LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (15)

LA GRAN BESTIA E LA SUA CODA (15)

LA GRAN BESTIA SVELATA AI GIOVANI

dal Padre F. MARTINENGO (Prete delle Missioni

SESTA EDIZIONE – TORINO I88O

Tip. E Libr. SALESIANA

X.

ALTRO GENERE DI TROMBE: I LIBRI.

E basti questo breve saggio d’un giornalaccio, con quel poco panegirico che vi ho recitato dei cosiffatti, per farvi persuasi, miei cari giovani, che se vi sta a cuore il bell’ingegno e la bellissima anima che Dio dato, non dovete bere, e spero non berrete mai a fonti sì avvelenate e fangose. — Sta bene; leggeremo libri, non giornali — parmi sentirvi a dire. Buona risoluzione! Ma anche qui, cari giovani, se mi andate colla testa nel sacco, potreste capitar male. Sentite. Io era fanciullo fra i tredici ed i quattordici anni. Già entrato in quella che allora chiamavasi prima Rettorica,e ghiottissimo di leggere, sentii corrermi l’acquolina in bocca a dir cose mirabili, che diceva un mio

compagno, delle poesie di Leopardi. Prima però di procacciarmele volli pigliar mie precauzioni. Un libro nuovo in casa, a dir vero, non mi sarei attentato di portarcelo; ché stavami ancor fitta nella mente una scena, vista da bambino, del babbo, che, trovato un giorno per casa non so che romanzo, n’andò sulle furie, stracciò il libro e ne gittò le pagine al fuoco, dicendo: — I libri che entrano in casa mia gli ho da veder io, gli ho da vedere. Guai a chi ne porta il secondo! — E quel quai fece gelare il sangue nelle vene, non che a’ miei fratelli maggiori, persino a me che non ne capivo nulla; e così fin da quell’età incominciai a quardar certi libri con sospetto. Ora poi, trattandosi di questo che mi veniva tanto lodato, prima di comperarlo o farmelo imprestare, pensai ben fatto

andarne a trovare il mio buon maestro, e: — dica, signor maestro, le poesie del Leopardi son elle proibite? — Proibite (mi rispose) le poesie veramente no, ma…. ma posso leggerle? Certo sì, potresti: ma… ma… ci ho questo benedetto ma, che per amor tuo mi inquieta un tantino. — E guardavami fisso negli occhi. — Oh via! la me lo dica dunque questo ma: la non dubiti; son disposto ad acconciarmi al suo consiglio. — Com’è così, senti, Cecchino mio; a dirtela, quelle poesie son cose belle, nol nego: ma

ora… ti guasterebbero l’umore. Vedi, gli è come se su un bel ciel sereno si stendesse una nuvola scura scura … Stattene colla tua pace, colla tua giocondità giovanile; più tardi leggerai quelle e dell’altre ancora. Ora hai Tasso, hai Monti, hai Dante; Dante, il gran babbo di tutti i poeti, questo sì che ti farà il buon pro! E poi non dimenticare i prosatori, specie del trecento, il Cavalca, il Passavanti, fra Bartolomeo… questi, questi gli scrittori su’ quali devi formarti!… Tenni il consiglio del buon maestro; e più tardi, quando lessi le poesie di quello sventurato poeta, capii quel ma, e ne mandai al mio maestro mille benedizioni. – Queste cose di me vi racconto, o cari giovani, perché  vorrei ispirarvi una gran diffidenza anche dei libri, specie se romanzi, specie se forestieri; e che non vi lasciate tirare alla curiosità, adescare all’eleganza dell’edizione, alle gaie vignette, al buon prezzo… Ahi povera Eva, povera Eva! Perché vagheggiar tanto quel pomo bianco e rosato, ed aspirarne con avidità le soavi esalazioni, e lasciarsi adescare alle melate parole del serpente?… Pareva così ragionevole al parlare! Pareva così dolce a vedere quel frutto! Eppure e’ c’era dentro veleno di morte. – Così siam fatti un poco anche noi, figli pur troppo di madre temeraria e leggera. Si fissa curioso, avido lo sguardo su tutto che è proibito; tant’è, l’ha detto il poeta: nitimur in vetitum; e dietro il guardo vola il cuore; dietro il cuore la mano….Deh! non fermarti a guardare il vino (avverte lo Spirito Santo) quando rosseggia spumando nel bicchiere…Or simili a questo vin traditore, simili al pomo avvelenato di Eva, sono appunto, giovani cari, certe stampe e certi libri messi lì in bella mostra sotto i tersi cristalli delle ricche vetrine a far pompa di sé, a trarre com’esca gli uccelli, l’incauta gioventù. Voi non fidatevi, non fidatevi di ciò che non conoscete; e prima di stender la mano a un libro sospetto, fate capo a un buon consigliere. Il miglior consigliere sarebbe il babbo, se avesse la prudenza e la vigilanza del mio. Ma quanti ci abbadano ai libri? Eppure, se è tempo d’aprire gli occhi, gli è questo nostro per l’appunto. – A quei tempi d’insopportabile schiavitù, come tutti sanno, di cattivi libri o non ce n’era o non se ne vedeva punto. I librai arrossivano a venderli, i tipografi non osavano stamparli, perché…. perché…. lo sapete il perché? È c’era il castigamatti,vo’ dire, il governo che lo scandaloso traffico non permetteva, e a’ librai che cogliesse in flagrante, non solo sequestrava la merce, ma azzeccava, se d’uopo, una buona multa per giunta. In que’ tempi là ragionavasi alla buona così: — Inuna ben regolata società la vendita de’ veleni va proibita. Or veleni cen’ha di due sorta, altri che al corpo, altri che all’anima dan morte; dunque se ha a vietarsi lo spaccio dei primi (che nessuno ne dubita) e molto più de’ secondi. — Ora poi che è venuto il progresso, la sì discorre diversamente: — Chi avvelena i corpi, la forca; chi l’anime, s’accomodi pure. — Con che guadagno del buon senso e della logica, un orbo il vede. Sicché vedete, cari giovani, se vi conviene star desti! Oh sapeste male che può farvi, e all’anima e al corpo, un pessimo libro! Si, cari giovani, anche al corpo, alla sanità, alla vita; e ne ho veduti io degli esempi da far fremere i sassi. Ricordate quellodi: Bertino; aveva cominciato da un libro!..; E se uno non basta, togliete questi altri: sono due giovani stati miei scolari, de’ quali potrei farvi nome, cognome, e parentela; ma bisogna me n’astenga. per compassione di loro famiglie. L’uno …. suo padre andava pazzo per la pesca e per la caccia, e curavasi dei figliuoli come voi del terzo piè che non avete; la madre, una vanarella tutta vezzi e moine e smancerie; i figli (specie quel di cui parlo, ch’era il primo e perciò il più guastato) piena libertà e denaro a’ lor comandi. Costui dunque, che aveva la passione del leggere, comperò e lesse d’ogni sorta libri, romanzacci il più, s’intende: pure con tanto leggere che faceva mantenne sempre in classe il suo posto, ch’era quello del ciuco. Io lo vedevo che non aveva nessun amore allo studio, alla scuola, a’ compagni, e veniva su lungo, pallido; allampanato, con du’ occhi tondi, stupidi, cerchiati di paonazzo; e sospettato quel che era, l’ebbi a me, l’interrogai; l’ammonii, lo carezzai, lo supplicai persino… Chiuse il cuore e non volle ascoltarmi; infelice!….. Più tardi, datosi al militare, fatto fiasco all’esame di ufficiale, veduto promosso un fratello minore, che aveva letto meno di lui, sapete che fece?….. Un colpo di pistola nelle tempia e buona notte! L’altro, pur rovinato cogli stessi veleni, a quattordici anni portava l’occhialino e fumava il sigaro, a quindici bestemmiava come un turco, passava le nottate al gioco, e vi perdeva fin la giubba, a diciotto, non ostante la sua asinaggine, riusciva a forza di protezioni, ad arraffare un impieguzzo dal governo, a ventitrè languiva tisico spacciato in un letto, bistrattava quanti gli venivano d’attorno, e non voleva saperne di morire. – Pregato dall’infelice sua madre a visitarlo e rammollirlo alquanto, vi andai, ma col cuore serrato, che non mi diceva nulla di bene. La buona mamma, m’accolse a mani giunte come fossi stato un Angelo, e: l’abbia la bontà di aspettare un tantino; vado a disporlo, ad avvertirlo ché è lei. — Aspettai più d’un quarto d’ora; quand’ecco la madre, tra sgomentata e piangente, e farmi le scuse. Non c’era stato verso che l’infelice giovane s’inducesse a ricever la mia visita. Due mesi dopo, o in quel torno, moriva. Un buon frate, chiamato nel serra serra dell’ultime agonie; l’acconciò dell’anima..- Dio sa come! Ah giovani; giovani! Perché non voler credere? Non voler ascoltare chi v’ama? Perché tanta paura, tanto rispetto d’un mondo, che tenta strapparvi al prete? Ah il prete! L’hanno ben schernito, in nome della santa libertà, questo povero prete! Ma badate, o giovani: il mondo, che, gettatoci addosso tanto del suo fango vi grida: alla larga dal prete! vedete: com’ egli, è sozzo! — questo mondo, dico, mira nulla. meno che a strapparvi dal cuore i due tesori più preziosi: fede e buon costume, che è quanto dire, chiudervi il cielo sul capo, e aprirvi sotto i piedi l’abisso. E il prete?…. Il prete freme, piange e prega, e darebbe tutto il suo sangue per la pace e per la serenità delle belle e care anime vostre.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.