NOVENA AI SANTI MAGI

NOVENA AI SANTI MAGI

(Manuale di FILOTEA, XXX ED. MILANO, 1888)

NOVENA AI SANTI MAGI (inizia il 28 dicembre, festa il 6 Gennaio). Battezzati da S. Tomaso Apostolo, i loro corpi trasportati in Costantinopoli poi in Milano, riposano ora in Colonia.

I. Fortunate primizie del Gentilesimo, Santi Magi, ottenete a noi tutti la grazia di seguir fedelmente le divine ispirazioni, come Voi foste pronti a  seguire gli inviti della stella miracolosa che vi precedette in tutto il vostro cammino. Tre Gloria.

II. Veri modelli di cristiano coraggio, santi Magi,  ottenete a noi tutti la grazia di non essere mai atterriti dagli ostacoli che s’incontrano nella via della salute come Voi non vi sgomentaste né per la lunghezza del viaggio, né pel nascondimento della stella, né per il turbamento di Gerusalemme all’annuncio della nascita del Re de’ Giudei, che Voi cercavate per adorarlo sinceramente. Tre Gloria.

III. Perfettissimi adoratori del neonato Messia, santi Magi, ottenete a noi tutti la grazia che, a vostra imitazione adoriamo sempre Gesù Cristo con viva fede quando entriamo nella sua casa, e gli offriamo continuamente l’Oro della carità, l’Incenso della orazione, la Mirra della penitenza, e non decliniamo giammai dalla strada della santità,  ch’Egli ci ha insegnato così bene col proprio esempio, prima ancora che colle proprie lezioni. Tre Gloria.

DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO-MASSONERIA (3)

DISCORSO
SUL
SEGRETO DELLA FRANCO MASSONERIA (3)

DI MONSIGNOR AMAND JOSEPH FAVA

VESCOVO DI GRENOBLE
 

LIBRERIA OUDIN, EDITORE – 1882

Massoneria in Italia – Cagliostro – fondatore del Misraïm o Rito Egizio.

Poiché l’Italia era la culla della setta massonica, come abbiamo dimostrato parlando dell’Accademia di Vicenza e, in particolare, dei Socino, era naturale che la società dei massoni avesse lì il suo centro e ne ricevesse l’impulso. Ma non fu così. Lelio Socino e Fausto, suo nipote, furono costretti a lasciare il loro Paese, dove i seminatori di false dottrine erano trattati come i fabbricanti di denaro falso lo sono oggi tra noi. Si pensava allora, e a ragione, che l’errore religioso fosse più pernicioso, per una società, della moneta falsa, ed i governi, penetrati e armati di questo principio, chiesero alla Chiesa di indicare loro le dottrine erronee, la cui predicazione poteva dividere gli spiriti e fomentare quei disordini, rivoluzioni e guerre che hanno insanguinato l’Europa, ad eccezione dell’Italia e della Spagna, meglio difese dalle loro istituzioni rispetto ad altre nazioni. Tuttavia, l’Italia non rimase completamente estranea alla Massoneria. Cesare Cantù, nel suo libro: L’Hérésie dans la Révolution – pagina 45 – ci fornisce preziose informazioni su questo argomento. Eccone alcune:  « Non si sa con certezza – egli dice – come questa società tenebrosa sia penetrata in Italia. Tra i cimeli della Massoneria c’è una medaglia coniata a Firenze nel 1733 in onore del Gran Maestro, il Duca di Midlesex. Nel 1739 fu introdotta nella Savoia, nel Piemonte e nella Sardegna; questi tre Paesi avevano un solo Gran Maestro provinciale, nominato dalla loggia principale d’Inghilterra. A Roma, luogo di incontro di tanti stranieri, le logge esistevano già nel 1742, quando assegnarono una medaglia a Martin Folkes, presidente della Royal Society di Londra; ma rimasero segrete fino al 1789. Se non si sa in che modo la massoneria sia penetrata in Italia, è facile per il lettore constatare che la setta è di importazione inglese, in Italia come in Francia, e che le logge non sono rimaste così segrete da poter sfuggire alla vigilanza della Santa Sede, visto che Clemente XII le ha condannate con una lettera apostolica datata nell’ottavo anno del suo Pontificato, cioè nel 1738. Questa condanna ed i termini in cui è espressa dimostrano che la Massoneria non ha cambiato la sua dottrina. « La Loggia dei Sinceri Amici della Trinità del Monte fu fondata lì – dice Cesare Cantu – il 6 novembre 1787, da cinque francesi, un americano e un polacco che, come membri di logge straniere, gemevano nel vivere in mezzo alle tenebre… ». – « La loggia di Roma fu dapprima indipendente, poi le fu conferita un’istituzione regolare dal Grande Oriente di Francia, creata – secondo Ragon – il 24 dicembre 1772, per sostituire la Gran Loggia di Francia, che da tempo era caduta in uno stato di quiescenza, sotto il suo Gran Maestro, il principe di Clermont, morto il 15 giugno 1711. « Napoli aveva diverse logge, tutte confluite, nel 1756, in una loggia nazionale, che corrispondeva con la Germania. Nel 1767, un moribondo, per senso di coscienza, e un seguace, a cui la società aveva ritirato i cospicui sussidi che gli aveva concesso, ne rivelarono l’esistenza e ne fecero partecipe l’alto priore del Regno, il duca di San Severo. Questi fu arrestato, ma allo stesso tempo il suo palazzo fu dato alle fiamme; il popolo lo spense, in modo che la corrispondenza potesse essere sequestrata. Il duca non negò nulla, spiegò il fine ed i mezzi dell’associazione, assicurò che nella sola città di Napoli c’erano sessantaquattromila massoni e che gli adepti si contavano a milioni. » Cantù aggiunge: « Secondo un avviso pubblicato allora con l’incertezza da cui erano avviluppate le società segrete, la Massoneria risaliva a sessantacinque anni prima, al tempo in cui Cromwelt fondò una camera di quattro segretari e sette assessori, uno per ogni nazione; ogni nazione era suddivisa in cinque province, con un assessore per ogni provincia ». – « A Venezia furono aperte delle logge all’inizio della setta, ma ne fu ordinata la chiusura nel 1786 ». – Il libro reca la data 1686, che è senza dubbio un errore di stampa. – La cosa, per quanto improbabile, è comunque possibile, dato che Socino morì nel 1604, e potrebbe forse essere piaciuto a qualcuno dei suoi adepti venire a fondare la setta massonica a Venezia.  « In ogni caso, un certo Sessa, di Napoli, le ristabilì; vi si unirono nobili, abati e mercanti. I vigili inquisitori di Stato ne furono informati da un rotolo di carte che Girolamo Giuliano dimenticò in una gondola. La loggia vicino a San Simone Magno fu immediatamente invasa mentre non c’era nessuno; tutto l’armamentario mistico e scenografico di teschi, compassi, pentagoni, tamburi, cazzuole e grembiulini fu portato via e bruciato in presenza del popolo, che credeva fosse un sabbat. Le logge furono allora proibite, non solo a Venezia, ma anche a Padova e a Vicenza, senza però che fossero repressi gli iscritti, forse perché troppo numerosi e troppo potenti; essi non tardarono a riunirsi ed a cospirare per la distruzione della Repubblica. Notiamo, qui, che la Massoneria non si offre solo con il carattere di odio diretto e personale contro Gesù Cristo, ma anche con una vera e propria opposizione ed un disprezzo formale della Verità cristiana. A sostegno di questa proposizione, citeremo una pagina molto istruttiva di Cesare Cantù, che non manca di avere la sua nota allegra: « Osserviamo, prima di andare avanti – egli dice – che con la scomparsa delle vere dottrine, la superstizione cresce in Germania ed in Francia in modo sorprendente: questo perché l’aspirazione alle realtà ideali appartiene talmente alla natura dell’uomo che, piuttosto che rinunciare alla speranza, questa divinità suprema, si getta a capofitto nelle scienze occulte. Apparvero così nuovi operatori di meraviglie: la metafisica era stata ridicolizzata, le legittime aspirazioni dell’anima erano state tagliate; ma, non accontentandosi di una filosofia senza ideali, aggiunsero la fede ai ciarlatani, o ricorsero al meraviglioso, per eludere le severe lezioni della verità. Alcuni di questi ierofanti erano mistici, come Swedenborg, Lewater, Saint-Martin; altri erano rivoluzionari, come Weishaupt, Knigge, Bode; altri ancora erano ciarlatani ed ingannatori, come Jean-Georges Schropfer, un cameriere d’albergo che riuscì ad affascinare ministri, diplomatici e principi con operazioni taumaturgiche, finché, vedendosi riconosciuto come un vero e proprio truffatore, si uccise. – Pochi secoli sono stati così scioccamente creduloni come il XVIII: la grande città dei filosofi era piena di demoni, vampiri, silfidi, convulsionisti, magnetizzatori, cabalisti, rosa+croce, evocatori, fabbricanti di elisir di lunga vita. Il marchese di Saint-Germain, dotato di una memoria vasta e tenace, trattava i grandi, i dotti e la società con la massima disinvoltura, raccontava le storie più bizzarre e sosteneva di essere testimone oculare degli eventi più remoti; avrebbe conosciuto Davide, sarebbe stato presente alle nozze di Cana, avrebbe cacciato con Carlo Magno, bevuto con Lutero, e … i parigini gli credevano. Era, come pensiamo, figlio del principe Rakasky di Transilvania: viaggiò molto anche in Italia, spacciandosi successivamente per il marchese di Montferrat ed il conte di Bellamare a Venezia, per il cavaliere Schoning a Pisa, per il cavaliere Wedon a Milano, per il conte Sollikof a Genova; ricordò spesso le sue avventure in Italia ed in Spagna; fu potentemente protetto dall’ultimo granduca di Toscana, di cui aveva fatto un iniziato. » – « Ecco un episodio curioso – Deschamps scrive – nell’azione delle società segrete dal 1780 al 1789: l’intervento del famoso Cagliostro, che era stato a lungo uno dei loro agenti più abili… Abbiamo detto che la Massoneria aveva, tra le altre origini, la Cabala. Le pratiche cabalistiche, congiunte alle illusioni dell’alchimia, avevano nel XVIII secolo, in piena luce filosofica, tanti aderenti come nel XV. La storia della Massoneria dell’epoca è piena di testimonianze di riunioni di logge cabalistiche. Inganni di ogni tipo si mescolavano a giochi di prestigio demoniaci, la cui realtà è impossibile da contestare. Questo è il caso dello Spiritismo moderno, il cui legame con la Massoneria abbiamo menzionato (Libro I, Capitolo II, § 9). Poiché la massoneria cabalistica esercita un fascino particolare su alcuni spiriti, a Cagliostro fu affidato il compito di propagarla. Racconteremo questo episodio della storia della Rivoluzione, sottolineando che la Massoneria non può liberarsi dalla solidarietà di questo personaggio, in cui il ciarlatano si è unito all’invasato, perché il Misraïm o Rito Egiziano, di cui egli era fondatore, non ha mai cessato di far parte dell’ortodossia massonica. –

Nato a Palermo nel 1743, Balsamo, che in seguito cambiò il suo nome in Cagliostro, dopo aver viaggiato in gran parte dell’Oriente, divenne l’agente itinerante del doppio Illuminismo francese e tedesco a cui Saint-Germain lo aveva iniziato, e che egli rese ancora più attraente con l’alchimia, la cabala ed i segreti medicinali, magici e fantasmagorici che vi mescolava. Viaggiò, presiedendo segretamente o apertamente logge, fondandone di nuove, attraverso la Germania, l’Italia meridionale, la Spagna e poi l’Inghilterra, sempre accompagnato da Lorenza, una donna notevole per la sua bellezza, che aveva sposato durante il suo primo viaggio a Roma e che aveva plasmato ad ogni tipo di seduzione. Da lì passò a Venezia con il nome di marchese Pelligrini, e attraversò di nuovo la Germania per prendere accordi con i capi delle società segrete e per trovare il conte di Saint-Germain nell’Holstein, da dove partì per la Curlandia e San Pietroburgo, con il ricco carico che aveva accumulato. Egli lasciò ben presto la capitale della Russia con ventimila rubli in più, dono dell’imperatrice Caterina, corrispondente di Diderot, Voltaire e d’Alembert, e grande mecenate delle logge massoniche che aveva fondato in quella città, oltre che a Mittau, per uomini e donne. È allora che si presenta a Strasburgo preceduto da una straordinaria fama e dotato di un brevetto di colonnello rilasciato dal re di Prussia. Vi fondò nuove logge e vi fece nuovi proseliti. Da lì si recò a Lione, dove fu ricevuto con grandi onori dalla loggia della Stretta Osservanza; lì fondò con estremo lusso la loggia della Saggezza Trionfante, che sarebbe diventata la madre di tutte le altre. Da Lione si recò a Bordeaux, dove rimase undici mesi per organizzare le logge massoniche, e infine arrivò a Parigi per la seconda volta. Fu allora che fondò una loggia madre d’adozione o di donne dell’alta massoneria egiziana, e poi nella sua stessa loggia una seconda per i suoi discepoli più dotti ed affidabili; e che, in una sessione solenne alla quale le 72 logge di Parigi avevano inviato dei deputati, affascinò gli attoniti “fratelli” con la sua eloquenza e i suoi prestigi. Ma fu presto compromesso nell’affare della Collana, fu rinchiuso alla Bastiglia e la lasciò solo per tornare in Inghilterra. Fu lì che scrisse – nel 1787 – la famosa lettera al popolo francese, in cui annunciava l’opera e la realizzazione dei piani delle società segrete, e prevedeva la Rivoluzione, la distruzione della Bastiglia e della monarchia, e l’avvento di un principe, Philippe-Égalité, che avrebbe abolito le lettere del sigillo, convocato gli Stati Generali e ristabilito la vera religione o il culto della ragione. » Il segreto della Massoneria egiziana è lo stesso dell’Illuminismo tedesco e francese e della Massoneria inglese: è il socinianesimo a dosi odiose, cioè la negazione della Rivelazione cristiana e le orge intellettuali del paganesimo, senza escludere i suoi saturnali, o i misteri della buona dea. E pensare che Cagliostro ha dominato l’Europa, ha fondato logge ovunque, ha dato il suo nome al Rito di Misraïm o Rito Egiziano, ancora oggi seguito dal mondo massonico! Weishaupt, dice M. Louis Blanc, aveva sempre professato un grande disprezzo per i trucchi dell’alchimia e le allucinazioni fraudolente di alcuni rosa+croce. Ma Cagliostro era dotato di potenti mezzi di seduzione; per questo si decise di servirsi di lui. » – « Nella storia delle avventure della mente umana – dice ancora M. Louis Blanc – è da notare che intorno a Cagliostro si è fatto un rumore che assomigliava alla gloria. Egli poté annoverare tra i suoi seguaci persone di alto rango, come il Duca di Lussemburgo, e uomini di riconosciuto merito, come il naturalista Ramond, massone di altissimo livello. I suoi seguaci non lo chiamavano se non padre amato e maestro augusto, ed erano desiderosi di obbedirgli con grande fervore. Si volle il suo ritratto su medaglioni, su ventagli; e scolpito in marmo, fuso in bronzo, il suo busto fu collocato nei palazzi con questa iscrizione: Il divino Cagliostro. » Queste parole di M. Louis Blanc, che descrivono la gloria, la potenza e la folle ammirazione del mondo per Cagliostro, ricordano naturalmente la scena del Vangelo in cui satana porta il Figlio dell’Uomo su un’alta montagna; poi, mostrandogli i vari regni della terra, gli dice: Se, cadendo ai miei piedi, mi adorerai, ti darò tutti questi imperi. – Ci sono davvero cose nella storia dello spirito umano che possono essere spiegate solo da poteri misteriosi. Gli Spiritisti chiedono queste spiegazioni alle tavole rotanti, e noi le chiediamo all’insegnamento infallibile della Chiesa. Lo spirito di verità è con la Chiesa, lo spirito di errore con gli altri.  – Ma l’argomento è troppo istruttivo per essere abbandonato così presto. Ascoltiamo l’illustre massone Clavel che ci parla a sua volta di Cagliostro: « Il grande Conte – egli dice – promise ai suoi seguaci di condurli alla perfezione, attraverso la rigenerazione fisica e la rigenerazione morale. Con la rigenerazione fisica dovevano trovare la materia prima o pietra filosofale e l’acacia che mantiene l’uomo nella forza della giovinezza e lo rende immortale. Con la rigenerazione morale, egli procurava agli adepti un pentagono, o foglia vergine, sul quale gli angeli hanno inciso i loro codici e sigilli, con l’effetto di riportare l’uomo allo stato di innocenza e di conferirgli il potere che aveva prima della caduta del nostro primo padre, che consiste soprattutto nel comandare agli spiriti puri. Questi spiriti, in numero di sette, circondano il trono della Divinità e sono responsabili dei governi dei sette pianeti. « Ai misteri del rito egiziano erano ammessi uomini e donne; e sebbene esistesse una massoneria separata per ciascun sesso, le formalità erano molto simili in entrambi i rituali. – Nel rituale di accoglienza dei primi due gradi, i neofiti si prostravano ad ogni passo davanti al Venerabile come per adorarlo. – È sempre Clavel a parlare. – Poi ci sono solo insufflazioni, incensi, fumigazioni, esorcismi, preghiere, evocazioni di Mosè, dei sette spiriti, degli angeli primitivi, che si suppone appaiano e rispondano (come nello spiritismo) mediante dei medium, che devono essere qui un ragazzo o una ragazza nello stato di perfetta innocenza. Il Venerabile soffia sui loro volti, estendendo il respiro fino al mento; aggiunge alcune parole sacramentali, dopodiché la colomba o pupilla, questo è il nome dato a questi medium, vede gli spiriti puri, che dichiarano loro se i candidati presentati siano, sì o no, degni di essere accolti, e mostrano loro, in una caraffa piena d’acqua e circondati da diverse candele accese, cosa debbano rispondere alle curiose domande fatte loro su cose nascoste o molto remote. » – Histoire pittoresque de la Franc-Maçonnerie et des sociétés secrètes, di F.:. Clavel, 3a edizione, Pagnerre, 1844, pagine 175 e seguenti. – Anche Cesare Cantù parla a lungo di Cagliostro: « Annunciato da manifesti apocalittici e dai giornali – egli scrive – arrivò a Parigi, prese un appartamento sontuoso, con una tavola magnifica, dove si incontrava con tutto ciò vi era di ricco, di bello, di dotto e di influente. Per qualche tempo è stato sulla bocca di tutti in città, dove è certo che qualsiasi novità o stravaganza suscita momentaneamente l’entusiasmo. Era il tempo in cui la ragione, rivolta contro Dio, si prostrava davanti ai Rosa+croce; in cui si negavano i miracoli, ma si ammettevano le evocazioni spiritiche di Gossner, i giochi di prestigio di Cazotte, i poteri invisibili di Lewater… ». – « Bordes, nelle sue Lettres sur la Suisse, non si stanca di ammirarlo: « Il suo aspetto – dice – rivela il genio; i suoi occhi ardenti leggono le profondità delle anime. Conosce quasi tutte le lingue d’Europa e d’Asia; la sua eloquenza sbalordisce; si fa strada partecipando anche nelle cose che conosce meno ». – « Si sa però – dice Cantù – che Cagliostro avesse gli occhi storti, lo sguardo spiritato, il corpo deforme, il carattere irascibile, orgoglioso, dominatore, nessuna educazione nei modi, nessuna grazia, nessuna correttezza nel linguaggio. » – Costretto a fuggire dall’Inghilterra, poi a lasciare la Svizzera, Torino, Venezia, cacciato da ogni dove, si lusingava di trovare più facilmente dei seguaci a Roma. Anche la moglie lo attirava a Roma, animata dal desiderio di rivedere la sua patria. Cagliostro tentò invano di riprendere il suo ruolo abituale: nel 1789 fu prelevato dal Sant’Uffizio, con tutte le sue carte, tutti i suoi simboli e tutti i suoi libri. Si istruì il suo processo. Confessò tutto. Si mostrò cambiato e pentito; e per questo non fu consegnato al braccio secolare, così da evitare la morte. Il suo manoscritto, a cui aveva dato questo titolo: Massoneria egiziana, fu solennemente condannato e pubblicamente bruciato con le insegne della setta; i massoni furono nuovamente condannati, con particolare riferimento al Rito egiziano e agli Illuminati (7 aprile 1791). « Rinchiuso a Forte San Leone – racconta Cantù – Cagliostro non faceva più miracoli. Chiese di confessarsi e cercò di strangolare il cappuccino che gli era stato mandato, sperando di fuggire col suo saio. Da quel momento in poi fu sorvegliato più da vicino e non se ne seppe più nulla. I giacobini lo hanno inserito tra i martiri dell’Inquisizione e mi aspetto che, da un giorno all’altro, venga inserito tra le vittime sante della tirannia romana. » Il lettore non si stupisca della cura con cui abbiamo dipinto Cagliostro, ma ricordi piuttosto l’importante ruolo svolto da questo strano personaggio nella storia della Massoneria. Visto poi che è il fondatore di un rito ancora oggi seguito nella società massonica, capirà che in virtù di questa paternità, Giuseppe Balsamo, detto Cagliostro, deve essere trattato come abbiamo fatto noi. – Fermiamoci qui per qualche istante e chiediamo ad alcuni scrittori di questo stesso periodo il loro giudizio sull’operato della Massoneria nel XVIII secolo.  Ascoltiamo prima un massone inglese, John Robison, segretario dell’Accademia di Edimburgo, che nel 1797 pubblicò un libro intitolato: Prove delle cospirazioni contro tutte le religioni e i governi d’Europa, ordite nelle assemblee segrete degli illuminati e dei massoni. « Ho avuto modo di seguire tutti i tentativi fatti in cinquant’anni, con lo specioso pretesto di illuminare il mondo con la fiaccola della filosofia e di dissipare le nubi che la superstizione religiosa e civile tenevano nelle tenebre e nella schiavitù tutti i popoli d’Europa. Ho osservato il progresso di queste dottrine che si mescolano e si legano sempre più strettamente ai vari sistemi della Massoneria; infine ho visto la formazione di un’associazione il cui unico scopo è distruggere tutti gli istituti religiosi fino alle loro fondamenta e rovesciare tutti i governi esistenti in Europa. Ho visto questa associazione diffondere i suoi sistemi con uno zelo così sostenuto da diventare quasi irresistibile, e ho notato come i personaggi che hanno avuto il ruolo più importante nella Rivoluzione francese fossero membri di questa associazione; che i loro piani fossero concepiti secondo i suoi principi ed eseguiti con la sua assistenza. Mi sono convinto che essa esiste ancora, che opera ancora in modo surrettizio, che tutte le apparenze ci dimostrano che non solo i suoi emissari cercano di propagare queste abominevoli dottrine tra noi, ma addirittura che ci sono logge in Inghilterra che dal 1784 corrispondono con la loggia madre. È per smascherarla, per dimostrare che i leader erano degli ingannatori che predicavano una morale ed una dottrina di cui conoscevano la falsità ed il pericolo, e che la loro vera intenzione era quella di abolire tutte le religioni, di rovesciare tutti i governi e di rendere il mondo intero una scena di saccheggio e di omicidio, che offro al pubblico un estratto delle informazioni che ho raccolto su questo argomento. » – Le società segrete, volume II, pag. 132.  Il lettore troverà in questa citazione una prova molto positiva di quanto andiamo sostenendo, cioè che il segreto della Massoneria consiste nel progetto di distruggere il regno di Gesù Cristo sulla terra. John Robison si spinge oltre e dice: … di ogni religione.  La setta si è convertita da allora?  No, non si è convertita. Stanca di distruggere, può essersi fermata per un momento, come in passato i carnefici, stanchi di colpire i martiri cristiani, hanno lasciato cadere le armi; ma mantiene la sua dottrina e non disarma mai.  – Leggiamo in P. Deschamps quanto segue: « Napoleone Bonaparte era effettivamente un massone avanzato ed il suo regno fu il periodo di massima fioritura della Massoneria. Abbiamo visto come durante il Terrore, il Grande Oriente avesse cessato la sua attività. Non appena Napoleone prese il potere, le logge riaprirono da tutte le parti. – Questo è stato il periodo più brillante della Massoneria, dice il segretario del G. :. O. :., Bazot; nell’Impero francese esistevano quasi milleduecento logge; a Parigi, nei dipartimenti, nelle colonie, nei paesi riuniti, negli eserciti, i più alti funzionari pubblici, i marescialli, i generali, una folla di ufficiali di tutti i gradi, i magistrati, gli scienziati, gli artisti, il commercio, l’industria, quasi tutta la Francia, nei suoi notabili, fraternizzava massonicamente con i semplici cittadini: era come un’iniziazione generale. » – Tableau historique de la Maçonnerie, p. 38. – « Illuminismo e Massoneria – dice anche Alexandre Dumas – questi due grandi nemici della regalità, il cui motto erano queste tre iniziali: L. :. P. :. D. :.  Lilia pedibus destrue: – calpesta i gigli – ebbe una grande parte nella Rivoluzione francese… Napoleone prese la Massoneria sotto la sua protezione. » Ne è stato il leader e lo strumento. « Il governo imperiale – dice il F. :. Bazot – ha usato la sua onnipotenza, a cui tante istituzioni e tanti uomini si sono piegati così volentieri, per dominare la Massoneria. Non temeva né si ribellava… Cosa desiderava, infatti? Estendere il suo impero. Essa si lasciò sottomettere dal dispotismo per diventare sovrana. » Codice dei Massoni, pag. 83. Cosa volevano tutti insieme? Asservire la Chiesa e distruggerla. « Pochi giorni dopo la firma del Concordato del 1802, Volncy, l’empio autore delle Rovine, di cui Napoleone aveva fatto un senatore, gli chiese: “È questo che avevate promesso?” Si calmatevi – rispose il Primo Console – la religione in Francia è morta nel ventre: lo giudicherà tra dieci anni. » Allo stesso tempo, al tribuno Sanilh che gli diceva che con il Concordato stesse dando il potere in Francia a un principe straniero: « Pensate – rispose – che per questo mi sia reso dipendente dal Papa? » – « Finché la Francia dominò la penisola – dice Cantù – sia al tempo della Repubblica Cisalpina sia al tempo dei regni d’Italia, di Napoli e d’Etruria, l’onnipotenza di Napoleone pesò sulla Chiesa. Il padrone pretendeva di assoggettare le volontà e le coscienze ai suoi decreti. – Il Concordato concluso con la Repubblica Italiana non doveva imporre sacrifici così grandi, perché non si trattava di ristabilire la Religione, che non era mai stata abolita nella penisola; le concessioni erano minori e vi si inseriva la promessa di non introdurre alcuna innovazione, se non in accordo con la Santa Sede. Tuttavia, gli articoli organici che Napoleone aveva arbitrariamente allegato al Concordato, e che in qualche misura lo snaturavano, furono pubblicati anche in Italia. Se si fingeva di ritirarli, per soddisfare le lamentele del Papa, in realtà rimanevano nei decreti del vicepresidente Melzi e del ministro della religione. Quando la Repubblica Italiana divenne Regno d’Italia, Napoleone soppresse alcuni conventi, e in seguito tutti gli altri; ridusse il numero delle parrocchie; fissò il numero dei seminaristi e circondò di spie il Vaticano ed i Cardinali.  Alla base di queste misure tiranniche, dobbiamo vedere la passione per il dominio, che caratterizzava il conquistatore; tuttavia, non dimentichiamo che egli fu sempre lo strumento della setta massonica, e per compiacerla e mantenere i suoi suffragi, fu costretto a darle incessantemente le soddisfazioni che essa richiedeva, cioè le catene imposte alla Chiesa. È stato giustamente detto che i governanti, attraverso la Massoneria, sono come il viaggiatore che attraversa le foreste della Russia, inseguito da un branco di lupi. Sfugge ai loro denti assassini solo lanciando loro qualcosa da divorare durante la sua fuga, finché non diventa lui stesso una preda. Tale era Napoleone. Infatti, dice Cesare Cantù, « arrivò il momento in cui, nei suoi piani, non c’era più spazio per la prudenza e la moderazione. Egli non sapeva più come fermarsi in questo rapido cammino che sembrava portarlo alla vetta e che invece lo conduceva all’abisso. Deciso a racchiudere nel suo dispotismo amministrativo anche le credenze ed il culto, pensò di impadronirsi del resto dello Stato pontificio. A chi gli faceva notare che un Papa senza regno sarebbe stato necessariamente asservito ad un re, e di conseguenza respinto dagli altri, Napoleone rispose: « Finché l’Europa riconosceva diversi padroni, non era decoroso che il Papa fosse soggetto ad uno di essi in particolare. Ma ora che non riconosce più nessun altro che me? …. Tutta l’Italia (scriveva militarmente al Papa) sarà soggetta alla mia legge… Vostra Santità è sovrano di Roma, ma io sono il suo Imperatore. Tutti i miei nemici devono essere i suoi…. » Queste frasi ad effetto, pubblicate in lungo e in largo, risuonarono nel profondo delle logge. Hanno fatto pazientare la setta, senza però soddisfarla. Napoleone trascinò invano Pio VII in prigione, minacciò il Pontefice e osò persino, si dice, maltrattarlo; nulla poté placare la Rivoluzione massonica, e l’insaziabile setta finì per abbandonarlo definitivamente nel 1809. Il Concordato concluso con la Repubblica Italiana non doveva imporre sacrifici così grandi, perché non si trattava di ristabilire la Religione, che non era mai stata abolita nella penisola; le concessioni erano minori e vi si inseriva la promessa di non introdurre alcuna innovazione, se non in accordo con la Santa Sede. Tuttavia, gli articoli organici che Napoleone aveva arbitrariamente allegato al Concordato, e che in qualche misura lo snaturavano, furono pubblicati anche in Italia. Se si fingeva di ritirarli, per soddisfare le lamentele del Papa, in realtà rimanevano nei decreti del vicepresidente Melzi e del ministro della religione. Quando la Repubblica Italiana divenne Regno d’Italia, Napoleone soppresse alcuni conventi, e in seguito tutti gli altri; ridusse il numero delle parrocchie; fissò il numero dei seminaristi e circondò di spie il Vaticano ed i Cardinali.  Alla base di queste misure tiranniche, dobbiamo vedere la passione per il dominio, che caratterizzava il conquistatore; tuttavia, non dimentichiamo che egli fu sempre lo strumento della setta massonica, e per compiacerla e mantenere i suoi suffragi, fu costretto a darle incessantemente le soddisfazioni che essa richiedeva, cioè le catene imposte alla Chiesa. È stato giustamente detto che i governanti, attraverso la Massoneria, sono come il viaggiatore che attraversa le foreste della Russia, inseguito da un branco di lupi. Sfugge ai loro denti assassini solo lanciando loro qualcosa da divorare durante la sua fuga, finché non diventa lui stesso una preda. Tale era Napoleone. Infatti, dice Cesare Cantù, « arrivò il momento in cui, nei suoi piani, non c’era più spazio per la prudenza e la moderazione. Egli non sapeva più come fermarsi in questo rapido cammino che sembrava portarlo alla vetta e che invece lo conduceva all’abisso. Deciso a racchiudere nel suo dispotismo amministrativo anche le credenze ed il culto, pensò di impadronirsi del resto dello Stato pontificio. A chi gli faceva notare che un Papa senza regno sarebbe stato necessariamente asservito ad un re, e di conseguenza respinto dagli altri, Napoleone rispose: « Finché l’Europa riconosceva diversi padroni, non era decoroso che il Papa fosse soggetto ad uno di essi in particolare. Ma ora che non riconosce più nessun altro che me? …. Tutta l’Italia (scriveva militarmente al Papa) sarà soggetta alla mia legge… Vostra Santità è sovrano di Roma, ma io sono il suo Imperatore. Tutti i miei nemici devono essere i suoi…. » Queste frasi ad effetto, pubblicate in lungo e in largo, risuonarono nel profondo delle logge. Hanno fatto pazientare la setta, senza però soddisfarla. Napoleone trascinò invano Pio VII in prigione, minacciò il Pontefice e osò persino, si dice, maltrattarlo; nulla poté placare la Rivoluzione massonica, e l’insaziabile setta finì per abbandonarlo definitivamente nel 1809. « L’ordine massonico – dice Eckert – massone colto – considerava l’imperatore Napoleone I come uno strumento destinato a rovesciare tutte le nazionalità europee; dopo questo gigantesco rimaneggiamento, esso sperava di realizzare più facilmente il suo progetto di una Repubblica universale. » – « A Francoforte e in tutta la Germania – dice un illustre storico, Janssen – i Giudei lo acclamavano come il Messia, tanto erano consapevoli del rovesciamento dell’edificio sociale cristiano che si stava realizzando con le sue armi ». « Dal momento  – scrive il P. Deschamps –  i capi massonici compresero che il dispotismo imperiale era concentrato interamente nell’ambizione personale e negli interessi familiari, e che la Massoneria era stata solo uno strumento per lui, da quel momento l’effervescenza popolare cominciò a far ribollire, attraverso il Tugend-bund, l’opera delle sommità massoniche. – « La corrispondenza dell’alto massone Stein, ministro di Prussia… mostra che la conversione ostile a Napoleone si stava diffondendo in lungo e in largo… La sua dittatura marciava di sconfitta in sconfitta fino all’Elba ed a Sant’Elena, come prima aveva marciato, con il sostegno della Massoneria, di vittoria in vittoria ». La massoneria si era diffusa anche nei Paesi dell’Europa meridionale attraverso gli inglesi. « Fu nel 1726 – dice Clavel – che la Massoneria fu introdotta in Spagna. In quell’anno, la Gran Loggia d’Inghilterra concesse le costituzioni a una loggia che si era formata a Gibilterra; nel 1727, un’altra loggia si formò a Madrid. Fino al 1779, quest’ultima riconosceva la giurisdizione della Gran Loggia d’Inghilterra, da cui traeva i suoi poteri; ma in quel momento si liberò del giogo e formò officine a Cadice come a Barcellona, Valladolid e altre città. » – « Le prime logge – aggiunge subito lo stesso storico – che furono fondate in Portogallo vi furono erette nel 1727 da delegati delle Società di Parigi; anche la Gran Loggia d’Inghilterra fondò, a partire dal 1735, diverse officine a Lisbona e nelle province. Da allora, il lavoro massonico non fu mai del tutto sospeso in questo regno; ma, con le eccezioni che citeremo altrove, fu costantemente circondato dal più profondo silenzio. – Vedi Società segrete, vol. II, p. 8. Questo profondo silenzio, osservato in Portogallo, non era meno custodito in Spagna, se possiamo giudicare da un certo resoconto che troviamo nell’opera da noi già citata: Le Voile levé pour les curieux, che contiene, insieme ai documenti dell’Abbé Lefranc, altri passi interessanti. « La Spagna, vi leggiamo, poteva a malapena contare fino ad allora – (le guerre di Napoleone I) – alcuni dei suoi figli isolati, che, lontani dalla loro patria, erano stati iniziati ai misteri della Massoneria; questa setta era quasi sconosciuta tra noi. – Quando l’Inquisizione fu distrutta, solo un numero molto limitato di processi relativi alla Massoneria fu trovato negli archivi di quel tribunale, ed anche in quel caso i documenti erano così confusi e le circostanze così vaghe e discordanti che l’Inquisizione sembrava essere completamente disinformata sui casi relativi alla Massoneria. Inoltre, quando le prigioni del Sant’Uffizio furono aperte in tutta la Spagna, furono trovati solo tre individui arrestati come massoni. Da tutto ciò si deve concludere che fino al 1818 i massoni non esistevano come Società in Spagna, perché se lo avessero fatto, difficilmente sarebbero sfuggiti alla sorveglianza dell’Inquisizione. – « Gli apostoli o, se si vuole, i primi propagatori di questa setta nella penisola, furono alcuni soldati al servizio di Napoleone, tra i quali i generali L… e M… si distinsero per il loro spirito di proselitismo. Il primo propagò la massoneria in Andalusia, il secondo nella provincia di Soria. Altri soldati lavorarono contemporaneamente e riuscirono a stabilirla a Madrid, accanto all’effimero ed usurpato trono di Giuseppe. E, vuoi per l’attrazione della novità, vuoi per la necessità di riunire e stringere i nodi dell’amicizia per gli uomini che avevano seguito lo stesso partito, i ministri del re intruso, i consiglieri di Stato, gli scrittori politici e infine tutti i personaggi di spicco tra coloro che avevano abbracciato la causa della nuova dinastia, accorsero alle logge; e il Grande Oriente fu fondato a Madrid, con il nome di Santa Barbara o Santa Eulalia.  Non seguiremo le varie fasi della Massoneria in Spagna; diremo solo, con l’autore sopra citato, che le società segrete, «  padrone di tutti i mezzi di comunicazione tra gli sfortunati spagnoli, dopo aver soffocato l’opinione pubblica e le grida del buon popolo, che non poteva lamentarsi senza esporsi al patibolo, queste società governavano, o piuttosto sconvolgevano dispoticamente, la penisola, che era diventata loro patrimonio; e disputando lo scettro di ferro che tenevano in mano, invocando la libertà, facevano versare al popolo torrenti di lacrime ad ogni litigio e gettavano le famiglie nella desolazione. » – Qual era la loro dottrina? Ovviamente quella di Socino e della Massoneria in generale. Anche Don Ferdinando VII, Re di Castiglia, ricordando il decreto del 6 dicembre 1823, con cui chiude le logge (o torres) e proibisce la setta massonica, si esprime in questi termini: « A quelli del mio Consiglio, ecc. … Sappiate che con decreto reale del 6 dicembre dello scorso anno (1823), ho ritenuto opportuno comunicare al mio Consiglio che una delle cause principali della rivoluzione in Spagna e in America, e una delle molle più efficaci impiegate per promuoverne il progresso, erano le società segrete che, con nomi diversi, si erano introdotte tra noi, ingannando la vigilanza del governo e acquisendo un grado di malignità sconosciuto nei Paesi da cui avevano avuto origine. Per questo, convinto che, per porre un rimedio pronto ed efficace a questa piaga morale e politica, non bastassero alcune disposizioni nelle nostre leggi destinate a stroncare il male, e che fosse almeno necessario corroborarle e adattarle alle circostanze in cui ci troviamo, raddoppiando le precauzioni per scoprire le suddette associazioni e i loro sinistri disegni, ho voluto che il Consiglio, senza ulteriori indugi, si occupasse di questo, comunicandomi ciò che riteneva più opportuno in materia. L’art. I recita: « Tutte le congregazioni di massoni e di altre società segrete, qualunque sia il loro nome e il loro scopo, sono nuovamente e assolutamente proibite in tutti i miei regni e domini di Spagna e delle Indie ».  L’Art. 14 è così concepito:  « Gli Arcivescovi, i Vescovi e gli altri prelati ecclesiastici, nei loro sermoni, visite ed istruzioni pastorali, faranno tutto ciò che il loro zelo per la salvezza delle anime affidate alle loro cure impone, per allontanarle dall’orribile crimine della Massoneria e dall’iniziazione a qualsiasi altra società segreta, ripetendo loro che sono proscritte dalla Santa Sede in quanto veementemente sospettate di eresia e sovversive del trono e dell’altare. » Art. 15. Raccomando con urgenza al Consiglio di raddoppiare lo zelo e la vigilanza sui regolamenti delle scuole primarie, ecc.

Dato a Sacedon, il primo giorno di agosto 1824.

Io, il Re.

Ovviamente questo atto reale ed il suo contenuto dimostrano che la Massoneria sapesse come nascondersi in Spagna, indubbiamente trattenuta dalla paura, perché vi era stata introdotta, come ci ha dimostrato Clavel; e, inoltre, vi aveva dimostrato con atti ben noti il suo odio contro Gesù Cristo e la sua Chiesa.

DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO-MASSONERIA (4)