IL SACRO CUORE DI GESÙ (61)

IL SACRO CUORE (61)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO SETTIMO

DALLA MORTE DI MARGHERITA MARIA AI NOSTRI GIORNI

II. – LA FESTA DEL SACRO CUORE

Nel 1726 si credette venuto il momento di riprendere la causa a Roma. Il Re di Polonia, al quale si unì più tardi il re di Spagna, i vescovi di Cracovia e di Marsiglia e le Visitandine, si rivolsero a Benedetto XIII, per ottenere la festa e l’ufficio proprî. La divozione ormai era diffusa in tutta la Chiesa, cara ai Vescovi ed ai popoli; si ricordava il desiderio espresso da nostro Signore a santa Margherita Maria. L’anima del movimento era il P. Galliffet, assistente di Francia a Roma, postulatore della causa. Pubblicò in latino il suo libro sul sacro Cuore e preparò tutti i materiali alla perfezione. Si credeva assicurato il successo. Prospero Lambertini, il futuro Benedetto XIV, era allora promotore della fede. Il P. Galliffet lo credeva favorevole alla causa. Eletto Papa, egli accettò la dedica di una edizione nuova del libro di Galliffet e concesse con liberalità bolle in favore delle confraternite del sacro Cuore. Ma non pare che fosse per una nuova festa. In tutti i casi, fece coscienziosamente la sua parte « di avvocato del diavolo ». Le obbiezioni furon quasi le stesse, che trent’anni prima: la festa era nuova; il caso di Margherita Maria non era risolto; una volta lanciati su questa via, dove ci si arresterebbe? Galliffet aveva la risposta per tutto. Ma Lambertini portò a viva voce ai Cardinali una ragione, che li impressionò ancor più. La causa supponeva, o almeno pareva supporre, secondo le spiegazioni del P. Galliffet, che il cuore fosse l’organo del sentimento. Ora quella era, disse il Lambertini, una opinione filosofica discutibile e discussa, in cui non bisognava compromettere la Chiesa. Soprattutto questo fece esitare (È ciò che dice Benedetto XIV stesso raccontando il fatto. Sant’Alfonso dei Liguori spiega le cose nella stessa maniera. Bisogna riconoscere che, su questo punto, il P. Galliffet si prestava alla critica. Vedi più sopra.). Per non dire no, la sacra Congregazione rispose, il 12 luglio 1727: Non proposita. Malgrado tutto ciò si insisté, si ritornò alla carica. Il 30 luglio 1729 essa rispose: Negative. Fu una gran delusione. Frattanto, la divozione faceva la sua strada, malgrado i clamori dei giansenisti e dei filosofi. La regina di Francia, Maria Leczinska, aveva preso a cuore la cosa, umilmente e piamente. Da quasi tre anni ella insisteva presso Clemente XII, per ottenere alfine il suo consenso; pareva prossima ad ottenerlo, quando il Papa morì. Era appena nominato il suo successore che ella gli scrisse, il 3 ottobre 1740. Benedetto XIV, non era per le nuove feste; si accontentò di mandarle delle immagini del sacro Cuore, ricamate d’oro e di seta. In questo tempo il movimento si propagava. Le suppliche arrivavano da tutte le parti, dalla Polonia, dalla Spagna, dall’America, dalla Germania, dall’Italia, dall’Oriente. Nel 1765 Clemente XIII riprese la causa. Il Memoriale dei Vescovi polacchi fu presentato alla Sacra Congregazione dei Riti da G. B. Alegiani. Con le repliche alle « eccezioni » del promotore della fede è un trattato della devozione al sacro Cuore, largamente ispirato a Galliffet. Vi si spiega l’origine, lo sviluppo, la natura del culto. Vi si segnala l’esistenza di almeno 1090 confraternite del sacro Cuore stabilite nel mondo intero, la diffusione universale del culto, le approvazioni vescovili, l’accettazione da parte di quasi tutte le congregazioni religiose. Il Memoriale termina con la domanda di una festa con Messa e Ufficio proprî. Si vorrebbe che fosse data per la Chiesa universale, o almeno per tutti i regni, provincie o diocesi che hanno espresso lo stesso desiderio. Ma per essere più sicuri di ottenerla, ci si contenta di chiederla per la Polonia, per la Spagna, per l’Arciconfraternita del sacro Cuore stabilita a Roma e per tutte le Confraternite affiliate; c si supplica che la festa sia fissata al venerdì che segue l’ottava del SS. Sacramento. – Il 25 gennaio 1765 la Sacra Congregazione dei Riti dava, alla fine, il decreto tanto desiderato. Considerando la diffusione universale del culto, i brevi già rilasciati in suo favore, le confraternite costituite, si ampliava il culto già esistente, dandogli una festa, dopo avere espressamente richiamata l’attenzione sull’allontanarsi così dal decreto del luglio 1729. Il 6 febbraio Clemente XIII approva il decreto. L’11 maggio dello stesso anno la Sacra Congregazione approvava la Messa e l’Ufficio per la Polonia e per l’ Arciconfraternita. Il 10 luglio, le Visitandine ottenevano la festa per loro. In Francia, l’anno stesso del decreto, la festa fu ricevuta quasi ufficialmente dall’Episcopato e presto fu stabilita in quasi tutte le diocesi. La pia regina era intervenuta. All’Assemblea del clero, nel luglio 1765, l’Arcivescovo di Reims, che presiedeva, fece parte in nome suo del desiderio ch’ella avrebbe di veder stabilire, in tutte le diocesi, in cui non lo sono ancora, la divozione e l’Ufficio del sacro Cuor di Gesù ». Egli non dubitava, aggiunse, « che l’assemblea (Erano 32, da ciò che si apprende dalla pastorale di Mons. de Pressy), non sentisse tutto il vantaggio di stabilire queste pie pratiche e non si affrettasse ad autorizzarle con una deliberazione conforme ai voti di Sua Maestà ». Dopo di che, continuano gli atti, « tutti i Vescovi che compongono l’assemblea, egualmente penetrati dal profondo rispetto e dalla venerazione che son dovuti non meno alle virtù eminenti di Sua Maestà, che al suo augusto rango, e volendo, per quanto sta in loro, secondare uno zelo così edificante, hanno unanimemente deliberato di stabilire nelle loro rispettive diocesi la devozione e l’Ufficio del sacro Cuore di Gesù e d’invitare con una lettera circolare gli altri Vescovi del regno, a far lo stesso, nelle diocesi dove questa devozione e questo Ufficio non sono ancora stabiliti ». – Così fu fatto. La circolare fu inviata, e quasi da per tutto la festa fu tosto stabilita. Vi fu, in questa occasione, un gran numero di Pastorali vescovili, che spiegavano la devozione e ne mostrarono il valore. Da tutte le parti si chiese la festa; bastava domandarla per ottenerla. In breve, nel 1856, la Sacra Congregazione dei Riti poteva dire che non vi era quasi più una Chiesa al mondo che non avesse ottenuto il privilegio. Però non era che un privilegio; la festa era concessa, non prescritta. Fu soltanto nel 1856 che Pio IX, dietro domanda dei Vescovi di Francia riuniti a Parigi per l’occasione del battesimo del principe imperiale, estese la festa alla Chiesa universale, sotto il rito doppio maggiore (Decreto 23 agosto 1856). – Nel 1864, la beatificazione di Margherita Maria dava un’alta sanzione al culto, quale si era propagato. Poiché i documenti, il decreto di beatificazione, l’orazione della beata, le lezioni della festa, affermavano tutti nettamente che Gesù aveva scelto l’umile Visitandina di Paray per esser l’apostolo del sacro Cuore, per rivelarci per mezzo di lei il suo immenso amore e spingerci a rispondere, onorandolo sotto il simbolo del Cuore. – Frattanto la divozione cresceva e da tutte le parti si chiedeva una festa più solenne. Il Papa l’accordava spesso ad un paese, ad una diocesi, ad una congregazione religiosa. Ma soltanto il 28 giugno 1889 la festa fu elevata, per tutta la Chiesa, al rito doppio di prima classe. Il 23 luglio 1897 un altro decreto permetteva di rimettere la solennità alla domenica. Così si adempié il desiderio espresso da nostro Signore nella grande apparizione. La festa è stabilita nel mondo intero, stabilita con il suo carattere di riparazione e di ammenda onorevole. La solennità esteriore non è ancora in tutti i luoghi tutto ciò che potrebbe essere; ma vi sono poche feste che abbiano come questa tanta influenza sulle anime!

III. – ESTENSIONE DEL CULTO PUBBLICO SOTTO PIO IX E LEONE XIII

Con la festa, le anime devote al sacro Cuore hanno sempre desiderato la consacrazione e l’ammenda onorevole. L’ammenda onorevole non ha una storia, almeno per quel che essa si distingue dalla consacrazione; si è naturalmente incorporata alla divozione e ne è come parte integrante. Lo stesso avviene, in certo modo, della consacrazione. La santa la chiedeva come uno dei primi atti della divozione e le dava il senso di una donazione totale e irrevocabile agli interessi del sacro Cuore. Nel messaggio del sacro Cuore al re l’idea di consacrazione ha il suo posto. Gli scabini di Marsiglia rinnovano solennemente, dopo il 1722, la consacrazione della città. Se il voto di Luigi XVI è autentico, il re avrebbe promesso di pronunziare un atto solenne di consacrazione della sua persona, della sua famiglia e del suo regno al sacro Cuore di Gesù. Nel nostro secolo, specialmente dopo il 1850 circa, questa idea è divenuta familiare alla pietà cristiana. I Vescovi consacrano le loro diocesi; alcuni Stati, come l’Equatore (nel 1873), le Congregazioni religiose, le associazioni di tutti i generi si consacrano solennemente al cuor di Gesù. D’ordinario è nelle grandi calamità che ci si rivolge al sacro Cuore. Margherita Maria, non aveva mostrato esser là il gran rimedio alla desolazione del regno? Marsiglia non vi aveva trovato la sua salvezza? Ma la devozione non ha solo motivi interessati. L’amore ne è il movente. –  Nel 1870-1871 furono fatte grandi petizioni a Pio IX, perché facesse della festa del sacro Cuore una festa di prima classe e consacrasse la Chiesa intera a questo Cuore amabile. Le petizioni continuarono negli anni seguenti. Nel 1874, all’avvicinarsi del secondo centenario della grande apparizione a Margherita Maria, Mons. Desprez, arcivescovo di Tolosa, come Vescovo della città, dalla quale si diffondeva nel mondo l’Apostolato della preghiera, scrisse a tutti i Vescovi del mondo cattolico; egli ricordava la supplica presentata a Pio IX, verso la fine del Concilio, firmata da quasi tutti i Vescovi e superiori di Ordini religiosi e da più di un milione di fedeli; spiegava perché la cosa non era riuscita fino ad allora; assicurava che una supplica dei Vescovi sarebbe ben ricevuta a Roma, e ne mandava una formula preparata con cura, per evitare le ambiguità di linguaggio che avevano fatto difficoltà per il passato. – Nel mese d’aprile 1875, il P. Ramière, direttore dell’Apostolato della preghiera, che era stato l’anima del movimento, offriva al Papa la petizione sottoscritta da 525 Vescovi. Vi si domandava:

1. Che Sua Santità si degnasse scegliere un giorno in cui, nella basilica vaticana, con tutta la solennità possibile, Sua Santità consacrerebbe per sempre al sacro Cuore la città e il mondo (urbem et orbem);

2. Che ordinasse per lo stesso giorno, nel mondo intero che tutti gli aggruppamenti cattolici, diocesi, parrocchie, missioni, congregazioni e comunità religiose, case di educazione, ecc. facessero, per bocca dei loro rispettivi superiori, la medesima consacrazione con tutta la solennità possibile;

3-5. Che volesse prescrivere degli esercizî preparatorî, dare delle indulgenze, comandare che tutti gli anni si rinnovasse tale consacrazione.

La sesta domanda aveva per oggetto l’elevazione della festa al rito di prima classe con ottava, come festa patronale di tutta la Chiesa. – Il Papa non credette di dovere intervenire con la sua autorità. Ma, per dare qualche soddisfazione a questi pii desideri, egli incaricò la sacra Congregazione dei Riti di inviare da per tutto una formula di consacrazione, approvata da lui e che Egli proponeva a tutti quelli che vorrebbero consacrarsi al sacro Cuore. Questa unità di formula mostrerebbe l’unità della Chiesa; lasciava ai Vescovi la cura di tradurla e di farla pubblicare, se lo giudicavano. Egli esortava i fedeli a recitarla, in privato o in pubblico, il 16 giugno 1875, secondo centenario, presunto dell’apparizione; ed accordava l’indulgenza plenaria a quelli che lo farebbero. – Il Papa infine dava commissione al P. Ramière di comunicare il decreto della sacra Congregazione, con la formula di consacrazione a tutti i Vescovi del mondo cattolico. Si vede che il Papa aveva coscienza della gravità della cosa, come dice il Decreto: gravitatem rei coram Deo animo reputans; egli valutava, incoraggiava, ma non voleva prendere l’iniziativa e tanto meno comandare, lo slancio dei fedeli fu ammirabile. Il 16 giugno 1875 fu una delle più grandi solennità che il mondo cattolico abbia visto, un bel trionfo del sacro Cuore: Margherita Maria dovette trasalirne di gioia!Leone XIII doveva preparargliene una ancor più magnifica, la consacrazione del genere umano al sacro Cuore, alla fine del secolo XIX. Il 25 maggio 1899 l’enciclica Annum sacrum annunciava al popolo cristiano un gran disegno del Papa, da cui egli attendeva, se tutti vi si fossero prestati con accordo e di tutto cuore, frutti grandi e durevoli, prima per la cristianità e poi per l’umanità tutta intera: « Auctores suasoresque sumus præclaræ cujusdam rei, ex qua quidem, si modo omnes ex animo, si consentientibus libentibusque voluntatibus paruerint, primum quidem nomini christiano, deinde societati hominum universæ fructus insignes non sine causa expectamus,eosdemque mansuros ». Egli ricordava ciò che avevano fatto i suoi predecessori per il S. Cuore di Gesù; quel che aveva fatto lui stesso. « Ed ora, aggiungeva, abbiamo invista un atto di divozione, che sarà come il coronamento di tutti gli onori che si son resi fin qui al sacro Cuoree abbiamo fiducia che Gesù Cristo, nostro Salvatore, lo gradirà moltissimo: Nunc vero luculentior quædam obsequii forma observatur animo, quæ scilicet honorum omnium, quotquot sacratissimo cordi haberi consueverunt, velut absolutio perfectioque sit ». –  Ricordava le domande fatte a Pio IX e la consacrazione del 1875. Gli sembrava infine venuto il tempo di consacrare al sacro Cuore il genere umano tutto intero, communitatem generis humani devovere augustissimo Cordi Jesu. Egli motivava la sua decisione mostrando che Gesù è il Re supremo, il Re non solo dei Cattolici e dei battezzati, ma eziandio di tutto il genere umano; e indicava ititoli della sua regalità. Ma ciò che Gesù vuole è il riconoscimento spontaneo di questa regalità, e la consacrazione è precisamente questo. « D’altra parte siccome noi abbiamo nel sacro Cuore il simbolo e la viva immagine dell’amore infinito di Gesù, che ci stimola a riamarlo, è giusto che si faccia questa consacrazione al sacro Cuore, ciò che, dopo tutto, non è altro che consacrarsi a Gesù Cristo ». Ma possiamo noi dimenticare quelli che ignorano Gesù? Noi inviamo loro dappertutto degli apostoli; ma oggi, « toccati dalla loro infelicità, noi li raccomandiamo con istanza a Gesù, e, per quanto sta in noi, glieli consacriamo. Così questa consacrazione (hæc devotio), che raccomandiamo a tutti, sarà utile a tutti, aumentando negli uni la fede e l’amore, attirando sugli altri grazie di santificazionee di salute ». Il Papa mostra, in seguito, che nel cuore di Gesù vi ha la salvezza per le società malate.« In altri tempi, dice egli, la croce apparì a Costantino garanzia e insieme causa di vittoria. Ecco oggi un nuovo segno tutto divino, auspicatissimum divinissimumque signum, il sacro Cuore raggiante, in mezzo alle fiamme. In esso bisogna riporre tutte le nostre speranze; là bisogna chiedere; di là si deve aspettare la salute ».Il Papa aggiungeva che a queste grandi ragioni di ordine generale se ne univa per lui una, tutta personale: Dio l’aveva protetto guarendolo da una malattia pericolosa, egli voleva, da parte sua, insieme con gli omaggi maggiori al sacro Cuore, conservarne il ricordo riconoscente. Ordinava dunque un triduo preparatorio alla festa del sacro Cuore, con preghiere e litanie; e inviava la formula di consacrazione da recitarsi il giorno della festa, ultimo giorno del triduo.L’enciclica era del 25 maggio 1899. Dunque non vi era tempo da perdere. Poiché il venerdì dopo l’ottava del SS. Sacramento cadeva, nel 1899, il 9 giugno, ed essendo la solennità trasferita alla domenica, la consacrazione doveva aver luogo l’11. Ma essa era già annunziata da quasi due mesi. Con decreto del 2 aprile, la sacra Congregazione dei Riti, aveva autorizzato l’uso pubblico delle litanie al sacro Cuore. Fra i considerando vi era questo:« Di più Sua Santità… si propone di consacrare il mondo intero al sacro Cuore. Ora, per dare a questa consacrazione maggior solennità, Sua Santità ha deciso di prescrivere prossimamente un triduo nel quale si canteranno queste litanie ».Questo annunzio non poteva venir prima, perché la decisione non era stata presa che il 25 marzo. Il Papa pensava alla cosa, ma per il 1900. È probabile che il pericolo di morte del quale era da poco scampato, e di cui parla nell’Enciclica, affrettasse l’avvenimento. Malgrado la fretta, il mondo cattolico si trovò pronto, e si sa con quale solennità grandiosa e ad un tempo intima si compì questo atto che Leone XIII chiamava « il più grande atto » del suo Pontificato. Ai primi vespri di questa festa del sacro Cuore, la cui solennità, rimessa alla domenica stava per esser segnata da questo grande atto, moriva sconosciuta, in un convento di Porto, in Portogallo, la religiosa da cui era partito questo immenso movimento, che metteva il mondo ai piedi del sacro Cuore. È uno di quei fatti che illuminano di una luce singolare la storia della Chiesa; e se si trova gusto nel cercare ciò che è nascosto negli avvenimenti umani, salvo non trovarvi spesso altro che meschinità o brutture, quanto più ve n’è nelle cose religiose, dove si vede, quando si sa vedere, il dito d’Iddio! – Il 10 giugno 1898 partiva dal Buon Pastore di Porto una lettera per Leone XIII. La religiosa che la firmava a lapis, con mano malsicura, diceva al Papa di avere ricevuto da nostro Signore l’ordine di scrivergli che Egli voleva che il suo Vicario consacrasse il mondo intero al suo divin Cuore; prometteva, in compenso, un’effusione di grazie. Fece Leone XIII attenzione al messaggio? Si dice di sì. In ogni caso, egli non agì. Non vi sono forse sempre e dappertutto delle teste esaltate che suggeriscono le loro idee come cadute dal cielo? Il 6 gennaio 1899 nuova lettera, scritta in francese « per ordine espresso (sic) di nostro Signore col consentimento del mio confessore ». Vi si leggeva questo: « Quando l’estate scorsa, Vostra Santità soffriva di una indisposizione che, vista la vostra età avanzata, riempì di inquietudine i cuori dei vostri figli, nostro Signore mi diede la dolce consolazione che prolungherebbe i giorni di Vostra Santità affine di realizzare la consacrazione del mondo intero al suo divin Cuore ». – Seguivano altri particolari nello stesso senso. E continuava: « La vigilia dell’Immacolata Concezione nostro Signore mi fece conoscere che per questo novello impulso che deve prendere il culto suo divin Cuore, egli farà brillare una nuova luce sul mondo intero… Mi pareva di vedere (interiormente) questa luce, il cuor di Gesù, questo sole adorabile, che faceva scendere i suoi raggi sulla terra, prima più strettamente, poi allargandosi ed infine illuminante il mondo intero. Ed Egli disse: « Dallo splendore di questa luce, i popoli e le nazioni saranno illuminati e dal suo ardore saranno riscaldati ». – La lettera diceva, in seguito, il desiderio che ha Gesù di vedere il suo Cuore adorabile sempre più glorificato e conosciuto, e di spandere i suoi doni e le sue benedizioni sul mondo intero; la scelta fatta di Leone XIII e il prolungamento dei suoi giorni in vista di ciò, le grazie ch’egli si attirerebbe con questo. « Io mi sento indegna, diceva, di comunicare tutto ciò a Vostra Santità ». Ma si scusava con « l’ordine stretto » di nostro Signore. Spiegava poi perché Egli domandava la consacrazione del mondo intero e non solo della Chiesa cattolica. « Il suo desiderio di regnare, di essere amato e glorificato… è sì ardente, che Egli vuole che Vostra Santità gli offra i cuori di tutti quelli che per il santo Battesimo gli appartengono per facilitare loro il ritorno alla vera Chiesa e i cuori di tutti coloro che non hanno ancor ricevuto la vita spirituale per mezzo del santo Battesimo, ma per i quali Egli ha dato la sua vita e il suo sangue, e che sono ugualmente chiamati ad essere, un giorno, i figli della santa Chiesa, per affrettare, con questo mezzo, la loro nascita spirituale ». Seguivano domande pressanti al Papa perché sviluppasse il culto del divin Cuore: « Nostro Signore non mi ha parlato direttamente, che della consacrazione. Ma… mi pare che gli sarebbe gradito che la devozione dei primi venerdì del mese si accresca, per mezzo dell’esortazione di Vostra Santità al clero e ai fedeli, come pure per mezzo di concessioni di nuove indulgenze ». « Nostro Signore, ripeteva la firmataria, non me l’ha detto espressamente, come quando parlò della consacrazione, ma credo di indovinare questo ardente desiderio del suo cuore, tuttavia senza poterlo affermare ». – La lettera era firmata: « Suor Maria del divin Cuore, Droste zu Vischering, Superiora del Monastero del Buon Pastore, a Porto ». Questa lettera arrivò al Vaticano il 15 gennaio. Il Papa ne fu commosso. Incaricò il Cardinale Jacobini di prendere informazioni. Questi si rivolse al vice-rettore del seminario di Porto. Era precisamente il direttore della religiosa, quello che le aveva servito da segretario per la prima lettera al Papa. La risposta fu che, da per tutto, la riguardavano come una santa; e che vi eran buone ragioni per credere all’esistenza di comunicazioni soprannaturali. – D’altra parte, l’idea sorrideva a Leone XIII, e il 12 febbraio egli diceva a Mons. Isoard il suo pensiero di consacrare al sacro Cuore tutte le diocesi, la Chiesa, l’umanità. Ma egli non volle che l’atto pontificio riposasse su basi contestabili. Il cardinal Mazzella, prefetto della Congregazione dei Riti, messo al corrente di tutto, diceva al Papa: « Questa lettera è molto commovente, e pare davvero dettata da nostro Signore ». « Signor Cardinale, disse Leone XIII, prendetela e mettetela da parte; essa non deve contare in questo momento ». Il Cardinale fu incaricato di esaminare la questione in se stessa. Vi era una difficoltà. Come consacrare gli infedeli che non sono né della Chiesa, né nella Chiesa? Un testo di S. Tomaso fornì la soluzione (Sum., theol., III, q. LIX, a. 4.). In esso è spiegato che non tutti appartengono a Gesù ed alla Chiesa quantum ad executionem potestatis, tutti appartengono a lui quantum ad potestatem. Ciò corrispondeva a quanto aveva detto la religiosa. Ma il passo di S. Tomaso era caratteristico e trovò posto nell’Enciclica. Quando la domenica di Pasqua, il 3 aprile, fu pubblicato il decreto della sacra Congregazione dei Riti autorizzante le litanie del sacro Cuore e annunciante la consacrazione, il Papa ebbe la delicata attenzione di farne pervenire due esemplari, da parte sua, alla Madre Maria del divin Cuore. Tre giorni avanti la consacrazione ella, come Margherita Maria « s’inabissò nel sacro Cuore ». – Il secondo desiderio della Madre Maria del divin Cuore si compì nel mese seguente la sua morte. Il 21 luglio il prefetto della sacra Congregazione dei Riti indirizzava a tutti i Vescovi, a nome del Sovrano Pontefice, un invito che li sollecitava a sviluppare il culto del sacro Cuore, per mezzo di confraternite, con il mese del sacro Cuore, con gli esercizî dei primi venerdì.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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