I KAZARI: dominatori del mondo

I kazari

Conosco la tua tribolazione, la tua povertà – tuttavia sei ricco – e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana.” [Apoc. II, 9]

Questo versetto è veramente magnifico e inquadra perfettamente la situazione attuale della Chiesa Cattolica. Ma chi sono questi giudei dell’Apocalisse, citati nella lettera all’Angelo della chiesa di Smirne, che si pretendono giudei senza esserlo? Essi non lo sono né per fede, avendo ripudiato la legge di Mosè per preferire il talmud, né per sangue non essendo originari della Giudea, bensì dell’Asia centrale, dell’Europa centrale e dell’est, e più precisamente provenienti dalla Turchia e della Mongolia. Si tratta innegabilmente del popolo kazharo (in turco significa “errante”). Secondo gli storici ufficiali Benjamin H. Freedmann ed Arthur Koestler, il reame dei kazhari dominò il mondo come nazione, dopo la Russia dal VII al X secolo. Anche prima della venuta di Cristo sulla terra, i kazhari avevano già invaso l’Europa orientale. Questi guerrieri furono inizialmente dei pagani che si allearono a Bisanzio (l’Impero Romano d’Oriente) contro i persiani ed i musulmani. Poi il loro re Bulan dovette scegliere tra le tre religioni monoteiste. Il cristianesimo, l’islam, ed il talmudismo. Il re di questi pretesi giudei optò per il terzo, cosa che diede diritto al suo popolo di proseguire la sua dominazione attraverso l’usura, essendo all’epoca il talmudismo ciò che si chiama oggi il giudaismo talmudico. Nel suo libro “Due secoli insieme”, il russo Alexandre Soljenitse da una spiegazione politica a questa conversione determinante. “I capi etnici dei turco-kazari idolatri di questa epoca non volevano né l’islam, per non sottomettersi al califfo di Bagdad, né il Cristianesimo per evitare la tutela di Bisanzio. Così quasi 722 tribù adottarono la religione giudaica.” Qualunque sia il motivo, politico o economico, questa conversione al giudaismo doveva condurre alla loro egemonia. Questa falsa religione deve molto a questo popolo. Perché ci si chiede, senza i kazari, sarebbe mai sussistito il giudaismo talmudico? L’interrogativo resta aperto. – Il re Butan si convertì dunque nell’anno 740. Questa conversione cambiò le cose, altre seguirono massivamente: oramai solo un giudeo poteva accedere al trono perché l’autorità religiosa era il talmud. I rabbini si incaricarono poi di imporlo alle popolazioni. – L’apogeo della dominazione kazhara fu a metà del IX secolo. Il loro reame aveva allora esteso largamente il suo territorio, dall’Europa dell’est all’Europa centrale, su circa 15,3 milioni di chilometri quadrati. I kazhari, questi askhenaziti dell’Europa orientale, non sono quindi semiti, bensì ariani. Essi parlano l’yddish, una lingua che ha preso un gran numero di parole dal tedesco, e che nulla a che a vedere, nemmeno una parola, con l’ebraico antico o biblico di cui ha ereditato solo i caratteri esdraici quadratici. I kazhari furono in seguito cacciati dalla Russia come spesso è loro accaduto nel corso della storia. La capitale dell’Ucraina, Kief, era stata creata da loro ed in loro onore nel 640. Certi autori, tra i quali pure il Freedman, pensano, legittimamente, che la rivoluzione bolscevica sia stata una rivincita del kazari sul popolo russo. I fatti danno credito a questo punto di vista, poiché si sa bene che gli autori maggiori della sovversione in Russia erano tutti giudei askhenaziti, cioè falsi giudei. Ora il 90 % degli askhenaziti sono di discendenza kazhara, secondo Benjamin H. Freedman, Arthur Koestler e John Beaty. Il legame tra questo popolo e l’oligarchia mondialista è stretto, perché i due non fanno che una sola cosa. Osserviamo ciò che analizzava a suo tempo il giornalista Paul Copin-Albancelli sugli uomini che dirigono la franco-massoneria: “… va da sé che un’opera come quella che abbiamo studiato, [la realizzazione della piramide massonica] non potrebbe essere quella di un unico uomo, né quella di alcuni uomini estranei tra loro che si sarebbero incontrati. La sua continuità, più ancora che la sua immensità, rivela questa permanenza di sforzi della quale sono capaci solo le razze che rendono indistruttibili la loro fedeltà alla fede degli avi. Il potere occulto è dunque costituito dai rappresentanti di una razza e di una religione”. Questa razza è appunto la razza giudeo-askhenazita kazhara e questa religione è il giudaismo talmudico. Pertanto, ciò che si chiama comunemente l’impero, trasse le sue origini da questo popolo sanguinario, da questi askhenaziti di discendenza kazhara che sono globalmente dei rifugiati dell’Europa dell’est. Quindi ai giorni nostri, si è avverato che la stragrande maggioranza dei giudei askenaziti discendenti dal popolo kazaro e l’alta finanza dei Rothschild, Warburg, Soros, Lazard … proviene in pratica tutta da questa razza, che nulla ha a che vedere con la Giudea e con gli Ebrei.

IL FEENEYSMO

S. Alfonso, martello degli eretici

Dopo circa duemila anni, come se non bastassero tutte le bestialità di eretici e settari catalogate in una lunga lista di errori che hanno gangrenato la Chiesa, si è aggiunta alla predetta lista, di recente, una nuova eresia. Nel bel mezzo del XX secolo, durante il pontificato di Pio XII, il prete gesuita Leonard Feeney si è spinto a negare il Battesimo di sangue ed il Battesimo di desiderio. Questo punto della dottrina era per lui una libera interpretazione del dogma: “Fuori dalla Chiesa Cattolica non c’è salvezza”. Così secondo il padre Feeney, solo il Battesimo con acqua permette la salvezza dell’anima. La Chiesa Cattolica ha invece sempre insegnato ed applicato il Battesimo di desiderio e di sangue. Essa ha onorato in diverse occasioni i martiri che non avevano ricevuto il Battesimo con acqua. A titolo di esempio, quando essa ancora catecumena, san Emerenziana morì martirizzata nel IV secolo prima di essere canonizzata dalla Chiesa. Era stato dunque applicato il Battesimo di sangue. – Il Concilio di Trento, come il Catechismo di san Pio X, sono formali su questo dogma di fede. Il Codice di diritto canonico menziona che “il Battesimo è necessario, di fatto o almeno di desiderio, alla salvezza di tutti”. Nella Summa teologica [III, Q 66 art. 11] san Tommaso d’Aquino precisa sul soggetto del Battesimo di desiderio: “supponiamo ora un adulto che desidera il battesimo ed in pericolo di morte, che il prete non voglia battezzarlo senza denaro. Egli deve, se vuole, farsi battezzare da qualcun altro. Se questa possibilità non può realizzarsi, egli non deve assolutamente comprare col denaro il suo Battesimo, ma piuttosto morire senza averlo ricevuto. Il Battesimo di desiderio supplisce per lui al Sacramento che non può ricevere”. Il catechismo di San Pio X riprende la stessa tesi, infatti Papa San Pio X nel Catechismo della Chiesa cattolica scrive [III parte, n.545]: Q. Si può supplire in qualche modo alla mancanza del Battesimo? – R. Alla mancanza del Sacramento del Battesimo può supplire il martirio, che chiamasi Battesimo di sangue, o un atto di perfetto amor di Dio o di contrizione, che sia congiunto al desiderio almeno implicito del Battesimo, e questo si chiama Battesimo di desiderio. – Riferendosi al Concilio di Trento, san Alfonso Maria de’ Liguori scrive nella sua “Teologia morale”: “il Battesimo secondo l’etimologia greca significa abluzione o immersione nell’acqua, si distingue in battesimo di acqua, di fuoco (di desiderio), e di sangue (martirio). Più avanti tratteremo del battesimo di acqua; che molto probabilmente secondo san Tommaso, Salma, il maestro delle sentenze, Soto, Vasquez etc. fu istituito prima della Passione di Nostro Signore Gesù-Cristo, ai tempi in cui fu battezzato da San Giovanni. Ma il Battesimo di fuoco (di desiderio), è una perfetta conversione a Dio mediante la contrizione o l’amore di Dio sopra ogni altro con la voce esplicita o implicita del vero Battesimo d’acqua: questo dunque supplisce la forza, secondo il Concilio di Trento, quanto alla remissione del peccato, ma non quanto all’impressione del carattere, né quanto alla soppressione di tutta la pena del peccato. È detto “di fuoco” perché giunge per impulso dello Spirito-Santo, che è rappresentato da una fiamma.”. – Nel suo Catechismo di Perseveranza, monsignor Gaume è molto chiaro su questa questione: “Si distinguono tre tipi di Battesimo : il Battesimo di acqua, è il Sacramento del Battesimo, il Battesimo di sangue, è il martirio, il Battesimo di fuoco, è il desiderio di ricevere il Battesimo. Il secondo ed il terzo non sono dei sacramenti, ma essi suppliscono al Battesimo quando non è possibile riceverlo”. Una spiegazione simile è data nel “Catéchisme expliqué par monseigneur Cauly”: “Benché così rigorosa sia la legge del Battesimo d’acqua, questo Sacramento può essere supplito, per gli adulti, in due modi. Con la carità perfetta, che si chiama pure Battesimo di fuoco o di desiderio, e con il martirio, che si chiama talvolta il Battesimo di sangue”. Infine l’abate Francesco Spirago nel “Catechismo Cattolico Popolare” conclude: “Quando il Battesimo di acqua è impossibile, esso può essere supplito dal desiderio del Battesimo o dal martirio per Gesù-Cristo. Valentiniano II si era messo in cammino per andare a Milano a ricevere il battesimo, ma fu assassinato lungo la strada, e Sant’Ambrogio disse in questa occasione: “il suo desiderio del Battesimo, lo ha purificato”. Note sono pure le parole di S. Agostino: «Che il martirio qualche volta faccia le veci del Battesimo lo sostiene validamente S. Cipriano prendendo argomento da quel ladro non battezzato a cui fu detto: “Oggi sarai con me nel Paradiso”.[De bapt. contra Donat. 4, 22]. Nel Codice canonico pio-benedettino del 1917, documento accluso e parte integrante dell’enciclica di S. S. Benedetto XV: “Providentissima Mater”, e quindi da considerarsi senza alcun dubbio Magistero infallibile, il canone 1239, nello stabilire a chi debba essere concessa o negata la sepoltura ecclesiastica, afferma: “Non si ammetterà alla sepoltura ecclesiastica chi non è battezzato. .. I catecumeni sono ammessi, se ancora non battezzati senza loro colpa … – Potremmo ancora moltiplicare le fonti che approvano il Battesimo di desiderio e di sangue che suppliscono il Battesimo di acqua. Essi attestano una continuità e non una qualunque novità nell’insegnamento della Chiesa. Comunque il padre Leonard Feeney, che riteneva che Santi canonizzati, Pontefici e Concilii vari, fossero tutti in errore, mentre egli solo, ovviamente, possedeva la verità, rimase irremovibile; persistendo nell’errore questo americano di origine irlandese fu convocato dalla Chiesa romana. Non essendosi presentato alla convocazione, fu scomunicato nel 1953. La tesi del pr. Feeney è oggi ripresa dai fratelli Dimond del C.M.R.I. e della linea Thuc, i cui discepoli si considerano pure sedevacantisti [altra grave eresia]. Oltre il Battesimo del sangue e di desiderio, aderire a questa tesi eretica, significa pure rimettere in questione l’Infallibilità del Magistero della Chiesa, poiché il Concilio di Trento ed il catechismo di san Pio X sono considerati fallibili, così come il Codice canonico del 1917. Secondo questo ragionamento, la Chiesa Cattolica non sarebbe dunque di natura divina [come si vede la Congregazione Feeneysta del CMRI, della quale fanno parte pure dei finti sacrileghi vescovi senza giurisdizione e altrettanto finti sacerdoti senza alcuna missione canonica, quindi sacrileghi e “lupi vestiti da agnelli”, proclama una robusta serie di stravaganti eresie e, pur affermando che “fuori dalla Chiesa Cattolica non c’è salvezza”, si pone lontanissima dall’atrio della Chiesa Cattolica … beata incoerenza, essi sanno bene che fuori dalla Chiesa Cattolica non c’è salvezza, eppure non vi entrano loro, né fanno entrare quegli sventurati che li seguono]. Si realizza la profezia del Principe degli Apostoli: “Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all’opera e la loro rovina è in agguato. [2 Piet. II, 1-3]

Le profezie della Beata Anna Caterina Emmerich sui tempi presenti!

Visione profetica del Venerabile Anna-Katrina Emmerick (1774-1824 A.D.)

Monaca agostiniana, stimmatizzata.

“Vidi anche il rapporto tra i due papi … Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. Lho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità … Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad azioni violente. Ma tutto ciò non durò a lungo”. (13 maggio 1820).- “Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano danneggiando. Ma vidi anche che l’aiuto sarebbe arrivato quando le afflizioni avrebbero raggiunto il loro culmine. Vidi di nuovo la Beata Vergine ascendere sulla Chiesa e stendere il suo manto su di essa. Vidi un Papa che era mite e al tempo stesso molto fermo (Gregorio XVII, Giuseppe Siri –n.d.r.-)… Vidi un grande rinnovamento e la Chiesa che si librava in alto nel cielo”. – “Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola (la contro-chiesa ecumenico-modernista –n.d.r.-)… Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’alto … C’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di creazione umana (la chiesa dell’uomo –ndr. -), che segue l’ultima moda, così come la nuova chiesa eterodossa di Roma, che sembra dello stesso tipo …”. (12 settembre 1820). – “Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che veniva costruita là [a Roma]. Non c’era niente di santo in essa. Ho visto questo proprio come ho visto un movimento guidato da ecclesiastici a cui contribuivano angeli, santi ed altri cristiani. Ma là [nella strana chiesa] tutto il lavoro veniva fatto meccanicamente. Tutto veniva fatto secondo la ragione umana … Ho visto ogni genere di persone, cose, dottrine ed opinioni avere molto successo. Io non vedevo un solo angelo o un santo che aiutasse nel lavoro. Ma sullo sfondo, in lontananza, ho visto la sede di un popolo crudele armato di lance (la sede in Vaticano del B’nai B’rith? –ndr.-), e ho visto una figura che ridente diceva: “Costruitela pure quanto più solida potete; tanto noi la butteremo a terra”. (12 settembre 1820).- “Ho avuto la visione del santo Imperatore Enrico. L’ho visto di notte, da solo, in ginocchio ai piedi dell’altare principale in una grande e bellissima chiesa … e ho visto la Beata Vergine venire giù da sola. Ella ha steso sull’altare un panno rosso coperto con lino bianco, vi ha posto un libro intarsiato con pietre preziose ed ha acceso le candele e la lampada perpetua … Allora ecco venire il Salvatore in Persona vestito con l’abito sacerdotale … –  La Messa era breve. Il Vangelo di San Giovanni non veniva letto alla fine [è stato eliminato, così come le preci leonine, dall’antipapa G. B. Montini, sedicente Paolo sesto –ndr.] [1]. Terminata la Messa, Maria si è diretta verso Enrico e stendendo la mano destra verso di lui gli ha detto che questo era in riconoscimento della sua purezza. Allora lo ha esortato a non avere esitazioni. Dopo di ciò ho visto un angelo, che ha percosso il tendine della sua anca, come Giacobbe. Enrico provava grande dolore, e dal quel giorno ha camminato zoppicando … [2]”. (12 luglio 1820). – “Ho visto altri martiri, non di oggi, ma del futuro … Ho visto le sette segrete (della Massoneria –ndr.) minare spietatamente la grande Chiesa. Vicino ad esse ho visto una bestia orribile che saliva dal mare … In tutto il mondo le persone buone e devote, e specialmente il clero, erano vessate, oppresse e messe in prigione. Ho avuto la sensazione che un giorno sarebbero diventate martiri. – Quando la Chiesa per la maggior parte era stata distrutta e quando solo i santuari e gli altari erano ancora in piedi, vidi entrare nella Chiesa i devastatori con la Bestia. Là essi incontrarono una donna di nobile contegno che sembrava portare nel suo grembo un bambino, perché camminava lentamente. A questa vista i nemici erano terrorizzati e la Bestia non riusciva a fare neanche un altro passo in avanti. Essa proiettò il suo collo verso la Donna come per divorarla, ma la Donna si voltò e si prostrò [in segno di sottomissione a Dio; N.d.R.], con la testa che toccava il suolo. – Allora vidi la Bestia che fuggiva di nuovo verso il mare, e i nemici stavano scappando nella più grande confusione … Poi vidi, in grande lontananza, grandiose legioni che si avvicinavano. Davanti a tutti vidi un uomo su un cavallo bianco. I prigionieri venivano liberati e si univano a loro. Tutti i nemici venivano inseguiti. Allora, vidi che la Chiesa veniva prontamente ricostruita, ed era magnifica più di prima”. (Agosto-ottobre 1820). – “Vedo il Santo Padre in grande angoscia (Gregorio XVII e/o XVIII –ndr.-). Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. – Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente. Il Santo Padre e la Chiesa sono veramente in una così grande afflizione che bisognerebbe implorare Dio giorno e notte”. (10 agosto 1820). – “La scorsa notte sono stata condotta a Roma dove il Santo Padre (Gregorio XVII –ndr.-), immerso nel suo dolore, è ancora nascosto per evitare le incombenze pericolose. Egli è molto debole ed esausto per i dolori, le preoccupazioni e le preghiere. Ora può fidarsi solo di poche persone; è principalmente per questa ragione che deve nascondersi. Ma ha ancora con sé un anziano sacerdote di grande semplicità e devozione (padre Damaso, O. M. cappucc.). Egli è suo amico, e per la sua semplicità non pensavano valesse la pena toglierlo di mezzo. –  Ma quest’uomo riceve molte grazie da Dio. Vede e si rende conto di molte cose che riferisce fedelmente al Santo Padre. Mi veniva chiesto di informarlo, mentre stava pregando, sui traditori e gli operatori di iniquità che facevano parte delle alte gerarchie dei servi che vivevano accanto a lui, così che egli potesse avvedersene”. – “Non so in che modo la scorsa notte sono stata portata a Roma, ma mi sono trovata vicino alla chiesa di Santa Maria Maggiore, e ho visto tanta povera gente che era molto afflitta e preoccupata perché il Papa non si vedeva da nessuna parte, e anche per via dell’inquietudine e delle voci allarmanti in città. – La gente sembrava non aspettarsi che le porte della chiesa si aprissero; essi volevano solo pregare fuori. Una spinta interiore li aveva condotti là. Ma io mi trovavo nella chiesa e aprii le porte. Essi entrarono, sorpresi e spaventati perché le porte si erano aperte. Mi sembrò che fossi dietro la porta e che loro non potessero vedermi. Non c’era alcun ufficio aperto nella chiesa, ma le lampade del Santuario erano accese. La gente pregava tranquillamente. – Poi vidi un’apparizione della Madre di Dio, che disse che la tribolazione sarebbe stata molto grande. Aggiunse che queste persone devono pregare ferventemente … Devono pregare soprattutto perché la Chiesa delle tenebre abbandoni Roma”. (25 agosto 1820).

“Vidi la Chiesa di San Pietro: era stata distrutta ad eccezione del Santuario e dell’Altare principale [3]. San Michele venne giù nella chiesa, vestito della sua armatura, e fece una sosta, minacciando con la spada un certo numero di indegni pastori che volevano entrare. Quella parte della Chiesa che era stata distrutta venne prontamente recintata … così che l’Ufficio Divino potesse essere celebrato come si deve. Allora, da ogni parte del mondo vennero sacerdoti e laici che ricostruirono i muri di pietra, poiché i distruttori non erano stati capaci di spostare le pesanti pietre della fondazione”. (10 settembre 1820). -“Vidi cose deplorevoli: stavano giocando d’azzardo, bevendo e parlando in chiesa; stavano anche corteggiando le donne. Ogni sorta di abomini venivano perpetrati là. I sacerdoti permettevano tutto e dicevano la Messa con molta irriverenza. Vidi che pochi di loro erano ancora pii, e solo pochi avevano una sana visione delle cose. Vidi anche degli ebrei che si trovavano sotto il portico della chiesa. Tutte queste cose mi diedero tanta tristezza”. (27 settembre 1820). – “La Chiesa si trova in grande pericolo. Dobbiamo pregare affinché il Papa non lasci Roma; ne risulterebbero innumerevoli mali se lo facesse. Ora stanno pretendendo qualcosa da lui. La dottrina protestante e quella dei greci scismatici devono diffondersi dappertutto. Ora vedo che in questo luogo la Chiesa viene minata in maniera così astuta che rimangono a mala pena un centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati. Tutti loro lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande devastazione”. (1 ottobre 1820). -“Quando vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti membri del clero erano essi stessi impegnati in quest’opera di distruzione – nessuno di loro desiderava farlo apertamente davanti agli altri -, ero talmente dispiaciuta che chiamai Gesù con tutta la mia forza, implorando la Sua misericordia. Allora vidi davanti a me lo Sposo Celeste ed Egli mi parlò per lungo tempo … – Egli disse, fra le altre cose, che questo trasferimento della Chiesa da un luogo ad un altro significava che essa sarebbe sembrata in completo declino. Ma sarebbe risorta. Anche se rimanesse un solo cattolico, la Chiesa vincerebbe di nuovo perché non si fonda sui consigli e sull’intelligenza umani. Mi fece anche vedere che non era rimasto quasi nessun cristiano, nell’antico significato della parola”. (4 ottobre 1820).- “Mentre attraversavo Roma con San Francesco e altri santi, vedemmo un grande palazzo avvolto dalle fiamme, da cima a fondo. Avevo tanta paura che gli occupanti potessero morire bruciati perché nessuno si faceva avanti per spegnere il fuoco. Tuttavia, mentre ci avvicinavamo il fuoco diminuì e noi vedemmo un edificio annerito. Attraversammo un gran numero di magnifiche stanze, e finalmente raggiungemmo il Papa. Era seduto al buio e addormentato su una grande poltrona. Era molto ammalato e debole; non riusciva più a camminare. – Gli ecclesiastici nella cerchia interna sembravano insinceri e privi di zelo; non mi piacevano. Parlai al Papa dei vescovi che presto dovevano essere nominati. Gli dissi anche che non doveva lasciare Roma. Se l’avesse fatto sarebbe stato il caos. Egli pensava che il male fosse inevitabile e che doveva partire per salvare molte cose … Era molto propenso a lasciare Roma, e veniva esortato insistentemente a farlo … – La Chiesa è completamente isolata ed è come se fosse completamente deserta. – Sembra che tutti stiano scappando. Dappertutto vedo grande miseria, odio, tradimento, rancore, confusione e una totale cecità. O città! O città! Cosa ti minaccia? La tempesta sta arrivando; sii vigile!”. (7 ottobre 1820). – “Ho anche visto le varie regioni della terra. La mia Guida [Gesù] nominò l’Europa e, indicando una regione piccola e sabbiosa, espresse queste sorprendenti parole: “Ecco la Prussia, il nemico”. Poi mi mostrò un altro luogo, a nord, e disse: “questa è Moskva, la terra di Mosca, che porta molti mali”. (1820-1821). – “Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di vescovi. Mi vennero fatti conoscere i loro pensieri e le loro parole attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. Le loro colpe verso la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne. Alcuni avevano solo un corpo, con una nube scura al posto della testa. Altri avevano solo una testa, i loro corpi e i cuori erano come densi vapori. Alcuni erano zoppi; altri erano paralitici; altri ancora dormivano oppure barcollavano”. (1 giugno 1820). – “Quelli che vidi credo che fossero quasi tutti i vescovi del mondo, ma solo un piccolo numero era perfettamente retto. Vidi anche il Santo Padre – assorto nella preghiera e timoroso di Dio. Non c’era niente che lasciasse a desiderare nella sua apparenza, ma era indebolito dall’età avanzata e da molte sofferenze. – La testa pendeva da una parte all’altra, e cadeva sul petto come se si stesse addormentando. Egli aveva spesso svenimenti e sembrava che stesse morendo. Ma quando pregava era spesso confortato da apparizioni dal Cielo. In quel momento la sua testa era dritta, ma non appena la faceva cadere sul petto vedevo un certo numero di persone che guardavano rapidamente a destra e a sinistra, cioè in direzione del mondo.- Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione. – In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre”. (1820). – “Vedo molti ecclesiastici che sono stati scomunicati e che non sembrano curarsene, e tantomeno sembrano averne coscienza. Eppure, essi vengono scomunicati quando cooperano (sic) con imprese, entrano in associazioni e abbracciano opinioni su cui è stato lanciato un anatema. Si può vedere come Dio ratifichi i decreti, gli ordini e le interdizioni emanate dal Capo della Chiesa e li mantenga in vigore anche se gli uomini non mostrano interesse per essi, li rifiutano o se ne burlano”. (1820-1821).- “Vidi molto chiaramente gli errori, le aberrazioni e gli innumerevoli peccati degli uomini. Vidi la follia e la malvagità delle loro azioni, contro ogni verità e ogni ragione. Fra questi c’erano dei sacerdoti e io con piacere sopportavo le mie sofferenze affinché essi potessero ritornare ad un animo migliore”. (22 marzo 1820).- “Ho avuto un’altra visione della grande tribolazione. Mi sembrava che si pretendesse dal clero una concessione che non poteva essere accordata. Vidi molti sacerdoti anziani, specialmente uno, che piangevano amaramente. Anche alcuni più giovani stavano piangendo. Ma altri, e i tiepidi erano fra questi, facevano senza alcuna obiezione ciò che gli veniva chiesto. Era come se la gente si stesse dividendo in due fazioni”. (12 aprile 1820). – “Vidi un nuovo Papa che sarà molto rigoroso. Egli si alienerà i vescovi freddi e tiepidi. Non è un romano, ma è italiano. Proviene da un luogo che non è lontano da Roma, e credo che venga da una famiglia devota e di sangue reale. Ma per qualche tempo dovranno esserci ancora molte lotte e agitazioni”. (27 gennaio 1822). -“Verranno tempi molto cattivi, nei quali i non cattolici svieranno molte persone. Ne risulterà una grande confusione. Vidi anche la battaglia. I nemici erano molto più numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne abbatté file intere [di soldati nemici]. Durante la battaglia, la Madonna si trovava in piedi su una collina, e indossava un’armatura. Era una guerra terribile. Alla fine, solo pochi combattenti per la giusta causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era la loro”. (22 ottobre 1822).- “Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa … Ma Dio aveva altri progetti”. (22 aprile 1823).- “Vorrei che fosse qui il tempo in cui regnerà il Papa vestito di rosso. Vedo gli apostoli, non quelli del passato ma gli apostoli degli ultimi tempi e mi sembra che il Papa sia fra loro.” – “Nel centro dell’inferno ho visto un abisso buio e dall’aspetto orribile e dentro di esso era stato gettato Lucifero, dopo essere stato assicurato saldamente a delle catene… Dio stesso aveva decretato questo; e mi è stato anche detto, se ricordo bene, che egli verrà liberato per un certo periodo cinquanta o sessanta anni prima dell’anno di Cristo 2000. Mi vennero indicate le date di molti altri eventi che non riesco a ricordare; ma un certo numero di demoni dovranno essere liberati molto prima di Lucifero, in modo che tentino gli uomini e servano come strumenti della vendetta divina.” – “Un uomo dal viso pallido fluttuava lentamente al di sopra della terra e, sciogliendo i drappi che avvolgevano la sua spada, li gettò sulle città addormentate, che vennero legate da questi. Questa figura gettò la pestilenza sulla Russia, l’Italia e la Spagna. Attorno a Berlino vi era un fiocco rosso e da lì venne in Westfalia. Ora la spada dell’uomo era sguainata, strisce rosse come il sangue pendevano dall’impugnatura e il sangue che grondava da questa cadeva sulla Westfalia [4]”. -“Gli ebrei ritorneranno in Palestina e diverranno cristiani verso la fine del mondo.”

Note:

1) Per secoli, prima della riforma liturgica del 1967, la Santa Messa si concludeva abitualmente (salvo rare eccezioni) con la lettura del Vangelo di Giovanni.

2) Questa è una delle numerose profezie in cui si dice che il Grande Monarca avrà un problema ad una gamba che lo farà zoppicare.

3) La visione di Suor Emmerich della chiesa di San Pietro in rovine è da intendersi certamente in senso figurato, l’immagine della distruzione delle mura di San Pietro rappresenta gli attacchi alla Fede e la decadenza della Chiesa che avranno luogo prima del suo più grande trionfo durante l’Era di Pace. Tuttavia, basandoci sulle numerose profezie che parlano di una futura distruzione di Roma, non si può escludere che anche il Vaticano in quest’occasione subirà pesanti danni materiali e devastazioni.

4) Qui probabilmente si allude alla battaglia della Westfalia, menzionata in molte profezie. In alcune di queste profezie si fa riferimento a questa regione della Germania col nome di “paese della betulla”.

Fonti:

“Catholic Prophecy” di Yves Dupont, Tan Books; “The Dolorous Passion of Our Lord Jesus Christ”, meditazioni di Anna Caterina Emmerich, Benziger Brothers, New York – 1904; “The Prophets And Our Times” di Padre Gerald Culleton, Tan Books; “Trial, Tribulation and Triumph” di Desmond A. Birch, Queenship Publishing;

(NB: i brani riportati in “Catholic Prophecy” e “Trial, Tribulation and Triumph” sono tratti da “The Life of Anne Catherine Emmerich” di Carl E. Schmoeger).

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Evidentemente la Venerabile aveva ben visto lo svolgimento dei fatti, ed inquadrati perfettamente gli avvenimenti sfociati nella attuale crisi della Chiesa Cattolica, in cui evidentissima sempre più appare l’apostasia di veri e falsi prelati [oramai quasi tutti i modernisti, falsi tranne qualche ultra ottuagenario, tutti falsi i non-preti delle fraternità paramassoniche e derivati, i figliocci del cavaliere kadosh Lienart]. Quello che dovrebbe far meditare questi apostati, modernisti e c.d. tradizionalisti, eretici, scismatici, sedevantisti, è il passaggio segnato in rosso, nel quale si accenna alle scomuniche che il buon Dio conferma, come da promessa evangelica a Pietro e successori legittimi “… quel che legherai in terra, sarà legato in cielo …” , e che tutti disprezzano  burlandosene allegramente con superficialità veramente satanica, dimostrando oltremodo la non considerazione delle leggi della Chiesa, eluse, ritenute semplici “chiacchiere” o “scartoffie” del passato, polverose o ammuffite, ma che invece conservano tutto il potere spirituale capace di barrare la via della salvezza. A questi invero raccomandiamo con spirito sinceramente fraterno, di riconsiderare le loro posizioni alla luce del Sacro Magistero cattolico, per rimuovere le loro numerose censure derivanti dal disprezzo delle leggi emanate nei secoli da Papi e Concilii, leggi che conservano, come ci ricorda opportunamente la Venerabile, tutte intatte le loro terribili sentenze di condanna ad essere estromessi dalla Chiesa Cattolica, unica Chiesa in cui c’è salvezza, e quindi essere destinati al fuoco eterno. Qui non si tratta di sterili polemiche, discussioni vane o farfugliamenti pseudo teologici, bensì della perdita della vita eterna e della condanna irrevocabile alla dannazione perpetua. Ricorrete, vi scongiuriamo fratelli, ai rimedi del caso, prima che sia troppo tardi!

Ex cathedra

Ex cathedra

(Fonte: “Spiegazione familiare della Dottrina Cristiana, Adattato per la Famiglia e gli studenti di scuole cattoliche e università, pagine 40-41, Di P. Michael Müller, C.SS.R., Imp ., 1875) Michael Müller, C.SS.R., Imp., 187

D. Quando il Papa parla “ex cathedra“, o infallibilmente?

R. Il Papa parla infallibilmente ogni volta che nello svolgimento del suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, definisce (vale a dire, determina definitivamente), secondo la sua suprema autorità apostolica, una dottrina riguardante la fede o la morale, che si terrà dalla Chiesa universale, o qualsiasi altra cosa che è utile alla conservazione della fede e della morale.

D. Quando il Papa, in conformità con il dovere del suo ministero apostolico e la sua suprema autorità apostolica, procede, con brevi, lettere encicliche, allocuzioni concistoriali, e altre lettere apostoliche, nel dichiarare certe verità, riprovare dottrine perverse, e condannare alcuni errori, tali dichiarazioni di verità e condanne di errore, devono essere considerate infallibili e come vincolanti per la coscienza, e richiedono il nostro assenso interiore, anche se non esprimono un anatema verso coloro che sono in disaccordo?

R. Queste dichiarazioni di verità e condanne di errori sono infallibili, o ex cathedra come atti del Papa, e, quindi, sono vincolanti in coscienza, e richiedono il nostro assenso completo; rifiutarle sarebbe per noi un peccato mortale, dal momento che un tale rifiuto sarebbe una negazione virtuale del dogma dell’infallibilità, e ci troveremmo ad essere eretici nel caso fossimo consapevoli di un tale rifiuto. S. Alfonso Liguori. Theol. Theologiae. Mor., Lib I., 104. Mor., Lib I., 104.

* Nota: gli eretici pseudo-tradizionalisti e sedevacantisti scismatici, che lo siano di nome o di fatto, in parole o in opere, negano l’insegnamento infallibile della lettera enciclica di Papa Pio XII, del 29 giugno, 1958, contenuto in Apostolorum Principi ( “Principe degli Apostoli”), che con chiarissime parole (per gli uomini di buona volontà) condanna tutte le consacrazioni senza mandato papale.

S. S. PIO XII ed il suo successore il Cardinale G. SIRI (Gregorio XVII)

  “La Chiesa cattolica non potrà mai corrompere una dottrina, e non permetterà mai che due dottrine diverse vengano insegnate nel medesimo suo magistero.

La Chiesa cattolica è vincolata dalla legge divina a subire il martirio, piuttosto che corrompere una dottrina “.  (Cardinale Manning, ” La crisi attuale della Santa Sede nella profezia: quattro conferenze “., P 73)

  “Ci sarà una defezione generale dalla Chiesa verso la fine del mondo, soprattutto per quanto riguarda l’obbedienza che le si deve”

 (Profezia di Richard Rolle di Hample, d. 1349 d.C.)

Papa Benedetto XIV. (1740-1758) dice: Noi affermiamo che la maggior parte dei dannati sono all’inferno, perché non sapevano che i cristiani devono conoscere e credere tutti i misteri della fede.” Inst. Inst. 27, No. 28. 27, n °28.

E Papa Pío XII nella sua enciclica Humani generis del 12 di agosto del 1950 diede la seguente sentenza:

Né si deve ritenere che gli insegnamenti delle Encicliche non richiedano, per sé, il nostro assenso, col pretesto che i Pontefici non vi esercitano il potere del loro Magistero Supremo. Infatti questi insegnamenti sono del Magistero ordinario, di cui valgono poi le parole: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Luc. X, 16); e per lo più, quanto viene proposto e inculcato nelle Encicliche, è già per altre ragioni patrimonio della dottrina cattolica.”

Dai documenti declassificati.

 

“In allegato alla presente, di possibile interesse per il Dipartimento, vi è un memorandum preparato dal Foreign Service Officer da Stephen G. Gebelt, contenente alcuni ricordi personali circa il papa della Chiesa Cattolica romana recentemente eletto, papa Giovanni XXIII.”

Il seguente documento declassificato del Dipartimento di Stato U.S., su “papa” Giovanni XXIII è stato depositato il 29/10/58, cioè appena dopo tre giorni la sua brutale usurpazione del trono Papale, sottratto al Papa legittimamente eletto, Gregorio XVII (“Cardinale” Siri).

Questo documento segreto ufficiale del governo degli Stati Uniti, fornisce importanti informazioni sul modus operandi dell’ “ingenuo vecchio prelato”, Angelo Roncalli, il cui atto satanico di usurpazione doveva dare inizio all’apostasia dei religiosi e prelati cattolici.

Introduzione:

.1. Alla fine della seconda guerra mondiale, mentre ero ancora in servizio nell’esercito, assegnato come Officiale politico al personale delle forze degli Stati Uniti in Francia, ho avuto contatti con l’Arcivescovo ausiliare di Parigi, mons. Beaussart, al fine di seguire le attività all’interno degli ambienti ecclesiastici francesi; Ho avuto contatti finché l’Arcivescovo Beaussart morì nel 1952. Durante la maggior parte di questo tempo, Beaussart è stato il confessore del nunzio papale a Parigi, monsignor Roncalli, appena eletto Papa Giovanni XXIII. Erano, inoltre, amici intimi. Proprio per le frequenti visite a monsignor Beaussart, ho avuto occasione di chiacchierare con lui.

2. Inoltre, durante il periodo 1948-1950, in qualità di capo della Divisione per le relazioni con il Governo del segretariato Unesco, ho avuto occasione di vedere il Nunzio che era accreditato dal Vaticano come osservatore presso l’UNESCO. –

3. Anche se gran parte del contatto di routine si è svolto attraverso monsignor Heim, il Nunzio ebbe un notevole interesse per il suo mandato presso l’UNESCO. –

4. Roncalli fu anche un partecipante assiduo dei circuiti sociali e lo si incontrava frequentemente all’ora del cocktail.

5. Il mio ultimo contatto con lui è stato nei primi mesi del 1952.

Discussione:

.1. Il papa appena eletto prestava servizio come nunzio pontificio a Istanbul durante la guerra ed è poi succeduto a Mons. Valerio Valeri come nunzio apostolico in Francia nel 1945. È arrivato in un momento difficile nelle relazioni franco-vaticane, per il fatto che si credesse in molti circoli francesi che il clero francese apicale non fosse stato sufficientemente vigoroso nella sua resistenza ai tedeschi, ed il fatto che egli fosse un italiano non ha fatto nulla per aumentare il gradimento dei francesi per lui. Il Generale De Gaulle, egli stesso un devoto cattolico, era estremamente critico verso il Vaticano e aveva una particolare animosità verso monsignor Valeri. Quando l’arcivescovo Roncalli è arrivato a Parigi, sembrava essere quasi la caricatura di un gioviale prelato ben nutrito e beone del 18 ° secolo, dall’insieme pesante, parlante un francese con forte accento italiano, e vi era una notevole sensazione, quando è arrivato, che non solo sarebbe stato politicamente inoffensivo ma probabilmente pure disinformato.

.2. In quel periodo ho incontrato spesso l’allora ambasciatore turco a Parigi, mr. Menemencioglu, che era stato ministro degli Esteri turco durante la II guerra mondiale. Gli ho chiesto una sera quale fosse la sua opinione di Roncalli avendo avuto la possibilità di valutare la sua azione in Turchia durante la guerra. L’ambasciatore sorrise e disse; “Quando Roncalli è arrivato a Istanbul, abbiamo preso atto del fatto che era sempre ad un cocktail party, sorridendo stupidamente e apparentemente inconsapevole di quanto stava succedendo. Fu solo alla fine di un anno che ho imparato che l’unico posto in Instanbul dove avrei potuto essere sicuro di trovare la conferma nel ricevere l’intelligence di entrambi i contendenti, sia i tedeschi che gli Alleati, era nell’ufficio del nunzio apostolico, “e poi ha aggiunto; “Ho il massimo rispetto per le sue capacità e mi chiedo quanto tempo gli ci vorrà per ottenere in Francia la stessa posizione di cui ha goduto in Turchia.

.3. Le mie osservazioni sulle sue azioni in Francia sono necessariamente limitate. È stato coinvolto in problemi difficili, come i preti-operai, i tentativi da parte del governo francese di perseguire certi prelati cattolici per la collaborazione in tempo di guerra, il disaccordo che coinvolgeva i cavalieri di Malta e i massoni francesi, ed è stato osservatore in quel periodo durante il quale il comunismo francese era al suo apice.

.4. Ho raccolto l’impressione di una nunziatura a conduzione piuttosto libera, durante il suo mandato. Notevole libertà di azione sembra essere stata concessa ai Monsignori di livello inferiore, al punto che due di loro (monsignor Heim e un altro il cui nome non riesco più a ricordare) sono stati trasferiti, essendo caduti in disgrazia. I contatti del nunzio erano estremamente ampi e nelle conversazioni che ho avuto con lui ho trovato che la sua comprensione della scena politica interna francese, fosse eccellente!

.5. Un aspetto interessante è il fatto che, su sua iniziativa, il Vaticano lo abbia nominato osservatore ufficiale all’UNESCO. Questo passo è stato a lungo ritardato a causa della credenza in molti ambienti vaticani che l’Unesco fosse una organizzazione sospetta, di sinistra, atea. La nomina di Julian Huxley come primo direttore generale non ha fatto nulla per calmare i timori del Vaticano, così come il suo successore, Torres Bodet, ex ministro messicano degli Affari Esteri ed un apostata, non ha reso certamente quegli ambienti più sereni. Nonostante questo, Roncalli si è raccomandato che il Vaticano lo nominasse osservatore e ha seguito le attività dell’organizzazione con grande interesse.

Commento: .1. Dalle mie osservazioni, che sono ovviamente fuori di data, vorrei considerare come il nuovo papa sia molto diverso dal suo predecessore per quanto il suo temperamento personale sia in grado di amministrare la chiesa. .2. Ho notato con un certo umorismo che il nuovo papa è segnalato nei vari articoli di riviste sui candidati papali come “non politico”; Non ho mai incontrato un individuo più politicamente consapevole, ed i dieci anni e più di servizio come legato pontificio e nunzio mi sono sembrati piuttosto politici!

 

 

VENERAZIONE DEI DEFUNTI

Venerazione dei defunti

 [Enciclopedia cattolica – vol. IV coll. 1315-1326)

III . NEL PENSIERO TEOLOGICO DELLA CHIESA CATTOLICA.

Le materne attenzioni della Chiesa nascente per il corpo dei fedeli defunti sono guidate da due articoli di fede: la risurrezione della carne (v.) e la santificazione sacramentale (v. SACRAMENTO).

1. La fede nella risurrezione, che il cristianesimo difese contro l’urto della generale incredulità (cf. Mt. 22, 23; Lc. XXII, 27; Act. 17, 32; s. Agostino: « In nulla re sic contra dicitur fidei christianae, quam in resurrectione carnis » Enarr. in Ps. 88,2: P L 37, 1134). Presso la salma dei cristiani alitò fin dall’inizio un’atmosfera di pace, di speranza, di gioia: il fedele non è morto, ma si è ritirato dalla terra d’esilio: recessit (epitafi cristiani) e ha preceduto gli altri nella patria : praecessit (epitafi cristiani); praecessit cum signo fidei (canone della Messa romana), perché è stato chiamato dal Signore: accersitione dominica ( Cipriano, De mortalitate 20 : P L 4, 596) e dagli angeli: accersitus ab Angelis (in due epitafi romani). Egli pertanto non è perduto, ma piuttosto mandato avanti quasi a preparare un posto agli altri fratelli: non amisimus sed praemisimus (Cipriano, loc. cit.), pertanto il giorno del suo obitus deve essere festeggiato come un novello dies natalis. La sua salma non è irrigidita dalla morte, ma composta nel sonno, in attesa dello squillo della risurrezione: « In christianis mors non est mors, sed dormitio et somnus » (s. Girolamo, Ep. 75 ad Theod. : P L 22, 685), onde il nome di cimitero (koimao = dormo) dato al luogo sacro, dove venivano deposte le salme. Per questa sublime concezione della morte gli antichi cristiani bandirono dai loro funerali i lamenti e i pianti: « Non ululatum, non planctus, ut inter saeculi homines fieri solet sed psalmorum linguis diversis examina concrepabant » (S. Girolamo, Epitaphium Paulae: PL 22, 878) e s. Paolino di Nola ne dà la ragione : « gaudentemque Deo fiere, nocens amor est » (Poem. 32, 44). In epitafio del sec. III è svolto questo delicato concetto: sia compresso il gemito dei cuori perché tu, innocente fanciullo, sei stato accolto dalla Madre della Chiesa (Mater Ecclesiae) mentre lieto facevi ritorno da questo mondo.

2. La santificazione sacramentale, di cui il corpo fu come il pernio « caro salutis cardo » (Tertulliano, De resurrectione carnis 8 : PL 2, 806) penetra in tutto l’essere umano, in modo che quando lo spirito ritorna a Dio, lascia impregnata di celesti fragranze la salma. Il corpo dei fedeli pertanto non è impuro, come ritenevano i giudei , non è sacro nel senso delle Dodici Tavole, ma è un resto umano consacrato dai carismi divini « caro abluitur . . . caro sigiungitur . . . caro corpore et sanguine Christi » (Tertulliano, loc. cit.) e votato alla più ambita delle sorti: la perfetta reintegrazione alla fine dei tempi. La pietà e l’umanità sorrette da questa fede moltiplicarono intorno alla salma dei fedeli le più delicate cure:

a) avvenuto il trapasso, si chiudevano gli occhi e la bocca del defunto : « Oculos illos et ora claudentes » (Eusebio, eccl., VII, 22 : PG 20, 690) e lavatolo con acqua tiepida, veniva modestamente composto sul letto « Exinde… manus componunt, oculos claudunt, caput directe statuunt, pedes reducunt, lavant » (s. Giovanni Crisostomo, Hom. in Iob. ; cf. Tertulliano, Apologeticum, 42: PL 1, 492).

b) Poi, ad imitazione del trattamento fatto al corpo del Redentore, si ungeva con preziosi aromi: « Thura plane non emimus; si Arabiae quaeruntur, sciant Sabæi pluris et carioris suas merces Christianis sepeliendis profligari quam diis fumigandis » (Tertulliano, Apologeticum, 42: PL 1,490). Al sec. IV ci si accontentava di un’aspersione di balsamo e di mirra: « Aspersaque mirra, sabæo corpus medicamine serva» ( Prudenzio, Chathemerinon, hymn., 10,51: P L 59,880). Talora s’introduceva il profumo attraverso piccoli fori praticati sulla pietra del sepolcro e molte volte si collocava presso il cadavere una fiala di essenze odorose, perché diffondesse il suo odore anche dopo la sepoltura.

c) La salma veniva poi avvolta in uno o due lenzuoli, generalmente bianchi: « Candore nitentia claro, prætendere lintea mos est » (Prudenzio, Cathemerinon , 10: PL 59, 870) e ricoperta di uno strato di calce. Se si trattava di membri del clero, si rivestivano degli abiti del loro grado; i martiri erano ravvolti in ricchi paludamenti. Le persone altolocate facevano un eccessivo sfoggio di abiti per i loro d., per cui furono talvolta ripresi: « Cur et mortuos vestros auratis abvolvitis vestibus? Cur ambitio inter luctus lacrymasque non cessat? An cadavera divitum nisi in serico putrescere nesciunt? (S. Girolamo, Vita s. Pauli Eremitae: PL 23, 28).

d) La salma cosi composta, si esponeva nella casa o nella Chiesa; si vegliava intorno ad essa con la recita di preghiere, specialmente dei salmi, che, quando era possibile, si cantavano (cf. s. Gregorio Nisseno, Vita Macrinæ, 41: PG 46, 992-93; s. Agostino, Confessiones, 9, 12: PL 32, 776). La salmodia era intercalata dal canto gioioso dell’Alleluia, come si usa ancora nella Chiesa orientale.

e) Il trasporto assumeva più o meno grande solennità, secondo le circostanze. In tempo di pace la salma portata sulle spalle o in appositi carretti (carrucæ), era accompagnata dal clero (cf. epitaffio di Pascasio, a Viviers) e dai fedeli recanti torce: « atque cereis calicibus funus duxerunt » (iscrizione di Chiusi). Talora assumeva l’aspetto di un triumphus, soprattutto quando si trasportavano i corpi dei martiri e dei confessori (cf. Vittore di Vita, Historia persecutionis vandalicæ, 1, 14: PL 58, 198). f) Nel luogo della depositio, che era il cimitero (catacombe) o la basilica annessa, si facevano le esequie: salmodia, preghiere, Messa: « Item antitypon regalis corporis Christi et acceptam seu gratam Eucharistiam offerte in ecclesiis vestris et in coemeteriis atque in funeribus mortuorum» (Costituzioni apostoliche, VI, 30). Agostino così descrive le esequie di s. Monica: « cum offerretur prò ea sacrificium pretii nostri, iam iuxta sepulcrum posito cadavere, antequam deponeretur, sicut fieri solet » (Confessiones, 9, 12: PL 32, 776).

3. S. Paolino di Nola chiese a s. Agostino se le cure dedicate alla salma dei morti giovino alla loro anima e il s. Dottore rispose magistralmente nel celebre trattato De cura gerenda prò mortuis (PL 40, 591-610). Direttamente « curatio funeris, conditio sepulturæ, pompa esequiarum, magis sunt solatia vivorum quam subsidia mortuorum», tuttavia queste delicate attenzioni « humanitatis officia » sono da approvare, perché indicano il rispetto per quei corpi, che santificati dai Sacramenti divennero strumenti dello Spirito Santo « ad omnia bona opera » (De civitate Dei, I. 1, cap. 13). Indirettamente queste premure giovano alle anime dei trapassati, in quanto ravvivano il ricordo e la preghiera « recordantis et precantis affectus », il quale « cum defunctis a fidelibus carissimis exhibetur, eum prodesse non dubium est iis, qui cum in corpore viverent, talia sibi post hanc vitam prodesse meruerunt ». S. Tommaso [Sum. Theol., suppl. q. 71, a. 11) riecheggia il pensiero di S. Agostino, che è divenuto dottrina comune della Chiesa (cf. cann. 1203-42; Pio X II, encicl. Mediator Dei, 30 nov. 1947, in AAS, 39 [1947], p. 530).

IV. NELLA LITURGIA DELLA CHIESA.

La preghiera per i d. è testificata da tutta l’antichità cristiana e più nel sec. II essa assume anche aspetto pubblico od ufficiale; perché dei d. si incominciava a fare memoria nel canone della Messa e le Costituzioni apostoliche del sec. IV ci parlano come di uso largamente diffuso delle riunioni presso le tombe dei d. al canto dei salmi con la lettura di passi della Scrittura nel giorno 3°, 9°, 30° e nell’anniversario della morte. Di pari passo con questo uso correva poi quello di raccomandarsi all’intercessione dei d., che si confidava avessero raggiunto la pace eterna.

I. ONORI ALLA SALMA NEL RITO OCCIDENTALE.

I primi cristiani continuarono (Act. VIII, 2) l’uso di lavare la salma affidandola in alcune Chiese a chierici o addetti, di ungerla e comporla secondo la costumanza locale, avvolgendola in bende, lenzuola di lino di seta, o, a segno di penitenza, nel cilicio. Alcune volte tali bende erano raccolte intorno alla testa e fermate con un sigillo di cera, asperso d’acqua benedetta; ai sacerdoti, talvolta, si poneva in mano un calice di stagno. Le persone che avevano ricoperto dignità ecclesiastiche o civili venivano rivestite degli abiti e delle insegne del loro proprio ufficio. Oggi è d’uso comune porre fra le mani del d. il Crocifisso od il Rosario. – L’uso della cassa si generalizzò alla fine del medioevo. Il cadavere veniva coperto, fuorché sul volto, da un drappo che scendeva sui fianchi, talvolta prezioso; oggi la coltre è nera con una croce nel mezzo e ricopre tutto il feretro; per le giovani nubili è ammesso possa essere di colore bianco. Per i bambini, come segno di purezza, tutto il rito si compie con il colore bianco e con un formulario proprio, informato al concetto che essi non hanno bisogno di suffragi. La consuetudine ammette pure che sul feretro o accanto o intorno ad esso si pongano o si portino i contrassegni del ceto sociale, degli uffici e dignità sostenuti dal d.; è permessa pure la presenza di vessilli di associazioni che non abbiano carattere di partito e di tendenze riconosciute avverse alla Chiesa. Questa dovette più volte per il passato intervenire per limitare lo sfarzo eccessivo nei funerali, specialmente di ecclesiastici; nel sec. XVII essa riteneva ancora come segno di vanità e di lusso il carro funebre. Ai fossori, che da principio erano incaricati di portare i cadaveri, si sostituivano talvolta in segno di onore chierici e persino vescovi; nel medioevo assolsero questa funzione i compagni d’arte o di mestiere, i colleghi di pari grado nel caso di ecclesiastici, escluse sempre le donne, essendo il funerale servizio liturgico. Oggi i vescovi devono essere portati da sacerdoti in cotta; gli ecclesiastici da altri ecclesiastici di grado inferiore, i laici da laici. – L’uso dei ceri nell’accompagnamento è antichissimo, ed ebbe la sua ragione dal fatto che i funerali si facevano di notte; poi rimase come un segno di onore. Con il cristianesimo ebbe il significato di luce e di vita eterna, e non mancò mai nella liturgia funebre, a cominciare dai ceri che si accendevano accanto al letto, poi accompagnavano il d. alla chiesa e rimanevano accesi intorno al cadavere durante l’ufficiatura. Se ne fa parola già nel funerale di s. Cipriano (m. nel 258) e s. Girolamo ne commentava l’uso « ad significandum lumine fidei illustratos sanctos decessisse et modo in superna patria lumine gloriæ splendescere » (Adv. Vigil., 13). – L’uso dei fiori nei funerali è per natura sua indifferente; riceve speciale significato dall’animo che lo accompagna. Il Rituale romano (tit. V , cap. 7, 1) dice a proposito dei bambini: « si impone sulla testa una corona di fiori o di erbe aromatiche ed odorifere in segno della integrità della carne e della verginità ». Per l’uso che dei fiori facevano i gentili nelle feste e nei conviti, cosicché essi apparivano segno di vanità, alcuni scrittori ecclesiastici come Tertulliano, Minucio Felice, Clemente Alessandrino, vi si dimostrarono contrari. I padri del sec. IV sembrano meno severi; s. Ambrogio e s. Girolamo avvertivano che vi si dovessero preferire preghiere ed elemosine. Prudenzio canta del sepolcro del cristiano: « Nos tecta fovebimus ossa – violis et fronde frequenti» (Cathemer.,X). Nessuna speciale prescrizione regola oggi le costumanze in proposito, qualora non si verifichino abusi locali; ma è consono allo spirito della Chiesa che i d. siano accompagnati al sepolcro con la preghiera e con opere benefiche più che con sfarzo di luminarie, di apparati, di fiori. I sacerdoti si recano processionalmente alla casa del d. per levarne il cadavere e lo accompagnano poi alla chiesa, di regola per la via più breve al canto dei salmi. Nella chiesa il feretro è posto in mezzo in modo che i piedi siano rivolti all’altare come faceva da vivo guardando l’altare stesso; se il d. è sacerdote ha il capo rivolto verso l’altare, perché in tale posizione egli era rispetto ai fedeli. – S. Agostino, nelle Confessioni (IX, 12), descrivendo il funerale della madre, fa comprendere come la parte principale consistesse nella Messa celebrata presso il sepolcro prima che vi venisse deposto il cadavere. Paolino scrive che, morto s. Ambrogio, fu portato nella chiesa e dopo la Messa fu sepolto. – Ed ancora oggi la parte sostanziale della liturgia funebre è la Messa. Il poco che precede e segue è composizione del tardo medioevo ( il Libera me Domine è del sec. IX); è detto «assoluzione funebre » il rito che nulla ha a che fare con l’assoluzione sacramentale, sebbene le preghiere si ispirino al medesimo concetto della potestà di sciogliere e legare conferita alla Chiesa. Se ne ha una prova nella classica formola « Absolve quaesumus, Domine, animam famuli tui », ancora oggi usata; l’aspetto di un giudizio appariva chiaro nel Pontificale romano della Curia (sec. XIII), dove il celebrante prima di procedere all’assoluzione di un chierico, ne chiedeva licenza al clero che gli stava attorno. Comunque gli antichi vedevano nel rito la remissione al d. della pena dovuta alle sue colpe e l’assoluzione dalle censure ecclesiastiche. Unica era un tempo la formola d’assoluzione, quale ancora appare nel Rituale romano. Ma il Pontificale ne assegna una più solenne per il Papa, i cardinali, i vescovi e gli insigni personaggi dello Stato, introdotta a Roma verso il sec. XIII. – In tale occasione l’assoluzione è data dal celebrante e da quattro vescovi, i quali, posti a quattro angoli del feretro, ripetono ogni volta l’incensazione, mentre la schola canta un responsorio con versetti e recita un’orazione. Il rito è chiuso con la quinta assoluzione del celebrante, preceduta da un sermone sulla vita del d. In assenza di vescovi può essere compiuta dai dignitari della cattedrale. Il sermone può essere anche tenuto da un semplice sacerdote. – Anche se Tertulliano e s. Cipriano già parlano di una Messa per i d., il suo tipo non doveva essere dissimile dal consueto, ma forse nel sec. IV ebbero inizio i formolari propri. L’introito Requiem æternam è preso dal IV Esd., che potè essere tenuto fra i libri canonici sino verso la fine del sec. V; esso si trova anche negli epitaffi di Ain Zara (Tripoli) nel VI sec. e venne sempre cantato con il Ps. 64, Te decet hymnus. Il Requiem al Graduale deve essere coevo all’Introito ed ha il versetto derivato dal Ps. III. Dal sec. II è escluso dalla liturgia dei d. l’Alleluia; tuttavia s. Girolamo lo ricorda nei funerali di Fabiola (PL 22, 697).

Il Dies irae (v.) è una sequenza medievale ricca di contenuto dottrinale, sentimento religioso e slancio lirico – drammatico; per questo fu accolta nella liturgia. L’offertorio Domine Iesu Christe si presta a discussioni per alcune frasi di sapore ritenuto persino pagano, ma che di fatto corrispondono ad espressioni bibliche; per l’accenno al signifer sanctus Michael, di schietto sapore orientale, forse copto; per l’emistichio Quam olim, ripetuto seconda l’uso antico e qui conservato perché più a lungo fu conservata nella Messa per i d. l’offerta da parte dei fedeli. Si ritiene sia stato composto a Roma nel sec. VIII i e modificato in Gallia nel sec. ix, probabilmente da un irlandese. Il testo aveva un tempo non uno, ma tre versetti. Al communio, il Lux aeterna sta già nei manoscritti del sec. X. Nella Messa dei d. si tralasciano alcune parti e cerimonie (Ps. 41 all’inizio, benedizione dell’acqua all’Offertorio, bacio di pace, Ite missa est, benedizione) perché non consone all’austerità particolare di tale Messa, o perché si è inteso far convergere tutto il rito al suffragio per i d. – L’accompagnamento alla sepoltura « non deve essere fatto da gemiti, pianti, come suole avvenire presso gli uomini del mondo (accenno alle praeficae, donne prezzolate per piangere nei funerali), ma dal canto dei salmi » (s. Girolamo: P L 22, 898). E tale infatti fu il proposito costante ed universale per cui stupende antifone, responsori e salmi accompagnano i d. per mano degli angeli, alla pace eterna, non alla sepoltura, ma al paradiso. La legge romana proibiva di seppellire entro le mura, ma poi tale precetto per ragioni diverse cadde in disuso e si seppellì in cimiteri intorno alla chiesa stessa; e la brevità del tragitto spiega bene il complesso delle formole ancora in uso. -Va notato l’uso, attestato già da s. Ambrogio di baciare prima della sepoltura il d., dicendogli tre volte addio secondo un costume orientale; più tardo è l’uso di spargere sul sepolcro un po’ di terra dicendo: “Sume terra quod tuum est, terra es et in terram ibis”, rimasto come uso popolare in più luoghi. Diffusa, sebbene disapprovata, fu anche la consuetudine di porre in bocca al morto l’Eucaristia; consuetudine corretta in molti luoghi con il porvela pochi istanti prima della morte, ovvero nel sepolcro, a tutela della salma contro influenze diaboliche o sacrileghe. Così pure fu praticato in alcuni luoghi, sin oltre il sec. VI, il rito del refrigerio, comunissimo già presso i pagani, che consisteva in una libazione di vino o in un banchetto celebrato dai parenti sulla tomba del d. Fu proibito per gli abusi che ne nascevano, come ne rende testimonianza il noto episodio di S. Monica (s. Agostino, Confess., V I , 2). – Si fa ricordo dei morti in ogni Messa, ma si ebbe sempre cura di pregare per essi particolarmente nei giorni esequiali: in Oriente e nei paesi gallicani d’occidente il 3°, 9°, 40° della morte; a Roma, in Africa, in Palestina il 3°, il 7°, 30°. Quest’uso si ispira ai fatti biblici: nel 3° giorno Gesù uscì dal sepolcro; Giuseppe ebreo indisse un lutto di 7 giorni per il padre (Gen. 50, 10); il popolo ebraico pianse per 30 giorni Mosè (Deut. XXXIV, 8) ed Aronne (Num. XX, 30). – In tali giorni e nell’anniversario si celebrano le esequie con riti che ricordano per testi e cerimonie quelli del funerale, evidentemente ridotti. – La liturgia ambrosiana ha un ordo per il funerale con schema uguale al romano, ma più ricco di elementi e con sapore di grande antichità; ha conservato il canto della Passio di Nostro Signore, già in uso a Roma, completa con altre aggiunte di antifone e responsori il funerale dei vescovi, sacerdoti e diaconi. Molto significativo pure il canto delle litanie dei santi. Nella riforma operata da s. Carlo si ebbero vari influssi romani: fino a s. Carlo la commemorazione di tutti i d., introdottasi a Milano tra il 1120 ed il 1125 ad opera di Olrico, era celebrata il lunedì seguente alla dedicazione della Chiesa Maggiore (3a domenica di ott.). Tale uso in determinata misura si è conservato nelle parrocchie della diocesi per il giorno successivo a quello della dedicazione della propria chiesa, o, non conoscendone la data, a quello dell’Ufficio per la dedicazione della chiesa minore.

II ONORI ALLA SALMA NEI RITI ORIENTALI

Nel rito bizantino i funerali comportano tre tappe: nella casa del d., in chiesa, al cimitero. Nella casa del d. il sacerdote celebra un breve ufficio accompagnato da una incensazione, e chiamato, quando si fa separatamente, “Αϗολουθια του νεκρωσιμου τρισαγίου” , o più spesso «piccola pannichida ». Comprende il canto di tre tropari, di una breve litania, di una orazione e dell’apolisi: tutto applicato al d.. Durante il trasporto si canta il Trisagio. In chiesa ha luogo l’ufficio, composto da testi diversi secondo la categoria alla quale appartiene il d.: uomo, donna, monaco, sacerdote. L’ultimo degli inni è sempre un commovente addio che accompagna il bacio della mano del d. Ripetuta la « piccola pannichida » risuona tre volte l’esclamazione: «Memoria eterna.» – Intanto, un sacerdote si avvicina alla bara e recita una preghiera di assoluzione. Poi, se il d. è un sacerdote, la bara è portata tre volte intorno alla chiesa prima di recarla al luogo della sepoltura. Là il celebrante getta un po’ di terra sulla bara, vi versa olio benedetto e la cosparge di cenere presa dall’incensiere. Mentre si chiude la bara e la tomba si recita una ultima volta la « piccola pannichida ». – Anche negli altri riti orientali l’ufficio funebre comprende un gran numero di canti, inni, composizioni ritmiche di diverso genere, di cui è ricca la liturgia orientale e che si applicano ad una grande varietà di categorie di persone. Ai sacerdoti sono riservati riti particolari (unzione con il s. crisma nel rito armeno, processione nel santuario o urto della bara contro le porte e le pareti della chiesa nei riti siri), che mettono in rilievo gli stretti vincoli che lo univano all’altare. L’addio è sempre commovente e spesso si esprime in dialoghi pieni di tenerezza fra il morto e quelli che rimangono. I Siri hanno un ufficio di consolazione per il secondo e terzo giorno dopo la sepoltura; presso i Copti le preghiere si protraggono durante sette giorni consecutivi. La commemorazione del d. ha luogo, nel rito armeno, il 2°, 7°, 15° e nell’anniversario; nel rito siro il 3°, 9°, 30° e nell’anniversario; nel rito copto i l 3°, 7°, 14° (o 15°), 40°, dopo un mese, sei mesi, un anno; nel rito etiopico il 7°, 12°, 30° , 40° , 60°, 80°, dopo sei mesi, un anno. . La commemorazione di tutti i d. si fa, nel rito bizantino, due volte l’anno, al sabato cosiddetto di carnevale e al sabato che precede la Pentecoste; nel rito armeno, cinque volte, nel giorno seguente le grandi feste : Epifania, Pasqua, Trasfigurazione, Assunzione, Esaltazione della Croce con la recita di un ufficio speciale nell’ora notturna; nel rito siro tre volte, e cioè i tre ultimi venerdì prima della Quaresima (il primo per i sacerdoti, il secondo per i fedeli e il terzo per gli stranieri); nel rito caldeo ogni anno, l’ultimo venerdì prima della Quaresima. – Ricordi speciali dei d. si fanno più volte durante la Messa, in particolare nella preparazione e offerta del Pane eucaristico, più lungamente nei dittici e nella preghiera di intercessione (prima o dopo la Consacrazione), in molte altre preghiere e litanie, o in certe ore dell’Ufficio divino. – È da notare che il colore nero per la liturgia dei d. non è conosciuto dagli Orientali, se non da alcuni cattolici i quali hanno subito, in tempi recenti, l’influsso latino; come anche i funerali non comportano per sé la celebrazione del Sacrificio eucaristico. Parecchi usi (ad es., olivi o pane benedetto presso i Bizantini, conviti funerari, bacio di addio) sono antichi e hanno precedenti negli usi pagani, santificati dal cristianesimo.

III. UFFICIATURA DELLA CHIESA LATINA DEI D. –

I testi più antichi dell’Ufficio dei d. datano dai secc. XI-XII, e sono stati pubblicati dal Tommasi (Op. min., ed. Vezzosi, IV, Roma 1747-54, PP- t63– 6 s ), da A. Mocquereau (Paléogr. musicale, IX, pp. 535-60); da M . Magistretti (Manuale Ambros., II, Milano 1905, pp. 487-91). La forma del testo corrisponde a quella che indicano già gli autori anteriori, p. es., Amalario e s. Angilberto nel suo Ordo, composto nell’800 pel nuovo nonastero di St – Riquier. Ma i Vespri e i Notturni non sono conformi al Breviario benedettino o al modo gallicano o ambrosiano, bensì a quello romano, cioè con 5 salmi nei Vespri, tre salmi e tre lezioni a ciascun notturno. Mancano gli elementi aggiunti all’Ufficio canonico posteriormente a s. Gregorio Magno: le preci introduttorie, l’invitatorio, gli inni, il Capitolo, la dossologia finale (né Gloria né Requiem dei Salmi). – Come l’Ufficio del Triduo sacro, così quello dei d. ha conservato il carattere arcaico. Già Amalario nota questa somiglianza, che spiega dall’indole di tristezza o di lutto che avrebbero ispirato la composizione di quest’Ufficio al modo di quello del Triduo sacro. In realtà, questa somiglianza indica la sua antichità. L’Ufficio dei d. sembra infatti rimontare al tempo prima di Gregorio Magno. Quindi la sua origine romana. Dai testi, quali l’Ordo di s. Angilberto, le prescrizioni del Concilio di Aquisgrana (817; cann. 12,50,66,73) e Amalario De eccl. Off., 1. IV, cap. 42; De ord. Antiphon., cap. 65), appare che l’Ufficio dei d. era già in uso nella Gallia prima della riforma di s. Benedetto di Aniane, tanto che Amalario non nota differenze fra i libri gallicani e quelli recentemente venuti da Roma. Dall’Orbo Romanus di Giovanni arcicantore (ed. Silva-Tarouca, Meni, della Pont. Acc. Di Rom. di Archeologia, I , Roma 1923, p. 211 sgg.) si conclude che già prima del 680 quest’Ufficio era in uso a Roma. – L’Ufficio dei d. constava prima soltanto del Vespro, con i 3 Notturni e le lodi. In seguito furono introdotte aggiunte e varianti : p. es., fin dal sec. IX a S. Gallo l’invitatorio col salmo 94, che venne in uso generale al sec. XIII (presente cadavere); s. Pio V lo rese obbligatorio, Fin dal sec. x si distingue un Ufficio funebre maggiore con 3 Notturni e 9 lezioni, ed uno minore di un solo Notturno, scelto fra i tre precedenti secondo il giorno. Ed anche le lezioni si mutavano: invece che da Giobbe, prendevano quelle tratte da Eccle. 7 « Melius est ire » o dal libro di s. Agostino De cura gerenda prò mortuis (come oggi al 2 nov.). Il testo di Notker (m. 1912 « Media in vita » si cantava spesso al « Benedictus » invece dell’antifona originale « Ego sum ».L’Ufficio dei d. si recitava nei giorni 3°, 7°, 30°, nell’anniversario di un d. (per l’Ufficio presente cadavere, gli antichi ordini prescrivono la recita dei salmi secondo l’ordine del salterio). Poco a poco quest’Ufficio restò la sola preghiera ufficiale della Chiesa a suffragio dei d. Si recitava inoltre nelle esequie (indipendente dall’ Ufficio canonico del giorno) nel primo giorno libero del mese, in ogni lunedì della settimana o anche tutti i giorni, tranne il tempo pasquale e natalizio, per tutti i d.. – Nella riforma del Breviario sotto Pio X furono aggiunte la Compieta e le ore minori pel giorno della commemorazione

dei fedeli defunti (2 nov.), e furono cambiate le lezioni, mentre nell’uso comune l’Ufficio resta inalterato.

IV. COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI.

Di una commemorazione collettiva dei fedeli defunti si ha testimonianza in s. Agostino, il quale, nel De cura gerenda prò mortuis, c. IV, parla di preghiere che la Chiesa fa, in una commemorazione generale di tutti i fedeli defunti: « supplicationes pro spiritibus mortuorum, quas faciandas prò omnibus in Christiana et catholica societate defunti etiam tacitis nominibus sub generali commemorazione suscepit ecclesia ». Si trovano preghiere per i morti in genere già in un frammento di anafora antichissima della liturgia di Marco del tempo di s. Atanasio (295-375): « His qui obdormierunt, requiem animarum præsta» (Rev. des scienc. relig., 8 [1928″. Pag. 489-515), e nell’eucologio di Serapione di Thumuis (dopo 359), orat. IV: « Sanctifica omnes in Domino defunta ». La Chiesa romana aveva nell’orazione dei fedeli (Oratio fidelium), prima dell’Ore, una supplica speciale per tutti i fedeli d. Sparita l’orazione dei fedeli dal rito romano al tempo di Gelasio I (è rimasta nel rito ambrosiano), 1° preghiera per i morti fu sostituita con il Memento dopo la Consacrazione, ove si prega prima per i d. in modo speciale commemorati, poi per tutti; però fino al sec. XII-XIII soltanto nelle Messe dei morti e nelle Messe feriali, non in quelle della Domenica. Di questo Memento il cosiddetto Messale di Bobbio (PL72, 434) nella sua Missa Romensis cotti diana (sec. VIII) è il primo teste. Ma forse il Memento rimonta già al tempo di Gelasio (492-96), che col Memento ha sostituito la commemorazione dei d. nell’orazione dei fedeli. – Un giorno speciale per la commemorazione dei d. appare per la prima volta nella « Regula monachorum » attribuita a s. Isidoro di Siviglia (m. nel 636) fissato al lunedì dopo Pentecoste (PL 83, 894), cap. 24 n. 2 : « Pro spiritibus defunctorum altera die post Pentecosten sacrificaium Domino offeratur ». Questi usanza di un giorno speciale commemorativo si trova di regola nella fraternità di preghiere fra conventi; p. es., fra i conventi di Reichenau e di S. Gallo nell’800 (Monumenta Germ. Libri confraternitatum, ed. P. Pieper, Berlino, 1884). Era stabilito il giorno 14 nov. « commemoratio omnium fiat defunctorum memoria. Ipsoque die presbyteri ternas Missae et ceteri fratres psalterium decantent ». In seguito altri conventi si uniscono in questa fraternità la quale così si estese in Svizzera, Italia, Francia, Germania, Austria. Un altro centro è Fulda, dove è fissato come giorno di preghiere il 17 dic., nel quale si celebrava l’anniversario del primo abate fondatore Sturmio ed insieme la memoria di tutti i fratelli defunti (PL 400, n. 25). In altri luoghi erano fissati giorni differenti come notano per il 26 genn. Mabillon (Acta SS. Ord. S. Bened., VIII, p. 584, n. 111) e per il primo giorno dopo l’ottava dell’Epifania, 14 genn., Martene (De antiquis ecclesiae ritibus, Anversa 1738, 1. IV, c. 15 n. 16). – Nello stesso tempo si moltiplicano nei documenti i legati pii con l’obbligo di preghiere per tutti i fedeli. Da questa usanza delle Messe o preghiere fondate, deriva a Cluny la « fidelis inventio » di scegliere i l 2 novembre, giorno dopo la festa di Tutti i Santi, per la commemorazione speciale di tutti i fedeli defunti. Già Amalario nel De ordine Antiphonarii aveva avvicinato i due uffici, dei Santi e dei morti, ma senza stabilire un giorno speciale della commemorazione di tutti i d.. A s. Odilone, il grande abate di Cluny (994-1048), si deve la scelta nel calendario benedettino cluniacense del 2 nov. Come giorno di speciali preghiere per i d. di tutto il mondo e di tutti i tempi: «festivo more commemoratio omnium fidelium defunctorum, qui ab initio mundi fuerunt usque in finem » (PL 142, 1037, 38). In forza dello statuto di s. Odilone si facevano larghe elemosine di pane e di vino come nel giorno della Cena del Signore, a 13 poveri ed agli altri, e si cantavano i Vespri dei d. la sera antecedente, dopo i Vespri dei Santi. Nel giorno stesso si suonavano tutte le campane, come nelle feste, si recitava l’Ufficio dei d. e la Messa si celebrava con grande solennità. Tutti i sacerdoti dicevano le Messe per i d.. Oltre questa usanza del 2 nov. per tutti i d. del mondo, s. Odilone stabilì per un anniversario dei fratelli defunti alcune preghiere. Tra questi confratelli è nominato anche l’imperatore Enrico (m. nel 1024). La data dello statuto di s. Odilone è incerta, ma nella sua cronaca Sigeberto di Gembloux (m. nel 1112) l’ha fissata al 998, narrando sotto questa data gli avvenimenti leggendari che gli avrebbero dato origine (PL 160, 197-98). Tuttavia per determinarne i l tempo, è meglio attenersi alla « consuetudines Farfenses », scritte da Guidone di Farfa (cod. Vat. 6808), le quali notano questa innovazione per ben due volte: la prima recensione più breve senza il nome di Odilone e senza lo statuto di fraternità (con il nome dell’imperatore Enrico); la seconda più lunga attribuisce lo statuto a s. Odilone e contiene anche le prescrizioni per la fraternità stessa. Mortet e Wilmart darano le « Consuetudines Farfenses » agli anni 1039-1043; Hourlier al 1024-33, dal fatto che le insegne imperiali regalate da Enrico a s. Odilone dopo la sua incoronazione vennero portate nelle processioni. Nel 1033 esse furono quasi tutte vendute per l’aiuto ai bisognosi in una grande carestia. Un solo manoscritto della Biblioteca di Parigi (lat. 17716), un po’ tardo, fissa il decreto di s. Odilone al 1030-31, data che corrisponde a quella indicata dalle « Consuetudines Farfenses ». – Con il nome e con la autorità di s. Odilone, questa « fidelis inventio » del 2 nov. fu definitivamente introdotta nel calendario cluniacense e si propagò a tutte le dipendenze di Cluny e, ancora i n vita s. Odilone, fino a Farfa. Da Giovanni d’Avranches (m. nel 1079) si sa che fu accettata nella Normandia. Lanfranco, arcivescovo di Canterbury (1070-89), prescrisse nei suoi decreti che i monaci la dovessero osservare tanto nei monasteri che nelle cattedrali : « ipsa die sacerdotes omnes celebrent missæ prò omnibus fidelibus defunctis » (PL 150, 477). – Oltre i Benedettini accettarono la nuova usanza anche i Certosini (Consuetudines Guigonis, c. X I: PL 153, 655). Il clero secolare seguì poco a poco l’esempio dei monaci sia per propria iniziativa che per imposizione dei vescovi. A Milano fu introdotta nel 1120 dall’arcivescovo Udalrico, per il 16 ott., giorno dopo l’anniversario della dedicazione della Cattedrale; s. Carlo Borromeo la mise il 2 nov. – Sicardo, vescovo di Cremona (m. nel 1215) nel Mitrale 1. I X, cap. 50 (PL 213, 426), parla di essa come già in uso nel territorio di Cremona. A Roma era certamente nota ed in uso almeno al tempo dell’Ordo Romanus, XIV (1311), ove ai nn. 98 e 101 è indicata come « amniversarium omnium animarum »; non si predica e non si fa concistoro. Nell’Ordo Romanus XV tuttavia, secondo il card. Schuster (Liber Sacramentorum, IV, Torino 1932, p. 85), si trovano le tracce di una consuetudine liturgica assai più antica, giacché nell’8 luglio è indicato un « Officium defunctorum prò fratribus ( i cardinali) et Romanis Pontificibus » (PL 78, 1343), precisamente come nell’Ordo di Farfa del sec. X. – Una nuova fase della commemorazione dei fedeli defunti si inizia verso la fine del pontificato d i Pio X. Con decreto del 25 giugno 1914 (AAS, 6 [1914], p.378) fu concessa l’indulgenza plenaria « Toties quoties per il 2 nov., concessa già prima alla Chiesa dei Benedettini. Con la bolla Incruentum del 10 ag. 1915, Benedetto XV concesse ad ogni sacerdote il privilegio di dire tre Messe il 2 nov.: la prima secondo l’intenzione particolare del celebrante, la seconda per tutti i fedeli defunti, la terza secondo l’intenzione del Papa, cioè per soddisfare ai pii legati di Messe che nel corso dei secoli son divenuti insolubili, andati perduti o rimasti insoddisfatti. Tutti gli altari sono privilegiati. – Questo privilegio era già in uso nella Spagna, da prima del 1500. Nel 1540 Paolo III concesse alle chiese e cappelle della diocesi Orihuela di Spagna il privilegio di dire due Messe tanto nella festa di tutti i Santi quanto nel giorno dopo, cioè 2 nov., per soddisfare al gran numero di Messe richieste dal popolo a suffragi dei d.. Parimenti Giulio III confermò « vivae vocis oraculo » nel 1553 l’antico privilegio vigente nella provincia di Aragona (comprese Catalogna, Valencia, Navarra e le isole Baleari, Sardegna ed Ibiza, e nell’ordine domenicano di celebrare tre Messe al 2 nov. allo stesso fine. Ed il 25 giugno 1571 Pio V confermò lo stesso privilegio per la provincia dominicana di Spagna (con la Navarra distaccata dalla provincia di Aragona) Frattanto Ladislao IV, re di Polonia (1632-48), ottenne nel giorno della sua incoronazione per il suo regno lo stesso privilegio, ma in seguito rimadse dimenticato. – Alla richiesta dei re di Spagna e Portogallo, Benedetto XIV estese il privilegio di tre Messe al clero regolare e secolare dei loro regni e colonie (Benedicti XIV Bullarium, II , Venezia 1748, n. 225). Leone XIII nel 1897 lo concesse a tutta l’America latina. – In conseguenza del privilegio delle tre Messe Benedetto XV ha elevato (28 feb. 1917) il giorno 2 nov. a festa di rito doppio per la Chiesa universale.

Pietro Siffrin.

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Questo è quanto vige nella Chiesa Cattolica. Attualmente il Cattolico dei paesi apostati modernisti, non ha più la possibilità di utilizzare per sé ed i propri cari i riti prescritti, essendo il funerale incentrato sulla falsa messa del baphomet di Bugnini-Montini, per cui si commetterebbe un ennesimo ed estremo grave sacrilegio in disprezzo delle leggi della Chiesa Cattolica e del Sacrificio di Cristo offerto al “signore dell’universo”, cioè al lucifero massonico, per cui l’anima del presunto non-suffragato sarebbe definitivamente condannata ad essere fuori dalla Chiesa Cattolica con tutte le conseguenze per la vita eterna. In effetti noi ci troviamo come in un paese pagano, islamico, ateo, per cui, onde conservare la propria fede cattolica fino in fondo, è bene, in assenza di un vero prete Cattolico con Missione e Giurisdizione pontificia di S.S. Gregorio XVIII, predisporre direttamente la sepoltura cimiteriale, contattando quanto prima un sacerdote Cattolico anche a distanza, per officiare la vera Messa cattolica di sempre in suffragio dell’anima del defunto, come pure per le altre successive Messe.

 

G. B. MONTINI fonda la contro-Chiesa dell’uomo

il 29 giugno del 1963, intronizzando satana nella Cappella Paolina durante una doppia messa nera.

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Prima di morire, nel luglio 1999, l’ex gesuita, scrittore e perenne “insider” del Vaticano, Malachi Martin, marrano braccio destro dell’altrettanto marrano cardinal Bea, incaricato di pedinare e ricattare i cardinali ostili alle riforme di Montini, cripticamente ammise che, durante il conclave del 1963, si verificò un intervento criminale subito dopo la seconda (la prima era già avvenuta il 26/X/1958) elezione papale di Siri, S. S. Gregorio XVII, per mezzo di UNA TERRIBILE MINACCIA ESTERNA PER ANNIENTARE IL VATICANO. Martin chiaramente affermò che: «È certo che nelle votazioni del Conclave del 1963, Siri avesse raccolto il numero necessario di voti per essere eletto Papa, ma l’elezione fu accantonata da quella che è stata definita come una “piccola brutalità”. (…) Dopo tre giorni di Conclave, Montini fu invalidamente eletto come Paolo VI. Montini avrebbe rappresentato la testa dell’anti-Chiesa».

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– Sempre l’ex gesuita, scrittore e perenne “insider” del Vaticano, Malachi Martin, nel suo libro: “Windswept house – A Vatican Novel”, fornisce i dettagli di una doppia messa nera, che ebbe luogo solo alcuni giorni dopo la fraudolenta elezione di G. B. Montini (il sedicente antipapa Paolo VI) al soglio pontificio. – Il 29 giugno 1963, otto giorni dopo l’elezione di Paolo VI, fu celebrata una doppia messa nera, a Roma e a Charleston (Carolina del Sud – USA) con la quale Satana fu intronizzato nella Cappella Paolina, il luogo in cui il Papa ricopre il ruolo di “Custode dell’Eucarestia”. – Il “marrano” gesuita fece queste rivelazioni non per rimorso o scrupolo di coscienza, ma semplicemente perché in tal modo tutti i fratelli del bnai Brith venissero a conoscenza dell’evento che sigillava la riuscita totale del piano organizzato da secoli, un po’ come quando il Montini denunciava il fumo di satana in Vaticano, quel fumo che egli stesso aveva permesso che infestasse la Cattedra di Pietro … non era uno stato di allerta, ma un segnale per i suoi mandanti che la cose stavano procedendo come pianificato. Quel 29 giugno 1963, fu, e cioè l’inizio del Regno dell’Anticristo. In quel giorno, divennero realtà le parole della Madonna de La Salette: «Roma perderà la Fede e diventerà la sede dell’Anticristo», e le parole della Madonna di Fatima: «Effettivamente, Satana riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa».

– A conclusione di quella doppia messa nera, il Delegato Internazionale Prussiano lesse la Legge di Autorizzazione davanti ai presenti della messa nera di Roma: «Chiunque, attraverso questa Cappella Interna, fosse designato e scelto come successore finale dell’Ufficio Papale, dovrà giurare lui stesso, e tutti coloro che egli comanderà, di essere il volonteroso strumento e collaboratore dei Fondatori della “Casa dell’Uomo sulla Terra” … Così sarà modellata la “Nuova Era dell’Uomo”».

– Il 29 giugno 1963, quindi, nasceva la “Nuova Chiesa Universale dell’uomo” di ispirazione satanica che aveva il compito di sopprimere la Chiesa di Cristo, ma in modo particolare, doveva eliminare dalla faccia della terra la Redenzione del Sacrificio di Cristo sulla Croce, e sostituirla con la redenzione blasfema e satanica della Triplice Trinità massonica, di cui Mons. Montini ben conosceva la rappresentazione geometrico-simbolica, per averla personalmente progettata e fatta scolpire, nel 1943, sul tombale della madre, Giuditta Alghisi, nel cimitero di Verolavecchia (Brescia). – Alla fine, il Vescovo Leo (Mons. John Joyce Russell, Vescovo di Charleston – n.d.r.) chiuse la prima parte del Cerimoniale con la Grande Invocazione: «Credo che il Principe di questo Mondo sarà Insediato, questa notte, nell’Antica Cittadella e, da lì, Egli creerà una Nuova Comunità». La Risposta venne immediatamente con un brio impressionante: «E IL SUO NOME SARA LA “CHIESA UNIVERSALE DELL’UOMO”». Era giusto e adeguato che il Vescovo Leo offrisse l’Ultima Preghiera d’Investitura della Cappella Satellite: «… ora Ti adoro, Principe delle Tenebre. Con la Stola di tutte la Empietà, io ora pongo nelle Tue mani la Triplice Corona di Pietro, secondo la adamantina volontà di Lucifero, cosicché Tu possa regnare qui, cosicché ci possa essere un’unica Chiesa, una Chiesa Universale, una Vasta e Potente Congregazione fatta di Uomini e Donne, di animali e piante, cosicché il nostro Cosmo possa essere di nuovo uno, immenso e libero». Dopo queste ultime preghiere e dopo l’ultimo gesto di Leo, tutti si sedettero. Il Rito passò alla Cappella Madre di Roma. – L’Intronizzazione del Principe in seno alla Cittadella del Debole (La Cappella Paolina) era ormai quasi terminata. Rimanevano ancora la Legge di Autorizzazione, la Legge delle Istruzioni e la Prova. – Il Delegato Internazionale Prussiano si diresse verso l’Altare e lesse la Legge di Autorizzazione con un forte accento: «Come voluto dagli Anziani Sacrosanti e dall’Assemblea, istituisco, autorizzo e riconosco questa Cappella d’ora in avanti come la Cappella Interna, presa, posseduta e appropriata da lui, colui il quale abbiamo insediato “signore” e comandante del nostro destino umano. – Chiunque, attraverso questa Cappella Interna, sarà designato e scelto come successore finale dell’Ufficio Papale, dovrà giurare lui stesso, e tutti coloro che egli comanderà, di essere il volonteroso strumento e collaboratore dei Fondatori della “Casa dell’Uomo sulla Terra” e su tutto il Cosmo dell’Uomo. (…) Così sarà modellata la “NUOVA ERA DELL’UOMO”». Poi venne il momento del giuramento. Il Delegato Internazionale alzò la mano sinistra e disse: «Voi tutti, avendo udito questa autorizzazione, ora giurate solennemente di accettarla intenzionalmente, inequivocabilmente, immediatamente e senza alcuna riserva?».

«LO GIURIAMO!».

«Voi tutti giurate solennemente che la vostra amministrazione sarà volta a soddisfare il volere della “CHIESA UNIVERSALE DELL’UOMO?”».

«LO GIURIAMO SOLENNEMENTE!».

«Voi tutti siete pronti a firmare questa volontà con il vostro stesso sangue, che Lucifero vi punisca se non siete stati fedeli a questa Promessa d’Impegno?». – «SIAMO PRONTI E DISPOSTI!». «Voi tutti accettate che, con tale Promessa, trasferirete la Signoria e la Possessione delle vostre anime dall’Antico Nemico, il Debole Supremo, nelle mani dell’Onnipotente nostro Signore Lucifero?».

«LO ACCETTIAMO!».

– Poche ore dopo l’evento della doppia messa nera, Paolo VI fece il giuramento da “papa”. Quel “giuramento” fu uno “spergiuro” perché, de facto, Paolo VI lo annullò in tutto con la sua “rivoluzione” che non salvò alcun aspetto del Dogma, della Morale, della Liturgia, della stessa Disciplina. I quindici anni di pontificato di G. B. Montini (alias Paolo VI) videro la nascita e lo sviluppo della “Casa dell’uomo sulla Terra” o meglio della “Nuova Chiesa Universale dell’Uomo” d’ispirazione satanica. Questa fu la “nuova chiesa di Paolo VI” che, secondo le parole della Madonna de La Salette, come “corpo nero” avrebbe “eclissato” la Chiesa di Cristo, il “corpo lucente”, ancora oggi la “gerarchia in esilio”.

Padre Pio da Pietrelcina incaricò il sacerdote don Luigi Villa di scovare i massoni infiltrati nella Chiesa indirizzandogli tra l’altro (seconda metà del 1963) le seguenti parole:  «Coraggio, coraggio, coraggio, perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria», seguita dalle parole: «La Massoneria è già entrata nelle pantofole del Papa (l’antipapa Paolo VI)», dandogli come principale obiettivo del suo incarico, ratificato ufficialmente da S. S. Pio XII: PAOLO VI.

Ecco la missione che Padre Pio è passata a Don Luigi Villa ed oggi a tutti noi, ognuno con i suoi poveri e scarsi mezzi [ma … è quando siamo deboli che siamo forti]: combattere il Regno dell’Anticristo, nato il 29 giugno 1963, smascherare i nemici di Cristo ai vertici della Chiesa e condannarli come disse la Madonna a La Salette, parlando degli apostoli degli ultimi tempi: «… essi faranno progressi per virtù dello Spirito Santo e condanneranno gli errori diabolici Dell’Anticristo!». La Vera Chiesa Cattolica è salva, anche se in affanno, in sofferenza, in pericolo costante tra sotterranei e catacombe. Ma C’è! … non praevalebunt …

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et ipsa conteret caput tuum!

GREGORIO XVII: STORICO INCONTRO

Lo storico incontro nel 1988 tra Fr. Khoat ed il Papa in ostaggio Gregorio XVII

(Le principali circostanze e la sua storia)

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” È stato eletto il Papa!” (Radio Vaticana – 26 Ott. 1958 A.D.)

A sinistra Sua eccellenza Cardinale Siri di Genova, prima del Conclave del 1958; a destra l’incessante, evidente fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina, il 26 ottobre 1958, durata ben 5 interi minuti (vista da oltre 200.000 fedeli festanti raccolti in Piazza San Pietro), indicava inequivocabilmente che dal Conclave era stato eletto il Papa. Milioni di altri ascoltatori appresero la notizia data in Italia ed in tutta Europa ufficialmente dalla Radio Vaticana: “È stato eletto il Papa”! 

   “Ave, Gregorio XVII, Beatissimo Padre, Pastore Necessario.” -Monaco Di Padova, del XVIII secolo: noto per le sue profezie sugli ultimi 20 papi del tempo.

“Egli stesso, Papa Gregorio XVII, ha ammesso di fronte a me che “Egli era Papa Gregorio XVII”. Questa sua conferma l’ho avuta a Roma il 14 giugno 1988.

Nella Passione di Cristo nessuno ardì proferire una sola parola per proteggere Nostro Signore Gesù Cristo. Nella Passione della Chiesa, chi protegge il vero Papa Gregorio XVII in esilio? Nessuno.” (Dichiarazione scritta di P. Khoat, che ha incontrato il Papa in ostaggio, Sua Santità, Gregorio XVII).

EXCLUSIVA di TCW (Today’s Catholic World): – 13 giugno 2007 (Minneapolis) -“Gerarchia in eclissi” pubblica la foto dello storico incontro tra Fr. Khoat ed il Papa in ostaggio, GREGORIO XVII.

Nostro Signore è venuto nel mondo per ristabilire il regno di suo Padre e per distruggere il regno del “principe delle tenebre”. Ma ….

“Secondo gli insegnamenti degli Apostoli, dice la voce dei secoli, verrà un giorno in cui satana, pieno di rabbia contro Gesù Cristo ed i Cristiani, vorrà riguadagnare il terreno perso, rafforzare il suo regno ed estenderlo in ampiezza. Poi si spingerà su Roma, perché qui è la residenza del Pontefice, il suo rivale. “egli” renderà se stesso maestro, guiderà il “finto” Vicario di Gesù Cristo, perseguiterà i veri fedeli e taglierà la gola ai religiosi ed ai sacerdoti. ”

(Cornelio a Lapide, Suarez, San Roberto Bellarmino citati da Mons. Abbé Gaume Protonotario Apostolico, in: La Situation, p. 28, 1860.) “… egli [satana] scaccerà il Vicario di Gesù Cristo …”.

Prologo

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(da sin. a dx.)1.  Giuseppe Siri da bambino con la sua famiglia; -2. S. Malachia; -3. un malandato Pio XII (1958) mostra, indicandolo con mano, il suo successore: il Cardinal Siri.

Giuseppe Siri nacque esattamente 400 anni dopo la morte di Cristoforo Colombo (20 Maggio del 1506), il 20 Maggio 1906.  – Da ragazzo egli si sentiva irresistibilmente attratto dal sacerdozio, ed entra così in seminario a 12 anni di età. Pio XII lo nominò Arcivescovo di Genova a 40 anni, ed è stato il Cardinale più giovane mai consacrato in Italia, a soli 53 anni, e l’inevitabilità dell’elezione del Cardinale Siri nel 1958 era pure segnata dalla profezia di San Malachia, che descrisse il successore di Pio XII come “Pastore e Marinaio” (Pastor et Nauta), epiteti comunemente attribuiti all’illustre Arcivescovo di Genova. La città marittima era stata la sua casa da sempre, essendo egli figlio di un addetto al porto. Questo è stato ed è il porto più importante del Paese, nonché la casa natale di Cristoforo Colombo.

Dalla rivista italiana “TEMPO” del 12 Maggio del 1955: immagine di Eugenio Pacelli, (Papa Pio XII) e Giuseppe Siri (Cardinale) da bambini:

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Ecco il titolo dell’articolo: “questi bambini saranno delle celebrità”; “Si parla qui di personalità italiane (di metà degli ultimi anni 50) e viene pubblicata una foto ed una biografia sulla loro infanzia e sulle loro attuali posizioni raggiunte; tra gli altri, fa notare il “TEMPO”: Giuseppi Siri è stato nominato Arcivescovo di Genova a soli 40 anni di età ed afferma che: “il Cardinale Siri è oggi considerato uno dei “papabili.” (cioè un prossimo futuro Papa).

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Il giorno 9 ottobre 1958 muore Pio XII

In tutta Roma fu annunziato da un caro amico di S. S. Pio XII che … “Siri sarebbe stato il prossimo papa”.

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Dopo la morte di Pio XII, il Cardinale Cicognani, che fu suo segretario, mi ha mandato da Siri per offrirgli la candidatura a Papa. Cicognani pensava infatti che Siri fosse l’unico in grado di continuare il Magistero di Pacelli [Pio XII]. … “[-Intervista del 10/10/1989 a fr. José Sebastian Laboa].

… molte persone potenti in Europa … sono determinate con tutti i loro sforzi ad eleggere un anti-Papa.”

 “Secondo san Malachia, quindi, restano solo dieci, o al massimo undici Papi da eleggere più o meno legittimamente in futuro. Noi diciamo: “più o meno legittimamente eletti”, perché per quei Papi futuri è da temere che uno o più possano essere eletti illegittimamente come degli anti-Papi. … Oltre ad alcune previsioni che annunciano questo deplorevole evento, molte potenti ed influenti persone in Europa, sono attualmente concordi e decise ad utilizzare tutti i loro sforzi per eleggere un anti-Papa, al fine di produrre uno scisma nella Chiesa, e di avere un uomo che possa favorire i loro empi disegni contro la Religione Cattolica … è stato affermato che il governo di Berlino, con l’abile intrallazzatore Bismarck, abbia fatto delle aperture su questo argomento a qualcuno dei governi europei, ed in particolare a quello di Vittorio Emanuele in Italia. E’ noto che il vecchio apostata Döllinger, con i suoi collaboratori in Germania, e l’apostata ex frate Hyacinthe Loyson, ed alcuni altri, in Francia, con Gavazzi ed altri in Italia, siano impegnati nel preparare la strada che porti all’avvento di un anti-Papa!” [Da: la “Tromba cristiana”, p. Gaudenzio Rossi, 1878 d.C.].

“Non è la tiara che mi state dando, ma la morte.” disse Leone XIII ai Cardinali che lo avevano eletto.

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L’inimicizia dei settari contro la Sede Apostolica del Romano Pontefice ha aumentato la sua intensità… Finora i malfattori hanno raggiunto l’obiettivo che si erano da lungo tempo prefisso, secondo i loro malvagi disegni, vale a dire: l’annuncio che è giunto il momento di sopprimere il Sacro Potere del Romano Pontefice e distruggere completamente questo Papato divinamente istituito.”]Papa Leone XIII-

È una guerra all’ultimo sangue…

 Dal libro: La vita di Pio X, di F. A. Forbes, pp. 45-46, Imprimatur 1918 A.D.:

Lemmi … massone e gran maestro delle logge italiane, aveva parlato con vigore della necessità di distruggere il “Grande Nemico” (la Chiesa Cattolica). ‘Abbiamo conficcato il coltello al centro della superstizione … Cerchiamo di lavorare con tutte le nostre forze per disperderne finanche le pietre, con le quali possiamo edificare il tempio per una Nazione emancipata. Il nemico è Il Papa; dobbiamo intraprendere una guerra implacabile contro di lui. Il Papato, sebbene in sé sia un fantasma che siede su un cumulo di rovine, riflette una certa gloria, agitando di fronte a tutti, ed in barba al mondo, la Croce e la Summa Theologica. Una miserabile folla si prostra ancora in adorazione. Deve essere una guerra all’ultimo sangue!

Nel Settembre del 1958 A.D. –Il complotto occulto viene finalizzato! 

(Estratto da L’Eglise Eclipsé par Les Amis du Christ Roi de France 1997).

Certamente, ha detto…. “La Chiesa è nelle nostre mani.”

Nel 1977, Franco Bellegrandi, ex-Ciambellano Capo di spadadi Sua Santità, collaboratore dell’“Osservatore Romano”, ha scritto un libro intitolato, “Nikita Roncalli”, pubblicato nel 1994, accompagnato alla sua uscita da un grande agitarsi della stampa nazionale perché, tra le persone presenti, vi era il Cardinale Silvio Oddi.

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Il Cardinale Siri nel 1958 al Conclave:

Egli era in successore designato da Pio XII

In questo libro, l’autore ha detto quello che aveva visto e sentito in Vaticano. E’ stato nel settembre 1958, poco prima del Conclave, che l’autore è venuto a conoscenza di alcune informazioni riservate.

“Ero in macchina con una persona che sapevo essere un massone di alto livello e che era in contatto con il Vaticano, e mi ha detto:” Il prossimo Papa non sarà Siri, come si mormora in certi ambienti romani, perché è un Cardinale troppo autoritario; sarà eletto un Papa di conciliazione che è già stato scelto, ed è il patriarca di Venezia, Roncalli…”, … A questo io ho risposto: “.. Ci sono massoni nel Conclave?”. – “Ma certo “, ha detto: “La Chiesa è nelle nostre mani”. Dopo un breve silenzio, il mio interlocutore ha continuato: “Ma nessuno può dire dove si trovi il capo: Il capo è nascosto!”

     Il giorno seguente, il conte Stella (appartenente ad una nota famiglia italiana – DE) ha scritto in un documento ufficiale, che oggi è in una cassetta di sicurezza presso un notaio, il nome ed il cognome di questa persona, come pure la sua dichiarazione stupefacente, completa con il mese, l’anno, il giorno e l’ora del giorno “. (Nichitaroncalli [Nikita Roncalli], Ediziones Eiles, Roma, pag. 62).

 “Pregate! Pregate che questa situazione di grande rammarico per la Chiesa finisca presto …”  [-Pio XII a coloro che si trovavano intorno al suo letto di morte, nel giorno della sua morte (9 ott. 1958)] 

E verrà il castigo dal cielo!

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Nostra Signora di Fatima: “Padre, la Vergine è molto triste perché nessuno presta attenzione al suo messaggio, né i buoni né i cattivi. I buoni continuano con la loro vita di virtù e di apostolato, ma non uniscono la loro vita in conformità al messaggio di Fatima. I peccatori continuano a seguire la strada del male, perché non vedono il terribile castigo che sta per abbattersi su di loro. Mi creda, Padre, Dio sta per punire il mondo e molto presto. Il castigo del cielo è imminente. Fra poco meno di due anni, il 1960 sarà qui ed il castigo del cielo arriverà e sarà molto grande. Di’ alle anime di temere non solo il castigo materiale, che ci accadrà se non preghiamo e non facciamo penitenza, ma soprattutto per le anime che andranno all’inferno.” Parole pronunziate da Suor Lucia (la veggente di Fatima) in un colloquio con il Rev. P. Augustin Fuentes il 26 Dicembre 1957, dando così un chiaro preavviso che il castigo del cielo era imminente per i peccati dell’uomo e che si sarebbe verificato ineluttabilmente prima del 1960 d.C., (cosa avvenuta infatti esattamente 10 mesi dopo, il 26 Ottobre 1958 con l’usurpazione della Cattedra Papale del Vero Vicario di Cristo, Papa Gregorio XVII).

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Radio Vaticana (26 Ottobre 1958)

“È stato eletto il Papa!”

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  1)-Il fumo bianco dalla Cappella Sistina indicava che era stato eletto il Papa (Gregorio XVII),

2)-200.000 cattolici in piazza San Pietro sono festanti per il fumo incontestabilmente  bianco.

3)-Dopo il conclave, i “poteri delle tenebre” impongono abusivamente il “blocco” dell’elezione di Gregorio XVII. Si vede allora uscire il fumo nero che indica che il Papa non è stato eletto. A questo punto regna la confusione.

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 E ‘stato sottolineato che il cardinale Siri, proprio nel Conclave del 1958 aveva assunto il nome di “Gregorio”, in onore di San Gregorio VII … che,  ironia della sorte, fu un Papa che appunto morì in esilio. –ED

Papa Gregorio XVII è eletto 261° successore di San Pietro

Monsignor Carlo Taramasso (misteriosamente morto il 16 marzo 1989), si è incontrato con Papa Gregorio XVII in segreto – nel mese di giugno del 1988, ed in confidenza Sua Santità gli ha detto che è stato eletto al quarto scrutinio del primo giorno del conclave (il 26 Ottobre 1958), e che ha accettato la carica (come Papa) annunciando che avrebbe preso il nome di Gregorio XVII.

Nota: questi fatti sono stati confermati dai documenti recentemente resi disponibili, cioè declassificati dall’FBI. I documenti del Dipartimento di Stato americano: affermano che: il 26 ottobre, nel Conclave del 1958 – Siri ha ottenuto i voti necessari ed è stato eletto Papa col nome di Gregorio XVII. 

… colui che è eletto Papa non … non è tenuto da nessun altro atto ad avere ulteriore autorità … è necessario soltanto che abbia luogo [una cerimonia di incoronazione]…”

 “Quando è stato fatto tutto ciò che abbiamo finora descritto [e cioè sono state seguite le Leggi precise di un Conclave], colui che è stato eletto, è Papa con tutti i diritti ed ogni autorità, e nessuno può mettere in alcun modo in questione la sua elezione o sforzarsi di invalidarla. Egli governa la Chiesa da quel momento, e nessun altro atto può dargli ulteriori poteri. Anche se si è nel vero nell’affermare che l’incoronazione è in qualche modo necessaria a perfezionare l’elezione, tuttavia, questa cerimonia non è affatto essenziale; infatti Clemente V minacciò di scomunica coloro che affermavano che le “Bolle” emesse prima dell’incoronazione non fossero vincolanti. “(Da: “La vita e gli atti di Papa Leone XIII”: preceduto da un profilo degli ultimi giorni di Pio IX e le “origine e le leggi del Conclave”, a cura di P. Joseph Edward Keller, pag 201, Imprimatur 1879.).

Poi i nemici della “quinta colonna” [i traditori marrani e massoni] colpiscono dall’interno del Conclave stesso.

 La Legge della Chiesa è violata!

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Le direttive della giudeo-massoneria erano quelle di costringere Papa Gregorio XVII, con qualsiasi mezzo possibile, a lasciare l’esercizio pubblico del suo Ufficio… “…creando una confusione senza precedenti …”

Il tradizionale Sistema di segnalazione con fumo del Vaticano era “Sporco” (Humboldt Journal Standard) [Lunedi, 27 Oct. 1958 Pag. 12] ” Saltato completamente, domenica scorsa, il sistema tradizionale con segnale di fumo per informare il mondo che era stato eletto il Papa, creando una confusione senza precedenti “.

(Nota: Questo originale (archiviato) articolo di giornale (che include una foto UPI) è solo uno fra i tanti molteplici rapporti nazionali ed internazionali dei media, della notizia; in quel momento, fu visto ufficialmente il dettaglio del fumo bianco, senza il minimo dubbio, fluttuare dal comignolo della Cappella Sistina il 26 ott. 1958 d.C. -ED).

… Ho visto che la Chiesa di Pietro era minata da un piano voluto dalla setta segreta, mentre le tempeste La stavano danneggiando. “( visione profetica della Venerabile Anna Caterina Emmerich).

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… è stato voluto e progettato dalla forze aliene allo Spirito Santo.”

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L’agente dell’ Anticristo: Il “Cardinale” Eugene Tisserant († 1972)

(Tratto da: “L’Eglise eclipsé” di “Les Amis du Christ Roi de France” 1997) Questo piano è stato anche rivelato in una lettera del “cardinale” Tisserant del 12 marzo 1970, nella quale ha fatto allusioni all’elezione “pianificata” di Giovanni XXIII: “L’elezione dell’attuale Sommo Pontefice è stato fatta in tutta fretta. E’ l’elezione di Giovanni XXIII, che è stata discussa in numerose riunioni (*). Non so di alcuna informazione data da chicchessia sul processo che si è svolto durante e dopo il Conclave. La segretezza è stata imposta ancor più strettamente che mai. E’ del tutto ridicolo dire che ogni Cardinale poteva essere stato eletto. Voi capite che non posso dire di più. I miei migliori saluti …. (Fotocopia della lettera pubblicata nel libro di Franco Bellegrandi, op. Cit. Pag. 30). – In un’altra lettera, il cardinale Tisserant ha detto ad un sacerdote che insegna diritto canonico, che l’elezione di Giovanni XXIII era illegittima perché era voluta e prevista dalla forze “aliene” allo Spirito Santo. (“Vita” 18 settembre 1977, p.4: “Le profezie sui papi nell’elenco di San Malachia”) – [“Profezie sui Papi di San Malachia”]. Queste lettere confermano che l’elezione di Giovanni XXIII era veramente “programmata.”.

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L’ Hotel Domus Mariae

Angelo Roncalli “alloggiava ” in questo albergo (situato a meno di due miglia dalla Cappella Sistina), prima dell’apertura del Conclave del 1958. E’ stato dalla “Domus” che lui ed altri massoni hanno definito con accuratezza gli ultimi dettagli che hanno portato al successo l’usurpazione del Soglio Pontificio: il cataclisma (il più grande nella storia di tutti i tempi) che ha avviato …

… la “GRANDE APOSTASIA”!

(*) TCW ha appreso [Maggio 2007] – (da fonti italiane) che questi numerosi incontri top-secret (di cui parla Tisserant) sono stati tenuti da alcuni Cardinali (certamente tutti massoni) subito dopo la morte di Papa Pio XII, per “prepararsi” al prossimo Conclave [del 1958]. Il cardinale Siri ha riferito che dopo aver appreso di queste riunioni segrete, era indignato! … Naturalmente egli non vi ha partecipato. Secondo le attuali interpretazioni: è chiaro che questi incontri segreti si siano svolti tra quelli che rappresentavano la 5 ° colonna (ipso facto) degli ammutinati per mettere a punto gli ultimi dettagli del loro satanico “colpo di mano”.

… il designato, cioè, il cardinale Roncalli …”

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 Gregory XVII allude al ben pianificato colpo Giudaico-Massonico ed al suo agente designato: Roncalli!

     Anche se sotto “costante sorveglianza”, il “Cardinale Siri”, nel corso di un’intervista, ha velatamente confermato il “golpe” illegale del pre-designato Roncalli (alias Giovanni XXIII) e degli altri ammutinati al Conclave del 1958 quando ha detto: “C’è stato un incontro al “Domus Mariae” al quale hanno preso parte monsignor Tardini e il “designato”, cioè, il cardinale Roncalli. Quello che hanno detto, quello che hanno fatto, io non lo so proprio, perché non sono andato lì, non ero stato invitato. Credo che in quella riunione di cui si parla, (“credo”, perché non mi interessava sapere, né ho mai investigato), fosse stato deciso di promuovere l’elezione di Roncalli al pontificato e di Tardini alla Segreteria di Stato. Ma non so quanta credibilità avessero certe voci romane; Io credo che è vero e basta!”. (Estratto da:. “Il prefetto del Sant’Offizio”, da E. Caveterra, Mursia, Milano 1990, pag 5).

 “… Io quindi sapevo che Roncalli era sicuro di essere eletto dal Conclave”. -Giulio Andreotti Massone della P2-

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 Il massone Italiano di alto livello, Giulio Andreotti, nella foto con alle spalle lo slogan della rivoluzione francese: “Libertas”. Andreotti rivelò il particolare del previsto colpo di mano del Conclave del 1958 (che fu messo a punto negli incontri occulti [guidati da Roncalli] presso l’hotel “ Domus Mariae” [il 24 ottobre]) per patrocinare la sua elezione, quella appunto dello stesso  Roncalli.

(Da: L’“Eglise eclipsée”, 1997): “Il Venerdì, 24 ottobre, alla vigilia della chiusura del Conclave, egli [Roncalli], non avendo convocato nessun altro se non Giulio Andreotti(*), il politico italiano identificato dalla vedova Calvi come il vero capo della Loggia P2, gli disse in un linguaggio diplomatico, della sua prossima elezione. (Ibid, p.395) (professor Carlo Alberto Agnoli, op. cit.)

(*)Andreotti ha confermato al giornale italiano “30 Days Magazine” che egli era stato ricevuto da Roncalli all’hotel “Domus Mariae” il giorno dell’apertura del Conclave del 1958. (Fonte: 30 Days “Paolo VI” di Giulio Andreotti, Agosto 2004.) –TCW.

     Quando Roncalli ha parlato con Andreotti, il “Patriarca” gli ha detto chiaramente che sapeva fin dal primo giorno del Conclave, cioè poche ore prima che il Cardinale andasse dall’Hotel “Domus Mariae” al Vaticano, che sarebbe stato il nuovo Papa. Ha detto Andreotti: ‘Quella sera, mons. Capovilla mi ha telefonato perché il Patriarca [Roncalli] voleva vedermi ‘.

     “Il [tristemente noto – ndr. – ] politico italiano [Andreotti] ha poi detto dei suoi rapporti di lunga data con Roncalli e dell’amicizia di Roncalli con il modernista Buonaiuti. Poi è ritornato alla sua conversazione con il Patriarca, con cui ha voluto parlare del Conclave. … Ecco il commento di Andreotti (alla sua conversazione con Roncalli): “… l’ho ascoltato stupito ed imbarazzato, io quindi sapevo che Roncalli era sicuro di essere eletto dal Conclave”. [Giulio Andreotti: Ad ogni morte di Papa. I papi che ho conosciuto, Biblioteca-universale Rizzoli, 1982, pp. 65-66].

   “La “ROCCIA” ha sempre resistito alla prova del tempo. Ma si entrerà nella Casa di Dio. Guai all’uomo quando si porrà sulla Sede di Pietro, poiché il gran giorno del Signore è vicino.” -Papa San Pio X.

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L’infiltrato massonico Angelo Roncalli (cioè l’anti-Papa Giovanni XXIII) usurpa il Papato affidato da Cristo al suo Vicario: Gregorio XVII!

 “Molto spesso mi trovo meglio con un ateo o un comunista, che con certi cattolici fanatici (*)”. [Dichiarazione fatta dal “Cardinal” Angelo Roncalli durante la sua nunziatura a Parigi].

(*) “L’indifferenza del genere umano, nei tempi attuali, sulle preoccupazioni religiose, ha causato il formarsi di migliaia di opinioni decisamente erronee relative a fatti che, comparativamente, qualche secolo fa, erano di vitale importanza per il mondo civile. Ciò che è stato poi chiamato correttamente un “santo zelo”, è stato dagli eretici successivamente chiamato “fanatismo”, circostanza questa che dimostra la loro ignoranza sulla vera accezione della parola, e sulla rivoluzione che hanno cercato di imporre nell’ambito del linguaggio, cosa che hanno purtroppo attuato, in una gran troppa ampia parte del mondo morale e religioso (“Lettere sull’Inquisizione spagnola”: un’opera rara, e la migliore che sia mai apparsa sul tema”, pp 59-60, SEC. 1843)

… durante il periodo della sua nunziatura a Parigi, con il più grande stupore della Polizia che gli era stata assegnata per la sua protezione come diplomatico, il “cardinale” Roncalli frequentava in abiti borghesi la Gran Loggia [il Tempio massonico], dove ha ritrovato il gesuita Riquet; il suo consigliere era J. Gaston Bardet, autore di “Mistique et Magie”, che si vantava di … “aver profetizzato la Tiara al “cardinale” Roncalli “. (Da: “La via occulta ma vittoriosa della Massoneria”, del reverendo ‘MOURAUX, Bonum Certamen No. 74, Luglio / Agosto 1984).

Un precedente storico molto triste

Gli eventi occultati durante il Conclave del 1958, quindi, soddisfacevano in pieno l’obiettivo dichiarato della Loggia B’nai – B’rith nel 1936: “Prima che il re ebraico possa regnare nel mondo, il Papa a Roma deve essere detronizzato.” (Vedi su questo argomento: Don Pranaitis [con Imprimatur]: “Il Talmud smascherato” -ED.) Per quanto riguarda l’asserzione di [un certo] Cardinale McIntyre che ha negato che la relazione della elezione di Giuseppe Siri era qualcosa di più di una “storia”, non sarebbe certo la prima volta che un Cardinale, o l’intero Collegio dei Cardinali, abbiano mentito circa i risultati di un’elezione papale. – Nel 1378, i Cardinali che avevano appena eletto Bartolomeo Prignano, che prese il nome di Papa Urbano VI (1378-1389), al supremo Pontificato, cominciarono ad avere paura di quella che poteva essere la reazione alla loro scelta della folla romana, che infatti irruppe nella Conclave, annunciando invece di aver eletto il Cardinale romano Tibaldeschi. La confusione e l’amarezza a cui portò il risultato di quella menzogna dei Cardinali paurosi, causò il quarantennale “Grande Scisma d’Occidente”, che produsse una serie di (*) antipapi e portato la Chiesa alla quasi totale rovina.

(*) “Aderire ad un falso Vescovo di Roma [cioè ad un falso Papa] equivale ad essere fuori della Comunione con la Chiesa“. -S. Cipriano.

Il Papa in ostaggio (che è stato totalmente abbandonato anche dai “suoi” Cardinali) tenta di esternare il suo messaggio.

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Papa Gregorio XVII (sempre sotto sorveglianza) espresse un chiaro riferimento a quanto accaduto nel Conclave del 1958, quando scrisse, nel 1972, sul modo in cui le “superpotenze” [Massoneria giudaica] “avrebbero potuto” ribaltare un Conclave LEGITTIMO!

“È la segregazione durante il Conclave è oggi ancora più necessaria, a causa dei mezzi attuali della moderna tecnologia: senza una segregazione assoluta non sarebbe possibile salvare un’elezione dalla pressione di “potenze esterne”. Oggi le superpotenze (e quelle meno potenti allo stesso modo) hanno un troppo grande interesse ad avere dalla loro parte, mediante condiscendenza o debolezza, la più alta Autorità morale del mondo, e farebbero tutto quello che sono così bravi a fare con le loro pressioni, per rovesciare la sostanza della legge del Conclave che potrebbe essere guidato dalla volontà di ottenere proprio questo risultato. “(Estratto da: “L’Elezione del Romano Pontefice” del Cardinal Giuseppe Siri (cioè Papa Gregorio XVII), pubblicato originariamente in: RENOVATIO VII (1972), inst. 2, pp. 155-156, da “Il Dovere Dell’Ortodossia”.

Intervista Censurata (Q & A da: “Cardinale Siri” 30 Giorni Magazine 17 gennaio 1985 A.D.)

Dom.: Quali sono stati i momenti difficili della sua vita -?

Risp. Siri:… “Io non credo che certe cose debbano essere discusse pubblicamente; ho vissuto una vita molto lunga, ed ho conosciuto uomini … e traditori, ma non ho mai rivelato i nomi dei traditori; io non faccio … il lavoro del boia, però, per certo so quanto costi dire la verità: non sono riusciti a farmi male, ma sono stati capaci di rendermi triste e depresso; Geremia aveva già abbastanza “lamentazioni”, non c’era bisogno che ad esse aggiungessi le mie.”

Nota: Papa Gregorio XVII aveva chiesto all’intervistatore Stefano M. Paci di spegnere il suo registratore di tanto in tanto, a causa della natura delicata e sensibile della materia. L’intervista, protrattasi per tre ore, ebbe luogo il 17 gennaio 1985, ma venne censurata da parte della Setta del Novus Ordo, e poi pubblicata [soltanto però uno breve stralcio di essa!] in “30 giorni Magazine”, solo dopo la sua morte ( avvenuta più di quattro anni dopo) il 2 maggio 1989 . –TCW.

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“Sono successe cose molto gravi”.

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Il marchese de La Franquerie, deceduto nel 1992

[Osservatore esperto per quanto riguardava l’infiltrazione nel Vaticano della giudaico-Massoneria]

Nel 1939 il signor de La Franquerie, diventato il segretario Ciambellano di Sua Santità, Papa Pio XII, nel 1958 ha fondato “L’Associazione degli Amici di Marie-Julie Jahenny”, in onore della profetessa francese tenuta in grande considerazione. Nel mese di maggio del 1985, il marchese fu in grado di organizzare un incontro di fondamentale importanza con “il Cardinale Siri” ed altri due francesi, il cui obiettivo era quello di chiedere al prelato di voler confermare o smentire le voci insistenti che lo davano eletto Papa nel Conclave precedente. – Il 18 maggio 1985, dopo aver recepito, da fonti attendibili, le voci persistenti sulla elezione del Cardinale Siri a Papa, il noto giornalista francese Luis-Hubert Remy (attraverso l’intermediazione critica del suo amico Monsieur de la Franquerie) – e François Dallaism – al fine di … come Monsieur Remy ha scritto: “… alleviare le nostre coscienze”, ottennero un incontro con il Cardinale Siri al palazzo vescovile di Genova (*). Dopo una conversazione molto piacevole tra loro quattro, fu posta la questione maggiore al prelato, e cioè: “… se egli fosse stato veramente eletto Papa!”.

“Quando gli abbiamo chiesto se fosse stato eletto Papa, la sua reazione è stata completamente diversa. Ha iniziato con il rimanere in silenzio per un lungo periodo di tempo, poi alzando gli occhi al cielo con una smorfia di sofferenza e di dolore, unite le mani, ha detto, soppesando ogni parola con gravità: ‘Io sono legato dal segreto.’ Poi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, ha detto di nuovo: ‘Io sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Avrei da scrivere interi libri sui diversi Conclavi. Sono successe cose molto gravi. Ma non posso dire nulla’”.(Estratto da:”. Il Papa: poteva essere il cardinale Siri” di Louis Remy, Bollettino di “SOUS LA BANNIERE”). (*) Nota: si tratta di una osservazione importante, poiché il palazzo vescovile di Genova, Italia, possiede elaborate telecamere di video-sorveglianza, che ne circondano interamente il perimetro, e questo già molti anni prima che tale tipo di tecnologia fosse divenuta di uso comune nell’ambito del settore pubblico [cioè le banche, istituzioni governative, ecc]. La nota mistica cattolica francese Marie-Julie Jahenny (alla quale sono legati molti aspetti del Pontificato nascosto del Papa in ostaggio), aveva avuto rivelazioni su come il nemico attuasse la sua carcerazione furtiva (Sede impedita!) del Vicario di Cristo. “Saranno impiegate armi recentemente inventate, e giorno e notte esse saranno posizionate attorno alla sua prigione” (13 marzo 1878). 

Nel 1986 un gruppo di Cattolici preoccupati, comprendente la dottoressa Elizabeth Gerstner, che pure aveva sentito voci insistenti in tutta Europa, secondo le quali “forse” il Cardinale Siri era stato eletto Papa in un Conclave precedente, e (se questo era vero), temendo che potesse essere sotto grave minaccia, con una lettera in nero, preparava un dossier con informazioni specifiche che si tentò di far giungere al Cardinale Siri nel 1986, al fine di poterlo aiutare qualora fosse davvero sotto costrizione. Questo atto virtuoso di grande carità, che prevedeva comprensivamente anche l’utilizzo di un eventuale inviato segreto per presentare il materiale, non ha mai ricevuto conferma che abbia potuto raggiungere il Pontefice sofferente.

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“Ieri sera sono stata portata a Roma (in visione), dove il Santo Padre, immerso nella tribolazione, è ancora nascosto al fine di eludere pericolose ingerenze. E’ molto debole, molto consumato dalla tensione, dall’ansia, dalla preghiera. Il principale motivo per cui debba nascondersi è quello per cui non può fidarsi che di così pochi… Più di una volta ho dovuto segnalargli, in preghiera, traditori ed uomini con brutte intenzioni tra gli alti ufficiali riservati del Papa, dandogli notizie di loro. .. Il Papa è così debole che non riesce più a camminare da solo. ” (visione profetica della Venerabile Anna Caterina Emmerich)

“Infiltrati? Sì …”

[Dalla setta del “ Novus Ordo”: in “30 Giorni Magazine”]

     Era il febbraio del 1988. Due giornalisti di “30 Giorni”, erano in viaggio nel nord d’Italia verso la città portuale di Genova per intervistare il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Siri. Era quello l’anno dei Papi: – il 30° anniversario della morte di Pio XII e l’elezione di Giovanni XXIII; il decimo anniversario dell’elezione di Giovanni Paolo II. Non c’era niente di meglio, per testimoniare sui pontificati di questi tre successori di Pietro, di Siri, visto che era stato egli stesso un papabile in tre conclavi. “A Siri fu fatta una domanda che non si aspettava, concernente la verità sulle accuse periodiche secondo le quali la Massoneria avrebbe infiltrato la Chiesa. L’anziano Cardinale non rispose e, suggerendo che egli non voleva fare alcuna dichiarazione pubblica sulla questione, ha indicato il registratore acceso. Poi ha fatto un gesto con la mano libera, gesto che era molto eloquente. Ciò che voleva dire era: ‘Altro che, se c’era infiltrazione.’ Spento il registratore Siri ha aggiunto: “Questa è una cosa molto seria, e non ho fonti di prima mano! Ho scritto un mio documento su questo e su altri eventi nella vita della Chiesa, che sarà pubblicato fra 50 anni. Ma per ora, preferirei non dire nulla di più!”

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Il Cardinal Siri, dopo il 1980.

     Ma il Cardinale si è confidato col suo grande amico personale, Raimondo Spiazzi, un teologo domenicano dello stampo di Pio XII, che è stato il decano della facoltà di Scienze Sociali dell’Angelicum. Spiazzi riporta parte della conversazione nella biografia che ha recentemente dedicato al suo defunto amico: “Siri ha detto che dovevamo pregare per i Conclavi futuri, per ottenere la grazia che coloro che avrebbero partecipato, possano essere veramente liberi da ogni tipo di condizionamento o di influenza, non solo in termini etnici o politici, ma anche sociali”. Abbiamo dovuto pregare perché … non ci sia alcuna manipolazione da parte di qualsiasi setta (*)”. Si riferiva alla Massoneria sulla base delle informazioni dirette che aveva ricevuto da affiliati e della sua conoscenza degli stratagemmi della Massoneria impiegati per irretire esponenti vaticani ed i loro uffici. Egli non ha esitato a fare nomi e ha parlato del pericolo anche per il Conclave. Forse è per questo che ha proposto l’abolizione del segreto di modo tale che gli eventi potessero aver luogo alla luce del giorno. (30 Giorni Magazine, “Infiltrati? Sì …”, novembre 1991, pag. 55).

(Nota importante: questo articolo è stato pubblicato dopo la morte di Papa Gregorio XVII avvenuta il 2 maggio 1989 AD –TCW).

“…Non ci sarà mai stata una tempesta così forte nei riguardi di qualsiasi altro Pontefice”.

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Mai, mai ci sarà stata una tempesta così forte nei confronti di qualsiasi altro Pontefice. Egli è già un martire prima di subire il martirio. Soffre prima che sia giunta l’ora. Ma lui offre la sua persona ed il sangue delle sue vene per tutti i suoi torturatori e per coloro che stanno facendo terribili attentati alla sua vita. Dovrà soffrire anche l’esilio.”(Apocalisse di Marie Julie Jahenny, d. 1941 d.C. -Con Approvazione Ecclesiastica-)

“… L’empia setta [Massoneria] vanta come una delle sue principali opere la persecuzione religiosa a cui si ispira … che è promossa dalla massoneria, in modo immediato o mediato, direttamente o indirettamente, con lusinghe o minacce, con la seduzione o la rivoluzione. ” – [Sua Santità, Papa Leone XIII, Dall’alto dell’apostolico seggio – sulla massoneria in Italia – 15.10.1890]. 

   Papa Gregorio XVII ha confermato le reali minacce di pressione su di lui al Conclave del 1958.

     Nei vari incontri clandestini alla fine degli anni 1980 con il sacerdote confidente, l’ostaggio Papa Gregorio XVII ha confermato le reali minacce illegali, che sono state operate su di lui nel Conclave del 26 OTTOBRE 1958.

Fondamentale per capire (rileggere se necessario).

   Ma la Chiesa perfetta di Cristo aveva già “messo in atto, a salvaguardia” la promulgazione di una “Legge”, per proteggersi da questo tipo di aggressori illegali: essa prevede provvidenzialmente anche il rimedio contro la possibile fragilità umana nei confronti delle minacce del Titolare di un legittimo Ufficio. Così, anche se si trovava nello stato di grave timore, ingiustamente inflitto, (timore che è poi durato per tutto il suo Pontificato), Papa Gregorio XVII non poteva (per legge) dimettersi dal suo Ufficio di Papa – anche desiderandolo – così come da decreto contenuto nel “Diritto Canonico”:

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Le dimissioni non sono valide per legge qualora siano state presentate per timore grave ed ingiustamente inflitto, per frode, per errore sostanziale o per simonia.” (1917- Codice di Diritto Canonico, can. 185).

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LA STORICA MISSIONE del 1988!

   “Ora ricordo le parole pronunciate da Nostro Signore a S. Tommaso: ‘Beati quelli che non vedono, ma credono’, applicate ai nostri tempi: “Beati voi, perché accettate il fatto storico della fumata bianca dalla Cappella Sistina delle ore 17 del 26 ottobre 1958, con l’annuncio dell’ “Habemus Papam”, cioè che è stato il Cardinale Giuseppe Siri ad essere eletto Papa, col nome di Gregorio XVII; ma il “potere delle tenebre” fermò il procedere del suo Pontificato pubblico per ben 30 anni, 6 mesi e 6 giorni, ad eccezione di 10 mesi e 16 giorni: quando in realtà il Papato si è svolto in segreto. Perché 10 mesi e 16 giorni? Questo periodo inizia dal primo giorno in cui ho incontrato il Papa, e cioè il 14 giugno 1988, e finisce nel giorno in cui egli è morto: il 2 maggio 1989. Lentamente le persone di tutto il mondo si possono rendere conto che il Papa Gregorio XVII (Siri) ed i suoi successori sono veri Papi della Chiesa Cattolica romana, mentre Giovanni XXIII (Roncalli) ed i suoi successori sono degli anti-papi della Chiesa Cattolica romana. … Dal giorno in cui ho incontrato Papa Gregorio XVII, l’ho amato. Perciò, vorrei che anche voi facciate parte del piccolo gruppo dei suoi seguaci: noi lo amiamo, dobbiamo quindi pregare per lui, e pregare per la Chiesa Cattolica romana “. [-Il Reverendo padre Peter Khoat Van Tran in una dichiarazione manoscritta del 20 MAGGIO A.D. 2006].

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Il pellegrinaggio di Khoat per trovare “Cardinal Siri” ha richiesto tre mesi di duro lavoro, di preghiera e di penitenza, durante i quali Dio gli ha rivelato molte intuizioni e così ha potuto coronare il suo lavoro con successo!

(L / R) 1.- P. Khoat viaggia (via treno in Italia) nella speranza di trovare il cardinale Siri (30 APRILE 1988); 2. – qui p. Khoat, sempre con un viso allegro, è ripreso lungo le strade d’Italia nel corso della sua missione [da notare che -mentre era in viaggio, Padre Khoat ha chiesto a molti degli italiani che ha incontrato, notizie in merito al Cardinal Siri, e numerose persone gli hanno riferito di aver sentito dire che il cardinale Siri era stato eletto Papa]; 3. – P. Khoat ha spaziato sul territorio italiano durante la sua missione strategica alla ricerca del cardinale Siri – (13 MAGGIO 1988).

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Ricevuta del biglietto ferroviario utilizzato durante la missione di Fr. Khoat per incontrare il “Cardinale” Siri nell’aprile del 1988.

TCW ha appreso che per un certo lungo periodo del suo viaggio, p. Khoat aveva fittato un appartamento a Genova, in Italia, nei pressi di una zona dove egli sapeva, perché riferitogli, che “il cardinale Siri” era stato a volte visto – anche se era sempre in compagnia di un gruppo di individui [perché sotto stretta custodia].

È stato invocato S. Antonio da Padova (il grande Santo taumaturgo)!

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(da sin. a dx.) 1)- La Basilica di Sant’Antonio dove p. Khoat celebrò privatamente la Messa Romana in latino chiedendo a S. Antonio un miracolo; – 2)- Il foglio di carta realmente utilizzato da p Khoat il 13 giugno 1988 d.C, con l’indirizzo dell’Istituto Ravasco; 3)- Immaginetta di S. Antonio.

Il 13 giugno del 1988, il giorno della festa di S. Antonio di Padova, p. Khoat offriva la S. Messa tridentina nella Basilica di S. Antonio (Padova, Italia) con l’intenzione di chiedere l’intervento miracoloso di S. Antonio affinché lo aiutasse a trovare e poter così parlare con il Cardinale Siri.

Dopo la S. Messa, la mattina stessa, a pranzo, un sacerdote di Genova disse a p. Khoat: “Il cardinale Siri ha lasciato Genova questa mattina, se volete vederlo, dovete andare all’Istituto-convento Ravasco, in Via Pio VIII al n. 28; – 00165 a Roma.”

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-L’Istituto-convento Ravasco a Roma, in via Pio VIII-

Khoat, il 13 giugno quindi, si mette prontamente in viaggio da Venezia a Genova e da qui, dalla stazione ferroviaria, a questo convento [l’Istituto Ravasco] di Roma, venendo a conoscenza subito che il Cardinale Siri avrebbe detto la Messa al mattino successivo. Per avere la possibilità di vedere e sperare quindi di parlare con il Santo Padre, [così da anni si sussurrava] P.Khoat prese un taxi per il convento già un’ora prima che la Messa iniziasse. Nell’attesa cominciò a passeggiare per i giardini del Convento-Istituto Ravasco, recitando il Santo Rosario: P.Khoat entrò nella cappella nel momento esatto in cui il cardinale Siri iniziava la celebrazione della S. Messa. – Al termine ha chiesto ad un presunto “assistente” del cardinale Siri, se poteva vedere un attimo da solo il Cardinale, ma la cosa gli fu prontamente rifiutata. P. Khoat insistette, affermando che lui voleva soltanto avere un autografo dal Cardinale su un libro che aveva con sé. L’ “attendente” (come un’altra persona nella stanza aveva detto a don Khoat, permise, anche se molto a malincuore a p. Khoat, che lo si lasciasse avvicinare, ma soltanto per cinque minuti, al Cardinal Siri, aggiungendo subito: “ … ma solo per breve tempo”. – Khoat si ritrovò a porte chiuse, e immediatamente chiese con vivacità al “Cardinale Siri” in francese, se egli fosse veramente il Papa, ma egli, non sapendo chi fosse p. Khoat, negò. P. Khoat raccontò quei momenti al Direttore di TCW, nel gennaio del 2006: “A quel punto non ero più io a parlare, io non stavo nemmeno pensando a queste parole, e gli dico: “Se fosse stata realizzata la Consacrazione della Russia, come la Madonna aveva chiesto, “… il mio vescovo non sarebbe stato ucciso, ed il mio Paese non sarebbe caduto in mano ai comunisti!”. “Lui mi guardò con le lacrime agli occhi dicendo:”lo so …” “e p. Khoat aggiunge: “… Non so da dove questo mi sia venuto, non sono state le mie parole, … era lo Spirito Santo!”[questo colloquio è stato pure riferito in un’omelia di p. Khoat il 20. 5. 2006, festa del Corpus Domini, e visibile in una videoregistrazione]. – Per intercessione di S. Antonio di Padova (in appena 24 ore), p Khoat è stato in grado non solo di individuare, ma di avere pure un colloquio con il Papa-ostaggio, Gregorio XVII- il 14 giugno 1988. La foto seguente (ripresa pochi istanti dopo che P. Khoat aveva incontrato privatamente ed onorato Sua Santità, Papa Gregorio XVII), registra questo storico evento (vedi data e ora in basso a destra: 88-6-14):

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(L/R) Foto di Fr. Khoat Tran, Sua Santità Papa Gregorio XVII, ed uno dei guardiani del Papa-ostaggio  Msgr. Grone (14 giugno A.D. 1988, Convento Istituto Ravasco – Roma, Italia).

Trenta anni di dolore!

   Poi P. Khoat disse: “Venga con me adesso. Ho due biglietti per andare in America, dove ci sono persone che vi aiuteranno. “Papa” Gregorio XVII rispose: « Sarebbe impossibile. Non posso andare. Mi possono uccidere in qualsiasi momento.”

(Estratto dalla prima conversazione tra padre Khoat ed il Papa in ostaggio Gregorio XVII, in un breve e teso incontro privato presso l’Istituto Convento Ravasco a Roma il 14 Giugno 1988 d.C.). Papa Gregorio XVII prega P. Khoat di tornare più tardi, di notte, ad una certa ora, per avere la possibilità di colloquiare senza essere controllati.

*****

     Dopo questo primo approccio, P. Khoat ha avuto ancora diversi incontri con Papa Gregorio XVII. Come è emerso dall’incontro con Papa Gregorio XVII (durante il quale Sua Santità aveva confidato a don Khoat che i suoi rapitori lo potevano uccidere in qualsiasi momento), P. Khoat porse la sua macchina fotografica ad una persona che si trovava nella stanza, e gli chiese di fare delle foto velocemente. Ancora una volta, questo è avvenuto proprio nel cuore del territorio nemico (si noti l’immagine dell’anti-Papa Giovanni Paolo II in alto a destra). Questo Monsignor Grone – che si faceva passare per gli esterni come uno della famiglia del Cardinale (il suo Segretario ufficiale) – era esattamente l’opposto. P. Khoat ha saputo più tardi che tale mons. Mario Grone, era un nemico “de fide”, il cui compito era quello di controllare da vicino, strettamente, Papa Gregorio XVII. Grone cercò vigorosamente di fermare lo scatto, ma questo oramai era già avvenuto e l’immagine presa. Si noti lo sguardo sul suo volto (di Grone), ed i gesti che sta facendo con le mani! Il nostro Papa invece, si è giustamente presentato con dignità: tiene le mani sulla talare e sta fermo. Nel ricordare i suoi occhi, da vicino, P. Khoat si esprime con queste parole: “Dal giorno in cui ho incontrato Papa Gregorio XVII, il 14 giugno del 1988, ho visto nel suo occhio, e non l’ho mai dimenticato, l’occhio della sofferenza, l’occhio del dolore, l’occhio dell’umiltà, l’occhio dell’amore. Il suo occhio mi segue sempre, di giorno e di notte, ogni volta che mi sveglio … so che ha sofferto tanto, ha sofferto troppo … “.

Papa Gregorio XVII incarica poi Padre Khoat di tornare più tardi presso il detto convento, dicendogli: “Torna qui alle otto di stasera, quando il mio segretario sarà andato via.”

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(Da sinistra a destra) 1)-Il “provvidenziale” sacerdote p. Peter Khoat Van Tran, il 4 aprile 1989 negli Stati Uniti; 2)-Il Papa-ostaggio (Gregorio XVII), Sua Santità poco prima della sua morte “improvvisa”; 3)- Sua Eccellenza, l’Arcivescovo Arrigo Pintonello (che è stato convocato dal gruppo di don Khoat Van Tran nel 1988, per contribuire a supportare Papa Gregorio XVII in modo sotterraneo e lungi dal Vaticano; la maggior parte degli altri convocati ha risposto con altrettanta generosità).

Khoat con un gruppo selezionato di religiosi, ha lavorato a stretto contatto con il Papa nascosto Gregorio XVII (che è stato sempre costantemente monitorato ed oppresso, durante il suo esilio forzato a Genova, Italia). Sua Santità è “deceduto” il 2 maggiodel 1989, ma aveva già formulato ed attuato una strategia per “salvare”la Vera Gerarchia pietrina della Chiesa Cattolica Romana! – Khoat obbedì, e la sera stessa venne a diretto contatto con monsignor Carlo Taramasso, residente nella vicina Santa Marinella ed infine con altri due convocati testimoni di fiducia: tra essi un noto prelato italiano, Sua Eccellenza, l’Arcivescovo Arrigo Pintonello. Papa GregorioXVII (un esperto di dottrina), poi ha agito attraverso il formulare una strategia dettagliata, un Piano attuato tra il 1988 e il1989, che ha dato luogo alla continuazione, senza interruzioni o “vacanze”del Papato, piano che tra l’altro comprendeva la creazione di Cardinali (con la designazione di un Camerlengo(*)che avrebbe così potuto convocare un legale Conclave.

(*) [“Alla morte del Pontefice il Cardinale Camerlengo, in qualità di rappresentante del Sacro Collegio, assume la carica della Casa Pontificia, notifica a tutti i Cardinali della Chiesa la morte del compianto Papa e l’elezione imminente. Ogni Cardinale ha diritto di voto in Conclave, ma deve essere presente di persona per poterlo fare. “-F. A. FORBES, La vita di Pio X, p. 62, 1918 Imprimatur].

Peter Khoat Van Tran, il coraggioso sacerdote che ha “salvato” Sua Santità, Papa GregorioXVII a cominciare dal mese di giugno del 1988, il 20 maggio 2006 d. C., nella festa del Corpus Christi, durante la commemorazione del 100° anniversario della nascita di Papa Gregorio XVII, ha pubblicamente confermato (su nastro video) davanti ad un gruppo di veri Cattolici che: «Sua Santità Papa Gregorio XVII ha proceduto alla nomina dei Cardinali prima della sua “misteriosa” morte avvenuta il 2 maggio, 1989 A.D.» Khoat ha chiarito inoltre che ci sono oggi “veri” Cardinali che sono stati nominati dal Papa GregorioXVII, ancora in vita!!![la cosiddetta “Chiesa sotterranea”].

“Ma le porte dell’inferno non prevarranno” 

Nota Storica

Il noto presule, il cardinale Ottaviani, che ha letto il testo del Terzo Segreto di Fatima che è stato dato dalla Beata Vergine Maria ai bambini di Fatima: egli ha confidato che (Il Terzo Segreto) dice che: “la grande apostasia inizierà dal massimo grado”.

ATTENZIONE: Questa frase [la grande apostasia avrà inizio dall’alto] non è stata mai riportata o accennata in nessun modo nel corso della “Rivelazione ufficiale al mondo del Terzo Segreto di Fatima”, gestita dalla criminale “setta” giudaico-massonica-Vatic. II-, la setta di usurpatori (a capo del cui comitato vi è il Patriarca universale degli Illuminati di Baviera, secondo don Luigi Villa, l’ “acchiappamassoni” incaricato da p. Pio da Pietrelcina, su mandato di S. S. Pio XII, – il futuro anti-Papa Benedetto XVI –ndr.- ) – 13 maggio 2000. –E.D.

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«Vedi l’Inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori … Se [le persone] non si fermano dall’offendere Dio, Egli punirà il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame, e della persecuzione della Chiesa e del Santo Padre». – Nostra Signora di Fatima 1917 d.C. – “Se poi dovessero verificarsi situazioni, per cui certi uomini assumessero la visibilità della “roccia”… le conseguenze sarebbero gravi.”

“Nel Vangelo di Matteo (XVI,18), la” roccia “, non è solo una persona, ma anche una “istituzione”. … La Chiesa fornisce la sicurezza, perché è la “roccia “, non il tufo, e non la sabbia. Si tratta di un significato che va oltre il senso materiale della metafora: … infatti, le rocce della terra crollano nel tempo, a causa degli effetti degli elementi, ma questa “roccia”, non potrà mai crollare, né sgretolarsi, dato che la sua solidità è garantita, nel testo di S. Matteo, da Gesù, fino alla fine dei tempi. La roccia rimane inattaccabile e nessuno può graffiarla, perché essa proviene da un’opera divina. Ma a volte gli uomini possono avere un po’ alterata dagli altri la visione della roccia. Altre strutture possono essere approntate per apparire simili alla roccia, altre cose possono apparire a tutti come tale. Ma esiste una distinzione profonda, ed anche se gli errori di questi uomini sono in grado di velare la realtà (verità), non possono distruggerla. La questione, facile per tutti, che si presenta è quella della visibilità della roccia. Se poi si dovessero verificare delle situazioni, per cui certi uomini assumono una visibilità in luogo della “roccia” nella Chiesa, le conseguenze sarebbero gravi. ” Estratto da: La Roccia del: Card. Siri (cioè papa Gregorio XVII) in “Il dovere dell’Ortodossia”, Pag. 6 . “Il Dovere dell’Ortodossia” è una pubblicazione originale da: RENOVATIO II (1967), fasc 2, pp. 183-184.

La “prigione” di Siri

    “Subito dopo il Conclave del 1978, il Cardinale Siri venne “scortato” presso il suo esilio familiare a Genova, li dove ha vissuto la sua lunga ed agonizzante prigionia. Il quartiere episcopale di Siri era diventato una prigione impenetrabile, dove ogni sua mossa era controllata dai suoi rapitori che, per il mondo esterno, erano mascherati da membri di fiducia della famiglia del Cardinale. Il Papa eletto e nascosto, ha languito in un confino indifeso e solitario, assistendo come testimone alla demolizione selvaggia della “sua” Chiesa, per più di un quarto di secolo. Solo verso la fine del suo lungo calvario, Siri avrebbe cominciato a fare delle rivelazioni scoprendo quanto riguardava l’intervento illegale esterno al Conclave e diretto contro il Papa eletto nel 1978, così come era stato fatto, sempre con lui, prima nell’elezione papale del 1963 e prima ancora nella più significativa” (e l’unica che veramente contava) nell’ottobre del 1958 -TCW) (Estratto da: “Papa Gregorio XVII Papa in esilio: 1958-1989” pubblicato da “Sangre De Cristo” News notes 15/08/90) .

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Foto della mappa originale utilizzata da p. Khoat dalla sua missione a Genova, Italia, nella primavera del 1988 nella speranza di trovare il “Cardinale Siri”.

I segni sulla mappa sono stati disegnati da p. Khoat stesso durante il suo viaggio del 1988. Nota: le frecce nere nelle foto sono di grafica del computer e non della carta, sulla quale invece si vede un cerchio tratteggiato fatto con un pennarello verde, che indica la posizione generale della Sede Diocesana di Genova. E in particolare si può osservare una piazzetta, disegnata a mano in nero, e che si trova all’interno del cerchio verde, collocata tra due strade: la Via di Albaro e via Orsini. Questa piazza indica la posizione esatta del Palazzo Vescovile, dove “Siri” (vale a dire Papa Gregorio XVII) è stato tenuto prigioniero da agenti massonici per decenni!

Due Visioni di Giacinta Marto di un futuro Papa. (ecclesiasticamente approvate)

“… Ho visto il Santo Padre in una casa molto grande …”

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 “Giacinta Marto

Poco dopo che i tre bambini ebbero ricevuto dalla Madonna il segreto di Fatima, nel luglio del 1917 d.C., Giacinta Marto ebbe due visioni, che ha raccontato a Lucia, che a sua volta le ha registrate nelle sue memorie con l’osservazione che: comprendono “parte del [terzo] segreto.” Entrambe le visioni riguardano un (futuro) Papa: «Non so come sia successo, ma ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, inginocchiato ad un tavolo, con la testa fra le mani, e piangeva, All’esterno della casa, c’erano molte persone. Alcuni di loro stavano lanciando pietre, altri lo stavano maledicendo e gli rivolgevano parolacce. Povero Santo Padre, dobbiamo pregare molto per lui. “

 La profetica anima Vittima (la Ven.  Anne-Catherine Emmerich) ha parlato del “Vero” Papa in esilio!

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  “Vedo il Santo Padre in grande difficoltà. (*) Egli vive in un altro palazzo e riceve solo poche persone in sua presenza. Se il partito dei malvagi conoscesse la sua grande forza, avrebbe sferrato un attacco anche ora. Temo che il Santo Padre soffrirà molte tribolazioni prima della sua morte, perché vedo la chiesa nera contraffatta che sta guadagnando terreno, vedo la sua influenza fatale sul pubblico. Il disagio del Santo Padre e della Chiesa è davvero tanto grande perché si debba pregare Dio giorno e notte. Mi è stato detto di pregare molto per la Chiesa e per il Papa … il popolo deve pregare ardentemente per l’estirpazione (l’eradicazione, la distruzione) della chiesa buia”. (Visione profetica di Anne Catherine Emmerich del 1824 d.C., agostiniana stigmatizzata, -. Dal libro, “La vita di Anne Catherine Emmerich,” da Rev. Carl E. Schmöger, C.Ss.R., vol II, pagine 292-293]).

“Egli vive in un altro palazzo”

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 Foto di P. Khoat all’interno del Palazzo Vescovile a Genova, Italia [2 Maggio 1988] nel quale Papa Gregorio XVII fu costretto prigioniero in esilio.

Il Papa-ostaggio Gregorio XVII è stato soggetto ad una costante costrizione lungo tutto il suo Pontificato; ogni Suo movimento veniva monitorato dai nemici della Chiesa. P. Peter Khoat Van Tran è stato in grado di scattare da sé questa immagine rapidamente prima che gli fosse intimato di lasciare i locali. Questo coraggioso sacerdote (Fr. Khoat) ha avuto il suo primo “assaggio” della sofferenza del Pontefice, all’interno del Palazzo Vescovile, in data 2 maggio 1988 [si veda al proposito l’ora e la data sulla foto]. P. Khoat in quell’occasione riuscì solo a vedere di sfuggita un lembo del suo mantello [di Gregorio XVII] mentre gli veniva incontro ma, circondato da un gruppo di uomini, fu prontamente spinto a salire verso una scala ed introdotto in una stanza, la cui porta fu immediatamente richiusa dietro di lui!

“Un giorno, Attraverso il Rosario e lo Scapolare, voglio Salvare il mondo.” (La Vergine Maria, a San Domenico)

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Alfonso Liguori: “Il diavolo ha sempre cercato, per mezzo degli eretici, di privare il mondo della Messa, e questo li rende i precursori dell’Anti-Cristo, i quali, prima di ogni altra cosa, cercheranno di abolirla, ed in effetti l’abolizione del Santissimo Sacramento dell’altare, è come una punizione per i peccati degli uomini, secondo la predizione di Daniele: ‘E gli è stato data la forza contro il sacrificio “continuo” (Dan VIII:12). “.mee-50

Atto di Riparazione per la blasfemia: Possa il Santissimo, Sacratissimo, adorabilissimo, misterioso ed ineffabile Nome di Dio, essere lodato, benedetto, amato, adorato e glorificato in cielo e sulla terra, dal Sacro Cuore di nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, nel Santissimo Sacramento dell’altare, e da tutte le creature di Dio. Amen. (Imprimatur: LC Epus Salford, 18 febbraio 1917) “E’ la fede e la speranza … che ci deve guidare qui. In primo luogo dandoci il coraggio di affrontare questi problemi, assicurandoci in anticipo che ci sono soluzioni all’interno dell’ordine voluto dal Signore per la sua Chiesa. Anche se Egli permette che la sua Chiesa sia provata, non ci permette di dubitare delle sue promesse, né dell’aiuto che Egli Le dà sempre, e che Egli è pronto a dare a questi cattolici timorosi, in cui oggi non si ha il coraggio di agire. [fr. Noel Barbara, “il restauro dell’Episcopato e del Papato”].

 

(Profezia del ven. Bernard de Bustis, sec. XV): “… al tempo dell’Anticristo,… si produrrà un conflitto violento con la Chiesa Romana e ci saranno grandi tribolazioni. In questo tempo, si produrrà uno scisma nel seno della Chiesa in occasione dell’elezione del Papa… c’è uno che sarà chiamato il vero papa, ma egli non sarà veramente tale. Egli perseguiterà il vero Papa e tutti coloro che gli obbediscono, affinché la maggioranza si dichiari in favore dell’antipapa, piuttosto che per il vero Papa. Ma questo antipapa avrà una triste fine, e resterà il vero unico Papa, Pontefice unico ed incontrastato. …”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MOVIMENTI TRADIZIONALISTI

I movimenti “TRADIZIONALISTI”

… costituiscono una forma ancor più sottile e sofisticata rispetto ai modernisti post-conciliabolo, di liberalismo pseudo-cattolico, eresia che Sarda y Salvany definisce PAGANESIMO con forme e linguaggio cattolico! Proponiamo la lettura del capitolo VII della sua opera “Il Liberismo è peccato” per comprendere in pieno le ragioni dell’autore, cattolico di ferro ed implacabile martello delle eresie liberal-massoniche, cancro del suo tempo, … eresie oggi al loro culmine massimo.

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CAP.7

IN COSA CONSISTE L’ESSENZA O LA RAGIONE INTRINSECA DEL CATTOLICESIMO LIBERALE

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Se si considera l’intima essenziale del liberalismo detto cattolico o, per parlare più volgarmente, del cattolicesimo liberale, si vede che con ogni probabilità essa è dovuta ad una falsa interpretazione dell’ATTO di FEDE. I cattolici liberali, se li si voglia giudicare dalle loro spiegazioni, fanno risiedere tutto il motivo della loro fede non nell’AUTORITA’ DI DIO INFINITAMENTE VERITIERO E INFALLIBILE che si è degnato di rivelarci il solo cammino che ci può condurre alla beatitudine soprannaturale, ma nel “libero apprezzamento del giudizio individuale” stimando questa credenza la migliore d’ogni altra. – Essi non vogliono riconoscere il Magistero della Chiesa come il solo che sia autorizzato da DIO a proporre ai fedeli la dottrina rivelata e a rivelarne il vero significato. Ma al contrario, facendosi giudici della dottrina, essi accettano di essa ciò che a loro pare buono, riservandosi il diritto di credere il contrario, tutte le volte che apparenti ragioni sembreranno dimostrar loro oggi come falso ciò che ieri era loro sembrato vero. –  Per rigettare questa pretesa è sufficiente conoscere la dottrina fondamentale sulla FEDE, esposta su questa materia dal santo CONCILIO VATICANO. Dopotutto i cattolici liberali si definiscono cattolici poiché essi credono fermamente che il cattolicesimo è la vera rivelazione del Figlio di DIO; ma essi si definiscono cattolici-liberali o cattolici-liberi, poiché giudicano che ciò ch’essi credono non possa essere imposto ad alcuno per nessun motivo che sia superiore a quello di una libera scelta dell’interessato. E tutto ciò in tal modo che a loro insaputa il diavolo ha malignamente sostituito in loro il principio naturalista del libero esame al principio soprannaturale della Fede; da qui risulta che immaginandosi di avere la Fede delle Verità cristiane essi non l’hanno affatto, sono solo convinti di averla il che non è esattamente la stessa cosa. – Ne consegue che, secondo loro, ritenendo la loro intelligenza libera di credere o non credere, sia la stessa cosa per le persone di tutto il mondo. Essi non vedono nell’“incredulità” un vizio, un’infermità o un accecamento volontario dell’intendimento e più ancora del cuore, ma un atto lecito, emanante dal foro interiore di ciascuno, padrone dunque, in questo caso, sia di credere che di negare. Il loro orrore di qualsiasi pressione esterna fisica o morale, che prevenga o castighi l’eresia, deriva da questa dottrina e produce in loro l’odio verso qualsiasi legislazione genuinamente cattolica. Di là anche il rispetto profondo con il quale vogliono che si trattino sempre le convinzioni altrui, anche le più nemiche della verità rivelata, poiché per essi, le più erronee sono tanto sacre quanto le più vere, poiché tutte nascono da un medesimo principio altrettanto sacro: la libertà intellettuale. E’ così che si erige a dogma ciò che si chiama tolleranza e che si emana ad uso dei polemisti cattolici un nuovo codice di leggi, che mai conobbero nei tempi passati i grandi polemisti del cattolicesimo. – Essendo la concezione della Fede essenzialmente naturalista, ne deriva che tutto il suo sviluppo successivo nell’individuo e nella società, deve esserlo allo stesso modo. Ne deriva che il giudizio principale e spesso esclusivo che i cattolici-liberali danno della CHIESA verte sui vantaggi culturali e di civilizzazione ch’essa procura ai popoli. Essi dimenticano e non citano mai, per così dire, il suo fine primario e soprannaturale che è la glorificazione di DIO e la salvezza delle anime. Molte apologie cattoliche scritte nella nostra epoca sono intrise di debolezza spirituale a causa di questa falsa concezione. Ciò a tal punto che se, per disgrazia, il Cattolicesimo fosse stato causa di qualche ritardo nel progresso materiale dei popoli, esso non sarebbe più, con buona logica agli occhi di quegli uomini, né una religione vera né una religione da lodarsi. – E notate che se si realizzasse questa ipotesi, ed essa può realizzarsi – dato che la fedeltà a questa stessa religione ha certamente causato la rovina materiale di famiglie e d’individui- la Religione non ne risulterebbe meno eccellente e divina. – Questo criterio (naturalista n. d. t.) è quello che dirige la penna della maggior parte dei giornalisti liberali; s’essi lamentano la demolizione d’una chiesa, non mettono in rilievo che la profanazione dell’arte, se si schierano in favore degli ordini religiosi, essi non fanno valere che i servizi resi dagli stessi alle Lettere; essi non esaltano una suora di carità, se non in considerazione dei servizi umanitari con i quali ella ha addolcito gli orrori della guerra; essi ammirano del culto ciò che è dal punto di vista della sua bellezza esteriore e della sua poesia; se, nella letteratura cattolica, essi rispettano le Sante Scritture è solamente a causa della loro sublime maestà. – Da questo modo di lodare le cose cattoliche solamente per la loro grandezza, la loro bellezza, la loro utilità, la loro eccellenza materiale, ne deriva logicamente che l’errore ha diritto alle stesse lodi allorquando esso ha diritto ai medesimi giudizi, come l’hanno avute in apparenza, in certi momenti diverse, le false religioni. – La stessa Pietà non è potuta sfuggire all’azione perniciosa del Principio Naturalista; esso l’ha pervertita in “pietismo” cioè in una falsificazione della vera Pietà, come vediamo in tante persone che non ricercano nelle pratiche di pietà altro che l’emozione ch’esse possono originare, e questo è un puro sensualismo e niente di più. Così oggi constatiamo che in molte anime, l’ascetismo cristiano, che è la purificazione del cuore mediante la repressione degli appetiti dei sensi, è interamente fiaccato e che il misticismo cristiano, che non è né l’emozione né la consolazione interiore, né alcun’altra di queste dolcezze umane, ma l’unione con DIO mediante l’assoggettamento alla sua santa volontà e all’amore soprannaturale, è completamente sconosciuto. – Per queste ragioni il cattolicesimo di un gran numero di persone, nella nostra epoca è un cattolicesimo liberale o più esattamente un cattolicesimo FALSO. Questo non è Cattolicesimo, ma un semplice Naturalismo, un naturalismo puro; cioè in una parola, se ci è permesso: Paganesimo con il linguaggio e le forme cattoliche.

Provocare la confusione delle idee: vecchio schema del diavolo!

“La confusione delle idee è un vecchio schema del diavolo. Non capire chiaramente e con precisione è generalmente l’origine dell’errore intellettuale. In tempo di scisma ed eresia, alterare e distorcere il senso corretto delle parole è un artificio fecondo di Satana, ed è facile porre insidie per gli orgogliosi intellettuali nei riguardi degli innocenti. Ogni eresia nella Chiesa rende testimonianza al successo di Satana che inganna l’intelletto umano con l’oscuramento e la perversione del significato delle parole. L’arianesimo fu una battaglia di parole ed il suo lungo continuo successo fu dovuto al suo cicaleggio verbale. Il Pelagianesimo ed il giansenismo hanno mostrato le stesse caratteristiche, ed oggi il liberalismo è con le sue astuzia ed oscurità, come una qualsiasi delle precedenti eresie.”

Per non appesantire oltremodo la meditazione del capitolo riportato, ma completare il discorso, aggiungiamo solo un brevissimo paragrafo illuminante dal cap. XII, che in altra sede ci ripromettiamo di pubblicare:

dal Cap. XII:

Il diavolo è un grande maestro in artifizi ed astuzie; la sua più abile manovra consiste nell’introdurre la confusione nelle idee e questo maledetto perderebbe la metà del suo potere sugli uomini, se le idee buone o malvagie ci apparissero quali sono con nettezza e franchezza. Notate, tra l’altro, che chiamare il diavolo: diavolo, non è di moda oggigiorno, senza dubbio perché il liberalismo ci ha dato l’abitudine di trattare “messer” il diavolo con un certo rispetto. Dunque la prima cosa che fa il diavolo in tempi di scisma e di eresia, è di imbrogliare e di cambiare il senso proprio delle parole: mezzo infallibile di falsare ed intorbidare efficacemente la maggior parte delle intelligenze“.

[Salvany: “Il liberalismo è un peccato”, capitolo XII]

I servi di “messer” demonio, in talare nera, rossa o bianca, usano il medesimo stratagemma del loro padrone, anche se si nascondono con un’aureola di santità o si mimetizzano balbettando versetti in latino o officiando Messe sacrileghe senza essere stati mai consacrati. [ndr.]

 

The vatican exposed: LA TESI SIRI confermata dai dossier della CIA

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Riportiamo un brevissimo scritto tratto dal libro “The vatican exposed” [money, murder and mafia] di Paul L. Williams giornalista e scrittore Americano, già consulente per diversi anni dell’FBI a conoscenza di varie “magagne”, ben documentate dai rapporti della Cia che, un tempo segreti, sono stati poi desegretati e quindi resi pubblicabili. Tra le vicende più apparentemente “strane” del secolo scorso, il giornalista si è occupato di avvenimenti e vicende poco chiare legate al Vaticano e ad alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica vaticana, il tutto lucidamente sostenuto da documenti inoppugnabili, come i “dossier” appunto del Dipartimento di Stato oggi desegretati e consultabili da chicchessia. In alcune pagine del suo libro, Williams riporta stralci di dossier, peraltro confermati pure da altri autori, dei quali riporta la bibliografia, che riguardano il Conclave del 1958, Conclave nel corso del quale si è consumata la “TRUFFA” più colossale e meglio riuscita [… almeno per il momento] della storia dell’umanità: l’elezione di Papa Gregorio XVII, Cardinal Siri, e la sua sostituzione forzata con un “burattino”, l’antipapa G. Roncalli, sedicente Giovanni XXIII, massone programmato, gestito e manipolato dai pupari del potere giudaico-massonico per la distruzione spirituale dell’umanità, tappa pressoché finale del controllo mondiale della setta al servizio di lucifero. Eccone qui il contenuto, rimandando i più interessati agli approfondimenti, all’intero volume ed ai testi ivi segnalati in bibliografia. Tanto per avvalorare la cosiddetta “Tesi Siri”, contestata nel modo più pittoresco e grottesco possibile dai falsi occupanti i sacri palazzi e dai loro fiancheggiatori, i finti tradizionalisti delle Fraternità non-sacerdotali e dei sedevacantisti di nome o di fatto, che millantano diritti ed uffici usurpati gli uni, ed inesistenti continuità apostoliche gli altri.

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Paul L. Williams.

The vatican exposed [pp. 91-92]

… Pio XII aveva nominato cardinale Giuseppe Siri come suo successore designato (1): Siri era ferocemente anti-comunista, un tradizionalista intransigente in materia di dottrina della Chiesa, ed un burocrate esperto personalmente addestrato nelle complessità delle finanze vaticane da Bernardino Nogara. Inoltre, Siri aveva l’appoggio di un gruppo di cardinali noto come “il Pentagono.” Il gruppo comprendeva i cardinali Canali, Pizzardo, Muscara, Ottaviani, Mimmi, e Spellman. A questo gruppetto si opponeva una formazione composta da un gruppo progressista o anti-Pentagono di cui facevano parte il primate di Polonia Wyszynski, il cardinale indiano Garcia, i cardinali francesi, il cardinale Lercaro, e Roncalli. I progressisti erano preoccupati per l’irrigidimento del regime di Pio XII, per l’accentramento di tutto il potere e l’autorità nella persona del Papa, la mancata volontà di avviare la riforma, e per la crociata anti-comunismo che stava creando un abisso tra l’est e l’ovest. – Nel 1958, [26 ottobre –ndr.-] quando i cardinali furono rinchiusi nella Cappella Sistina per eleggere un nuovo Papa, eventi misteriosi cominciarono a svolgersi. Al terzo scrutinio, Siri, secondo fonti dell’FBI, ottenne i voti necessari e fu eletto come Papa Gregorio XVII. (2) Dal camino della Cappella sbuffò fumo bianco per informare i fedeli che era stato scelto un nuovo Papa. La notizia venne annunciata con gioia alle 18:00 dalla Radio Vaticana. L’annunciatore diceva: “Il fumo è bianco … Non c’è assolutamente alcun dubbio … è stato eletto un Papa.” (3) Furono allertati il Palatino e le guardie svizzere. Questi furono richiamati dalle loro caserme e si ordinò loro di recarsi alla Basilica di San Pietro per l’annuncio del nome del Santo Padre. – Ma il nuovo Papa non compariva … e cominciò così a sorgere la domanda se il fumo fosse bianco o grigio. Per sedare i dubbi, monsignor Santaro, segretario del Conclave dei cardinali, comunicava alla stampa che il fumo era da giudicarsi bianco e che quindi un nuovo Papa era stato eletto. L’attesa continuava. In serata la Radio Vaticana annunciava che i risultati rimanevano … incerti. Il 27 ottobre 1958 lo Houston Post titolava: “I Cardinali non riescono ad eleggere papa al 4° Ballottaggio: “Mix-Up in Smoke Signals”. Questa si è poi dimostrata una false notizia (4). – I rapporti in realtà erano stati veritieri … al quarto scrutinio, secondo fonti dell’Fbi, Siri ancora una volta otteneva i voti necessari per essere eletto Sommo Pontefice. Ma i Cardinali francesi [capitanati dal massone 33° Tisserand –ndr.-] annullarono i risultati, sostenendo che l’elezione avrebbe causato disordini diffusi e l’assassinio di numerosi vescovi di spicco dietro la cortina di ferro. “(5). – I cardinali hanno deciso quindi di eleggere il cardinale Federico Tedischini come “Papa di transizione”, ma Tedischini era troppo malato per accettare l’incarico. Infine, al terzo giorno di ballottaggio, Roncalli ottenne il supporto necessario per diventare “papa” Giovanni XXIII. I cardinali conservatori credevano che Roncalli, all’età di settantotto anni, fosse troppo vecchio per avviare la devastazione all’interno del Vaticano e pensavano potesse servire solo come un ” Papa guardiano ” fino al conclave successivo, ma … si sbagliavano. – Il primo atto di Giovanni XXIII come “papa” fu quello di nominare l’arcivescovo Giovanni Battista Montini, il suo compagno “progressista” che era stato “esiliato” al Nord Italia, “cardinale”. Nominò ventitré altri cardinali aggiuntivi per scongiurare qualsiasi tentativo da parte degli “ultras” (come il nuovo “papa” chiamava la vecchia guardia) per riprendere il controllo del Vaticano. Molti dei nuovi cardinali erano ben noti per i loro sentimenti di sinistra; altri venivano dai paesi del Terzo Mondo. (6) Tornando negli Stati Uniti dal conclave, il cardinale Spellman lo annunciava con disprezzo dicendo del nuovo “papa”: “… egli non è un Papa … ma dovrebbe andare a vendere le banane.” (7)

(1) Cooney: American Pope. New York Times books, 1988

(2) Department of State secret dispatch, “John XXIII”. News of this bizarre event was leakid to forein journalists, including Louis Remy, who later wrote an article intled “The Pope: Could He Be Cardinal Siri?” the article appeared in Sous la banniere 6 (July/August 1986).

(3) The annoncer’s words appeared in the London Tablet, November I, 1958, p. 387.

(4) Houston Post, October 27, 1958, pp. 1 and 7.

(5) Department of State secret file, “Cardinal Siri”, issue date: April 10, 1961, declassified: February 28, 1994.

(6) Manhattan, Murder in the Vatican, p. 37, Richard P. Mc Brien, Lives of the Popes –San Francisco: Harper, 1997, pp. 371-72.

(7) Cardinal Spellman, quoted in Cooney, American Pope, p. 261, New York Times books, 1988

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Dal “papa” che doveva andare a vendere le banane, siamo così passati alla “repubblica vaticana delle banane”! Se non ci fossero risvolti e conseguenze tragiche in tutto ciò per le anime perse per sempre, ci sarebbe dallo sbellicarsi dal ridere! Che Dio ci liberi quanto prima! [-ndr.-]

26 sistine-chapel-white-smoke[Il Papa è stato eletto! … 26-X-1958]