CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: APRILE 2022

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: APRILE 2022

Aprile è il mese che la Chiesa Cattolica dedica alla SANTA PASQUA ed alle celebrazioni pasquali.

[Mons. G. Bonomelli: Misteri Cristiani, vol. II, Queriniana, Brescia, 1894]

Nell’augusta nostra Religione vi è un fatto solenne e strepitoso, che è il vertice della vita di Cristo, che getta una luce sfolgorante sulla sua divina missione, che suggella tutta l’opera sua e fa scintillare sulla sua fronte gli infiniti splendori della sua divinità: voi mi avete già compreso: esso è il fatto della sua Risurrezione, che la Chiesa in questo giorno, con tutta la pompa del sacro rito e con santo tripudio del suo cuore, rammenta e festeggia. Tutta la nostra Religione, tutta la nostra fede poggia, come sulla sua pietra fondamentale, su questa verità: Gesù Cristo è vero Dio. – Ora le prove svariatissime della divinità di Gesù Cristo si legano e si intrecciano tra loro per guisa, che tutte mettono capo e quasi si incentrano nel gran fatto della Risurrezione. È questo il miracolo dei miracoli, la prova delle prove della sua Divinità: se questa non regge agli assalti della ragione umana e della miscredenza, tutto intero si sfascia 1’edificio della nostra fede: se questa prova sta salda di fronte agli assalti dei nemici tutti, con essa e per essa sta ritta in piedi la grand’opera di Cristo, la Chiesa, e con la Chiesa e per la Chiesa la sua dottrina. Ecco perché gli Apostoli, fin dal primo dì che annunziarono il Vangelo, appellarono costantemente al miracolo della Risurrezione: ecco perché l’Apostolo gridava ai Corinti: Se Cristo non è risuscitato, è vana la nostra predicazione, vana ancora la nostra fede; noi siamo falsi testimoni di Dio, voi siete ancora nei vostri peccati…. e siamo i più miserabili di tutti gli uomini (Iai Cor. XV, 14, 15, 17, 19) –

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En ego, o bone et dulcissime Iesu, ante conspectum tuum genibus me provolvo ac maximo animi ardore te oro atque obtestor, ut meumin cor vividos fidei, spei et caritatis sensus, atque veram peccatorum meorum paenitentiam, eaque emendandi firmissimam voluntatem velis imprimere: dum magno animi affectu et dolore tua quinque Vulnera mecum ipse considero, ac mente contemplor, illud præ oculis habens, quod iam in ore ponebat tuo David Propheta de te, o bone Iesu: ≪ Foderunt manus meas et pedes meos; dinumeraverunt omnia ossa mea≫ (Ps. 21, V. 17 et 18).

Fidelibus, supra relatam orationem coram Iesu Christi Crucifixi imagine pie recitantibus, conceditur: Indulgentia decem annorum;

(ai fedeli che recitano questa orazione piamente davanti ad una immagine di Gesù crocifisso, si concedono 10 anni di indulgenza)

Indulgentia plenaria,

si præterea sacramentalem confessionem instituerint, cælestem Panem sumpserint et ad mentem Summi Pontificis oraverint

(… se preceduta dalla confessione sacramentale e dalla Comunione – Pane celeste – pregando secondo le intenzioni del Sommo Pontefice: Indulgenza plenaria.)

(S. C. Indulg., 31 iul. 1858; S. Paen. Ap., 2 febr. 1934).

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Deus, qui Unigeniti Filii tui passione, et per quinque Vulnera eius Sanguinis effusione, humanam naturam peccato perditam reparasti; tribue nobis, quaesumus, ut qui ab eo suscept Vulnera veneramur in terris, eiusdem pretiosissimi Sanguinis fructum consequi mereamur in caelis. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen (ex Missali Rom.).

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo oratio quotidie per integrum mensem pie iterata fuerit

(S. Paen. Ap., 12 dee. 1936).

Queste sono le feste del mese di APRILE 2022

1 Aprile

              Primo Venerdì

2 Aprile S. Francisci de Paula Confessoris – Duplex

               Primo Sabato

3 Aprile Dominica I Passionis    Semiduplex I. classis *I*

4 Aprile S. Isidori Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

5 Aprile S. Vincentii Ferrerii Confessoris    Feria

8 Aprile Septem Dolorum Beatæ Mariæ Virginis

9 Aprile Sabbato infra Hebd. Passionis

10 Aprile Dominica II Passionis seu in Palmis  – Semiduplex I. classis

11 Aprile Feria Secunda Majoris Hebdomadæ  

                      S. Leonis I Papæ Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

12 Aprile Feria Tertia Majoris Hebdomadæ

13 Aprile Feria Quarta Majoris Hebdomadæ   

                  S. Hermenegildi Martyris   

14 Aprile Feria Quinta in Cena Domini    Feria privilegiata *I*

15 Aprile Feria Sexta in Parasceve

16 Aprile Sabbato Sancto   

17 Aprile Dominica Resurrectionis    Duplex I. classis

18 Aprile Die II infra octavam Paschæ    Duplex I. classis

19 Aprile Die III infra octavam Paschæ    Duplex I. classis

20 Aprile Die IV infra octavam Paschæ    Duplex I. classis

21 Aprile Die V infra octavam Paschæ    Duplex I. classis

                      S. Anselmi Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris

22 Aprile Die VI infra octavam Paschæ    Duplex I. classis

                      SS. Soteris et Caji Summorum Pontificum et Martyrum

23 Aprile Sabbato in Albis    Semiduplex

                         S. Georgii Martyris

24 Aprile Dominica in Albis in Octava Paschæ    Duplex I. classis

25 Aprile S. Marci Evangelistæ    Duplex II. classis

26 Aprile SS. Cleti et Marcellini Sum. Pontif. et Martyrum  –  Semiduplex

27 Aprile S. Petri Canisii Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

28 Aprile S. Pauli a Cruce Confessoris    Duplex

29 Aprile S. Petri Martyris    Duplex

30 Aprile S. Catharinæ Senensis Virginis    Duplex

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: MARZO (2022)

CALENDRIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: MARZO 2022

MARZO È IL MESE CHE LA CHIESA DEDICA A S. GIUSEPPE

padre putativo di Gesù, e protettore della Chiesa Cattolica.

È comune e pia credenza dei fedeli, che i Santi in Paradiso abbiano uno zelo ed una potenza particolare di ottenerci quelle medesime grazie, di cui essi furono favoriti mentre si trovavano ancora su questa terra. Ed è perciò che noi ricorriamo, per esempio, a S. Luigi Gonzaga per ottenere la virtù della santa purità, a S. Maria Maddalena per acquistare lo spirito di penitenza, a S. Tommaso d’Aquino per conseguire la scienza delle cose celesti, a S. Bernardo per accrescere in noi la divozione a Maria, e così ad altri Santi per altre grazie. Ora, sebbene, come abbiamo già detto, S. Giuseppe sia stato da Dio favorito di ogni genere di grazie, è certo tuttavia che una delle più singolari fu per lui la grazia di fare una morte tanto preziosa e beata tra le braccia di Gesù e di Maria. E perciò senza dubbio, dopo la Vergine, nessun altro Santo è più zelante di ottenere una simil grazia a noi e più potente ad acquistarcela dal suo caro Gesù, di quello che lo sia S. Giuseppe. Che non faremo adunque per procacciarci una santa morte! Alla fin fine è questa la grazia delle grazie, perché se moriremo bene, in grazia di Dio, saremo salvi per tutta l’eternità, ma se invece moriremo male, senza la grazia del Signore, saremo eternamente perduti. Raccomandiamoci pertanto a questo possente protettore dei moribondi S. Giuseppe. Non lasciamo passar giorno senza ripetere a lui, a Gesù ed a Maria, con tutto il fervore dell’anima, queste ardenti preghiere: Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell’ultima agonia; Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l’anima mia. – Ma ricordiamoci bene, che raccomandarsi a questo Santo per una buona morte è cosa certamente utile e bella, ma non del tutto sufficiente. Conviene che anzi tutto facciamo quanto sta in noi per menare una vita veramente cristiana, perché in generale la morte non è che l’eco della vita stessa. Conviene che subito riandiamo con la nostra coscienza per vedere se caso mai vi fosse il peccato mortale, affine di prontamente detestarlo e cancellarlo mediante una buona confessione. Conviene che subito ci mettiamo ad amare e servire Iddio di più e più alacremente del passato, perché ripariamo così al tempo perduto e ci affrettiamo ad accumulare quelle sante opere, le quali soltanto ci conforteranno nell’ultimo istante di nostra vita. Oh sì; se noi ci adopreremo con tutte le nostre forze per vivere veramente da buoni Cristiani, possiamo nutrire la dolce speranza di fare anche noi una santa morte: una morte, in cui Gesù verrà a confortarci per un’ultima volta colla sua reale presenza, anzi colla comunione di se stesso; una morte in cui Maria scenderà amorosa al nostro fianco per combattere e cacciare lontano da noi l’infernale nemico; una morte, in cui l’amatissimo nostro S. Giuseppe si troverà a noi dappresso per stenderci amorosamente la mano ed aiutarci a fare felicemente e lietamente i gran passo alla eternità.

[A. Carmignola: S. Giuseppe. Tipogr. e libr. Salesiana, TORINO, 1896)

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Memento nostri, beate Ioseph, et tuæ oration is suffragio apud tuum putativum Filium intercede; sed et beatissimam Virginem Sponsam tuam nobis propitiam redde, quæ Mater est Eius, qui cum Patre et Spiritu Sancto vivit et regnat per infinita sæcula sæculorum. Amen.

(S. Bernardinus Senensis).

(Indulgentia trium annorum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidie per integrum mensem oratio devote recitata fuerit (S. C. Indulg., 14 dec. 1889; S. Pæn. Ap., 13 iun.1936).

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Ad te, beate Ioseph, in tribulatione nostra confugimus, atque, implorato Sponsæ tuæ sanctissimæ auxilio, patrocinium quoque tuum fidenter exposcimus. Per eam, quæsumus, quæ te cum immaculate Virgine Dei Genitrice coniunxit, caritatem, perque paternum, quo Puerum Iesum amplexus es, amorem, supplices deprecamur, ut ad hereditatem, quam Iesus Christus acquisivit Sanguine suo, benignius respicias, ac

Necessitatibus nostris tua virtute ope succurras. Tuere, o Custos providentissime divinae Familiæ, Iesu Christi sobolem electam; prohibe a nobis, amantissime Pater, omnem errorum ac corruptelarum luem; propitius nobis, sospitator noster fortissime, in hoc cum potestà te tenebrarum certamine e cœlo adesto; et sicut olim Puerum Iesum e summo eripuisti vitæ discrimine, ita nunc Ecclesiam sanctam Dei ab hostilibus insidiis atque ab omni adversitate defende: nosque singulos perpetuo tege patrocinio, ut ad tui exemplar et ope tua suffulti, sancte vivere, pie emori, sempìternamque in cœlis beatitudinem assequi possimus. Amen.

(Indulgentia trium (3) annorum. Indulgentia septem (7) annorum per mensem octobrem, post recitationem sacratissimi Rosarii, necnon qualibet anni feria quarta. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidiana orationis recitatio in integrum mensem producta fueri: (Leo XIII Epist. Encycl. 15 aug. 1889; S. C. Indulg., 21 sept. 1889; S. Paen. Ap., 17 maii 1927, 13 dee. 1935 et 10 mart. 1941).

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O Ioseph, virgo Pater Iesu, purissime Sponse

Virginis Mariæ, quotidie deprecare prò nobis

ipsum Iesum Filium Dei, ut, armis suae gratiæ

muniti, legitime certantes in vita, ab eodem coronemur

in morte.

(Indulgentia quingentorum (500) dierum (Pius X, Rescr. Manu Propr., 11 oct. 1906, exhib. 26 nov. 1906; S. Pæn. Ap. 23 maii 1931).

Queste sono le feste di

MARZO 2022

2 Marzo Feria IV Cinerum    Simplex

4 Marzo S. Casimiri Confessoris    Semiduplex

                  I VENERDI

5 Marzo     I SABATO

6 Marzo Dominica I in Quadr.    Semiduplex I. classis

                  Ss. Perpetuæ et Felicitatis Martyrum    Duplex

7 Marzo S. Thomæ de Aquino Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

8 Marzo S. Joannis de Deo Confessoris    Duplex

9 Marzo S. Franciscæ Romanæ Viduæ    Duplex

                   Feria Quarta Quattuor Temporum Quadragesimæ    Simplex

10 Marzo Ss. Quadraginta Martyrum    Semiduplex

11 Marzo Feria Sexta Quattuor Temporum Quadragesimæ    Simplex

12 Marzo S. Gregorii Papæ Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

                  Sabbato Quattuor Temporum Quadragesimæ    Simplex

13 Marzo Dominica II in Quadr    Semiduplex I. classis

17 Marzo S. Patricii Episcopi et Confessoris    Duplex

18 Marzo S. Cyrilli Episcopi Hierosolymitani Confessoris et Ecclesiæ   

                    Doctoris    Duplex

19 Marzo S. Joseph Sponsi B.M.V. Confessoris    Duplex I. classis *L1*

20 Marzo Dominica III in Quadr    Semiduplex I. classis

21 Marzo S. Benedicti Abbatis    Duplex majus *L1*

24 Marzo S. Gabrielis Archangeli    Duplex majus *L1*

25 Marzo In Annuntiatione Beatæ Mariæ Virginis    Duplex I. classis *L1*

27 Marzo Dominica IV in Quadr    Semiduplex I. classis

S. Joannis Damasceni Confessoris    Duplex

28 Marzo S. Joannis a Capistrano Confessoris    Semiduplex m.t.v.

22 FEBBRAIO (2022) FESTA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO

A. CAPECELATRO:

LA DOTTRINA CATTOLICA

De Angelis e figli ed. e tip., NAPOLI, 1877

Vol. II. LIBRO III, CAP. XIII

Per potere esporre con chiarezza gl’insegnamenti della Chiesa intorno al primato dottrinale del Romano Pontefice, ei c’è bisogno di volgere un po’ lo sguardo addietro, e di rifare una parte del cammino già fatto. La Chiesa, come fu detto, non vive d’una dottrina propria, sì bene della dottrina rivelata da Cristo. E Cristo, come capo della Chiesa, essendo in una comunione perennemente vivificatrice con tutt’i membri di essa, a tutti la comunica amorevolmente. Di qui deriva, che la Chiesa ha nel suo seno il tesoro inestimabile di una dottrina ferma, sicura, anzi infallibile. Non pertanto, poiché i membri della Chiesa hanno diversi uffizj, ciascuno riceve l’infallibile dottrina secondo la capacità l’uffizio suo proprio. Quei membri che costituiscono la Chiesa insegnata, hanno l’infallibilità che i teologi chiamano passiva; perciocché, ascoltando umilmente i pastori uniti col Papa, ascoltano Cristo (chi ascolta voi ascolta me, disse Gesù), e professano così una fede infallibile. Quei membri che costituiscono la Chiesa insegnante, ossia i Vescovi e il Papa, hanno la infallibilità attiva, in quanto che non solo professano, ma insegnano infallibilmente le dottrine di Gesù Cristo. Così il principio vero dell’infallibilità della dottrina nella Chiesa è sempre Gesù Cristo, infinito conoscitore ed amatore di verità, anzi Verità infinita Egli stesso. In effetti non ci sono varj maestri della dottrina celeste qui in terra, ma un solo è il Maestro, Gesù Cristo; il quale, luce vera che illumina tutto il mondo, tiene chiusi in sé tutt’i tesori della scienza e della sapienza del Padre; ed anzi è la sustanziale Parola del Padre. – Poiché, dunque, nella Chiesa ci ha un insegnamento infallibile, due cose principalmente importano sapere: quale sia la materia di esso insegnamento, e per quali organi questo insegnamento, comune a tutta la Chiesa, si manifesti senza pericolo di errore. Della materia di esso insegnamento fu discorso nei capitoli antecedenti, e qui appena se ne farà un altro cenno. Ora rimane che esponiamo quali siano nel corpo della Chiesa gli organi visibili e certi, pei quali Gesù Cristo infallibilmente ci comunica la sua dottrina. – In prima la Chiesa insegnata non può essere l’organo dell’insegnamento infallibile; perciocché ove il fosse, per ciò stesso smetterebbe la sua natura di Chiesa insegnata, e diverrebbe insegnante. Organo dunque di questa infallibilità dev’essere naturalmente la gerarchia ecclesiastica; non quella parte della gerarchia che ha per uffizio principale il culto e l’amministrazione lei sacramenti, com’è il sacerdozio; ma quella parte della gerarchia che costituisce propriamente e nel senso più stretto la Chiesa insegnante, cioè l’Episcopato congiunto col Papato. I Vescovi però, comunque li vogliamo considerare uniti, sono parecchi; e Gesù Cristo, benché li costituisse ciascuno maestro nella sua diocesi, pure sapientissimamente. non li costituì ciascuno maestro infallibile della dottrina. Oso anzi dire che se l’avesse fatto, sarebbero mancati i vincoli veri della gerarchia, e i membri si sarebbero agevolmente sciolti dalla vitale comunione che debbono avere col loro capo. Avremmo avuto diversi corpi e non un sol corpo, parecchie Chiese e non una sola Chiesa. Il Signore volle invece sapientissimamente che nella dottrina, come in tutto il governo della Chiesa, i molti si dovessero ridurre all’uno, per la strettissima congiunzione di ciascuno col capo. Così l’unità e l’infallibilità della dottrina derivano nella Chiesa insegnante dall’uno, che è Capo visibile della Chiesa, in quella stessa guisa che derivano dall’Uno che n’è il Capo invisibile. Così l’Uno Gesù Cristo è il principio infallibile della dottrina; e l’uno Papa è l’organo infallibile della stessa dottrina. – Ma chi guardi al mirabile e saldo congegno della Chiesa, non basta dichiarare che il Papa sia nel corpo della Chiesa l’organo infallibile della dottrina di Cristo: bisogna chiarire per quali vie ciò accada. Come non ci ha nella Chiesa un solo pastore, ma parecchi pastori sottoposti al primo; così non ci ha nella Chiesa un solo maestro che tiene il luogo di Cristo, ma parecchi maestri pur sottoposti al primo. Il Papa, ponete ben mente a questo, come capo della Chiesa, è in un’intima, perenne e vitale congiunzione con l’Episcopato, che essendo corpo insegnante, riesce esso stesso nel corpo della Chiesa strumento dell’infallibilità di Cristo. Di qui segue che ad aver questa infallibilità, non deve mancare mai l’Uno che Cristo fece infallibile, e nel quale si appunta e si personifica tutto l’Episcopato; e ci deve pur sempre Chiesa la visibile o la invisibile congiunzione dell’Uno coi Vescovi, i quali senza di ciò sarebbero essi stessi ingnati e non insegnanti. – Pertanto questa vitale congiunzione dell’Episcopato col romano Pontefice, quando si tratti della dottrina, si può manifestare per tre modi; cioè pel Concilio ecumenico, per un giudizio esterno e visibile del Papa con la Chiesa dispersa, e per la definizione del solo Papa, invisibilmente congiunto con l’Episcopato. Nel Concilio ecumenico il Papa e tutt’i Vescovi raccolti attorno a lui con un solo giudizio esterno, giudicano della vera. Nella dottrina, e definiscono infallibilmente i dommi della fede e della morale. Ciascun Vescovo ivi giudica, e il giudizio di ciascuno e di tutti è infallibile per la congiunzione che tiene col Capo. Fuori del C oncilio, quando il Papa interroga esplicitamente o implicitamente tutto l’Episcopato intorno alla dottrina cattolica, e giudica con essi, si ha per un altro modo lo stesso giudizio unico ed esternamente visibile dei dommi cattolici. Infine il Papa può altresì, quando lo stimi opportuno pel bene della Chiesa, giudicare e definire da sé solo i dommi di fede; e siffatto giudizio è di per sé infallibile, né ha bisogno per esser tale che l’Episcopato lo esamini, lo discuta e lo accetti. Nonpertanto ciò non significa che in tal caso il Papa sia separato dai Vescovi. Invece anche allora ei definisce la verità in virtù della promessa ad esso congiunto, d’inerranza fattagli da Cristo, e pure in virtù di quella vitale e strettissima comunione che c’è sempre tra il Capo e il corpo della Chiesa insegnante, tra il Papa e l’Episcopato. Che questa vitale comunione, da cui sorge l’unità della dottrina, non si manifesti con un giudizio esterno e col suono materiale della voce, che importa? Non deriva essa forse dalla volontà stessa di Cristo, e dalla promessa ch’Egli fece di tener sempre congiunti nella Chiesa il capo coi suoi membri, e particolarmente con l’Episcopato, il quale senza di ciò né sarebbe uno, né anzi si potrebbe mai ridurre ad unità vera? Che importa che la vitale comunione tra il Papa e i Vescovi non si vegga dagli occhi nostri corporei, come nel Concilio? Deriva essa forse la dottrina della fede dal numero maggiore o minore dei giudici, dalla sapienza umana, dalle dispute, dalla dialettica, dall’acume dell’umano intelletto? No certo; ma deriva tutta e sola dallo Spirito del Signore, che congiunge il Capo col corpo episcopale, ed assiste la Chiesa e particolarmente il suo Capo, perché nella dottrina della fede e della morale non erri. Né vale il dire che alcuni dei Vescovi, poiché non sono interrogati, possono opinare contro alle dottrine definite dal Papa, ed infermarne il valore; perciocché l’Episcopato cattolico si costituisce dai Vescovi che hanno la vitale congiunzione col loro capo: ond’è che quei Vescovi i quali, dopo che il domma sia definito, ricusano di averla, sono membri scissi dalla vita vera della Chiesa, sono tralci secchi e buoni al fuoco soltanto. Però, siccome nel Concilio alcuni Vescovi che dissentono, non impediscono l’infallibilità del giudizio del Papa e dell’Episcopato; così fuori del Concilio alcuni Vescovi che non accettino la definizione papale, non impediscono che essa esprima la dottrina di tutta la Chiesa insegnante, che è quanto dire del Capo e dell’Episcopato strettissimamente ad esso congiunto. – Da tutte le cose dette dunque si conchiude che il Papa, quando definisce dommi di fede, è come la bocca che parla ai fedeli infallibilmente la dottrina la quale è la dottrina di Cristo. La dottrina ch’ei l’attinge dalla Chiesa; perciocché egli non ha ispirazioni di dottrina nuova, ma deve cercarla diligentemente e con tutt’i mezzi umani nel deposito della Scrittura, della tradizione, affidato alla Chiesa. Il poterla poi parlare infallibilmente, quando, come maestro della Chiesa universale, definisce ex cathedra, dipende dall’assistenza dello Spirito Santo, che gli fu promessa da Gesù Cristo, la quale è comune a lui ed alla Chiesa insegnante sempre che è unita con lui. – Posti dunque siffatti principj, la via rimane sgombra da parecchi  impedimenti, e ci sarà agevole considerare infallibilità della Chiesa in tutte le sue manifestazioni, voglio dire nei concilj ecumenici, nel consenso generale dell’Episcopato disperso; e nelle definizioni che il Pontefice fa ex cathedra, senza Concilio e senza interrogare l’Episcopato. In prima alcuni si rivoltano e prendono scandalo di questo triplice modo di manifestarr che ha l’infallibilità di Cristo e della Chiesa. Ma costoro mi assomigliano a colui che prendesse scandalo vedendo che il Signore non illumina sempre la terra col sole; ma nel giorno col sole; e nella notte con la luna o con le stelle. Non c’è punto da stupire che l’infallibilità della dottrina si esterni dalla Chiesa per tre differenti modi: bastando il pensare che, secondo le diverse condizioni di tempo, di luogo, di opportunità, ciascuno dei tre modi può riuscire a sua volta utilissimo. Il Concilio e l’adesione estrinseca dell’Episcopato non riunito hanno il vantaggio di far conoscere assai agevolmente la tradizione di tutta la Chiesa, di unire anche esteriormente quei Vescovi che sono intimamente uniti tra loro, di alimentare lo spirito di carità e di umiltà in tutti, di dare alle definizioni dommatiche il prestigio delle grandi assemblee o del numero, ed infine di fare assai più agevolmente accettare e spiegare dai singoli Vescovi nelle loro diocesi le verità intorno a cui disputarono insieme. Le definizioni poi papali hanno d’altra parte il vantaggio di supplire alle conciliari ed a quelle della Chiesa dispersa, allorché esse riescono o impossibili o difficili; di troncare più presto le dispute, ed impedire che l’errore s’alimenti; di rinvigorire l’autorità di quel Primato romano che è tanto efficace a mantenere l’unità della Chiesa. E che tutti tre questi modi siano utili ed efficaci, secondo le diverse condizioni dei tempi e dei luoghi, si argomenta dal fatto che tutti tre sono stati in uso nella Chiesa sino dai primi tempi, e principalmente i due, delle definizioni conciliari e delle definizioni papali. Noi incontriamo spesso nella storia ecclesiastica le une e le altre; e pur veggiamo chiaramente che se sempre si fosse dovuto attendere la riunione d’un Concilio ecumenico per definire le verità di fede, sovente la Chiesa avrebbe dovuto restare nelle tenebre dell’incertezza molti e molti anni, e le eresie si sarebbero assai più ingigantite di quel che non fecero. D’altra parte, o che le definizioni siano conciliari o papali, mai non è consentito ai Vescovi o al Papa di definire le verità, senza adoperare tutt’i possibili sforzi per conoscere, anche umanamente, quale sia la vera tradizione scritta o orale lasciataci da Gesù Cristo, e procedere alla definizione solo quando sono rimossi intorno ad essa tutt’i dubbj possibili. Questa obbligazione sì nel Papa solo e sì nel Concilio nasce dalla natura stessa di un insegnamento che s’ha da attingere ai fonti della Bibbia e della tradizione; ed è raffermata dall’esempio costante della Chiesa pìù antica; anzi dallo stesso esempio degli Apostoli, i quali si raccolsero insieme a Gerusalemme, e diligentemente cercarono la verità, bene e trattasse di concilio, benché si trattasse di cosa nè molto grave né difficile a definire. – La infallibilità della Chiesa si manifesta in prima, come si è detto, quando l’Episcopato è congiunto con il Papa, nel Concilio ecumenico, il quale definisce le verità della fede. Intorno a ciò non può nascere il più lontano dubbio. Nel Concilio gerosolimitano la decisione fu data, con esempio nuovo negli annali del mondo, come sentenza dello Spirito Santo: È sembrato allo Spirito Santo ed a noi. – I Padri antichi consideravano le definizioni dei concilj come parola di Dio; onde basta per tuttì il detto di S. Gregorio Magno: che cioè egli accettava e venerava i quattro concilj ecumenici tenuti sino allora, ossia il Niceno, il Costantinopolitano, l’Efesino ed il Calcedonese come i quattro Evangeli (Epist. 24). Pertanto dalla stessa dottrina del Concilio ecumenico si deduce, che ad avere un vero e legittimo Concilio ecumenico si richiede in prima che ci sia l’intero Episcopato; la quale cosa s’intende che tutt’i Vescovi ci debbano essere invitati, benché forse alcuni vi manchino. Per ottenere poi che l’Episcopato sia nel Concilio ecumenico sempre congiunto col Papa ch’è suo capo, naturalmente si richiede che il Papa lo convochi, lo presieda e lo confermi. Quando una di queste condizioni mancasse, mancherebbe l’unione vitale del corpo episcopale col Capo, s’ avrebbero molti membri del corpo insegnante, non il corpo insegnante che senza il capo non può sussistere. Posto ciò, si potrebbe a maggior chiarimento chiedere: Poiché il Papa è, anche fuori il Concilio, infallibile, nel definire le dottrine della fede, sono poi nel Concilio veri giudici delle dottrine i Vescovi, o tutta la giudicatura. Della fede nel concilio appartiene al Papa? E bisogna rispondere che i Vescovi sono veri giudici della fede nel Concilio, benché il loro giudizio diventi solo infallibile per la strettissima congiunzione che esso ha col giudizio del Papa; in quella stessa guisa che nel corpo umano l’occhio ha, per esempio, l’ufficio proprio di vedere, la bocca di parlare e il piede di camminare; ma nè l’occhio vede, né la bocca parla, né il piede cammina se siano divelti dal capo nel quale vivono e sussistono. E che sieno veri giudici i Vescovi nel Concilio, si prova sì dal fatto del concilio di Gerusalemme, nel quale S. Jacopo disse la sua sentenza con queste parole: « Io giudico », sì dalla formola adoperata sempre da ciascun Vescovo nel sottoscrivere i Concilj: «Io definendo (ossia facendo giudizio) sottoscrissi »; sì infine dalla costante tradizione,  che non lascia scorgere ombra di dubbio intorno a siffatta dottrina. –  Poco ci rimane a dire dell’altro organo dell’infallibilità della Chiesa che si trova nel consenso espresso o tacito di tutta La Chiesa non riunita in Concilio. Basterà ricordare che non solo il consenso espresso della Chiesa insegnante fu avuto dagli antichi Padri come indizio sicuro della vera dottrina, ma anche il tacito: ond’è che quando non si potevano agevolmente unire i Concilj per la persecuzione che infieriva, S. Ignazio Martire, Tertulliano, Origene, S. Cipriano e molti altri spessissimo si appellavano al consenso unanime delle diverse Chiese per combattere gli eretici e dichiararli fuori della via della salute. (Vedi specialmente S. Ignat. adversus Haeres. 1. 3; Tertul. de Praescrip. 21). – Rimane ora a parlare dell’infallibilità del Papa quando definisce le dottrine della fede e dei costumi ex cathedra. Questa infallibilità, mentre è veramente la parte più importante dell’argomento, è quella che meglio rivela il Primato del Romano Pontefice in fatto di dottrina: è quella pure che eccita l’ira o il beffardo riso dei miscredenti, e per di più riesce occasione di false e maligne interpretazioni. Or bene veggiamo in prima su quali autorità di Scrittura e di tradizione si fondi il domma dell’Infallibilità papale quando definisce ex cathedra. Diremo appresso dei limiti nei quali si contiene, e di alcune delle difficoltà che le si oppongono. Gesù Cristo insegnò apertamente, come fu detto, che il romano Pontefice successore di S. Pietro è il fondamento della Chiesa cattolica: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Ora nella Chiesa ciò che più importa è la dottrina della fede; la quale fa nel mondo spirituale quel medesimo ufficio benefico e vivificatore che fa il sole nel mondo corporeo. Dalla vita della fede nasce nella Chiesa la vita della carità e quella del culto. Chi corrompe la fede, avvelena ed uccide 1’albero della vita morale e religiosa nella sua radice; il quale perciò presto o tardi non è buono ad altro che ad ardere. Ebbene, se il Romano Pontefice, insegnando, come Capo e maestro universale, la fede di tutta la Chiesa, potesse errare; dite, come mai egli maestro d’errore sarebbe fondamento d’una Chiesa colonna di verità? La Chiesa, per vivere eternamente, deve avere una fede stabile, ferma, non mai indebolita dall’errore. Ora se il fondamento della Chiesa si muove, tentenna, barcheggia e muta per errore; sarà mai fermo ed immutabile l’edifizio che su di esso si eleva? In somma una Chiesa indefettibile ed infallibile non può stare sopra un fondamento defettibile e soggetto all’errore. –  Ancora, Gesù disse a S. Pietro: « Simone, Simone, ecco che satana è andato in cerca di voi (degli Apostoli) per vagliarvi, come si fa del frumento. Ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga mai meno: e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli » (Luc. XXII, 31, 33). Benché i protestanti si sforzino di tirare queste parole ai loro sensi strani; tutta la tradizione sì in Oriente che in Occidente ha trovato in esse non già un fatto particolare di S. Pietro, ma una delle più evidenti prerogative del primato di lui. Qui Gesù Cristo parla, come si vede dal contesto, del regno della sua Chiesa. Vede che gli Apostoli saranno soggetti alle tentazioni grandi di satana, e per rassicurarli tutti, si volge al solo Pietro, e come gli avea detto una volta: Tu sei Pietro; gli dice ora: Ho pregato per TE affinché la tua fede non venga mai meno: e Tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli. Non prega il Signore per tutti gli Apostoli, ma per Pietro; non dice che la fede di ciascuno di loro non verrà mai meno, ma che non verrà mai meno quella di Pietro; non dice agli Apostoli che si raffermino gli uni gli altri nella fede; ma al solo Pietro che raffermi nella fede i suoi fratelli. Evidentemente anche qui Gesù Cristo attende sapientissimamente all’unità della sua dottrina. E come prima ha fondato la Chiesa sopra una sola pietra, ora prega per la fede di un solo, affinché questo solo la confermi in tutti i suoi fratelli. – Infine Gesù Signore, come anche fu detto avanti, provvide efficacissimamente all’unità della Chiesa quando costituì il Romano Pontefice successore di S. Pietro, pastore universale, dicendogli: « Pasci è miei agnelli, pasci le mie pecorelle » (Joann. XXI, 15 e seg.). Ora che è mai pascere o reggere la Chiesa? È innanzi tutto e soprattutto pascere le menti dei fedeli d’una sana dottrina da cui deriva in essi la vita dell’amore e del culto; è dare ai loro intelletti quella luce sicura di verità soprannaturale che a poco a poco s’incalora nell’anima, e diviene carità. Ogni più piccolo errore nell’insegnamento della fede, la muta in rovina delle anime dei fedeli. Il nutrimento allora, anzi che vivificare; a poco a poco uccide; perciocché la sola verità dà vita, e l’errore presto o tardi uccide; anzi esso stesso è morte. Ora se il Pontefice Romano è Pastore universale, egli è maestro universale; poiché qui appunto del pascolo della dottrina principalmente si tratta, E se è maestro universale di una società che deve restare immobile nella verità; come mai errerebbe egli ed errerebbe proprio quando si costituisce maestro di tutta la Chiesa, e in nome suo e di tutt’i pastori insegna la fede a tutt’i credenti? In somma, o guardiamo il Pontefice come pietra fondamentale della Chiesa, o come confermatore nella fede dei Vescovi suoi fratelli, o come pastore dei Vescovi e dei credenti, sempre s’ha da tener l’occhio particolarmente alle dottrine della fede. Però meritamente si conchiude che un Papa il quale fosse al tutto fallibile, si accorderebbe solo con una pietra che vacilla, con un confermatore della fede che erra, con un pastore infermo che alimenta tutto il gregge di errori. Questi dunque sono i principali tratti della Bibbia, dai quali la Chiesa cattolica imparò la Infallibilità papale. Questi stessi però ci mostrano il principale limite che s’ha da porre a questa infallibilità, che sta nella distinzione nel Papa tra l’uomo privato e il Maestro universale della Chiesa; perciocchè in tutti questi testi si considera non l’uomo, ma l’uffizio, o che è il medesimo, non l’uomo maestro particolare, ma l’uomo maestro in rapporto con tutta la Chiesa, sì come pietra, sì come confermatore del collegio apostolico, sì come pastore universale. Ma di ciò appresso. –  A questo punto, se io scrivessi intorno al papato anche un semplice trattatello di teologia, mi sarebbe bisogno di esaminare la tradizione che parla di questa verità assai diffusamente. I soli testi dei Padri addotti dal Bellarmino sono tanti, ed esprimono questa papale infallibilità in tanti modi, che a volerli addurre ed esaminare, ci sarebbe da farne un libro. Io però non uscirò dal sistema che ho seguìto in tutti gli altri argomenti; e solo perché questa materia dell’inerranza papale è oggi più delle altre oppugnata, farò un cenno della tradizione intorno ad esso. S. Francesco di Sales (Controverses, disc. XL pag. 247) raccoglie dai Padri varj dei titoli che essi danno al Papa, i quali alcuni si riferiscono più particolarmente al suo primato, ed altri al suo uffizio di dottore universale. Io ne adduco taluni qui appresso, e prego i miei lettori di considerare che quando mai il Papa, nel definire la fede insegnando a tutta la Chiesa, potesse errare, egli in ciò che più importa poco o punto differirebbe dagli altri Vescovi. E allora perché magnificarlo ed esaltarlo tanto? Capace di errare come ciascun Vescovo, il suo uffizio nel Concilio ecumenico assomiglierebbe a quello d’un presidente di assemblee che numera i voti, e riconosce le verità religiose dov’è il maggior numero. Fuori del Concilio, e quando il Concilio non si potesse riunire, le sue decisioni dommatiche si potrebbero sempre infermare dal sospetto dell’errore, e dal dubbio che alcuno, e forse parecchi dei Vescovi non accettano la definizione fatta, o non l’approvano secondo il loro dritto. In somma o fuori o dentro il Concilio il Papa fallibile, nel magistero della fede non potrebbe avere alcuna superiorità vera e sustanziale sopra gli altri Vescovi. Ma ecco i titoli che il Santo di Sales raccoglie dai Concilj e dai Padri. Il Papa è successore di Pietro (Iren. adv. Haeres. III, 3.), santissimo vescovo della Chiesa cattolica (Concil. di Soissons), santissimo e beato patriarca (Ibid.), beatissimo signore (Augustin. Epjst. 95), patriarca universale (Leon. Epist. 95), Vescovo elevato al culmine dell’apostolato (S. Cyprian. Epist. III. 12), capo della Chiesa qui in terra (Innocent. ad Con. Milevit.), sovrano pontefice dei vescovi (Concil. Chalced. in Praef.), sommo sacerdote (Idem. Sess. XVI), principe dei preti (Stephan. Ep. Cartag.), prefetto delle cose di Dio (Conc. Cartag. Ep. ad Damas.), guardiano della vigna del Signore (Ibid.), principe dei vescovi (Conc. Chalced. Epist. ad Theod.), erede degli Apostoli (S. Bernard. De Consider.), confermatore della fede dei Cristiani (Hieron. Praef. in Ev. ad Dam.), Sovrano pontefice (Concil. Calced. ad Theod.), bocca di Gesù Cristo (S. Joann. Chrys: Homil; 2 in Div. Serm.), bocca dell’apostolato (Orig. Homil. 55, in Matth.), giudice supremo della fede (S. Leo in Apost.); sorgente apostolica (S. Ignat. Ep. ad Rom.), Cristo per l’unzione (S Bern. De Consid.), Vescovo dei Vescovi (Concil. Chalced. în Praef.), padre dei padri (Idem. — Molti altri titoli si omettono per brevità). – Ma non potendo io qui estendermi ad addurre le testimonianze della tradizione, non vo’ lasciare di riferire tre definizioni di Concilj ecumenici, nei quali si trova implicitamente sì ma pur chiaramente quel medesimo domma che fu poi definito nel concilio Vaticano. Le tre definizioni sono la prima del concilio IV di Costantinopoli nell’851, e questa stessa si deve dire più propriamente del 519, perché allora fu proposta da S. Ormisda Pontefice a tutti i vescovi d’Oriente che la sottoscrissero: concilio di Firenze nel 1439. Così abbiamo tre definizioni di Concilj, l’una che si può far risalire sino al sesto secolo, la seconda del decimoterzo e l’altra del decimoquinto. La prima si dilunga da noi di oltre mille e trecento anni, l’ultima di quattro secoli e più. E nondimeno oggidì si spaccia da moltissimi che l’nfallibilità papale è una invenzione nuovissima del concilio Vaticano. Sennonchè le parole dei tre Concilj affermano la papale infallibilità? Negli stessi termini e con la precisione, onde fu fatto nella definizione vaticana, no; ma che la includano a me pare chiaro; però lascio giudicarne chi legge. La formula del Papa Ormisda è questa: « La prima condizione di salvezza è il custodire le regole della vera fede, e il non allontanarsi in nulla dalla tradizione dei Padri, perché non si può lasciare da parte la sentenza di Gesù Cristo nostro Signore, il quale ha detto: Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa. Queste parole sono state provate dai fatti; perciocché la Religione cattolica è stata sempre conservata immacolata nella Sede Apostolica, cioè romana, e la sua dottrina è stata sempre ritenuta come santa…. Desiderando noi dunque di non essere separati dalla fede e dalla dottrina di questa Sede, speriamo di meritare di essere nella sola comunione che viene proclamata dalla stessa Apostolica Sede, nella quale risiede l’intera e vera solidità della Religione cristiana ». Il Concilio di Lione definisce così: « La santa Chiesa romana possiede la sovranità e il pieno primato e principato sulla Chiesa Cattolica intera, ed essa riconosce con verità ed umiltà che l’ebbe ricevuto con la pienezza del potere dallo stesso Signore nel Beato Pietro principe cioè Capo degli Apostoli, del quale il romano Pontefice è successore. – E siccome questa Chiesa è obbligata più di tutte le altre a difendere le verità della fede; « … così allorché si elevano questioni sulla fede, esse debbono essere mediante il suo giudizio definite ». – Infine nel Concilio di Firenze è detto: « Definiamo che la S. Sede Apostolica ed il Pontefice sommo hanno il primato sul mondo intero; e lo stesso Pontefice romano è il successore del Beato Pietro principe degli Apostoli, e vero Vicario di Gesù Cristo, Capo di tutta la Chiesa, PADRE e Dottore di tutt’i Cristiani, ed a lui nella persona del Beato Pietro fu affidata da Gesù Cristo nostro Signore la piena potestà di pascere, reggere e governare la Chiesa universale ». – Intorno a queste tre testimonianze di Concilj ecumenici sarebbero da fare molte e sottili considerazioni: ma io me ne passo, lasciando a ciascuno di studiarle a suo bell’agio. Soltanto vorrei che niuno cercasse d’infermarne il valore, dicendo che la parola infallibile non ci si trova. Perciocché è chiaro che se proprio la parola ci fosse stata, la definizione vaticana sarebbe riuscita al tutto inutile. Ma la questione con gli avversarj, si badi bene, non è già di sapere se nella Bibbia, nella tradizione e nelle definizioni più antiche vi sia la verità espressa proprio in quella forma e con quelle parole in cui si definisce; ma se vi sia la verità stessa, considerata vuoi nella sua sostanza vuoi almeno nel suo germe. La stessa verità cambia, dirò così, di luce e di posto, secondo che il nostro occhio con attenta riflessione la guardi da un punto più tosto che dall’altro; e da ciò nasce, come fu detto, il bisogno dei nuovi dommi, o, che è il medesimo, delle nuove parole e più appropriate per mantenere sempre la non nuova dottrina che si applica, si spiega, si determina meglio. Da ciò nasce altresì l’indefinito progresso della teologia cattolica, che di grado in grado trae e perfeziona le cose talvolta appena abbozzate nella dottrina antica. Ai tempi di Ormisda la parola d’infallibilità papale non ci poteva essere; o, sé vi era, non aveva importanza; perciocché la riflessione umana non s’era fissata punto sull’idea del Papa fallibile o infallibile. Allora era necessario sapere dove fosse la religione immacolata; con quale Sede importasse aver comunione; quale Chiesa serbasse intera la fede. E a queste interrogazioni si rispondeva che la Religione era immacolata nella Sede romana; che la comunione con essa Sede era ciò che più rilevava; e che infine la vera solidità della Religione intera si trovava nella stessa Sede pontificia. Ora, quale di queste tre cose si potrebbe unire con un Vescovo della Chiesa romana che insegnasse a tutta la Chiesa una fede falsa? Niuna. In quelle parole dunque è compresa l’infallibilità del Pontefice romano, benché allora niuno facesse a se stesso questa interrogazione: — Il Pontefice romano è egli fallibile o infallibile nel definire la fede? — Pertanto le medesime cose si possono dire intorno alle altre due testimonianze del Concilio di Lione e di Firenze. Ma anche qui è necessario che io tronchi il discorso e passi oltre. –  Guardiamo un altro aspetto della infallibilità del romano Pontefice. Una delle prove più gravi e più concludenti della papale infallibilità sta nella storia della Chiesa: in quella storia, di cui a gran torto gli avversarj fanno un’arma di guerra contro di noi; perché la leggono infoscata sconvolta dalle loro passioni, e soprattutto perché la leggono volendoci trovare idee e giudizj preconcetti. Nella storia della Chiesa, a cominciare dai primi suoi tempi, s’incontra una serie di fatti che provano la fede comune della cristianità nell’Infallibilità della Sede e del Pontefice romano. Moltissime questioni che direttamente o indirettamente appartengono alla fede, le decide di per sé il sommo Pontefice; e quella decisione, non che sia mai contrastata dalle altre Chiese è anzi ardentemente invocata. Papa S. Clemente, per detto di S. Epifanio, condanna Ebione come eresiarca; Papa S. Igino (lo attestano S. Ireneo e Tertulliano) esclude dalla Chiesa Cerdone e Valentino eretici; San Aniceto Papa scomunica Marcione; S. Eleuterio Papa anch’egli proscrive gli errori di Montano. Chi condanna le eresie dei Catafrigi e dei Quartodecimani? Il Papa S. Vittore. Chi fulmina l’eresie dei Novaziani? S. Cornelio Papa. Chi proscrive gli errori di Sabellio? Il Papa S. Dionigi successore di S. Sisto. Dopo data la pace alla Chiesa, Papa Liberio indirizza una lettera solenne ai Vescovi d’Oriente, affinché confessino con gli Occidentali la Trinità consustanziale delle divine persone; e dopo questo giudizio del romano Pontefice, la lite s’ha come terminata. Nel 378 S. Damaso Pontefice pubblica la sua lettera Tractatoria contro le eresie di Apollinare e di Macedonio; S. Siricio condanna l’eresia di Gioviniano; e infine S. Innocenzo conferma i due Concilj Africani contro il pelagianesimo; ed è che S. Agostino dica che per quella conferma la causa è finita. Che più? Nel 494 un Pontefice romano, S. Gelasio,in un Concilio particolare di Roma, giunse sino a determinare il canone delle Sante Scritture. Fatti diquesto genere se ne potrebbero addurre moltissimi. Maio mi fermo qui, e chiedo a me stesso: Per quale ragione mai le dispute più gravi della fede si risolvevano spesso dal Pontefice romano? Perché mai il Pontefice romano egli e non altri dichiarava chi fosse eretico, lo fulminava d’anatemi, e lo metteva fuori del seno della Chiesa? Non avea ciascuna diocesi il suo Vescovo maestro della sana dottrina; e sopra i Vescovi non c’erano i metropolitani; e sopra i metropolitani i primati, e sopra i primati i Patriarchi? Perché le dispute di religione, quasi sempre nei primi tempi nate in Oriente, si de finivano in Occidente ed in Roma? — certo perché i Pontefici romani avessero fama singolare di dottrina. Il primo dei Papi veramente grande per questo rispetto fu S. Leone, che fiorì nel 440: Laonde S. Girolamo, noverando nella Chiesa sino ai suoi tempi centotrentasei uomini illustri per dottrina, appena ricorda quattro Pontefici Romani, Clemente, Vittore, Cornelio e Damaso; i quali ancora scrissero soltanto qualche lettera intorno alle dottrine della fede. Molto meno le dispute di religione si finivano in Roma, perché i Pontefici romani fossero al caso di esaminare la tradizione meglio degli altri Vescovi; trattandosi anzi d’una Religione che ebbe la culla e la primitiva tradizione piuttosto in Oriente che in Occidente. E poi si sarebbero contentati i primi fedeli di una fede fondata sulla scienza storica, o sulla erudizione di qualche Pontefice? Chi lo dicesse, mostrerebbe di non aver capito un jota dello spirito dei Primi Cristiani. La scienza, l’erudizione, la storia, l’ingegno, il vigore dialettico, tutto cedeva per essi a Gesù Cristo. Una sola cosa volevano conoscere, ed era dove fosse mai loSpirito del Signore, quello Spirito che dovea insegnare alla Chiesa ogni verità. Se dunque si chiedeva dal Pontefice Romano la decisione della dottrina della fede; se si chiedeva da lui qual cosa avesse insegnato Gesù Signore,ciò sì faceva perché tutti sapevano che il Beato Pietro avea ricevute promesse singolari intorno al Magistero della fede, e che a lui bisognava far capo per isciogliere senza appello tutti i. dubbj di religione.Questa è la dottrina dell’Infallibilità definita nel Concilio Vaticano, e che qui appresso mi studierò di chiarire anche meglio. Contro di essa, certo, si sono mosse difficoltà in gran numero. Ma non ci fu mai definizione dommatica che non ne suscitasse forse più assai. E qui ben si potrebbe provare, se ne fosse il luogo, che ciò deriva dalla natura stessa delle verità religiose, dai fonti a cui attingono, e dal lavoro che fa intorno ad esse la ragione umana. Ma di questo argomento mi è forza tacere per amore di brevità. Neppure posso lungamente discorrere delle obbjezioni fatte contro l’Infallibilità papale, e non sose sia bene che io ne dica qualche cosa. Scelgo le due principali e più conosciute, ed eccone appena un cenno.Chi di voi nel tempo del Concilio non ha udito parlare di Papa Onorio, che evidentemente errò contro la fede,e poi della Chiesa gallicana, la quale sostenne sempre che il Pontefice non fosse infallibile? Ora il fatto di Papa Onorio, chi voglia restringerlo in poche parole, è questo.Dopo che fu definito in Cristo esservi due nature, l’umana cioè e la divina, si cominciò a discutere se in Cristo vi fossero due volontà e due operazioni, ovvero una volontà ed una operazione. Sergio, Patriarca di Costantinopoli, scrive a Papa Onorio, pregandolo di troncare questa nuova questione con imporre silenzio. Il Papa rispose una celebre lettera a Sergio, nella quale alcuni han voluto trovare la definizione erronea ed ereticale che in Cristo fosse la sola volontà; e cotesta obbjezione si avvalora tanto più, che nel sesto Concilio ecumenico Papa Onorio fu condannato appunto per siffatta disputa. Ma il fatto è che la lettera di Papa Onorio non si può avere come una definizione ex cathedra; che essa non si definisce nulla, ma solo si cede alle istanze di Sergio, dicendosi che intorno a questa nuova controversia non si ha da decidere allora cosa alcuna; e che infine il Concilio ecumenico condannando Onorio, lo condannò come negligente nel difendere la fede, ma non mai come Pontefice, che in una definizione dommatica insegna errori a tutta la Chiesa (Chi vuole le prove di tutto ciò, legga i molti libri scritti su questo argomento, e particolarmente il dottissimo volume scritto da Monsig. Hefele in occasione del Concilio). – L’altro fatto della opinione contrari: della Chiesa gallicana fu anch’esso una sorgente di molti equivoci. Non si può provare né punto né poco che la Chiesa gallicana abbia sempre sostenuto ciò che sostenne nella celebre dichiarazione dell’assemblea del 1682, nella quale fu detto, che nelle questioni della fede il Papa ha la principale parte; che i suoi decreti riguardano tutta la Chiesa e ciascuno in particolare; ma che ciò non pertanto il suo giudizio « non è irreformabile se non allorché la Chiesa gli ha dato il suo consentimento ». Si prova anzi il contrario: che cioè la Chiesa di Francia, da S. Ireneo sino ai nostri tempi, moltissime volte professò nei suoi Concilj la papale infallibilità. Basti citare alcune parole dell’assemblea dei vescovi del 1625, confermate da altri trentuno Vescovi francesi che scrissero a papa Innocenzo X nel 1653. Ecco le une e le altre. « La Chiesa di Francia insegna che nelle questioni intorno alla fede i giudizj dei sommi Pontefici godono di una divina e sovrana autorità nella Chiesa universale, e che tutti si debbono ad essi sottomettere con l’intelletto e col cuore, sia che l’Episcopato esprima il suo assentimento, sia che ometta di farlo….. Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa sopra di Pietro, dandogli le chiavi del cielo con l’infallibilità della fede, che si è veduta prodigiosamente restare immutabile nei suoi successori sino ai nostri giorni». Ma v’è ancora altro. Il fatto dell’assemblea dei ventidue Vescovi del 1682, nella quale si negò la papale infallibilità, bisogna ben ponderarlo e guardarlo con tutte le sue particolarità. L’assemblea del 1682, com’è evidentemente provato da molti storici di polso, non rispose alla fede comune della Chiesa di Francia: non fu al tutto libera, ma guasta dalle eccessive ingerenze e del re e dei cortigiani: il Papa poi e le altre Chiese non l’accettarono, protestando anzi contro. Infine, poco dopo, molti dei Vescovi che, per timore di peggio o per debolezza di animo, sottoscrissero la celebre dichiarazione, la ritrattarono (Vedi intorno a ciò le ventinove lettere del Cardinale Litta). Quanto al dottissimo Bossuet, egli almeno nell’assemblea del 1682 cercò di temperare le pretese esorbitanti di alcuni Vescovi, ed appresso le temperò anche più, distinguendo, sebbene contro il vero, tra l’Infallibilità della Sede papale e quella del Papa. (le Recherches historiques sur l’Assemblée du clergé de France de 1682 per M. Gerin). – Io spero che dalle cose dette sin qui l’idea della papale Infallibilità si sia di Grado in grado affacciata più limpida alle nostre menti. Ora ci rimane a fare un ultimo passo, adducendo le parole della definizione del Concilio Vaticano e facendovi sopra poche riflessioni che giovino a farcela intendere. Il Papa col Concilio Vaticano nella quarta sessione fece una Costituzione dommatica intorno alla Chiesa; e al capo IV definì la papale Infallibilità con queste parole: « Noi aderendo fedelmente alla tradizione ricevuta fin dai primi tempi della fede cristiana, a gloria di Dio nostro Salvatore, ad esaltazione della Cattolica Religione, ed a salute dei popoli cristiani, coll’approvazione del sacro Concilio insegniamo e definiamo esser domma da Dio rivelato che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, esercitando l’ufficio di Pastore e di Dottore di tutt’i Cristiani, definisce in virtù della suprema sua apostolica autorità una dottrina intorno alla fede o ai costumi da tenersi da tutta la Chiesa, gode, mercè l’assistenza divina nella persona del B. Pietro a lui promessa, di quell’infallibilità, di cui. il divin Redentore volle fosse fornita la sua Chiesa nel definire le dottrine appartenenti alla fede e ai costumi; e che perciò tali definizioni del Romano Pontefice per sé stesse, e non già pel consenso della Chiesa sono irreformabili. Se alcuno, che Dio nol voglia, presumerà di contraddire a questa nostra definizione, sia anatema ». Solenni parole coteste, lungamente ponderate e discusse al lume della fede e con l’assistenza di quello Spirito Santo, che fu promesso alla Chiesa come maestro e rammemoratore d’ogni verità! Posta siffatta definizione, e guardando pure a ciò che insegnano comunemente i teologi, consideriamo dunque quali precipue condizioni si richiedono ad avere una definizione infallibile del Papa. In prima, poiché si parla di definizione delle verità religiose è chiaro che non si accenna neanche da lontano l’impeccabilità pontificia; come è piaciuto di dire ad alcuni, non si sa se più goffi o ignoranti. Ancora, poiché si parla del Papa quando definisce e non quando istruisce i fedeli, e si richiedono parecchie altre condizioni ad aver Papa che parla ex cathedra; è evidente che nel Papa si può considerare il dottore privato ed il maestro dei dommi della fede a tutta la Chiesa. Come dottore privato il Papa può, certo, errare; ed il Bellarmino dà come probabile, quantunque molti altri il neghino, ch’ei possa essere sino eretico, e in questo caso deposto dalla Chiesa. Come dottore universale della Chiesa e quando definisce intorno alla fede, è infallibile. Ma si esamini anche più addentro la Costituzione vaticana. Pietro fu stabilito da Gesù Cristo capo infallibile della Chiesa per mantenere l’unità della fede: il Concilio dice che il Papa è infallibile nelle dottrine della fede e della morale. Dunque il Papa è infallibile quando definisce i dommi della fede e della morale. In quali casi questa infallibilità, secondo i più dei teologi, si possa estendere oltre la divina rivelazione e solo per custodire il deposito della divina rivelazione, fu dichiarato parlandosi dell’infallibilità della Chiesa, che è una stessa ed unica infallibilità con quella del Papa. Ma è certo pure che l’infallibilità sì della Chiesa e sì del Papa non si ha da estendere al di là di quelle cose che sono tanto intimamente ed evidentemente congiunte con le verità rivelate; che, negando quelle, si nega anche queste. Dippiù, il Papa, com’è detto nella Costituzione vaticana, è infallibile nel definire le verità religiose. Ora definire una verità, non è soltanto affermarla; ma affermarla solennemente, e imporla come obbligatoria a tutti i fedeli; affermarla ed imporla come verità rivelata, o così intimamente congiunta con essa, che non se ne può separare. Di qui segue che molte affermazioni anche dottrinali del Papa alla intera Chiesa possono assolutamente parlando essere erronee, come può accadere in tutti quei preamboli che precedono sì nelle Bolle e sì nei Concilj la definizione stessa del domma. Ancora, il Papa, secondo la definizione vaticana, deve parlare come Dottore e Pastore universale; quindi deve parlare a tutta la Chiesa e imporre a tutta la Chiesa l’obbligo di credere ciò che egli insegna. Infine il Papa per essere infallibile deve adoperare certe forme estrinseche, dalle quali apparisca che egli intenda di affermare un domma di fede e di obbligare ad esso tutt’i fedeli. La più consueta di queste forme è il fulminare l’anatema, dichiarando eretico chi nega le verità definite. Questa forma non è essenziale ad avere vera e propria definizione dommatica; ma se il Papa (insegna così il dottissimo teologo Mauro Cappellari, poi Papa Gregorio XVI) « non dichiara che a malgrado l’omissione di questa o di altra forma simile, egli intende di definire e di obbligare, non si deve credere ch’egli abbia assolutamente definito, facendo uso dell’infallibilità promessa a Pietro e ai suoi successori » (Trionfo della Santa Sede. Terza Ediz. rivista dal Cappellari già Papa). – Queste ed altre simili regole si possono addurre per conoscere quali sieno le definizioni dommatiche ed infallibili del Papa. Il parlare di esse più minutamente e l’entrare in certe dispute che oggidì si muovono intorno a siffatto argomento, non mi pare che sia cosa del mio libro. Espongo, ma non fo uno scritto di polemica. Io conchiudo dunque questo tema della papale Infallibilità, notando che una delle più belle glorie del Cattolicismo è la stima grande e l’amore grandissimo ch’esso ispira alla verità. L’Infallibilità papale, che il mondo o deride o oppugna o adultera, è un testimonio perenne del conto in che noi teniamo la verità. La verità per noi è tal bene, che avanza tutti gli altri. Per essa morì il Verbo. di Dio incarnato: per essa il Signore rinnova ogni giorno nella Chiesa e nel suo capo il miracolo dell’infallibilità. Un uomo infallibile di per sé è certo cosa incredibile; ma un uomo in certe solenni occasioni strumento dell’infallibilità di Dio, è cosa che s’armonizza pienamente con tutte le teoriche del Cristianesimo. Coloro che non intendono l’inerranza papale, senza avvedersene rimpiccioliscono il Cristianesimo, e non comprendono: la strettissima unione di Gesù Cristo con la sua Chiesa e col suo Vicario. Quanto a me, l’infallibilità papale mi pare come un raggio dell’infinita luce di Cristo, e come un nuovo miracolo dell’infinito suo amore: onde essa m’innamora sempre più di Gesù Cristo, e mi spinge ad amarlo, a magnificarlo è a benedirlo sempre più vivamente. Quali degnissimi frutti poi coglierà la Chiesa da questa solenne definizione, che parve ad alcuni soltanto inopportuna, lo vedranno, meglio di quel che si possa fare oggi, coloro che verranno dopo di noi; quando l’azione diretta di Dio sopra la Chiesa sarà resa manifesta dai fatti nei quali si troveranno involti i nipoti nostri. La divina Provvidenza apparecchia per tempo le vie dell’avvenire!

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In questa festa della “vera” Chiesa Cattolica, il pusillus grex cattolico, augura al Santo Padre Gregorio XVIII lunga vita e Pontificato glorioso, benché impedito. Anche N. S. Gesù Cristo è stato rinchiuso nel sepolcro, ma dopo 3 giorni è risorto glorioso vincendo il mondo e la morte. Così sarà anche per lei, ne siamo certi, mentre lo stagno di fuoco eterno aspetta gli usurpanti vicari di satana e dell’anticristo, i falsi profeti del novus ordo con i loro apostati adepti. Auguri santità, le stiamo vicino con la preghiera e la fede viva in Cristo, nella sua Chiesa, oggi eclissata ma sempre viva, e nel suo Vicario, successore del Principe degli Apostoli. Preghi per noi, ostinati Cattolici, uniti nel Corpo mistico di Cristo !!!

LUNGA VITA AL PAPA!

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: FEBBRAIO 2022

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: FEBBRAIO 2022

FEBBRAIO è il mese che la CHIESA DEDICA alla SANTISSIMA TRINITA’

All’inizio di questo mese è bene rinnovare l’atto di fede Cattolico – autentico e solo – recitando il Credo Atanasiano, le cui affermazioni, tenute e tenacemente professate contro tutte le insidie della falsa chiesa dell’uomo vaticano-secondista, delle sette pseudotradizionaliste, della gnosi panteista-modernista, protestante, massonica, pagana, atea, comunisto-liberista, noachide-mondialista, permettono la salvezza dell’anima per giungere all’eterna felicità. 

 IL CREDO Atanasiano

 (Canticum Quicumque * Symbolum Athanasium)

“Quicúmque vult salvus esse, * ante ómnia opus est, ut téneat cathólicam fidem: Quam nisi quisque íntegram inviolatámque serváverit, * absque dúbio in ætérnum períbit. Fides autem cathólica hæc est: * ut unum Deum in Trinitáte, et Trinitátem in unitáte venerémur. Neque confundéntes persónas, * neque substántiam separántes. Alia est enim persóna Patris, ália Fílii, * ália Spíritus Sancti: Sed Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti una est divínitas, * æquális glória, coætérna majéstas. Qualis Pater, talis Fílius, * talis Spíritus Sanctus. Increátus Pater, increátus Fílius, * increátus Spíritus Sanctus. Imménsus Pater, imménsus Fílius, * imménsus Spíritus Sanctus. Ætérnus Pater, ætérnus Fílius, * ætérnus Spíritus Sanctus. Et tamen non tres ætérni, * sed unus ætérnus. Sicut non tres increáti, nec tres imménsi, * sed unus increátus, et unus imménsus. Simíliter omnípotens Pater, omnípotens Fílius, * omnípotens Spíritus Sanctus. Et tamen non tres omnipoténtes, * sed unus omnípotens. Ita Deus Pater, Deus Fílius, * Deus Spíritus Sanctus. Ut tamen non tres Dii, * sed unus est Deus. Ita Dóminus Pater, Dóminus Fílius, * Dóminus Spíritus Sanctus. Et tamen non tres Dómini, * sed unus est Dóminus. Quia, sicut singillátim unamquámque persónam Deum ac Dóminum confitéri christiána veritáte compéllimur: * ita tres Deos aut Dóminos dícere cathólica religióne prohibémur. Pater a nullo est factus: * nec creátus, nec génitus. Fílius a Patre solo est: * non factus, nec creátus, sed génitus. Spíritus Sanctus a Patre et Fílio: * non factus, nec creátus, nec génitus, sed procédens. Unus ergo Pater, non tres Patres: unus Fílius, non tres Fílii: * unus Spíritus Sanctus, non tres Spíritus Sancti. Et in hac Trinitáte nihil prius aut postérius, nihil majus aut minus: * sed totæ tres persónæ coætérnæ sibi sunt et coæquáles. Ita ut per ómnia, sicut jam supra dictum est, * et únitas in Trinitáte, et Trínitas in unitáte veneránda sit. Qui vult ergo salvus esse, * ita de Trinitáte séntiat. Sed necessárium est ad ætérnam salútem, * ut Incarnatiónem quoque Dómini nostri Jesu Christi fidéliter credat. Est ergo fides recta ut credámus et confiteámur, * quia Dóminus noster Jesus Christus, Dei Fílius, Deus et homo est. Deus est ex substántia Patris ante sǽcula génitus: * et homo est ex substántia matris in sǽculo natus. Perféctus Deus, perféctus homo: * ex ánima rationáli et humána carne subsístens. Æquális Patri secúndum divinitátem: * minor Patre secúndum humanitátem. Qui licet Deus sit et homo, * non duo tamen, sed unus est Christus. Unus autem non conversióne divinitátis in carnem, * sed assumptióne humanitátis in Deum. Unus omníno, non confusióne substántiæ, * sed unitáte persónæ. Nam sicut ánima rationális et caro unus est homo: * ita Deus et homo unus est Christus. Qui passus est pro salúte nostra: descéndit ad ínferos: * tértia die resurréxit a mórtuis. Ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis: * inde ventúrus est judicáre vivos et mórtuos. Ad cujus advéntum omnes hómines resúrgere habent cum corpóribus suis; * et redditúri sunt de factis própriis ratiónem. Et qui bona egérunt, ibunt in vitam ætérnam: * qui vero mala, in ignem ætérnum. Hæc est fides cathólica, * quam nisi quisque fidéliter firmitérque credíderit, salvus esse non póterit.”

L’adorazione della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, con il mistero dell’Incarnazione e la Redenzione di Gesù-Cristo, costituiscono il fondamento della vera fede insegnata dalla Maestra dei popoli, la Chiesa di Cristo, Sposa verità unica ed infallibile, via di salvezza, fuori dalla quale c’è dannazione eterna.  … O uomini, intendetelo quanto questo dogma vi nobiliti. Creati a similitudine dell’augusta Trinità, voi dovete formarvi sul di lei modello, ed è questo un dover sacro per voi. Voi adorate una Trinità il cui carattere essenziale è la santità, e non vi ha santità sì eminente, alla quale voi non possiate giungere per la grazia dello Spirito santificatore, amore sostanziale del Padre e del Figlio. Per adorare degnamente l’augusta Trinità voi dovete dunque, per quanto è possibile a deboli creature umane, esser santi al pari di lei. Dio è santo in se stesso, vale a dire che non è in lui né peccato, né ombra di peccato; siate santi in voi stessi. Dio è santo nelle sue creature: vale a dire che a tutto imprime il suggello della propria santità, né tollera in veruna il male o il peccato, che perseguita con zelo immanchevole, a vicenda severo e dolce, sempre però in modo paterno. Noi dunque dobbiamo essere santi nelle opere nostre e santi nelle persone altrui evitando cioè di scandalizzare i nostri fratelli, sforzandoci pel contrario a preservarli o liberarli dal peccato. Siate santi, Egli dice, perché Io sono santo. E altrove: Siate perfetti come il Padre celeste è perfetto; fate del bene a tutti, come ne fa a tutti Egli stesso, facendo che il sole splenda sopra i buoni e i malvagi, e facendo che la pioggia cada sul campo del giusto, come su quello del peccatore. Modello di santità, cioè dei nostri doveri – verso Dio, L’augusta Trinità è anche il modello della nostra carità, cioè dei nostri doveri verso i nostri fratelli. Noi dobbiamo amarci gli uni gli altri come si amano le tre Persone divine. Gesù Cristo medesimo ce lo comanda, e questa mirabile unione fu lo scopo degli ultimi voti che ei rivolse al Padre suo, dopo l’istituzione della santa Eucarestia. Egli chiede che siamo uno tra noi, come Egli stesso è uno col Padre suo. A questa santa unione, frutto della grazia, ei vuole che sia riconosciuto suo Padre che lo ha inviato sopra la terra, e che si distinguono quelli che gli appartengono. Siano essi uno, Egli prega, affinché il mondo sappia che Tu mi hai inviato. Si conoscerà che voi siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri. « Che cosa domandate da noi, o divino Maestro, esclama sant’Agostino, se non che siamo perfettamente uniti di cuore e di volontà? Voi volete che diveniamo per grazia e per imitazione ciò che le tre Persone divine sono per la necessità dell’esser loro, e che come tutto è comune tra esse, così la carità del Cristianesimo ci spogli di ogni interesse personale ». – Come esprimere l’efficacia onnipotente di questo mistero? In virtù di esso, in mezzo alla società pagana, società di odio e di egoismo, si videro i primi Cristiani con gli occhi fissi sopra questo divino esemplare non formare che un cuore ed un’anima, e si udirono i pagani stupefatti esclamare: « Vedete come i Cristiani si amano, come son pronti a morire gli uni per gli altri! » Se scorre tuttavia qualche goccia di sangue cristiano per le nostre vene, imitiamo gli avi nostri, siamo uniti per mezzo della carità, abbiamo una medesima fede, uno stesso Battesimo, un medesimo Padre. I nostri cuori, le nostre sostanze siano comuni per la carità: e in tal guisa la santa società, che abbiamo con Dio e in Dio con i nostri fratelli, si perfezionerà su la terra fino a che venga a consumarsi in cielo. – Noi troviamo nella santa Trinità anche il modello dei nostri doveri verso noi stessi. Tutti questi doveri hanno per scopo di ristabilire fra noi l’ordine distrutto dal peccato con sottomettere la carne allo spirito e lo spirito a Dio; in altri termini, di far rivivere in noi l’armonia e la santità che caratterizzano le tre auguste persone, e ciascuno di noi deve dire a sé  stesso: Io sono l’immagine di un Dio tre volte santo! Chi dunque sarà più nobile di me! Qual rispetto debbo io aver per me stesso! Qual timore di sfigurare in me o in altri questa immagine augusta! Qual premura a ripararla, a perfezionarla ognor più! Sì, questa sola parola, io sono l’immagine di Dio, ha inspirato maggiori virtù, impedito maggiori delitti, che non tutte le pompose massime dei filosofi.

3

Te Deum Patrem ingenitum, te Filium unigenitum, te Spiritum Sanctum Paraclitum, sanctam et individuam Trinitatem, toto corde et ore confitemur, laudamus atque benedicimus. (ex Missali Rom.).

Indulgentia quingentorum dierum.

Indulgentia plenariasuetis conditionibus, si quotìdie per integrum mensem precatiuncula devote reperita fuerit

(S. C. Ind., 2 iul. 1816; S. Pæn. Ap., 28 sept. 1936).

12

a) O sanctissima Trinitas, adoro te habitantem per gratiam tuam in anima mea.

b) O sanctissima Trinitas, habitans per gratiam tuam in anima mea, facut magis ac magis amem te.

c) O sanctissima Trinitas, habitans per gratiam tuam in anima mea, magis magisque sanctifica me.

d) Mane mecum, Domine, sis verum meum gaudium.

Indulgentia trecentorum dierum prò singulis iaculatoriis precibus etiam separatim (S. Pæn. Ap., 26 apr. 1921 et 23 oct. 1928).

16

a) Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus immortalis, miserere nobis.

b) Tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio in sæcula sempiterna, o beata Trinitas (ex Missali Rom.).

Indulgentia quingentorum dierum prò singulis invocationibus etiam separatim.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotìdie per integrum mensem alterutra prex iaculatoria devote recitata fuerit (Breve Ap., 13 febr. 1924; S. Pæn. Ap., 9 dec. 1932).

40

In te credo, in te spero, te amo, te adoro, beata Trinitas unus Deus, miserere mei nunc et in hora mortis meæ et salva me.

Indulgentia trecentorum dierum (S. Pæn. Ap., 2 iun.)

43

CREDO IN DEUM,

Patrem omnipotentem, Creatorem cœli et terræ. Et in Iesum Christum, Filium eius unicum, Dominum nostrum: qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus et sepultus; descendit ad inferos; tertia die resurrexit a mortuis ; ascendit ad cœlos; sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis; inde venturus est iudicare vivos et mortuos. Credo in Spiritum Sanctum, sanctam Ecclesiam catholicam, Sanctorum communionem, remissionem peccatorum, carnis resurrectionem, vitam æternam, Amen.

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotìdie per integrum mensem praefatum Apostolorum Symbolum pia mente recitatum fuerit (S. Pæn. Ap., 12 apr. 1940).

ACTUS ADORATIONIS ET GRATIARUM ACTIO PROPTER BENEFICIA, QUÆ HUMANO GENERI EX DIVINI VERBI INCARNATIONE ORIUNTUR.

45

Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, eccoci prostrati alla vostra divina presenza. Noi ci umiliamo profondamente e vi domandiamo perdono delle nostre colpe.

I . Vi adoriamo, o Padre onnipotente, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di averci dato il vostro divin Figliuolo Gesù per nostro Redentore, che si è lasciato con noi nell’augustissima Eucaristia sino alla consumazione dei secoli, rivelandoci le meraviglie della carità del suo Cuore in questo mistero di fede e di amore.

Gloria Patri.

II. O divin Verbo, amabile Gesù Redentore nostro, noi vi adoriamo, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di aver preso umana carne e di esservi fatto, per la nostra redenzione, sacerdote e vittima del sacrificio della Croce: sacrificio che, per eccesso di carità del vostro Cuore adorabile, Voi rinnovate sui nostri altari ad ogni istante. 0 sommo Sacerdote, o divina Vittima, concedeteci di onorare il vostro santo sacrificio nell’augustissima Eucaristia con gli omaggi di Maria santissima e di tutta la vostra Chiesa trionfante, purgante e militante. Noi ci offriamo tutti a voi; e nella vostra infinita bontà e misericordia accettate la nostra offerta, unitela alla vostra e benediteci.

Gloria Patri.

III. O divino Spirito Paraclito, noi vi adoriamo, e con tutta l’effusione del cuore vi ringraziamo di avere con tanto amore per noi operato l’ineffabile beneficio dell’Incarnazione del divin Verbo, beneficio che nell’augustissima Eucaristia  si estende e amplifica continuamente. Deh! per questo adorabile mistero della carità del sacro Cuore di Gesù, concedete a noi ed a tutti i peccatori la vostra santa grazia. Diffondete i vostri santi doni sopra di noi e sopra tutte le anime redente, ma in modo speciale sopra il Capo visibile della Chiesa, il Sommo Pontefice Romano [Gregorio XVIII], sopra tutti i Cardinali, i Vescovi e Pastori delle anime, sopra i sacerdoti e tutti gli altri ministri del santuario. Così sia.

Gloria Patri.

Indulgentia trium annorum (S. C. Indulg. 22 mart. 1905; S. Pæn. Ap., 9 dec. 1932).

Queste sono le feste del mese di FEBBRAIO 2022

1 Febbraio S. Ignatii Episcopi et Martyris  –  Duplex

2 Febbraio In Purificatione Beatæ Mariæ Virginis    Duplex II. classis *L1*

3 Febbraio S. Blasii Episcopi et Martyris    Simplex

4 Febbraio S. Andreæ Corsini Episcopi et Confessoris    Duplex m.t.v.

                    I VENERDI

5 Febbraio S. Agathæ Virginis et Martyris    Duplex *L1*

                    I SABATO

6 Febbraio  Dominica V Post Epiphaniam    Semiduplex Dominica minor *I*

          S. Titi Episcopi et Confessoris    Duplex

Festa dell’ARCICONFRATERNITA DEL CUORE DI MARIA

7 Febbraio S. Romualdi Abbatis    Duplex m.t.v.

8 Febbraio S. Joannis de Matha Confessoris    Duplex m.t.v.

9 Febbraio S. Cyrilli Episc. Alexandrini Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex m.t.v.

10 Febbraio S. Scholasticæ Virginis    Duplex

11 Febbraio   In Apparitione Beatæ Mariæ Virginis Immaculatæ   

12 Febbraio Ss. Septem Fundatorum Ordinis Servorum B. M. V.    Duplex

13 Febbraio Dominica in Septuagesima    Semiduplex II. classis *I*

14 Febbraio S. Valentini Presbyteri et Martyris    Simplex

15 Febbraio SS. Faustini et Jovitæ Martyrum    Simplex

18 Febbraio S. Simeonis Episcopi et Martyris    Simplex

19 Febbraio Sanctae Mariae Sabbato    Simplex

20 Febbraio Dominica in Sexagesima    Semiduplex II. classis

22 Febbraio

In Cathedra S. Petri Apostoli Antiochiæ    Duplex majus *L1*

23 Febbraio S. Petri Damiani Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

24 Febbraio S. Matthiæ Apostoli    Duplex II. classis *L1*

27 Febbraio Dominica in Quinquagesima    Semiduplex II. classis

ANNO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA (2022)

L’ANNO LITURGICO 2022

1 Gennaio – Circoncisione di Gesù

2 SS. Nome di Gesù

6 Gennaio – Epifania

9 Gennaio – Sacra Famiglia   (Domenica entro l’Ottava dell’Epifania)

16 Gennaio – 2a Domenica dopo l’Epifania

23 Gennaio – 3a Domenica dopo l’Epifania.

30 Gennaio – 4 a Domenica dopo l’Epifania

6 Febbraio – 5 a Domenica dopo l’Epifania

– Festa dell’Arciconfraternita del Cuore Immacolato della B. V.  Maria SS.

13 Febbraio – Domenica di Settuagesima

20 Febbraio – Domenica di Sessuagesima

27 Febbraio – Domenica di Quinquagesima

2 Marzo – Mercoledì delle CENERI  – Inizio della Quaresima    

6 Marzo – 1a Domenica di Quaresima 

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

13 Marzo – 2a Domenica di Quaresima

20 Marzo – 3a Domenica di Quaresima

27 Marzo – 4a Settimana di Quaresima

3 Aprile  – I DOMENICA DI PASSIONE

10 Aprile – II DOMENICA DI PASSIONE – DELLE PALME

17 Aprile – DOMENICA DI PASQUA

24 Aprile – Domenica in Albis

1 Maggio – 2a Domenica dopo Pasqua

8 Maggio – 3a Domenica dopo Pasqua

15 Maggio – 4a Domenica dopo Pasqua

22 Maggio – 5a Domenica dopo Pasqua

23 a 25 Maggio – Giorni delle Rogazioni

26 Maggio – Giovedì in Ascensione Domini

29 Maggio – Domenica entro l’Ottava dell’Ascensione

5 Giugno  – Domenica di Pentecoste

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

12 Giugno – Domenica della SS. Trinità

16 Giugno – Corpus Christi

19 Giugno – 2a Domenica dopo Pentecoste

24 GiugnoSACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

(Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Christi)

26 Giugno – 3a Domenica dopo Pentecoste

3 Luglio  – 4a Domenica dopo Pentecoste

10 luglio – 5a Domenica dopo Pentecoste

17 Luglio – 6a Domenica dopo Pentecoste

24 Luglio  – 7a Domenica dopo Pentecoste

31 Luglio  – 8a Domenica dopo Pentecoste

7 Agosto – 9a Domenica dopo Pentecoste

14 Agosto – 10a Domenica dopo Pentecoste

21 Agosto – 11a Domenica dopo Pentecoste

28 Agosto – 12a Domenica dopo Pentecoste

4 Settembre  – 13a Domenica dopo Pentecoste

11 Settembre – 14a Domenica dopo Pentecoste

18 Settembre – 15a Domenica dopo Pentecoste

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA)

25 Settembre – 16a Domenica dopo Pentecoste

2 Ottobre – 17a Domenica dopo Pentecoste

9 Settembre – 18a Domenica dopo Pentecoste

16 Ottobre – 19a Domenica dopo Pentecoste

23 Ottobre – 20a Domenica dopo Pentecoste

30 Ottobre – 21a Domenica dopo Pentecoste  

    FESTA DI CRISTO RE

6 Novembre – 22a Domenica dopo Pentecoste

13 Novembre –  22a Domenica dopo Pentecoste

20 Novembre – 24° Domenica dopo Pentecoste

27 Novembre – 1a Domenica di Avvento

4 Dicembre – 2a Domenica di Avvento

11 Dicembre – 3a Domenica di Avvento

 (GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

18 Dicembre – 4a Domenica di Avvento

25 Dicembre – GIORNO DI NATALE

26 Dicembre – SANTO STEFANO,  Primo Martire

27 Dicembre – SAN GIVANNI, Apostolo ed Evangelista

28 Dicembre – SANTI INNOCENTI

31 Dicembre – SAN SILVESTRO I, Papa.

1st GENNAIO 2020 – CIRCUMCISIONE DI NOSTRO SIGNORE

2 Gennaio – SANTISSIMO NOME DI GESÙ

6 Gennaio – FESTA DELL’EPIFANIA

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA DEL MESE DI GENNAIO 2022

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA- GENNAIO (2022)

Gennaio è il mese che la Chiesa Cattolica dedica alla santa Infanzia di Gesù Cristo, all’Epifania, e la Sacra Famiglia.

… La devozione alla Santa Infanzia di Gesù è una devozione molto solida che poggia sulle migliori basi. Ha le sue radici immediate nel dogma dell’Incarnazione e l’unione ipostatica tra la natura divina e la natura umana nell’unica Persona del Figlio di Dio. Gesù Cristo è Dio e uomo, Dio e uomo perfetto e, in quanto uomo, soggetto alle condizioni dell’uomo, soggetto alle condizioni dei tempi, alle circostanze della vita umana: Egli ha dunque avuto un’infanzia. Inoltre, proprio perché era un bambino, dimostra in un modo tangibile che ha davvero assunto la nostra natura umana, con tutto ciò che le appartiene, in modo che Egli sia apparso tra noi nella verità di questa natura. Così dobbiamo vedere, nelle debolezze e le amabilità della sua infanzia, tante affermazioni e prove di questa verità: Gesù Cristo è uomo, veramente uomo. Come noi in tutte le cose. Questi esterni dell’infanzia, il volto di quel bambino, quelle lacrime, quella culla, quelle fasce, quel dolce sonno attesta il dogma fondamentale della nostra fede e della nostra redenzione. … Nel suo amore per noi, più il Salvatore lascia intravedere la sua debolezza, l’abbassamento, l’annientamento nei diversi misteri della sua vita, più ci convince che conviene stimare altamente queste umiliazioni, e circondarle di un omaggio ed amore tutto particolare. Con quale condiscendenza, nella sua infanzia, Egli rinuncia alla gloria e agli onori che un Dio avrebbe potuto esigere al suo ingresso nel mondo …La devozione alla santa Infanzia è une devozione amabile e affascinante. Dopo la devozione alla Santa Trinità, che è il coronamento di tutte le altre e la vera patria dell’anima, non ce n’è nessuna è più dolce e toccante, che parli così bene al cuore… – La devozione alla Santa Infanzia è una sorgente di grazie; è una devozione molto efficace. E non potrebbe essere altrimenti. È una devozione che si riporta direttamente a Nostro Signore; è Lui ad esserne l’oggetto. Ora, ovunque si trovi Nostro Signore, Egli è « pieno di grazia e di virtù ….

(R. P. Meschler S. J.: L’ANNO ECCLESIASTICO – Lethielleux ed. Paris – t. primo 1919)

III

ORATIONES

127

Amabilissimo nostro Signore Gesù Cristo, che fatto per noi Bambino, voleste nascere in una grotta per liberarci dalle tenebre del peccato, per attirarci a voi, ed accenderci del vostro santo amore, vi adoriamo per nostro Creatore e Redentore, vi riconosciamo e vogliamo per nostro Re e Signore, e per tributo vi offriamo tutti gli affetti del nostro povero cuore. Caro Gesù, Signore e Dio nostro, degnatevi di accettare questa offerta, e affinché sia degna del vostro gradimento, perdonateci le nostre colpe, illuminateci, infiammateci di quel fuoco santo, che siete venuto a portare nel mondo, per accenderlo nei nostri cuori. Divenga per tal modo l’anima nostra un altare, per offrirvi sopra di esso il sacrificio delle nostre mortificazioni; fate che essa cerchi sempre la vostra maggior gloria qui in terra, affinché venga un giorno a godere delle vostre infinite bellezze in cielo. Così sia.

Indulgentia trium annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidie per integrum mensem oratio devote repetita fuerit (S. C. Indulg., 18 ian. 1894; S. Pæn. Ap., 21 febr. 1933).

128

 O divino Pargoletto, che dopo i prodigi della vostra nascita in Betlemme volendo estendere a tutto il mondo la vostra infinita misericordia, chiamaste con celesti ispirazioni i Magi alla vostra culla convertita in trono di reale magnificenza, e benignamente accoglieste quei santi personaggi che, ossequenti alla divina voce, corsero ai vostri piedi riconoscendovi ed adorandovi come Principe della pace, Redentore degli uomini e vero Figlio di Dio; deh! Rinnovate in noi i tratti della vostra bontà ed onnipotenza, illuminando il nostro intelletto, rafforzando la nostra volontà, infiammando il nostro cuore per conoscervi, servirvi, amarvi in questa vita, meritando così di godervi eternamente nell’altra.

Indulgentia quingentorum dierum (S. Pæn. Ap., 14 iul. 1924 et 15 ian. 1935).

129

«Passati gli otto giorni, il Bambino fu circonciso e gli fu posto nome Gesù ». A riscaldare il cuore indurito e agghiacciato del peccatore, o divino Infante, non sarebbero bastati il freddo, i vagiti, la povertà e le lagrime del vostro presepio, ed ecco che, mentre sopra il vostro capo non s’erano ancora del tutto spente la luce e l’eco delle armonie angeliche, passò sopra le vostre carni, opera dello Spirito Santo, il coltello di pietra, che ne trasse alcune gocce di sangue. Ora, al mattino della vita, sono poche gocce; ma, giunta la sera, lo verserete tutto fino all’ultima stilla. Deh, fate comprendere anche a noi la imprescindibile necessità di espiare la colpa e di riconquistare la libertà dello spirito con la mortificazione dei bassi istinti della, carne. La grandezza del vostro nome, o Gesu, precedette, accompagnà e seguì la vostra comparsa sulla terra. Fin dall’eternità il Padre lo porto scritto a caratteri d’oro nella sua mente ed agli albori della creazione le arpe angeliche gli intonarono un inno di gloria ed i giusti gli mandarono, come salutandovi da lontano, un gioioso palpito di speranza. E al suo primo echeggiare nel mondo, il cielo si aperse, la terra respiro e l’inferno tremò. La sua storia non segna che trionfi. Da venti secoli esso forma la parola d’ordine dei credenti, che sempre vi attinsero e vi attingeranno la ispirazione e l’impulso per spingersi fino alle più eccelse vette della virtù. Esso resterà sempre la voce dolcissima, che, risuonata sulla vostra culla e scritta sulla vostra Croce, ricorderà perennemente all’uomo Colui, che lo amo fino a morire per lui. O Gesù, impossessatevi pienamente del nostro cuore e fatelo vivere solo del vostro amore, finché a Voi abbia consacrato il suo ultimo palpito.

Fidelibus, qui supra relatam orationem devote recitaverint, conceditur:

Indulgentia trium annorum;

Indulgentia plenaria, suetis conditionibus (S. Pæn. Ap., 4 maii 1941).

Queste sono le feste del mese di Gennaio 2022

1 Gennaio In Circumcisione Domini   Duplex II. classis *L1*            

2 Gennaio SS. NOME DI Gesù Sanctissimi Nominis Jesu   

6 Gennaio In Epiphania Domini  Duplex I. classis *L1*

7 Gennaio

PRIMO VENERDI

8 Gennaio Sanctae Mariæ Sabbato

                 PRIMO SABATO

9 Gennaio Sanctæ Familiæ Jesu Mariæ

13 Gennaio Commemoratio Baptismatis Domini Nostri Jesu Christi – Duplex II. classis

14 Gennaio S. Hilarii Episcopi Confessoris Ecclesiæ Doctoris    Duplex

15 Gennaio S. Pauli Primi Eremitæ et Confessoris    Duplex

16 Gennaio Dominica II post Epiphaniam – Semiduplex Dominica minor *I*S.

   S. Marcelli Papæ et Martyris    Semiduplex

17 Gennaio S. Antonii Abbatis    Duplex

18 Gennaio Cathedræ S. Petri   Duplex majus *L1*

19 Gennaio Ss. Marii, Marthæ, Audifacis, et Abachum Martyrum    Simplex

20 Gennaio Ss. Fabiani et Sebastiani Martyrum    Duplex

21 Gennaio S. Agnetis Virginis et Martyris    Duplex *L1*

22 Gennaio Ss. Vincentii et Anastasii Martyrum    Semiduplex

23 Gennaio Dominica III Post Epiphaniam

 S. Raymundi de Peñafort Confessoris 

24 Gennaio S. Timothei Episcopi et Martyris    Duplex

25 Gennaio In Conversione S. Pauli Apostoli    Duplex majus *L1*

26 Gennaio S. Polycarpi Episcopi et Martyris    Duplex

27 Gennaio S. Joannis Chrysostomi Episcopi Confessoris et Eccl. Doctoris –  Duplex

28 Gennaio S. Petri Nolasci Confessoris – Duplex

29 Gennaio S. Francisci Salesii Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

30 Gennaio Dominica IV Post Epiphaniam    Semiduplex Dominica minor *I*

                        S. Martinæ Virginis et Martyris    Semiduplex

31 Gennaio S. Joannis Bosco Confessoris    Duplex

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: DICEMBRE 2021

CALENDARIO LITURGICO CATTOLICO DEL MESE DI DICEMBRE 2021

Dicembre è il mese che la Chiesa Cattolica dedica all’Avvento del Salvatore, e alla Vergine Immacolata.

PRATICA DELL’AVVENTO

Vigilanza.

Se la santa Chiesa, madre nostra, passa il tempo dell’Avvento in questa solenne preparazione alla triplice Venuta di Gesù Cristo; se, sull’esempio delle vergini savie, tiene la lampada accesa per l’arrivo dello Sposo, noi che siamo le sue membra e i suoi figli, dobbiamo partecipare ai sentimenti che la animano, e prendere per noi quell’avvertimento del Salvatore: « Siano i vostri lombi precinti corre quelli dei viandanti; nelle vostre mani brillino fiaccole accese; e siate simili a servi che aspettano il loro padrone» (Lc. XII, 35). Infatti, i destini della Chiesa sono anche i nostri; ciascuna delle anime è, da parte di Dio, l’oggetto d’una misericordia e d’un’attenzione simili a quelle che egli usa nei riguardi della Chiesa stessa. Essa è il tempio di Dio perché composta di pietre vive; è la Sposa perché è formata da tutte le anime che sono chiamate all’eterna unione. Se è scritto che il Salvatore ha acquistato la Chiesa con il suo sangue (Atti XX, 28), ognuno di noi può dire parlando di se stesso, come san Paolo: Cristo mi ha amato e si è sacrificato per me (Gal. II, 20). Essendo dunque uguali i destini, dobbiamo sforzarci, durante l’Avvento, di entrare nei sentimenti di preparazione di cui abbiamo visto ripiena la Chiesa.

Preghiera.

E innanzitutto, è per noi un dovere di unirci ai Santi dell’Antica Legge per implorare il Messia, e soddisfare così quel debito di tutto il genere umano verso la divina misericordia. Onde animarci a compiere questo dovere, trasportiamoci con il pensiero nel corso di quelle migliaia di anni rappresentate dalle quattro settimane dell’Avvento, e pensiamo a quelle tenebre, a quei delitti di ogni genere in mezzo ai quali si agitava il vecchio mondo. Che il nostro cuore senta viva la riconoscenza che deve a Colui che ha salvato la sua creatura dalla morte, e che è disceso per vedere più da vicino e condividere tutte le nostre miserie, fuorché il peccato! Che esso gridi, con l’accento dell’angoscia e della fiducia, verso Colui che volle salvare l’opera delle sue mani, ma che vuole pure che l’uomo chieda ed implori la propria salvezza! Che i nostri desideri e la nostra speranza si effondano dunque in quelle ardenti suppliche degli antichi Profeti che la Chiesa ci mette sulle labbra in questi giorni di attesa. Disponiamo i nostri cuori, nella più larga misura possibile, ai sentimenti che essi esprimono.

Conversione.

Compiuto questo primo dovere, penseremo alla Venuta che il Salvatore vuol fare nel nostro cuore: Venuta, come abbiamo visto, piena di dolcezza e di mistero, e che è la conseguenza della prima, poiché il buon Pastore non viene soltanto a visitare il suo gregge in generale, ma estende la sua sollecitudine a ciascuna delle pecore, anche alla centesima che si era smarrita. Ora, per ben comprendere tutto questo ineffabile mistero, bisogna ricordare che, siccome non possiamo essere accetti al nostro Padre celeste se non in quanto egli vede in noi Gesù Cristo, suo Figlio, questo Salvatore pieno di bontà si degna di venire in ciascuno di noi, e, se noi lo vogliamo, di trasformarci in lui, di modo che non viviamo più della vita nostra, ma della sua. Il fine di tutto il Cristianesimo è appunto di divinizzare l’uomo attraverso Gesù Cristo: questo è il compito sublime imposto alla Chiesa. Essa dice ai Fedeli con san Paolo: « Voi siete i miei figlioletti; poiché io vi dò una seconda nascita, affinché si formi in voi Gesù Cristo » (Gal. IV, 19). – Ma, come nella sua apparizione in questo mondo il divino Salvatore si è dapprincipio mostrato sotto le sembianze d’un bambino, prima di giungere alla pienezza dell’età perfetta che era necessaria perché nulla mancasse al suo sacrificio, egli intende prendere in noi gli stessi sviluppi. Ora è nella festa di Natale che si compiace di nascere nelle anime, e diffonde per tutta la sua Chiesa una grazia di Nascita alla quale, purtroppo, non tutti sono fedeli. Ecco, infatti la situazione delle anime all’avvicinarsi di quella ineffabile solennità. Alcune, ed è il numero minore, vivono pienamente della vita del Signore Gesù che è in esse, ed aspirano in ogni istante all’aumento di tale vita. Altre, in numero maggiore, sono vive, sì, per la presenza del Cristo, ma sono malate e languenti, non desiderando il progresso della vita divina, perché la loro carità si è raffreddata (Apoc. II, 4). Il resto degli uomini non gode di questa vita, e si trova nella morte; poiché Cristo ha detto: Io sono la Vita (Gv. XIV, 6). – Nei giorni dell’Avvento, il Salvatore va a bussare alla porta di tutte le anime, in una maniera ora sensibile, ora nascosta. Viene a chiedere se hanno posto per Lui, affinché possa nascere in loro. Ma, benché la casa che egli chiede sia sua, poiché lui l’ha costruita e la conserva, si è lamentato che i suoi non l’hanno voluto ricevere (Gv. 1, 11), almeno il numero maggiore tra essi. «Quanto a quelli che l’hanno ricevuto, ha concesso loro di diventare figli di Dio, e non più figli della carne e del sangue » (ibid. 12, 13). Preparatevi dunque a vederlo nascere in voi più bello, più radioso, più forte di come l’avete conosciuto, o anime fedeli che lo custodite in voi stesse come un prezioso deposito, e che da lungo tempo, non avete altra vita che la sua, altro cuore che il suo, altre opere che le sue. Sappiate cogliere, nelle parole della Liturgia, quelle che fanno per il vostro amore, e che commuoveranno il cuore dello Sposo. Aprite le porte per riceverlo nella sua nuova venuta, voi che già l’avevate in voi, ma senza conoscerlo; che lo possedevate, ma senza gustarlo. Egli torna con una nuova tenerezza; ha dimenticato il vostro rifiuto; vuole rinnovare tutte le cose (Apoc. XXI, 5). Fate posto al celeste Bambino, che vuol crescere in voi. Il momento è vicino: che il vostro cuore, dunque si desti; e perché non vi abbia sorpreso il sonno quando Egli passerà, vegliate e pregate. – Le parole della Liturgia sono anche per voi; perché esse parlano di tenebre che Dio solo può dissipare, di piaghe che solo la sua bontà può risanare, di languori che cesseranno solo per sua virtù. – E voi, Cristiani, per cui la buona novella è come se non ci fosse perché i vostri cuori sono morti per il peccato, sia che questa morte vi tenga stretti nei suoi lacci da lunghi anni, sia che la ferita che l’ha causata sia stata inferta più di recente alla vostra anima, ecco venire colui che è la vita. « Perché dunque vorreste morire? Egli non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva » (Ez. XVIII, 31). – La grande Festa della sua Nascita sarà un giorno di misericordia universale per tutti quelli che vorranno lasciarlo entrare. Questi ricominceranno a vivere con Lui; ogni altra vita precedente sarà abolita, e sovrabbonderà la grazia là dove prima aveva abbondato l’iniquità (Rom. V, 29). – E se la tenerezza e la dolcezza di questa misteriosa Venuta non vi attraggono, perché il vostro cuore non potrebbe ancora comprendere la fiducia o perché, avendo per lungo tempo ingoiato l’iniquità come l’acqua, non sapete che cosa significhi aspirare mediante l’amore alle carezze d’un padre di cui avevate disprezzato gli inviti, pensate alla Venuta piena di terrore che seguirà quella che si compie silenziosamente nelle anime. Sentite lo scricchiolio dell’universo all’avvicinarsi del terribile Giudice; osservate i cieli che fuggono davanti a Lui, e si aprono come un libro alla sua vista (Apoc. VI, 41); sostenete, se ne siete capaci, il suo aspetto, i suoi sguardi fiammeggianti; guardate senza fremere la spada a doppio taglio che esce dalla sua bocca (ibid. 1, 16); ascoltate infine quelle grida di lamento: 0 monti cadete su di noi; rocce, copriteci, toglieteci alla sua vista terrificante (Lc. XXIII, 30)! Sono le grida che faranno risuonare invano le anime sventurate che non hanno saputo conoscere il tempo della visita (ibid. 23, 19, 44). Per aver chiuso il loro cuore a quell’Uomo-Dio che pianse su di esse – tanto le amava! – scenderanno vive nel fuoco eterno la cui fiamma è così bruciante che divora il germe della terra e le fondamenta più nascoste dei monti (Deut. XXXII, 22). Ivi si sente il verme eterno d’un rimorso che non muore mai (Mc. IX, 43). – Coloro, dunque, i quali non si sentono commossi dalla dolce notizia dell’avvicinarsi del celeste Medico, del generoso Pastore che dà la vita per le sue pecorelle, meditino durante l’Avvento sul terribile, eppure incontestabile mistero della Redenzione, resa inutile dal rifiuto che l’uomo oppone troppo spesso di associarsi alla propria salvezza. Misurino le loro forze, e se disprezzano il bambino che sta per nascere (Is. IX, 6), pensino se saranno in grado di lottare con il Dio forte, il giorno in cui verrà non più a salvare, ma a giudicare. Per conoscerlo più da vicino, questo Giudice davanti al quale tutto deve tremare, interroghino la sacra Liturgia: qui impareranno a temerlo. – Del resto, questo timore non è soltanto proprio dei peccatori; è un sentimento che ogni Cristiano deve provare. Il timore, se è da solo, rende schiavi; se compensa l’amore, conviene al figlio colpevole, che cerca il perdono del padre adirato; anche quandol’amore lo spinge fuori (Gv. IV, 18), esso ritorna talora come un subitaneo lampo, e il cuore fedele ne è felicemente scosso fin nelle fondamenta. Sente allora ridestarsi il ricordo della sua miseria e della misericordia gratuita dello Sposo. Nessuno deve dunque disperarsi, in questo sacro tempo dell’Avvento, dall’associarsi ai pii timori della Chiesa che, per quanto amata, dice spesso nei suoi Uffici: Trafiggi la mia carne, 0 Signore, con il pungolo del tuo timore! Ma questa parte della Liturgia sarà utile soprattutto a coloro che cominciano a consacrarsi al servizio di Dio. – Da tutto ciò, si deve concludere che l’Avvento è un tempo consacrato soprattutto agli esercizi della Vita Purgativa; come indicano quelle parole di san Giovanni Battista, che la Chiesa ci ripete così spesso in questo sacro periodo: Preparate le vie del Signore! Ciascuno, dunque, operi seriamente a spianare il sentiero attraverso il quale Gesù entrerà nella sua anima. I giusti, secondo la dottrina dell’Apostolo, dimentichino ciò che hanno fatto nel passato (Filip. III, 13), e attendano a nuovi impegni. I peccatori cerchino di rompere subito i legami che li tengono stretti, di lasciare le abitudini che li fanno prigionieri; castighino la carne, e diano inizio al duro lavoro di sottometterla allo spirito; preghino soprattutto con la Chiesa; e quando il Signore verrà, potranno sperare che non rimarrà sulla soglia della porta, ma entrerà, perchè egli ha detto: « Ecco che io sono alla porta e busso; se qualcuno sente la mia voce e mi apre, entrerò da lui » (Apoc. III, 20).

(Dom Guéranger: l’Anno Liturgico)

Queste sono le feste del mese di Dicembre:

2 Dicembre S. Bibianæ Virginis et Martyris    Semiduplex

3 Dicembre S. Francisci Xaverii Confessoris    Duplex majus

                        PRIMO VENERDI

4 Dicembre S. Petri Chrysologi Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

                       PRIMO SABATO

5 Dicembre Dominica II Adventus – Semiduplex II. Classis

                      S. Sabbæ Abbatis

6 Dicembre S. Nicolai Episcopi et Confessoris   – Duplex

7 Dicembre S. Ambrosii Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

8 Dicembre In Conceptione Immaculata Beatæ Mariæ Virginis    Duplex I. classis

10 Dicembre S. Melchiadis Papæ et Martyris    Feria

11 Dicembre S. Damasi Papæ et Confessoris    Duplex

12 Dicembre Dominica III Adventus  – Semiduplex II. classis

13 Dicembre S. Luciæ Virginis et Martyris    Duplex

15 Dicembre Feria IV Quattuor Temporum Adventus    Feria privilegiata

16 Dicembre S. Eusebii Episcopi et Martyris    Semiduplex

17 Dicembre Feria VI Quattuor Temporum Adventus    Feria privilegiata

18 Dicembre Sabbato Quattuor Temporum Adventus    Feria privilegiata

19 Dicembre Dominica IV Adventus    Semiduplex II. classis

21 Dicembre S. Thomæ Apostoli – Duplex II. classis

24 Dicembre In Vigilia Nativitatis Domini  –  Duplex I. classis

25 Dicembre In Nativitate Domini – Duplex I. classis

26 Dicembre Dominica Infra Octavam Nativitatis – Semiduplex Dominica minor

                      S. Stephani Protomartyris    Duplex II. classis

27 Dicembre S. Joannis Apostoli et Evangelistæ – Duplex II. classis

28 Dicembre Ss. Innocentium  –  Duplex II. classis

29 Dicembre S. Thomæ Episcopi et Martyris – Duplex

31 Dicembre S. Silvestri Papæ et Confessoris    Duplex

Die septima post Nativitatem    Feria privilegiata

CALENDARIO LITURGICO DI NOVEMBRE 2021

CAQLENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: NOVEMBRE 2021

Novembre è il mese che la Chiesa dedica al ricordo ed al culto dei defunti.

« Oh! quanto soffriamo, ci gridano quelle anime; o nostri fratelli, liberateci da questi tormenti: voi lo potete! Ah! se sentiste il dolore d’essere separate da Dio! » Crudele separazione! Ardere in un fuoco acceso dalla giustizia d’un Dio! Soffrir dolori che uomo mortale non può comprendere! Esser divorato dal rammarico, sapendo che potevamo si agevolmente sfuggirli! «Oh! miei figliuoli, gridan quei padri e quelle madri, potete abbandonarci? Abbandonar noi che vi abbiam tanto amato? Potete coricarvi su un soffice letto e lasciar noi stesi sopra un letto di fuoco? Avrete il coraggio di darvi in braccio ai piaceri e alla gioia, mentre noi notte e giorno siam qui a patire ed a piangere? Possedete pure i nostri beni e le nostre case, godete il frutto delle nostre fatiche, e ci abbandonate in questo luogo di tormenti, ove da tanti anni soffriamo pene si atroci?… E non un’elemosina, non una Messa che ci aiuti a liberarci!… Potete alleviar le nostre pene, aprir la nostra prigione e ci abbandonate! Oh! son pur crudeli i nostri patimenti! » Si, miei fratelli, in mezzo alle fiamme si giudica ben altrimenti di tutte codeste colpe leggere, seppure si può chiamar leggero ciò che fa tollerare sì rigorosi dolori. « O mio Dio, esclamava il Re-profeta, guai all’uomo, anche più giusto, se lo giudicate senza misericordia! » [Il curato d’Ars S, Giovanni M. Vianney]

Le feste del mese di Novembre 2021 sono:

1 Novembre  Omnium Sanctorum    Duplex I. classis *L1*

2 Novembre In Commemoratione Omnium Fidelium Defunctorum

                      Duplex I. classis *L1*

4 Novembre S. Caroli Episcopi et Confessoris    Duplex

5 Novembre PRIMO VENERDÌ

6 Novembre PRIMO SABATO

7 Novembre Dominica V Post Epiphaniam III. Nov. Semiduplex Dom. minor *I*

8 Novembre Ss. Quatuor Coronatorum Martyrum    Feria

9 Novembre In Dedicatione Basilicæ Ss. Salvatoris    Duplex II. classis *L1*

10 Novembre S. Andreæ Avellini Confessoris    Duplex

11 Novembre S. Martini Episcopi et Confessoris    Duplex *L1*

12 Novembre S. Martini Papæ et Martyris    Semiduplex

13 Novembre S. Didaci Confessoris    Feria

14 Novembre Dominica VI Post Epiphaniam IV. Nov. Semiduplex Dom. minor *I*   

                        S. Josaphat Episcopi et Martyris – Duplex

15 NovembreS. Alberti Magni Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

16 Novembre S. Gertrudis Virginis – Duplex

17 Novembre S. Gregorii Thaumaturgi Episcopi et Confessoris    Duplex

18 Novembre In Dedicatione Basilicarum Ss. Apostolorum Petri et Pauli Dupl. L1*

19 Novembre S. Elisabeth Viduæ – Duplex

20 Novembre S. Felicis de Valois Confessoris – Duplex

21 Novembre Dom. XXIV et Ultima Post Pentecosten V. Nov.  Semid. Dom. minor

                      In Præsentatione Beatæ Mariæ Virginis

22 Novembre S. Cæciliæ Virginis et Martyris    Duplex *L1*

23 Novembre S. Clementis I Papæ et Martyris    Duplex

24 Novembre S. Joannis a Cruce Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

25 Novembre S. Catharinæ Virginis et Martyris    Duplex

26 Novembre S. Silvestri Abbatis  –  Duplex

28 Novembre Dominica I Adventus  – Semiduplex I. classis *I*

30 Novembre S. Andreæ Apostoli    Duplex II. classis *L1*

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: OTTOBRE 2021

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: OTTOBRE  2021

OTTOBRE È IL MESE CHE LA CHIESA CATTOLICA DEDICA ALLA SS. VERGINE DEL ROSARIO, AI SANTI ANGELI CUSTODI E A CRISTO RE.

Allorché l’eresia degli Albigesi s’estendeva empiamente nella provincia di Tolosa mettendovi di giorno in giorno radici sempre più profonde, san Domenico, che aveva fondato allora l’ordine dei Predicatori, si applicò interamente a sradicarla. E per riuscirvi più sicuramente, implorò con assidue preghiere il soccorso della beata Vergine, la cui dignità quegli eretici attaccavano impudentemente, ed a cui è dato di distruggere tutte l’eresie nell’intero universo. Ricevuto da lei l’avviso (secondo che vuole la tradizione) di predicare ai popoli il Rosario come aiuto singolarmente efficace contro l’eresie e i vizi, stupisce vedere con qual fervore e con qual successo egli eseguì l’ufficio affidatogli. Ora il Rosario è una formula particolare di preghiera nella quale si distinguono quindici decadi di salutazioni angeliche, separate dall’orazione Domenicale, e in ciascuna delle quali ricordiamo, meditandoli piamente, altrettanti misteri della nostra redenzione. Da quel tempo, dunque, questa maniera di pregare incominciò, grazie a san Domenico, a farsi conoscere e a spandersi. E, ch’egli ne sia l’istitutore e l’autore, lo si trova affermato non di rado nelle lettere apostoliche dei sommi Pontefici. – Da questa istituzione sì salutare promanarono nel popolo cristiano innumerevoli benefici. Fra i quali si cita con ragione la vittoria, che il santissimo Pontefice Pio V e i principi cristiani infiammati da lui riportarono presso le isole Cursolari sul potentissimo despota dei Turchi. Infatti, essendo stata riportata questa vittoria il giorno medesimo in cui i confratelli del santissimo Rosario indirizzavano a Maria in tutto il mondo le consuete suppliche e le preghiere stabilite secondo l’uso, non senza ragione essa si attribuì a queste preghiere. E ciò l’attestò anche Gregorio XIII, ordinando che a ricordo di beneficio tanto singolare, in tutto il mondo si rendessero perenni azioni di grazie alla beata Vergine sotto il titolo del Rosario, in tutte le chiese che avessero un altare del Rosario, e concedendo in perpetuo in tal giorno un Ufficio di rito doppio maggiore; e altri Pontefici hanno accordato indulgenze pressoché innumerevoli a quelli che recitano il Rosario e alla confraternita di questo nome. – Clemente XI poi, stimando che anche l’insigne vittoria riportata l’anno 1716 nel regno d’Ungheria da Carlo VI, imperatore dei Romani, su l’immenso esercito dei Turchi, accadde lo stesso giorno in cui si celebrava la festa della Dedicazione di santa Maria della Neve, e quasi nel medesimo tempo che a Roma i confratelli del santissimo Rosario facendo preghiere pubbliche e solenni con immenso concorso di popolo e grande pietà indirizzavano a Dio ferventi suppliche per l’abbattimento dei Turchi e imploravano umilmente l’aiuto potente della Vergine Madre di Dio a favore dei Cristiani; perciò credé dover attribuire questa vittoria al patrocinio della stessa Vergine, come pure la liberazione, avvenuta poco dopo, dell’isola di Corcira dall’assedio parimente dei Turchi. Quindi perché restasse sempre perpetuo e grato ricordo di sì insigne beneficio, estese a tutta la Chiesa la festa del santissimo Rosario da celebrarsi collo stesso rito. Benedetto XIII fece inserire tutto ciò nel Breviario Romano. Leone XIII poi, in tempi turbolentissimi per la Chiesa, e nell’orribile tempesta di mali che da lungo tempo ci opprimono, ha sovente e vivamente eccitato con reiterate lettere apostoliche tutti i fedeli del mondo a recitare spesso il Rosario di Maria, soprattutto nel mese d’Ottobre, ne ha innalzato di più la festa a rito superiore, ha aggiunto alle litanie Lauretane l’invocazione, Regina del sacratissimo Rosario, e concesso a tutta la Chiesa un Ufficio proprio per la stessa solennità. Veneriamo dunque sempre la santissima Madre di Dio con questa devozione che le è gratissima; affinché, invocata tante volte dai fedeli di Cristo colla preghiera del Rosario, dopo averci dato d’abbattere e annientare i nemici terreni, ci conceda altresì di trionfare di quelli infernali. (Dal Messale Romano)

Festa degli Angeli custodi

Zach II:1-5


 E alzai i miei occhi, e guardai, ed ecco un uomo con in mano una corda da misuratore; e dissi: Dove vai tu? Ed egli mi disse: A misurare Gerusalemme per vedere quanta sia la sua larghezza, e quanta la sua lunghezza. Quand’ecco l’Angelo che parlava con me uscì fuori, e gli andò incontro un altro Angelo. E gli disse: Corri, parla a quel giovane, e digli: Gerusalemme sarà abitata senza mura, per la gran quantità d’uomini e di bestie che saranno dentro di essa. Ed io le sarò, dice il Signore, muraglia di fuoco tutt’intorno, e sarò glorificato in mezzo a lei.

… Ci sembrò poi più d’ogni altra opportuna a questa celebrazione l’ultima domenica del mese di ottobre, nella quale si chiude quasi l’anno liturgico, così infatti avverrà che i misteri della vita di Gesù Cristo, commemorati nel corso dell’anno, terminino e quasi ricevano coronamento da questa solennità di Cristo Re, e prima che si celebri e si esalti la gloria di Colui che trionfa in tutti i Santi e in tutti gli eletti. – Pertanto questo sia il vostro ufficio, o Venerabili Fratelli, questo il vostro compito di far sì che si premetta alla celebrazione di questa festa annuale, in giorni stabiliti, in ogni parrocchia, un corso di predicazione, in guisa che i fedeli ammaestrati intorno alla natura, al significato e all’importanza della festa stessa, intraprendano un tale tenore di vita, che sia veramente degno di coloro che vogliono essere sudditi affezionati e fedeli del Re divino…

(S. S. Pio XI, lett. Enc. Quas primas)

Indulgenze per il mese di OTTOBRE:

398

Fidelibus, qui mense octobri saltem tertiam Rosarii partem sive publice sive privatim pia mente recitaverint, conceditur:

Indulgentia septem annorum quovis die;

Indulgentia plenaria, si die festo B . M. V. de Rosario et per totam octavam idem pietatis obsequium præstiterint, et præterea admissa sua confessi fuerint, ad eucharisticum Convivium accesserint et alicuius ecclesiæ aut publici oratorii visitationem instituerint;

Indulgentia plenaria, additis sacramentali confessione, sacra Communione et alicuius ecclesiæ aut publici oratorii visitatione, si post octavam sacratissimi Rosarii saltem decem diebus eamdem recitationem persolverint (S. C. Indulg., 23 iul. 1898 et 29 aug. 1899; S. Pæn. Ap., 18 mart. 1932). 81028

RECITATIO ROSARII

395

a) Fidelibus, si tertiam Rosarii partem devote recitaverint, conceditur: Indulgentia quinque annorum;

Indulgentia plenaria, suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem idem præstiterint (Bulla Ea quæ ex fidelium, Sixti Pp. IV, 12 maii 1479; S. C. Indulg., 29 aug. 1899; S. Pæn. Ap., 18 mart. 1932 et 22 ian. 1952).

ORATIO AD D. N. IESUM CHRISTUM REGEM

Indulg. plenaria suetis condicionibus semel in die (272)

DÒMINE Iesu Christe, te confiteor Regem universàlem. Omnia, quæ facta sunt, prò te sunt creata. Omnia iura tua exérce in me. Rénovo vota Baptismi abrenùntians sàtanæ eiùsque pompis et opéribus et promitto me victùrum ut bonum christiànum. Ac, potissimum me óbligo operàri quantum in me est, ut triùmphent Dei iura tuæque Ecclèsiæ. Divinum Cor Iesu, óffero tibi actiones meas ténues ad obtinéndum, ut corda omnia agnóscant tuam sacram Regalitàtem et ita tuæ pacis regnum stabiliàtur in toto terràrum orbe. Amen.

Queste sono LE FESTE DEL

MESE DI OTTOBRE 2021:

1 Ottobre –  S. Remigii Episcopi et Confessoris    Feria

                    PRIMO VENERDI’

2 Ottobre – Ss. Angelorum Custodum    Duplex majus *L1*

                    PRIMO SABATO

3 Ottobre Dominica XIX Post Pentecosten I. Octobris – Semiduplex Dom. minor

                S. Theresiæ a Jesu Infante Virginis    Duplex

4 Ottobre – S. Francisci Confessoris    Duplex majus

5 Ottobre – Ss. Placidi et Sociorum Martyrum    Feria

6 Ottobre S. Brunonis Confessoris – Duplex

7 Ottobre – Beatæ Mariæ Virginis a Rosario – Duplex II. classis *L1*

8 Ottobre S. Birgittæ Viduæ – Duplex

9 Ottobre – S. Joannis Leonardi Confessoris    Duplex

10 Ottobre – Dominica XX Post Pentecosten II. Octobris – Semiduplex Dom. minor

                     S. Francisci Borgiæ Confessoris    Semiduplex

11 Ottobre – Maternitatis Beatæ Mariæ Virginis    Duplex II. classis *L1*

13 Ottobre – S. Eduardi Regis Confessoris    Semiduplex

14 Ottobre – S. Callisti Papæ et Martyris    Duplex

15 Ottobre – S. Teresiæ Virginis    Duplex

16 Ottobre – S. Hedwigis Viduæ    Feria

17 Ottobre – Dominica XXI Post Pentecosten III. Octobris Semiduplex Dom. minor

                   S. Margaritæ Mariæ Alacoque Virginis    Duplex

18 Ottobre

S. Lucæ Evangelistæ    Duplex II. classis

19 Ottobre – S. Petri de Alcantara Confessoris    Duplex

20 Ottobre – S. Joannis Cantii Confessoris    Duplex

21 Ottobre – S. Hilarionis Abbatis    Feria

24 Ottobre – Dominica XXII Post Pentecosten IV. Octobris    Semiduplex Dom. minor

                    S. Raphaëlis Archangeli  –  Duplex majus

25 Ottobre – Ss. Chrysanthi et Dariæ Martyrum    Feria

26 Ottobre – S. Evaristi Papæ et Martyris    Feria

                   Elezione al soglio di S. Pietro di S. S. GREGORIO XVII (26 ott. 1958)

28 Ottobre

Ss. Simonis et Judæ Apostolorum    Duplex II. classis *L1*

31 Ottobre – Domini Nostri Jesu Christi Regis    Duplex I. classis *L1*

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: SETTEMBRE 2021

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: SETTEMBRE 2021

Settembre è il mese che la Chiesa Cattolica dedica alla Santa Croce e alla Vergine Addolorata

… i veri fedeli formano un solo corpo con Gesù Cristo; e questa unione è cominciata sul Calvario. Come Gesù Cristo è Figlio di Maria, cosi i fedeli a Lui uniti sono divenuti sul Calvario in Lui e con Lui anche di Maria Figliuoli. I Giudei e gli eretici non intendono questo mistero, e quanto sono perciò infelici. Vantaggio di noi Cattolici, che, essendo nella vera Chiesa, soli abbiamo Maria per nostra vera madre.

… al medesimo modo, sebbene Maria per la sua cooperazione alla redenzione, alla nascita spirituale di tutti, come vedremo, sia divenuta di tutti la Madre, come Gesù Cristo è il Redentore di tutti: pure in fatto ella non è realmente Madre se non di coloro di cui Iddio è il vero Padre, e Gesù Cristo il vero maestro e fratello; cioè a dire dei veri Cattolici, di quelli che con Gesù Cristo compongono il corpo di cui Egli è il capo, cioè la Chiesa. – Questa verità appunto, tanto preziosa quanto consolante per noi che abbiamo la sorte di appartenere a questa Chiesa, Gesù Cristo ha voluto rammentarci coll’avere detto a Maria, additando Giovanni: Ecco IL VOSTRO FIGLIO, Ecce filius tuus, perché, come abbiamo di sopra osservato, è stato come se avesse dichiarato che in fatto solo coloro, sarebbero i veri figli di Maria ai quali converrebbero i caratteri distintivi di S. Giovanni, che sono quelli dì essere il discepolo fedele di Gesù e l’oggetto del suo tenero amore: Discipulus quem, diligebat Jesus.

… ecco il vostro figlio; e non già: Eccovi in Giovanni un altro figlio, fu lo stesso che dire: Questi è Gesù, di cui voi siete la Madre: imperciocché chiunque è perfetto non vive altrimenti esso più in sé stesso, ma è Gesù Cristo che vive in lui … Queste parole sono profonde: ma esse sono di una ammirabile esattezza teologica: giacché sono appoggiate ad una verità che è il fondamento della vera fede, e che S. Paolo non ha cessato di spiegare, d’inculcare, di ripetere nelle sublimi sue lettere, cioè a dire che tutti i veri fedeli, tutte le membra della vera Chiesa, non formano con Gesù Cristo che una medesima cosa, un medesimo tutto, un medesimo corpo, un solo e medesimo figliuolo. … Perciò come Gesù Cristo è Figlio di Dio, oggetto della sua tenerezza, ed erede della sua gloria: noi ancora, subito che siamo aGesù Cristo incorporati e formiamo una cosa istessa con Lui, diventiamo per questo, solo, in Gesù Cristo e con Gesù Cristo, figli di Dio, oggetti delle tenerezze di Dio, eredi della gloria di Dio. Sicché come separati da Gesù Cristo non abbiamo nulla, non meritiamo nulla, non siamo nulla: così, uniti a Lui, in Lui e con Lui abbiamo tutto, meritiamo tutto e siamo tutto quello che è esso stesso: In quo omnia. – Or siccome Gesù Cristo è ancora vero Figlio di Maria; così, nell’incorporarci a Luiper mezzo dei sacramenti, nel divenire una stessa cosa con Lui, come appunto l’innesto, secondo S. Paolo, diviene unacosa medesima coll’albero in cui è messo: diveniamo altresì figli di Maria a quel medesimo modo e per quella ragione medesima onde dopo questa unione diveniamo figli di Dio, perché Gesù Cristo di Dio è Figliuolo: Ma questa nostra figliolanza da Dio e da Maria siccome è l’effetto della nostra unione con Gesù Cristo, e non l’otteniamo che in Lui e con Lui: così non formiamo con Lui ed in Lui che un figlio solo di Dio, un figlio solo di Maria, perché in Lui e con Lui formiamo un solo tutto, un solo composto mistico, un solo corpo.

(GIOACCHINO VENTURA: LA MADRE DI DIO, ovvero SPIEGAZIONE DEL MISTERO DELLA SS. VERGINE A PIE’ DELLA CROCE; GENOVA, Presso D. G. ROSSI 1852)

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Fidelibus, qui mense septembri preces vel alia pietatis obsequia B. M. V. Perdolenti devote præstiterint, conceditur [A chi durante il mese di settembre, devotamente pregherà o compirà un esercizio di ossequio e pietà alla B. M. V. si concede]:

Indulgentia quinque annorum semel, quolibet mensis die;

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo eidem pio exercitio quotidie per integrum mensem vacaverint

(Breve Ap., 3 apr. 1857; S. C . Indulg., 26 nov. 1876 et 27 ian. 1888; S. Pæn. Ap., 12 nov. 1936).

-382-

Fidelibus, qualibet ex septem feriis sextis utrumque festum B. M. V. Perdolentis immediate antecedentibus, si ad honorem eiusdem Virginis Perdolentis septies Pater, Ave et Gloria recitaverint, conceditur [Ai fedeli che per sette venerdì antecedenti la festa della BMV Addolorata, in onore della Vergine Addolorata reciteranno sette Pater, Maria, Gloria, si concede:]:

Indulgentia septem annorum;

Indulgentia plenaria suetis conditionibus (Breve Ap., 22 mart. 1918; S. Pæn. Ap., 18 mart. 1932).

Stabat Mater dolorosa

Juxta crucem lacrimosa,

Dum pendebat Filius;

Cujus animam gementem,

Contristatam et dolentem

Pertransivit gladius.

O quam tristis et afflicta

Fuit illa benedicta

Mater Unigeniti

Quæ mœrebat et dolebat

Pia Mater dum videbat

Nati pœnas inclyti.

Quis est homo qui non fleret

Matrem Christi si videret

In tanto supplicio?

Quis non posset contristari

Christi Matrem contemplari

Dolentem cum Filio?

Pro peccatis sum gentis

Vidit Jesum in tormentis

Et flagellis subditum,

Vidit suum dulcem Natum

Moriendo desolatum,

Dum emisit spiritum.

Eia Mater, fons amoris,

Me sentire vim doloris,

Fac ut tecum lugeam.

Fac ut ardeat cor meum

In amando Christum Deum,

Ut sibi complaceam.

Sancta Mater, istud agas,

Crucìfixi fige plagas

Cordi meo valide.

Tui Nati vulnerati

Tam dignati prò me pati,

Pœnas mecum divide.

Fac me tecum pie flere:

Crucifixo condolere,

Donec ego vixero.

Juxta crucem tecum stare,

Et me Tibi sociare

In planctu desidero.

Virgo virginum præclara

Mihi jam non sis amara;

Fac me tecum plangere.

Fac ut portem Christi mortem;

Passionis fac consortem,

Et plagas recolere

Fac me plagis vulnerari,

Fac me Cruce inebriari

Et cruore Filii

Flammis ne urar succensus,

Per te, Virgo, sim defensus

In die Judicii.

Christi, cum sit hinc exire

Da per Matrem me venire

Ad palmam victoriæ.

Quando corpus morietur,

Fac ut anima donetur

Paradisi gloria. Amen.

Indulgentia septem annorum.

~Indulgentia plenaria suetis conditionibus, sequentia quotidie per integrum mensem devote reperita

(S. C. Indulg., 18 iun. 1876; S. Pæn. Ap., 1 aug. 1934).

Festa della Natività della Beata Vergine Maria: 8 settembre

Novena a Maria Bambina

Santa Maria Bambina della casa reale di David, Regina degli Angeli, Madre di grazia e di amore, vi saluto con tutto il mio cuore. Ottenete per me la grazia di amare il Signore fedelmente durante tutti i giorni della mia vita. Ottenete per me una grandissima devozione a Voi, che siete la prima creatura dell’amore di Dio.

Ave Maria,…

O celeste Maria Bambina, che come una colomba pura, nasce immacolata e bella, vero prodigio della saggezza di Dio, la mia anima gioisce in Voi. Oh! Aiutatemi a preservare nell’Angelica virtù di purezza a costo di qualsiasi sacrificio.

Ave Maria,…

Beata, incantevole e Santa Bambina, giardino spirituale di delizia, dove il giorno dell’incarnazione è stato piantato l’albero della vita, aiutatemi ad evitare il frutto velenoso della vanità ed i piaceri del mondo. Aiutatemi a far attecchire nella mia anima i pensieri, i sentimenti e le virtù del vostro Figlio divino.

Ave Maria,…

Vi saluto, Maria Bambina ammirevole, rosa mistica, giardino chiuso, aperto solo allo Sposo celeste. O Giglio di paradiso, fatemi amare la vita umile e nascosta; lasciate che lo Sposo celeste trovi la porta del mio cuore sempre aperta alle chiamate amorevoli delle sue grazie ed ispirazioni.

Ave Maria,…

Santa Maria bambina, mistica Aurora, porta del cielo, Voi siete la mia fiducia e speranza. O potente avvocata, dalla vostra culla stendete la mano per sostenermi nel cammino della vita. Fate che io serva Dio con ardore e costanza fino alla morte e così possa giungere all’eternità con Voi.

Ave Maria,…

Preghiera:

Beata Maria bambina, destinata ad essere la Madre di Dio e la nostra tenera Madre, provvedetemi di grazie celesti, ascoltate misericordiosamente le mie suppliche. Nei bisogni che mi opprimono e soprattutto nelle mie presenti tribolazioni, ho riposto tutta la mia fiducia in Voi.

O Santa bambina, i privilegi che a Voi sola sono stati concessi dall’Altissimo, i meriti che avete acquistato, mostrano che la fonte dei favori spirituali ed i benefici continui che dispensate sono inesauribili, poiché il vostro potere presso il cuore di Dio è illimitato. – Degnatevi attraverso l’immensa profusione di grazie con cui l’Altissimo Vi ha arricchito fin dal primo momento della vostra Immacolata Concezione, di esaudire, o celeste Bambina, le nostre richieste e staremo eternamente a lodare la bontà del vostro Cuore Immacolato.

[IMPRIMATUR: In Curia Archiep. Mediolani – 31 agosto 1931

Canon. CAVEZZALI, Pro Vic. Gen.]

Ecco le feste della Chiesa Cattolica del mese di: Settembre 2021

1 Settembre S. Ægidii Abbatis  – Feria

2 Settembre S. Stephani Hungariæ Regis Confessoris    Semiduplex

3 Settembre S. Pii X Papæ Confessoris    Duplex

                      PRIMO VENERDI’

4 Settembre  

PRIMO SABATO

5 Settembre Dominica XV Post Pentecosten II. Septembris Semiduplex Dom. minor

                  S. Laurentii Justiniani Episcopi et Confessoris    Semiduplex

8 Settembre In Nativitate Beatæ Mariæ Virginis –  Duplex II. classis *L1*

9 Settembre S. Gorgonii Martyris    Feria

10 Settembre S. Nicolai de Tolentino Confessoris    Duplex

11 Settembre Ss. Proti et Hyacinthi Martyrum    Feria

12 Settembre Dominica XVI Post Pentecosten III. Sept.  Semiduplex Dom. minor *I*

S. Nominis Beatæ Mariæ Virginis    Duplex

14 Settembre In Exaltatione Sanctæ Crucis    Duplex II. classis *L1*

15 Settembre Septem Dolorum Beatæ Mariæ Virginis  –  Duplex II. classis *L1*

Feria Quarta Quattuor Temporum Septembris    Ferial

16 Settembre Ss. Cornelii Papæ et Cypriani Episcopi, Martyrum    Semiduplex

17 Settembre Impressionis Stigmatum S. Francisci    Feria

Feria Sexta Quattuor Temporum Septembris    Ferial

18 Settembre S. Josephi de Cupertino Confessoris    Ferial

Sabbato Quattuor Temporum Septembris    Ferial

19 Settembre Dominica XVII Post Pentecosten IV. Sept. Semiduplex Dom. minor *I*

        S. Januarii Episcopi et Sociorum Martyrum    Duplex

20 Settembre S. Eustachii et Sociorum Martyrum  –  Feria

21 Settembre S. Matthæi Apostoli et Evangelistæ    Duplex II. classis

22 Settembre S. Thomæ de Villanova Episcopi et Confessoris    Duplex

23 Settembre S. Lini Papæ et Martyris    Semiduplex

24 Settembre Beatæ Mariæ Virginis de Mercede    Feria

26 Settembre Dominica XVIII Post Pentecosten V. Sept. Semiduplex Dom. minor*I*

         Ss. Cypriani et Justinæ Martyrum    Simplex

27 Settembre S. Cosmæ et Damiani Martyrum    Semiduplex

28 Settembre S. Wenceslai Ducis et Martyris    Semiduplex

29 Settembre In Dedicatione S. Michaëlis Archangelis    Duplex I. classis *L1*

30 Settembre S. Hieronymi Presbyteris Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex *L1*