IL SACRO CUORE DI GESÙ (63)

IL SACRO CUORE (63)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO SETTIMO

DALLA MORTE DI MARGHERITA MARIA AI NOSTRI GIORNI

VI. – LE TENDENZE ATTUALI DELLA DEVOZIONE

Non mi pare che si possa segnalare, nei primi decenni del nostro secolo, né un nuovo sviluppo, né tendenze propriamente nuove della divozione. Ma, come succede ordinariamente, la scossa data alle anime dallo scatenarsi della guerra mondiale, dal pericolo imminente in cui si è trovata la patria, dai lutti innumerevoli, dalle inquietudini e calamità di ogni sorta, questa scossa ha rianimato il senso religioso e il senso patriottico; nello stesso tempo, ravvivando il sentimento dell’unità nazionale e della solidarietà fra il presente e il passato, essa ha fatto risalire alla superficie della coscienza francese (non mi occupo qui che della Francia) molte idee deposte nel corso degli anni sul fondo di questa coscienza, sempre pronte a ricomparire (se son mai scomparse) presso quelli che vivono la vita cristiana nella sua pienezza. Da ciò una intensità più grande, un orientamento particolare del movimento, visibile soprattutto per due o tre idee, due o tre pratiche, che, senza essere nuove, hanno preso nuovo rilievo in questi ultimi tempi. Voglio parlare della preghiera nazionale al sacro Cuore, dell’intronizzazione del sacro Cuore nella famiglia, delle consacrazioni militari.

I. La preghiera nazionale. — Abbiamo visto, nel corso di questo studio, il desiderio manifestato da nostro Signore a santa Margherita Maria di un omaggio regale al suo divin Cuore (edifizio, consacrazione riparatrice, stendardo) e gli sforzi fatti nel passato per rispondere alle intenzioni di Gesù. La prima parte del programma (edificio espiatorio, in cui doveva farsi la consacrazione) è stata magnificamente realizzata con la costruzione della Basilica di Montmartre. L’opera era quasi terminata e già il Cardinale Amette aveva espresso il suo desiderio e la sua speranza di consacrare solennemente la Basilica del Voto nazionale per la festa di santa Margherita Maria (17 ottobre 1914), quando la guerra scoppiò. La grandiosa cerimonia, che doveva riunire tutto l’episcopato francese e a cui tutta la Francia cattolica doveva esser rappresentata, fu rimessa a più tardi. Ma il movimento verso il sacro Cuore fu unanime fra i Cattolici ferventi. La preghiera pubblica andava a tutti i Santi protettori della patria: alla SS. Vergine, a S. Michele, a S. Dionigi e a Genoveffa, a S. Clotilde e a S. Luigi, a S. Giovanna D’Arco e ad altri ancora, secondo le devozioni locali o particolari; ma, d’ordinario il sacro Cuore aveva il primo posto. I giorni di preghiera nazionale sono stati quasi tutti contrassegnati dalla consacrazione al sacro Cuore. E questa consacrazione, si può dirlo, è stata veramente nazionale; nazionale per lo slancio unanime delle anime, nazionale per l’intenzione di tutti. – La Francia ufficiale non vi si è associata. Ma questa stessa astensione non ha fatto che rendere più sensibile la necessità dell’espiazione e dell’ammenda onorevole; non solo per le colpe individuali, ma anche per quelle della nazione. Questo carattere di espiazione è stato particolarmente segnato nella formula che fu letta in tutte le chiese di Francia, nelle cerimonie dell’11 giugno 1915 e del 26 marzo 1916. La formula ha per titolo « Ammenda onorevole e consacrazione della Francia al sacro Cuore di Gesù ». Essa esprime così bene il pensiero di tutti e rende così esattamente l’aspetto attuale della divozione nella nostra patria, che noi non sapremmo far vedere ciò che è ora la devozione dei francesi al Cuor di Gesù meglio che dandone dei larghi estratti che ne riproducano tutto il movimento. « O Gesù…, eccoci prostrati ai vostri piedi, per offrire al vostro sacro Cuore, a nome nostro e in nome della Francia nostra patria, i nostri omaggi e le nostre suppliche. Noi vi adoriamo… Noi vi riconosciamo come nostro sovrano Signore e Padrone. Noi confessiamo che il vostro dominio si estende, non solo sugli individui, ma sulle nazioni… Noi proclamiamo che Voi avete dei diritti particolari sulla Francia, a causa dei beneficî di cui Voi l’avete colmata e della missione che le avete affidato nel mondo, Vi chiediamo perdono delle colpe private e pubbliche con le quali abbiamo oltraggiato la vostra sovranità e il vostro amore. Perdono, o Signore Gesù, per l’empietà, che vorrebbe cancellare il nome di Dio e il vostro Nome benedetto dalla faccia della terra ». Il popolo rispose: « Perdono, o Signore Gesù! ».

Il celebrante continua: « Perdono per l’accecamento e l’ingratitudine di coloro che, sconoscendo la missione divina confidata alla vostra Chiesa per la felicità della società, non meno che per la salute delle anime, ha voluto separare da Essa la nostra patria e si sforzano di intralciare la sua libertà e la sua azione fra noi ». Il popolo: « Perdono, o Signore Gesù! ».

Il celebrante: « Perdono per la violazione dei vostri comandamenti, per le bestemmie di parole e di penna, per la profanazione della Domenica, per il disprezzo delle sante

leggi del matrimonio, per l’omissione del gran dovere dell’educazione cristiana, per la depravazione dei costumi, per l’amore sfrenato del lusso e del piacere ». Il popolo:

« Perdono, o Signore Gesù! ».

Il celebrante: « Per tutti questi disordini, noi vi facciamo ammenda onorevole, e vi domandiamo perdono ». Il popolo: « Perdono, o Signore Gesù! ».

Dopo l’ammenda onorevole, la consacrazione.

Il celebrante: « Al fine di riparare queste colpe, per quanto sta in noi, vi consacriamo oggi le nostre persone, le nostre famiglie, la nostra patria: che esse siano, d’ora in avanti, completamente vostre ». Il popolo: « Siano vostre, o Signore Gesù! ».

Il celebrante riprende ciascun punto di questa enumerazione, precisando come noi intendiamo in pratica questa consacrazione, questo dono delle nostre persone, delle nostre famiglie, della nostra patria a Gesù. Per le persone e le famiglie il popolo risponde: « Siano vostre, o Signore Gesù! ». Per la Francia quando il prete ha detto: « Noi vogliamo che la Francia sia vostra », il popolo risponde: « Che la Francia sia vostra, o Signore Gesù ». Segue la preghiera: « Noi ci rivolgiamo a Voi, o Cuore sacratissimo di Gesù, nelle nostre angosce; aprite per noi i tesori della vostra infinita carità. Il sangue sgorgato dalla vostra ferita, ha riscattato il mondo; che una goccia di questo Sangue divino, per la sua potenza espiatrice riscatti, ancora una volta, questa Francia che voi avete tanto amato e che non vuol rinnegare la sua vocazione cristiana. Dimenticate le nostre iniquità, per non ricordarvi altro che delle sante opere dei nostri Padri e lasciate scorrere su noi l’onda della vostra misericordia. Che la Chiesa costruita dalla Francia in vostro onore, sia per noi come una cittadella inespugnabile, che protegga Parigi e il nostro Paese tutto intiero. Benedite i nostri coraggiosi eserciti, accordateci la vittoria e la pace e fate che presto il tempio nazionale che vi abbiamo innalzato possa esservi solennemente consacrato come testimonianza del nostro pentimento e della nostra fiducia, come garanzia della nostra riconoscenza e della nostra fedeltà futura. Cuore adorabile del nostro Dio, la nazione francese v’implora: beneditela, salvatela! » Il popolo risponde: « Cuore adorabile, ecc. ». Il celebrante: « O Cuore immacolato di Maria, pregate per noi il sacro Cuore di Gesù! », il popolo riprende ancora: « O Cuore immacolato, ecc. ». È inutile dire che la parte data alla folla nell’ammenda onorevole, nella consacrazione, nella preghiera, finisce per dare all’atto la sua vera fisionomia, il suo carattere sociale. Malgrado l’astensione della Francia ufficiale e, in parte, a causa di questa stessa astensione, abbiamo avuto in questi anni terribili, una preghiera, un’ammenda onorevole e una consacrazione veramente nazionali della Francia al sacro Cuore. – Quanto all’immagine del sacro Cuore sulla bandiera di Francia, si è cercato, combattendo gli intrighi meschini, di supplirvi con la devozione privata, innalzando da per tutto e in tutti i modi, dei piccoli stendardi del sacro Cuore. Quanti soldati al fronte l’hanno portato fieramente sul petto; quante donne e uomini attraverso le vie delle nostre città e i sentieri delle nostre campagne presentano agli occhi di tutti la pia insegna! La Francia ufficiale, ahimè, continua ad ignorare Gesù o a disconoscerlo; ma mai la Francia fedele e credente ha fatto tanto per consolare il suo divin Cuore, rendendogli, per quanto sta in lei, tutti gli omaggi che Egli le ha domandato per mezzo della sua serva preferita, Margherita Maria.

2. L’intronizzazione e la consacrazione delle famiglie. Abbiamo visto, più addietro come fu arrestato ilmovimento (che d’altra parte non aveva nulla di specificamente francese) della incoronazione del sacro Cuore.Sempre viva ed attiva la devozione, si è portata in un’altradirezione. Questa volta non è più questione, almenodirettamente, di cerimonie solenni, in cui la folla affluisceda tutta una città o da tutta una regione per acclamareGesù e la sua sovranità di amore. Si tratta di unafesta intima, di una riunione di famiglia. Ma la festaha un senso profondo, la riunione si fa in vista di uno degli atti più importanti nella vita della famiglia. Questo atto consiste nell’intronizzare il sacro Cuore nella dimora familiare, nell’installarlo nel focolare, perché Egli presieda d’ora in poi, non solo come invitato, ma come padrone e re a tutta la vita domestica. Gesù aveva promesso ch’Egli avrebbe benedetto le case in cui l’immagine del suo sacro Cuore fosse esposta ed onorata. L’intronizzazione implica che ormai questa immagine (quadro o statua) avrà il suo posto, un posto d’onore nella dimora familiare e che vi riceverà gli omaggi; ma la cerimonia ha un senso più profondo e deve avere un’influenza su tutta la vita della famiglia; poiché l’intronizzazione, come l’indica la parola, consiste nell’introdurre il sacro Cuore nella casa per esserne d’ora innanzi il signore e il re. La cerimonia è semplicissima e molto bella. Si procura, se non si ha di già, una bella immagine del sacro Cuore (bella relativamente). Si fissa il giorno; naturalmente sarà un giorno di festa (festa liturgica, festa del padre o della madre, data importante per la famiglia). Ci si prepara convenientemente e, per quanto è possibile, ci si comunica la mattina del giorno scelto, Se il prete può venire facilmente, lo si invita per maggiore solennità. All’ora fissata, si mette solennemente l’immagine sul trono, in mezzo ai fiori (La camera indicata è naturalmente la sala da ricevere, quando l’intronizzazione è intesa come una professione pubblica di appartenenza al sacro Cuore; se vi si vede invece un atto intimo della vita familiare, può essere una camera interna o una specie di oratorio di famiglia.) ed ai ceri. Allora, davanti alla famiglia riunita (e conviene che in questa occasione i servitori si sentano più che mai della famiglia) qualcuno, il prete, o il capo o la padrona di casa legge la consacrazione di tutta la famiglia (padre, madre, figli, servitori) al Cuore sacratissimo di Gesù. Esistono alcune formule già fatte; ma il capo della famiglia può comporne una a suo piacere, o modificare, per adattarla meglio, quella che ha sotto mano. Anzi, se la vorrà leggere tal quale, è bene ch’egli l’abbia copiata di sua mano o fatta copiare, sia dalla madre, sia da uno dei figli. Conviene che la consacrazione sia ben scritta, su bella carta e che sia firmata da tutti quelli che, nella casa, sono in grado di firmare. Sarebbe anzi desiderabile che l’atto fosse messo in cornice, come si usa per l’immagine della prima Comunione, e restasse esposto presso l’immagine intronizzata, come testimonianza e ricordo della consacrazione solenne. D’altra parte è evidente che i particolari della cerimonia possono variare all’infinito. L’essenziale è che vi sia intronizzazione solenne e solenne consacrazione. Nella mente dei promotori, la festa deve avere un domani. Questo domani sarà tutta la vita di famiglia dominata dal grande atto ora descritto. Questo stesso atto si rinnoverà tutti gli anni (O anche, come l’’indica il « documento familiare », tutti i giorni alla preghiera della sera. Invece di rinnovare tutti i giorni la consacrazione spesso ci si accontenta d’intercalare nella preghiera qualche parola  che la ricordi) nel giorno anniversario, o meglio ancora, tutti i mesi, per esempio i primi venerdì. Quando un nuovo bambino viene ad accrescere la famiglia, appena battezzato sarà presentato e consacrato al sacro Cuore; il suo nome sarà aggiunto a quello degli altri consacrati in attesa ch’egli possa ratificare lui stesso la consacrazione e firmare a sua volta l’atto. Tutti i giorni, se le circostanze e la disposizione dei luoghi vi si prestano, ci si riunirà per la preghiera presso l’immagine venerata; vi si potrebbe intercalare un ricordo della intronizzazione che fu fatta del sacro Cuore dal capo della casa e della consacrazione che fu fatta della famiglia al sacro Cuore. La vita familiare dovrà rispondere alle parole, sarà una vita solidamente, profondamente cristiana, tale da fare onore al divino Maestro; la vita intima di ciascuno dovrà realizzare l’ideale comune. Questo ideale è troppo bello, senza dubbio, se non per esser realizzabile, almeno per esser realizzato da per tutto. Dove non si può ottenere tanto, ci si accontenta di meno. Così in molte diocesi si è propagata la cerimonia della consacrazione generale delle famiglie. Essa si fa nella Chiesa parrocchiale per quelle famiglie della parrocchia, i di cui membri vogliono prendervi parte. Per supplire alla intronizzazione solenne, si distribuisce un’immagine ricordo che deve essere posta bene in vista e in un posto d’onore in ciascuna famiglia consacrata, con raccomandazione di renderle qualche omaggio e particolarmente di riunirsi davanti ad essa per la preghiera della sera in comune. Questo movimento di divozione familiare al sacro Cuore, per mezzo dell’intronizzazione e della consacrazione, ha preso in questi ultimi anni una grande estensione. Non è, credo, di origine francese, anzi forse è più in vigore nell’America latina che in Francia. Vi si possono rilevare diverse correnti distinte, partire da diversi punti, e che, finora, non si sono completamente fuse. Sembrano potersi raggruppare in due, quella che propaga il Messaggero del Cuor di Gesù, organo dell’Apostolato della preghiera, e quella determinata dal P. Matheo. Nella prima l’idea di consacrazione domina. Già da molto tempo il Messaggero spingeva alla consacrazione delle famiglie al sacro Cuore. Nel 1889 specialmente vi fu in questo senso un movimento quasi mondiale. Lo slancio pareva essersi indebolito. Da alcuni anni, forse in parte per influenza indiretta del P. Matheo, si è riacceso e il Messaggero gli presta l’aiuto possente della sua pubblicità (più di 40 organi mensili in una trentina di lingue). L’idea primitiva di consacrazione si mantiene al posto principale, ma l’intronizzazione vi ha la sua parte, sia come condizione preliminare della consacrazione, sia come conseguenza naturale di questa, sia come parte integrale di una unica cerimonia totale. Per assicurare l’effetto durevole di questo atto solenne, il P. Calot, direttore generale dell’Apostolato della preghiera, ha elaborato per « le famiglie del sacro Cuore » un piccolo regolamento di vita cristiana, semplice e pratico. Esso comprende: professione di docilità assoluta agli insegnamenti della Chiesa, e alla direzione del Papa; consacrazione al sacro Cuore, rinnovata tutti gli anni, immagine del sacro Cuore al posto d’onore nella casa, osservanza fedele dei comandamenti d’Iddio e della Chiesa, specialmente della legge cristiana del matrimonio, preghiera della sera in comune, comunione frequente, unione e pace fra gli sposi, educazione cristiana dei figli e cura cristiana del loro avvenire (vocazione, matrimonio cristiano); decenza cristiana nelle mode e negli ammobigliamenti, scelta dei libri e delle riviste, sorveglianza nella conversazione, doveri di religione e di carità verso i servitori. – L’opera dell’« intronizzazione del Cuor di Gesù, per mezzo della consacrazione delle famiglie » ha avuto, ed ha ancora, per promotore principale il R. P. Matheo Crawley- Boevey dei sacri Cuori (Picpus). Il cardinal Billot, nella lettera che scriveva al P. Matheo per raccomandarla « con entusiasmo », dopo aver preso conoscenza dell’opera, ce la spiega come avente per unico scopo « di installare nel focolare domestico la pura, semplice e franca divozione al sacro Cuore, quale ci è stata trasmessa nelle rivelazioni di santa Margherita Maria, quale la Chiesa l’ha sanzionata con la sua suprema autorità ». Egli vi vede « un modo semplice e pratico di realizzare i desideri espressi da nostro Signore » alla santa, di un culto speciale reso al suo Cuore nelle famiglie. Non è l’intronizzazione « l’allargamento del gesto, così graziosamente abbozzato » dalle novizie di Paray quando esse festeggiavano la loro santa maestra, indirizzando tutti i loro omaggi ad una modesta immagine del sacro Cuore? Il Cardinale dunque raccomanda l’introduzione della divozione al sacro Cuore nei focolari domestici. come « il mezzo più appropriato alla santificazione della famiglia, e, per essa, della società tutta intiera ». Ravvicinando a questo proposito la dottrina dei Padri intorno alla Chiesa, Sposa di Cristo. uscente dal fianco trafitto di Gesù e dal suo Cuore ferito d’amore, e la dottrina di S. Paolo sul matrimonio cristiano simboleggiato dal mistico matrimonio di Cristo con la sua Chiesa, egli conclude: « Per il sacramento che è alla sua base, la famiglia cristiana ci appare come avente le sue radici nelle profondità stesse del Cuore da cui la Chiesa ha preso la vita. E, se è così, dove dunque la divozione al sacro Cuore sarà meglio al suo posto? Dove troverà un ambiente e, se osassi dirlo, un terreno di cultura più appropriato? Soprattutto dove si troverà un mezzo più connaturale (mi si perdoni il barbarismo) di soprannaturalizzare la famiglia e d’innalzarla all’altezza dell’ideale voluto da Gesù Cristo? » Egli vi vede infine un omaggio di riparazione per i diritti di sovranità di nostro Signore misconosciuti da tutti. – Per quanto questa raccomandazione del Card. Billot possa essere preziosa ed autorevole, il P. Matheo ha ricevuto di meglio. Fin dal 1913 Pio X, in seguito alla domanda dei Vescovi del Cile, accordava un’indulgenza alle famiglie cilene che si consacrassero al Cuor di Gesù, intronizzando nelle loro case l’immagine del sacro Cuore. Benedetto XV, con una lettera del 27 aprile 1915, ha esteso questo favore alle famiglie del mondo intero. In questa occasione il Santo Padre ha caldamente raccomandato questa pratica e ne ha mostrato i vantaggi e l’opportunità. La lettera è tale che conviene darne qui la sostanza, non solo per l’autorità da cui essa emana, ma anche per le spiegazioni che contiene ed i lumi che porta. Essa indica prima di tutto con perfetta chiarezza l’idea dell’opera ed i suoi costitutivi essenziali: consacrazione della famiglia con questo particolare, che « l’immagine, installata come su di un trono, in un luogo molto in vista nella casa, presenti a tutti gli sguardi nostro Signore come il re di questa famiglia ». Leone XIII, continua il Papa, aveva consacrato al divin Cuore il genere umano intero. Ma questa consacrazione generale non rende superflua la consacrazione di ciascuna famiglia in particolare; al contrario essa vi si armonizza a meraviglia e contribuisce a realizzare la santa intenzione del Pontefice; poiché ciò che è di ciascuno in particolare, ci tocca più da vicino di ciò che è comune a tutti. E poi vi è qualcosa che convenga meglio ai tempi in cui siamo? Quanti sforzi per disfare l’opera moralizzatrice della Chiesa e riportarci al paganesimo! Quanti attacchi specialmente contro la famiglia! I nostri nemici vedono bene che, corrompendo la famiglia, corrompono la società intera. Di là la legge del divorzio; di là il disprezzo dell’autorità paterna, l’obbligo di affidare i figli alla scuola pubblica, che è quasi sempre ostile alla Religione; di là quelle campagne vergognose per arrivare ad inaridire la vita fin dalle sue sorgenti, violando con pratiche impure la santità del matrimonio. Non si potrebbe dunque far cosa migliore che lavorare per rianimare il senso cristiano nella vita domestica, installando la carità di Cristo come una regina nel focolare domestico ed attirando sulla famiglia le benedizioni promesse da nostro Signore alle case in cui l’immagine del suo cuore fosse esposta ed onorata. « Ma, aggiunge Benedetto XV, questo onore non basta, Bisogna prima di tutto conoscere Gesù, la sua dottrina e la sua vita, la sua passione, la sua gloria. Non basta accontentarsi di seguirlo con un sentimento superficiale di religiosità, che parli al cuore sensibile e faccia versare qualche lagrimuccia, lasciando i vizî intatti; bisogna attaccarsi a Lui con una fede viva e forte, che diriga e governi lo spirito, il cuore, la condotta. Gesù è così dimenticato, così poco amato, perché è sconosciuto o troppo poco conosciuto. Bisogna dunque, prima di tutto, lavorare a far meglio conoscere Gesù Cristo, la sua verità, la sua legge; l’amore verrà in seguito ». Tale è la bella lettera del Papa. Si noterà questa singolare insistenza su la conoscenza di nostro Signore e del suo Vangelo. Vi è in ciò una lezione delle quali deve penetrarsi chiunque si industri a sviluppare, in sé e negli altri, la divozione al sacro Cuore. Ecco dunque spiegate magnificamente dal cardinale Billot e da Sua Santità Benedetto XV le grandi idee che dominano questa bella opera dell’intronizzazione con la consacrazione delle famiglie al sacro Cuore. È bene aggiungere ancora qui che vi sono, fra gli zelatori dell’intronizzazione, alcune leggere differenze di vedute, che portano delle differenze in questo o quel dettaglio pratico. Gli uni la considerano avanti tutto come l’entrata del sacro Cuore nel santuario della famiglia. In conseguenza essi installano la statua in una stanza più intima o in una specie di oratorio, dove la famiglia va a renderle omaggio, nella preghiera della sera, e dove ognuno può venirla a pregare in segreto. Gli altri vi vedono più una professione pubblica di divozione al sacro Cuore, ed espongono l’immagine bene in vista, nel salotto, dove colpisce subito gli sguardi ai visitatori. Tutte e due le idee son buone e facilmente conciliabili.

3. La consacrazione dei soldati. — Durante la guerra mondiale alcuni cappellani zelanti hanno avuto l’idea della consacrazione militare al sacro Cuore. L’idea ha trovato accoglienza tanto fra i soldati quanto fra i superiori, specialmente al fronte, dove la presenza del nemico, la vita di sacrificio e il pericolo continuo di morte, la visione più netta dell’ideale patriottico, tutto infine contribuisce ad innalzare gli animi al disopra delle preoccupazioni malsane o volgari, nel mondo superiore della grazia e della religione. Hanno avuto luogo cerimonie mirabili alle quali « unità » più o meno considerevoli, cedendo alla possente attrazione del cuor di Gesù han preso parte con uno slancio ed un accordo che, senza violentare per niente la libertà degli individui, la libera, per così dire, dagli impacci del rispetto umano o delle passioni per trasportarla in alto. L’atto solenne è preparato da una specie di ritiro, con numerose Confessioni e Comunioni, ed implica, nel pensiero di tutti, l’impegno a condurre, d’ora in poi, una vita cristiana ed a collocare di nuovo il Cristo al focolare della famiglia. La moglie ed i figli sono messi al corrente del grande atto e della promessa con un documento firmato che resterà anche a far fede per l’avvenire. Il fine ed il senso della cerimonia debbono essere spiegati con cura. Prima di tutto essa ha per scopo il bene spirituale di ogni individuo, riavvicinandolo a Dio e procurandogli i vantaggi incomparabili della divozione al sacro Cuore. Di più ha uno scopo sociale: prepara, per il ritorno al focolare domestico, l’entrata del sacro Cuore nella famiglia; reintegra, per quanto è possibile, la preghiera e la Religione nell’esercito; ci permette di intravvedere, in un avvenire ancora indeciso, il tempo in cui la nazione ritornata ufficialmente cristiana, si consacrerà al cuor di Gesù e farà sventolare, sulla bandiera nazionale, l’immagine del sacro Cuore.

QUARESIMALE (IX)

QUARESIMALE (IX)

DI FULVIO FONTANA

Sacerdote e Missionario
DELLA COMPAGNIA DI GESÙ

Venezia, 1711. – Imprim. Michel ANGELUS Præp. Gen. S. J. – Roma 23 Aprile 1709)

IN VENEZIA, MDCCXI (1711)

PREDICA NONA


Nella Feria sesta della Domenica prima.

Si mostra non esser veri devoti di Maria Vergine; nè da Maria meritar protezione, quei che vogliono vivere nemici del Figliuolo Giesù.

Erat autem Jerosolymis Probatica piscina. S. Gio: cap. V.

Quante furono le operazioni, ed i fatti della Sinagoga tante furono le ombre della Chiesa e delle operazioni de’ fedeli. L’odierna Probatica con gli infermi che stanno sotto del portico attendendo la mozione dell’acque per mano angelica, mi fanno ravvisare quei peccatori che vivendo, come essi dicono, sotto la protezione di Maria, tengono per certa la salute eterna; senza accorgersi che siccome per ottenere salute agli infermi non bastava stare sotto il portico, ma bisogna tuffarsi nelle acque al primo muoverle dell’Angelo. Così ai peccatori per salvar le anime loro, non basta fingersi e figurarsi di star sotto la protezione di Maria, invocandola ogni dì, digiunando il sabato, ma è necessario tuffarsi nel bagno salutifero della Confessione mondandoli dalle colpe, abbandonando il peccato. Quando questo non si faccia, io v’assicuro, e saranno i due punti del mio discorso, che né voi siete devoti di Maria, né Maria sarà mai vostra Protettrice. Le monete di maggior prezzo, non v’ha dubbio, che sono le più facili ad essere falsificate; voi ben sapete che non v’è moneta di maggior pregio della Devozione di Maria, è questa una moneta d’oro di tal stima e valore che nel banco della Divina Misericordia trova sempre abbondantissimo lo spaccio. – Or questa moneta appunto, è quella che molti di voi, così non fosse, per istigazione del superbissimo principe de’ falsari, il demonio, falsificate. Non me lo credete? Su dunque alle prove. Come vien definita da’ Teologi la Devozione; Est voluntas quædam prompte tradendi se ad ea, quæ pertinent ad Dei famulatum, è quella prontezza di volontà, che taluno prova in tutto ciò che appartiene al servizio di Dio. Così San Tommaso; ma non così voi, poiché voi chiamate devoto di Maria chi recita devozioni in onor suo, chi ne va a visitare l’immagine, chi digiuna qualche giorno in ossequio di Lei, e cose simili. Sin qui non anderebbe male, ma non basta; voi mi portate la vostra definizione tronca, non me la dite tutta; bisogna che diciate che presso di voi, Devozione di Maria vuol dire Corona e peccati, Offizio e femmine, Salmi e mormorazioni, Salve Regine e vendette, Inni e laide canzoni, roba del prossimo e limosine in onor suo, e per finirla, digiunar dal cibo e non dal vizio. Se  così è, voi non potete negare falsificata la Devozione, dunque come falsa non conterà nel banco Divino. Confessatela giusta: voi con questa falsa Devozione non cercate di servire alla Vergine, e però non siete veramente devoti suoi; ma con questa falsa devozione, avete solo la mira a gabbarla per quanto è dal canto vostro, per evitare i castighi di malattie, di penurie, di disonori e di morte che meritate per i peccati. Vorreste che a voi riuscisse, come ai Gabbaoniti; comparvero quelli, come sapete, avanti Giosuè con le vesti tutte lacere, con i viveri scarsi e di mala qualità, con le scarpe totalmente logore, e tutto ciò per dar ad intendere a Giosuè d’aver fatto lunghissimo viaggio per ritrovarlo, quando per verità appena si erano mossi per ricercarlo. Or siccome questa simulazione de’ Gabbaoniti non ebbe altra mira che sottrarsi da’ castighi, così voi, con la vostra fantastica devozione non avete altro scopo che liberarvi da quegli scempi funesti che vi minaccia la Divina Giustizia. Per questo voi di quando in quando vi presentate riverenti davanti la Vergine con certe vostre spoglie di penitenza più apparente che vera, voglio dire con certe esteriorità, benché pie, d’una limosina stentatamente donata in onore di Maria, d’un Salterio recitato, e con ciò vi credete di poterle dare ad intendere d’aver fatta lunga strada per ritrovarla, mentre neppure avete dati pochi passi, anzi neppur questi, giacché non vi siete mossi di casa non avendo lasciata la consuetudine maledetta, e l’abito invecchiato di peccare. Intendetela, queste vostre finte devozioni, non vi esimeranno da castighi; poterono i Gabbaoniti gabbar Giosuè, ma non potrete voi gabbar Maria, la quale adoprerà il braccio onnipotente del Figlio per piovere sopra di voi i suoi giusti sdegni: non sarete esenti da malattie, sarete flagellati da carestie, avrete ogni castigo in questa vita, perché non siete ma vi fingete devoti di Maria. E siccome queste vostre finte Devozioni non vi elimineranno da’ mali di qua, così non vi partoriranno i beni di là. – Lo sò, che sì! Volere andare in Paradiso con una Corona della Madonna accompagnata da una dozzina di peccati mortali; Pietro d’Alcantara, e perché sempre a capo scoperto, e con piede nudo, ne’ maggiori rigori del vero, perché tanto lacerarvi, tanto strapazzarvi? Domenico Loricato, perché ridurvi con tante asprezze a guisa d’un scheletro animato? Fu vostra disgrazia nascere ne’ secoli scorsi, se a voi toccava in sorte di vivere ne’ nostri, avreste imparato, che per entrare in Cielo basta un piccolo ossequio a Maria, ancorché finto, perché mescolato da colpe gravi. Che occorreva a Francesco Saverio che voi assicuraste la vostra salute con tanti sudori, con tanti stenti, con viaggi sì lunghi, con vigilie, con asprezze, con digiuni? Bastava visitare una Immagine di Nostra Signora ed ancorché foste macchiato di peccato mortale. Non risponde così il Saverio, non concludono così i Santi, i quali sanno che Cristo ha asserito che è stretta la porta del Cielo… Arcta est via, quæ ducit ad Cælum! E voi che correte per la via larghissima del peccato, vi date a credere di poter andare in Cielo col passaporto della Devozione finta di Maria, con averle recitato un’Offizio, biescinta una corona, digiunato un sabato? V’ingannate; voi siete come gli struzzi, i quali se hanno le ali come gl’augelli, non per questo hanno forza di volare, perché nel resto del corpo sono bestie quadrupedi; così pur voi, pensate di volare in su con le ali di questa Devozione, ma piomberete all’ingiù per il peso smisurato de’ vostri peccati. Passiamo avanti; voi ben sapete, che non giunge al Cielo chi non osserva la legge. Domine, quis habitabit in Tabernaculo tuo aut quis requiescet in Monte Sancto tuo? Signore, chi sarà degno d’entrare in Cielo … e ci risponde, non già chi recita alla Vergine una Corona con più peccati che Ave Marie, non chi fa per suo amore nel mercoledì e sabato qualche digiuno, e poi ne’ sette dì che conta la settimana, l’offende otto, nò! Ma quello sarà condotto al Cielo … qui ingreditur sine macula, et operatur justitiam, chi vive immacolato e giusto. Dunque, voi che commettete peccati, quasi abbi a dire a numero di respiri, con tutte le vostre Devozioni non ci entrerete, se non desistete dal peccato. Non vi lasciate ingannare dal demonio, il quale ha (quasi dissi) gusto che continuiate in quelle Devozioni, perché così con la speranza di salvarvi per mezzo di queste, continuate nelle amicizie, negl’odii, negl’interessi. Sapete quello che fa il demonio con voi? Quello fece Naasse con i suoi nemici? Udite. Nel primo de’ Regi si legge quella strana richiesta fatta da Naasse Ammonite a’ Popoli Galaditi, allorché furono vinti, disfatti e costretti alla resa; In hoc feriam vobiscum, fœdus, ut eruam omnium vestrum oculos dextros. Se volete pace, e che io cessi dalla strage, e dal far correre sangue per queste vie, io voglio, che a tutti vi si cavi l’occhio destro, vi lascio il sinistro, e tanto vi basti; Confesso il vero, che non può sentirsi condizione più barbara. Questo appunto è l’operar del demonio con non pochi, dice San Pietro Damiano; egli è contento che abbino un occhio aperto alla Pietà in certe Devozioni esterne, verso di Maria, di digiuni, di Limosine, di Rosari, di Visite alle sue capelle, ma vuole altresì che tengano chiuso l’occhio destro a’ comandamenti di Dio; sæpe malignus hostis potiorem partem Sanctitatis adimit minorem vero reliquit, perché così l’inganna, e conduce all’inferno, non vi fidate: resterete ingannati, questo piccolo lume non basterà. – Così avesse intesa questa verità quel misero giovine che con certe sue Devozioni a Maria, pretendeva che Maria fosse, quasi dissi, scorta alle sue scelleraggini. Aveva costui una indegna amicizia e dovendo andare a perdersi con colei, era costretto a trapassare nuotando, una tal parte di mare; prima però che si mettesse al trapasso, aspettava dell’amata il contrassegno d’un lume; andò più volte e tornò, non si può dire felicemente, perché sempre con la disgrazia di Dio. Quando i parenti di quella femmina, accortisi della tresca, esposero fuori una notte un lume ed il giovine infelice si pose subito a nuoto per portarsi senza saperlo, là dove lo portavano i suoi peccati, e quelli in tanto scostavano a poco a poco dalla casa il lume esposto, mentre il robusto giovine nuotava alla dirittura di quello, parendogli ormai quel viaggio più lungo del solito ed alla forza delle sue braccia, ed alla sfrenatezza delle sue voglie. Smorzarono finalmente i domestici la lucerna ed il meschino ormai stanco dal lungo nuoto, fu privo di quella luce che gli mostrava il viaggio, e rimase sommerso e poi morto; un altro intraprese troppo più lungo al tribunale di Cristo e da quello giù nell’inferno; tanto succederà a voi peccatori, i quali affidati dal lume delle vostre piccole Devozioni pensate d’andar sicuri al porto; no, non vi andrete, la candelina si estinguerà, e resterete sommersi in un mar di fuoco. Ma Padre, si dice pure che la Vergine Santissima è Avvocata de’ peccatori! Lo so ancor io, e chi ne può dubitare? E so che da Sant’Efrem è chiamata, Portus naufragantium tutissimus; sicurissimo porto de’ peccatori. Consolatevi pure, perché Maria è Avvocata de’ peccatori, e se io volessi negargli un sì bel titolo, avrei tanto scrupolo, quanto se gli rubasse una di quelle stelle che la incoronano. Ma intendiamoci di grazia, Ella non è Avvocata di quei peccatori che vogliano perseverare ne’ loro peccati, ma solo di quelli che dolenti, la supplicano ad impetrargliene il perdono e son risoluti di non peccar più. Così Ella se ne protestò con Santa Geltrude … Ego sum Mater peccatorum se emendare volentium; Io son Madre di quei peccatori che vogliono emendarsi delle loro colpe. Il che fu veduto dalla Santa in una nobile visione, allorché le comparve la Vergine sopra d’un Trono, bella a tal segno che pareva che il Paradiso mutatosi dal suo luogo, fosse venuto tutto ad abitarle nel volto, e notò che venivano da varie parti a gettarsi a’ suoi piedi, schiere di vari e mostruosi serpenti, e Maria gli prende, va con le sue mani, e li accarezza. – Or questi serpenti significavano i peccatori che dolenti delle loro colpe vanno alla sua clemenza; ma la Santa non vide mai che la Santissima Vergine accarezzasse le vipere che immobili stavano nel loro covile. Così Ella non è Avvocata di quelli che ostinati ne’ loro vizi non vanno a Lei per trovare rimedio, ma se ne stanno in quei covili di disonestà, d’odii, d’interessi maledetti. E Maria Vergine ha da essere protettrice di costoro? Poveri voi, il demonio v’ha attaccati a queste devozioni fortemente, per tenervi più tenacemente avvinti ne’ peccati con la speranza della protezione. Vedete là quel giovinastro? A quello parrebbe che il Cielo gli cascasse addosso, se non recitasse quelle orazioni prima d’andare a dormire, se non visitasse quella Chiesa; e poi non si fa scrupolo di andare a letto con più peccati mortali. Vedete là quella donna? Prima morire, Padre, che non digiunare il sabato, e non guardare il mercoledì; ancorché fossi finita di forze, voglio digiunare; ma poi vedrete che questa donna divorerà lascivie tutta la settimana. – In una città di Toscana, io so d’un muratore il quale aveva fabbricato all’anima sua una sepoltura di fuoco. Questo mentre stava gravemente infermo, fu visitato da un Padre della mia minima Compagnia, e perché era zelantissimo, gli toccò subito quel tasto che più gli premeva, dicendogli: Io so, con mio sommo dispiacere, che voi siete infermo più d’anima che di corpo, mentre avete una pratica che vi fa perdere il corpo e l’anima. Alzossi a queste parole il muratore a sedere sul letto e, messa la mano sotto del capezzale: Padre, disse, per sola grazia di Dio e della Beatissima Vergine Protettrice, e non per i miei meriti, io sono stato in Inghilterra, in Francia, in Polonia, e seguì a dire, mettendo fuori lo Scapolare della Madonna del Carmine e, baciandolo, così conchiuse: mai mi son cavato di dosso questo abito, e spero certamente che Maria Vergine mi sarà buona Avvocata in morte. Non si può credere di quanto zelo s’accendesse quel Religioso, udendo una tal risposta; come! Replicò il Padre, un abito sì santo ed una vita sì lasciva? E pretendete che Maria v’abbia da impetrare una buona morte, mentre fate una vita sì scandalosa? Statevene, che io qui vi lascio con l’abito della Vergine, e con l’indignazione di Cristo, e con l’inferno aperto; lasciate questo santo abito, diceva il Religioso. O questo no, replicava l’infermo; lasciate dunque la mala pratica, licenziatela, mandatela fuori di casa, se volete Maria per Protettrice. – O quanti e quanti si trovano, che sono macchiati della medesima pece, e si pensano d’andar salvi con menare una vita cattiva sulla speranza di qualche ossequio alla Vergine Santissima. Ma, Padre, che rispondete alle rivelazioni tanto famose, che chi è devoto di Maria non può dannarsi. Ci voleva anche questa per inquietarmi! Prima rispondo, che simili rivelazioni, o non si possono, o non si devono intendere, che della devozione, la quale è vera, perocché quella, che è falsa, ed è collegata col peccato, ordinariamente tira seco la dannazione. Dico in secondo luogo, che tali rivelazioni non si devono prendere nel senso loro letterale, ed assoluto, perché altrimenti si prenderebbe uno sbaglio di troppo peso. Sia per cagione d’esempio. In San Matteo al cap. 16. si dice: Qui crediderit, baptizatus fuerit salvus erit. Colui, che crederà ed avrà il Battesimo sarà salvo. Lo vedrebbe chi non ha occhi, che se volessimo intendere queste parole così assolute, ne verrebbe in conseguenza che saria sufficiente a salvarsi con il Battesimo la sola Fede, il che, come vedete, è più che falso, perché è di Fede indubitatissima, che per salvarsi, è necessaria la nostra cooperazione, e però l’Apostolo San Paolo dice: Non coronabitur, ni si qui legitime certaverit, con la Fede e col Battesimo vi vogliono l’opere; dunque tali parole di simili revelazioni si devono prendere non così sole, ma unite ad altre come queste, che dicono che con la Fede e col Battesimo vi vogliono le opere, e così per appunto, mentre in esse si vien dicendo, che i devoti di Maria si salveranno, insieme, sì insieme si deve intendere, se coopereranno alla loro salute, essendo verissimo che una simile Devozione è giovevole, ad un tal fine. Rispondo in terzo luogo, che queste rivelazioni non sono di fede ancorché siano venerabilissime, pregiabilissime, perché quelle solamente sono di fede, … Quæ proponuntur ab Ecclesia, ut credantur, che si propongono dalla Chiesa, acciò si credano. Ma queste, dalla Chiesa non son proposte perché si credano, adunque senza dubbio non sono di fede, ed io, dall’altra parte ho contro di voi più di cento rivelazioni che dalla Chiesa si propongono perché si credano. Nella prima de’ Corinti al cap. 6: Iniqui Regnum Dei non possidebunt, non è il Regno di Dio, per chi offende Dio. Ne’ Romani al cap. 8. Si secundum carnem vixeritis moriemini, se vivrete secondo i vostri sfrenati capricci vi troverete eternamente sepolti nel fuoco. In Giob al 21: Ducunt in bonis dies suos et in puncto ad infernum descendunt, consumano la vita loro in cercare tutti i piaceri, ed in un momento vanno all’inferno a trovar tutti i tormenti. Or che dite? Mentre io contro alle vostre rivelazioni, che non sono di fede, ne porto moltissime che sono di fede; adunque torno a dire, non vi fidate, non peccate sotto la scorta della Devozione, perché vi perderete. Oh Padre, noi abbiamo conosciuto uominacci di tal vita, che peggiori non sappiamo immaginarceli. Morì un certo uomo così disonesto che non aveva riguardo ad imbrattarsi con ogni età, con ogni sesso, con ogni condizione, anche le vergini consacrate a Dio restavano, per quanto era dal canto suo, appannate d’abito impuro; or questo uomo con somma pace e con tutti i Sacramenti, né ad altro può attribuirsi, che a quella Devozione che aveva di visitare Nostra Signora ogni sera. Passò all’altra  vita una donna da me conosciuta, così vana, che pareva per lei esser nata ogni usanza, ogni moda, s’adornava per compiacere se stessa, per piacere ad altri, e se nello specchio faceva più ritratti di sé stessa, non lasciava anche di farne copia, e pure una donna di tal sorte, anche essa munita de’ Sacramenti passò con pace all’altro mondo, né può attribuirsi ad altro, una tal fortuna, che a quel benedetto Rosario, che sempre recitò. Chi v’ha detto, che questa gente sia salva? Forse l’arguite dalla quiete con cui sono morti, or vedete come diversamente da voi discorro, poiché dico che, essendo sì malamente vissuti si saranno dannati ed intanto non mostrarono inquietudine nel morire, in quanto, come dice Isidoro: il demonio non inquieta, chi già è certamente suo, prostratos, ac suos factos, contemnit. Ma Padre, sappiamo pur noi tanti e tanti esempj di certi uomini, e di certe donne che avevano mantello da ogni acqua, e stomaco da ogni vivanda, e pure si sono salvati per la protezione della Vergine. Ditemi, come si chiama questo libro, ove sono questi esempi? Il Libro de’ Miracoli; dunque a salvare uno di questi falsi devoti vi vuole un miracolo! Dunque, la loro salute si racconta come miracolo. E non vedete benissimo che lo sperare di salvarsi per miracolo, è lo stesso che darsi per dannato, perché miracoli si fanno sì rari, che è miracolo de’ miracoli, quando sono spessi? Fermatevi, non vedete che il fiume è grosso, non è possibile, che se vi cimentate al passo non ne restiate annegato. Eh Padre chi porta l’Abito di Nostra Signora non teme; vi passò, non è molto, uno, e giunte salvo al lido; ma questo esempio vi farebbe cuore per tragittare; appunto. Chi di voi, quantunque sappia, che uno per mezzo d’una devozione a Maria restò libero dalle archibugiate, si porrebbe a fronte per riceverle? Niuno certo sarebbe ben pazzo che volesse esporsi ad evidente pericolo di morte sulla speranza d’un miracolo, e pur questi sono gli stolti a’ danni dell’anima, che non fidano il corpo ad un miracolo, ma l’anima. – Mi ricordo aver letto, e finisco, come in San Martino, Terra vicina ai confini della Provenza, fu narrato questo caso da’ Padri Missionari Francesi. Si trovava in Firenze un malvivente, di quei che a guisa di animali immondi non si rivolgono che tra sozzure. Era quelli verso la Vergine un falso devoto, perché con i suoi ossequi a Maria voleva unire laidezze. Fra gli altri atti di Devozione fu l’andarsene à Roma, ove fattasi fare una statua d’Alabastro di Nostra Signora, ottennevi dalla Santità d’Urbano Ottavo Indulgenza in articolo di morte, la quale per lui non stette molto a giungere. Si fece portare la statua, e, doppo averla devotamente baciata per guadagnare l’Indulgenza, si munì con gl’altri Sacramenti, e poco dopo spirò. Indi a non molto , volendogli un Sacerdote dir la Messa, gli comparve, e dissegli: non vi straccate a pregar per me; le vostre Orazioni, benché fervorose, nulla mi gioveranno, son dannato. Dannato! E non siete voi quello, che eravate tanto devoto della Madonna, e non siete voi quello che ve la faceste fare in Roma per averla in vostro aiuto? Sì, ma sappiate che quando m’approssimai per dare un bacio alla statua, in cambio di Maria, baciai il demonio ivi comparso in forma di Colei, nella quale erano stati sempre collocati i miei affetti, ed ora per Lei mi trovo dannato. Che dite di questo caso, o falsi Devoti di Maria? Che volete, che diciamo Padre; diremo, che accade esser più nel numero de’ devoti di Maria; lasciamo pure di digiunare il Sabato, di recitare l’Offizio. No, no, tacete bocche indegne non dite così, questo vostro discorso è troppo mal fondato, non me lo credete? Riposiamo prima, e poi discorreremo.

LIMOSINA.
Innocenzo Terzo, al riferire del Surio, che doveva dannarsi, ma per aver fatta una gran limosina, con cui s’era alzato un Monastero in onore della Vergine
Santissima aveva avuto grazia di fare un atto di Contrizione prima di morire.
Fate limosina ad onor di Maria.

SECONDA PARTE

Questa è la spina che mi trafigge il cuore, forte più di quanto finora v’ho detto, perché temo, che dal mio discorso non ne caviate una sciocchissima conseguenza, e perciò non prendiate motivo di lasciare tutte le Devozioni che fate in onore di Maria. Guai a voi se lascerete il Santissimo Rosario, se non porterete l’Abito del Carmine, la Sacra Cintura. Guai a voi, se non digiunerete in onor suo, se in suo ossequio non visiterete le sue Immagini, non mi state à parlare scioccamente, e dire a che servono queste Orazioni, se non servono per moneta da entrare in Paradiso? È vero, che non servono per moneta da entrare in Paradiso, ma servono perché il Signore v’aspetti un poco più, perché non fulmini così presto il castigo. Quanto più siete in disgrazia, tanto più dovete raccomandarvi a’ Santi, alla Vergine, a Dio. Bisogna levarsi questa pazzia di testa, che la Devozione della Madonna non vi ha da servire per scorta a’ peccati; digiuno il sabato, visito la Madonna, recito l’Offizio, dunque posso andare in quella casa, posso covare quell’odio: Oh che stolte conseguenze! La Devozione di Maria v’ha da servire per impetrarvi il perdono de’ peccati; lo non ho mai saputo che niuno si ferisca perché ci fono i balsami da medicarsi: i balsami fon fatti per le ferite; ma non si fanno le ferite per adoperare i balsami. Ditemi, ed a che ferve per vita vostra la patente d’un principe, volete forse che serva per franchigia di laidezze, di furti, d’omicidi, o questo no! Servirà bensì perché se il protetto ha qualche lite, il principe raccomandi la sua causa; servirà perché , se è perseguitato, il principe si frapponga e metta le parti in pace; servirà perché, se si trovasse in povertà, il principe gli assegni qualche stipendio da poter vivere. Tanto appunto dico io della Devozione della Madonna, non v’ha da servire di scala franca per liberamente peccare, perché andiate sfacciatamente in quella casa, perché  liberamente facciate vendetta; non serve in questo, ma v’ha da servire, perché possiate avere molti aiuti di grazia che Ella v’impetrerà; molti soccorsi, che vi porgerà nelle vostre tentazioni; molti lumi Divini, che vi rischiareranno la mente; vi sottrarrà da molti castighi, che vi verrebbero addosso, e poi quel che più importa, servirà la Devozione della Vergine, perché abbiate particolare assistenza nel punto della morte. Per tutti questi capi, dico vi servirà la Devozione di Maria, ma non già mai per quello che voi vorreste, che sarebbe di poter vivere sempre a guisa di corvi, e poi morire come colombe. Io non pretendo, torno a dirvi, con questo mio discorso di togliere a’ peccatori quella confidenza che essi ripongono in Maria per le Orazioni, e Devozioni di Cintura, di abito del Carmine, Santissimo Rosario, Offizio, Limosine fatte in onor suo, e molto meno di levare alla Vergine quel culto che pur riceve da’ peccatori. Voglio che confidiate in Maria, voglio che le prestiate gl’ossequi che avete principiato, ma voglio altresì darvi qualche segno che vi possa far sperare salute eterna per mezzo della Devozione di Maria. Attenti. – Due sorti di peccatori si trovano, ed ambedue devoti di Maria. Alcuni sono peccatori, ed è grandissimo male; ma quel che è peggio vogliono seguitarlo ad esserlo, aggiungendo alle piaghe delle colpe mortali l’ostinazione, mentre non curano guarirle; e di questi non se ne può fare se non pessimo pronostico: già stanno con un piede nell’inferno ed è quasi certa la loro dannazione. – Altri sono peccatori, è vero; ma se peccano hanno subito fiero rimorso di coscienza, ed un animo fisso di lasciare il vizio; onde è, che bramano e cercano di trovare qualche pietoso samaritano, il quale versi balsamo sopra le loro ferite che pur troppo le conoscono mortali. Questa seconda sorte di peccatori, miei UU. possono avere qualche speranza di salute, poiché sebbene non abbiano la vera devozione di Maria, perché son privi di quella pronta e risoluta volontà di lasciare il peccato per amor suo, ad ogni modo sono stradati per averla, mentre racchiudono in cuore quella volontà di voltar le spalle a’ vizi, e di liberarsi dalla servitù contratta col demonio per mezzo di replicate scelleratezze. È vero che i primi albori dell’aurora nascente non sono giorno, ma è altresì verissimo che indi a poco il diverrà. È vero che chi pecca non è devoto di Maria, benché a sua riverenza pratichi molte Devozioni; ma è altresì vero che se unitamente a queste devozioni, avrà vera brama di liberarsi da’ vizi potrà sperare di svilupparsene, e di conseguire la vera Devozione, che ottenuta li conduca ad una beata morte, principio d’una eterna vita. Dunque, o peccatori, seguitate à raccomandarvi di cuore alla Vergine, seguitate pure à portare la Cintura, a vestir l’Abito, e recitare il suo Santissimo Rosario; ma sopra tutto vi raccomando che, se volete che la Vergine vi protegga, servate illi Puerum, non gli maltrattate il Figliuolo, non glielo strapazzate. Tanto disse il Re David a quei soldati, che gli professavano devozione, allorché gli altri gli si ribellarono; Servate mihi puerum meum Absalon; Servate mihi Puerum meum Jesum, dice la Vergine a questi che si dichiarano suoi devoti. Deh, se veramente m’amate, dice Maria a’ peccatori, se mi volete vostra Protettrice ne’ bisogni di questo Mondo, in vostro aiuto nel punto di morte, contentatevi di salvarmi il mio caro Figlio Gesù, Servate, non lo strapazzate con la lingua, non l’oltraggiate con i pensieri, non lo conculcate con i fatti peccaminosi, … Servate mihi. Date ricetto nel vostro Cuore a Gesù, Gesù riverite, Gesù amate, Giesù onorate, che così con tutta verità potrete dirvi miei devoti, ed allora non mancherò d’aiutarvi in questa vita, ed assistervi in morte.

QUARESIMALE (X)