TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (11) “da EUGENIO I ad AGATONE”

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (11)

HENRICUS DENZINGER

ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT

ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.

ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM

De rebus fidei et morum

HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI

Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar

(Da Eugenio I a Agatone)

EUGENIO I: 10 agosto 654 – 2(3 ?) giugno 657

VITALIANO: 30 luglio 657 – 27 gennaio 672

ADEODATO II: 11 aprile 672-17 (16 ?) Giugno 676

11° “Concilio di Toledo”, iniziato il 7 novembre 675

Professione di fede.

La Trinità divina.

525. (1) Confessiamo e crediamo che la santa ed ineffabile Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, sia un solo Dio per natura, di una sola sostanza, di una sola natura, di una sola maestà e di una sola potenza.

(2) E professiamo che il Padre non sia né generato né creato, ma  ingenito. Non trae la sua origine da nessuno, da cui il Figlio è nato e lo Spirito Santo ha ricevuto la processione.  È quindi la fonte e l’origine di tutta la Divinità.

(3) Egli è anche il Padre della sua stessa essenza, che dalla sua ineffabile sostanza generò il Figlio, e tuttavia non ha generato altro che ciò che Egli stesso è (Lui, il Padre, cioè la sua ineffabile Essenza), ha anche ineffabilmente generato il Figlio dalla sua sostanza): Dio (generò Dio), la luce, la luce, da Lui dunque “ogni paternità in cielo e in terra”. (Ef III,15)

526. (4) Affermiamo anche che il Figlio sia nato dalla sostanza del Padre senza inizio, prima dei secoli, e tuttavia non sia stato creato; perché né il Padre è mai esistito senza il Figlio, né il Figlio mai senza il Padre.

(5) E tuttavia il Padre non è dal Figlio come il Figlio è dal Padre, perché il Padre non ha ricevuto la generazione dal Figlio, come il Figlio l’ha ricevuta dal Padre. Il Figlio è dunque Dio dal Padre, ma il Padre non è Dio dal Figlio. È il Padre del Figlio, ma non è Dio attraverso il Figlio. Il Figlio è Figlio del Padre e Dio attraverso il Padre. Il Figlio, tuttavia, è uguale in tutto e per tutto a Dio, il Padre, perché non ha mai iniziato né cessato di nascere.

(6) Crediamo anche che Egli sia di una sola sostanza con il Padre; per questo si dice che è homoousios al Padre, cioè della stessa sostanza del Padre; in greco homos significa “uno” e ousia “sostanza”; le due parole insieme significano “una sola sostanza”. Dobbiamo credere che il Figlio sia stato generato e che non è nato dal nulla o da un’altra sostanza, ma dal seno del Padre, cioè dalla sua sostanza.

(7) Eterno è il Padre, eterno è il Figlio. Se il Padre è sempre stato, ha sempre avuto un Figlio, di cui era il Padre. Per questo confessiamo che il Figlio è nato dal Padre senza un inizio.

(8) Tuttavia questo stesso Figlio di Dio, in quanto generato dal Padre, non lo chiamiamo “parte della sua natura divisa”, ma affermiamo che il Padre perfetto ha generato il suo Figlio perfetto senza senza diminuzione o divisione, perché appartiene alla sola Divinità non avere un Figlio disuguale.

(9) Questo Figlio è Figlio di Dio per natura, non per adozione, e dobbiamo credere che il Padre non lo abbia generato né per volontà né per necessità, perché in Dio non c’è necessità e la volontà non precede la sapienza.

527. (10) Crediamo anche che lo Spirito Santo, che è la terza Persona della Trinità, sia Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio, della stessa sostanza e anche della stessa natura; tuttavia, non è né generato né creato, ma procede da entrambi ed è lo Spirito di entrambi.

(11) Crediamo anche che lo Spirito non sia né innato né generato, in modo che non venga considerato, se diciamo che non è generato, che affermiamo due Padri, o se diciamo che sia generato, predichiamo due Figli; eppure Egli è un’entità che non è stata creata, e non si dica che sia solo lo Spirito del Padre, ma che sia lo Spirito del Padre e del Figlio.

(12) Infatti, non procede dal Padre verso il Figlio, né procede dal Figlio per santificare le creature, ma sembra aver proceduto sia dall’uno che dall’altro, perché è riconosciuto come la carità o la santità di entrambi.

(13) Crediamo, quindi, che lo Spirito Santo sia inviato da entrambi, come il Figlio è inviato dal Padre; ma non è considerato inferiore al Padre e al Figlio, come il Figlio testimonia di essere inferiore al Padre e allo Spirito Santo a causa della carne che ha assunto.

528. (14) Questo è il modo di parlare della Santa Trinità: bisogna dire che non è triplice, ma trina. Non si può dire che la Trinità sia in un solo Dio, ma che un solo Dio sia Trinità.

(15) Nei nomi delle persone che esprimono le relazioni, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo a entrambi: quando si parla delle tre Persone in considerazione delle relazioni, si ritiene che siano una sola natura o sostanza.

(16) Non affermiamo tre sostanze come tre Persone, ma una sola sostanza e tre Persone.

(17) Il Padre, infatti, è Padre non in relazione a se stesso, ma in relazione al Figlio; il Figlio è Figlio non in relazione a se stesso, ma in relazione al Padre. Allo stesso modo, lo Spirito Santo non si riferisce a se stesso, ma al Padre e al Figlio, ma al Padre e al Figlio, perché è chiamato Spirito del Padre e del Figlio.

(18) Allo stesso modo, quando diciamo “Dio”, non esprimiamo una relazione con un altro, come quella del Padre con il Figlio o del Figlio col Padre, o dello Spirito Santo col Padre ed il Figlio, ma si dice “Dio” soprattutto in riferimento a se stesso.

529. (19) Se ci viene chiesto di ciascuna delle Persone, dobbiamo confessare che è Dio. Si dice che il Padre è Dio, che il Figlio è Dio, che lo Spirito Santo è Dio, ciascuno in particolare; eppure non sono tre dèi, ma un solo Dio.

(20) Allo stesso modo si dice che il Padre è onnipotente, il Figlio è onnipotente, lo Spirito Santo è onnipotente; eppure, non sono tre onnipotenti, ma un solo onnipotente, come noi professiamo una sola luce ed un solo principio.

(21) Confessiamo e crediamo che ogni Persona in particolare sia pienamente Dio e che tutti e tre siano un solo Dio; abbiano una sola divinità, una sola maestà, una sola potenza indivisa, uguale, che non diminuisce in ciascuno, né aumenta in tutti e tre; infatti, non è minore quando ogni Persona viene chiamata Dio in particolare; non è maggiore quando le tre Persone sono chiamate un solo Dio.

530. (22) Questa santa Trinità, che è un unico vero Dio, non è al di fuori del numero ma non èracchiuso nel numero. Nelle relazioni tra le Persone appare il numero; nella sostanza della Divinità non si può cogliere nulla che possa essere contato. C’è quindi un’indicazione di numero solo nelle relazioni tra le Persone, ma non c’è numero per loro, perché sono riferite a se stesse.

(23) Per questa Santa Trinità è quindi necessario un nome di natura, che non può essere usato al plurale nelle tre Persone. Per questo crediamo a quanto dice la Scrittura: “Grande è il nostro Signore e grande è la sua potenza e la sua sapienza è senza numero” (Sal CXLVI,5).

(24) Il fatto che diciamo che queste tre Persone siano un unico Dio non significa che possiamo dire che il Padre sia lo stesso del Figlio, o che il Figlio sia il Padre, o che Colui che è lo Spirito Santo sia il Padre o il Figlio.

(25) Perché colui che è il Figlio non è il Padre e colui che è il Padre non è il Figlio, né lo Spirito Santo è il Padre o il Figlio; eppure il Padre è ciò che è il Figlio, il Figlio ciò che è il Padre, il Padre e il Figlio sono lo stesso dello Spirito Santo, cioè un solo Dio per natura.

(26) Infatti, quando diciamo che il Padre non è uguale al Figlio, ci riferiamo alla distinzione delle Persone. Ma quando diciamo che il Padre è lo stesso del Figlio, il Figlio è lo stesso del Padre, lo Spirito Santo è lo stesso del Padre e del Figlio, esprimiamo che ciò appartiene alla natura o alla sostanza con cui Dio è, perché sono sostanzialmente uno: distinguiamo sì le persone, ma non dividiamo la Divinità.

531. (27) Riconosciamo dunque la Trinità nella distinzione delle Persone; professiamo l’unitàper la natura o sostanza. Questi tre sono dunque uno nella natura, non nella Persona.

(28) Tuttavia, non dobbiamo concepire queste tre Persone come separabili, poiché crediamo che nessuna di Esse sia mai esistita, né abbia mai compiuto alcuna opera né prima dell’altra, né dopo l’altra, né senza l’altra.

(29) Esse sono infatti inseparabili sia in ciò che sono sia in ciò che fanno, poiché tra il Padre che genera, il Figlio che è generato e lo Spirito Santo che procede, non crediamo che ci sia alcun intervallo di tempo in cui Colui che genera avrebbe preceduto di un momento il generato, o il generato avrebbe mancato colui che genera, o lo Spirito Santo, nel procedere, sarebbe apparso dopo il Padre ed il Figlio.

(30) Perciò dichiariamo e crediamo che questa Trinità sia inseparabile e distinta. Parliamo di tre Persone, come definite dai nostri Padri, perché siano conosciute come tali, non perché siano separate.

(31) Infatti, se consideriamo ciò che la Sacra Scrittura dice della Sapienza: “Ella è lo splendore della luce eterna” Sap VII, 26), così come vediamo che lo splendore è un tutt’uno con la luce, inseparabilmente, così confessiamo che il Figlio non possa essere separato dal Padre.

(32) Come non confondiamo queste tre Persone, la cui natura è una ed inseparabile, così dichiariamo anche che non possano essere separate in alcun modo.

532 (33) La Trinità stessa, infatti, si è degnata di mostrarcelo così chiaramente che anche nei nomi con cui ciascuna Persona è stata designata, Egli non ha permesso che l’una fosse compresa senza l’altra. Il Padre, infatti, non può essere conosciuto senza il Figlio e il Figlio non viene scoperto senza il Padre.

(34) La relazione stessa, nella sua denominazione personale, impedisce la separazione delle Persone e, quando non le nomina, le indica insieme. Nessuno può intendere uno di questi nomi che non sia costretto a capire anche gli altri.

(35) Essendo dunque questi tre uno e questo uno tre, ciascuno conserva tuttavia la sua proprietà. Il Padre ha l’eternità senza nascita, il Figlio ha l’eternità con la nascita e lo Spirito Santo ha la processione senza nascita, con l’eternità.

L’incarnazione.

533 (36) Crediamo che di queste tre Persone, solo la Persona del Figlio abbia assunto una vera natura umana, senza peccato, dalla santa e immacolata Vergine Maria, per la liberazione del genere umano; Egli è nato da Lei secondo un nuovo ordine, secondo una nuova nascita: un nuovo ordine, perché invisibile nella sua divinità, appare visibile nella carne; una nuova nascita, perché una verginità intatta non ha conosciuto il contatto virile ed ha fornito la materia del suo corpo fecondato dallo Spirito Santo.

(37) La ragione non può comprendere questo parto della Vergine; nessun esempio lo illumina. Se la ragione lo comprende, non è ammirevole; se gli esempi lo illuminano, non sarà più speciale.

(38) Tuttavia, non è necessario credere che lo Spirito Santo sia il Padre del Figlio, perché Maria ha concepito all’ombra di questo stesso Spirito Santo, poiché non debba sembrare che il Figlio abbia due Padri: è certamente empio dire questo.

534 (39) In questa mirabile concezione, la Sapienza, dopo essersi costruita una dimora, “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv I, 14). Tuttavia, questo Verbo non si è trasformato o cambiato nella carne, in modo che Colui che voleva essere uomo cessasse di essere Dio; ma “il Verbo si è fatto carne in modo che in Lui non ci sia solo il Verbo di Dio e la carne dell’uomo, ma anche un’anima umana ragionevole, e che tutto ciò che è Dio si dica a proposito di Dio e tutto ciò che è uomo, a proposito dell’uomo.

(40) Nel Figlio di Dio crediamo che vi siano due nature, quella della Divinità e quella dell’umanità, che l’unica Persona di Cristo le abbia unite in sé in modo tale che è impossibile separare la divinità dall’umanità e l’umanità dalla divinità.

(41) Pertanto, Cristo è perfetto Dio e perfetto uomo nell’unità di una sola Persona. Tuttavia, dicendo che ci siano due nature nel Figlio, non facciamo in modo che ci siano due Persone in Lui, per non aggiungere alla Trinità – Dio non voglia – una quaternità.

(42) Dio Verbo, infatti, non ha preso la persona dell’uomo, ma la sua natura, e nella Persona eterna della Divinità ha assunto la sostanza temporale della carne.

535. (43) Allo stesso modo crediamo che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo abbiano una sola sostanza, senza dire che la Vergine Maria ha partorito l’unità di questa Trinità: Ella ha partorito solo il Figlio, che solo ha assunto la nostra natura nell’unità della sua Persona.

(44) Dobbiamo anche credere che l’Incarnazione del Figlio di Dio sia stata realizzata da tutta la Trinità, perché le opere della Trinità non possono essere divise. Tuttavia, il Figlio da solo ha preso la forma di servo (Phil. II,7) nella singolarità di persona, non nell’unità della natura divina; in ciò che è proprio del Figlio, non in ciò che è comune alla Trinità:

(45) questa forma è stata unita all’unità della Persona, in modo che il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo siano un unico Cristo. Allo stesso modo Cristo, nelle sue due nature, è composto da tre sostanze, quella del Verbo, che deve essere riferita alla sola essenza di Dio, quelle del corpo e dell’anima che appartengono al vero uomo.

536. (46) Egli ha dunque in sé la duplice sostanza della sua divinità e della nostra umanità.

(47) Poiché è venuto da Dio Padre senza un inizio, si dice che sia solo nato, perché non è stato fatto né predestinato; ma poiché è nato dalla Vergine Maria, si deve credere che sia nato, fatto e predestinato.

(48) Ma in Lui sono mirabili entrambe le generazioni, perché è stato generato dal Padre senza madre prima dei secoli, e perché alla fine dei secoli è stato generato da una madre, senza un padre. In quanto Dio, ha creato Maria; come uomo, è stato creato da Maria. È padre e figlio di Maria sua madre.

(49) Allo stesso modo, poiché è Dio, è uguale al Padre; essendo uomo, è inferiore al Padre.

(50) Allo stesso modo dobbiamo credere che Egli sia più e meno di se stesso. Nella forma di Dio, il Figlio è più di se stesso, perché ha assunto l’umanità a cui la divinità è superiore; ma nella forma di schiavo, è meno di se stesso, cioè nell’umanità che è riconosciuta come inferiore alla Divinità.

(51) Infatti, come la carne che ha assunto lo rende inferiore non solo a suo Padre, ma anche a Se stesso, così anche secondo la sua divinità, per la quale è uguale al Padre, Egli e il Padre sono più che uomo, che solo la Persona del Figlio ha assunto.

537 (52) Allo stesso modo, si cerca di capire se il Figlio possa essere allo stesso tempo uguale allo Spirito Santo e più grande di Lui, poiché si ritiene che sia talvolta uguale al Padre e talvolta inferiore al Padre, risponderemo: secondo la forma di Dio, è uguale al Padre ed inferiore al Padre, secondo la forma di Dio, è uguale al Padre e allo Spirito Santo; secondo la forma di schiavo, è inferiore al Padre e allo Spirito Santo, perché non si è incarnato né lo Spirito Santo né Dio Padre, ma solo la Persona del Figlio.

(53) Allo stesso modo crediamo che questo Figlio, come Persona, sia distinto ma inseparabile dal Padre e dallo Spirito Santo; come natura sia distinto dalla natura umana che ha assunto. Allo stesso modo, insieme alla natura umana, costituisce una Persona; con il Padre e lo Spirito Santo, è la natura o sostanza della Divinità.

538 (54) Tuttavia, dobbiamo credere che il Figlio non sia stato inviato solo dal Padre, ma anche dallo Spirito Santo, poiché Egli stesso dice per mezzo del Profeta: “Ecco, ora il Signore ha mandato me e il suo Spirito.” (Is XLVIII,16).

(55) Si riconosce anche che è stato mandato da Se stesso, perché indivisibile non è solo la volontà, ma l’operazione di tutta la Trinità.

(56). Colui che era chiamato unigenito prima dei secoli, è diventato il primogenito nel tempo: unico in ragione dell’Essenza divina, unigenito a motivo dell’essenza divina, primogenito a motivo della natura della carne che ha assunto.

La redenzione.

539 (57) Nella forma di uomo che assunse, crediamo che Egli fu, secondo la verità del Vangelo, concepito senza peccato, nato senza peccato, morto senza peccato, che da solo è “diventato peccato” per noi, cioè un sacrificio per i nostri peccati.

(58) Tuttavia, Egli ha sofferto la Passione per noi, rimanendo intatta la sua divinità. Fu condannato a morte, morì di una vera morte di carne sulla croce; e il terzo giorno, risuscitato con il suo stesso potere è risorto dalla tomba.

Il destino dell’uomo dopo la morte.

540 (59) Così l’esempio del nostro Capo ci porta a confessare che ci sia una vera risurrezione della carne per tutti i morti.

(60) Non crediamo che risorgeremo in un corpo etereo o in un altro tipo di carne, secondo i deliri di alcuni, ma in quella carne con cui viviamo, esistiamo e ci muoviamo.

(61) Nostro Signore e Salvatore, dopo aver fornito il modello di questa santa risurrezione, ha riconquistato con la sua Ascensione il trono paterno che la sua Divinità non aveva mai abbandonato.

(62) Seduto alla destra del Padre, è atteso per giudicare tutti i vivi e tutti i morti per la fine dei tempi.

(63) Da lì verrà con tutti i Santi [Angeli ed uomini] per giudicare e rendere a ciascuno la ricompensa che gli è dovuta, secondo ciò che ciascuno ha fatto nel corpo, sia in bene che in male. (2 Co V, 10).

(64) Crediamo che la Santa Chiesa cattolica, redenta con il suo sangue, regnerà con Lui per sempre.

(65) Riuniti in questa Chiesa, crediamo e professiamo un solo Battesimo per la remissione di tutti i peccati.

(66) In questa fede crediamo sinceramente nella risurrezione dei morti e attendiamo le gioie dell’età futura.

(67) Non ci resta che chiedere questo nella nostra preghiera: quando, dopo l’esecuzione e la fine del giudizio, il Figlio avrà consegnato il suo Regno a Dio suo Padre (1Cor XV, 24), possa renderci partecipi di esso, affinché, per la fede che ci unisce a Lui, possiamo regnare con Lui senza fine.

541 (68) Questa è l’affermazione della fede che professiamo. Per mezzo di essa, le dottrine di tutti gli eretici sono annientate; con essa si purificano i cuori dei fedeli; con essa si arriva gloriosamente a Dio… [nei secoli dei secoli. Amen.]

DONO: 2 novembre 676 – 11 aprile 678

AGATONE: 27 giugno 678 – 10 gennaio 681

Lettera Consideranti mihi agli Imperatori, 27 marzo 680

La Trinità divina.

542. Questa è dunque la fede evangelica e apostolica e la tradizione che ne è la regola: noi confessiamo che la santa e indivisibile Trinità, cioè il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, si di una sola divinità, di una sola natura e sostanza o essenza, e proclamiamo anche che sia di una sola volontà naturale, di una sola forza, operazione, signoria, maestà, potenza e gloria. E tutto ciò che è stato detto di questa stessa santa Trinità per quanto riguarda l’essenza, istruiti in ciò dalla dottrina che è la regola, noi vogliamo intenderlo al singolare come un’unica natura delle tre Persone consustanziali.

Il Verbo incarnato.

543. Ma quando professiamo la nostra fede riguardo ad una di queste tre Persone della santa Trinità, il Figlio di Dio, Dio Verbo, e del mistero della sua adorabile economia nella carne, spieghiamo, secondo la tradizione del Vangelo, tutto ciò che appartiene all’unico e medesimo Signore, il nostro Salvatore Gesù Cristo, in una duplice maniera, cioè, proclamiamo le sue due nature, quella divina e quella umana, dalle quali e nelle quali Egli esiste ugualmente secondo un’unione mirabile ed inseparabile. Confessiamo anche che ognuna delle sue nature abbia la sua proprietà naturale: che il Divino possieda tutto ciò che è divino, e l’umano tutto ciò che è umano, con l’eccezione del peccato. E riconosciamo che entrambe appartengono all’unico e medesimo Dio, Verbo incarnato, cioè divenuto uomo, senza confusione, senza separazione, senza cambiamento; solo l’intelligenza discerne ciò che è unito, a causa dell’errore che la confusione rappresenterebbe. Infatti, detestiamo allo stesso modo la blasfemia della divisione e quella della mescolanza.

544. Ma quando confessiamo due nature, nonché due volontà naturali e due operazioni, non diciamo che siano contrarie l’una all’altra o che siano in opposizione tra loro, né che siano per così dire separate in due Persone o ipostasi; ma diciamo che lo stesso Gesù Cristo, così come ha due nature, ha anche in sé due volontà e due operazioni naturali: cioè, ha in comune la volontà e l’operazione divina da tutta l’eternità con la volontà e le operazioni dall’eternità con il Padre coessenziale, e che la volontà e l’operazione umana l’ha presa temporalmente da noi con la nostra natura.

545. Inoltre, la Chiesa apostolica di Cristo … riconosce, a motivo delle proprietà naturali, che ciascuna di queste nature di Cristo sia completa, e tutto ciò che si riferisce alle proprietà delle nature lo confessa come due volte dato, dal momento che nostro Signore Gesù Cristo stesso è sia Dio completo che uomo completo, sia da e in due nature…Di conseguenza… confessa e proclama che in Lui vi sono anche due volontà naturali e due operazioni naturali. Infatti, se si intendesse la volontà come personale, si dovrebbe anche, dato che parliamo di tre Persone nella Santa Trinità, che parlare di tre volontà personali e tre operazioni personali (il che è assurdo e totalmente empio). Ma se,come implica la verità della fede cristiana, la volontà è naturale, dove si parla di questo della Santa ed Inseparabile Trinità, sarà necessario riconoscere anche, quindi, un’unica volontà naturale ed un’unica operazione naturale. Ma quando confessiamo nell’unica Persona di nostro Signore Gesù Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini (1Tm II, 5), due nature: la divina e l’umana, in cui Egli esiste ugualmente dopo l’ammirabile unione, così come confessiamo due nature, confessiamo regolarmente anche le sue due volontà naturali e le sue due operazioni naturali.

Concilio di Roma, Lettera dogmatica sinodaleOmnium bonorum spes” agli imperatori, 27 marzo 680.

La Trinità divina.

546. Noi crediamo in Dio Padre… e nel suo Figlio… e nello Spirito Santo, Signore e vivificante, che procede dal Padre, che è co-adorato e con-glorificato con il Padre e con il Figlio: la Trinità nell’unità e l’unità nella Trinità, cioè nell’unità dell’essenza, ma nella Trinità delle Persone o ipostasi. Confessiamo Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo, non tre dèi, ma un solo Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo; non la l’ipostasi di tre nomi, ma una sola sostanza delle tre ipostasi; Esse possiedono un’unica essenza o sostanza o natura, cioè un’unica Divinità, un’unica eternità, un’unica potenza, un’unica signoria, un’unica gloria, un’unica adorazione, un’unica volontà essenziale e un’unica ed una sola operazione della stessa santa ed indivisibile Trinità, che ha creato, ordina e conserva.

547. Confessiamo che l’unico di questa stessa santa e coessenziale Trinità, Dio Verbo, che nacque dal Padre prima dei secoli, negli ultimi secoli discese dal cielo per noi e per la nostra salvezza, e si fece carne dallo Spirito Santo e da Maria santa, immacolata e gloriosa, sempre Vergine, nostra Signora, veramente e propriamente Madre di Dio secondo la carne, che cioè nacque da Lei e divenne veramente uomo; lo stesso è vero Dio e lo stesso è vero uomo, Dio da Dio Padre, ma uomo dalla Vergine Madre, incarnato da quella carne che aveva un’anima razionale ed intellettuale; lo stesso è consustanziale a Dio secondo la Divinità e consustanziale a noi secondo l’umanità, simile a noi in tutto tranne che nel peccato; fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, patì e fu sepolto e risuscitò. ..

548. Riconosciamo, dunque, che un solo e medesimo Gesù Cristo nostro Signore, l’unigenito Figlio di Dio, esiste di due e in due sostanze senza confusione, senza mutamento, senza divisione e senza separazione, non essendo mai abolita dall’unione la differenza delle nature, ma al contrario rimanendo inalterate le proprietà delle due nature, che concorrono in una sola persona ed in una sola ipostasi; non è diviso o scisso in una dualità di Persone, né è confuso in una sola natura composta. Ma riconosciamo che un solo e medesimo Figlio, Dio Verbo, nostro Signore Gesù Cristo, non è un altro in un altro, né un altro e un altro, ma è lo stesso in due nature, cioè in Divinità ed umanità, anche dopo l’unione ipostatica. Infatti, né il Verbo fu mutato nella natura della carne, né la carne fu mutata nella natura del Verbo, poiché entrambi rimasero ciò che erano per natura, poiché la differenza delle nature unite in Lui, da cui è composto senza confusione, senza separazione, senza cambiamento, la riconosciamo solo per riflessione: ‘una infatti dalle due, ed entrambe da una perché l’elevazione della Divinità così come l’umiltà della carne sono allo stesso tempo, ciascuna dalle due nature, conservando intatta la sua proprietà anche dopo l’unione, e ‘l’una e l’altra forma facendo in comunione con l’altra ciò che le è proprio: il Verbo operando ciò che appartiene al Verbo, e la carne eseguendo ciò che appartiene alla carne: l’uno brillando nei miracoli, l’altro soccombendo sotto gli oltraggi’. (v. n. 294). Perciò, come confessiamo che Egli abbia veramente due nature o sostanze, cioè la Divinità e l’umanità, senza confusione, divisione o cambiamento, così confessiamo che abbia due volontà naturali e due operazioni, poiché la regola della pietà ci insegna che un solo e medesimo Signore Gesù Cristo è perfetto Dio e perfetto uomo (vv. 501-522). Ci viene infatti dimostrato dalla regola di pietà, ciò che è stato stabilito dalla tradizione apostolica ed evangelica e dall’insegnamento dei santi Padri, e che la santa Chiesa cattolica ed apostolica e i venerabili Sinodi riconoscono.

3° Concilio di Costantinopoli (6° ecumenico)

7 novembre 680-16 settembre 681.

Condanna dei monoteliti e di papa Onorio I

550. Dopo aver esaminato le lettere dogmatiche scritte da Sergio, un tempo patriarca di questa città imperiale, ed affidato alla protezione di Dio, a Ciro, allora Vescovo di Phasis, così come a Onorio, un tempo Papa dell’antica Roma, come anche la lettera scritta da quest’ultimo, Onorio, in risposta allo stesso Sergio [cf.487], e avendo constatato che esse contraddicono totalmente gli insegnamenti apostolici dei santi Concili e di tutti i santi Padri riconosciuti, e che essi seguono piuttosto le false dottrine degli eretici, li respingiamo totalmente e li aborriamo come dannosi per le anime.

551. Per quanto riguarda coloro, cioè, di cui rifiutiamo le empie dottrine, abbiamo giudicato cheanche i loro nomi siano banditi dalla santa Chiesa, cioè i nomi di Sergio… il quale ha iniziato a scrivere di questa empia dottrina, di Ciro di Alessandria, di Pirro, di Paolo e Pietro, e di coloro che hanno presieduto la sede di quella città affidata alla protezione di Dio e che la pensavano come questi; poi anche quella di Teodoro, già Vescovo di Faran; tutte queste persone sono state citate da Agatone, il santissimo e beatissio Papa dell’antica Roma, nella sua lettera all’Imperatore [542-545] e da lui respinti in quanto contrari alla nostra fede ortodossa; e decretiamo che anche questi sono soggetti ad anatema.

552. Ma con loro siamo dell’opinione che Onorio, già Papa dell’antica Roma, debba essere bandito dalla santa Chiesa di Roma e di colpirlo con l’anatema, perché abbiamo trovato nella lettera scritta da lui a Sergio che seguisse in tutto l’opinione di quest’ultimo e confermasse i suoi empi insegnamenti.

XVIII sessione, 16 settembre 681.

Definizione delle due volontà e operazioni in Cristo.

553. Il presente Santo Concilio Ecumenico ha fedelmente ricevuto e accolto a braccia aperte la relazione fatta dal santissimo e benedetto Papa dell’antica Roma Agatone al nostro religiosissimo e fedelissimo Imperatore Costantino, che per nominativamente rifiutava coloro che predicavano e insegnavano, come è stato mostrato sopra, una sola volontà e una sola attività nell’economia del Cristo, nostro vero Dio fatto carne [cfr. 542-545]; allo stesso modo ha ricevuto anche l’altra relazione sinodale inviata sotto lo stesso santissimo Papa dal santo sinodo dei centoventicinque Vescovi amati da Dio alla Sua divinamente saggia Serenità (cfr. 546-548). Che queste relazioni fossero in accordo con il santo Concilio di Calcedonia (vv. 300-306) e con il Tomo di Leone, il santissimo e benedetto Papa della stessa antica Roma, indirizzato a San Flaviano (vv. 290-295), che questo Concilio chiamava pilastro dell’ortodossia.

554. Erano in accordo anche con le lettere sinodali scritte dal beato Cirillo contro l’empio Nestorio ed inviate ai Vescovi orientali. Secondo i cinque Concili santi ed ecumenici ed i santi Padri approvati, questa definisce e confessa unanimemente il nostro Signore Gesù Cristo, nostro vero Dio, uno della santa, consustanziale e vivificante Trinità, perfetto in divinità e perfetto, allo stesso modo, in umanità; veramente Dio e veramente uomo, allo stesso modo, fatto di un corpo e di un’anima; consustanziale e consanguineo; consustanziale con il Padre nella Divinità e consustanziale con noi, in tutto simile a noi, tranne che per il peccato (Heb, IV: 15).

555. Generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e negli ultimi giorni per noi e per la nostra salvezza, lo stesso, dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, che è di diritto e realmenteMadre di Dio, secondo l’umanità; un solo e medesimo Cristo, Figlio, Signore, unigenito, riconosciuto senza confusione, senza mutamento, senza separazione, senza divisione; la differenza delle nature non essendo in alcun modo abolita a causa dell’unione, ma anzi la proprietà di ciascuna natura è conservata e contribuisce ad una sola Persona e ad una sola ipostasi. Egli non è né separato né diviso in due persone, ma è un solo e medesimo Figlio, l’unigenito, Dio Verbo, il Signore Gesù Cristo, come i profeti hanno detto di Lui molto tempo fa, come Gesù Cristo stesso ci ha insegnato e come il Credo e come ci ha tramandato il Credo dei santi Padri.

556. Allo stesso modo proclamiamo in Lui, secondo l’insegnamento dei santi Padri, due volontà naturali e due attività naturali, senza divisione, senza cambiamento e senza confusione. Le due volontà naturali non sono, come hanno detto gli empi eretici, opposte l’una all’altra, tutt’altro. Ma la sua volontà umana segue la sua volontà divina ed onnipotente, non vi si oppone, ma si sottomette ad essa. La volontà della carne doveva essere mossa e sottomessa alla volontà divina, secondo il sapientissimo Atanasio. Infatti, così come la sua carne è detta essere ed èla carne di Dio Verbo, così la volontà naturale della sua carne è detta essere la volontà di Dio Verbo, come Egli stesso dichiara: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato”. (Gv VI, 38). Dichiara che la volontà della sua carne è la sua, poiché la carne è diventata sua. Infatti, così come la sua carne animata, tutta santa e immacolata, non è stata soppressa essendo divinizzata, ma è rimasta nel proprio limite e nel proprio scopo, così anche la sua volontà umana, essendo divinizzata, non è stata soppressa. Anzi, è stata salvaguardata, secondo la parola di Gregorio il Teologo: “Infatti l’atto di volontà di colui che è considerato Salvatore non si oppone a Dio, essendo totalmente divinizzato”.

557. Noi glorifichiamo le due attività naturali, senza divisione, senza cambiamento, senzaconfusione, in nostro Signore Gesù Cristo, nostro vero Dio, cioè un’attività divina ed una umana, secondo Leone, l’ispirato di Dio, che afferma molto chiaramente: “Ogni natura fa in comunione con l’altra ciò che è proprio della sua natura”, il Verbo operando ciò che è del Verbo, e il corpo ciò che è del corpo” [v. 294]. In effetti non concederemo che esista un’unica attività naturale di Dio e della creatura per non elevare il creato alla sostanza divina e abbassare la sublimità della natura divina al livello che genera esseri. Riconosciamo infatti che i miracoli e le sofferenze sono quelli dell’uno e dell’altro, secondo l’una e l’altra natura di cui è composto e in cui ha il suo essere, come diceva l’ammirabile Cirillo (cfr. 255 260, 271-273, 423)

558. Conservando totalmente ciò che è senza confusione o divisione, proclamiamo il tutto in una formula concisa: credendo che l’uno della Trinità sia anche, dopo l’incarnazione, il nostro Signore Gesù Cristo, il nostro vero Dio, diciamo che abbia due nature che risplendono nella sua unica ipostasi. In essa, durante la sua esistenza secondo l’economia, ha manifestato i suoi miracoli e le sue sofferenze, non in apparenza, ma in verità. La differenza naturale in questa stessa ipostasi è riconoscibile in quanto che ogni natura vuole e compie ciò che le è proprio in comunione con l’altra. Per questo motivo glorifichiamo due volontà naturali e due attività naturali, che contribuiscono entrambe alla salvezza del genere umano.

559. Avendo formulato questi punti con totale precisione e accuratezza, definiamo che a nessuno è permesso proporre un’altra confessione di fede, cioè scriverla, comporla, meditarla o insegnarla ad altri. Per quanto riguarda coloro che osano comporre un’altra confessione di fede, di diffondere, insegnare o trasmettere un altro simbolo a coloro che desiderano convertirsi dal paganesimo, dal giudaismo, o da qualsiasi eresia, alla conoscenza della verità, o introdurre un qualsiasi nuovo linguaggio o un’espressione inventata per invalidare i punti che abbiamo appena definito,se fossero Vescovi o chierici, sarebbero esclusi, i Vescovi dall’episcopato e i chierici dal clero;se fossero monaci o laici, sarebbero colpiti da anatema.

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (12) “da LEONE II a GREGORIO II”

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.