IL SACRO CUORE DI GESÙ (62)

IL SACRO CUORE (62)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO SETTIMO

DALLA MORTE DI MARGHERITA MARIA AI NOSTRI GIORNI

IV. – VITA E SVILUPPO INTIMO DELLA DIVOZIONE

In questo. campo, come in tutta la vita della Chiesa, gli atti dell’autorità, sono stati preparati dai desideri intimi delle anime, dall’amore, dalle opere. La divozione al sacro Cuore è vivente nelle anime che ne vivono; ed è perché le anime ne vivono ed essa è viva, che ha fatto sbocciare una serie di pratiche e di divozioni tutte animate dal medesimo principio, di rendere cioè al sacro Cuore l’amore e l’onore che gli son dovuti, di amarlo e di farlo amare. In se stessa non è tanto una pratica o un insieme di pratiche, quanto uno spirito, un principio di vita per le pratiche più diverse. Molte di queste pratiche sono già in germe negli scritti di santa Margherita Maria e molte sono indicate nei primi trattati come esercizi proprî della divozione. Spesso si organizzano in istituzioni stabili; l’Opera dell’adorazione perpetua; l’arciconfraternita del sacro Cuore; l’apostolato della preghiera: l’arciconfraternita della Guardia d’onore; l’arciconfraternita di preghiera e penitenza; l’arciconfraternita del Cuore eucaristico; la comunione riparatrice; la devozione al Cuore agonizzante; il mese del sacro Cuore; i pellegrinaggi; nove venerdì e le pratiche dei primi venerdì; le immagini e gli scapolari del sacro Cuore, ecc. La maggior parte di queste pratiche e di queste istituzioni hanno una storia talvolta interessante; ve ne sono alcune delle quali ci si assicura che hanno una origine soprannaturale, come l’arciconfraternita di preghiera e di penitenza. – A volte sono divozioni nuove, che si sviluppano lato della grande divozione, o che cercano di riallacciarsi ad essa. Così la devozione al Cuore agonizzante di Gesù, la divozione al Cuore eucaristico, a nostra Signora del sacro Cuore. Sono istituzioni ed opere che nascono come fiori e che vengono a porsi attorno ad essa, come sotto la protezione di un grande albero. – Anche le opere sono quasi innumerevoli. E, anche limitandosi alle congregazioni religiose, sarebbe lunga la lista di quelle che si riferiscono al sacro Cuore, sia che abbiano per oggetto principale il sacro Cuore o che la divozione al sacro Cuore sia uno dei principali mezzi per raggiungere il loro fine speciale. Un gran numero ne ha anche preso il nome. Trovo i nomi seguenti nel Kirchenlexikon. Al principio del XIX secolo, la Società del sacro Cuore di Gesù (Paccanaristi); i Padri dei sacri Cuori di Issoudun, 1854; 1 Preti ausiliari del sacro Cuore di Béthartan, 1841; 1 Padri dei sacri Cuori di Gesù e di Maria detti Padri di Picpus, 1805; le Dame del Sacro Cuore, 1800; le Oblate del sacro Cuore, 1866; le Società dei sacri Cuori di Gesù e di Maria dette dello Spirito Santo; le suore del Cuor di Gesù e di Maria (Récaubeau); le Figlie dei sacri Cuori di Gesù e di Maria (Portricux). E la lista è ben lontana dall’esser completa. Vi mancano specialmente: le società del Cuor di Gesù e del Cuore di Maria, fondate dal P. di Clorivière; le due società fondate dal P. Muard, i Preti del Cuor di Gesù, di Pontigny, i Benedettini predicatori dei sacri Cuori di Gesù e di Maria. detti de la Pierre-qui-vire; i Padri del sacro Cuore, di Saint-Quentin; la santa Famiglia del sacro Cuore, e quante altre! – Tutto ciò ci mostra come è viva e ricca la divozione. Vi è perfino, qui, come in tutte le cose, pericolo di eccesso. E la Chiesa è spesso intervenuta, per mettere in guardia contro la manìa di inventare una nuova divozione. Ma, ancor più che non reprimere, ha incoraggiato. Quando una pratica ha fatto le sue prove, essa interviene per approvarle, per arricchirla d’indulgenze, ecc. Ciò che, per dirla di passaggio, deve metterci in guardia contro la tendenza a studiare la divozione soltanto sui documenti ufficiali od anche unicamente sui documenti liturgici. Senza voler enumerare tutti questi documenti, — ve ne sono per tutte le opere organizzate, per molte preghiere e pratiche — diamo uno sguardo a quelli che servono a far meglio intendere qualche aspetto della divozione. Si vedrà che i documenti restrittivi o esplicativi sono in grande numero.

I. Immagini e scapolari del sacro Cuore. — ‘Santa Margherita Maria vedeva ora il Cuore solo, ora il Cuore nel petto del Salvatore, o un po’ al di fuori. Le immagini hanno avuto la stessa differenza. Le prime rappresentavano cuori separati, ed è ad un’immagine di questo genere che furono resi i primi onori, a Paray, nel 1685. Margherita Maria ne portava una sul suo cuore e raccomandava la medesima pratica, come graditissima al sacro Cuore. Durante la peste di Marsiglia, nel 1720 Maddalena Rémuzat fu ispirata di divulgare una piccola immagine, portante un cuore con la iscrizione: Fermati! il Cuor di Gesù è là. Questa immagine fece meraviglie, fu chiamata la salvaguardia. Di poi essa è stata distribuita in circostanze simili; per esempio, ad Amiens, durante la peste del 1866. Poco a poco ha preso grande estensione, e Pio IX vi unì delle indulgenze il 28 ottobre 1872. – Dacché Leone XIII ha mostrato nel sacro Cuore un nuovo labarum, vi è una combinazione della croce col cuore, con l’iscrizione: In hoc signo vinces. Si chiama spesso l’antica immagine: Piccolo scapolare del sacro Cuore. Ma non è lo scapolare propriamente detto. Questo, chiamato qualche volta scapolare di Pellevoisin, è del 1875 o del 1876. È stato arricchito di indulgenze, ma Roma ha spiegato che le indulgenze date allo scapolare non comprendono l’approvazione dei fatti soprannaturali ai quali lo si collega (Decreto del Sant’Uffizio, 3 settembre 1904.). Dopo il 1900 gli Oblati di Maria Immacolata hanno la facoltà di dare uno scapolare del sacro Cuore, che è diventato come lo scapolare di Montmartre. Credo non sia altro che lo scapolare di Pellevoisin leggermente modificato. – Da ciò si vede che la Chiesa continua ad ammettere l’immagine del Cuore separato. Ma essa ha spiegato nel 1891 che questa immagine, permessa nella divozione privata, non deve essere esposta alla venerazione pubblica sugli altari. D’altra parte ciò s’intende da sé, ed anche questo punto è stato spiegato, ché non si ha un’immagine del sacro Cuore, se il cuore non è visibile. Il sacro Cuore offerto dalla Chiesa al culto pubblico è dunque Gesù che mostra il suo Cuore.

.2. Il Cuor di Gesù penitente o il Cuor penitente di Gesù: il Cuore misericordioso. — La Chiesa ha approvatoe arricchito d’indulgenze l’Arciconfraternita di preghierae di penitenza in unione al cuor di Gesù, ma ha condannatoil titolo: Cuore penitente di Gesù; Cuor di Gesùpenitente per noi; Gesù penitente; Gesù penitente pernoi (Decreto del Sant’Uffizio, 15 luglio 1893. Questo decreto fa parte di un insieme di atti della Santa Sede contro un piccolo gruppo di ostinati stabiliti a Loigny, che, malgrado diverse condanne, continuavano ad immaginare e pubblicare delle rivendicazioni del Coeur de Jesu pénitent.). Senza dubbio si può dare a questo titolo unsenso giusto e vero, e qualche volta è stato impiegato insenso giusto; ma in se stesso esso è equivoco o inesatto, perché la penitenza importa il rimpianto e la detestazionedelle nostre proprie colpe.Il titolo di Cuore misericordioso non ha lo stesso inconveniente. Eppure è stato disapprovato nel 1875, perché si voleva sostituirlo a quello di sacro Cuore (Vedi: « Acta S. Sedis », t. XII, pag. 531.).

3. Il Cuore eucaristico di Gesù. — Da qualche anno la Chiesa approvava e arricchiva di indulgenze alcune preghiere e pratiche in onore del Cuore eucaristico. A Roma esiste anche un’arciconfraternita sotto questo titolo, alla quale sono unite diverse confraternite. Ma vi sono state delle resistenze; sono state necessarie delle spiegazioni. Nel 1891 un decreto del Sant’Uffizio disapprovava i nuovi emblemi del sacro Cuore nell’Eucaristia (Si trattava specialmente, pare, di una sorta speciale di ostie e del sacro Cuore). – Sono assai numerose, diceva il decreto, le del sacro Cuore, accolte ed approvate nella Chiesa, e spigava che il culto del sacro Cuore nell’Eucaristia, non è differente da quello del sacro Cuore. A questo decreto, come a quello sul Cuor penitente, come a molti altri, la Sacra Congregazione aggiunge l’avviso del 13 gennaio 1875 contro la manìa d’innovare e d’inventare nuove divozioni: vi è in ciò un pericolo pet la fede, e si dà agli increduli una occasione di biasimo. Con il beneficio di queste spiegazioni, la divozione continuò a vivere e progredire, non senza molte difficoltà, grazie soprattutto all’arciconfraternita che aveva lo scopo di promuoverla. Ma ha ricevuto nuovi colpi. Era stato domandato alla Congregazione dei Riti se era permesso di dedicare una chiesa al Cuore eucaristico di Gesù e di metterne su l’altare l’immagine o la statua. La Sacra Congregazione rispose, con decreto 28 marzo 1914, che bisognava, tanto per la Chiesa, quanto per l’immagine, sostituire al titolo nuovo un titolo liturgico e riportare tutto a qualche culto approvato. E ricorda, in questa occasione, il decreto del 1801 con l’avviso che vi si trovava unito. Il vicedirettore dell’arciconfraternita credette opportuno di mandare occultamente a qualche Vescovo una lettera esplicativa del decreto: di marzo. in cui non era tutto perfettamente giusto (non adeo veritati innixa) né  perfettamente chiaro (et quæ facile confusionem ingerunt). Pio X biasimò il modo di procedere scorretto e lo zelo intempestivo del vicedirettore e fece pubblicare la seguente dichiarazione del 15 luglio 1914: « Nuova conferma del decreto di marzo, con la nota: In decisis et amplius (ciò che significa che la questione è decisa e non bisogna più tornarci sopra). —

II. Il titolo « Cuore eucaristico di Gesù » non è permesso che per le confraternite approvate sotto questo titolo; e a condizione che lo si intenda nel senso di cuor di Gesù, tale quale è presente nell’Eucaristia. — III. Questo titolo non essendo né canonico né liturgico, ed al contrario avendo l’aria molto nuova, non deve mai essere approvato né ammesso nella liturgia. — IV. Le confraternite esistenti sotto questo titolo non possono celebrare, come loro propria festa, altro che la festa del sacro Cuore (con la Chiesa universale) o la festa del SS. Sacramento » (Si veda in argomento il Decreto del 3 aprile 1915 del Santo Uffizio.).

4. Culto e immagine di nostra Signora del sacro Cuore. — Si sa l’estensione che ha preso il culto di nostra Signora del sacro Cuore d’Issoudun. La Chiesa è intervenuta, due o tre volte, per regolarlo. Nel 1875, un decreto del Sant’Uffizio spiegava, che non si può attribuire alla Santissima Vergine alcun potere, propriamente detto, alcuna autorità sul Cuor di Gesù. Il titolo è ammesso sotto il benefizio di questa spiegazione; ma si disapprova l’immagine in cui Gesù è ritto davanti a Maria; si vuole che il fanciullo sia nelle braccia della Madre. Si tollera la statua d’Issoudun, ma non se ne permettono riproduzioni (Decreto del Sant’Uffizio, 3 aprile 1895).

V.- VITA E DIFFUSIONE SOCIALE DELLA DIVOZIONE

Santa Margherita Maria aveva chiesto, in nome del sacro Cuore, un omaggio solenne del re e della corte. Questo omaggio non fu reso allora. Ma i Cattolici francesi, ne hanno ripreso l’idea dopo il 1870, e serbano la speranza che la nazione farà un giorno ciò che il re non ha fatto. A questa idea di omaggio, la santa ne univa un’altra, quella del sacro Cuore, come rifugio e salvezza nelle calamità pubbliche. Questa entrò presto in uso. Abbiamo visto Marsiglia nel 1720 e nel 1722 ricorrere a questo Cuore misericordioso; altre città fecero lo stesso. Così, per citare un esempio, il P. Lorenzo Ricci, generale dei Gesuiti, in mezzo alle disgrazie che colpivano la Compagnia e a quelle più gravi ancora che la minacciavano, alzava la voce per esortare i suoi a ricorrere al sacro Cuore. E, quando il Papa ebbe soppressa la Società, i Gesuiti dispersi, esiliati, prigionieri, conservavano la speranza che il sacro Cuore finirebbe per averne pietà. Il fiore dei Cattolici di Francia faceva lo stesso durante la Rivoluzione. Ricorrevano con fervore al sacro Cuore, si era sparsa fra essi l’idea che non vi era altra salvezza. Si dice che Luigi XVI, già quasi prigioniero, potesse, il 10 febbraio 1790, entrare in Notre Dame di Parigi con la famiglia e che si sarebbe consacrato al sacro Cuore, lui, la sua famiglia e il suo regno. Nel 1815 l’« Ami de la religion » pubblicava una bella preghiera e un voto che il re prigioniero avrebbe fatto nel 1792; egli prometteva, fra l’altro, se ritornava al potere, di andare a Notre Dame di Parigi, « dopo tre mesi a contare dal giorno della sua liberazione… e di pronunciarvi…, nelle mani del celebrante, un atto di solenne consacrazione al sacro Cuore, con promessa di dare a tutti i suoi sudditi l’esempio del culto e della divozione che son dovuti a questo Cuore adorabile ». Si davano particolari precisi sulla provenienza dei due documenti, preghiera e voto; venivano dal P. Hebert, generale degli Eudisti, confessore del re; l’abate che li aveva rimessi al giornale era designato con iniziali trasparenti e assicurava di averli avuti da Hebert stesso; il giornale aggiungeva che queste preghiere erano già state pubblicate « in una raccolta di preghiere stampate senza data ». Di poi è stato scritto molto su questo oggetto; io non oserei dire che la questione sia stata completamente chiarita. Almeno è sicuro che, nello stesso tempo, si credeva « che il re, per ottenere da Dio la liberazione sua e della sua famiglia, avesse fatto voto di domandare al Papa… di voler elevare a festa solenne, per tutto il suo regno la festa dei sacri cuori di Gesù e di Maria ». È sicuro anche che fra i prigionieri del Tempio si parlava del sacro Cuore e che si pensava di consacrare la Francia al cuor di Gesù. L’inventario degli oggetti trovati dai delegati della Convenzione l’indica chiaramente. Vi è segnalata un’immagine del cuor di Gesù e del cuor di Maria, come pure un foglio di quattro pagine intitolato: Consacrazione della Francia al sacro Cuore di Gesù; esso contiene un estratto bellissimo dell’atto di consacrazione. Abbondano le testimonianze di questo ricorso generale al cuor di Gesù durante la Rivoluzione. Si sa che i soldati della Vandea portavano ostensibilmente una piccola immagine ricamata del sacro Cuore. Il P. Lanfant, una delle vittime del settembre, parla in una delle sue lettere, aprile 1791, di miracoli attribuiti all’immagine. Altrove dice che un sol convento di Parigi ne ha distribuite cento venticinque mila e che « le persone più illustri, anche le teste coronate, sono munite di questo pio scudo ». Scrive ancora, in stile volontariamente oscuro: « La divozione al Cuore fa grandi progressi … Essa è guardata come destinata ad essere la salvezza dell’impero. Senza dubbio, non è una verità di fede; ma la pietà si nutre di questa idea ». Particolari simili abbondano sotto la sua penna. – Quelle immagini eccitavano il furore dei Giacobini che vedevano in esse un distintivo di cospiratori contro la Repubblica. La signora De la Biliais e le sue due figlie ghigliottinate a Nantes il 7 marzo 1794, erano accusate principalmente di aver distribuito « a profusione immagini del sacro Cuore ed altri segni anti-rivoluzionari… ». Il 19 luglio dello stesso anno, dieci giorni avanti la caduta di Robespierre, Vittoria de Saint-Luc moriva nella stessa maniera a Parigi, condannata « come religiosa e propagatrice d’immagini superstiziose ». Ell’era infatti religiosa del Ritiro a Carhaix, in Bretagna, ed aveva ricamato e divulgato delle immagini del sacro Cuore. – Il pensiero del sacro Cuore è stato intimamente unito, in Francia, durante tutto il secolo XIX, alle idee di restaurazione cristiana e di elevazione nazionale. Al principio del secolo, Margherita Maria era poco conosciuta, soprattutto prima che fosse ripreso, nel 1826 il processo di beatificazione, e tanto meno si parlava del messaggio al re. Sul culto stesso del sacro Cuore, all’infuori di un piccolo cerchio di anime scelte, si avevano soltanto nozioni confuse. Ma la divozione e i desiderî dei prigionieri del Tempio erano conosciuti; la duchessa di Ansoulème era là per testimoniare; alcune amiche di Madame Elisabeth cercavano di realizzare un voto della pia principessa al Cuore immacolato di Maria, e raccontavano una consacrazione fatta dalla famiglia reale, già prigioniera; circolavano gli scritti sotto il nome di Luigi XVI e della sua sorella pieni di queste idee; una religiosa del Convento des Oiseaux, Madre Maria di Gesù, intendeva da nostro Signore, il 21 giugno 1823, parole simili a quelle che erano state dette, altra volta, a Margherita Maria, perché il re si consacrasse al sacro Cuore, con la famiglia ed il regno. –  Questa idea di risveglio per mezzo del sacro Cuore non doveva scomparire con i re. Essa è vissuta nelle anime pie, attraverso le ida della patria e del suo governo, essa è fra quelle che hanno contribuito a dare al secolo XIX, nella sua vita cristiana, il carattere segnalato da Mons. D’Hulst nel 1896 allorché lo chiamava il secolo – del sacro Cuore. Essa è già compresa nella tendenza quasi i istintiva che, da duecento anni, spinge le anime devote a ricorrere nelle pubbliche calamità e che suscitò tanti voti al sacro Cuore, tante consacrazioni, durante la guerra del 1870. Essa si associa, naturalmente, alle idee di riparazione sociale, di penttimento e di ammenda onorevole, per le infedeltà pubbliche e le apostasie della società moderna. Basta ricordare a questo proposito la Basilica del Voto nazionale a Montmartre, con la sua iscrizione: Christo ejusque sacratissimo Cordi Gallia poenitens et devota; anche la consacrazione fatta a Paray il 29 giugno 1873 da un gruppo di deputati Cattolici, in attesa della consacrazione nazionale, che in quel tempo pareva molto prossima a spuntare sull’orizzonte. Paray e Montmartre, Mortmartre soprattutto, stavano per diventare un focolare vivente di devozione al sacro Cuore. Quante idee vi anno germogliato e vi sono sbocciate di sacrificio al sacro Cuore o di risveglio per mezzo di quel sacro Cuore! Quante opere son sorte là o vanno là a ritemprarsi. – Dopo l’idea di elevazione per mezzo del sacro Cuore stesso, si ebbe quello di omaggio degli individui; soprattutto omaggio di gruppi sociali, in attesa dell’omaggio solenne della nazione tutta. –  Una delle forme di questo ricorso, od omaggio, è stato lo stendardo del sacro Cuore. Il sacro Cuore l’aveva chiesto al re, per mezzo di Margherita Maria. La Francia cattolica del XIX secolo ha sognato, ancora una volta, di riprendere l’eredità del passato caduta senza eredi. Sappiamo come l’immagine del sacro Cuore servì di insegna a Patay e come fu portata gloriosamente nel 1870 dagli zuavi di Charette. Non era la bandiera nazionale, ma ne diede l’idea. Questa bandiera tricolore colla parte bianca ha fatto la sua apparizione a Montmartre il 29 giugno 1890. Era portata da una delegazione d’impiegati di commercio e d’industria. Di poi è stata adottata da numerose associazioni particolari, e gli occhi dei pii Francesi si sono abituati a poco a poco, a vedere l’immagine del sacro Cuore spiccare col suo colore vermiglio sul fondo bianco della bandiera tricolore. – Questo non è confiscare il sacro Cuore a profitto della Francia. Sappiamo bene che il sacro Cuore è per tutti. Ma  come il Tirolo si è distinto con la sua festa solenne stabilita fin dal 1796 e con la sua divozione al sacro Cuore; come l’Equatore gli ha fatto la sua consacrazione solenne nel 1873, perché i Francesi non dovrebbero conservare la speranza che la Francia, ritornata cristiana, sarà un giorno la Francia del sacro Cuore e, fedele alla sua missione di proselitismo, farà diffondere da per tutto la divozione al Cuore di Cristo Re? – Queste idee e queste aspirazioni, viventi nelle anime dei Cattolici francesi, hanno servito molto a rendere popolare in Francia questa divozione, che sul principio si sarebbe creduta riservata a pochi eletti. Le hanno dato un carattere sociale molto caratteristico. Il regno sociale del sacro Cuore, è ora nelle prospettive delle anime cattoliche. E non soltanto in Francia, ma un po’ da per tutto. Per non citare altro che i Cattolici tedeschi, essi parlano spesso nei loro congressi annuali generali del sacro Cuore o del suo regno nelle famiglie e nella società. Alcuni anni fa questa idea ha incominciato a tradursi, sotto una nuova forma, che ha imbarazzato, o anche inquietato, buon numero di Cattolici e anche di Cattolici pii. Si è incominciato a incoronare solennemente le immagini del sacro Cuore. Il 21 giugno 1900 l’arcivescovo del Messico incoronava una statua; il cardinale Goossens, faceva lo stesso il 30 agosto 1903, ad Anversa, per delegazione speciale di Leone XIII; lo stesso Mons, Amette a Caen, il 25 giugno 1903. Di poi sono state segnalate diverse cerimonie analoghe, e il 25 aprile 1905, Mons. Douais, vescovo di Beauvais, spiegava nella basilica di Montmartre, « che l’incoronazione, sarebbe un mirabile complemento della consacrazione del genere umano al Cuor di Gesù, fatta dal Sovrano Pontefice Leone XIII ». Questa cerimonia, infatti, serve a mettere in rilievo la regalità del sacro Cuore, che il Papa proclamava così solennemente: Rex esto, Siate Re. – L’omaggio al sacro Cuore ha lo stesso senso. Come pure lo stendardo del sacro Cuore incoronato ed anche l’immagine regale del sacro Cuore, distribuita in più di un milione di esemplari nel mondo intero.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.