe detto ancora: “Io sono legato dal segreto.” Nel 1985 poi, ha descritto il segreto come “orribile”!

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Il Papa “occultato”

   “Ho vissuto una vita molto lunga, ed ho conosciuto tanti uomini … e tanti traditori. Ma non ho mai rivelato i nomi dei traditori. Io non faccio il lavoro del boia. Io so, però, quanto costa dire la verità! Non sono riusciti a farmi del male, però sono stati capaci di rendermi triste e depresso … già Geremia aveva subito abbastanza “lamentazioni”, … non c’era bisogno che aggiungessi anche le mie! ” (Parole del “cardinale Siri” da “30 Giorni Magazine” 17 gennaio A.D.1985).

‘Ma credetemi … ho visto bene il corso della storia in questi lunghi anni, l’ho visto molto bene. E penso anche di aver avuto gli occhi “adeguati” per vederlo. È vero, portavo gli occhiali, ma comunque ho visto bene’.

Siri dice di aver avuto gli occhi “adeguati” (cioè, in altre parole, gli occhi di un Papa) per vedere cosa stava succedendo, al di là dei limiti della senescenza.

‘Ora desidero lasciare questo mondo senza disturbare la storia e, quindi, lascio che gli altri facciano quello che in coscienza meglio credono. Chiedo solo che gli inganni vengano raccontati: è solo questo ciò che è sufficiente”!

 

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Il Pontefice sofferente: Sua Santità Papa Gregorio XVII

     Sebbene tradito dai “suoi” Cardinali, a cominciare dal giorno della sua elezione divina, il 26 ottobre 1958 d. C., e messo sotto costante sorveglianza con uomini [finti segretari] e mezzi tecnologici [microspie e videocamere], con la continua minaccia di morte, cosa ben documentata, e senza avere assolutamente nessun braccio temporale a cui ricorrere per aiuto, papa Gregorio XVII (il cui Pontificato fu precisamente profetizzato da Nostra Signora di Fatima, secondo la Quale … se la gente non si astiene dall’offendere Dio con i propri peccati: “… il Santo Padre avrà molto da soffrire …”) fu protagonista di un evento di evidente natura miracolosa, nella primavera del 1988 d. C., quindi poco prima della sua morte, mettendo cioè in atto tutte le operazioni adeguate per perpetuare la Gerarchia ecclesiastica: [la missione] della Vera Chiesa! – Siri sapeva che alla veneranda età di 82 anni, non era più certamente in grado di condurre una battaglia per rovesciare la versione massonica divulgativa della storia e del sistema illegale del governo mondiale, messa in atto ancora attualmente dall’Anticristo ed in fase di preparazione con l’assistenza attiva degli usurpatori del Vaticano. Per la prima volta, Siri parla qui direttamente a coloro che hanno preso coscienza della sua terribile situazione e che cercano di portare alla luce questa storia celata, che fa tremare la terra. A noi pertanto, chiede solo di proclamare la “Verità”!

Il Conclave del ‘58!

 

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 Didascalia da una foto pubblicata nel 1958, prima del Conclave, del Cardinale Siri: “Colomba appollaiata sulla testa del Cardinale di Genova, Italia” –

“Il Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, è rimasto imperturbabile quando una colomba si è posata sul suo capo mentre celebrava la Messa nell’arena del circo Orfei. La colomba faceva parte di uno stormo rilasciato in omaggio al Cardinale. Alla Messa, celebrata su di un altare allestito al centro dell’anello della pista grande, hanno partecipato artisti circensi ed una folla di genovesi.”

La colomba posatasi sul capo del Cardinale Siri era bianca, ed una colomba che si posi sul capo di un papabile, è sempre stato inteso come segno indicante la scelta operata dallo Spirito Santo circa il futuro Papa.

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Immagine di Papa Pio XII, poco prima della sua morte (Roma, 1958 d.C.)

“Quando Papa Pio XII aveva “rotto” con Giovanni Battista Montini … si presumeva che il cardinale Siri diventasse con tutta probabilità il successore di Papa Pio. Pio XII lo aveva consacrato vescovo a 38, e Cardinale a soli 47 anni…”. In effetti, si dice che il Papa Pio XII abbia indicato Siri come suo successore designato già da tempo.

Nel 1958 vari gruppi tradizionalmente ostili alla Chiesa, come il World Jewish Congress ed il B’nai Brith (l’obbedienza massonica esclusiva degli ebrei che gestisce l’intera organizzazione mondiale di tutte le obbedienze) erano impegnati in una campagna segreta in favore di Roncalli.

In Italia, era così fortemente sentita l’inevitabilità dell’elezione di Siri nel 1958,che la profezia di San Malachia, che descrive il successore di Pio XII come “Pastore e Marinaio” (Pastor et Nauta), era comunemente attribuita all’illustre Arcivescovo di Genova. La città marittima, che aveva dato i natali a Cristoforo Colombo, era stata da sempre casa sua: ivi era nato, figlio di un addetto [anche se per un breve periodo] al porto più importante del Paese. Un giornale genovese avrebbe scritto: “Nessuno meglio di Siri avrebbe potuto simboleggiare questo motto: “è un pastore dalle virtù più alte, un capitano della nave, nato e cresciuto sul mare.” [Il Lavoro, Genova, Italia, 3 maggio 1989, pag. 4].

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Attuale immagine della casa natale di Cristoforo Colombo a Genova, Italia.

“… Inoltre il protetto da Pio XII, l’Arcivescovo Siri di Genova, sembrava essere dotato di tutti i doni necessari per diventare un secondo Pacelli, proprio mentre il candidato dell’opposizione, G.B. Montini, non era candidabile, escluso dal Conclave poiché non ancora elevato alla porpora cardinalizia. È vero, il Papa non deve necessariamente essere scelto tra i membri del Sacro Collegio, ma la minoranza non poteva certo aggiungere ancor questo ai suoi problemi, nell’avanzare la sua candidatura. Era anche evidente che il ‘Pentagono’ [pacelliano] non stava certamente riposando sugli allori passivamente: infatti il cardinale Spellman incessantemente correva a Roma, ed alla prima assemblea ci si era assicurata l’elezione del Camerlengo e di due dei loro leader, i Cardinali Canali e Pizzardo, nel governo provvisorio della Città del Vaticano.

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 Il Cardinale Siri, il “ben scelto” successore di Pio XII!

   Apparentemente, l’atteggiamento calmo del gruppo anti-Pacelliano sembrava quasi un’ammissione di sconfitta. In quale altro modo, per esempio, si poteva considerare il ritardo dei Cardinali francesi nel raggiungere Roma ancor dopo una settimana dalla morte di Pio XII? E potevano davvero, con i loro colleghi, aspettare di invertire la situazione, sulla scorta della pressione dell’opinione pubblica, anche se non ci poteva essere alcun dubbio circa l’ostilità crescente, sia ecclesiastica che laica, al recente Pontificato, nonché il desiderio di un cambiamento ? “(5)

Le voci di corridoio davano per certo che il rispetto di tutte le condizioni essenziali (di maestro, pastore e padre) si realizzasse nel Cardinale Siri, Arcivescovo di Genova, e che pure tutti i “pacelliani” erano compatti nel sostenerlo: i cardinali italiani Ruffini, Tedeschini, Fumasoni, Biondi, Pizzardo, Mimi, Micara, Canali, Ottaviani, Cicognani, i cardinali americani Spellmann e McIntyre, i due tedeschi Frings e Wendel, i due portoghesi De Gouveia e Cerejera, i due brasiliani De Barros Camara e Da Silva, i due argentini Caggiano e Copello, i due canadesi McGuigan e Leger, il cubano Betancourt, l’equadoriano Torre e l’irlandese D’Alton (6).
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26 Ottobre 1958, ore 6 P.M.

Momento cruciale nella storia del XX secolo: la Massoneria giudaica prende il controllo delle strutture vaticane!

CITTA ‘DEL VATICANO (AP) – Il Ballottaggio dei Cardinali di Domenica, senza l’elezione del Papa! –  Un misto di segnali di fumo, ha fatto capire, per circa mezz’ora, che era stato scelto il successore di Pio XII. Ad un certo momento, 200.000 tra romani e turisti in Piazza San Pietro, erano convinti che la Chiesa avesse un nuovo Pontefice. Milioni di altre persone, che hanno ascoltato le emittenti radiofoniche in tutta Italia e in Europa, ne erano altrettanto certi. Erano certi! Hanno sentito il grido esultante dall’altoparlante del Vaticano: ‘… è stato eletto il Papa!.. ” –  “La scena intorno al Vaticano era quella di una incredibile confusione. Il fumo bianco dal comignolo in cima al Vaticano è il segnale che annuncia tradizionalmente l’avvenuta elezione del nuovo Papa. Il fumo nero indica al contrario la non elezione. Due volte, durante il giorno, fu emesso il fumo dal camino. A mezzogiorno, il fumo, in un primo momento, uscì bianco, poi rapidamente ed indiscutibilmente divenne nero. Questo è stato il segno che i Cardinali non erano riusciti nella designazione nei primi due turni! Ma al calar della notte, il fumo bianco sbuffò dall’agile camino, per ben oltre cinque minuti! Per cui, come tutto il mondo esterno aveva compreso, era stato scelto un nuovo Pontefice! – “Le nuvole di fumo sono state pure riprese, ben illuminate da luci speciali posizionate sul camino della Cappella Sistina. ‘Bianco! Bianco!’ hanno gridato molti tra la folla. ‘Bianco, bianco!!!  – “La Radio Vaticana ha annunciato che: “ … il fumo era bianco”!. L’annunciatore dichiarava che i Cardinali in quel momento probabilmente stavano assistendo ai riti di deferenza al nuovo Sommo Pontefice. Per molto tempo la Radio Vaticana annunciava, e con insistenza, che … “il fumo era bianco!” –  Anche alti funzionari vaticani furono ingannati. Callori di Vignale, governatore del Conclave, e Sigismondo Chigi, il Maresciallo del Conclave, si precipitarono ad occupare le postazioni loro assegnate. La Guardia Palatina fu richiamata dalla sua caserma e cominciò a schierarsi ordinatamente per prepararsi all’ingresso della Basilica di San Pietro, per l’annuncio del nome del nuovo Papa. Ed alla guardia fu pure intimato l’ordine di tornare in caserma, prima di raggiungere nuovamente la piazza. Fu allertata anche la Guardia Svizzera. Tutto era pronto per l’“Habemus Papam”! – “Chigi, in un’intervista con la radio italiana, ha parlato dell’incertezza che regnava nel palazzo. Ha aggiunto che questa confusione persisteva anche dopo che il fumo si era estinto, fin quando ci si assicurò, dall’interno del Conclave che doveva trattarsi di fumo nero. Egli ha pure dichiarato che era stato presente ad altri tre conclavi e che “ … mai si era visto in precedenza, che il fumo variava di colore come Domenica scorsa”. Ha detto ai giornalisti che “… avrebbe cercato di organizzare, per i Cardinali, una migliore informazione sulle “fumate”, per evitare la confusione di Domenica, … nella speranza che si possa fare qualcosa lunedì per porre rimedio alla situazione verificatasi!”.

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  • Il fumo bianco dalla Cappella Sistina, indicava che era stato eletto il Papa  (GregorioXVII),                                                        

. 200.000 cattolici in piazza San Pietro  sono festanti per il fumo incontestabilmente bianco.

  • Dopo il conclave, i “poteri delle tenebre” impongono abusivamente il “blocco” dell’elezione di Gregorio XVII. Si vede allora uscire il fumo nero che indica che il Papa non è stato eletto.  A questo punto regna la confusione.

“La folla attendeva in una sorta di “suspense”. Qualsiasi Papa, eletto ordinariamente, appare sul balcone dopo circa 20 minuti dall’elezione. La folla aspettava già da una mezz’ora, chiedendosi se il fumo dovesse essere considerato bianco o nero. Il dubbio montò in fretta. Molti nella grande folla cominciarono ad allontanarsi. Ma ancora c’era molta confusione. Le notizie dei “media” balenate in tutto il mondo annunziavano che “ … era stato scelto un nuovo Papa”. Le telefonate si riversavano in Vaticano, e tutte le linee erano intasate. Mentre il tempo passava, i dubbi aumentavano, e tutti si ponevano la domanda: “Nero o bianco?” “Dopo una mezz’ora, le radio hanno iniziato a dichiarare animatamente che la risposta era ancora incerta. Solo molto tempo dopo il momento in cui il nuovo Papa avrebbe dovuto apparire sul balcone di Piazza San Pietro, si fu certi che la votazione si dovesse riprendere il lunedì successivo alle ore 10:00. La folla, ora consapevole di questa notizia, si diradava rapidamente, mentre volute di fumo grigiastro ancora spiravano dal camino della Cappella … ” (“I Cardinali non riescono a eleggere il Papa al 4° ballottaggio”; Mix-up In “Smoke Signals Cause” 2 falsi rapporti, “The Houston Post”, 27 ottobre 1958, Section. 1, pag. 1 e 7.) – Padre Pellegrino, che aveva già annunciato più volte, da Radio Vaticana, che un nuovo Papa era stato eletto, concludeva sconsolato, dopo mezz’ora: “Non è possibile cancellare l’impressione del fumo bianco in 300.000 persone, la causa dell’errore va cercata altrove.”     

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Sua Santità Papa Gregorio XVII

     Secondo un sacerdote italiano esperto in materia, che aveva conferito con il cardinale Siri, questo blocco conservatore era effettivamente riuscito ad eleggere Siri al quarto scrutinio del primo giorno del Conclave, il 26 OTTOBRE 1958, che è la festa del Papa e martire san Evaristo, il quinto Papa della Chiesa. Siri, che è stato il quinto Papa eletto in questo secolo, si dice che abbia subito accettato l’Ufficio e abbia annunciato di aver preso il nome di “Gregorio XVII.” Si sentirono a quel punto acute tempestose grida di protesta da parte dei riformatori, saltati in piedi per intimidire il nuovo Papa, con la minaccia che essi avrebbero costituito immediatamente una chiesa scismatica internazionale; ma era lui ad uscire Papa eletto dal Conclave. Visibilmente scosso, Siri pare che abbia risposto: ” … Se non mi volete, eleggete qualcun altro!” Da questa dichiarazione, che è stata considerata come la sua abdicazione, sarebbe venuta la “catastrofe apocalittica” che così rapidamente ha travolto la Chiesa.

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[Can. 185. Renuntiatio ex metu gravi, iniuste incusso, dolo aut errore substantiali vel simoniace facta irrita est ipso iure]

(Codice di Diritto Canonico del 1917)

“La dimissione non è valida per legge, se è stata fatta per timore grave, ingiusto, dolo od errore sostanziale o simonia.”

(1917: Codice di Diritto Canonico, can. 185)

La legge della Chiesa prevede, comunque, che: “… Un’abdicazione valida del Papa deve essere un atto libero, quindi una dimissione forzata dal Papato sarebbe nulla, come più di un decreto della Chiesa ha dichiarato.”

Quando e da chi il nome di Tedeschini è stato avanzato in un primo momento, non è noto, ma è chiaramente indicato, negli scritti di Scortesco, che fosse stato eletto durante una delle votazioni. Questo deve essersi verificato però dopo la quarta votazione con lo scrutinio “a maggioranza” di Siri. – Che cosa fosse successo al cardinale Tedeschini, non potrebbe oggi nemmeno essere ipotizzato, se non fosse per la lettera di Pietro Scortesco del 1976, di altri frammenti di sue memorie e di testimonianze aggiuntive sulle elezioni papali successive. Le “menti” massoniche del Conclave del 1958 non avevano alcuna intenzione di procedere ad una regolare elezione pubblica di Tedeschini, che si sarebbe proposto come un Papa ‘di transizione’; ma la sua candidatura sarebbe stata utile per poterlo eventualmente spacciare, agli occhi dei conservatori, come un sostituto più pratico, prevenendo così qualsiasi tentativo di eleggere Siri una seconda volta. Il risultato ottenuto suggerisce che il sistema abbia funzionato. Quando è stato eletto l’anziano Cardinale, la sua accettazione della carica è stata immediatamente annullata, dimostrando in tal modo, al blocco conservatore, la capacità dei riformatori di ostacolare ogni candidato al quale essi si opponevano con qualsiasi mezzo a loro disposizione. (E’ ragionevole supporre che questo sia stato fatto con minacce di violenza, segretamente fatte pervenire a Tedeschini e ad alcuni dei suoi elettori, con le stesse modalità che sarebbero poi state usate ancora contro Siri nel 1963). Una volta messo da parte Tedeschini, l’alleanza pacelliana venne indirizzata, come tutto il Conclave, alla ricerca di un muovo Papa “di transizione”, e pertanto ci si avviò verso un “compromesso” a favore di A. Roncalli. Entro la fine del terzo giorno di ballottaggio, i Cardinali più anziani erano esausti e confusi ed alcuni, forse, addirittura spaventati, di modo tale che alla fine si arresero, così da poter raggiungere il numero sufficiente a dare a Roncalli la maggioranza necessaria.

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 Pilato ed Erode: “Nuova Edizione”

Il “Cardinale” Lienart (a sinistra)- [cavaliere kadosh, noto frequentatore in Francia di logge luciferine – n.d.t.-], ed il “Cardinale” Bea [marrano agente del B’nai B’rith –n.d.t.-] mentre, compiaciuti dell’obiettivo raggiunto, si stringono la mano. Essi erano complici nel crimine perpetrato, perché entrambi noti membri di logge massoniche [e che logge!- n.d.t.]!

“Nel caso dei Conclavi di Giovanni XXIII (1958) e di Paolo VI (1963), sono state possibili comunicazioni indebite con l’esterno. Si è quindi risaputo che vi sono state diverse schede che nel primo [Conclave], portavano il nome del Cardinale “Tedeschini” e, nel secondo [“conclave”], del cardinale Siri. Quest’ultimo, che aveva un solo voto in più di Montini (*), commise l’imprudenza di chiedere che fosse ancora votata la sua candidatura, in modo che potesse regnare con una maggioranza ancor più schiacciante. E fu allora [durante la pausa di mezzogiorno, a seguito del secondo esame] che il cardinale Tisserant uscì per telefonare, e quando poi tornò, i cardinali Liénart, Konig, Dòpfner e Tarançon cambiarono le loro schede elettorali votando per Montini (l’antipapa Paolo VI) [negli scrutini seguenti]. Ben si sapeva che questi quattro cardinali avevano rapporti con i “liberi-muratori”! E pertanto, si può affermare, senza errore e tema di smentita, che Paolo VI fosse stato eletto da quella empia setta. Questo si vedrà pure nei preparativi per il Conclave del 1963, ove: ad incontrare Tisserant è il B’nai B’rith!

“Introibo” conclude con le seguenti osservazioni, già in parte citate: “… Il sig. Scortesco era un eccellente cattolico, pieno di pietà e zelo. Inoltre, nel 1971, era venuto a conoscenza a Roma, dalla bocca di una persona ben informata delle vicende sotterranee della politica del Vaticano, della “storia” della violazione delle consuetudini alla chiusura del Conclave, violazione che, a sua volta, sarebbe da sola sufficiente ad annullare le elezioni … “! – Il Chattanooga Times, il 26 ottobre 1958 elenca le norme ed i regolamenti applicabili durante il Conclave, secondo la “Costituzione” di Papa Pio XII.  –  “Non appena soli, i cardinali ad uno ad uno hanno prestato il giuramento secondo la Costituzione di Pio XII. Il giuramento riguarda quattro punti principali: i Cardinali hanno giurato..:

  1. Che avrebbero osservato la Costituzione di Pio XII con fedeltà, e messo in atto tutte le disposizioni in essa contenute.
  2. Che, se eletti, avrebbero strenuamente difeso tutti i diritti della Chiesa, compresi i suoi diritti temporali.
  3. Che avrebbero mantenuto il segreto su tutto ciò che riguardava l’elezione del nuovo Papa, durante e dopo il Conclave.
  4. Che non avrebbero ricevuto o tollerato alcun veto proveniente da qualsiasi potere civile, anche indirettamente.

Non ci vuole molto a capire che Giovanni XXIII già pensava di violare il suo giuramento per quanto riguarda i punti 1 e 2. E, a causa del punto 4, in particolare, cioè l’episodio dell’abbandono del Conclave da parte del Cardinale Tisserant per conferire con il potere ebraico, il Conclave in realtà era già stato reso annullabile, e quindi il punto 3, cioè l’essere legati al segreto, poteva benissimo non essere osservato, anche se su questa questione Roncalli [il finto papa Giovanni XXIII si mostrava particolarmente esigente, onde occultare evidentemente le irregolarità del Conclave stesso  

Giovanni XXIII

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  Il “Cardinale” Angelo Roncalli – alias Giovanni XXIII [seduto con la mano sul ginocchio destro] siede vicino al suo “confidente” Edouard Herriot,  segretario dei Radical-Socialisti, ospite di Roncalli, insieme ad altri funzionari della massonica “Quarta Repubblica” di Francia nel 1953.

Durante la nunziatura in Turchia, egli fu ammesso “alla setta del Tempio” ricevendo il nome di “Fratello Giovanni” – [in “Profezie di Giovanni XXIII”, Pier Carpi, pag. 52.]

-Carl Jakob Burckhardt, massonedi alto rango, ha scritto nel “Journal De Geneve”, [citato da Carpi.]: “Io conosco il Cardinale Roncalli molto bene. Egli era un deista ed un razionalista la cui forza non risiede certo nella capacità dicredere ai miracoli e nel venerare il Sacro.”

“Il senso della nostra azione: la Continuazione dell’opera di Giovanni XXIII e di tutti coloro che lo hanno seguito sulla strada dell’UniversalismoTemplare” [in “Resurgence de Temple”, pag. 149-un libro edito dagli stessi templari nel 1975.]

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Angelo Roncalli (alias “Fratello Giovanni”) ritratto (al centro nella foto) quando era in Turchia.

 Durante la sua nunziatura a Parigi , il Cardinale Roncalli frequentava in abiti borghesi la Gran Loggia, dove ha ritrovato il gesuita Riquet. Il suo consigliere era J. Gaston Bardet, autore di varie opere ebraizzanti tra cui: ‘Magia e Mistica’, nella quale si vantava di aver profetizzato la Tiara al cardinale Roncalli. “(9) – La sua elezione fu proclamata durante la luna piena. (Vedi il paragrafo dedicato a Giovanni Paolo II sul suo significato.)Roncalli nel 1958 prese il nome di Giovanni XXIII, lo stesso nome dell’Anti-Papa Baldassarre Cosa, che usurpò l’Ufficio papale durante l’esilio del vero Papa, e per un certo tempo attuò la sua usurpazione nella stessa Roma. La politica della Chiesa romana è stata sempre quella di accantonare il nome di un anti-papa, ma probabilmente, questa volta, si trattava di un segnale criptico! – Durante il periodo bellico si era preoccupato della fornitura di falsi certificati di battesimo a migliaia di ebrei ungheresi che si nascondevano dai nazisti. Lasciando da parte le implicazioni morali di tale inganno, certamente questo lasciava intendere che non gli interessava affatto che qualcuno degli ebrei praticasse la fede cattolica, anche se alcuni di loro erano in realtà già stati battezzati da alcune suore a Budapest. – Quando Roncalli era Nunzio in Francia, fu nominato 33° Grado massonico, poiché amico del barone Yves Marsaudon, capo della filiale francese dei Cavalieri di Malta. Ciò è da considerarsi certamente un grosso scandalo per il papato di Pacelli! – Lo stesso Yves Marsaudon avrebbe poi gongolato: “Se ancora esistono brandelli residui di pensiero che ricordino l’Inquisizione, questi saranno annegati in un diluvio crescente dall’ecumenismo e del liberalismo! Una delle conseguenze più tangibili sarà l’abbattimento delle barriere spirituali che dividono il mondo. È con tutto il cuore che desideriamo il successo della rivoluzione di Giovanni XXIII.”(11). La dedica e la prefazione del libro di Marsaudon sono state scritte da Charles Riandley, Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Francia (Rito Scozzese). Riandley ha scritto: “Alla memoria di Angelo Roncalli, … Papa con il nome di Giovanni XXIII, che si è degnato di darci la sua benedizione, la sua comprensione e la sua protezione, … [e] al suo augusto continuatore, Sua Santità Papa Paolo VI.” Riandley prevedeva con grande fiducia come le politiche di Roncalli e di Montini avrebbero fatto progredire il piano massonico in agenda: “Siamo convinti della ristrettezza delle strutture spirituali, culturali, scientifiche, sociali ed economiche che fino ai nostri giorni, hanno ostacolato le azioni ed il pensiero dell’uomo … Ma queste strutture sono già state distrutte in parte. Alcune decisioni pontificie hanno contribuito a questo! Siamo certi che alla fine saranno distrutte tutte … È vero che non tutto va respinto, ma ciò che può essere salvato, non si salverà, se non verrà rinnovato. ” (12)

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Angelo Roncalli (l’anti-Papa Giovanni XXIII)

Roncalli in raccoglimento dopo aver ricevuto il cappello rosso dal noto anticlericale Vincent Auriol, Presidente della massonica “Quarta Repubblica” di Francia (che egli aveva definito “un onesto socialista”). 

Quando fu elevato al Collegio dei Cardinali, Roncalli rimane raccolto, dopo aver ricevuto il cappello rosso dal noto anticlericale Vincent Auriol, presidente della massonica “Quarta Repubblica” della Francia, ed in ginocchio davanti a lui per avergli posto il cappello rosso sulla testa, -in segno di obbedienza- [n.d.t.]! – Alle riunioni sociali a Parigi, Roncalli [la cui pedofilia era ben nota a don Luigi Villa – n.d.t.] fu visto spesso fraternizzare con l’ambasciatore sovietico M. Bogomolov, nonostante l’Unione Sovietica avesse ripreso la sua politica dell’anteguerra di brutale sterminio dei Cattolici in Russia. Era pure un buon amico di Edouard Herriot, segretario degli anti-cattolici “radical-socialisti” francesi. (13)

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Dopo l’elezione al papato, Roncalli richiamò i conclavisti per una inusuale sessione straordinaria “notturna” post-elezione.  –  “Giovanni XXIII chiese ai Cardinali elettori di rimanere in Conclave un’altra notte, invece di lasciare immediatamente la Cappella, come per prassi era consuetudine … per mettere tutti in guardia, di nuovo, dal rivelare i segreti della sua pseudo-elezione agli estranei …” [Alden Hatch, “A Man Named John”, Hawthorn Books, 1963, p. 163.]

 Il Sant’Uffizio possedeva un rapporto su Roncalli dal 1925, nel quale si affermava che: egli era “sospettato di modernismo.” Nel 1925, Roncalli, che era noto per i suoi insegnamenti eterodossi, fu bruscamente rimosso dalla sua cattedra presso il Seminario del Laterano a metà semestre e spedito in Bulgaria, iniziando così la sua carriera diplomatica. Di particolare interesse per il Sant’Uffizio era stata la sua prosecuzione di una stretta collaborazione con il sacerdote “spretato”, Ernesto Buonaiuti, scomunicato per eresia nel 1926. (14). – Dopo l’”elezione” Roncalli convocò i conclavisti facendoli ritornare nella Cappella Sistina per un’insolita sessione notturna di elezione, minacciando “velatamente” la scomunica in caso di inadempienza. Il principale motivo di questa assemblea fu quello di rinnovare i severi ammonimenti contro ogni violazione del “segreto del conclave” (temendo appunto che potessero venir fuori alcuni dettagli sospetti, in una eventuale esposizione al pubblico di quegli eventi così strani). – Roncalli ricevette il genero di Krusciov e sua moglie, così come Giovanni Paolo II avrebbe ricevuto poi Gorbaciov. Essi hanno ricevuto la benedizione personale di Giovanni XXIII. In questa stessa occasione, a Giovanni XXIII è stato assegnato il Premio sovietico per la pace Balzen. (Secondo il “World Book Encyclopedia” -1967, “pace”, per un comunista, è la condizione nella quale non vi è più alcuna opposizione al comunismo). Non sorprende quindi affatto che il Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII abbia rifiutato di condannare il comunismo!

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Roncalli nomina “cardinale” il suo “compagno” “fraterno” Montini

 Uno dei primi atti dell’anti-Papa, già malato di cancro e quindi di “transizione” rapida, fu la nomina di Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI) a “cardinale”, cosa che Papa Pio XII si era ben guardato dal fare, dopo aver scoperto che Montini stesso era in segreta comunicazione con Stalin, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nominare Montini “cardinale”, significava metterlo nelle condizioni di diventare “papa” (lo diventò infatti col nome di Paolo VI) e proseguire nel piano di azione generale, così come suggeriva già la proposta della rivista LIFE di candidare Montini a “Papa” nel 1956, quando era ancora solo un vescovo! – Pochi giorni prima della sua morte, Roncalli nominò un importante massone romano, Umberto Ortolani, “Gentiluomo di Sua Santità’, un titolo molto ambito e riservato all’élite patrizia cattolica. E’ stato questo un segno chiaro ed evidente che Giovanni XXIII non si pentì affatto delle sue affiliazioni massoniche, neanche sul letto di morte. – Il “30 Giorni magazine”, nella edizione del 2 novembre, del 1994 titolava: “Un aggiornamento su Giovanni XXIII”: “I nostri lettori ricorderanno che nella nostra newsletter di giugno 1994 (“Orizzonti nucleari”) abbiamo pubblicato una dichiarazione sensazionale dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Ordine dei Liberi Muratori, secondo cui: ‘papa’ Giovanni XXIII era stato iniziato alla massoneria quando era Nunzio a Parigi alla fine degli anni quaranta. – Abbiamo sottolineato che, se questa affermazione fosse vera, Angelo Roncalli (Giovanni XXIII) non poteva essere validamente eletto al Supremo Pontificato. Sarebbe stato infatti intrinsecamente non idoneo, a causa della scomunica automatica in cui sarebbe incorso, perché comminata secondo il Diritto Canonico (n. 2335: Nomen dantes sectae massonicae aliisve eiurdem generis associationibus quae contra Ecclesia vel legitimas civiles potestates machinantur, contrahunt “ipso facto” excommunicationem Sedi Apostolicae simpliciter reservatam –n.d.t.-). Non essendo un cattolico, ma addirittura un “fratello” 33°, non era possibile per lui essere capo della Chiesa cattolica”. – Poco prima della sua morte, secondo fonti ebraiche (in “Guerra all’Ebreo”, di Dagoberto, Rune ed.), Roncalli si stava preparando a comporre una preghiera di riparazione per gli ebrei, nella quale rinnegava la Chiesa e, applaudendo agli ebrei, obbligava tutti i Cattolici a pentirsi! : “Confessiamo che nel corso di centinaia di anni, i nostri occhi sono stati accecati, in modo tale da non vedere la bellezza del Tuo popolo eletto e di non riconoscere le caratteristiche del nostro fratello primogenito. Confessiamo che il segno di Caino è sulla nostra fronte. Per secoli Abele giaceva nel sangue e nelle lacrime mentre noi avevamo dimenticato il Tuo amore. Perdonaci, Signore, la maledizione che ingiusta-mente abbiamo effuso sul popolo d’Israele. Perdonaci, ché nella loro carne Ti abbiamo crocifisso per la seconda volta! Non sapevamo cosa stavamo facendo.'” In una recente riesumazione del corpo di Giovanni XXIII, relativamente alla promozione della sua causa di beatificazione, un gruppo di testimoni presenti rimase grandemente scioccato nello scoprire che il corpo nella bara era rivolto verso il basso.

Il conclave del 1963

Alle pagine 607-609 del suo libro, “The Keys Of This Blood” [Le chiavi di questo sangue], Malachi Martin, membro ufficiale e testimone oculare al Conclave del 1963, il marrano sponsorizzato dal cardinal Bea [n.d.t.] ammette che Siri fu eletto Papa [nuovamente] nel 1963, ma che la sua elezione fu “accantonata” a causa di una “interferenza” da parte di una “organizzazione di livello internazionale”, in merito ad una “grave questione di sicurezza dello Stato [del Vaticano].” Poi cerca di giustificare le “interferenze” esterne al Conclave, e capire se esse fossero state condotte “da persone autorizzate”, e se fosse veramente in gioco “l’esistenza stessa dello Stato della Città del Vaticano o dei suoi membri o dipendenti”.

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L’antipapa Giovanni XXIII ed il marrano giudeo “cardinale” Bea alla sua destra.

Si noti che questo è riportato da quello stesso Malachi Martin che, come ha ammesso il giornalista Benjamin Kaufman, era stato portato in Vaticano dall’ebreo “Cardinale” Bea a scavare nel torbido sui prelati designati per poter poi ricattarli. Martin si è vantato di essere stato uno che “scuoteva gli scheletri a lungo rinchiusi negli armadi dei Cardinali che non avevano abbastanza voglia di fare quello che il cardinale Bea e il “papa” volevano in occasione del Concilio … ‘Ho visto cardinali sudare davanti a me’. Martin ha ricordato … Era inebriante, quel potere, ‘e … ho cominciato a goderne.’ “(Cincinnati Enquirer, il 22 dicembre 1973). – In uno dei suoi scritti, il principe Scotersco, cugino tedesco del principe Borghese, presidente del Conclave che elesse Montini al Sommo Pontificato, ha fornito le seguenti informazioni riguardanti il Conclave del 21 giugno del 1963: “Durante il Conclave, il cardinale [Tisserant] sulla sinistra della Cappella Sistina, incontrò i rappresentanti del B’nai B’rith, annunciando loro l’elezione del Cardinale Siri. Essi allora risposero dicendo che le persecuzioni contro la Chiesa sarebbero continuate accentuandosi immediatamente. Tornando al Conclave, poi fece in modo da far eleggere Montini. – Il 18 luglio 1985 Louis Hubert Remy, Monsieur de la Franquerie e Francis Dallais si incontrarono con il cardinale Siri, chiedendogli se fosse stato eletto Papa nel 1963. ” … inizialmente rimase in silenzio per un lungo periodo di tempo, poi alzò gli occhi al cielo con una smorfia di sofferenza e di dolore, e unite le mani disse, pesando ogni parola con gravità: ‘Io sono vincolato dal segreto’. Poi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, disse di nuovo: ‘Io sono legato dal segreto! Questo segreto è orribile, potrei scrivere interi libri sui diversi Conclavi, durante i quali si sono verificate cose molto gravi, ma non posso dire …. nulla ‘” (15).  –  “Nel caso dei Conclavi di Giovanni XXIII (1958) e di Paolo VI (1963), c’erano state “comunicazioni” (con l’esterno). È infatti noto che vi sono state diverse votazioni durante le quali, durante primo Conclave, venne (eletto) il Cardinale Tedeschini, e, nel secondo [Conclave], il cardinale Siri. Quest’ultimo, che aveva ottenuto un solo voto in più di Montini, ebbe l’imprudenza di chiedere che fosse ancora votata la sua elezione, in modo da poter regnare con una maggioranza ancora più importante. E fu allora [durante la pausa di mezzogiorno, seguita del secondo scrutinio] che il cardinale Tisserant uscì per telefonare e, quando tornò, i cardinali Liénart, Konig, Dòpfner e Tarançon cambiarono le loro schede elettorali votando per Montini-Paolo VI negli scrutini seguenti]. E si sapeva che questi quattro “cardinali” avevano rapporti con i liberi-muratori. Pertanto, si può affermare senza errore, che Paolo VI fosse stato eletto da quella empia setta”(16). – “Introibo” conclude con le seguenti osservazioni, in parte già citate: “… Il sig. Scortesco era un eccellente cattolico, pieno di pietà e zelo. Inoltre, nel 1971, avevamo saputo a Roma, dalla bocca di una persona ben addentrata nei meandri della politica del Vaticano, della storia della violazione occorsa alla chiusura del Conclave, violazione che, a sua volta, da sola può essere sufficiente per annullare le elezioni … ”    Nell’ottobre 1992 Agostino Chigi, figlio del defunto principe Sigismondo Chigi, “Maresciallo” dei Conclavi del 1958 e del 1963, ha ammesso: “Quando mio padre ed io siamo tornati ad aprire le porte del conclave [dopo l’ “elezione “di Montini] abbiamo scoperto che le porte erano state precedentemente forzate [ed i sigilli infranti] … e c’era un gran vociare in quel momento tra la Guardia Nobile perché un cardinale aveva lasciato il Conclave. “Come detto in precedenza, fu il cardinale Tisserant che andò a parlare con i suoi “maestri” dell’ebraica conventicola del B’nai B’rith. – E si va avanti. Secondo le dichiarazioni del Cardinale Siri e degli altri, sembra che egli sia stato eletto nuovamente ai “conclavi” in cui furono designati Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Ogni volta, dopo l’elezione, il “Papato” Siri fu immediatamente impedito, soppresso, ed il candidato dei cospiratori prese il suo posto sulla “Cattedra” papal

Paolo VI

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Giovanni Battista Montini, cioè l’antipapa Paolo VI, che ha tentato di distruggere la Messa.

 “Chi volesse congiurare contro la Chiesa eliminando il Santo Sacrificio della Messa, genererebbe una calamità simile a quella prodotta se avesse cercato di strappare il sole dall’universo. ” [S. Giovanni Fischer]

“Alla sua incoronazione come “papa” Paolo VI, diversi giornali americani accusarono Montini di essere un membro della loggia B’nai B’rith [loggia riservata ai soli membri giudei –n.d.t.-]. Una foto ne era la prova”(17). Durante gli anni di seminario, [poco o niente frequentato per … motivi di salute- n.d.t.], ben conosciuto dalla polizia come noto omosessuale, fu infiltrato con un alto incarico in Vaticano. Nel 1954 Papa Pio XII lo bandì da Roma togliendogli il “cappello rosso”, avendo appreso che Montini aveva consegnato, nelle mani di Stalin, le identità segrete dei Vescovi clandestini in Russia, causandone così l’arresto e l’esecuzione. Fu accolto sul balcone dopo la sua “elezione” al grido di: “il papa Montinovsky!”[per schiarirsi bene le idee e fugare eventuali dubbi, si consultino i volumi della “Trilogia su Paolo VI” di don Luigi Villa, Editrice Civiltà, Brescia -n.d.t.-]. La rivista “30 Giorni” riportava, nella sua edizione del 3 novembre 1993, che “ … l’elezione del cardinale Montini alla Cattedra di Pietro, come Paolo VI, è stata progettata da un folto gruppo di cardinali massonici e modernisti, riuniti in un incontro in casa di un leader massone, Umberto Ortolani, appena prima del Conclave. Carlos Vazquez Rangel, Gran Commendatore del Supremo Consiglio dei massoni del Messico, in un’intervista del 1993 del settimanale politico “Processo” dichiarò: “Lo stesso giorno, in agosto, a Parigi, sono stati avviati ai misteri della Confraternita il “profano” Angelo Roncalli ed il “profano” Giovanni Montini. Ecco allora che tutto quanto è stato definito in occasione del Concilio, si è basato su principi massonici. ” – Nel suo libro del 1964, “L’oecumenisme vu par un Franc-Macon de Tradition” (l’Ecumenismo visto da un franco-massone tradizionale), Yves Marsaudon, massone di spicco, ha dichiarato: “Il senso di universalismo che imperversava a Roma in quei giorni è molto vicino ai nostri propositi esistenziali. Così non possiamo ignorare il Concilio Vaticano II e le sue conseguenze … Con tutto il cuore sosteniamo la “rivoluzione” di Giovanni XXIII … Questo concetto coraggioso della libertà di pensiero, che si trova al centro delle nostre logge massoniche, si è diffuso in modo veramente magnifico, proprio sotto la Cupola di San Pietro. ”

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 Il cardinale Siri (nella foto il primo a sinistra di fronte) appare contrariato nei confronti dell’impostore “papa” Montini, mentre gli altri che sono intorno a Siri (il vero Papa Gregorio XVII) applaudono all’usurpatore, l’anti-Papa Paolo VI.

Altrove egli scrive: “Nata nelle nostre logge massoniche, la libertà di espressione si è ormai diffusa ben oltre la Cupola di San Pietro …”. Questa è la “rivoluzione” di Paolo VI! E’ chiaro che Paolo VI, non si accontenta di seguire la politica del suo predecessore, ma ha l’intenzione di fare molto di più … “.  –  Quando si studia Paolo VI, si resta allibiti subito dalla sua capacità di lavoro, che era quella appunto di un instancabile maniaco del lavoro. Questo è stato anche determinante nelle sue istruzioni nel dirigere il governo della Chiesa. Ciò è in netta contraddizione col suo ruolo pubblico di “Pontefice della sofferenza”, ruolo che ha impedito ad altri di salvare la Chiesa. Questa immagine pubblica può essere intesa solo come una parte del programma di “divide et impera” che è stato poi vigorosamente perseguito da Giovanni Paolo II. Con questa mistificante immagine, il “papa” afferma veementemente cose correttamente ortodosse, onde placare i buoni cattolici, ma poi va avanti celermente con dichiarazioni diametralmente opposte, ed operazioni spudoratamente eretiche e niente affatto ortodosse! – “Jean Guitton, uno scrittore francese distintosi come “il grande amico e confidente di “papa” Paolo VI”, ha recentemente descritto come: “… le intenzioni di Paolo VI riguardo alla liturgia… erano tali, per cui la riforma della Liturgia cattolica dovesse praticamente coincidere, a suo avviso, con la liturgia protestante … allontanandosi radicalmente dal Concilio di Trento, per avvicinarsi alla Cena del Signore protestante … facendo meno spazio a tutto quello che alcuni chiamano ‘magia’, come la … Transustanziazione nella Consacrazione, e a tutto ciò che è di Fede Cattolica; … Paolo VI aveva cioè un’intenzione ecumenica nel rimuovere … tutto quello che era troppo cattolico, nel senso tradizionale, dalla Messa, e, ripeto, per ottenere una Messa (falsamente – n.d.t.-) cattolica, più vicina alla messa calvinista. “(Trasmissione del 19 dicembre 1993 di Radio-Courtoisie, Parigi). Questa è una rivelazione scioccante! ”

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     Nelle foto si può vedere come Montini fosse solito indossare l’“Efod” ebraico: questo oggetto, simile ad un grembiule riccamente ricamato, è un paramento composto da due spalline e da attacchi ornamentali che fissano il pettorale; l’Efod è indossato dal sommo sacerdote ebraico. [Es. 28: 6, 7, 25-28] Le dodici pietre incastonate in esso, rappresentano le dodici tribù d’Israele. Non solo esso è la “corazza” di un sommo sacerdote ebraico, ma, secondo l’Enciclopedia della Massoneria di Mackey, l’efod è anche “… indossato nei (massonici) Capitoli americani dell’Arco Reale, dal Sommo Sacerdote, come parte integrante dei suoi paramenti ufficiali.” L’“efod” era la veste scapolare indossata da Caifa, il Sommo Sacerdote della sinagoga ebraica, nel momento in cui ordinò che Nostro Signore Gesù Cristo, fosse messo a morte mediante la crocifissione!

“[Egli] sa molto bene ciò che significa questo ‘pettorale del giudizio, l’Efod: conosce le origini del vestito rituale dell’Alleanza Antica [cioè l’Antico Testamento], egli [Montini] non ignora il fatto che i massoni lo usino ancora oggi come un segno distintivo del loro sommo sacerdote … (come pure i dirigenti del Gran Kahal, il governo mondiale ebraico occulto – n.d.t.-). Nel loro materialismo messianico, i dirigenti del Giudaismo sognano la realizzazione del governo mondiale, di cui essi sono i padroni, mentre tutti gli altri ne sono schiavi! Essi hanno riconosciuto che il muro invalicabile che si trova lungo il percorso di questo programma di conquista, sia un valico religioso … in particolare, il diaframma costituito dalla Chiesa cattolica. Per esperienza sanno che la calunnia, il carcere, e finanche la morte, non schiacciano la fede … anzi la ravvivano ancor più. Essi sanno benissimo che per distruggere la Chiesa di Gesù Cristo non hanno che un’unica sinistra strada: l’… INFILTRAZIONE! Così, come nel caso di Anacleto II, di antica memoria, gli infiltrati della “quinta colonna” – n.d.t. – , denunciati da Pio X, hanno invaso la Gerarchia e si sono anche impadroniti della Cattedra di Pietro ” [fr. Joaquin Saenz Y Arriaga, S.J. PHD., “La Nuova Chiesa montiniana”, 1971 d.C.]. – Inoltre, Montini indossava l’efod del sommo sacerdote ebraico con, ma più spesso, senza la sua Croce pettorale. Secondo il gesuita Padre Joaquin Saenz y Arriaga, dottore in Teologia, Storia della Chiesa, e Diritto Canonico, Montini era di origine ebraica, secondo il contenuto del prestigioso “Libro blu” delle più importanti famiglie italiane.      Il “Cardinale” Gregory Baum di St. Louis, Missouri, “ebreo convertito”, incaricato dei libri di testo in tutto il mondo, ha ammesso che egli aveva fatto in modo tale che tutti i libri di testo usati dai bambini cattolici, fossero svuotati da eventuali riferimenti ebraici negativi, sostituendoli con splendidi riconoscimenti. – Alla chiusura del Concilio Vaticano II, si è cercato di obbligare tutti i fedeli per mezzo degli stessi decreti conciliari, procedendo poi ad introdurre una “nuova messa”, nuovi sacramenti, tra i quali lo “strano” rito di ordinazione di falsi vescovi [n.d.t.], nonché nuovi libri religiosi nelle scuole. – Molte fonti di stampa, apparentemente cattoliche, insieme ad alcune riviste laiche, hanno spinto affinché Paolo VI venisse riesumato poiché, a parer loro, si trovava in “odore di santità”. Secondo altre fonti invece, meglio e direttamente informate, il corpo, dopo la sua sepoltura, emanava un odore così fetido, che la bara dovette essere aperta a più riprese, onde gettarvi quantità “industriali” di formaldeide per contrastarne il persistente nauseante fetore.

Giovanni Paolo I 

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Albino Luciani in partenza per raggiungere il Conclave del 1978

 Dei 111 “cardinali” in procinto di votare, 100 erano stati nominati da Montini e 8 da Roncalli. Se Giovanni XXIII e Paolo VI erano anti-Papi, ne consegue, ovviamente, che coloro che essi avevano elevato al Sacro Collegio erano, a tutti gli effetti, dei non-cardinali e, come tali, avrebbero partecipato ad una elezione papale non valida (si studi al proposito l’illuminante vicenda dell’anti-Papa Anacleto II e di Innocenzo II). Inoltre, Paolo VI aveva sbarrato la soglia dell’età dei Cardinali elettori abbassandola ad 80 anni, e compiendo così un ostracismo nei confronti di 16 cardinali di alto livello nel Conclave, molti dei quali erano “veri” Cardinali nominati da Papa Pio XII. Ecco perché, tra gli 111 partecipanti “elettori” al conclave, c’erano solo tre Cardinali indiscutibilmente validi perché nominati da Pio XII, e cioè i cardinali Wyszinski, Leger, e Siri.

     Conclusioni: 1. Il conclave non avrebbe potuto concludersi canonicamente, avendo raggiunto l’unanimità con elettori “non validi”, [alcuni neanche vescovi, perché falsamente consacrati con la eretica formula montiniana del 1968 – n.d.t. -] 2. Il vero Papa Gregorio XVII, Cardinale Siri, era ancora vivo e non aveva mai abdicato validamente. Così il “conclave” non avrebbe avuto alcuna funzione legittima se non quella di “riconoscere” alfine il pontificato di Siri. – Dopo la loro “elezione”, sia Giovanni Paolo I, che Giovanni P. II, rifiutarono di indossare la triplice corona o “tiara”. Ciò ha coinciso inoltre con il loro rifiuto della cerimonia di incoronazione e del “Giuramento del Papa” e, di conseguenza, hanno rinunciato al triplice Ufficio papale di: insegnare, governare e santificare!

“Il 28 agosto, fu annunciata l’inizio di questa “rivoluzione papale” con un comunicato del Vaticano, secondo il quale: “ … non ci sarebbe stata alcuna incoronazione, e che il nuovo “papa” ha rifiutato di essere incoronato”. 

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Alibino Luciani (cioè l’antipapa Giovanni Paolo I)

[Nella “Santa Regola” di San Benedetto, leggiamo: -54: Non dire parole inutili e che possano provocare il riso. -55: Non amare molto la risata chiassosa].

Non ci sarà più la Sedia Gestatoria, la sedia usata per trasportare il Papa, né il “Diadema” tempestato di smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti né piume di struzzo, quindi nessuna “Cerimonia delle sei ore”. In breve, il Rituale è stato abolito … …. Per Luciani, che non ha mai utilizzato il reale ‘noi’, (formula monarchica alla prima persona plurale), … l’“incoronazione” è diventata una semplice Messa … Con quel gesto Luciani ha abolito mille anni di storia!! … La Triplice decorazione, il Diadema a forma di alveare è stato sostituito dal pallio, una stola bianca di lana sulle spalle del Papa.”(18) [anche quella successivamente ulteriormente “adattata”, con riferimenti simbolici massonico-satanici, così come pure la “mitria satanica” con l’emblema del satiro dio Pan, come ampiamente dimostrato in “Chiesa Viva” -n.d.t.-). All’inizio di settembre Albino Luciani ha rilevato che, in qualche modo “misterioso”, gli era stata consegnata, in distribuzione esclusiva, una lista insolita contenuta in un’agenzia di stampa L’ “Osservatore Politico” (OP). La rivista era gestita dal giornalista Mino Pecorelli e riportava invariabilmente storie scandalose, ma che in seguito si rivelavano estremamente precise. Ora, insieme ad illustri e noti politici, giornalisti, esperti, personalità di spicco ed altri, veniva nominata su O.P. la “Grande Loggia Vaticana”, ed il “ papa” volle pertanto conoscerne gli appartenenti! L’articolo dava i nomi di 121 personaggi, tutti presunti membri di logge massoniche. Un certo numero di laici erano sì inclusi nella lista, ma per la maggior parte si trattava di cardinali, vescovi e prelati di alto rango. I motivi che spinsero Pecorelli alla pubblicazione della lista erano semplici. Egli era stato coinvolto in una lotta con il suo ex “gran maestro”, Licio Gelli. Pecorelli era stato un membro della P2 (loggia “propaganda” 2), un membro evidentemente disilluso…. Se le informazioni erano autentiche, questo voleva dire che Luciani era praticamente circondato da massoni. Ricordiamo che “essere un muratore” implica la scomunica automatica (ipso facto) da parte della Chiesa Cattolica Romana. Prima del Conclave si erano sentite varie “indiscrezioni”, secondo le quali molti dei papabili erano leader massonici. Ora il 12 settembre, al nuovo “papa” veniva presentata tutta la lista …. La Chiesa Cattolica Romana aveva decretato da tempo che Essa era ed è implacabilmente contraria alla Massoneria. Il nuovo “papa” era aperto alla discussione sulla questione, ma su una lista di 121 uomini, di cui la maggior parte erano ecclesiastici di “alto bordo”, confermati membri di “conventicole” massoniche, difficilmente si poteva avviare una discussione!

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Il “Cardinale” Villot fu introdotto alla loggia massonica di Zurigo

il 6 di Agosto del 1966.

Tra gli altri nell’elenco figuravano:

-Il segretario di Stato, il cardinale Villot, nome convenzionale massonico “Jeanni”, numero di “matricola” 041/3, iscritto in una loggia di Zurigo il 6 agosto 1966.

-Il ministro degli Esteri, monsignor Agostino Casaroli.

-Il cardinale di Roma, Ugo Poletti.

-Il cardinale Sebastiano Baggio.

-Il Vescovo Paul Marcinkus!

-Monsignor Donato de Bonis, della Banca Vaticana.

Il papa lesse sconcertato il lungo elenco, che sembrava un “Chi è chi” della Città del Vaticano.” (19). – “Ad ogni pasto, riferisce Magee, diceva, ‘Perché hanno scelto me? Perché mai hanno scelto me?’ ‘E costantemente ci ricordava che il suo “pontificato” sarebbe stato di breve durata. Costantemente diceva che doveva andare così, e che sarebbe stato sostituito dallo … “straniero”. – “… Giorno dopo giorno – dice suor Vincenza [la sua governante]- ha insistito sul fatto che egli aveva usurpato il soglio pontificio sul quale sedeva. ‘Guardi, sorella, io non dovrei essere seduto qui in questo posto. Un papa straniero verrà a prendere il mio posto. Ho pregato nostro Signore ‘”. (20) – “Gli ho chiesto [parla John Magee, segretario di Giovanni Paolo I]: ‘Santo Padre, avete scelto la persona che conduca il ritiro in Vaticano per la prossima Quaresima?'” – Ha risposto, ‘Sì, si, l’ho scelta’. Poi ha subito detto: ‘Il tipo di ritiro che vorrei in questo momento, sarebbe quello di una … buona morte!’ – “Egli ci ricordava costantemente che il suo pontificato sarebbe stato di breve durata; … costantemente diceva che tutto doveva andare in modo da poter essere sostituito dallo “straniero”. Tutto questo è stato un grande enigma per noi allora” (21). Allora io, [John Cornwell] prima di lasciarlo [John Magee, attualmente vescovo Magee], gli ho chiesto: “Ha un ricordo particolare di Giovanni Paolo I ?” – Quasi senza esitazione mi ha detto: “Sai, ha ripetuto più e più volte: ‘… perché hanno scelto me? Perché mai hanno scelto me?” Ha detto questo ad ogni pasto, più volte, in ogni singolo giorno del sua papato. Parlava ripetutamente dello ‘straniero’ che doveva seguirlo. ‘Vado presto, -diceva- e lo straniero sta per venire.’ Un giorno gli ho chiesto chi fosse questo “straniero”, e lui mi ha risposto: ‘Era colui che sedeva di fronte a me durante il conclave.’ Ora, poiché mi trovavo ad occupare la sinistra dell’appartamento papale e, come segretario di Giovanni Paolo II, ero stato nominato “Maestro di cerimonia” in Vaticano, ho avuto accesso al piano di quel conclave, per la prima volta. Il cardinale che sedeva di fronte a Papa Luciani era il cardinale Wojtyła!”. – Il vescovo rimase in silenzio per un po’. Poi disse: “Sono convinto che Giovanni Paolo I avesse avuto una grande intuizione nel prevedere come imminente la sua morte”(22). 

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Il “Cardinale” Agostino Casaroli , altro “figlio della vedova” piduista (-n.d.t-.) parla all’assemblea dell’O.N.U. (1978)

 “Perché Giovanni Paolo I volle porre fine alle note “transazioni finanziarie” tra i famigerati Marcinkus e Calvi, il massone che spadroneggiava la situazione attraverso Casaroli, membro della Loggia P2, fu fatto sparire: “ … sorprendentemente è arrivata la ‘strana morte di Giovanni Paolo I’, avvelenato da “Aqua Tofana”, come descritto da J.J. Thiery (a pagina 153 delle sue scoperte). – “E cosa ancor non meno strana: l’unico testimone di questa ‘strana morte’, un altro prelato massonico – identificato come tale solo dopo la sua morte (attraverso le opere rinvenute nella sua biblioteca) – è morto qualche mese dopo, ed anche egli piuttosto all’improvviso.” (23).

Giovanni Paolo II

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Le idee velenose dell’Apostatico Vaticano II attecchiscono con Wojtyła [alias l’anti-Papa Giovanni Paolo II] raffigurato qui mentre tiene nelle mani un albero per adorarlo, insieme, ma non per condannarli, agli eretici, gli scismatici ed i pagani di ogni tipo, ad Assisi, il 26 ottobre 1986 …  una violazione diretta del primo comandamento: “Io sono il Signore tuo Dio, tu non avrai altri dèi all’infuori di me!” La sua falsa “elezione” fu proclamata sotto la” luna piena”! 

MALACHIA E GLI ANTIPAPI

Quello che segue è un articolo del 1989, protetto da copyright di Gary Giuffre’, dal titolo “Il Partito Comunista Polacco loda la scelta del “papa” “. “Lunedì sera 16 ottobre, vengono trasmesse da Roma in tutto il mondo le immagini satellitari televisive, le inquietanti prime immagini del nuovo “papa” polacco”, Karol Wojtyła, che, come il suo predecessore di brevissima durata, ha lo strano doppio nome di “Giovanni Paolo”. E’ stato evidenziato da numerosi gruppi di Romani ansiosi, che vegliavano in piazza San Pietro, che la sera prima c’era stata una particolare manifestazione di luna piena. La scena inquietante ricordava la prima apparizione notturna di Roncalli in veste di Giovanni XXIII, affacciato al balcone, la sera del 28 ottobre 1958, come se i due eventi racchiudessero l’intero periodo, “da incubo”, del Vaticano II. [in realtà l’incubo è tuttora in atto, purtroppo –n.d.p.- ] Per chi ha familiarità con le profezie sui Papi ed anti-Papi di San Malachia, questa vista rappresenta un presentimento che richiama subito alla mente la sua antica previsione: di mezzo alla luna (*) ‘De Mediaetate Lunae (“in mezzo alla Luna”, spesso tradotta, “dalla metà della Luna”). – Un eminente storico della Chiesa e studioso delle antiche profezie private, Yves Dupont, ha commentato, nel 1970, la visione descrittiva di San Malachia di un futuro pretendente o di pretendenti della Cattedra di Pietro. Il simbolismo biblico della “luna” è “il regno mondano” o l’ordine temporale. “Questo Papa può quindi essere eletto: – 1) da un numero di Cardinali che sono influenzati principalmente dalle idee mondane (del tipo: vangelo sociale, ecc.); oppure – 2) che può essere eletto nel momento in cui le forze di satana (il “principe di questo mondo”) hanno il controllo virtuale di tutta la terra, tramite il loro governo segreto, capace forse anche di influenzare l’elezione pontificia, in modo che un agente del governo mondiale dell’anticristo venga eletto papa .. . “(“Profezie cattoliche, il Castigo Prossimo”, 1970, Tan Books, pag. 20). – Questa interpretazione potrebbe facilmente riferirsi a tutto il periodo oscuro degli antipapi conciliari che hanno “eclissato” l’esistenza del Papa “segreto” ed occultato in esilio. Albino Luciani (Giovanni Paolo I) entrò in scena in un momento che potrebbe essere stato il punto centrale di questo periodo diabolico. Dal 1978, i “tradizionali” commentatori comunemente pensano che Luciani possa essere il “luna-Papa”, sia perché il suo nome inizia con le prime due lettere della parola “Lunae”, sia per il fatto che il suo “regno” è durato solo 33 [numero altamente simbolico per la massoneria- n.d.t.-] giorni, cioè un tempo appena leggermente più lungo di un ciclo lunare. Pochi, oltre al Dupont, hanno conferito una connotazione così sinistra al “papa” di questa profezia. Tuttavia, di solito viene trascurato il fatto che nell’elenco cronologico di San Malachia dei passati, presenti e futuri titolari o pretendenti alla cattedra di Pietro, ci siano altri due motti papali a denominazione “lunare”, uno dei quali (“luna su Cosmedin”) si riferisce ad un antipapa, Benedetto XIII (1394-1424). Il crittogramma del santo Profeta circa i papi “impostori” del nostro strano secolo non potrà mai essere pienamente compreso. Forse San Malachia alludeva a questa usurpazione papale insidiosamente oscura e che attraversa una generazione, nell’usare questa denominazione abissale “di mezzo della Luna.” Con questo misterioso slogan, il pio mistico sarebbe stato di avvertimento alla Chiesa degli ultimi tempi nella quale si sarebbero insediati non uno, ma diversi antipapi a seguire. – La notte della prima apparizione sul balcone di Wojtyła, Roma era ancora scossa dalla improvvisa scomparsa di Luciani. Gli agenti del “governo segreto” cercavano di indurre una rapida accettazione di Wojtyła da parte del popolo di Roma, per timore che venisse a galla e riconosciuto il loro piano criminale nei confronti delle strutture della Chiesa, rendendo così, di conseguenza, insostenibile la loro continua occupazione del Vaticano “[fine della citazione dall’articolo].

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L’antipapa Giovanni Paolo II

Burla del Papato

Questa foto è particolarmente significativa: l’occhio di Horus circondato dal 666 [le 3 dita della mano formano un triplice numero 6 intorno agli occhi – simbolo esoterico di appartenenza ed “obbedienza” al … principe del mondo … ].

 Sia Giovanni Paolo I che G.P. II, rifiutarono di indossare la triplice corona o “tiara”: ciò ha coinciso con il loro rifiuto della cerimonia di incoronazione, rifiutando altresì il “Giuramento del Papa” e, di conseguenza, il triplice Ufficio papale di: insegnare, governare e santificare. [Hanno lasciato intendere in pratica, ufficialmente e formalmente, di non possedere alcuna divina autorità!]. E torniamo al “De Medietate Lunae” (“di mezzo alla Luna”, spesso tradotto con: “Dalla metà della Luna”). Il simbolismo biblico della “luna” si riferisce al “regno mondano” o “all’ordine temporale.” Questo “papa” può quindi essere eletto, come ricordato, da cardinali che sono influenzati principalmente da idee mondane (vangelo sociale, socialismo, liberismo, modernismo, ecc) o che può essere eletto in un momento in cui le forze di satana (il “principe di questo mondo”) hanno il controllo virtuale di tutta la terra mediante il loro “governo segreto”, anche influenzando l’elezione papale, di modo che un agente del governo mondiale dell’anticristo venga eletto papa … “(24). Ci sono altri due titoli, nella lista di San Malachia, di Papi con una “designazione lunare “, ed uno viene riferito di solito all’anti-Papa Benedetto XIII (“Luna su Cosmedin”), il cui anti-Pontificato si è svolto tra il 1394 ed il 1424. – Commentando la storia di Karol Wojtyła in Polonia, Piers Compton ha scritto: “… Molte centinaia di suoi correligionari in Polonia, durante i 30 anni di dominazione comunista, venivano sottoposti a meschine e gravi persecuzioni, molti finivano in carcere, alcuni venivano addirittura messi a morte. Ma non vi è alcuna indicazione che Wojtyla avesse mai subito le prove alle quali furono sottoposti i noti dissidenti. Non era stato mai oggetto di alcuna protesta decisa o minacciosa, ed il suo rapporto con le autorità marxiste era identico a quello di un qualsiasi altro cittadino che portava la sua fede celata. – Nonostante tutto, egli poteva essere chiamato, come un prelato, per dare non solo un consiglio religioso, ma anche di tipo sociale e perfino economico a quelli della sua fede, consiglio che doveva essere, a volte, necessariamente in conflitto con le direttive del governo. Eppure non è mai stato realmente messo a tacere, egli era ben tollerato, anche privilegiato dalle autorità, mentre, ad esempio, il suo superiore religioso, il cardinale Wyszenski, allora Primate della Polonia, ha sempre vissuto sotto pressione costante! [anche Wojtyła in realtà era una marrano, di madre ebrea, e questo la dice certamente lunga su quanto riferito… ]. – Un esempio evidente fu la concessione del permesso di espatrio: quando fu convocato a Roma il Sinodo dei Vescovi, ad entrambi i Cardinali polacchi furono necessari i visti di uscita, e mentre il “Primate” ricevette un netto rifiuto, a Wojtyła fu dato il permesso con facilità, come per una pratica ordinaria!

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E la “rivoluzione” continua!… Montini (alias l’anti-Papa Paolo VI) nomina “Cardinale”[invalido, naturalmente] Karol Wojtyła.

E’ stata già da sempre formalmente nota la differenza che esisteva tra i due Cardinali polacchi quando erano in patria: Wyszynski non ha mai ceduto di un pollice, quando si trattava si fronteggiare i controllori del proprio Paese. Wojtyła invece era sempre pronto a venire a patti, ed era in continuo ‘dialogo’ con loro, secondo le direttive stabilite da Paolo VI, marrano anch’egli; ma ciò che è stato più evidente in Wojtyła, oltre alla realtà della assoluta mancata condanna del marxismo ateo, era il fatto che egli si trovasse in linea con coloro che volevano adottare un atteggiamento più morbido e “militante” nei confronti dell’ideologia imperante … “(25). ” … il profilo multimediale, accuratamente coltivato, lo indica come un “papa” di impostazione “strettamente conservatrice’ che ha operato un giro di vite sui dissidenti della Chiesa. Quando era vescovo, Karol Wojtyła è stato egli stesso un dissidente, in apparenza, tanto è vero, infatti, che egli fu determinante nell’annullare una condanna formale del comunismo nel corso dello (pseudo) “concilio” Vaticano II. Insieme al Cardinale Ratzinger, altro marrano “illuminato”, inoltre, Wojtyła guidò la massonica ‘Dichiarazione sulla libertà religiosa’ acclusa in coda ai documenti del “concilio” … “(26). “… Alcuni anni fa François Mitterand, il comunista presidente della Repubblica francese, disse che: ‘l’uomo è il futuro dell’uomo.’ Egli era alla sinistra di Karol Wojtyła, alias Giovanni Paolo II, al quale toccò poi sancire il tutto con la “fede” di un ambiente religioso modernista, dichiarando che ‘l’uomo è il principale problema della Chiesa’; un annuncio del “papa” che è completamente in linea con il principio marxista per cui: ‘l’uomo è il fine di se stesso e la spiegazione di tutte le cose ‘… “(27). – Nella “enciclica” anticattolica del 15 settembre 1981, sul tema della proprietà privata ed il capitalismo, scrisse: “La tradizione cristiana non ha mai sostenuto il diritto della proprietà privata come assoluto e intoccabile. Al contrario, ha sempre inteso, come comune, il diritto di ognuno di usare dei beni di tutta la creazione.” Ciò è in contrasto e si oppone totalmente alla Magistero papale degli insegnamenti, da Leone XIII a Pio XII: “… Il tentativo socialista di distruggere la proprietà privata, sostenendo che i singoli beni devono diventare patrimonio comune di tutti, ed amministrati da parte dello Stato o da organismi comunitari .. è “ingiusto”, perché sarebbe come rubare al possessore legale, far entrare lo Stato in un ambito che non gli è proprio, e causare totale confusione nella comunità. ”

A 19-year old Karol Wojtyla, the to-be Pope John Paul II, second from right, is seen resting during the construction of a building for a military camp in this July 1939 photo made available from Italy's "Il Giornale" daily newspaper on Thursday, June 21, 2001. Two months before the outbreak of World War II in Europe, Wojtyla, according to biographers, attended a military training camp in Western Ukraine, then eastern Poland, not far from where he will visit during his upcoming pilgrimage to Ukraine starting Saturday, June 23, 2001. (AP Photo/Adam Gatty-Kostyal)

Karol Wojtyła, quando “lavorava” come operaio,

(nella foto al centro) posa davanti al fotografo, con noncuranza, a dorso nudo!

“KAROL WOJTYŁA UN TEMPO ERA MARXISTA(28)

“… Durante la prima giornata di voto, Domenica scorsa, Wojtyła, con non chalance leggeva una rivista trimestrale di teoria marxista, che consultò a lungo, poiché il ballottaggio richiese tempo. – “Non pensi che sia un sacrilegio portare della letteratura marxista nella Cappella Sistina?” aveva scherzato un cardinale. Wojtyła sorrise: ‘… la mia coscienza [ma quale?] è pulita … “(29)[…] – Come con il Giuramento di successione, che fu imposto da Enrico VIII ai Cattolici inglesi in Inghilterra nel XVI secolo, così Giovanni Paolo II ha costretto coloro che desideravano partecipare alla “vera” Messa, mediante un “Indulto”, a firmare un “impegno” che non “rimettesse in discussione la legittimità e l’esattezza dottrinale … [che in questo nuovo rito non c’è mai stata … ma chissà a cosa si riferisse, forse alla dottrina dei rosa+croce … !?] del fasullo messale romano promulgato dall’ anti-papa” Paolo VI nel 1970.”

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Di Papa San Pio V è l’infallibile insegnamento sulla Immemorabile Messa. Contrariamente a quanto i modernisti arroccati a Roma vorrebbero far credere ai fedeli, il Rito Romano in latino (“tridentino”) della Messa non è mai stato (e non potrà mai esserlo) abrogato poiché infallibilmente decretato il 14 luglio 1570 “in perpetuo” (cioè per sempre, per chi non vuole capire …) nella famosa Bolla “Quo Primum” da Sua Santità Papa San Pio V, Michele Ghisleri.

 “. … Quelli che rimangono attaccati ad aspetti accidentali della Chiesa, validi più che altro per il passato, e che ora sono stati superati, non possono essere considerati fedeli”(30). Papa San Pio V nella sua bolla, “Quo Primum” ha irreformabilmente scritto: “… Noi, in virtù della nostra Autorità apostolica, con la presente Bolla, dichiariamo e decretiamo e prescriviamo che: il presente nostro ordine e decreto, duri per sempre, ed in nessuna data futura potrà mai essere revocato o modificato legittimamente … E se, tuttavia, qualcuno dovesse osar tentare qualsiasi azione contraria a questo nostro ordine, tramandato per tutti i tempi, sappia che incorrerà nell’ira di Dio Onnipotente, e dei Beati Apostoli Pietro e Paolo. ” [-ex cathedra]. – Il 22 Marzo 1984, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza privata i rappresentanti dell’organizzazione ebraico-massonica “B’nai B’rith”. Egli ha dichiarato, per tutto il tempo, anche nominando il Salvatore: “Cari amici: Sono molto lieto di accogliervi inVaticano … Voi siete la lega del B’nai B’rith contro la diffamazione antigiudaica (ADL). Si sono anche stabilite delle relazioni, mediante la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, fondata dieci anni fa da Paolo VI, con l’obiettivo di promuovere buone relazioni tra la Chiesa Cattolica e la comunità ebraica … Il semplice evento della vostra visita, che apprezzo, è di per sé la prova dello sviluppo e del rafforzamento costante di tali rapporti … l’incontro tra Cattolici ed Ebrei non è quello tra due antiche religioni che vanno per conto proprio e di cui sono noti i conflitti gravi e dolorosi: è un incontro tra “fratelli”, un dialogo … tra la prima e la seconda parte della Bibbia. E proprio come le due parti della Bibbia sono distinte, ma strettamente correlate, così lo sono anche il popolo Ebraico e la Chiesa cattolica … Questa conoscenza reciproca ci fa scoprire ancora di più ciò che ci unisce in una maggiore sollecitudine per la razza umana, ad esempio, nella lotta contro la fame, la povertà, la discriminazione che esiste in tutto il mondo … Grazie ancora per essere venuti qui e per il vostro impegno nel dialogo e per gli scopi perseguiti. Cerchiamo di riconoscere in Dio il Padre di tutti noi. “31

Il gran Maestro della loggia massonica P2, Gelli, era anche un collezionista di interessanti cimeli, utili alla conoscenza e fonte di informazioni, tra cui, ad esempio, delle fotografie di Giovanni Paolo II completamente nudo accanto alla sua (di Gelli!) piscina.”32    Apparve anche una fotografia in un giornale scandalistico italiano: è la foto di Giovanni Paolo II su una spiaggia con una giovane donna ed un bambino che sembra sorprendentemente somigliare a Karol Wojtyła!

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 La eretica “teologia del Corpo” del “marrano” Wojtyła è stata giustamente definita: un raffazzonamento Kabbalistico!

 Milioni di parole sono state scritte dopo l’elezione di Karol Wojtyła, nel tentativo di analizzare e capire che tipo di uomo fosse. Come si può vedere, è il tipo d’uomo che consentirà ad elementi come Villot, Cody, Marcinkus, Mennini, de Strobel, de Bonis, e Poletti di restare in carica … quindi, non ci può essere alcuna scusante nell’addurre motivi di ignoranza !…. ” -Si è trattato di un pontificato, il suo, dai “due pesi e due misure”: una per il “papa”ed un’altra per il resto dell’umanità. Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato un trionfo per i faccendieri, per i corrotti, per i ladri internazionali… Mentre “sua santità” ha conservato un’immagine molto pubblicizzata, non diversamente da quella di un qualsiasi rockettaro alla moda nei suoi tour spettacolari; uomini dietro le quinte assicurano trattavasi di un normale giro di affari. Peccato che i discorsi gravemente moraleggianti di “sua santità”non possono, evidentemente, essere ascoltati dietro le quinte!

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“L’anti-Papa” Giovanni Paolo II, non bastando gli “illuminati”, né i “palladiani”, ha introdotto i massoni in casa “fai da te”: il culto segreto anti-cattolico conosciuto come “Opus Dei”!

   “… Con l’elezione di Karol Wojtyła ci si è uniformati subito ai [dis-]valori di Paolo VI, addirittura ampliandoli e con gli interessi! … Per quanto riguarda l’infiltrazione della Santa Sede da parte dei massoni, ad esempio, il Vaticano, attraverso l’attuale “papa”, non ha solo preso a bordo i diversi massoni da logge di varia obbedienza, ma ne ha anche acquisito una versione originale “autogestita” “fai da te”. Il suo nome è: Opus Dei, che qualcuno ha ribattezzato opportunamente “opus judei” (33). 

   La vera dottrina cattolica riguardo agli ebrei: confronto con le dottrine eretiche di Giovanni Paolo II:

“Nella diocesi di Mantova, il 13 aprile del 1986, Giovanni Paolo II, come già prima che diventasse “papa”, è diventato il primo “papa “, dal momento che la Chiesa per 2000 anni ha sempre proibito di visitare una sinagoga durante la celebrazione di un solenne servizio di culto, ad assistere ad una celebrazione in sinagoga, con la sua “regale” testa china, in riverente silenzio, come atto di omaggio, nel mentre i rabbini intonavano un inno, che sembrava in verità più un “consiglio comunale”, nel quale con ansia, al “loro” messia, si chiedeva come mai tardasse ancora a venire ” (Jewish Encyc.)! – L’incontro tra … i cattolici e gli ebrei condannato in “Lamentabili Sane” (S. Pio X, 3 luglio 1907), il Syllabus di errori, non è più scondo lui, uno tra gli errori dei modernisti, ma l’incontro tra antiche religioni che vanno proprio nella stessa direzione e che sappiamo aver conosciuto attraverso il Sant’Uffizio per i gravi e dolorosi conflitti; si tratta della condanna del seguente errore: l’incontro tra “fratelli” … un dialogo tra il primo ed il minore [tra Giacobbe ed Esaù – n.d.r.]. L’ispirazione della seconda parte della Bibbia, proprio come nei libri del Vecchio Testamento, è comune alle due parti della Bibbia, e consiste in questo: “che gli scrittori israeliti tramandarono le dottrine religiose sotto un certo aspetto particolare in parte conosciuto e in parte sconosciuto ai gentili così come per la Chiesa cattolica … Questo reciproco particolare aspetto ci fa scoprire la conoscenza di ciò che ci unisce ai gentili, come la maggiore sollecitudine per la razza umana, ad esempio nella lotta cristiana contro la fame, la povertà, la discriminazione. La dottrina era dunque in origine ovunque… Grazie al giudaismo! Grazie ancora per essere venuti qui e per i vostri futuri impegni nell’approfondimento del dialogo onde perseguire il primitivo, paolino obiettivo. Riconosciamoci giovannei, infine, davanti a Dio, Padre nostro ed universale, dei greci e di tutti».

Apprendiamo da San Cipriano: “Gli ebrei hanno maledetto Mosè, perché ha proclamato Cristo; amavano Dathan perché non Lo annunciava. Hanno respinto Aaron perché rappresentava l’immagine di Cristo; hanno accettato Abiron perché Gli si opponeva. Odiavano David perché cantava di Cristo; hanno magnificato Saul perché non parlava di Lui. Hanno rigettato Samuele perché aveva profetizzato di Cristo; servivano Cham perché non aveva detto nulla di Cristo. Hanno lapidato Geremia perché amava lodare Cristo e si rispettava Anania che Gli si opponeva. Hanno segato facendo a pezzi Isaia, ché annunziava le glorie di Cristo; glorificavano Manasse che perseguitava Cristo. Uccisero Giovanni che rivelava Cristo, hanno massacrato Zaccaria, pieno d’amore per Cristo … e amavano Giuda che Lo aveva tradito. ” E poi abbiamo una montagna di documenti pontificali e conciliari che da sempre hanno condannato i “nemici di tutti gli uomini” dottrina infallibile ed irreformabile ribaltata da un marrano [… e chi altri?]

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Papa Siri (anche se sempre sotto sorveglianza) ritratto mentre affronta apertamente il “patacca-fantoccio” Karol Wojtyła. Siri” ha ripudiato gli atti dell’antipapa Giovanni Paolo II come “l’idolatria delle false opere apostoliche.” (Gary MacEonin: “The inner Elite”, pag.234).

 Sulla copertina del “The Talmud Committee Journal” dell’inverno del 1991, trattando dell’Index Expurgatorius, edizione 1897, [di Papa Leone XIII], circa la questione dei Giudei Americani, compare il titolo: “Giovanni Paolo II ed i libri ebraici”, ove si vede come egli accetti, sorridendo, una copia “proscritta” dell’edizione Steinsaltz del Talmud “, e questo sebbene gli scritti ebraici siano stati espressamente messi all’Indice dalla celebre “costituzione” emanata da Papa Pio IV: ” Leonard Nimoy ha dichiarato che nel Talmud ebraico, in tutti i suoi glossari, c’è un segno ebraico segreto fatto sulle annotazioni, le cui interpretazioni sono di Bar-Mitzvah: esse sono state proibite anche se pubblicate e tollerate senza il nome “Talmud” e senza le sue vili calunnie contro la Religione cristiana; in ogni caso il nostro Santo Papa, Clemente VIII, nella sua Costituzione “contro gli scritti e gli empi libri ebraici”: “Cum saepe accidere possit”, pubblicata a Roma nell’anno del Signore 1592, il 28 febbraio, a conferma di analoghi precedenti provvedimenti di Paolo IV e S. Pio V, proscrisse e condannò: “… non era sua chiara intenzione, in tal modo, permettere o tollerare alcunché, anche nelle condizioni sopra riportate, perché espressamente e specificatamente indicò e volle che: gli empi talmud, scritti cabalistici ed altri libri nefasti degli ebrei fossero interamente condannati, e che condannati e vietati dovessero rimanere in perpetuo, e che la “Costituzione” su questi libri dovesse essere continuamente ed inviolabilmente osservata.”! – “Come un laico, legato alla terra: “… confidiamo che, con l’avvento dello Stato (di Israele), molto probabilmente del 2000, Gerusalemme diventerà la base politica e “città di pace” in modo da porre le fondamenta del potere militare in tutto il mondo, così che tutti possano qui incontrare l’Anticristo, quando arriverà. Riguardo all’Anticristo, i credenti nelle varie religioni saranno in perfetto accordo, trovando il loro diritto di esistenza nella fede degli ideali di Abramo “. (Parade) […] – Circa sei settimane dopo Karol Wojtyła viene presentato sul loggiato di piazza San Pietro come Giovanni Paolo II, ed in “OGGI”, la rivista di vita italiana, appare in copertina Giovanni Paolo II, poco prima di divenire “papa”, con un’amica ed un bambino che sembra preoccupare Wojtyla. Ecco alcuni estratti dalle ampie didascalie:

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Karol Wojtyła un “Cardinale” in pantaloncini?

 “L’uomo che guarda sorridendo il fotografo in compagnia di una donna ha un nome molto importante: Karol Wojtyła, nel momento in cui sono state scattate queste foto sensazionali, intorno al 1975, era il cardinale di Cracovia, con la sua donna …. un amico ed un gruppo di altri amici, che appariranno nelle immagini seguenti; egli sta iniziando a mangiare uno snack…. Wojtyła e la sua amica, che ha il bambino in braccio, un bellissimo bambino biondo, sono seduti su una coperta e stanno dicendo al ragazzino qualcosa che lo fa ridere. Questa, come le altre di questo rapporto esclusivo che pubblichiamo, è un’immagine veramente insolita per noi italiani…. Il cardinale Wojtyła gioca con il figlio di una sua amica di sesso femminile, dietro alla quale appare una seconda donna, l’altra persona del gruppo che li accompagna in gita… ”

L’8 maggio 1984 Giovanni Paolo II ha presieduto, a Papua, Nuova Guinea, nel corso di un “messa”, durante la quale la lettura è stata proclamata da una donna col torace nudo. L’immagine originale, senza censure, si trova in “Pietro, mi ami tu?” dell’Abbè Daniel Le Roux. Il “papa” era presente, e vescovi e sacerdoti sembravano non accorgersi di nulla che fosse fuori dall’ordinario.

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papa” Giovanni Paolo II fotografato in India mentre viene segnato sulla fronte con sterco di vacca, il segno degli adoratori della dea Shiva (2 febbraio A.D.1986)

Nel 1986, in India il “papa” si mostra sorridente quando gli viene impresso il “segno” degli adoratori della dea Shiva sulla fronte, proprio nello stesso punto in cui è stato segnato con il “crisma” della totale appartenenza a Gesù Cristo; per giunta in Vaticano, il 18 aprile 1983, si svolgeva una riunione della Commissione Trilaterale! [Per chi volesse approfondire, rimandiamo agli “illuminanti” numeri speciali sul “papa” polacco di Chiesa Viva! ].

LE PROFEZIE

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La parte mancante nell’originale della “Preghiera a San Michele”.

La parte mancante dall’originale della Preghiera a San Michele, composta dal Papa Leone XIII (da “The Raccolta”, dodicesima edizione, Langdon, Burns, Oates e Washbourne, Ltd., 1935.) recita:

Ubi sedes beatissimi Petri et Cathedra veritatis ad lucem gentium constituta est, ibi thronum posuerunt abominationis et impietatis suae; ut percusso Pastore, et gregem disperdere valeant. –  [“Nello stesso luogo santo, dove fu istituita la sede della Cattedra di Verità del beatissimo Pietro come luce del mondo, hanno eretto il trono della loro abominevole empietà, con l’iniquo disegno di colpire il Pastore, affinché il gregge venga disperso!”]

Dove si trova questo “luogo santo” di cui si parla nella preghiera? … Nel linguaggio cattolico un “luogo sacro” è il santo Sepolcro, il Calvario, il Cenacolo, il sito del Tempio, il Getsemani, la Via Crucis, la Chiesa dell’Assunta, etc. ma si tratta “sempre” del nome di un luogo geografico preciso, non generale. Papa Leone lo sapeva certamente bene! Questo “luogo sacro” è la ‘Santa Sede’ … un termine usato generalmente per indicare il “Papa come Sommo Pontefice” … La ‘Santa Sede’ è in realtà la Sede Vescovile di Roma. Con ‘santuario’, Leone XIII indica, con un termine generale, il Pontefice e la sua corte, … la suprema Gerarchia della Chiesa …. Ci sono decine di documenti ebraico-massonici che affermano come il loro obiettivo sia in realtà quello di raggiungere il Papato mediante impostori, ed utilizzare così la suprema Cattedra di Pietro, facendo passare il Cattolicesimo come ‘religione di transizione’ verso il giudaismo. 35

Dalla Venerabile Anna Katarina Emmerich:

“Ho visto in Germania tra ecclesiastici mondanizzati, degli illuminati protestanti, che preparavano piani per la fusione delle confessioni religiose, la soppressione del Potere Papale, la nomina di un collegio di superiori, la diminuzione delle spese e del numero di ecclesiastici, ecc, e che hanno trovato complici in molti dei prelati romani.”36

“Vogliono sradicare il pastore dai suoi stessi pascoli! Vogliono occupare il suo posto con un individuo che consegnerà tutto al nemico!” Poi scosse la mano indignata, gridando: “O voi truffatori tedeschi fermatevi!’, non riuscirete … il Pastore è fermo su una roccia o voi sacerdoti … siete presi dal sonno, il fuoco è dovunque nell’ovile e voi non fate nulla! O come si sentirà piangere in questo giorno!”(37).

“Sono venuto alla Chiesa di Pietro e Paolo (a Roma) e ho visto un mondo oscuro in preda all’angoscia, alla confusione ed alla corruzione, attraverso il quale brillano innumerevoli grazie a riposano migliaia di santi.” 38

Ho visto il Santo Padre circondato da traditori ed in grande difficoltà nella Chiesa. Aveva visioni ed apparizioni nei momenti di maggior bisogno. Ho visto molti buoni e pii vescovi; ma essi erano deboli e vacillanti, la loro viltà spesso prende il sopravvento … Poi ho visto il buio che si diffonde dappertutto, e la gente che non cerca più la vera Chiesa”.

“Dobbiamo pregare per il Papa: egli non può lasciare Roma, poiché inauditi mali sarebbero il risultato di un tale passo. Bisogna pregare lo Spirito Santo affinché lo illumini, perché anche ora stanno cercando di attuare qualcosa contro di lui. La dottrina protestante, come anche quella dei Greci scismatici, si sta diffondendo in tutto il mondo … Se il Papa lascia Roma, i nemici della Chiesa prenderanno il sopravvento … La Religione è stata così abilmente minata e soffocata, tanto che ci sono a malapena un centinaio di sacerdoti fedeli … Il tutto deve essere ricostruito presto per tutti, anche gli ecclesiastici sono al lavoro per distruggere – la rovina è ormai imminente …” (39).

“Vedo il Santo Padre in grande difficoltà. Lui vive in un altro palazzo e riceve solo alcuni alla sua presenza. Se il partito malvagio si muovesse con tutta la sua grande forza, attaccherebbe anche ora. Temo che il Santo Padre soffrirà molte tribolazioni prima della sua morte, perché vedo la chiesa nera contraffatta che guadagna terreno, vedo la sua influenza fatale sul pubblico. Il disagio del Santo Padre e della Chiesa è davvero così grande per cui occorre pregare Dio, giorno e notte!. Mi è stato detto di pregare molto per la Chiesa e per il Papa … Il popolo deve pregare ardentemente per l’estirpazione della chiesa oscura. “(40).

“Ho visto le conseguenze fatali di questa chiesa contraffatta: l’ho vista in forte aumento, ho visto gli eretici di ogni genere affollare la città ed ho visto pure la tiepidezza sempre crescente del clero, ed il cerchio delle tenebre divenire sempre più ampio. E ora la visione è diventata più estesa … ho visto in tutti i luoghi i Cattolici oppressi, molestati, soggetti a restrizioni, privati della libertà, le chiese chiuse, ed una grande miseria prevalere ovunque a causa della guerra e dello spargimento di sangue. “(41).

“Ho visto diverse chiese, o meglio, degli edifici sormontati da banderuole, delle congregazioni disunite dalla Chiesa, gironzolanti qua e là come mendicanti, affrettandosi in luoghi dove viene distribuito il pane, e che non hanno legami né con la Chiesa trionfante, né con la Chiesa sofferente. Non sono in una chiesa fondata regolarmente, una Chiesa vivente, unita alla Chiesa militante, sofferente e trionfante, né ricevono il Corpo del Signore, ma solo del pane. Coloro che sono in errore, non per colpa propria e che piamente desiderano ardentemente il Corpo di Gesù Cristo, vengono consolati spiritualmente, ma non mediante la Comunione. Coloro che abitualmente si comunicano senza questo ardente amore, non ricevono niente. …”(42).

“Hanno costruito una grande, singolare e stravagante chiesa, che abbraccia tutte le credenze con pari diritti: evangelici, cattolici, e tutte le denominazioni, una vera comunione diabolica con un solo pastore ed un solo gregge Ci doveva essere un “papa”, un papa stipendiato, senza possedimenti. Tutto era pronto, tutto stava per essere portato a termine; al posto di un altare, c’era solo abominio e desolazione. Così doveva essere la nuova chiesa, ed era per questo motivo che occorreva dare fuoco alla vecchia; ma Dio aveva progettato altrimenti! “ (43).

“Ancora una volta ho visto in mezzo a questi disastri, dodici nuovi Apostoli che lavoravano in paesi diversi, sconosciuti l’uno all’altro, e ciascuno riceveva fiumi di acqua viva dall’alto. Tutti hanno fatto lo stesso lavoro. Non so da dove abbiano ricevuto le loro direttive, ma appena uno finiva, un altro era pronto a continuare al suo posto”(44).

«Ah! un pio parroco è appena morto a Roma di vecchiaia! Ha ricevuto l’assoluzione generale, per sé! La sua anima è andata dritta in purgatorio, ma egli ve ne sarà rilasciato molto presto. Dobbiamo pregare per lui. Lui è stato molto legato al Papa durante la sua prigionia, ed ha fatto molto bene in segreto. Il Papa stesso ha poco tempo da vivere … Quel buon vecchio prete è stato uno dei dodici Apostoli sconosciuti che vedo sempre sostenere la Chiesa e di cui ho … parlato spesso. È il secondo a morire. Ora ce ne sono solo dieci, ma vedo che gli altri crescono. Questo fu amico e consigliere del Santo Padre, senza mai rinunciare al suo incarico parrocchiale per una posizione più alta ” (45).

“Vorrei che fosse già qui il tempo in cui il Papa vestito di rosso regnerà. Vedo gli Apostoli, non quelli del passato, ma gli Apostoli degli ultimi tempi, e mi sembra che il Papa sia in mezzo a loro.” (46).

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Papa San Pio X ha dichiarato: “I nostri nemici hanno inequivocabilmente fin dall’inizio, e con la massima chiarezza di visione, determinato il loro obiettivo, che è quello, in primo luogo, di separarvi dalla Cattedra di Pietro, e poi di seminare il disordine in mezzo a voi.” (47).

Papa San Pio X ha predetto: “Ho visto uno dei miei successori passare sopra i corpi dei suoi fratelli [forse Papi predecessori sepolti a Roma?]. Egli si rifugia sotto mentite spoglie in qualche luogo, e dopo un breve ritiro morirà di una morte crudele. L’attuale malvagità del mondo è solo l’inizio dei dolori che devono avvenire prima della fine del mondo.” (48).

Dalla Scrittura: “Io [Paolo] so che, dopo la mia partenza, lupi rapaci entreranno in mezzo a voi, e non risparmieranno il gregge” (Act. XX,29); “essi vi porteranno nei tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe” (Mt X,17),”Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora, in cui chi vi uccide, penserà di far cosa gradita a Dio.”(Giovanni XVI: 2).”Io colpirò il pastore e le pecore saranno disperse “(Mc. XIV:27). -La santa mistica, suor Jeanne Leroyer ha detto: “Il Santo Padre è molto infelice; per causa sua tutta la Chiesa è nella desolazione.” (49). – “Il re dei Giudei sarà il vero papa dell’Universo, il Patriarca di una Chiesa internazionale.” (50). – “… Se gli uomini non si astengono dall’offendere Dio, comincerà un’altra e più terribile guerra … Egli sta per punire il mondo con la guerra, la fame, e la persecuzione della Chiesa e del Santo Padre. Per prevenire questo, chiederò che la Russia sia consacrata al mio Cuore Immacolato … Se le mie richieste verranno esaudite, la Russia si convertirà e ci sarà pace, altrimenti la Russia diffonderà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e la persecuzione contro la Chiesa, i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre soffrirà molto, alcune nazioni saranno annientate, … “ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà, il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà, ed il mondo potrà godere di un’era di pace”. – Nostra Signora di Fatima, 1917.

Il piano

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L’esagramma

“L’ ESAGRAMMA [la stella di Davide a sei punte] fu adottato dalla Organizzazione sionista al primo Congresso Sionista nel 1897”(Cavendish, p.1300), “sionismo” che non ha alcuna relazione con il Giudaismo praticato prima di Cristo)

 La ricostruzione del Tempio ebraico di Gerusalemme è stato un obiettivo perenne dei Massoni, onde preparare un’area di gestione temporanea adeguata all’introniz-zazione del loro “messia”. Ma i Massoni hanno giustamente riconosciuto, già da due secoli, che pietra d’inciampo al loro progetto, nella ricostruzione del “tempio”, non erano certamente i maomettani deliranti e perennemente frammentati, ma il Papato romano. Alle pagine 823-824 del suo “Morals and Dogma” (1871), Albert Pike ha rivelato: “Cagliostro era l’agente dei Templari e pertanto ha scritto ai Liberi Muratori di Londra che era giunto il momento di iniziare il lavoro di ricostruzione del tempio dell’Eterno … Una loggia inaugurata sotto l’egida di Rousseau, il fanatico di Ginevra, divenne il centro del movimento rivoluzionario in Francia … I motori segreti del movimento rivoluzionario in Francia … I motori segreti della rivoluzione francese avevano giurato di rovesciare il Trono e l’Altare sulla tomba di Jacques Demolay. [lo fanno ancora oggi nel rituale del 30° grado, cavaliere kadosh – n.d.r. -] Quando Luigi XVI fu giustiziato, la metà del lavoro era fatta, e da quel momento tutti gli sforzi dell’“esercito del tempio” sono stati indirizzati contro il Papa”. – “La lotta in atto tra il Cattolicesimo e la massoneria è una lotta mortale, all’ultimo sangue, incessante e senza pietà”, come ha dichiarato il Bollettino del Grande Oriente di Francia, nel 1892, a pagina 183. Ma come fare a portare avanti questa guerra, e con quali strategie, dal momento che la storia rivela che tutti i tentativi del passato di annientare la Chiesa, mediante attacchi fisici frontali, sono miseramente falliti? Il massone “fratello” Bethmont, membro del Parlamento francese, con disinvoltura si vantava con il Vescovo Pie di Poitiers, nel 1878: “… La violenza contro la Chiesa non porta da nessuna parte, useremo altri mezzi … organizzeremo una persecuzione che deve essere sia intelligente che legale, mediante la quale cingeremo d’assedio la Chiesa con una rete di leggi, decreti ed ordinanze che soffocheranno senza spargere una sola goccia di sangue “. (“Papato e Massoneria”, Mons. Jouin, 1955, pp. 23-24). – Il Rapporto del Congresso Internazionale massonico, tenutosi a Bruxelles, nel 1904, ha dichiarato: “Combattere contro il Papato, è una necessità sociale e costituisce il dovere costante dei Massoni”. Questo viene confermato dall’enciclica “Humanum Genus” (1884) di Leone XIII il quale sapeva perfettamente che: … il Papato è l’obiettivo ultimo di coloro che cospirano per distruggere la Chiesa dalle sue fondamenta: “… lo scopo della setta è quello di ridurre a nulla l’insegnamento e l’autorità della Chiesa tra la popolazione civile …. L’inimicizia dei settari contro la Sede Apostolica del Romano Pontefice ha aumentato la sua intensità … fino ad ora i malfattori hanno raggiunto l’obiettivo che si erano prefissi da lungo tempo coi loro malvagi disegni, vale a dire che il loro ardire è giunto sino a concepire la soppressione del potere del Romano sacro Pontefice e la distruzione completa di questo Papato di divina istituzione”. “Se la potenza sacra del Romano Pontefice doveva essere “detronizzata” ed il Papato ” completamente distrutto [ndr] “, ma, come già detto,”senza spargimento di una goccia di sangue”,come mai si è avviato il compimento di tutta questa sorta di nefandezze, ed a quale scopo? Poiché il “nemico” sicuramente sapeva che “la fede è bagnata dal sangue dei martiri”, ecco allora che si definisce, già dal 1930, un piano per eliminare il Papa, ma … senza uccidere il Papa, in modo da far posto ad una “falsa autorità” in obbedienza all’Anticristo. Il piano è stato discusso in una riunione segreta degli Ebrei della loggia massonica del B’nai B’rith a Parigi, segnalata dalla “London Catholic Gazette” nel febbraio 1936, e dal settimanale parigino “Le Revell du Peuple”, dalla quale citiamo in parte: ‘… ricordiamoci che finché resteranno ancora attivi i nemici nella Chiesa Cattolica, noi possiamo sì sperare di diventare i padroni del mondo … [tuttavia] il futuro re ebreo non potrà mai regnare nel mondo finché la presenza del Papa a Roma non sarà eliminata, così come non saranno abbattuti tutti gli altri Sovrani dei Gentili regnanti sulla terra. “(50). Nel testo sopra riportato è stata menzionata la minaccia circa l’impiego di una bomba atomica o all’idrogeno contro Siri e Roma se egli non avesse assecondato e fatto progredire il piano dei cospiratori. Per quanto riguarda il Soviet, il Bnai Brith, e le minacce americane di usare la bomba atomica sulla Chiesa (nel conclave del 1958) si accenna a questo progetto anche nel libro: “I pericoli nascosti dell’arcobaleno”, pp. 70-71.    “Che il mondo non sia libero dalla minaccia nucleare è cosa oramai ben nota, come è purtroppo ben dimostrato, tra gli altri, dalle pagine del libro di Alice Bailey “The Externalization of the Hierarchy” p. 191. – “La bomba atomica (anche se usata finora solo due volte per distruggere) annienta la resistenza al potere del male, essendo la sua potenza prevalentemente “eterica”. I suoi impieghi sono due in questo momento: A)- Come riserva per la liberazione di quella energia che cambierà il modo di vivere dell’uomo, inaugurando così una “nuova era” in cui non avremo la presenza di varie civiltà con le relative culture emergenti, bensì un’unica cultura mondiale ed una sola civiltà emergente, dimostrando in tal modo che ci sia una vera ed unica sintesi alla base l’umanità. La bomba atomica è stata realizzata da: un “primo raggio” “Ashram” [fuoco che genera, desiderio di bene), Shamballa (forza, violenza, energie), che ha lavorato in collaborazione con un gruppo di “quinto raggio” [gli operatori scientifici]; in prospettiva, attualmente, il suo impiego è presentato con un intento puramente benefico. – B). Come mezzo nelle mani delle Nazioni Unite, apparentemente per far rispettare le forme esteriori della pace, e, quindi, dare il tempo per l’indottrinamento sulla pace e produrre la crescita del benessere. La bomba atomica non appartiene più alle tre nazioni che l’hanno perfezionata e che attualmente ne possiedono i segreti: gli Stati Uniti d’America, la Gran Bretagna ed il Canada. Il suo impiego appartiene alle Nazioni Unite (per tenere sotto minaccia una eventuale azione aggressiva da parte di una qualsiasi Nazione che alza “rabbiosa” la testa). Non ha importanza se in sostanza l’aggressione venga rivolta verso una particolare Nazione o un gruppo di Nazioni o se essa sia diretta contro gruppi politici di una qualche potente organizzazione religiosa, COME LA CHIESA DI ROMA (-maiuscolo redaz.-), che possono divergere dalla linea politica ed attentare al principio secondo il quale tutte le religioni sono ugualmente responsabili e tutte portano gli esseri umani più vicino al Dio dell’Amore” (Ibid., pag. 548). – La minaccia di bombardare il Vaticano era evidente anche nel bombardamento americano su Roma, che Adolf Hitler dichiarava “città aperta”, e nella vicenda della distruzione dell’Abbazia di Monte Cassino (che mostrò quello che gli alleati erano in grado di poter fare alla Chiesa e al Vaticano). – Carlos Vazquez Rangel, Gran Commendatore del Supremo Consiglio dei massoni del Messico, ha pubblicamente confermato i sospetti, già lungamente datati, che Roncalli e Montini non erano i soli “compagni di viaggio” dei massoni. In un’intervista al settimanale politico “Processo” nel 1993, Vazquez ha dichiarato che “tra gli otto isolati che costituiscono lo Stato del Vaticano, funzionano non meno di quattro logge di “rito scozzese”. Molti dei più alti funzionari del Vaticano sono massoni, ed in alcuni Paesi, dove alla Chiesa non è consentito di operare, sono le logge che portano avanti, clandestinamente, gli affari del Vaticano. ” – Vazquez ha sostenuto che lo sforzo per mitigare le sanzioni della “Chiesa” all’adesione massonica, sostenute dal defunto arcivescovo Mendez Arceo di Cuenavaca, anche egli massone, è andato finalmente a buon fine ad opera della sollecita collaborazione di Giovanni XXIII e di Paolo VI, che erano diventati massoni già molti anni prima delle rispettive “usurpazioni” della Cattedra di Pietro”. Lo stesso giorno infatti, a Parigi, il “profano” Angelo Roncalli ed il “profano” Giovanni Montini sono stati avviati ai misteri augusti della Confraternita. È così, quindi, che fu raggiunto l’obiettivo, in occasione del Concilio, sulla base dei principi massonici.” – Nubius (Piccolo Tigre) nella sua infame “Istruzione Permanente dell’Alta Vendita” aveva dichiarato, nel 1846: “Il Papa, chiunque esso sia, non potrà mai venire alle società segrete; spetta alle società segrete, in primo luogo, andare alla Chiesa, in modo da conquistarle insieme. L’opera che abbiamo intrapresa non è il lavoro di un giorno, né di un mese, né di un anno. Può durare molti anni, un secolo forse, ma nelle nostre file il soldato muore e la lotta continua. Noi non intendiamo guadagnare i Papi alla nostra causa, farne dei neofiti dei nostri principî, dei propagatori delle nostre idee. Sarebbe un sogno ridicolo e, in qualsiasi modo si svolgano gli avvenimenti, se per esempio dei Cardinali o dei prelati siano entrati, di loro spontanea volontà o di soppiatto, a parte dei nostri segreti, questo non è nient’affatto un incentivo per desiderare la loro elevazione alla Sede di Pietro. Quella esaltazione ci rovinerebbe. L’ambizione li avrebbe condotti all’apostasia, i bisogni del potere li costringerebbero a sacrificarci. Quello che dobbiamo chiedere, quello che dobbiamo cercare e aspettare, come gli ebrei aspettavano il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni. Alessandro VI, con tutti i suoi delitti privati, non sarebbe stato adatto alla nostra causa, per non aver mai commesso un errore in materia religiosa. Clemente XIV, al contrario, ci si adatta bene, dalla testa ai piedi. Il Borgia [Alessandro VI] era un libertino, un vero sensuale del XVIII secolo, smarritosi nel XV. Ha anatemizzato, nonostante i suoi vizi, tutte le voci dei filosofi e degli increduli, ed a lui si devono gli anatemi con i quali con vigore ha difeso la Chiesa. Al contrario Ganganelli [Clemente XIV] si abbandonò, legandosi mani e piedi, ai ministri dei Borboni, i quali lo resero un timoroso ed un tollerante verso gli increduli, dai quali Ganganelli fu ritenuto un grande Papa. È necessario trovarne quindi un altro dello stesso stampo, se sarà possibile. Con lui, nell’attacco contro la Chiesa, noi potremo marciare con più sicurezza degli opuscoli dei nostri fratelli in Francia, o anche dell’oro d’Inghilterra.”(52). – Il cardinale Siri, un prelato con grande fama di negoziatore e pacificatore tra le parti sociali, evidentemente, si adattava alle esigenze dei muratori “alla lettera”. Poco dopo la sua elezione unanime del 26 ottobre 1958, Siri è stato convinto nel modo più brutale a “farsi da parte”, con una “abdicazione” pontificia forzata, riconosciuta da tutti i presenti essere completamente invalida. Anche i Cardinali massoni avevano votato per lui, per assicurarne l’elezione e l’accettazione della carica, per chiederne poi le dimissioni immediate cinque minuti più tardi, con la minaccia di annientare la Chiesa. Poi nell’offrire una “coesistenza pacifica” tra la Chiesa ed i suoi persecutori, avevano cercato un candidato “di compromesso”, trovando un “papa garante.” Il conclave era stato quindi viziato, e due giorni dopo, il “garante” si è rivelato essere Angelo Roncalli, portavoce dell’ordine del giorno massonico, per cui è stato posto dalle forze dell’Anticristo a capo della Chiesa, ma non come Papa, bensì come “anti-Papa”. In questo modo essi speravano di perpetuare la morsa mortale sulle strutture della Chiesa, con un susseguirsi di capi-figurativi deviati, privi della guida dello Spirito Santo. E solo con il soggiogare un “vero Papa”, sconosciuto al mondo esterno, e con il “sostituirlo” con un falso pastore, i massoni potevano arrivare alla realizzazione piena e totale del loro obiettivo! Il vero Papa, che invano aveva sperato di evitare una catastrofe per la Chiesa, declinando l’assunzione pubblica del legittimo Ufficio, ha permesso invece qualcosa di molto peggio. Finché ha vissuto, la sua stessa esistenza ha impedito l’elezione di un altro vero Papa. Egli è stato deriso con la ripetizione della sua elezione, ancora una volta soppressa in 3 “conclavi” successivi! – Il “garante” Roncalli ha aperto così la strada al “demolitore” Montini [“la ruspa”, -n.d.t.-], che era caduto in disgrazia e rimandato a Milano, senza il cappello rosso cardinalizio, da Papa Pio XII nel 1954. Il motivo della sua estromissione fu riportata in “Il Borghese” e in “SI SI NO NO”: egli era un alleato di Stalin e Togliatti; Montini fu scoperto mentre trasmetteva ai sovietici informazioni riguardanti i nomi dei Vescovi segretamente inviati in Europa orientale ed in Russia per servire la “Chiesa del silenzio”, causandone l’arresto, la deportazione ed in alcuni casi finanche la morte. Il “traditore” Montini avrebbe poi tentato di “ratificare ufficialmente” ed “imporre” i documenti eretici del Concilio Vaticano II ai fedeli, come sarebbe stato possibile solo da parte di un anti-Papa. – La maggior parte cattolici di oggi, semplicemente non può capire perché, o come un tale crimine possa essere stato perpetrato con successo in modo quasi impercettibile dal mondo esterno, con la partecipazione attiva degli “alti principi” della Chiesa, nell’arco di una generazione, come sostenuto dalla “Tesi Siri”. Sicuramente un tale lungo, estenuante complotto, sarebbe ben al di là delle capacità del più malvagio tra gli uomini. Ma 130 anni fa, Papa Pio IX ha spiegato che: “Se si prende in considerazione l’enorme sviluppo che … le società segrete hanno raggiunto, il perseverante vigore durante ampi lassi di tempo, la loro furiosa aggressività, la tenacia con la quale i loro membri si aggrappano alla associazione e per i falsi principi che professa, la perseverante cooperazione reciproca di tanti diversi tipi di uomini nella promozione del male, non si può certo negare che l’ARCHITETTO SUPREMO di queste associazioni (visto che la causa deve essere proporzionale all’effetto) non può essere altro che “colui” che negli Scritti Sacri è definito come il “principe del mondo”, e cioè satana in persona, che anche con la sua collaborazione fisica, dirige ed ispira almeno i leader di questi organismi a cooperare materialmente con loro”. (“Acta Sancta Sedis”, v. 1, p. 293, 13 luglio 1865). – Denis Fahey, nella prefazione alla nuova edizione riveduta di: DillonThe War of Antichrist With The Church And Christian Civilization”, 1885, reintitolata “Grand Orient Freemasonry Unmasked As The Secret Power Behind Communism”, [frammassoneria smascherata come potere segreto legata al comunismo]; Christian Book Club, Palmdale, CA, states, dichiara:

Massoneria e nazione ebraica

   In una nota a pagina 20 dell’edizione originale, mons. Dillon ritorna sulla questione della direzione della Massoneria, di cui aveva già parlato nella sua prefazione. Egli ci dice: “Il collegamento ebraico con la Massoneria moderna è un dato di fatto ovunque manifesto nella sua storia: le formule ebraiche impiegate dalla massoneria, le tradizioni ebraiche che improntano il suo cerimoniale, conducono ad una origine ebraica, o quantomeno al lavoro di pianificatori ebrei. … Chissà, che dietro l’ateismo ed il desiderio di guadagno che li spinge a sollecitare i “cristiani” a perseguitare la Chiesa e a distruggerla, non si trovi la speranza recondita di ricostruire il loro tempio, e nelle profondità più oscure di queste trame societarie, non si nasconda una società ancora più profonda, che mira ad un ritorno alla terra di Giuda per la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme? “. – Queste osservazioni possono fornire il punto di partenza per un esame di tutta la questione inerente alle società segrete e alla loro azione, studiandole alla luce delle Encicliche dei Sommi Pontefici, e della storia. (53). 

* Nota importante :

Fr. Khoat, il provvidenziale sacerdote che ha incontrato”il cardinale Siri” (cioè Papa GregorioXVII) nel 1988 d.C.), -il 20 maggio del 2006, Festa del Corpus Christi, per il 100° anniversario della nascita di “Siri”, ha pubblicamente annunciato (video registrato su nastro)che Papa GregorioXVII ha proceduto alla nomina dei Cardinali “prima della sua “misteriosa morte, avvenuta il 2 maggio 1989 d.C.”. P.Khoat ha chiarito che “ci sono oggi(si era allora, come detto, nel maggio 2006 d.C.) “veriCardinali”che sono stati nominati da Papa GregorioXVII ancora in vita(“la Chiesa sotterranea”).

“La scelta del vero Papa, secondo i profeti, sarà: a) quasi miracolosa; b) immediatamente successiva ad una terribile guerra ed a rivoluzioni; c) fatta da Cardinali “elettori” che si riuniranno tra molte difficoltà; d) sarà (come alcuni profeti annunciano) protetta dall’intervento dei Santi Pietro e Paolo e degli Angeli…”. [fr.Culleton, “The Prophets and Our Times”,1941A.D. (con Imprimatur)].

NOTE

1 The Next Pope, The American Weekly, March 17, 1957, p. 21.

2 The Year of Three Popes, p. 142.

3 Runaway Church, Seabury, 1975. p. 10.

4 Cardinal Siri: The Man Who Could Have Been Pope, Our Sunday Visitor, May 21, 1989, p. 17.

5 The Popes In The Twentieth Century, Carlo Falconi, Little, Brown & Co., Boston, 1965. p. 308.

6 Pope John XXIII; His Life and Character, by Rev. Paul C. Perrotta, O.P., 1959, pp. 135-139.

7 Catholic Encyclopedia, v. 1, 1907, p. 32.

8 Exerpt from the French Newsletter, Introibo, No. 61, July-August- September, 1988, Association Noel Pinot, Angers, France, p. 3.

9 The Hidden, But Victorious Way Of The Free-Masonry, Rev. Fr. Henri Mouraux.

10 La Popessa, Paul I. Murphy and R. Rene Arlington, 1983, pp. 332- 333.

11 L’oecumenisme vu par un Franc Macon de Tradition, Yves Marsaudon, 1964, Paris, p. 26.

12 ibid., p. 15, 16.

13 John XXIII Comes To The Vatican, by Rev. Francis X. Murphy, C.SS.R., 1959, p. 139.

14 I Will Be Called John, Lawrence Elliott, 1973, pp. 90-92.

15 The Pope: Could He Be Cardinal Siri?, by Louis Hubert Remy, translated into English by Mrs. Heidi Hagen. L’originale, in francese, è pubblicato in SOUS LA BANNIERE No. 06 LUGLIO-AGOSTO 1986, Vailly-sur-Sauldre, France.

16 Excerpt from the French Newsletter, Introibo, No. 61, July-August- September, 1988, Association Noel Pinot, Angers, France, p. 3.

17 The Hidden, But Victorious Way Of The Free-Masonry, Rev. Fr. Henri Mouraux.

18 In God’s Name, p. 161-162.

19 ibid., p. 177.

20 A Thief In The Night, John Cornwell, Simon & Schuster, New York. 1989. p. 330

21 ibid., p. 242

22 ibid., p. 255.

23 The Hidden, But Victorious Way Of The Free-Masonry, Rev. Fr. Henri Mouraux.

24 Catholic Prophecy, The Coming Chastisement, 1970, TAN Books, p. 20.

25 The Broken Cross, The Hidden Hand in the Vatican, Veritas Publishing Company, Pt. Ltd., Australia, 1984, pp. 169, 170.

26 Focus Newsletter, May 1987, v. 1., no. 1., Michael A. Hoffman, Wiswell Ruffin House, Dresden, NY.

27 The Broken Cross, The Hidden Hand in the Vatican, Vertas Publishing Company Pt. Ltd., Australia, 1984, p. 171.

28 Christian Married Love, Edited with an Introduction by Raymond Dennehy, Ignatius Press, 1981, p. 101.

29 Time Magazine, October 30, 1978, p. 87.

30 The Broken Cross, The Hidden Hand in the Vatican, Veritas Publishing Company Pt. Ltd., Australia, 1984, p. 172.

31 Catholic Counter-Reformation #1874, pp. 509-510.

32 In God’s Name, Yallop, p. 319.

33 In God’s Name, Yallop, p. 264-265.

34 Catholic Counter-Reformation #1874, pp. 509-510.

35 The Question of the St. Michael’s Prayer, Fillip Q. Dictioneri, D.A.

36 The Life of Anne Catherine Emmerich, Very Rev. Carl E. Schmoeger, C.SS.R., v. ii, p. 346.

37 ibid., pages 349-350.

38 ibid., p. 130.

39 ibid, p. 298.

40 ibid., pp. 292-293.

41 ibid., p. 281.

42 ibid., p. 85.

43 ibid., p. 35.

44 ibid., pp. 329-330.

45 ibid., pp. 343-344.

46 Quote from Katarina Emmerich from The prophets and Our Times by Rev. R. Gerald Culleton, 1941, p. 207.

47 Une Fois Encore, Par. #7; 6 January 1907.

48 Catholic Prophecy, The Coming Chastisement, Yves Dupont, 1970, TAN Books, p. 22.

49 Prophecies and Portents For Our Times, Yves Dupont, p. 12.

50 Protocols of the Learned Elders of Zion, Sergei Nilus, 1905. Protocol #17.

51 The Masonic Plan to Suppress the Papacy as Admitted by the Freemasons Themselves, Exile of the Pope Elect; Part VIII, Gary Giuffre

52 The War of Antichrist With The Church And Christian Civilization, by Msgr. George F. Dillon, 1885, re-titled as Grand Orient Freemasonry Unmasked As The Secret Power Behind Communism, Britons Publishing Company, London. 1965. pp. 90-91. Catholic Counter-Reformation. #1874, pp. 509-510.

53 The War of Antichrist With The Church And Christian Civilization, by Msgr. George F. Dillon, 1885, re-titled as Grand Orient Freemasonry Unmasked As The Secret Power Behind Communism, Christian Book Club, Palmdale, CA.

 

NOTA: la “Tesi Siri” può essere copiata e distribuita interamente, purché non venga alterata in alcuna sua part

N.B. le note del traduttore sono indicate con [- n.d.t.-].

Copyright to The Siri Thesis is retained by William G. von Peters, Ph.D. Prior Copyright to source documents, newsletters, etc., provided by Gary Giuffre’ remains with him.

 

Giuseppe SIRI (S.S. Gregorio XVII): “MIO PADRE”

Dal redattore del sito www. shepherdandsailor.com, Ms. Nellie Villegas riceviamo il libro, mai ufficialmente pubblicato, di S.S. Gregorio XVII, Giuseppe Siri. Si tratta di un’opera biografica, o meglio autobiografica, scritta nel ricordo affettuoso del padre, figura di altri tempi, per amici e parenti che avevano avuto modo di conoscerlo e di apprezzarne le qualità. La sua lettura serve a farci comprendere la personalità profondamente spirituale di questo uomo umilissimo, pieno dello Spirito di Dio, che con la condotta di una vita cristiana esemplare, vissuta in famiglia e tra gente comune, ha saputo gettare, senza forse nemmeno sospettarlo, le fondamenta spirituali nell’anima del futuro Santo Padre Gregorio XVII, il Papa della “Chiesa eclissata”. La sua lettura è fonte di pace interiore, di considerazioni spirituali nella conoscenza di un uomo, apparentemente insignificante, che ha vissuto nel timore di Dio, che come sentenzia il Re-Profeta, è l’origine della Sapienza divina [Ps. CX, 10], sapienza che non ha bisogno di titoli o onorificenze accademiche: lo stesso “timore di Dio” che sempre doveva animare l’apostolato e tutto l’operato del figlio Giuseppe, scelto da Nostro Signore Gesù Cristo come suo Vicario in terra nel momento forse più terribile e buio della vita della Chiesa di ogni tempo, nel tempo di Giuda, dell’Apostasia, dei tradimenti sfacciati, dell’apparente trionfo del vicario dell’anticristo. Conoscere perciò Niccolò Siri è capire meglio la grandezza spirituale del figlio, immagine vivente di Cristo nel Getsemani. La lettura umile di questo scritto, offre un grande beneficio all’anima dell’umile seguace di Cristo. [Dal sito citato è pure possibile scaricare il libro in formato PDF: [http://www.shepherdandsailor.com/419891893]. ]

GIUSEPPE Card. SIRI

Mio Padre

padre Siri

PROFILO

A cura di Nellie Villegas

Lontano nel tempo, dopo che Lui morì, considerando nell’insieme la sua vita, ho scoperto la vera dimensione spirituale di mio padre. Prima vedevo, registravo, ma mi sfuggiva lo sguardo di insieme. – Scoprendolo, ho capito che il suo profilo doveva essere delineato, non solo per il conforto di quanti gli hanno voluto bene, ma perché la sua figura può insegnare qualcosa. Un uomo umile, che rimane coerente a se stesso per oltre novantadue anni, colla sua virtù rivela le infinite possibilità nascoste di una vita in Dio, senza alcun intento terrestre, nessuna risonanza, nessun vanto terreno.

I.

LE ORIGINI

Il 16 luglio 1887 alla età di soli sessantatre anni moriva mio nonno, Giuseppe. Quel giorno accadde un fatto semplice e commovente che segnò una vita. Il vecchio era stato perseguitato dalle disgrazie. Era stato sposato e dalla prima donna aveva avuto tre figli. Subito dopo la morte di questa donna e la vedovanza, si era risposato con Rosa Siri, mia nonna. Questa gli donò altri quattro figli, ultimo nato il 21 giugno 1874, mio padre. Dopo soli trentotto giorni dalla nascita di mio padre la nonna Rosa moriva e si apriva un’altra penosa vedovanza. Le malattie, le spese, avevano distrutto quasi tutto il patrimonio paterno. Era rimasta solo la casa dei vecchi col terreno attorno. Fino a questo momento la famiglia del nonno era vissuta a Vara Superiore di Martina Olba. C’era da secoli: le prime tracce si ritrovano nei primi registri della nuova parrocchia di Martina, nel 1621. Ammalato lui stesso, il nonno cercò scampo più vicino al mare e così, passando il monte, la famiglia si trapiantò in Gameragna, una frazione di Celle Ligure. La morte del nonno avvenne qui. – Ed eccoci al fatto interessante. Il nonno morente chiamò tutti i sette figli attorno al letto e disse le ultime parole: “Vi raccomando di pregare, di pregare sempre.” Mio padre aveva allora solo tredici anni. Quelle parole furono la consegna che mio padre impresse e che rannoda e spiega tutta la sua vita. Troppe volte lo sentii ripetere quelle parole di suo padre morente. Le ripeté anche a me. – Davanti alla casa paterna in Vara, il nonno, lo stesso giorno della nascita di mio padre, aveva piantato un melo. Ho sempre tenuto d’occhio quel melo altissimo e che morì press’a poco quando morì mio padre. Anche il melo aveva passato la novantina. – L’orfano più piccolo, mio padre, si trovò intorno i fratelli. Gli volevano bene; aveva tredici anni. Capofamiglia era Bernardo che toccava allora i trentadue anni. Questo mio zio assolse mirabilmente il compito di portare avanti la notevole famiglia fino a che tutti ebbero presa la loro strada. – Era una figura unica. La onestà, il senso cristiano in tutto, la osservanza, l’esempio integerrimo, la chioma argentea (quando io lo conobbi) ne hanno fatto il patriarca dell’Olba. Del patriarca aveva gli accenti, il discorso a proposizioni scultoree epigrammatiche, il tono della voce. La sua straordinaria memoria gli permetteva di ricordare i confini di tutti i terreni della valle, al punto che il suo verdetto nei conflitti di proprietà era riguardato da tutti il verdetto di un giudice. La sua parola era ascoltata da tutti. Le disgrazie sopportate con perfetta rassegnazione gli aggiunsero una venerabilità. Perse il primogenito nella prima guerra mondiale, ebbe la moglie – l’angelica zia Geronima – per decenni ammalata, una figlia per lunghi anni ammalata e che precedette i genitori nella tomba. Questo contesto nulla turbò in quella casa — era quella del nonno, dove era nato mio padre – ed io, ragazzo, d’estate vi andavo quasi tutti i giorni per la soavità e la pace che vi si godeva. Morì a settantacinque anni, ma non era stato il primo ad andarsene. La più anziana delle sorelle di mio padre, Geronima, era andata sposa a Savona: morì presto; io ne sentivo parlare come di una santa. Altro fratello era Antonio: morì poco più che quarantenne per uno di quei mali che oggi si curano sempre; ma allora la valle dell’Olba non aveva né medici né medicine. Annunziata – la zia Nunzia – si sposò e ben presto la sua famiglia, la più vicina e la più cara alla mia, si fissò a Sestri. Fu veramente la donna forte; ebbe da combattere tutta la vita, il marito suo dovette essere molte volte e per lunghissimi periodi ricoverato ed ella affrontò la situazione in modo da tirarsi avanti una famiglia di sei figli (uno morì nella prima guerra; un altro, mio coetaneo morì per difetto cardiaco a 17 anni). Ricordo che quando un ciclone le scoperchiò il tetto della casa, essa ebbe il coraggio e l’abilità di rifarselo. Questa donna meriterebbe una biografia a parte. Giovanni Battista (Baciccia) fu un cristiano completo e un saggio. I parroci della valle mi dicevano che era il miglior uomo della valle. Parlava poco, ma i suoi detti erano setenze; anche lui era chiamato ad arbitrare e comporre liti, serio, paziente, incredibilmente buono. Una parte delle mie campagne all’Olba da bambino le ho passate in casa sua. Anche lui restò vedovo quando la moglie gli donava il quarto figlio. Si risposò molti anni più tardi con una donna semplice e angelica – la zia Angiolina – l’ultima di tutti a morire, prima di mio padre. La sorella mitissima, vecchia solo di due anni più di lui, Maria, fu per sempre la più vicina e la più simile a mio padre. Anche questa zia fu dolorosamente colpita dalla sventura. Gli morì giovanissimo il marito, lasciandola con cinque figli dei quali una morì in fasce. Tirò avanti, fu accolta nella casa dello zio Baciccia e curò i figli suoi e quelli del fratello rimasti senza madre. Tutti la chiamavano “mamma” e quando andavo lassù la chiamavo “mamma” anch’io. Mio padre era il più piccolo. Questo contorno familiare permette di capire mio padre. – Fino al termine della vita non fu mai chiassoso, ridanciano: la serietà gli era abituale ed il suo volto, il suo sguardo dolce celavano una piccola ombra di malinconia: non aveva conosciuto sua madre! Ho notato la stessa ombra in genere su quelli che non hanno conosciuto la mamma. Lui evitava di parlare di sua madre; era certamente un modo per difendere la intima pena che aveva portato con sé tutta la vita. Da ragazzo conobbi bene due sorelle di mia nonna. Di una, Maria, i vecchi mi dicevano che assomigliava moltissimo alla sorella defunta. La ricordo: quasi ottantenne dirigeva in modo del tutto disinvolto, autoritario l’allevamento che aveva al di là dei Canaloni dell’Olba. Andavo ogni tanto a trovarla e questo le faceva un gran piacere. La sorella, Antonia, che morì ultranovantenne e stava al di qua dell’Olba in una località detta Canai, era tipo completamente diverso. Riservata, quasi scompariva, col suo Rosario in mano. Capisco che il non potere parlare della mamma sua, deve essere stato una ferita inguaribile per tutta la vita di mio padre. – L’orfano di tredici anni aveva imparato a leggere e scrivere da un buon prete di Gameragna; pensò anche di farsi o religioso o sacerdote. Ma le condizioni della famiglia non erano favorevoli e l’ideale, appena intravisto, svanì. Per la vita, mio padre aveva solo il Rosario in mano, anche lui. Tre anni restò a Gameragna, poi capì che era tempo ormai di intraprendere la sua via e guadagnarsi il suo pane. A sedici anni trovò un posto da garzone nella azienda ortolana di Domenico Servetto a Voltri. Allora ebbe per madre la Vergine delle Grazie. Le Grazie di Voltri restarono il suo centro ideale per quel motivo: vi tornò sempre finché visse. E finché visse Domenico Servetto, facendo la salita del Santuario si fermava a salutare, sempre affettuosamente accolto, il suo vecchio padrone. Più d’una volta portò anche me. Quando molti anni più tardi toccò a me di consacrare il vetusto Santuario, fu felice. Altro punto di riferimento era il Santuario dell’Acquasanta. Credo fosse una tradizione di famiglia passare il monte e scendere a piedi all’Acquasanta; egli la conservò sino alla fine. Quando, a dieci anni di età, il stavo per entrare in Seminario volle portarmi all’Acquasanta; forse per mettermi nelle mani della Madonna. Là comperò l’acquasantino che doveva far parte del mio corredo. Io ho sentito tante volte nella mia vita la presenza della Santissima Vergine: credo di doverlo a mio padre. Del resto quando io nascituro ero in pericolo di vita, Egli, me lo disse molti anni dopo, mi aveva offerto alla Madonna.

II.

LA GIOVINEZZA

   Fu una giovinezza laboriosa, riservata, controllata. Non conobbe nessuno dei passatempi, buoni o cattivi che fossero. Il mistero di questa giovinezza conscia e già perfettamente matura, scappò di bocca a mio padre già vecchio quando discorrendo col suo confessore ebbe a dirgli che aveva passata la sua, intatta. Si trattava della stola battesimale illesa. – Il naturale riserbo di quest’uomo, assolutamente schivo a parlare di sé o a farsi qualunque genere di elogi o a raccattarne dagli altri, copre certamente molte cose perché una giovinezza di un uomo, intelligente, dalla memoria ferrea, non la si può pensare come un sonno indisturbato. Bisogna però concluderne che questo giovane ebbe una vita spirituale singolarmente intensa e non comune. I riflessi di quella giovinezza li traggo dal parlare che egli fece con noi delle vicende dell’ambiente esterno nel quale visse, nonché dai ricordi di mia madre. – Dopo alcuni anni di servizio negli orti coltivati da Domenico Servetto, passò alle dipendenze di Casa Viacava. L’Onorevole Deputato di questo nome passava parte del suo tempo nelle sue due ville in Voltri. Fu questa l’occasione per cui conobbe mio padre e lo assunse. A Voltri la famiglia Viacava passava il caldo dell’estate nella villa dei Colletti in alto, poco discosto dalla strada mulattiera che da Prà sale per discendere poi al Santuario dell’Acquasanta. In autunno la famiglia discendeva alla villa più in basso, sullo stesso pendìo di fronte a Carnoli, nella località detta Serrea, quella ove fu poi la casa degli Orfani dei Marinai. L’inverno la famiglia stava a Genova in un appartamento, allora lussuoso, sito al numero 3 di Distacco Piazza Marsala. Le occupazioni di mio padre erano di domestico e nello stesso tempo di uomo di fiducia; quando il figlio dell’onorevole in uno sgraziato incidente perdette l’equilibrio mentale e poteva in taluni momenti diventare pericoloso, era affidato alla amorevole custodia di mio Padre: si trattava del Signor Andrea. C’era la moglie dell’onorevole, Serafina, la quale, prima lavandaia, fu voluta per la sua bellezza dall’uomo allora il più ricco di Voltri. Era donna di notevole intelligenza e saggezza, ma non perdette mai le tracce della sua limitatissima educazione. Il figlio Andrea aveva sposato Maria Avogadro. Questa signora sarebbe stata la mia cara madrina, dona equilibrata, diplomatica, di una autorità reale, ma bonaria. La famiglia Viacava era tutta qui. – In un tale quadro con tali complicati rapporti facilmente intuibili, mio padre visse fino al matrimonio. La cosa che oggi mi stupisce è che io ho sentito tante volte ricordare con una punta di affettuosa nostalgia questo ambiente coi personaggi secondari che rotavano intorno al piccolo potentato: non ho mai sentito una sola parola di malevolo apprezzamento, un pettegolezzo acido. Per tanti anni mi è sembrato, ascoltando mio padre, che non esistesse a questo mondo il parlare male degli altri. Più tardi mi convinsi che esisteva e solo allora ho imparato a conoscere la virtù di mio padre. Quando a riandare quei tempi, specialmente nella vivacità colorita, al tutto romagnola di mia madre, c’era pericolo che i ricordi di un tempo prendessero una strada meno delicata, papà aveva un’arte impareggiabile per deviare il discorso. La sua virtù non si esibiva mai. Eppure i ricordi di quel tempo esibivano tipi ameni, forse discutibili, ricchi delle contraddizioni piccole e salaci di un mondo popolaresco per quanto inserito nell’alta borghesia. – In casa Viacava papà conobbe mia madre. Debbo presentare questa donna singolare. Si chiamava Giulia Bellavista, alta, distinta, disinvolta e bella. La intelligenza di questa giovane era affascinante. A soli 17 anni aveva dovuto partire dal suo paese, Gatteo in provincia di Forlì, per guadagnarsi il pane. Gli affari di mio nonno erano andati male e bisognava sfoltire la numerosa famiglia. Mio nonno materno Giuseppe, morto poi tranquillamente come la nonna Mariuccia a 89 anni, era un bel tipo. Nobile e generoso, amava il canto, correva a Bologna per sentire l’opera, faceva spacconate, come quella di vestirsi da damerino e accendersi sulla piazza del paese il sigaro, bruciando davanti a tutti un biglietto (allora!) da venticinque lire! Quest’uomo, che proprio per le sue non disoneste fantasie si era giocata una prosperità, non si accasciò mai, mai cessò di scherzare, di aiutare gli altri. Aveva una sorta di semiseria superiorità, alle dolorose vicende di questo mondo, alle quali non attribuì mai troppa importanza. Un indipendente dal cuore buono e che avrebbe portato fieramente e nobilmente la divisa di un giullare o di un cavaliere del Medioevo. Così poté campare fino a 89 anni. Era una tradizione di casa: suo padre (mio bisnonno materno), quando fu per morire chiamò il sacerdote, ricevette tutti i Sacramenti, poi volle ancora fare una cantatina e cantò – credo una romanza d’allora – “morir senza un centesimo coi creditori accanto…”. Dopo di ché, pienamente soddisfatto, si addormentò nella pace di Dio. Tutto questo ambiente, luminoso, cavalleresco, intelligente, con mia madre sarebbe poi entrato in casa mia. – Dopo lunghi anni in cui ebbero modo di studiarsi a vicenda, i due si fidanzarono e si sposarono; fu il 25 febbraio 1905, alle ore sei del mattino nella Basilica dell’Immacolata, all’altare del Santo Rosario. Celebrò il Matrimonio il Canonico Gaspare Odino, lo stesso che poi avrebbe battezzato me e mia sorella. – Accadde 43 anni dopo, la sera del 5 marzo 1948. La mamma si era spenta serenamente alle 21,10. Nessuno pianse, uscimmo tutti dalla camera, anche papà. Ma lui arrivato alla porta si voltò a riguardare la campagna della sua vita ed uscì in queste parole “Come sono contento di non averle mancato di rispetto in nessun momento”. Illuminava un lungo cammino. Col matrimonio a 32 anni finiva una giovinezza che si era retta e mantenuta illibata per un segreto lavorìo divino ed umano. Non si arriva ad un equilibrio perfetto se non per averlo sempre curato. Noi, nella abitudine ordinaria, solo molto tardi l’abbiamo, nel pio ricordo, rilevato.

III.

NEL MATRIMONIO

Gli sposi, dall’appartamento di Distacco Piazza Marsala 3 scesero alla portineria del numero 4, che assunsero. Alla portineria attendeva mia madre, mio padre lavorava: era specializzato nella manutenzione degli appartamenti signorili in cui lui faceva tutto, dalle pulizie alle lucidature, alle sistemazioni. Questa impostazione economica permise di vivere sempre, nella modestia, ma anche in una relativa prosperità. – Mio padre lavorava sodo; aveva una larga e distinta clientela e fino a quasi sessant’anni non lavorava solo nelle ore diurne, ma in quelle mattutine e, quasi sempre, in quelle dopo cena. La giornata di questo lavoratore ricercato, stimato e amato da tutti cominciava alle 5 del mattino e finiva verso le dieci, ed anche oltre. Alle cinque cominciava così: faceva in modo di andare alla Messa delle 5,30 alla Immacolata. Si comunicava tutti i giorni. Prima di uscire di casa, quando ebbi appena gli anni sufficienti, svegliava me, perché potessi trovarmi in Basilica alle 6 e servire la Messa al Prevosto, Mons. Marcello Grondona. Di questo mio incomparabile Parroco, avrò modo di parlare altra volta. Poi: il lavoro per lui, per me la scuola. – Non riesco a spiegarmi come abbia fatto quest’uomo, che arrivò fresco alla soglia dei 93 anni, a resistere in tanto lavoro. Mai un lamento sulla durezza e continuità del lavoro. Quand’era a casa, salvo i giorni festivi che rispettava scrupolosamente, lavorava sempre. Siccome era anche un cuoco speciale, alla domenica dispensava mia madre dai lavori domestici, perché si riposasse e faceva lui cucina. Molte volte alla sera lo accompagnavo io dopo cena per le sue appendici lavorative. Nell’andata e nel ritorno (passavamo sempre tutta via Luccoli) parlavamo. Il suo parlare, mai prolisso, mai pettegolo, sempre buono e saggio nelle osservazioni sulle cose più elementari, era la grande scuola di educazione per me. – Quando aveva un po’ di tempo andava a qualche sacra funzione. Era caratteristico: la domenica si leggeva la Settimana Religiosa dalla prima all’ultima parola (per lunghi anni la lesse a mezza voce in modo che si potesse intendere anche noi), imparava a memoria l’ultima pagina, quella del calendario delle sacre funzioni in tutta Genova e in tal modo sapeva come impiegare tutti i ritagli di tempo nella settimana, oltreché nei giorni di festa. A due anni cominciò a portarmi con sè e così accadde che io, prima di andare a scuola conoscessi tutte le principali e non principali Chiese di Genova, tutti i predicatori, allora in uso, tutti gli addobbi, tutti i parati. Per quella esperienza molti anni dopo, nella mia prima visita pastorale in Città, fui in grado di chiedere che cosa ne era stato di quei candelieri, di quelle pezze da addobbo, di quei parati, di quell’ostensorio. Ero divertitissimo di vedere la faccia meravigliata dei Parroci. Poi spiegavo la cosa e tutto diventava naturale. Ma fu così che in taluni posti poterono ricuperare parati preziosi, nascosti e dimenticati durante la guerra. Nessuno pensi che in tutto questo ci fosse della costrizione: ero io che volevo andare, perché stare con mio padre mi dava il senso della protezione assoluta, perché da lui emanava, irradiava, qualcosa che, senza svelarsi avvinceva e poi perché tutte quelle cose di Chiesa mi attraevano indicibilmente. Fu così che mi trovai prete, come se ciò fosse per me l’unica cosa possibile e desiderabile al mondo. E’ passato ben più di mezzo secolo e non ho da cambiare giudizio. Tutto fu così semplice, naturale ed onesto. Non so perché, ma in tutta la mia vita mai presi gusto a nessun divertimento, che fosse diverso dal camminare e dall’inerpicarsi e pertanto non ebbi mai difficoltà e merito di lasciare qualsiasi sorta di divertimenti, anche se talvolta giocavo, con poca passione, coi coetanei che mia madre mi permetteva. Rivedo quelle passeggiate serotine, appeso alla mano di mio padre. Ricordo benissimo i Vespri Pontificali del giorno dell’Immacolata, celebrati da Mons. Pulciano: avevo due anni e mezzo e mi godetti la scena e lo sfarzo al punto che ancor oggi sono in grado di ricordare i più piccoli particolari di quella cerimonia. Mi colpiva l’ondeggiare del pastorale dell’Arcivescovo che andava e veniva. Io ero a cavalluccio delle spalle di mio zio Romeo, che ci aveva accompagnati. Finita la funzione spingemmo tanto da arrivare in sacristia a vedere l’Arcivescovo che si toglieva il camice. Quella figura per me non si è mossa mai più dalla mia mente. Con papà rividi, credo a quattro anni, l’Arcivescovo sulla scalinata di San Lorenzo; credo fosse per la Processione delle Ceneri di San Giovanni Battista. Lo rividi morto sul cataletto nel Salone dell’episcopio; mio padre mi portò lui a vederlo, dicendo che se fosse stato per un altro, non avrebbe condotto un bimbo di cinque anni a vedere un morto, ma si trattava dell’Arcivescovo . . . Rividi intatte e perfette quelle venerate spoglie 55 anni dopo, quando nel marzo del 1966, le tolsi dal Chiappeto e le riportai in San Lorenzo. La valutazione delle cose ecclesiastiche, la gioia della Liturgia, il massimo concetto della autorità della Chiesa, il modo di vedere tutte queste cose dall’angolo esatto ed amorevole sono il frutto dei pii pellegrinaggi fatti con mio padre. Quando nel 1910 fu inaugurata la nuova Chiesa del Sacro Cuore in Carignano, avevo quattro anni, ero presente e ricordo tutti i particolari della cerimonia. Mi ci aveva portato papà. Ora capisco che l’atmosfera creata da quell’uomo saggio e lungimirante mi ha risparmiato il peggio di taluni problemi e mi ha semplificata la vita. – Per lui c’era evidentemente un punto vuoto, nel quale secondo lui “non operava”; era il tempo “di andare e venire”. Suppliva così; teneva in mano la corona del Rosario e lo diceva in continuazione. – Questa è stata la vita di mio padre lavoratore. – Non ricordo che sia mai entrato in un bar (entrava solo nella gelateria di via Orefici, per comperarmi a titolo di premio un gelato, cosa che non era però frequente, perché lui non voleva farmi prendere vizi), mai allora andò al cinema, al teatro … Se conobbe un cinematografo dovette aspettare a conoscerlo in qualche sala parrocchiale, già vecchio. Fu, credo, nel cinema di San Fruttuoso dopo che i miei genitori andarono ad abitare nel loro appartamento di Via Giovanni Torti, 26. – Fu sempre come l’ho descritto, senza un lamento, senza una recriminazione, sereno sempre, dolce. A lui bastavano il Signore e tutti noi. Non finiva però qui. – Ogni tanto scompariva per assistere o curare qualche ammalato, per vegliarlo di notte, così il quadro è completo. Moltissimi anni dopo seppi da un egregio professionista, già Presidente Diocesano della Gioventù di Azione Cattolica che dopo l’estenuante lavoro per molto tempo andava nel chiostro delle Vigne a piegare le copie di “Azione Giovanile” per la spedizione. Era quello che poteva fare, ma a noi non disse nulla. Di questa vita niente è caduto in terra! – A questo punto debbo parlare di mia madre. Non ho conosciuto matrimonio più completo e da ragazzo ero perfettamente convinto che la nostra fosse la famiglia più felice. Io ero nato nel 1906 dopo poco più di un anno di matrimonio. Mia sorella nacque cinque anni dopo nel marzo 1911. Questa unità perfetta fino alla morte, si fondava sulla grazia di Dio, sulla virtù e sulla intelligenza. – Mia madre era un tipo unico. Vivacissima, ardita, di una intelligenza che colpiva e che le permetteva – a lei ricca solo della istruzione elementare – di tenere decorosamente la conversazione con chiunque. Aveva il senso della dignità e ne aveva un singolare prestigio. Retta, generosissima, aitante, era l’umorismo in persona. Riempiva lo ambiente; senza paure e senza complessi, di tutte le cose vedeva sempre anche il lato comico e lo sapeva sfruttare. Aveva la tempra da generale e spesso il piglio e l’accento. – Un giorno un ladro, io potevo avere cinque o sei anni, le rubò un cappotto steso a prendere aria. Ebbe il fegato di rincorrere il ladro, si associò per via una guardia municipale trovata a caso, tra tutti e due acciuffarono il reo e lo portarono in Palazzo Ducale, dove allora aveva sede la Questura. Ecco la conclusione: quando chiesero a mia madre se intendeva sporgere denuncia, essa guardò a lungo il malcapitato ladro. Gli disse: “avevi fame, vero, poveretto?” Gli spuntarono due lacrimoni, perché era vero; ella aprì il borsellino e diede al ladro uno scudo d’argento (si pensi al valore di allora) dicendo: “prendi e va a mangiare; ma non rubare più”. Volta agli ufficiali disse: “Non faccio alcuna denuncia. Non vedete che ha fame?”. I due, mia madre col cappotto recuperato sul braccio e il ladro uscirono insieme. – Mia madre, quando poteva, cantava sempre ed aveva una voce bellissima. Lei scioglieva tutte le questioni, per sé e per gli altri, aveva il tono e il piglio della gran signora e imperava con estrema naturalezza. Nel quartiere – e si trattava di una piazza ed alcune vie – lei era la donna più celebre e quando succedeva qualcosa, per mettere in pace dei litiganti, per malati improvvisi, soccorsi d’urgenza, liti in famiglia, la cercavano continuamente. Poi a raccontare l’accaduto era uno spasso, perché in casa a noi ripeteva la scena colle stesse parole, imitando tutti i gesti e tutte le voci. Naturalmente senza ombra di dileggio o di disprezzo. La sua personalità era talmente forte nell’ambiente, che una parte dei bottegai non mi chiamavano col mio nome, ma semplicemente Giulietto, perché davanti a tutti io ero solo un riflesso di mia madre. Senza mai diventar volgare nel linguaggio, sapeva farsi rispettare. Era il carattere opposto a quello di mio padre. Si sarebbe avuta l’impressione che a comandare in casa fosse lei. – Mio padre era felice che si credesse così da tutti, non ebbe mai una parola per rimproverare la mamma, amava riconoscere umilmente che sua moglie era più intelligente di lui. Guardava, ascoltava tutto con quella sua faccia seria o atteggiata a un leggero sorriso dolcissimo e tutto era a posto. Egli accettava di essere pienamente integrato dalla moglie. Oggi valuto quella umiltà paziente e saggia e non posso spiegarmela che con un grado non comune di virtù. – Però non è a credere che lui scomparisse. Tutt’altro: mia madre la luminosità, il brio, l’apparenza del comando li scaricava su di lui. In più mio padre, sebbene partisse più lento e con minore manifestazioni pittoresche di sua moglie, aveva un vantaggio su di lei: una incredibile pazienza e una singolare costanza. Dolcissimamente finiva coll’avere ragione lui, dove sapeva di doverla avere e i due filavano benissimo. Anche perché quando non ne valeva la pena, papà saggiamente non ingaggiava la tenzone e lasciava che le cose si dipanassero da sé. Non era stupida remissività; era rara saggezza. – Mia madre era munifica, papà si preoccupava dell’andamento di casa e del domani serenamente. Ma le cose erano poi sempre d’accordo. – Voglio richiamare alcuni punti di questa singolare ed esemplare convivenza dei due coniugi. Si trattava della nostra educazione. Era terreno sul quale potevano sorgere contrasti, che non sorsero invece mai. – Mia madre aveva con me una maniera forte. Fece benissimo e credo che se non l’avesse usata sarei diventato un delinquente. Di manrovesci ne ho presi a non finire, tutti i ramoscelli diritti del nostro piccolo giardino finivano regolarmente sulle mie gambe; quando di trappette non ce n’erano più, prendeva il battipanni. Ero vivacissimo e bisognava pure che imparassi per tempo a sapermi contenere. Oggi ci sono altre teorie. Io so che quella di mia madre andò benissimo per me. Un giorno – avevo sette anni e facevo già la terza elementare, — fui pigro ad alzarmi e tutto venne spostato. Mia madre capì che sarei arrivato tardi a scuola (la Descalzi di Via Vincenzo Ricci). Venne ad accompagnarmi lei per darmi una lezione, sapendo che la porta sarebbe stata sbarrata. Quando fummo davanti a tale porta mi prese per il colletto, mi sollevò, mi fece toccare la porta poi mi sculacciò per la strada davanti a tutti. Io morivo di vergogna per la mia dignità offesa. Mi intimò di marciare davanti a lei; ogni tanto si fermava e mi dava, davanti a tutti naturalmente, un paio di schiaffi. Così fino a casa. Se ancor oggi io ho il pallino della puntualità lo devo a mia madre. I discorsi me li faceva mio padre, le busse me le dava mia madre. Non ci fu mai un contrasto: si erano divisi la parte. Ed in mia madre era saggezza. Infatti con mia sorella, minuta, timida allora ed emotiva, ebbe sempre un sistema diverso. Mia sorella non la toccò mai in tutta la vita, la esercitò invece pazientemente in tutto quello che sarebbe valso a fugare il complesso della timidezza e ci riuscì. – Così sull’argomento i due andarono sempre d’accordo; nessuno intralciò l’altro e si completavano a vicenda. Mio padre vedeva lontano e lasciava fare tutto quello che intuiva utile ai suoi figli. Non fece mai prediche; mi intratteneva solo in quel saggio conversare, dosato, da amico perché sapessi giudicare rettamente delle cose e perché non avessi da inciampare malamente – già seminarista – negli scogli della adolescenza; ma fu discretissimo. E poi c’era il suo esempio. – Ricordo un episodio che fu per me fondamentale. Un giorno mi diede i soldi per prendere il tram, andata e ritorno, credo per fare una commissione. La feci e ritornai. Mi ordinò di ripartire; stava per darmi i soldi occorrenti alla corsa. Io dissi: “Papà, ho ancora il biglietto di ritorno buono, perché per la calca il bigliettaio non è arrivato a forarmelo”. Mi guardò: “Dammi quel biglietto; vedi, non ha importanza che non te lo abbia forato; tu hai goduto della corsa pagata da questo biglietto. Non puoi più servirtene”. E lo ridusse in pezzi piccolissimi. – Ritengo di dovere riportare integralmente il profilo che fa mia sorella. “. . . Sopportava con pazienza tutte le piccole contrarietà della vita, commentando le situazioni con un sorriso a fior di labbra e con quel suo caratteristico muovere lento del capo; non giudicava mai le apparenze, non criticava mai l’operato altrui. Se talvolta lo sollecitavo a farlo, mi guardava diritto negli occhi e mi ammoniva: non dire mai niente di nessuno, se non puoi dirne bene! Quando alla sera rientrava a tarda ora dopo una giornata de estenuante fatica (oh! quel cadenzato passo, che la stanchezza rendeva lento e strisciante sulle selci!), io gli correvo incontro e ponevo la mia nella sua grande mano, che tutta l’avvolgeva. Egli vi imprimeva una leggera pressione – tacita intesa tra noi. Allora mi sentivo serena, tranquilla. Era stanca, ma serenamente mi faceva dire le mie preghiere, mi teneva compagnia finché il sonno non mi vinceva al monotono suono delle semplici filastrocche che a lui avevano cantato i fratelli maggiori quando era piccolo e – orfano della mamma – chiedeva ad essi tenerezza ed affetto. Per tutta la vita portò il segno di quella carenza affettiva: raramente l’ho sentito ridere a gola spiegata. Più tardi ho ripensato sovente a tutto questo ed ho capito che egli con l’esempio mi insegnava a non far pesare sugli altri le diuturne, piccole, estenuanti difficoltà della vita”. – Mia sorella riassume così il profilo, nella vita familiare, che poté godere fino al momento del suo matrimonio, mentre io ero in Seminario: “La sua vita si può compendiare in tre parole: Religione, lavoro, pazienza”. “La Religione la manifestava colle azioni della giornata: al mattino con la Santa Messa e la Santa Comunione, al pomeriggio con la recita del Rosario e a sera con la frequenza alle funzioni nelle principali Chiese”. – “La Signora Maria Varallo, madre di Suor Ginevra, Superiora Generale dell’Istituto Ravasco, amava raccontare in proposito, che più di una volta si era trovata con mio padre prima delle 5,30 alla porta della Basilica dell’Immacolata ad attendere che il sagrestano aprisse le porte. – Continua mia sorella: “Pochi e pacati erano i consigli espressi in semplici parole; essi però tradivano un imperativo categorico su precise norme di vita che nulla concedevano all’equivoco e alla evasione… Tutte le azioni della giornata denunciavano chiaramente l’abbandono alla Divina Volontà. In lui tale virtù era consapevole, perché derivata dalla sicurezza che “tutto era a fin di bene”, perché la volontà di Dio “non poteva portare il male”. Non tralasciava nessuna fatica, anche la più umile e modesta, incurante di un falso amor proprio; che fa sembrare disonorante un povero lavoro. Era attento, metodico, preciso ed ordinato nella sua modestia schiva di elogi… La pazienza, unitamente alla dolcezza del suo carattere, arricchite da una congenita saggezza, lo facevano sovente confidente, quasi confessore ed arbitro in situazioni difficili. Col suo semplice modo di esprimersi, quasi scusandosi del suo modesto parlare, riusciva stranamente con poche parole e chiarire le idee, a suggerire soluzioni”. – Un altro punto che poteva diventare una questione era la educazione religiosa: mio padre mi portava sempre con sé nelle chiese di Genova. Non sentii mai che mia madre sollevasse la più piccola obiezione. Alle feste era lei a portarmi a Messa, fino a che, divenuto chierichetto, andai in parrocchia quasi sempre da solo. – La carità fu la più grande lezione imparata a casa mia. Mia madre ne aveva per tutti. Se occorreva se lo levava, il cibo, dalla bocca. Lo spettacolo che vidi per tanto tempo in casa mia fu il seguente. I miei conoscevano molta gente. Allora, non vigendo un sistema di protezione e previdenza sociale come nel nostro tempo, erano frequenti i casi di persone che arrivate ad una certa età e perdendo il loro impiego, senza figli, venissero a trovarsi in vera e grave miseria. Ne ricordo con tenerezza un certo numero. Quando qualcuno di questi aveva fame – ed erano persone per bene – arrivavano da noi poco prima di mezzogiorno. Mia madre capiva subito, con una delicatezza suprema, dopo averli salutati, aggiungeva un posto a tavola e automaticamente si aveva un commensale in più. Io e mia sorella ci meravigliavamo quando non c’era nessuno. Papà vedeva, taceva, approvava. Fu la più grande educazione alla carità che io abbia avuto in tutta la vita. I due erano diversi, ma non ebbero mai a fare una parola sull’aiuto da dare al prossimo. Mia madre si occupava molto di parenti suoi, venuti a Genova. Fece loro tutto il bene ed era con loro molto severa quando occorreva. Quando morì mia madre si fece viva a poco a poco una quantità di gente che aveva aiutato, indirizzato, addirittura salvato. Noi ignoravamo quasi tutto. Quando morì mio padre accadde lo stesso. – I due non potevano essere tra loro più differenti, eppure non potevano essere maggiormente uniti. Nel 1934 lasciarono la portineria di Distacco piazza Marsala e si ritirarono in un appartamentino dello stesso stabile. Nel 1937 traslocarono – mio padre era stato nel frattempo pensionato – in via S. Ugo 8. Fu solamente a questo punto che, dopo una vita di strenuo lavoro, mio padre accettò di andare qualche volta in campagna. – I miei genitori andarono un anno a Rosano in Val Borbera, due anni a Vara. Poi fu la guerra accanita. Dopo, quando era con me in Episcopio, accettò solo negli ultimi anni della vita. Nel 1964 venne con noi a Trivero: aveva 90 anni. L’anno appresso venne pure con noi a Peveragno. Negli anni antecedenti restava in episcopio in compagnia del nostro fedele autista Ugo ed era felice, perché faceva lui la cucina, aggiustava tutto, faceva riparare quello che lui scovava e noi non avevamo visto. Ma, soprattutto aveva vicine le sue Chiese per la adorazione al Santissimo Sacramento.

IV.

LE GUERRE

Nel 1894 papà compì il servizio di leva. Allora era di due anni. Fu alpino e venne assegnato alla artiglieria di montagna. Trascorse quasi tutto il tempo nella provincia di Cuneo. Conservò sempre un ricordo sereno e quasi entusiasta di quel tempo; riandava compagni, superiori, situazioni e, a sentirlo lui, mai una noia, mai gente fastidiosa, mai alterchi, mai rimembranze relative alle facili miserie morali della vita militare. – Ora capisco che quella esperienza giungeva a noi filtrata dalla sua bontà e dal suo perfetto contegno morale. Non conobbe bruttura alcuna e questo negli ultimi anni lo disse ad un confessore, conversando, con sensi di piena riconoscenza a Dio. Per lui fu esperienza limpida. Ricordava tutto: nomi dei paesi, dei compagni, episodi. Quando a 91 anni venne in campagna con noi a Peveragno, volle rivedere tutti i luoghi della sua vita militare, Roccavione, Robilant, Vernante, Demonte, Vinadio, Cuneo. Era lieto come un bimbo (lo poteva essere!), portava il suo cappello da alpino, che il Sindaco di Peveragno gli aveva donato. – Venne richiamato per pochi mesi nel 1898 al tempo della considdetta rivoluzione di Milano, sotto il governo Pelloux. – La guerra di Libia nel 1911 non lo toccò. Quell’anno ci fu, disastroso, il colera. Papà restò solo a casa a lavorare e a badare a tutto. Mandò la mamma, mia sorella e me, nella casa della zia Annunziata sulle alture di Sestri. La casa era isolata: ricordo che non si faceva altro che far bollire roba per evitare il contagio. Papà, per non portarci il contagio, non venne mai lassù, a quanto ricordo. – Si arrivò alla prima guerra mondiale. Quando la guerra travolse anche l’Italia, nel 1915 papà aveva 41 anni. Quando le condizioni della guerra imposero il richiamo anche dell’ultima classe, mio padre riprese la divisa grigio-verde. Fu nel Gennaio 1917. Io ero entrato in Seminario al Chiappeto il 16 Ottobre precedente. Per prima cosa lo misero a fare il guardiano in porto. Fu un lavoro duro e pericoloso. Mia madre fu eroica: pensò a tutti, a me che ero in Seminario, a mia sorella che aveva sei anni, a mio padre che stava in porto. Come quella donna coraggiosa e indomita si facesse a passare le linee per portare a mio padre qualcosa di caldo da mangiare, non l’ho mai capito, ma conosco l’ingegno e le incredibili risorse di mia madre. Nell’estate il colonnello Dogliotti chiese mio padre come piantone del suo ufficio sito in piazza del Carmine. Il Colonnello era molto buono ed umano; aveva l’arte di evitare le severità inutili: mio padre poteva venire, qualche poco, ogni giorno a casa. Io andavo da lui spesso. Non lo vidi mai alterato, agitato, rammaricato. Aveva la Chiesa del Carmine a due passi e la frequentava continuamente, appena poteva. Con lui tutto, nella sua mite serenità diventava normale, anche se la guerra era dura. Finì. – Nel 1940 la nostra Patria si trovò una seconda volta in guerra. Mia sorella era sposata da sette anni. I miei genitori abitavano nella loro casa di via Giovanni Torti. Il 22 ottobre 1942 Genova che, ad eccezione del bombardamento navale del 9 febbraio 1941, non era mai stata gravemente disturbata, si trovò improvvisamente sotto i bombardamenti a tappeto. I miei genitori, quando potevano, si rifugiavano in una galleria, ma non volevano allontanarsi. Tentai un giorno di portarli a Campomorone. Non vi stettero neppure quarantotto ore. Una mattina in cui io andavo dal Seminario a vedere che ne era della nostra casa, trovai le finestre spalancate e capii che erano ritornati. Pensai allora di accettare l’offerta gentile fattaci con tanta spontaneità dai Signori Adamini e l’11 novembre, con un viaggio che parve una odissea, li condussi nella loro casa di Montalto Pavese. Erano sulla collina, erano fuori dei probabili insulti bellici; non erano difficili i rifornimenti. In seguito dalla casa dei Signori Adamini passarono alla canonica, dove avevano affittate alcune stanze libere. Li indussi a tornare prima della fine della guerra sulla fine d’inverno 1945 e li sistemai a Fontanegli, posto sicuro e vicinissimo, perché capivo bene che quando la situazione fosse precipitata da quelle parti sarebbero stati vicini attacchi frontali o – più probabilmente – ritirate rovinose. Comunque non ci sarebbe stato per qualche tempo il contatto con Genova. Nel frattempo dal 7 maggio 1944 io ero Vescovo Ausiliare di Genova. – Ma prima che l’esilio si concludesse, accadde qualcosa, mia madre si era rotto un piede ed accorsi; non ero ancora legato al mio ufficio di Ausiliare. – Il 7 luglio 1944 il Cardinale Boetto mi mandò alla Guardia l’ordine di fuggire e nascondermi: era decisa la mia sorte; il meno che mi sarebbe toccato era l’internamento in campo di concentramento in Germania. Con un viaggio pieno di peripezie riparai nei monti liguri presso il mio antico compagno di scuola don Reggiardo. Ebbi la avvertenza di dire a nessuno che mi nascondevo, di spargere invece la voce che stavo male di nervi e mi ritiravo per un periodo di assoluto riposo in campagna. A Carsi Ligure, dove mi rifugiai, mi guardai dal dire a chicchessia che ero fuggito. Tappai la bocca a due miei alunni che stavano lassù sfollati e che capirono subito perché era necessario il silenzio assoluto. Infatti se io avessi detto qualcosa a chicchessia, sarebbe stato riferito a Radio Londra, questa lo avrebbe fatto sapere a tutto il mondo ed io non avrei potuto più scendere a Genova a fare il mio dovere accanto al Cardinale Boetto [A Genova, il comandante tedesco aveva dato l’ordine di bombardare il porto prima della ritirata, per far poi distruggere la città. Grazie ai continui sforzi ed ai suoi rapporti con il comandante Cattolico, Siri riuscì a convincerlo a non bombardare la città. In realtà furono le forze americane che, avanzando per liberare Genova, bombardarono la città. –n.d.editore-]. Secondo i miei calcoli gli eventi bellici prendevano una piega che avrebbe tolto a tedeschi e italiani la voglia di occuparsi di me. Allora sarei ritornato. Stetti a Carsi venti giorni e nessuno mi riconobbe, poi di notte mi trasferii con un viaggio assai avventuroso al Santuario della Guardia dove rimasi a lungo. – Furono due mesi e mezzo di assenza. Ai miei genitori scrivevo impostando in località differenti. Qualcosa, non so come, seppero e la loro angustia fu grande. Per otto mesi non li vidi: infatti per recarmi a Montalto Pavese mi sarebbero occorsi tre giorni ed io non potevo abbandonare il mio posto per questo grave ed agitatissimo periodo. Fu soltanto nel Gennaio del 1945 che il mio caro e sempre compianto amico Malcovati, coraggiosamente mi portò a Montalto Pavese per rivedere i miei. Di là partimmo a girar la Lombardia tra neve, ghiaccio ed attacchi aerei a cercare da mangiare per la città di Genova. – A fine Febbraio 1945 era chiaro, ormai, che la guerra avrebbe durato poco. Pensai di portare nei dintorni immediati di Genova i miei Genitori. Infatti nella pianura padana e nelle colline adiacenti i fatti bellici avrebbero potuto travolgere, se non fosse intervenuta la vittoria degli Alleati in Francia, anche la collina Pavese. Per questo portai via i miei Genitori e li trasferii a Fontanegli in alcuni ambienti presi in affitto. Là attesero – e fu breve l’attesa – la fine della guerra. – Tutte le vicissitudini mio padre le prese come cose del tutto ordinarie: “così permetteva il Signore e basta!” Le vicissitudini significavano disagi anche notevoli. Ma la serenità era più forte: la preghiera e le opere buone stavano anche nel disagio. Era tutto per lui.

V.

IL GIUSTO

Il giusto non è un attore. La sua giustizia sta dentro. Mio padre parlò per la gran parte della sua vita assai poco di se stesso: gli era congeniale sentirsi all’ultimo gradino davanti a Dio. Per questo motivo noi abbiamo sempre per tanti anni saputo assai poco della vita interiore. Ci erano chiare le sue opere: mai lo abbiamo udito dir male di qualcuno, mai riferire pettegolezzi, mai azzardare giudizi duri e spregiudicati. Tutto questo ci portava a concludere sulla sua straordinaria capacità di controllarsi e vedere equilibratamente le cose. Quando qualcuno nella conversazione tendeva a condannare altri, lui era, sempre con discrezione, l’avvocato difensore: voleva si vedesse il bene che c’era e così stornava la attenzione dal male. Vedevamo la sua serenità abituale e fu per noi talmente abituale che non pensavamo al poderoso supporto che una serenità richiede. – Fu negli ultimi due decenni della sua vita che cominciò a parlare di sé, non con noi ma, per averne consiglio, con alcuni rispettabili Religiosi che egli frequentava e che lo visitavano. Così abbiamo conosciuto il più della sua vita interiore. La preghiera, quella orale la vedevamo, la sua assiduità alle opere di pietà era chiara. Soprattutto la perfetta assenza di ogni interesse mondano. Ho già avuto occasione di dire che egli non frequentò alcun divertimento, mai, che “mai” mostrò interesse o desiderio a passatempi mondani, talvolta amava la conversazione con vecchi amici, coi nostri parenti e intorno a questi era curioso di sapere tutto. Non era la curiosità leggera, era una forma di affetto. Quello con cui si apriva meno ero io. La riverenza portata sempre al figlio Sacerdote e poi Vescovo lo faceva chiudere in un pudico silenzio. A ragionarci su, in taluni momenti, il suo comportamento doveva rivelarci una solidità interiore. Quando fui fatto Vescovo, né si commosse, né si alterò; a me disse solo “avrai da fare” e tutto finì lì. Quando venne la notizia della mia elevazione al Cardinalato, gliela comunicai io, avendolo incontrato nel salotto dove tutti ci radunavamo in qualche momento della giornata. Non si scompose, solo mi fece una leggera carezza dicendo: “Povero figlio, adesso avrai da partire di più”. Detto questo, se ne ritornò in camera, poi venne a pranzo e non si parlò più di nulla. Era per lui un giorno come un altro. Siccome aveva allora già 79 anni e si era di Gennaio io ritenni più prudente non si esponesse al freddo ed ai bruschi cambiamenti di temperatura degli ambienti romani. [La parola “ambienti” potrebbe pure assumere altri significati, ad esempio: “circoli e ambienti politici”, probabilmente indicando pure gli sconvolgimenti in corso in Vaticano. L’anno sarebbe il 1953 – n.d. ed.]. Dissi che se ne stesse a Genova tranquillo. Quando ritornai diede una semplice occhiata ai miei abiti rossi e tutto finì lì. – Ma con altri, a poco a poco parlò. E questi, lui morto, misero in iscritto quanto avevano saputo, ciò facendo di loro iniziativa. E fu svelato il mistero di una vita tanto coerente, rettilinea, semplicissima, umile, probabilmente perfetta. – La unione con Dio era durata, nell’animo di questo orfano, tutta la vita. Tale unione era la ragione della sua inalterabile pazienza, della incredibile dedizione al lavoro, senza soste, senza ferie mai, senza requie, senza lamenti. – In questa unione mantenne sempre l’anima in grazia di Dio. Novantenne gli scappò di dire che né da ragazzo, né da giovane, né mai, si era macchiata l’anima di peccato mortale: era entrato nella età dei patriarchi colla stola battesimale. – Aveva la preoccupazione della perfezione nelle più piccole cose. Un giorno gli parve di non aver lavorato tanto da meritare il salario; prolungò di qualche ora il suo lavoro e così fu soddisfatto. – Questa precisione interiore di assoluta aderenza alla Legge di Dio riluceva dall’esterno: per tutta la vita ebbe una proprietà che ha impressionato tutti. Ne dovrò riparlare.

Il saggio svelava il giusto.

Non era di molte parole e raramente nella conversazione si animava. Ogni parola era per lui una questione di coscienza ed usciva dalla sua bocca dopo essere stata accuratamente ponderata. I fatti in lui assumevano una dimensione interiore, che durava lungamente, ma che gli permetteva talvolta al momento di dare la indicazione succinta, saggia, esauriente. – A nove anni io avevo già ottenuta la maturità (così si chiamava allora) elementare e perciò diventavo capace di adire alle scuole medie. Una sera dissi a mio padre – e non doveva essere una cosa nuova per lui che da sempre mi stava discretamente osservando – che mi sarei fatto prete e volevo entrare in Seminario. Mi disse semplicemente: “Hai nove anni, capisci quello che vuoi? E’ una cosa grave essere Sacerdote. Pensaci bene”. Risposi: “Sì, papà” e il discorso finì lì. In casa si era parlato di mandarmi alle tecniche in via Vallechiara dove insegnava scienze il buon canonico Morelli dell’Immacolata. Poi si convinsero che ero troppo piccolo per mandarmi con quei ragazzi, tutti più grandi, più adulti di me e spesso maleducati e maneschi. Così sentii dire. Si finì col mandarmi a fare in qualità di “uditore” la quinta elementare nella mia cara scuola “Descalzi”, dove incontrai il primo ed unico maestro dal quale sentii parlare di DIO! Era il signor Marcer, un veneto esemplare, col quale rimasi in comunicazione fino al termine della sua vita. Ricordo il vecchio ottuagenario che talvolta passava da me in Arcivescovado e che io riaccompagnavo a casa colla nostra macchina. – Passò l’anno. Al principio dell’estate io feci a mio padre questo semplice discorso: “Papà, ci ho pensato e sono ben deciso: voglio entrare in Seminario”. Mi disse: “Ci hai pensato davvero? Ebbene allora va”. E la partita fu chiusa. Mia madre non fece obiezioni. Ricordo quando mio padre mi portò dal Prevosto per dirgli della mia decisione. Fummo ricevuti nella grande sala della canonica dell’Immacolata. Ricordo esattamente il posto in cui ci sedemmo: fu cosa presto intesa. Del resto all’Immacolata, che era la mia seconda casa e dove io fungevo da capo dei chierichetti, capivano tutti che non potevo aver altra strada davanti a me. – La saggezza che lo rendeva uomo di consiglio per tutti, invocato e rispettato era la irradiazione di tutta la vita interiore. Non che questa fosse sempre facile e tranquilla: ebbe momenti di dubbio, ebbe periodi dolorosi di scrupoli e questo me lo disse lui quando mi parlava della sapienza e decisione con cui il suo confessore d’allora, Mons. Marcello Grondona – il mio grande parroco – glieli aveva curati. In età avanzata con qualche sacerdote parlò di periodi di tentazioni e persecuzioni morali fattegli da altri. Egli non declinò mai minimamente, e lo disse, perché aveva in mano sempre la sua grande arma: la preghiera. – Il controllo suo sulle parole quando riguardavano il prossimo era assoluto e non ammetteva infrazioni di sorta. Quando in casa dal di fuori arrivava qualche pettegolezzo, con un gesto che gli era abituale – una piccola sventolata di mano – accompagnata da un piccolo sorriso, disperdeva il discorso e tutto restava lì. Quanto sia stato un giusto lo vedremo nei capitoli che seguono e in un tempo in cui, morta la nostra mamma, non fummo solo io e mia sorella ad essere i testimoni della sua ordinatissima, ferma, serena e mite vita spirituale.

VI.

L’APOSTOLATO

Pensava sempre all’anima e alla salute eterna di quanti avvicinava. Noi abbiamo visto solo qualcosa di quello che ha fatto. Fu lui ad occuparsi di persone amiche perché ricevessero gli ultimi Sacramenti prima di morire. Li preparava lui. Come si facesse a persuadere certa gente io non lo so, perché io non assistevo mai alla scena, ma lui ci riusciva. – Era specialista per l’apostolato della Messa Domenicale; quanta gente ha portato a Messa quest’uomo che, per farla sentire agli altri, sentiva più Messe la festa! Ricordo che per parecchi anni ebbe la costanza di accompagnare un cieco. Si trattava di un vero miscredente, ma fu tale la pazienza con cui lo accompagnava a passeggio, furono tali i discorsi, che il pover’uomo accettò di cominciare a fare il cristiano e dovette a mio padre una fine serena, completamente illuminata dalla grazia di Dio. Fu solo per questo caso che mio padre una volta mi accennò alla gratitudine dimostratagli dal paziente prima di morire. – Il servire caritatevolmente gli altri in tutto, con l’arte di nascondere a noi, la sua preoccupazione per la loro salvezza irradiò da mio padre in modo che non posso chiamare ordinario.

Nascondeva.

In tutti gli anni in cui io stetti in Seminario, seminarista, professore, Vescovo e cioè dal 1916 al 1948 quando egli venne ad abitare con me dopo la ricostruzione del palazzo arcivescovile, io non potei molto osservare mio padre: vivevo fuori di casa. – Un giorno con don Mino andò a visitare l’Ospedale Gaslini ed ecco la scena rivelatrice che accadde. Fu condotto al secondo piano del reparto poliomielitici di lunga degenza, privi solitamente di visite familiari e per questo desiderosi di conversare con qualcuno. Papà si sedette in mezzo alla corsia: immediatamente una dozzina di bambini gli fu intorno ed egli li trattò con tanta dolcezza ed amabilità che gli si strinsero sempre più addosso; uno si rifugiò tra le sue braccia. Chiese loro notizie del loro papà e della loro mamma, si animò, rispose a tutte le infantili domande che i bimbi gli ponevano e seppe avviare tutta quella conversazione sulle verità del Catechismo. – Quelli che erano presenti dissero di avere ascoltata una meravigliosa lezione di Catechismo. I bambini andavano a gara nel dimostrargli che sapevano questo e quello della Religione, si entusiasmarono talmente che l’incontro rischiava di non finire più e dovette intervenire il Vicario dell’ospedale per interromperla, ché si era fatto ormai tardi. Si allontanò promettendo che sarebbe tornato. Chi era presente non si capacitava –e me lo scrisse – della forza di attrattiva e di comunicazione che, con tanta semplicità aveva il buon vecchio. Questa osservazione fu fatta molte volte da testimoni seri. E non sapevano che quel vecchio non era neppure andato a scuola ed aveva imparato a leggere e a scrivere da un vecchio sacerdote di Gameragna! – Io ho visto troppo poco di mio Padre, ma da quel che ho visto posso dedurne che il Catechismo doveva averlo insegnato a qualcuno tutta la vita. – Fece parte della Associazione Uomini di Azione Cattolica, perché questo gli sembrava un dovere indiscutibile: la Chiesa voleva così e non c’era niente da dire, bisognava fare così. – Alla Azione Cattolica mi ci portò lui. Ho ancora presente una sera del lontano ottobre 1914. Mi portò al Circolo parrocchiale della nostra parrocchia, fece la iscrizione, mi lasciò là e se ne andò. Ho conservato per molti decenni quel libretto di iscrizione dove erano segnate tutte le quote versate. In esse le mie quote si fermavano al mio ingresso in Seminario. Quella sera non c’era bisogno mi presentasse all’Assistente Canonico Enrico Ravano; mi conosceva perché da tempo ero chierichetto in parrocchia. – Ma dove egli era al suo posto più intimamente era il Terz’Ordine Francescano. Faceva parte della Congregazione del Terz’Ordine presso i Cappuccini del Padre Santo. Non mancò mai ed era esemplare il suo contegno. Quando fui in età di capire qualcosa di un Terz’Ordine, portò anche me e mi ascrisse. Tutte le domeniche ascoltava le pie esortazioni che taluni Confratelli più letterati facevano. A casa ripeteva tutto quello che avevano detto. Il compianto onorevole Antonio Boggiano Pico, che faceva parte della stessa congregazione del Terz’Ordine, finché visse mi parlò sempre della edificazione avuta da mio Padre. Mio Padre mi diceva della edificazione avuta da Lui. Lo stesso accadeva con l’Avv. Giuseppe Sciaccaluga. Noi si seppe niente, perché la regola di quest’uomo, forse la più eroica, era di nascondere tutto il bene che operava, ma credo di non essere stato il solo a venir portato al Terz’Ordine da mio Padre. Per San Francesco aveva una ammirazione ed una devozione particolarissima. – Ma c’è un altro aspetto del suo apostolato: quella di tacito e convinto sostenitore di quanto operava mia madre. Questa donna instancabile e generosa trovava modo di occuparsi di tutti nell’anima e nel corpo. Aveva un stile suo, completamente diverso da quello di mio padre. Ma tutto questo mette in risalto la sua silenziosa virtù. Sempre approvazione, consenso, incoraggiamento, riservandosi magari le parti più umili e meno appariscenti. – Non era contrario per noi ragazzi a qualche dosato passatempo. Io avevo licenza di frequentare il Cinema di Santa Marta ogni domenica. Era una appendice dei “Catechismi di Perseveranza”, magnifica opera fondata dal buon Canonico dell’Immacolata Mons. G. B. Pedersini. Ci potevo andare perché era provatamente serio quel cinema e perché finiva dieci minuti prima delle 16, tempo in cui cominciava il Vespro in Parrocchia. Guai se avessi mancato e, di fatto, non mancai mai perché scomparivo subito, sgambettavo per piazza Corvetto e via Assarotti ed alle 16 ero sempre in coro con i Canonici. Vorrei dire che da quel coro io non sono mai uscito in tutta la vita. Sono spiritualmente rimasto là. Mentre non era con me in chiesa, lui era certamente ad assistere qualcuno. – La conversazione, qualunque conversazione, appena poteva la indirizzava a cose più serie, più alte, più religiose. Non era pedante in questo, ma con quel suo fare mite, mai irruento, tranquillo, intercalato di silenzi eloquenti, ci riusciva. Ascoltava volentieri e sapeva ascoltare, dimostrando interesse anche quando quello che si diceva non poteva arrecargli alcun divertimento o sollievo. Anche tacendo quel suo bel volto atteggiato ad un sorriso appena abbozzato era per se stesso un animatore di quando si era insieme. La sua presenza, discreta, serena, tranquilla, non pesava mai. – A un certo momento quando l’età non gli permetteva di fare quello che faceva prima, il suo apostolato prese una altra direzione: col Rosario sempre in mano, colle frequenti e talvolta interminabili visite al Santissimo Sacramento, aiutava il lavoro apostolico di suo figlio. Il quale, su questa terra, non saprà mai quanto venga a lui e quanto vada a suo padre.

VII.

NEL PALAZZO ARCIVESCOVILE

Quando il 16 maggio 1946 cessò il segreto sulla mia nomina ad Arcivescovo di Genova, approfittando del fatto che solo in tarda serata giornali e radio ne avrebbero data notizia, uscii, per andare a pregare la Vergine nella mia Basilica dell’Immacolata. Per strada incontrai don Cicali, che mi accompagnò per un tratto. Poi presi il tram e me ne andai a San Fruttuoso per dare io la notizia ai miei Genitori. Poche parole, non si meravigliarono molto, non persero la serenità e si decise che quando fosse stato ricostruito in parte il palazzo arcivescovile, sarebbero venuti ad abitare con me. – Ci furono due anni di attesa. In questi due anni, la mamma morì e non ebbi la gioia di accoglierla ed assisterla in casa mia. Dopo la morte della mamma, papà restò ancora per nove mesi nella nostra casa di Via Giovanni Torti. La sera del 3 dicembre 1948 ci ritrovammo insieme nel palazzo arcivescovile. Da allora ho potuto seguire mio padre tutti i giorni. – Eravamo a corto di mobili, perché i pochi della casa paterna e quelli ancor più pochi delle mie due camere in Seminario non bastavano certo ad addobbare un palazzo. Ebbi il principio, con mio padre pienamente consenziente, di non fare alcuna spesa e di tirare avanti. Quando c’erano ancora tante vittime della guerra e tanti sfollati, non potevo certamente spendere danaro per me. L’avessi avuto! Un caro e vecchio amico venne un giorno a trovarmi e passando con me in una sala dell’episcopio dove non c’era neppure una sedia, mi chiese se non pensavo di arredarla. Gli risposi che finché ci fossero stati poveri a Genova, io, Vescovo, non potevo comperarmi dei mobili. L’amico – era il Comm. Luigi Frugonel – non disse niente, ma il giorno dopo, togliendoli dalla sua ricchissima collezione, mi mandò i mobili splendidi per addobbare quella sala. – La nostra vita in Arcivescovado cominciò così all’insegna della più autentica povertà. Con papà c’era don Mino, il mio compianto e indimenticabile segretario. A poco a poco la carità dei buoni diede all’arcivescovado una sistemazione decorosa. – Avevo portato la vita ordinaria e di famiglia all’ultimo piano, dove il servizio restava facilitato e dove avevo ridotto i solai ad abitazione. Ci siamo ancora oggi. Al piano nobile si scendeva e si scende solo per le udienze e le cerimonie. Gli ambienti grandi non mi sono mai piaciuti. Papà – allora andava verso i settantacinque anni – occupava la camera che oggi è del segretario. Quando l’età più greve imponeva di non lasciarlo solo nelle nostre frequenti assenze (erano intanto venute le suore di Santa Serafina a prendersi cura di noi e dell’arcivescovado) traslocò sul confine dell’appartamento delle Suore, dove aveva anche, con immediato accesso, un piccolo e fresco terrazzo. – Mi riesce veramente difficile dire che cosa abbia rappresentato per tutti noi la presenza di questo vecchio straordinario. – Mai imbronciato, mai duro, si illuminava chiunque incontrasse. Andava in punta di piedi, silenziosamente. Non voleva dare fastidio a nessuno. Nei primi anni insistetti perché andasse qualche volta in cucina a dare – se ne intendeva – qualche buon consiglio a chi cucinava. Lui non volle mai fare questo. Stentai a capirlo: era la sua delicatezza che intendeva, senza intromissioni, lasciare a ciascuno la libertà del suo dovere. Quando finalmente capii di che cosa si trattava, non feci più insistenze. – Nei primi sette od otto anni dovemmo spesso cambiare il servizio di casa e di macchina. La sua serenità e la sua umiltà si imposero a tutti. In quei primi anni accadde qualche guaio e non erano infrequenti i disservizi. Non ci accorgemmo mai di niente: papà vedeva, provvedeva lui di persona, diceva niente a nessuno e tutto era pacifico. Oltre la virtù aveva l’intelligenza di capire che in quelle circostanze non poteva accadere diverso e trovava saggiamente utile non fare questioni. – Vedeva tutto e nel convegno di famiglia dopo cena, tranquillamente, se era del caso, attirava la nostra attenzione. Scompariva sempre silenzioso, se lo si trovava era un sorriso mitissimo e discreto, poi non lo si vedeva più. – Era di un ordine ammirevole. Fino all’ultimo volle avere lui cura della sua stanza, la quale risplendeva per un nitore, una accuratezza straordinaria. Fino all’ultimo fu di una proprietà assoluta, anche nei minimi particolari. Negli ultimi anni soffrì, ad onta del complesso sano e forte, di una certa artrosi alle dita delle mani. Questo gli rendeva più difficile fare sbrigativamente qualunque lavoro. Continuò a fare e non si lamentò. Solo sapevamo che per essere in ordine alla Santa Messa delle 6,30 si alzava alle 5,30 e anche prima. – In tal modo la sua era una presenza che ingombrava nessuno, ma era la luce di tutti. – Non è difficile capire che la presenza del padre poteva costituire un certo imbarazzo per l’Arcivescovo. Il problema lo risolse lui. Se fosse stato un diplomatico consumato non avrebbe potuto far meglio. Metteva il naso in nulla e, salvo il rarissimo caso di qualche nostro parente, mai fece il “ponte” fra altri e me. Entrava, usciva, silenzioso, modesto e dignitoso; mai attaccò discorso con qualcuno, pur salutando tutti e pur rispondendo garbatamente a chi gli faceva i soliti convenevoli. Aveva chiarissimo, e lo fece sempre capire, il dovere di salvaguardare col suo contegno la libertà di azione e la dignità di suo figlio. Per questo era inappuntabile nel vestito e nel tratto. La sua dignità era tale nella mitezza, che nessuno mai osò servirsi di lui. Era il vecchio signore che si diportava come se in Arcivescovado fosse stato l’ospite di qualche ora. La conversazione con lui era sempre quella di un saggio luminosamente guidato da Dio. Restava con noi a tavola anche quando c’erano ospiti di riguardo, parlava poco, teneva il suo posto. Negli ultimi anni, se avevamo ospiti di gran riguardo, per essere più tranquillo, consumava il pasto in camera.

Tutto luce e mai ingombro.

La sua giornata era tutta divisa, quando aveva messe a posto le cose sue, tra le pie letture e la preghiera. Fin quasi agli ultimi anni usciva due volte il giorno. Era per andare a fare l’adorazione a Santa Marta. L’uscita del pomeriggio aveva l’appendice di un incontro coi suoi due coetanei e grandi amici, il Comm. Pizzorno (dell’Olba anche lui) e il Signor Gaggero. Talvolta c’era qualche sosta con qualche amico sulle panchine di piazza Corvetto. Negli ultimi anni, quando era quasi novantenne non volevamo andasse solo per un tragitto così lungo e con tanti difficili attraversamenti, era conscio che gli sarebbe potuto accadere qualcosa fuori e per questo portava sempre sopra di sé un piccolo portafoglio nel quale era la preghiera di chiamargli subito un sacerdote, se si fosse trovato in pericolo di morte, i dati per rintracciare noi e le indicazioni opportune. La sua precisione arrivava fin là. Le passeggiate si ridussero così al Gesù, dove passava lungo tempo in preghiera e dove credo molti ricordano ancor oggi la sua inconfondibile figura. Quando nel 1964, a causa del mio grave esaurimento si cominciò a passare alcuni mesi nella modesta casa Arcivescovile del Righi, venne con noi e la Cappella di lassù fu il suo luogo di abituale ritrovo. – La nostra casa, il cui silenzio Lui violava mai, eccettuati i tempi dei pasti e dei brevi conversari postprandiali, era piena di Lui. Direi che io avevo la sensazione fisica di quando era in casa e di quando era fuori di casa. – L’Arcivescovado, logicamente, confinava colla Curia, pertanto i contatti e gli incontri erano necessari. Mai una parola, mai un gesto, mai un apprezzamento su questo vegliardo compìto che passava educatamente, salutava, sorrideva anche se se ne andava per i fatti suoi. A poco a poco, anche silenziosamente egli apparve il padre di tutti. – Se in casa nostra non abbiamo mai sentito un diverbio, mai una sequenza di inutili lamentele, mai un cozzare sgarbato tra caratteri diversi, lo dobbiamo a questa silenziosa e operante presenza. – Io ho sempre avuto l’abitudine, se uscivo per funzioni o per altro, di presentarmi sulla porta della sua camera. Lo stesso facevo quando si ritornava. Lui era contento di questo, ma non ne fece mai una pretesa, tale da dar luogo a sfoghi se talvolta, per qualche motivo – magari la fretta o il ritardo – facevano [Per la prima volta abbiamo il rinvio a un “loro”, a quelli cioè che controllavano le azioni di Siri. –n.d.ed.-] accelerare il cerimoniale d’uscita: era sempre ugualmente tranquillo. Eppure vedeva tutto [Il padre vede tutto, capisce che Siri è un prigioniero dei suoi “custodi” e che deve fare come gli viene detto.–n.d.ed.].- Ancor oggi non riesco a capacitarmi di questo fatto. Se qualcosa accadeva, lui lo “sentiva”; se c’era qualche piccolo disguido in casa, parlando poi alla sera ci si accorgeva che gli era perfettamente noto. Naturalmente senza recriminazioni e lamenti. Noi ci siamo abituati alla perfezione e ci accorgiamo di questo solo oggi che non c’è più. La sua perfetta umiltà lo rendeva grande, ma in modo che non ce ne accorgessimo. In Arcivescovado riceveva quasi nessuno: qualche parente, ma di rado. Quello che, finché visse, fu il nipote prediletto – e ben lo meritava – che veniva spesso anche tutti i giorni, fu Agostino figlio della Zia Annunziata. Debbo ricordare qui questo caro cugino, così equilibrato e compito, affezionato a mio padre, la cui vita di lavoro e le cui circostanze di vita furono spesso tormentose. Si rassomigliava molto moralmente allo zio. Ebbe una malattia lunghissima, che fu un tormento contenuto e silenzioso per mio Padre. Quando gli annunciai la morte di questo caro nipote, disse nulla, scomparve e si rifugiò nella preghiera. – Al di là di questa vita silenziosa, rasserenante per tutti, si intravvedeva (non ci poteva essere altra spiegazione) la sua unione con Dio. Mio padre, più che vederlo, lo sentivamo. – Godeva di una piccola pensione, che gli dava una certa indipendenza economica. Ma questa e i cespiti della nostra casa di Via Giovanni Torti, sparivano silenziosamente nelle vie della carità. Egli non parlava mai dal bene che faceva. La sua figura ormai non solo era una luce dentro la casa, ma ne era un onore, rispettato e sentito.

VIII.

LA SUA ORAZIONE

Quest’uomo, che per la parte maggiore della sua vita non lo si vide fermo, impegnato sempre in un anche estenuante lavoro, non ebbe il lavoro come occupazione principale. La vera occupazione fu la preghiera.- Ma il più di questa vita profonda e reale egli accuratamente nascose. Bisogna penetrarvi a poco a poco. E’ il “modo” proprio della sua fede ad indicare la realtà interiore di una presenza divina. Scrive un teste, che ebbe forse le migliori confidenze di mio Padre: “Rimanevo ammirato del suo conversare così profondamente cristiano, della sua Fede sentita e vissuta; ma ciò che mi colpiva di più era l’equilibrio e il buon senso, la valutazione sicura ed obiettiva che sapeva dare a tutti i fatti della sua vita, piccoli e grandi. – Mi pareva che per lui la vita umana e cristiana fossero sempre state così armoniosamente connestate da non aver mai motivo di conflitto tra i doveri della Fede e gli impegni della vita comune. La sua Fede lo illuminava nei singoli problemi della vita umana, che lui risolveva con semplicità nella luce delle fondamentali verità cristiane”. – L’esterno, l’atteggiamento, anche quando era impegnato in cose comuni rivelava sempre una luce accesa dentro. – “Nella sua vita non c’era frattura o dissociazione tra l’uomo e il cristiano; aveva raggiunto una tale unità interiore, per la quale non faticava mai a trovare il giusto punto di equilibrio. Ordine e armonia esterni, sempre ammantati dalla tranquilla intelligente mitezza, celavano una continua liturgia interiore”. – Disse un giorno: “Il Signore con la Sua grazia, la Madonna con la sua protezione mi hanno sempre salvato da tutti i pericoli dell’anima e di questo debbo ringraziare Dio!”. Visse in mezzo a movimenti sociali spesso accesi ed anche esasperati. Egli amava parlare dei tempi della sua gioventù e pertanto nel non molto parlare suo quel clima affiorava. Rifiutò sempre di aderire a movimenti che non rispettassero pienamente la Religione: egli aveva fatta la sua scelta. Già anziano entrò nella Associazione Uomini di Azione Cattolica. – Ho già raccontato del Santo Rosario che, per non perdere tempo, recitava in strada andando al lavoro o venendone. La sua grande devozione era la SS. Eucaristia. Le Visite al Santissimo Sacramento, anche quando non poteva andare a trattenersi lungamente in adorazione davanti al Signore in Santa Marta o al Gesù, erano frequenti e lunghissime. Credo che per lui ormai vecchio questo fosse il più grande impiego del tempo se la carità non lo chiamava altrove. Una della più grandi e vere consolazioni date a mio Padre fu l’aver ottenuta la Esposizione quotidiana del Santissimo in Santa Marta. Sentiva tutte le Messe che poteva, e quando c’era penuria di inservienti, le serviva. La sua Comunione quotidiana durò gran parte della sua vita. Quando negli ultimi anni, gli impedivamo di alzarsi presto per ascoltare la Messa del Segretario alle 6,30, la sua preoccupazione era che ci fosse poi qualcuno a dargli la Comunione. Era tale il dolore che provava se questo incontro gli era negato, che quando dovevamo partire tutti per impegni ed in casa nessuno celebrava, ci raccomandavamo a qualche suo amico sacerdote perché gli usasse la carità di venire ad amministrargli la Santa Comunione. – Ne rivelava continuamente il bisogno interiore, con una insistenza che mi ha meravigliato più di una volta. Non la chiedeva la Comunione, supplicava. – Uno dei Religiosi che venivano a dargli la Comunione, noi assenti, scrive: “Accadeva nella casa del Righi. Si preparava a lungo a questo atto sommo di devozione. Riceveva la Comunione sempre in ginocchio in atto di profonda umiltà ed abbandono in Dio. Appena ricevuta la Comunione lo pregavo di sedersi e ciò faceva in spirito di ubbidienza, ma con un po’ di rincrescimento, perché la abitudine di tutta la sua vita era stata quella di restare inginocchiato davanti al Santissimo Sacramento. Prolungava il ringraziamento di oltre mezz’ora; anzi, se non era chiamato continuava a starsene in Cappella. Qualche volta raggiungevo l’abitazione Arcivescovile anche il pomeriggio e lo trovavo sempre – si era al Righi – o in cappella o in piedi in un punto del muro del bosco dal quale era visibile nel Cimitero di Staglieno il punto della Galleria di S. Antonino dove era sepolta la sua consorte. – Quando lo raggiungevo in Arcivescovado, nel Centro, lo trovavo sempre in Cappella. Solo negli ultimi anni si sedeva a sinistra dell’altare, dove rimaneva in profonda meditazione lunghe ore. Anche in ultimo quando il camminare non gli era troppo agevole, ogni volta che poteva era in Cappella (bisogna notare che in Arcivescovado, essendo la Cappella al piano nobile ed abitando noi tutti nel piano di tetto, doveva scendere e salire molti gradini). Ricordo un giorno in cui le Suore dell’Arcivescovado lo cercavano da ogni parte; lui era davanti al Santissimo Sacramento… Egli aveva abitualmente un comportamento dignitoso e signorile, nonostante l’umiltà della sua condizione, ma quando si recava in Cappella questo atteggiamento assumeva una nota speciale (era evidente alla porta): era sempre vestito di tutto punto come se andasse a festa: non si sarebbe mai permesso di recarsi in Cappella senza la proprietà che la Divina Presenza esigeva e che la sua Fede gli imponeva”. Allora aveva un atteggiamento esterno di grande umiltà, esprimeva un abbandono interiore, la preghiera appariva vivissima sulle sue labbra (salvo quello che diremo appresso), ed inspiegabilmente assumeva un comportamento di maestà nella positura del corpo. Sapeva di essere davanti al Signore, Creatore e Redentore. Spesso colpiva la letizia che assumeva il suo volto in quei momenti. – Nelle conversazioni spirituali che aveva coi religiosi che si succedettero nell’ufficio di Direttore era assetato di conoscere i profondi effetti che la Eucaristia produce nell’anima e nel corpo. Uno di questi conclude: “ …era un’anima Eucaristica”. – C’è qualcosa di più profondo, che noi potevamo cogliere confusamente dall’esterno, ma che hanno ben conosciuto i suoi Direttori. A questo punto non posso far altro che cedere loro la parola. – “Il suo cuore era generalmente unito a Dio. Si occupava per lo più di verità divine. La sua preghiera non era soltanto un colloquio con Dio, ma era soprattutto una ricerca amorosa e filiale di Dio. La ricerca diventò qualche volta fonte di profonda sofferenza… La espressione più consueta della sua preghiera era la meditazione. La sua mente era portata a pensare a Gesù Cristo e ad uniformare alla vita di Cristo, la sua vita”. – Scrive un Religioso, che gli fu vicinissimo negli ultimi anni: “Nelle mie conversazioni ho potuto constatare come le sue meditazioni fossero intonate a tutta la semplicità evangelica. Un giorno gli chiesi: “Ma cosa fa quando è in Chiesa e tiene lo sguardo fisso al Tabernacolo, oppure socchiude gli occhi?”. Mi rispose: “Guardo il Signore, lo Adoro e penso a Lui”. Voleva anche aiutarsi con libri di lettura spirituale, che gli servivano soprattutto nei periodi di aridità; ma poi, poco a poco, lasciò ogni lettura, perché gli era diventata un peso. Per lui era molto più facile, nell’intimo della sua cameretta, nelle lunghe ore di insonnia notturna, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalla contemplazione amorosa del suo Signore. Spesso però la sua mente era afflitta da tribolazioni contro la Fede e da tentazioni colle quali Satana voleva turbare la orazione di questa santa anima. Allora ricorreva alla preghiera vocale: il suo Rosario e il suo libro di preghiere sono egualmente consumati, perché all’uno e all’altro portava una fedeltà ammirevole”. – Un giorno chiese ad un amico come potesse recitare bene il “Pater”. Questi gli portò il commento sul “Pater” di San Francesco d’Assisi e da quel giorno la sua preghiera e la sua meditazione diventarono più profonde, più filiali, più semplici. – Il Rosario non lo lasciò mai e, anche negli ultimi tempi, costituiva il suo “Breviario quotidiano” – come diceva Lui – perché lo metteva in contatto con la Santissima Vergine. Se fece in tutta la vita qualche uscita, fu per visitare piamente Santuari Mariani. Prediligeva le “Grazie” di Voltri perché diceva di avervi ricevuto grazie segnalatissime, particolarmente una, della quale però non siamo riusciti a cogliergli i particolari. Era fedelissimo, come Terziario Francescano, alla recita dei 12 Pater e delle 12 Ave; era una grave pena per lui quando alla sera talvolta non riusciva a ricordarsi di averli recitati. – Un confidente si permise qualche volta di chiedergli come avvenivano i colloqui con Dio nelle lunghe ore che passava in Cappella, soprattutto in quella del Righi. Lui non si rendeva conto delle altezze spirituali che raggiungeva in questa lunga orazione e diceva: “Io adoro il Signore, Lo ringrazio e Gli chiedo grazie per i vivi e per i morti”. Pregava moltissimo per i Defunti, specialmente dopo la morte della mamma. Quando parlando gliene veniva il destro, portava il discorso sulla preghiera e sulla preghiera per i Morti. Quanta gente quest’uomo ha portato in Chiesa insegnando la preghiera di adorazione e lo spirito di riparazione! – Uno che lo conobbe a lungo scrive: “Ebbe un periodo di circa due anni in cui la sua anima ebbe una fortissima aridità spirituale: lo perseguitava il pensiero che le sue preghiere e le sue opere gli servissero a nulla e che Dio non gli volesse più bene. In questo periodo ebbe sofferenze grandissime, però continuò sempre la sua preghiera vocale e mentale. Questo stato di sofferenze interiori, che lui accettò con umile sottomissione, vinse affidandosi alla parola del Sacerdote. Servì a purificarlo ulteriormente e a renderlo maggiormente degno di una profonda unione con Dio. Il confidente dell’anima sua attesta che arrivò alla grazia della contemplazione! – Lo stesso racconta: “Negli ultimi mesi della sua vita, quando a stento si recava in Chiesa (e ad andarvi fu indomito), un pomeriggio andai a trovarlo. Aprii lentamente la porta della Cappella e lo vidi assorto con lo sguardo fisso ad una immagine della Madonna sopra l’altare. Lui non si accorse che io ero entrato nella piccola Cappella (quella del Righi) ed io rimasi ad osservare quel vecchio in quell’atto di orazione amorosa. Era immobile come una statua, col capo leggermente sollevato e gli occhi fissi in alto. Dopo qualche minuto gli posi una mano sulla spalla, ma lui non si mosse. Mi trattenni qualche minuto e poi lo scossi: parve svegliarsi da un sonno profondo. Gli dissi che ero lì da un po’ di tempo, ma che non volevo disturbarlo nella sua preghiera. Mi disse amorevolmente e con tanta umiltà: “Ero distratto”. Però io rimasi pieno di stupore e ritengo che in quei momenti egli si accostasse ad uno stato di estasi. In questo modo io lo sorpresi più volte”. – Da quanto ho potuto capire e da quanto altri mi hanno riferito, io ho tenuto un posto grandissimo nelle sue preghiere. Dava tutti i meriti della mia educazione a mia madre e aveva certamente capito quanto io debba a quella donna singolarissima e ferma; ma lui mi accompagnò sempre, dalla nascita, da quando lasciai capire le mie intenzioni, da quando entrai in Seminario, da quando fui sacerdote e da quando ebbi responsabilità nella Chiesa. – Lo spirito di preghiera era in mio padre il forgiatore di tutto. Si rifletteva nel suo modo di concepire il lavoro, tanto lo circondava di preghiera. Per lui il lavoro era un dovere sacro, una penitenza amabile, un mezzo di vita per sé e per la famiglia, un esercizio di virtù personale e di carità fraterna. Era un mezzo di liberazione, una fonte di letizia e di serenità, sempre chiesto ed accolto come un dono di Dio. – La preghiera era la ragione del suo distacco dalle cose. Questo distacco era edificante; non disprezzava i beni della terra, ma ogni cosa considerava come mezzo per salire a Dio. Per sé – e questo lo constatai bene nei 19 anni in cui visse con me in episcopio – cercò mai nulla, rifiutò tutto, per la sua camera non volle si cambiassero i mobili della vecchia casa, che aveva condiviso con mia madre. Restò nella modestia più assoluta. Volle la proprietà degli abiti, perché – diceva – “non doveva far fare brutta figura all’Arcivescovado”. – Questo distacco, in una vita per la maggior parte né facile, né comoda, gli mantenne sempre la virtù della speranza. Era continuo il suo ricorso alla Provvidenza. La menzione di Questa pareva una giaculatoria, anche quand’ero bambino e ricordo che molte volte mia sorella chiamava lui col nomignolo “provvidenza”. Tutto questo noi raccogliamo dai discorsi tenuti quando vivevamo insieme in Arcivescovado. – A proposito di “speranza”, così scrive un suo Direttore Spirituale degli ultimi tempi. “Un giorno mi disse che da giovane aveva ascoltato discorsi, fatti da persone anche serie, nei quali si discuteva se fosse possibile evitare il peccato mortale. Gli sembrarono strani questi discorsi su labbra di persone cristiane e sagge. Ricordò allora l’ “Atto di speranza” che aveva imparato da bambino ed in quello trovò immediatamente la risposta ai dubbi suscitati dagli incauti discorsi d’altri”. – Diceva: “Io ho sempre confidato nella bontà di Dio e con le preghiere ho avuto tutto ciò che Dio ha promesso. Egli ha fatto a me più grazie di quante ne abbia mai chieste e più grandi di quanto io abbia mai sperato”. – L’orazione lo aveva reso logico in modo singolare: non abbiamo mai notato una dissociazione tra quello che credeva e quello che faceva, tra quello che cercava di inoculare agli altri e quello che praticava lui. Abbiamo ora la strana sensazione che tutto quello che per l’intera vita ci è fin dalla nostra infanzia apparso ordinario, era invece perfezione. La sua preghiera semplice aveva – non so se creata – ma certo mantenuta, la sua semplicità di cuore, al punto di dare l’impressione che tutto gli fosse moralmente ovvio e facile. – Non era così: era stata preceduta dalla abnegazione e dal sacrificio col quale aveva mantenuto lo spirito di preghiera. Era come una luce che a poco a poco aveva disciolte le cose, eliminate le asperità, offerto costante il calore della sua luminosità. Eppure era prontissimo – già l’ho detto – nel vedere tutto, nel cogliere immediatamente e senza sforzo la sostanza di tutto, nel mettersi in posizione prudente nello sciorinare le sue risposte persino diplomatiche, ma sempre vere, sincere e chiare. Quella luce, che promanava dalla sua persona per il dono della orazione creava intorno a lui una atmosfera di soddisfazione, di ordine, di pace. Abbiamo anche questo capito quando ci è mancato! Tutti hanno sentito e detto – quanti lo hanno avvicinato negli ultimi anni – che questo vecchio pareva un autentico aristocratico dello spirito. Era solo la luminosità nella quale viveva. Era naturale che il confessore non trovasse mai (di questo abbiamo la attestazione negli ultimi anni) in lui neppure il peccato veniale o il più piccolo difetto. – Godeva quando noi raccontavamo, nei brevi incontri dopo i pasti, ma aveva un singolare contenimento della naturale curiosità: raramente chiedeva particolari e quando era l’ora, preciso come un orologio, si congedava, dava la buona sera e si ritirava in camera sua. Nei diciotto anni, che insieme passammo in Arcivescovado, mai chiese una informazione relativa al governo ecclesiastico. Non era indifferenza, perché gli piaceva sapere; la sua curiosità gli diede modo di esercitare una virtù in modo non comune. – Fino agli ultimi anni non si allontanò mai d’estate dall’episcopio, se non per qualche giorno, recandosi solo nella casa di mio cognato e mai sorella al paese dei nostri vecchi, Vara Superiore. Era contento di restarsene lì con la sola compagnia del nostro autista; allora rientrava in cucina, faceva la revisione di tutta la casa, faceva aggiustare, pulire, riordinare. Al ritorno trovavamo tutto messo a nuovo. Solo a novant’anni venne con noi a Trivero, nel periodo in cui io non mi ero ancora rimesso da un grave esaurimento. L’anno appresso venne con tutti noi a Peveragno: fu l’ultima campagna. – In casa camminava come se sfiorasse le cose, sempre silenzioso e raccolto; non lo si sentiva mai parlare forte; era il rifugio di tutti per quella dolcezza che mai lo abbandonava. Però vedeva tutto, fino all’ultimo non abbiamo potuto notare un attutimento della sua intelligenza, della sua straordinaria memoria, della sua intuizione. Negli ultimi anni l’artrosi alle dita delle mani lo obbligava ad una manipolazione lenta. Non sappiamo se fosse dolorosa, perché non l’abbiamo mai sentito lamentarsi. Per il resto fresco fino all’ultimo. L’umore mai cambiò, sapeva di essere vicino alla fine, ma godeva del diritto di una speranza che aveva coltivata tutta la vita.

IX.

LA FINE

Sul declinare di primavera del 1964, decisi di andare al Righi nella villa arcivescovile, come eravamo soliti ormai da tre anni. Quella modesta residenza, sufficientemente ristorata, era stata per anni adibita a sfollati della guerra, in difficoltà ad avere una abitazione. Avevo detto a me stesso che mai me ne sarei servito, ma col tempo quando il grave smog di Piazza Matteotti e soprattutto di via San Lorenzo cominciò ad avere maligna influenza su tutti gli ordinari abitatori del Palazzo Arcivescovile, compresi che dovevo pur tutelare la salute di quanti stavano con me e decisi di portare per alcuni mesi all’anno la residenza al Righi. Quell’anno papà non si dimostrò entusiasta di salire lassù; mi fece, contro il suo solito, qualche difficoltà. Capii più tardi che egli prevedeva la sua morte e che, stando al Righi, una tale evenienza poteva essere più gravosa per noi e per il medico. Tuttavia venne sereno e tranquillo: in fin dei conti al Righi, la Cappella era più a portata di mano e le sue soste in quella avrebbero occupato una parte della giornata. Quando talvolta usciva a fare quattro passi nel piccolo parco della villa raggiungeva l’angolo in fondo dove si poteva facilmente salire su un piccolo ballatoio di pietra che accompagnava il muro stesso, assai elevato sul livello stradale esterno. Da quel punto si vedeva tutto il Cimitero di Staglieno e, sulla sinistra, si poteva individuare il tetto della galleria di S. Antonino, dove nella seconda cella era la tomba della manna e dove era, accanto a Lei, il posto preparato per lui. Restava là a pregare. Nel Cimitero stavano le ossa di tanti conoscenti e anche di parenti nostri: lui non dimenticava mai nessuno. Si aveva la impressione che là egli fosse nella più bella compagnia. Quella vista gli era familiare e dolce. Se non era in casa lo si trovava là. Vi stette anche il giorno in cui alla sera anticipò la sua andata a letto per non rialzarsi più. La chiamata del Signore era vicina e la risposta era perfettamente tranquilla. – Fu la sera del 15 giugno a cena. Mangiò pochissimo. Prima della fine si alzò, si scusò di anticipare il rientro in camera perché si sentiva stanco. Sul momento non ci si fece caso. – Più tardi, nella tarda sera gli riscontrammo un attacco di febbre. Era mercoledì. Venne il Prof. Meneghini, suo medico al quale era affezionatissimo: la cosa non pareva allarmante. Scrive il suo medico, Prof. Meneghini: “Comparve una febbriciattola: lo visitai e costernato mi accorsi di una polmonite. Certo lui lo lesse sul mio viso o, forse perché io feci il possibile per nasconderlo, lo comprese il suo cuore, mentre io ne ascoltavo il battito sofferente. Quella volta e nei giorni che seguirono non mi chiese più nulla di sé: era pronto. Ed io per la prima volta non dissi più (con lui) la mia piccola bugia, sommersa dalla grande verità di quella ora di dolore”. – Egli in realtà aspettava fiducioso che la Santa Vergine lo aiutasse “perché – così disse a mia sorella – era stato un buon soldato e certamente Essa lo avrebbe preso per mano nel grave passo”. Seduto sul letto aveva per tutti il suo amabile sorriso; faceva impressione quella sua grande capigliatura folta, di argento brunito e quella sua grande pace. Parlava tranquillamente, anche del più e del meno quando c’era qualcuno di noi, non omettendo di ribadire le più minute disposizioni per la sua salma, la sua sepoltura accanto alla mamma, i suffragi. La morte si accostò in punta di piedi e con tutti i riguardi. – Il mattino del giovedì, me ne andai tranquillo al solito lavoro in palazzo Arcivescovile. Si delineava la polmonite, tuttavia – e non so perché – non eravamo preoccupati; papà non era affatto abbattuto, discorreva e questo ci pareva ancora un buon salvacondotto per la salute. – La verità ci apparve cruda il venerdì 17. Quella mattina attendevo come al solito alle udienze in Arcivescovado, quando venni avvertito che papà aveva avuto un collasso. Temetti questa parola come una pia bugia per dirmi che papà aveva finito di vivere. Volai immediatamente al Righi e vi trovai già sollecito il Prof. Meneghini: papà si stava riprendendo. – Ritenni prudente amministrare subito l’Unzione degli Infermi e chiesi senza ambagi a papà se potevo procedere. Senza alcuna emozione, tranquillo e grato disse: “Sì, sì”. La ricevette con uno straordinario raccoglimento e rispondendo a tutte le orazioni. La sua serenità quasi gioiosa si rifletteva su di noi. Poi stette meglio e si ricominciò o sperare. – In una alternativa di timori e di attese fiduciose passarono i giorni dal sabato 18 al mercoledi 22. Quel giorno Papà mandò a prendere la sua cappa di Confratello della Confraternita dell’Immacolata. Da molti anni l’aveva acquistata ed aveva sempre detto che voleva essere sepolto rivestito di quella sacra divisa. Quel mercoledì disse chiaro che era bene tenerla pronta al Righi, perché ormai l’avrebbe dovuta indossare.

Egli sapeva.

La sua preghiera, quando non c’era qualcuno a intrattenerlo, era serena e continua: ogni mattina continuava a ricevere, con una pietà commovente, la Santa Comunione. Tutti noi, la casa, eravamo immersi nella Sua serenità e nella sua pace. Volle confessarsi ancora e stette a lungo col suo confessore. Questi due giorni che precedettero la fine assunsero una dignità solenne. Ricevette tutti, a uno a uno, anche i mariti delle nipoti: a tutti diede gli ultimi avvisi e i ricordi con lungimirante saggezza, con tono sicuro, penetrante, scultoreo come se parlasse dall’eternità. Parlò anche a me e mi raccomandò di pregare e di avere coraggio. Ebbi l’impressione che si ricollegasse ad un discorso fattomi tre anni prima. [Siccome il padre del Papa in Esilio era un uomo pacato e di poche parole, si può azzardare l’ipotesi che il discorso sia stato fatto da un altro e delegato del figlio al padre. Il fatto che il padre non parla più per il rispetto che egli ha per l’autorità di figlio, non lascia dubbi sul fatto che la “conversazione” di tre anni prima, nel 1961, era circa il governo della Chiesa. l’editore.]. – Non disse altro, perché in me vide sempre suo figlio, ma vedeva soprattutto il suo Vescovo. La riverenza che seppe unire all’affetto nei lunghi anni del mio episcopato, mi appare oggi in una luce di Fede singolarissima. Il 23 eravamo sereni: niente ci faceva prevedere la fine imminente. Dalla finestra aperta sentì le campane della Metropolitana, che annunciavano la solennità di San Giovanni Battista. Disse: “E’ l’ultima volta che sento queste campane”. Ci ritirammo tranquilli dopo il saluto serale. Ad una certa ora restò solo colla Suora infermiera; la notte passò senza sussulti, senza affanno finché si assopì. – Alle sei e venti del mattino, don Giacomo Barabino, mio segretario (Un giovane Giacomo Barabino è stato il primo dei “carcerieri” passati per “segretari” al fine di monitorare costantemente questo cardinale di così grande statura, Papa Gregorio XVII. Nel corso degli anni, la stampa ha mostrato le foto di un Barabino dagli ampi sorrisi, sottobraccio ad uno stordito [– drogato?] – Siri, con i laici circostanti guardare con sorpresa e preoccupazione i loro volti. A Siri è stato solo permesso di “consacrare” Barabino “vescovo”, nel 1974, e si dice che lo abbia fatto per tenerlo lontano. – [n.d.ed.-]) passò a vederlo per chiedere se era pronto a ricevere come al solito la Santa Comunione. Lo trovò pienamente in sé, lucido e sereno, seduto sul letto e pronto a ricevere il Signore. Mentre don Giacomo faceva i preparativi, chinò il capo e senza alcun movimento si spense in lui la ormai debole fiamma della vita. Era andato lui incontro al Signore. Mancavano pochi minuti alle 6,30. – La suora si insospettì: pareva che dormisse, avvertì don Barabino il quale si preparava a portargli la Santa Comunione; don Barabino avvertì me, che immediatamente accorsi. Era quasi seduto colla schiena appoggiata ai cuscini, colla testa reclinata in avanti. – Radunai tutta la famiglia arcivescovile per l’ultimo compito: quando era morta la Mamma ed io avevo intonato poco prima il canto della Salve Regina e poi la recita del Credo, papà mi aveva toccato il gomito: “Fate così anche quando morirò io”. Eseguii fedelmente. – Lui era ormai con Dio, aveva incontrato la Vergine Santissima e credo, dopo quasi un secolo aveva incontrato sua madre, che in terra non aveva conosciuto. Finalmente! – Era la solennità di San Giovanni Battista. Telefonai che quel giorno non ero in grado di tenere il Pontificale e andai a celebrare per l’anima di mio padre, per la comune umiltà colla quale si lascia la terra, ma con la possente fiducia che quella Santa Messa sarebbe servita ad altri. – Componemmo la salma nel vano che dalla Sagrestia immette nella Cappella del Righi. Quando lo vidi sul letto funebre, era sereno, ringiovanito, come se fosse tornato indietro di mezzo secolo. – I funerali si fecero in Metropolitana, presenti Arcivescovi e Vescovi, le Autorità con a capo il Ministro dell’Interno, il Clero. Celebrai io e Dio mi diede la forza di arrivare in fondo. – Dopo cominciò un’altra commemorazione, ad uno ad uno si fecero vivi i testimoni della sua carità e della sua dedizione, svelando quello che di lui vivo, non avevamo mai saputo. Riposa nella stessa tomba della mamma ed egli ripetutamente, anche gli ultimi giorni, aveva raccomandato che la sua bara non fosse messa semplicemente parallela a quella della mamma, ma parallela nel senso opposto, come per potersi vedere in faccia. Sorvegliai io stesso che fosse collocato così. Accanto a me c’era Mons. Alberto Castelli, Arcivescovo di Rusio e segretario della CEI. Ora anche lui, anima santa, è con Dio.1

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1 E’uno strano modo di terminare il libro su suo padre, parlando di un altro uomo. Il Papa “in Esilio”, conclude così questo libro su suo padre in un modo inaspettato, parlando di un suo amico che ora è morto, del 1971. Ricordando che Giuseppe Cardinale Siri è stato il cardinale più giovane del Conclave del 1958, possiamo concludere che sta facendoci sapere che entro il 1971 tutti i suoi sostenitori Prelati, che sapevano che Lui era il Papa attuale, sono morti, e Lui è solo ad affrontare il compito di chi porta la Chiesa in Esilio. – Mons. Alberto Castelli morì il 7 marzo 1971. Egli fu arcivescovo titolare di Rusio, un comune francese situato del dipartimento dell’Alta Corsica nella regione della Corsica. –[-n.d.ed.]

Nota dell’Editore

Quando ho ricevuto questo libro nel 2005, mi sono resa subito conto che avevo in mano un gioiello che, sebbene originariamente pubblicato solo per amici e parenti, sarebbe stato un mezzo di edificazione per tutta l’umanità. Niccolò Siri visse consapevole di essere un aiuto per tutti, lui che dipendeva da Dio in modo assoluto. Vedete che la sua vita è un cammino di santità. Egli è stato naturalmente molto vicino a suo figlio, Giuseppe Siri, ed ha aiutato questo figlio in alcuni dei momenti più difficili che ha dovuto affrontare come Papa “occultato”, S.S. Gregorio XVII (dal 26 ottobre 1958 al 2 maggio 1989). – Nel contemplare la vita del padre, veniamo a conoscere la formazione e il carattere del figlio. Le lezioni di Niccolò a suo figlio erano chiare da capire. Il padre era soprattutto un uomo di preghiera che aveva messo tutta la sua fiducia nella Divina Provvidenza, e questa lezione l’aveva insegnata anche a suo figlio. – Non ci sono note nel testo originale, poiché esso venne scritto per chi conosceva Niccolò Siri intimamente. Le note sono mie, riportate come informazioni per il lettore nel tentativo di aiutare a chiarire e/o ampliare la possibilità di comprendere meglio il significato di certe espressioni. Come “Papa Occultato”, Siri era sotto un vincolo costante, e anche questo libro sarebbe stato approvato solo dopo una attenta rilettura prima di essere stampato.

Offro questo lavoro al Cuore Addolorato e Immacolato di Maria per il trionfo del Suo Cuore nel mio cuore e nei cuori di tutti gli uomini dall’inizio dei tempi e fino al loro compimento. Deo gratias!

Nellie Villegas

27 luglio 2016