VIVA CRISTO-RE (8)

CRISTO-RE (8)

TOTH TIHAMER:

Gregor. Ed. in Padova, 1954

Imprim. Jannes Jeremich, Ep. Beris

CAPITOLO IX

CRISTO, RE DELLA MIA ANIMA

Cristo è anche il Re della mia anima.  Che cosa significa? Che la mia anima desidera Cristo, che Cristo è il mio unico Signore. A Lui devo obbedire e seguire. Servire e imitare Lui non è solo un dovere per me, ma è il mio principale piacere. Il mio dovere: « Nessuno può servire due padroni » (Mt VI, 24), dice Gesù Cristo. Chi sono questi due padroni? Lui è uno di loro. E l’altro? Ebbene, tutto ciò che sta di fronte a Lui: la malizia, l’egoismo, la falsità, il peccato, il mondo. Non è forse una vita persa servire il mondo e non servire la propria anima e il Signore dell’anima, Dio? Perciò è mio dovere servire Dio! E cosa significa servire Dio? Pensare alla mia anima, alla vita eterna. Come ci lega la terra, la vita moderna! Come sono pochi quelli che hanno tempo per la loro anima! Quali sono i desideri dell’uomo legati a questo mondo? Salute, felicità, denaro. Alcuni desiderano la conoscenza, desiderano sapere, ma quanti pensano alla loro anima? Molti non considerano nemmeno che non possono servire due padroni. No, non servono due padroni, ne servono uno solo: la terra, il mondo.  – Uno scrittore tedesco, Paul Keller, ha scritto una storia su un girino, un girino che tutto il giorno non sogna altro che mangiare mosche grasse e camminare a braccetto con una bella rana. Quanti uomini fanno praticamente lo stesso nella loro vita! Quanti giovani vivono solo per il piacere, per il divertimento! Quanti sognano solo di ballare, di fare festa, di ubriacarsi! Sarebbe sufficiente se avessimo solo il corpo, ma abbiamo anche un’anima! Proprio perché abbiamo un’anima che desidera Dio, l’imitazione di Cristo non è solo un dovere per me, ma ciò che più desidero, la mia vera felicità, il mio vero piacere! Dio è spirito, la nostra anima è spirito; c’è una parentela tra Dio e la mia anima, e questa parentela mi spinge verso Dio. Il ruscello è legato al mare ed è per questo che corre verso di esso. La superficie del mare emette continuamente vapori, che si condensano nella nuvola, la quale si scioglie in pioggia; ma l’acqua non sa separarsi dal mare e corre rapidamente verso di esso. Mettete degli ostacoli sulla sua strada; potete fermare il suo corso per un po’, potete riuscire a incanalarlo in un’altra direzione, ma, per vie nascoste, attraverso le fessure delle rocce, magari mescolandosi al fango, correrà con veemenza verso il mare. Allo stesso modo l’anima desidera Dio e corre verso di Lui. Si possono porre degli argini, e sono davvero molto potenti … i piaceri proibiti, la concezione frivola della vita, il peccato; ci si può incanalare in falsi sentieri, ma tutto ciò non serve a nulla. Alla fine se ne subiscono le conseguenze, si è infelici, perché non si sa come vivere senza Dio. Il pesce non annega nell’acqua, l’uccello non si perde nell’aria, l’oro non brucia nel fuoco, perché lo prescrivono le leggi naturali; e io non posso vivere senza Dio, perché la mia stessa natura mi lega a Dio. – Cristo è il mio Re! Non può esistere una vita veramente umana senza una vita religiosa, perché Dio e l’anima sono in stretta relazione e al Re assoluto, che mi ha creato per amore … devo consegnarmi senza riserve. Il nostro grande male deriva proprio dal fatto che vita e religiosità spesso non vanno di pari passo, non si intrecciano. Un giorno siamo uomini di questo mondo, un altro giorno siamo Cristiani. Quando preghiamo, ci rivolgiamo a Dio, ma quando iniziamo a lavorare, ci dimentichiamo di Dio. Mi duole dirlo, ma spesso accade che i Cristiani, quando lasciano la Chiesa, non sono diversi in alcun modo, né nella vita familiare, né nel lavoro, né nelle attività del tempo libero, dai non Cristiani. Questo non dovrebbe logicamente essere il caso. Quando incontriamo una persona, dovremmo essere in grado di capire fin dall’inizio se sia cristiana o meno. Ite, missa est: “Andate, la Messa è finita”. E ce ne andiamo, pensando di aver fatto il nostro dovere di Cristiani! È proprio allora che devo iniziare il culto della mia vita offerta a Dio, il culto della mia onestà, della mia veridicità, della mia carità, del compimento del mio dovere. La religione deve andare di pari passo con la vita. Se doveste scrivere la vostra autobiografia, cosa ci mettereste dentro? Forse questo: c’era una volta un uomo la cui anima aveva fame e sete di Dio, ma lui non gli dava altro cibo che aria, vento, apparenze. Pensava che gli bastasse avere un ricco patrimonio, avere un certo prestigio, avere una macchina magnifica, avere una casa o un buon lavoro…, godere di certi divertimenti, e che tutte queste cose gli bastassero. Ma non aveva un solo minuto per la sua anima, che diventava assetata e vuota, anzi di più: come se fosse un abisso senza fondo: più cose vi si gettavano, più l’abisso ruggiva: non bastava…. Che triste biografia! Non dobbiamo dimenticare: Cristo è il mio Re, il mio unico Re. Devo unire religione e vita! Chi volesse condurre solo una vita religiosa rischierebbe di trascurare doveri importanti e di perdere l’equilibrio. Chi si preoccupa solo di questa vita finisce per uccidere il suo spirito, bloccato nel fango della terra. Le due cose devono essere combinate: la religiosità e la vita di questo mondo, gli ideali eterni e gli ideali temporali. Il mio desiderio di eternità e la mia vita presente devono essere in perfetta armonia. Ecco il significato di questo pensiero: Cristo è il mio Re! « Cristo è il mio Re ». Ciò significa non solo che la mia anima desidera incontrare Cristo, ma anche che Cristo desidera la mia anima. Cosa significa che Cristo desidera la mia anima? « Solleva il povero dalla polvere della terra, solleva il povero dal letamaio », dice il Salmista (Salmo CXII,7). Gesù Cristo vuole sollevare la mia povera anima dalla polvere; dalla polvere del peccato, dalle mie passioni. Quanto è terribile un’anima peccatrice… e quanto è bella se Cristo vive in essa! E il Salmista continua: « … per metterlo tra i principi, tra i principi del suo popolo ». Tra le bellezze del popolo celeste? Non vediamo forse nel corso dei secoli come Cristo abbia adempiuto alla sua promessa? Che cosa succede a un’anima che si dona completamente a Cristo? Ecco Pietro e Giovanni, Paolo e San Francesco d’Assisi, Sant’Agostino, Sant’Ignazio, Aloysius Gonzaga, Stanislao, Maria Maddalena, Agnese, Cecilia, Teresa, Emerico, Ladislao, Margherita, Teresa di Lisieux!…

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Se Cristo è davvero il mio Re, se mi chiamo “Cristiano”, questo nome mi obbliga a vivere, a pensare, a comportarmi in tutto secondo il nome che viene da Cristo. Si racconta del re polacco Boleslao, che portava sempre il ritratto di suo padre sul petto, e prima di intraprendere qualsiasi affare serio guardava il ritratto e diceva: « Padre, per nulla al mondo farei qualcosa di indegno di te ». – « Cristo è il re della mia anima ». Su di essa è incisa a lettere di fuoco l’immagine di Cristo con il Battesimo; il volto di Cristo è inciso su di me. Povero Cristo, su quante anime il tuo volto è coperto di polvere, di fango! Eppure il nome “Cristiano” impone gravi doveri! « Guardate come si amano, sono Cristiani », dicevano i Gentili quando videro i primi seguaci di Cristo. « Guarda, ma questi sono davvero Cristiani? », potrebbero chiedersi coloro che ci circondano vedendo la vita rilassata di molti che si definiscono Cristiani. Se Cristo è veramente il mio Re con il Battesimo, allora non solo la sua immagine è in me, ma Cristo abita in me. Cristo abita in me, la mia vita. Che pensiero ammirevole! Allora devo sempre tenere presente che non posso lasciare il mio Ospite da solo. Come faccio a non lavorare…? Sì, ma il lavoro non deve assorbirmi così tanto da farmi dimenticare Cristo. Non devo fare tante altre cose? Sì, ma non devo dimenticare Cristo. Non potrò divertirmi? Sì, ma anche allora Cristo deve essere con me. Sono sempre al cospetto di Cristo! Ovunque io sia, qualunque cosa io faccia, qualunque cosa io dica, qualunque cosa io dica… sempre! Quale purezza e pulizia di cuore devo vivere se Cristo abita in me! Cristo abita in me, quindi devo essere pulito. I miei pensieri devono essere puri. I miei occhi devono essere puri, la mia lingua deve essere pura! Niente mormorazioni, niente maldicenze, niente calunnie. Tutto ciò che è mio deve essere puro: sono un tabernacolo vivente. Cristo abita in me! Devo essere non solo un tabernacolo, ma anche un ostensorio, per farlo conoscere agli altri. Chi mi vede deve vedere Cristo in me. Chi mi cura deve sentire che Cristo vive in me. Devo essere un altro Cristo per le anime. In realtà, se Cristo abita in me, posso dire come San Paolo: « Io vivo, anzi non sono io che vivo, ma Cristo vive in me » (Gal II, 20). Sono la dimora vivente di Cristo! La conversione del mondo al Cristianesimo fu iniziata da dodici Apostoli. Dodici? Ebbene, il primo giorno non ce n’erano di più. Ma essi sapevano come trasmettere il fuoco dell’amore per Cristo a tutti coloro che incontravano; e i nuovi Cristiani diventavano a loro volta Apostoli e trasmettevano il loro fuoco agli altri, e l’amore di Cristo si diffondeva a macchia d’olio. Si è diffusa – non si scandalizzi il lettore – come una malattia contagiosa. I primi Cristiani sentirono tutti il contagio. I bacilli del Cristianesimo penetrarono e si diffusero. Chi parlava con un Cristiano sentiva il giorno dopo che questa benedetta malattia, questa santa malattia, questo contagio divino, era all’opera anche in lui: sentiva di essere un altro uomo, chiamato a essere un altro Cristo. Cristo è il mio Re: cosa significa? Che devo vivere da Cristiano, che devo diffondere il mio Cristianesimo agli altri; e ovunque mi trovi, con chiunque parli, ovunque e a tutti, devo diffondere l’amore di Cristo. È una malattia? Oh, no! È vera salute, vita divina, vita eterna. Sì, devo essere la colonna di fuoco che guida i miei poveri fratelli che brancolano nel buio; devo condurli al Cuore di Cristo. Non solo con le parole, ma con la mia vita, con il mio esempio.

VIVA CRISTO-RE (9)