NOVENA AL CORPUS DOMINI

NOVENA AL CORPUS DOMINI

(INIZIO 30 MAGGIO)

O Gesù, Sapienza infinita, concedetemi la grazia di conoscervi perfettamente per sempre amarvi di cuore e benedirvi in eterno. Gloria.

O Gesù, Signore padrone amorosissimo, fate che questo vostro indegnissimo servo non d’altro si ricordi e si pregi che di Voi e dell’infinita vostra bontà e misericordia. Gloria.

O Gesù, Salvatore amantissimo, non permettete che l’anima mia sia fatta schiava del peccato, e venga a perdere il tesoro inestimabile della vostra santissima grazia. Gloria.

O Gesù, Medico peritissimo, infondete nel bagno del vostro preziosissimo sangue l’anima mia, altrimenti troppo debole ed inferma, acciò resti per sempre sanata da tutti i suoi mali. Gloria.

O Gesù, vero Pane di vita, saziate l’anima mia  col delicatissimo cibo della vostra Carne celeste, acciò possa viver di Voi nella vita presente, ed esser con Voi beato nella futura. Gloria.

O Gesù, Gloria del Cielo, fate che tutti i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni siano sempre diretti all’onor vostro, come ad ultimo fine e vero centro di beatitudine eterna. Gloria.

O Gesù, sopra ogni bene dolcissimo in Voi fermamente credo, in Voi vivamente spero, e Voi solo di tutto cuore, in questo SS. Sacramento, amo ed adoro: e per godere Voi solo ad ogni altro bene volontariamente rinunzio. Gloria.

LAUDA SION

Lauda, Sion, Salvatórem,
lauda ducem et pastórem
in hymnis et cánticis.


Quantum potes, tantum aude:
quia major omni laude,
nec laudáre súfficis.

Laudis thema speciális,
panis vivus et vitális
hódie propónitur.

Quem in sacræ mensa cenæ
turbæ fratrum duodénæ
datum non ambígitur.

Sit laus plena, sit sonóra,
sit jucúnda, sit decóra
mentis jubilátio.

Dies enim sollémnis agitur,
in qua mensæ prima recólitur
hujus institútio.

In hac mensa novi Regis,
novum Pascha novæ legis
Phase vetus términat.

Vetustátem nóvitas,
umbram fugat véritas,
noctem lux elíminat.

Quod in cœna Christus gessit,
faciéndum hoc expréssit
in sui memóriam.

Docti sacris institútis,
panem, vinum in salútis
consecrámus hóstiam.

Dogma datur Christiánis,
quod in carnem transit panis
et vinum in sánguinem.

Quod non capis, quod non vides,
animosa fírmat fides,
præter rerum órdinem.


Sub divérsis speciébus,
signis tantum, et non rebus,
latent res exímiæ.

Caro cibus, sanguis potus:
manet tamen Christus totus
sub utráque spécie.

A suménte non concísus,
non confráctus, non divísus:
ínteger accípitur.

Sumit unus, sumunt mille:
quantum isti, tantum ille:
nec sumptus consúmitur.

Sumunt boni, sumunt mali
sorte tamen inæquáli,
vitæ vel intéritus.

Mors est malis, vita bonis:
vide, paris sumptiónis
quam sit dispar éxitus.

Fracto demum sacraménto,
ne vacílles, sed meménto,
tantum esse sub fragménto,
quantum toto tégitur.

Nulla rei fit scissúra:
signi tantum fit fractúra:
qua nec status nec statúra
signáti minúitur.


Ecce panis Angelórum,
factus cibus viatórum:
vere panis filiórum,
non mitténdus cánibus.

In figúris præsignátur,
cum Isaac immolátur:
agnus paschæ deputátur:
datur manna pátribus.

Bone pastor, panis vere,
Jesu, nostri miserére:
tu nos pasce, nos tuére:
tu nos bona fac vidére
in terra vivéntium.

Tu, qui cuncta scis et vales:
qui nos pascis hic mortáles:
tuos ibi commensáles,
coherédes et sodáles
fac sanctórum cívium.
Amen. Allelúja.


(Loda, o Sion, il Salvatore,
loda il capo e il pastore,
con inni e càntici.

Quanto puoi, tanto inneggia:
ché è superiore a ogni lode,
né basta il lodarlo.

Il pane vivo e vitale
è il tema di lode speciale,
che oggi si propone.

Che nella mensa della sacra cena,
fu distribuito ai dodici fratelli,
è indubbio.

Sia lode piena, sia sonora,
sia giocondo e degno
il giúbilo della mente.

Poiché si celebra il giorno solenne,
in cui in primis fu istituito
questo banchetto.

In questa mensa del nuovo Re,
la nuova Pasqua della nuova legge
estingue l’antica.

Il nuovo rito allontana l’antico,
la verità l’ombra,
la luce elímina la notte.

Ciò che Cristo fece nella cena,
ordinò che venisse fatto
in memoria di sé.

Istruiti dalle sacre leggi,
consacriamo nell’ostia di salvezza
il pane e il vino.

Ai Cristiani è dato il dogma:
che il pane si muta in carne,
e il vino in sangue.

Ciò che non capisci, ciò che non vedi,
lo afferma pronta la fede,
oltre l’ordine naturale.

Sotto specie diverse,
che son solo segni e non sostanze,
si celano realtà sublimi.

La carne è cibo, il sangue bevanda,
ma Cristo è intero
sotto l’una e l’altra specie.

Da chi lo assume, non viene tagliato,
spezzato, diviso:
ma preso integralmente.

Lo assuma uno, lo assumino in mille:
quanto riceve l’uno tanto gli altri:
né una volta ricevuto viene consumato.

Lo assumono i buoni e i cattivi:
ma con diversa sorte
di vita e di morte.

Pei cattivi è morte, pei buoni vita:
oh che diverso ésito
ha una stessa assunzione.

Spezzato poi il Sacramento,
non temere, ma ricorda
che tanto è nel frammento
quanto nel tutto.

Non v’è alcuna separazione:
solo un’apparente frattura,
né vengono diminuiti stato
e grandezza del simboleggiato.

Ecco il pane degli Angeli,
fatto cibo dei viandanti:
in vero il pane dei figli
non è da gettare ai cani.

Prefigurato
con l’immolazione di Isacco,
col sacrificio dell’Agnello Pasquale,
e con la manna donata ai padri.

Buon pastore, pane vero,
o Gesú, abbi pietà di noi:
Tu ci pasci, ci difendi:
fai a noi vedere il bene
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e tutto puoi:
che ci pasci, qui, mortali:
fa che siamo tuoi commensali,
coeredi e compagni dei santi del cielo.
Amen. Allelúia.)

Hymnus
Pange, lingua, gloriósi

Córporis mystérium,
Sanguinísque pretiósi,
Quem in mundi prétium
Fructus ventris generósi
Rex effúdit géntium.

Nobis datus, nobis natus
Ex intácta Vírgine,
Et in mundo conversátus,
Sparso verbi sémine,
Sui moras incolátus
Miro clausit órdine.

In suprémæ nocte cenæ
Recúmbens cum frátribus,
Observáta lege plene
Cibis in legálibus,
Cibum turbæ duodénæ
Se dat suis mánibus.

Verbum caro, panem verum
Verbo carnem éfficit;
Fitque sanguis Christi merum:
Et si sensus déficit,
Ad firmándum cor sincérum
Sola fides súfficit.


Sequens stropha, si coram Sanctissimo exposito Officium persolvatur, dicitur flexis genibus.

Tantum ergo Sacraméntum
Venerémur cérnui:
Et antíquum documéntum
Novo cedat rítui:
Præstet fides suppleméntum
Sénsuum deféctui.

Genitóri, Genitóque
Laus et jubilátio,
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedíctio:
Procedénti ab utróque
Compar sit laudátio.
Amen.


℣. Panem de cælo præstitísti eis, allelúja.
℟. Omne delectaméntum in se habéntem, allelúja.

(Canta, o lingua, il mistero
del Corpo glorioso
e del Sangue prezioso,
che in prezzo del mondo
ha versato il frutto d’un seno generoso
il Re delle genti.

Dato a noi e nato per noi
da intatta Vergine,
dopo d’esser vissuto nel mondo
e sparso il seme della parola,
chiuse la fine del suo pellegrinaggio
con una meravigliosa istituzione.

Nella notte dell’ultima cena,
sedendo a mensa coi fratelli,
pienamente osservata la legge
sui cibi prescritti,
al collegio dei dodici in cibo
dà se stesso colle sue mani.

Il Verbo incarnato, con una parola,
di vero pane fa sua carne;
e il vino diventa sangue di Cristo;
e se i sensi ciò non comprendono,
a persuadere un cuor sincero
basta la sola fede.

Quindi un tanto Sacramento
prostrati veneriamo;
e l’antico sacrificio
ceda il posto al nuovo rito;
la fede poi supplisca
al difetto dei sensi.

Al Padre e al Figlio
sia lode e giubilo,
salute, onore, potenza
e benedizione;
a Colui che procede da ambedue
sia pari lode.
Amen.

. Il pane del cielo hai dato loro, alleluia.
. Avente in sé ogni dolcezza, alleluia.)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.