DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO-MASSONERIA (2)

DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO MASSONERIA (2)

DI MONSIGNOR AMAND JOSEPH FAVA

VESCOVO DI GRENOBLE

LIBRERIA OUDIN, EDITORE – 1882

Cromwell (Olivier), adepto di Socino, fondò la Massoneria in Inghilterra.

« Una volta stabilitisi in Polonia – dice Bergier – i sociniani inviarono emissari a predicare la loro dottrina in Germania, Olanda ed Inghilterra. Essi non ebbero molto successo in Germania; protestanti e Cattolici si unirono per smascherarli. In Olanda si mescolarono agli anabattisti; in Inghilterra trovarono sostenitori tra le varie sette che dividevano le menti di quel regno. Così dispersi, venivano chiamati con nomi diversi…. Furono chiamati ovunque Unitari o Sociniani, e questo nome di Sociniani divenne comune a tutti i settari che negano la divinità di Gesù Cristo ». – Art.: Sociniani.  – L’Abbé Lefranc, già citato, afferma che la Massoneria attiva passò dalla Polonia all’Inghilterra. « La Massoneria – dice – è la quintessenza di tutte le eresie che hanno diviso la Germania nel XVI secolo. I luterani, i calvinisti, gli zuwingliani, gli anabattisti, i nuovi ariani, tutti coloro, in una parola, che attaccano i misteri della Religione rivelata, tutti coloro che contestano la divinità di Gesù Cristo, la maternità divina della Beata Vergine; tutti coloro che non riconoscono l’autorità della Chiesa Cattolica o che rifiutano i Sacramenti; coloro che non sperano in un’altra vita, che non credono in Dio, o perché si convincono che non si immischi nelle cose di questo mondo, o perché desiderano che non lo faccia: questi sono tutti coloro che hanno dato vita alla Massoneria, o con i quali i massoni si sono associati e di cui il loro ordine è ora formato. »  « È dall’Inghilterra – continua l’Abbé Lefranc – che i massoni di Francia pretendono di trarre la loro origine; è quindi tra i nostri vicini che dobbiamo esaminare il progresso della Massoneria. All’inizio del XVII secolo non se ne parlava. Solo a metà del secolo fecero la loro comparsa segnalandosi sotto il regno di Cromwell, perché furono incorporati con gli indipendenti che allora formavano un grande partito. Dopo la morte del grande protettore, il loro credito diminuì e solo alla fine dello stesso secolo riuscirono a formare delle assemblee separate, con il nome di Freys-Masons, uomini liberi, o libero-massoni; non furono riconosciuti in Francia e riuscirono a fare proseliti solo attraverso gli inglesi e gli irlandesi che passarono in quel regno con re Giacomo ed il pretendente. Fu tra le truppe che si fecero conoscere e attraverso di esse iniziarono a fare proseliti, che divennero formidabili dal 1760, quando ebbero alla loro testa M. de Clermont, abate di Saint-Germain-des-Prés. » – L’autore dell’opera intitolata: Les Francs-Maçons écrasés – l’Abbé Larudan – concorda con l’Abbé Lefranc, l’autore che abbiamo appena citato. In questo volume, stampato ad Amsterdam nel 1747, il segreto della Massoneria è chiaramente svelato: esso consiste nel negare la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, come abbiamo detto, per sostituire questo dogma, che è la base del Cristianesimo, con la religione naturale o razionalismo.  L’autore dell’opera: Les Francs-Maçons écrasés afferma che Cromwell diede al suo ordine il titolo di Ordine dei Franco-Massoni, perché il suo scopo era quello di costruire un nuovo edificio nella libertà, cioè di riformare l’umanità sterminando i re ed i poteri di cui questo usurpatore era il flagello. Ora, per dare ai suoi seguaci un’idea sensata del suo disegno, propose loro di ristabilire il Tempio di Salomone;  ed è in questo progetto che si deve ammirare ancora di più la grande intelligenza di quest’uomo straordinario che, sotto la cenere più pacifica, ha voluto nascondere questo formidabile fuoco di cui oggi si mostrano le scintille. E, in effetti, quale idea avrebbe potuto essere più pertinente ad un progetto di questa natura? Ed è qui, in particolare, che prego il lettore di esaminarne attentamente le minuzie ».  – « Il Tempio di Salomone fu costruito per ordine di Dio dato a quel principe. Esso era il santuario della Religione, il luogo dedicato in particolare alle sue auguste cerimonie; era per lo splendore di questo Tempio che questo saggio monarca aveva istituito tanti ministri incaricati di curarne la purezza e l’abbellimento. Infine, dopo diversi anni di gloria e di magnificenza, un formidabile esercito arrivò e abbatté questo illustre monumento. Il popolo che lì aveva reso omaggio alla Divinità fu messo in catene e condotto a Babilonia; da dove, dopo la più rigorosa prigionia, fu tratto dalla mano del suo Dio. Un principe idolatra, scelto come strumento della clemenza divina, permette a questo popolo disgraziato non solo di riportare il Tempio al suo antico splendore, ma anche di approfittare dei mezzi che mette a disposizione per riuscirvi. » – « Ora è in questa allegoria che i massoni trovano l’esatta somiglianza della loro società. Questo Tempio, dicono, nel suo primo lustro, è la figura dello stato primitivo dell’uomo, uscito dal niente. Questa religione, queste cerimonie che venivano praticate lì, non sono altro che questa legge comune incisa in tutti i cuori, che trova il suo principio nelle idee di equità e carità a cui gli uomini sono legati tra loro. La distruzione di questo Tempio, la schiavitù dei suoi adoratori, sono l’orgoglio e l’ambizione, che hanno introdotto la dipendenza tra gli uomini. Questi Assiri, questo esercito spietato, sono i re, i principi, i magistrati, il cui potere ha fatto piegare tanti sfortunati che essi hanno oppresso. Infine, le persone scelte e incaricate di restaurare questo magnifico Tempio sono i franco-massoni, che devono restituire all’universo la sua prima dignità. » È facile per il lettore vedere che l’autore di queste pagine attribuisce a Cromwell un’allegoria che appartiene a Fausto Socino, come abbiamo spiegato sopra; ma riconosciamo che Cromwell l’ha ben sviluppata e stampata così fortemente nella mente della Massoneria inglese tanto da passare sul continente europeo per diffondersi, da lì, nella Massoneria universale. Ne consegue che Cromwell, fedele discepolo di Socino, ripudiò la Rivelazione cristiana e rifiutò il dogma della Divinità di Gesù Cristo, per seguire i semplici dati della ragione; in una parola, per abbracciare il razionalismo sociniano. L’opera che noi citiamo, Les Francs-Maçons écrasés (I massoni schiacciati), fu stampata ad Amsterdam nel 1747, quarant’anni prima che Adam Weishaupt, il fondatore dell’Illuminismo tedesco, formulasse la dottrina massonica con la chiarezza che caratterizza il suo spirito. Per questo riteniamo utile ed interessante riportare qui alcune pagine di tale opera, per dimostrare che la dottrina massonica inglese, ripresa da Fausto Socino, è identica nella sostanza a quella dell’Illuminismo tedesco, che fu adottata a Wilhemsbad nel 1781, nel grande convento che vi si riuniva, e da cui si diffuse subito in tutto l’universo, grazie ai deputati che vi erano giunti da ogni parte del mondo. L’autore sopra citato continua: « La gente mi chiederà senza dubbio come abbia fatto a penetrare il significato di questa allegoria, per farne la giusta applicazione? Quale raggio luminoso è venuto a perforare l’orrore sacro di questa notte profonda che ne ha velato la struttura per me? A questo rispondo che, per lungo tempo immerso nelle tenebre, come un’infinità di altri, ho vagato come loro nell’avventura, senza poter prendere alcuna decisione, finché finalmente mille riflessioni sulla morale che mi veniva comunicata mi hanno aperto gli occhi fino a farmi intravedere il suo scopo, e di mostrarmene la prova, dopo un esatto parallelo delle cerimonie e degli usi di cui sono stato testimone nelle varie logge che ho frequentato e dove ho sempre trovato gli stessi geroglifici da indovinare, e di conseguenza lo stesso significato da penetrare. Ma per tornare alla Libertà e all’Uguaglianza, rappresentate dal Tempio di Salomone, questi attributi così essenziali per l’uomo, dicono i massoni, e così inseparabili dalla sua natura, gli sono stati dati dal Creatore solo come una proprietà propria, su cui nessuno aveva alcun diritto. È questo Dio che, traendo la natura dal nulla, ha fatto dell’uomo il suo principale ornamento, senza assoggettarlo a nessun altro potere che non sia il suo. È Lui che gli ha dato la terra da abitare solo come un essere indipendente dai suoi simili, al quale non può rendere omaggio senza diventare sacrilego e contravvenire formalmente ai suoi ordini. Invano – essi continuano – la superiorità del talento in alcuni, e la sublimità del genio in altri, sono sembrate richiedere il tributo del suo rispetto e della sua venerazione. Tutti questi vantaggi, riuniti un tempo in un grado più eminente di questo, non hanno nulla che giustifichi la sua empietà: il Dio geloso che lo ha formato non vuole condividerlo, e il suo incenso è impuro ai suoi occhi, non appena ne ha bruciato qualche granello sull’altare di quegli idoli fragili e deperibili a cui non vale la pena sacrificare vittime così nobili. In una parola, è degradare la propria natura, oscurare il suo splendore, perdere tutto il proprio valore, riconoscere in un qualsiasi uomo qualcosa di più di un suo pari e la cui condizione sia preferibile alla nostra. Questo è il ragionamento dei massoni, che cercano di rendere plausibile, sia con l’immagine della disgrazia degli uomini, sia con i mezzi che propongono per porvi rimedio. Ecco come si presentano i primi. – Se l’uomo – essi dicono – ha visto i suoi privilegi annientati, se è decaduto da questo stato glorioso, proprio della sua natura; in una parola, se si vede oggi subordinato con disgrazia e ignominia, o l’ambizione dei suoi simili, o l’oblio del suo stesso interesse, lo hanno fatto precipitare in questo abisso; se l’ambizione lo ha sprofondato in questo abisso, spetta quindi a lui uscirne, spetta a lui innalzare la bandiera dell’indipendenza e dell’uguaglianza, che è stata rubata dalle mani dell’orgoglio, ed esporla sulle macerie del mostro spietato che ha causato la sua rovina. Al contrario, se è lui stesso l’artefice della sua disgrazia, se il suo abbattimento è opera delle sue stesse mani, che apra gli occhi sulle catene alle quali si è condannato; che accetti l’aiuto di questa mano che si offre di romperle e di gravarne i tiranni. Spetta solo ai massoni compiere questi miracoli, riunire in un unico corpo tutte quelle famiglie diverse che, allontanandosi dalla loro origine comune, pur componendo un unico insieme, sono arrivate a fraintendersi a vicenda fino a voler comporre da sole questo insieme, di cui erano solo le parti. » – Ovviamente, i massoni del XVIII secolo pensavano come quelli di oggi e si esprimevano come i loro fratelli di oggi. Se qualcuno ne dubiti, ascolti la pagina seguente, tratta dallo stesso autore: « Ora questa dottrina, una volta ben assorbita – egli dice – non resta che metterla a frutto; ed è allora che i massoni fanno capire che nulla sia difficile per chi osa intraprendere: – capite, signori conservatori? – che l’opposto debba essere distrutto dal contrario; che la rivolta debba succedere all’obbedienza, il risentimento alla debolezza; che la forza debba essere opposta alla forza, l’impero della superstizione debba essere abbattuto per innalzare quello della vera religione, l’errore e l’ignoranza debbano essere dissipati per seguire solo le luci della natura; che è Dio che ha inciso questa luce nel cuore dell’uomo, che l’ha posta come lampada eterna per illuminare le sue azioni, come oracolo sicuro che deve ispirarlo, come guida immutabile che deve condurlo; che il Padrone del mondo, indifferente alle azioni delle sue creature, è geloso solo del loro omaggio; che il culto principale che Egli richiede loro è il semplice riconoscimento delle sue opere buone, il tenero ricordo dei suoi doni, ma che per questa dipendenza, accreditata per tanto tempo dalla cecità e dal pregiudizio, è necessario alla fine dissipare il prestigio, cancellare uno spettacolo lesivo della divinità, distruggere gli idoli che hanno osato competere con lui per l’incenso e, liberi per natura, tornare al possesso dei propri privilegi. – Questa morale, come si vede, è degna dei suoi autori e ha indubbiamente dato origine a quei termini mistici che i massoni usano quando dicono che la loro società si regge su tre colonne principali, cioè sulla Saggezza, sulla Forza e sulla Bellezza, che sono appunto gli attributi di questa legge di natura di cui si è appena parlato e l’uso di questa violenza che si deve fare. È anche ad essa che l’Ordine deve i suoi magnifici nomi di Tempio della Verità, Ingresso della Luce, Nuovo Mondo, Stella Radiosa, Sole Incomparabile, ecc. Chi non vede in questi termini di superstizione, pregiudizio, cecità, idoli che usurpano gli onori dovuti all’unico Dio della natura, il disprezzo gettato a piene mani sulla Religione cristiana e sul suo divino Autore? Il progetto della massoneria inglese era quindi quello di Socino: la distruzione del Cristianesimo. Cromwell, morto nel 1658, ricevette un magnifico funerale. « Il suo cadavere – dice Feller – fu imbalsamato e sepolto nella tomba dei re, con grande magnificenza; ma riesumato nel 1660, all’inizio del regno di Carlo II, venne  trascinato sulla rastrelliera, impiccato e sepolto ai piedi del patibolo. Così il figlio di Carlo I vendicò il padre su colui che era chiamato Protettore d’Inghilterra. Questi eventi dispersero coloro che si erano riuniti intorno a Cromwell; ma i sociniani continuarono a insinuare ovunque la loro dottrina, che non è altro che la massoneria. Ragon, un massone molto colto e molto seguito dalla setta, completa quanto abbiamo appena detto, riassumendo la storia della Massoneria inglese, nella sua opera intitolata: Ortodossia massonica, alle pagine 28 e seguenti. « Nel 1646 – egli scrive – il celebre antiquario Elijah Ashmole, grande alchimista e fondatore del Museo di Oxford, fu ammesso con il colonnello Main-Warraing alla Corporazione degli operai massoni di Warrington, nella quale cominciavano ad aggregarsi in modo cospicuo individui estranei alla Part de bâtir. « Nello stesso anno, una società di Rosa+croce, formatasi sulla base delle idee della Nuova Atlantide di Bacone, si riunì nella casa di riunione dei liberi massoni a Londra. Ashmole e gli altri confratelli della Rosa+croce, avendo riconosciuto che il numero dei lavoratori di mestiere era sorpassato da quello dei lavoratori intellettuali, perché il primo diminuiva ogni giorno, mentre il secondo aumentava continuamente, pensarono che fosse giunto il momento di abbandonare le formule di accoglienza di questi lavoratori, che consistevano solo in alcune cerimonie più o meno simili a quelle in uso tra tutti i mestieranti, che fino a quel momento erano servite agli iniziati come rifugio per ottenere seguaci. Essi le sostituirono, per mezzo di tradizioni orali di cui si servivano per i loro aspiranti alle scienze occulte, una modalità scritta di iniziazione ricalcata sugli antichi misteri e su quelli dell’Egitto e della Grecia; e il primo grado iniziatico fu scritto più o meno come lo conosciamo. Avendo questo primo grado ricevuto l’approvazione degli iniziati, il grado di compagno fu redatto nel 1648; e quello di maestro, poco dopo. Ma la decapitazione di Carlo I nel 1649, e il partito che Ashmole prese a favore degli Stuart, portarono grandi cambiamenti a questo terzo e ultimo grado che era diventato biblico, pur lasciando come base questo grande geroglifico della natura simboleggiato verso la fine di dicembre. Nello stesso periodo nacquero i gradi di Maestro-Segreto, Maestro-Perfetto, Eletto, Maestro-Irlandese, di cui Carlo I è l’eroe, con il nome di Hiram; ma questi gradi di consorteria politica non erano professati da nessuna parte; tuttavia, in seguito, costituiranno l’ornamento dello scozzismo. » – Ma i membri non lavoratori, accettati nella corporazione, le fecero assumere segretamente una tendenza politica, soprattutto in Scozia; i capi (protettori) dei lavoratori scozzesi, sostenitori degli Stuart, lavorarono nell’ombra per la restaurazione del trono distrutto da Cromwell. L’isolamento delle riunioni dei massoni è stato sfruttato per tenere incontri nei loro locali, dove si facevano piani in sicurezza. La decapitazione di Carlo I doveva essere vendicata; per raggiungere questo obiettivo e per riconoscersi, i suoi sostenitori proposero un rango templare, dove la morte violenta dell’innocente J.-B. Molay chiamava alla vendetta. Ashmole, che condivideva lo stesso sentimento politico, modificò quindi il grado del suo maestro, sostituendo alla dottrina egiziana, che la rendeva un tutt’uno con i primi due gradi, un velo biblico incompleto e disparato, come richiesto dal sistema gesuitico, e le cui iniziali delle parole sacre di questi tre gradi riproducevano quelle del nome del Gran Maestro dei Templari. Ecco perché da allora gli iniziati hanno sempre guardato al grado di Maestro, unico complemento della Massoneria, come a un grado da rifare; è probabilmente in seguito a questa riforma che le due colonne e i motti dei primi due gradi hanno ricevuto anche nomi biblici.

« 1703. Importante decisione delle formazioni che ammettono apertamente, nell’associazione di Londra, le persone estranee all’arte della costruzione. I muratori filosofi, detti accettati, mescolati, per lungo tempo, con gli operai costruttori, si troveranno più potenti per operare pubblicamente la trasformazione tanto desiderata.

« 1714. Giorgio I inizia il suo regno. Gli autori massonici considerano questo periodo come la fine dei tempi bui dell’Ordine massonico. Si sbagliano, non esiste ancora un Ordine massonico; questo periodo rappresenta solo la fine delle associazioni dei costruttori, la cui esistenza era diventata molto precaria, poiché i loro segreti in architettura erano diventati di dominio pubblico.

« 1717. L’Ordine massonico risale solo a questo periodo: l’associazione dei costruttori era solo uno o più corpi di mestieri e non è mai stata un ordine. Per quanto riguarda la parola massone, questo qualificativo non è stato creato per loro, solo la sconsideratezza o l’ignoranza potevano dotarlo; perché, ripetiamo, un’opera di massoneria, non è un’opera massonica. In questo anno, la corporazione contava, a Londra, solo quattro società, chiamate Logge, che possedevano i registri e i titoli antichi della confraternita e operavano sotto il titolo dell’ordine di York. Si riunirono a febbraio; adottarono i tre rituali redatti da Ashmole; si liberarono del giogo di York e si dichiararono indipendenti e al governo della confraternita, con il titolo di GRAND LODGE OF LONDON.

« È da questo fulcro centrale e unico che la FRANCO-MASSONNERIA, cioè l’apparente rinnovamento della filosofia segreta degli antichi misteri, è partita in tutte le direzioni per affermarsi tra tutti i popoli del mondo.

« 1725. Da questo momento la FRANCO-MASSONNERIA si diffonde nei vari Stati d’Europa; inizia in Francia, già nel 1721, con l’istituzione, il 13 ottobre, della loggia l‘Amitié et Fraternité a Dunkerque; a Parigi, nel 1725; a Bordeaux, nel 1732 (loggia l’Anglaise), e a Valenciennes, il 1° gennaio 1733, la Parfaite Union. Penetrò in Irlanda nel 1729; in Olanda nel 1730; nello stesso anno fu fondata una loggia a Savannah, nello Stato della Georgia (America), poi a Boston nel 1733. In Germania apparve nel 1736; la Gran Loggia di Amburgo fu istituita il 9 dicembre 1737; e così via negli altri Stati d’Europa e nei Paesi extraeuropei, sempre sotto la direzione attiva e intelligente della Gran Loggia d’Inghilterra. – Qual era dunque la dottrina di tutte queste logge? La Santa Sede ce lo dirà.

« Nel 1738, il quarto giorno delle calende di maggio, Clemente XII scrisse una lettera apostolica a tutto il mondo cattolico, in cui si leggono i seguenti passaggi: « Abbiamo appreso dalla stessa voce pubblica dell’estensione, del contagio e del progresso, che sta diventando sempre più rapido, di alcune società, assemblee o conventicole, chiamate Liberi muratori, o Massoni, o con qualche altro nome, secondo la varietà delle lingue. In queste associazioni, uomini di ogni religione e setta, attenti a dare un’apparenza di naturale onestà, legati da un patto tanto stretto quanto impenetrabile, secondo le leggi e gli statuti che si sono dati, si impegnano con un rigoroso giuramento fatto sulla Bibbia, e sotto le più terribili sanzioni, a tenere nascoste le pratiche segrete della loro società con un giuramento inviolabile.

« Ma la natura del crimine è tale da tradirsi e da lanciare un grido che lo rivela: così le società o conventicole di cui parliamo hanno suscitato nelle menti dei fedeli sospetti così gravi che l’appartenenza a queste società è per gli uomini saggi e onesti un segno di depravazione e perversione. Infatti, se non facessero il male, non avrebbero questo odio per la luce. La diffidenza che ispirano è cresciuta a tal punto che in tutti i Paesi il potere secolare ha prudentemente proscritto e bandito queste società come nemiche della sicurezza degli Stati.  « Per questo motivo vietiamo assolutamente, in virtù della santa obbedienza, a tutti i fedeli di Gesù Cristo, di qualsiasi stato, grado, condizione, rango, dignità e preminenza essi siano, laici o chierici, secolari o regolari… di avere l’audacia o la presunzione di entrare, sotto qualunque pretesto o sotto qualunque colore che sia, in queste note società di massoni… sotto pena della scomunica in cui incorrono tutti i contravventori del divieto che è stata appena emesso, ipso facto e senza altra dichiarazione… ».

« Nel 1751, il 15 delle calende di aprile, Benedetto XIV, analizzando la Costituzione di Clemente XII, parla nella stessa maniera e rinnova le stesse condanne. Così faranno i Romani Pontefici, loro successori.

Magari questo grido d’allarme lanciato dalla Santa Sede fosse stato ascoltato. La Chiesa e i vari Stati in cui la Massoneria è penetrata avrebbero evitato i mali di ogni genere di cui sono stati vittime e di cui noi stessi stiamo soffrendo in modo così crudele in questo momento.

Voltaire, libero pensatore e massone, alimentò le fiamme dell’odio contro Gesù Cristo in Francia.

Nella sua Histoire de Voltaire, Paillet de Warcy scrive quanto segue: « Voltaire fu messo alla Bastiglia e dopo sei mesi gli fu concessa la libertà, con l’ordine di lasciare la Francia. Egli passò in Inghilterra. Così, all’età di 31 anni, Voltaire era stato cacciato dalla casa paterna e da quella del procuratore, rimandato dall’Olanda, bistrattato da un comico, castigato ancora più gravemente da un ufficiale, messo alla Bastiglia ed esiliato dalla Francia. Non era certo – osserva M. Lepan – di avere una grande disposizione per la filosofia; ma quello che si proponeva di fare, si può rispondere, non richiedeva altro. » – « Voltaire arrivò a Londra, dove trascorse gli anni 1726, 27 e 28. Fu lì, dice il nostro storico, in compagnia di un Toland, la cui empietà fu perseguita e condannata persino in Inghilterra, e le cui ultime parole mentre moriva furono: “Vado a dormire”; di un Chubb, sociniano, che diceva: Gesù Cristo era della religione di Thomas Chubb, ma Thomas Chubb non è della Religione di Gesù Cristo; di Switz, il Rabelais d’Inghilterra, e che, nonostante le sue dignità nella Chiesa, aveva provato sulla Religione le armi più affilate del ridicolo; di un Antony Collins, il più terribile nemico del Cristianesimo; di un Wolston, di un Tindal, che vendeva di volta in volta la sua penna ad amici e nemici della fede; del Vescovo Tailor, Autore di Guide des douleurs; di lord Hébert de Cherbury;di lord Shafsterbury, d’un Bolingbrockeinfine; fu nella società di tutti questi uomini, diventati i suoi oracoli, che Voltaire acquisì i sentimenti più irreligiosi. Da questo momento in poi, le sue opinioni apparvero fissate. A volte le sosteneva con cautela; ma, come ha osservato M. Mazure, ciò avveniva quando era impegnato in esse con la paura, la speranza o l’ambizione.  Toland era l’anima della società dei Liberi Pensatori, formata dalle varie persone sopra citate. Voltaire vi fu ammesso prima di tornare in Francia. Tornato a Parigi, iniziò una guerra senza quartiere contro il Cristianesimo; si unì a tutti i nemici della Religione, fino ad unirsi alla massoneria di Francia e, come un generale in capo, lanciò l’esercito dei filosofi miscredenti, che si sottomettevano ai suoi ordini, contro l’Infame: questo è come egli chiamava la Religione cristiana e il suo divino Fondatore. Il barone d’Holbac aveva scritto: « Un cieco fatalismo circonda di catene della necessità l’uomo, la natura e Dio stesso, se esiste. L’uomo, come la pietra grezza, è senza rapporto con Dio, o piuttosto la natura è Dio, essa è la causa di tutto e la sua stessa causa. Il tutto scaduto nell’ora della morte. Il dolore e il piacere sono gli unici motivi di ogni morale. La felicità è in tutto ciò che piace ai sensi. I doveri? Sono le catene imposte dal dispotismo. I boia e i patiboli sono più da temere della coscienza e degli dei. Infine, poiché la società è corrotta, bisogna corrompere se stessi per trovare la felicità. » Tali erano le turpi massime a cui Voltaire si abbandonava: « Dopo aver attinto alle oscure fonti che gli offrivano i riformatori del XVI secolo – soprattutto Socino – si impadronì delle blasfemie dei Toland, dei Collins, dei Wolston, dei Tindal e dei Bolingbrock; credette che fosse giunto il momento di rovesciare gli altari dell’Europa cristiana; si ripromise di schiacciare l’infame, e si lusingò di stabilire una nuova era negli annali del mondo ». (Mazure.) Condorcet, scrivendo la vita di Voltaire, ha potuto dire di lui: « Non ha visto tutto quello che ha fatto, ma ha fatto tutto quello che noi vediamo. Gli osservatori illuminati dimostreranno a chi sa pensare che il primo autore di questa grande Rivoluzione sia senza dubbio Voltaire. » – « Sono stanco di sentir ripetere – diceva Voltaire – che dodici uomini sono bastati a fondare il Cristianesimo, e voglio dimostrare loro che ne basta uno solo per distruggerlo ». Un luogotenente di polizia disse a Voltaire: « Qualunque cosa voi scriviate, non riuscirete a distruggere la Religione cristiana. – Questo è ciò che vedremo, rispose. – Il progresso dell’empietà provocò in Voltaire una gioia che non riuscì più a contenere. Durante una cena di questi filosofi, a casa di d’Alembert, Voltaire, guardando la compagnia, disse: « Signori, credo che Cristo si troverà in una brutta situazione dopo questa seduta ». E d’Alembert ammette, in una delle sue lettere, che sentendo i loro commenti infamanti, « gli si rizzarono i capelli in testa; li prese, scrive, per i consiglieri del Pretorio di Pilato ». « Voltaire rimproverò una volta il suo amico d’Alembert con grande veemenza per ciò che quest’ultimo aveva scritto nell’Enciclopedia, parlando di Bayle: “Felice se egli avesse rispettato di più la religione e la morale! Ho visto con orrore – gli scrisse Voltaire – quello che voi dite di Bayle; dovete fare penitenza per tutta la vita per queste due righe… che queste righe siano bagnate dalle vostre lacrime! – Alla soppressione della Compagnia dei Gesuiti, Voltaire aveva esclamato con trasporto: « Ecco una testa dell’idra tagliata; alzo gli occhi al cielo e grido: schiacciate l’infame! ». Tutte le sue lettere agli amici più stretti terminavano con le parole: “Schiaccia l’infame! Schiacciate l’infame! “Termino tutte le mie lettere dicendo: ‘Schiacciate l’infame’, come Catone diceva sempre: « Questa è la mia opinione, che Cartagine sia distrutta ». Mentre alla Corte di Roma faceva tutte le sue proteste di rispetto per la Chiesa, scriveva a Damilaville:  « Si abbraccino i filosofi, e chiediamo loro di ispirare per l’infame, tutto l’orrore che gli si deve; correte tutti sull’infame, abilmente. Ciò che mi interessa è la propagazione della fede e della verità, e la denigrazione dell’infame: Delenda est Carthago. » – M. d’Argental, dopo avergli rimproverato lo scandalo delle sue contraddizioni, rispose: « Se avessi centomila uomini, so bene cosa farei; ma siccome non li ho, farò la Comunione a Pasqua, e potrete chiamarmi ipocrita quanto volete. Il re aveva appena ripristinato la sua pensione e Voltaire fece effettivamente la comunione nella Pasqua dell’anno successivo. Chi saprà mai leggere l’anima di quest’uomo, padrone di chi lo circonda, dominato lui stesso da un’immensa vanità? Oggi bestemmia contro Cristo, il giorno dopo lo riceve nella Comunione. Un giorno cadde a terra dopo essersi rotto un vaso sanguigno toracico, mentre vomitava sangue e Tronchin, il suo medico, dichiarava che la sua vita era in pericolo: « Presto – gridò – mandate a chiamare il prete… ». Si confessò e firmò con la mano una professione di fede, in cui chiedeva a Dio ed alla Chiesa il perdono delle sue colpe. Ordinò che questa ritrattazione fosse stampata su tutti i giornali pubblici. Guarito, riprese la sua guerra contro Gesù Cristo, che continuò fino al giorno in cui fu colpito da una crudele malattia. L’abate Gaultier e il curato di Saint-Sulpice ricompaiono in questo momento supremo; ma Voltaire è circondato da Diderot, d’Alembert, Marmontel, la Harpe, Grimm, ecc. « Il parroco di San Sulpizio giunse fino al suo capezzale e gli disse con dolcezza queste parole: ‘signor Voltaire, siete all’ultimo stadio della vostra vita, riconoscete la divinità di Gesù Cristo’? Il moribondo esitò un attimo, poi, tendendo la mano e allontanando il sacerdote, rispose: « Signor curato, lasciatemi morire in pace ». Gli ecclesiastici uscirono. Quando se ne furono andati (dice lo storico), M. Tronchin, il medico di Voltaire, lo trovò in preda ad una terribile agitazione, che gridava con furore: “Sono abbandonato da Dio e dagli uomini…”. Il dottor Tronchin, raccontando questo fatto a persone rispettabili, non poté fare a meno di dire loro: « Vorrei che tutti coloro che sono stati sedotti dai libri di Voltaire avessero assistito alla sua morte; non è possibile resistere ad un simile spettacolo ». – (Raccolta di particolari curiosi della vita e della morte di M. de Voltaire, Porentruy 1782). Ecco l’epitaffio di Voltaire da parte di uno dei suoi: Più bella mente che grande genio, Senza legge, senza morale e senza virtù. Morì come visse, coperto di gloria e infamia.  (J. – J. ROUSSEAU) – Aggiungiamo con l’autore della Storia di Voltaire: « Si è visto che i filosofi si opposero, per quanto possibile, a che Voltaire ricevesse le visite e le esortazioni del curato di San Sulpizio e dell’abate Gaultier. Nel numero abbiamo citato d’Alembert, Diderot e Marmontel. Riteniamo opportuno, come M. Lepan, ricordare che Condorcet svolse lo stesso ruolo nel 1783, alla morte di d’Alembert, impedendo l’ingresso nella sua stanza al curato di Saint-Germain, venuto a trovarlo. « Se non ci fossi stato io (ha detto Condorcet), si sarebbe immerso. L’anno successivo, Diderot rimase a lungo a casa, trattenuto da piaghe alle gambe, e ricevette più volte M. de Tersac, parroco di San Sulpizio; i seguaci della filosofia, spaventati da queste visite, trovarono il modo di impedirle fino alla sua morte, avvenuta il 2 luglio 1784. Marmontel, più felice, si mostrò religioso alla fine dei suoi giorni; li terminò, il 31 dicembre 1799, in un modesto ritiro che aveva acquistato nella frazione di Ableville, nei pressi di Guillon. Quanto a Condorcet, si era avvelenato il 28 marzo 1794 a Bourg-la-Reine, vicino a Parigi, in una prigione dove era stato gettato. – Questa è stata la fine dei quattro personaggi che hanno segnato maggiormente la filosofia moderna, insieme a Voltaire. Tutti i dettagli che abbiamo appena fornito dimostrano purtroppo, fino all’evidenza, ciò che abbiamo detto, ossia che il segreto della setta non è altro che l’odio per Gesù Cristo e il progetto di distruggere il Cristianesimo. Potremmo citare mille altre testimonianze a sostegno di questa tesi, ma ci asterremo dal farlo. Voltaire riassume da solo la società francese dal 1728 al 1778, anno della sua morte; ha reso a sua immagine e somiglianza coloro che lo circondavano, liberi pensatori e massoni, e attraverso loro ed i loro scritti, tanto numerosi quanto diffusi, ha corrotto il suo secolo ed il mondo.

Adam Weishaupt fonda l’Illuminismo tedesco.

Nello stesso periodo, in Germania, nasceva Adam Weishaupt. Aveva trent’anni quando Voltaire morì. Dotato di un profondo genio organizzativo, utilizzò i materiali accumulati dalla setta massonica da Socino fino a lui; li plasmò, e per completare il compito di fare un essere morale completo, diede a questo corpo la dottrina di Spinosa, cioè il panteismo, come sua anima. – Il segreto dell’Illuminismo tedesco è il segreto della Massoneria, con la quale si è identificato ed è diventato un tutt’uno: l’odio per Gesù Cristo e il progetto di distruggere il Cristianesimo. Per dimostrarlo, basterà citare alcuni passaggi degli scritti dello stesso Weishaupt, che abbiamo già citato altrove. « Ricordate – diceva ai suoi seguaci – che fin dai primi inviti che vi abbiamo fatto per attirarvi in mezzo a noi, abbiamo cominciato col dirvi che nei piani del nostro ordine non c’era alcuna intenzione contro la Religione; ricordate che questa assicurazione vi è stata data di nuovo quando siete stati ammessi nelle file dei nostri novizi; che vi è stata ripetuta di nuovo quando siete entrati nella nostra Accademia di Minervale. Ricordate anche quanto vi abbiamo parlato di moralità e di virtù in quei primi gradi, ma come gli studi che vi abbiamo prescritto e le lezioni che vi abbiamo impartito, rendevano la virtù e la morale indipendenti da qualsiasi religione; come, lodando la nostra religione, siamo stati in grado di avvertirvi che essa non era altro che quei misteri e quel culto degenerato nelle mani dei sacerdoti. Ricordate con quale arte, con quale simulato rispetto vi abbiamo parlato di Cristo e del suo Vangelo, nei vostri gradi di Illuminato maggiore, di Cavaliere scozzese e di epopte o sacerdote; come abbiamo saputo fare di questo Vangelo quello della nostra ragione, e della morale, quello della natura, e della religione della ragione, della morale, della natura, per fare della religione, la morale dei diritti dell’uomo, dell’uguaglianza, della libertà. – Ricordate che insinuandovi tutte le varie parti di questo sistema, le abbiamo fatte sbocciare da voi stessi come vostre opinioni. Vi abbiamo messo sulla strada; voi avete risposto alle nostre domande molto più di quanto noi abbiamo risposto alle vostre. Quando vi abbiamo chiesto, ad esempio, se le religioni dei popoli rispondessero allo scopo per cui gli uomini le avessero adottate; se la religione pura e semplice di Cristo fosse quella professata oggi dalle varie sette, noi ne sapevamo abbastanza; ma era necessario sapere fino a che punto eravamo riusciti a far germogliare in voi i nostri sentimenti. Abbiamo dovuto superare molti pregiudizi in voi, prima di potervi convincere che questa cosiddetta Religione di Cristo era solo opera di Sacerdoti, di impostura e di tirannia. Se questo è il caso di questo Vangelo tanto proclamato e tanto ammirato, cosa dobbiamo pensare delle altre religioni? Imparate, dunque, che hanno tutti la stessa origine fittizia; che sono tutte ugualmente fondati sulla menzogna, sull’errore, sulla chimera e sull’impostura: QUESTO È IL NOSTRO SEGRETO. » – « I colpi di scena che abbiamo dovuto fare, le promesse che abbiamo dovuto farvi, le lodi che abbiamo dovuto fare a Cristo e alle sue cosiddette scuole segrete, la favola dei massoni da tempo in possesso della vera dottrina ed il nostro Illuminismo, oggi unico erede dei suoi misteri, non vi sorprendono più in questo momento. Se per distruggere tutto il Cristianesimo, tutta la Religione, abbiamo preteso e fatto credere di avere noi soli la vera religione, ricordate che il fine legittima i mezzi, che il saggio deve prendere per buoni tutti i mezzi del malvagio per il male. I mezzi che abbiamo usato per liberarvi, i mezzi che stiamo usando per liberare un giorno l’umanità da ogni religione, sono solo una pia frode che ci riserviamo di rivelare nel grado di Mago o Filosofo Illuminato. – Va notato che nel 1781 si tenne un’assemblea, o convento universale, a Wilhemsbad ad Hanau, per deliberare sulla dottrina che la Massoneria avrebbe adottato per unificarsi, sotto questo rapporto, e che fu quella dell‘Illuminismo tedesco. Così che la decisione presa nel 1781, nel suddetto convento, decisione seguita e mantenuta fino ad oggi dalle varie logge massoniche di tutto l’universo, è legge nella setta, in generale. Di conseguenza, per i massoni, la divinità di Gesù Cristo è una chimera ed il Cristianesimo è un edificio che deve essere distrutto al più presto.  – Parlando di questo convento, il padre Deschamps, nella sua opera magistrale: Les Sociétés secrètes, rivista da M. Claudio Janet, ci dice che le società massoniche, prima del 1781, erano divise come le sette protestanti, e che questa divisione era molto dannosa per la loro azione. « Si decise quindi – egli dice – di arrivare ad una riunione o convento generale dei deputati di tutti i riti massonici dell’universo, per mettere maggiore attività nel lavoro, più unità nella marcia, e arrivare più sicuramente e più rapidamente alla meta comune: una rivoluzione universale; Wilhemsbad ad Hanau, vicino alla città di quel nome, e a due o tre leghe da Francoforte sul Meno, fu scelta come luogo dell’incontro. Di tutte le assemblee generali tenute per vent’anni dai massoni, nessuna si era ancora avvicinata a quella di Wilhemsbad, né per il numero degli eletti né per la varietà delle sette da cui era composta. Così nel 1781, sotto l’ispirazione segreta di Weishaupt e su convocazione ufficiale del Duca di Brunswick, da ogni parte d’Europa, dalle profondità delle Americhe e dai confini stessi dell’Asia, si erano riuniti agenti e deputati delle società segrete. Erano, per così dire, tutti gli elementi del caos massonico, dice Barruel, riuniti nello stesso antro. » Weishaupt si fece rappresentare al convento da Knigge, il più abile dei suoi adepti, e da Dittfurt. I loro emulatori furono soprattutto i deputati dell’illuminismo francese o Martinismo di Lione. « Tuttavia – scrive padre Deschamps – l’Illuminismo francese o Martinismo non era rimasto inattivo davanti a quest’opera dell’Illuminismo bavarese. Aveva appena tenuto una grande assemblea a Lione sotto il nome di Convento delle Gallie, nella quale aveva pianificato di scegliere come capo il duca Ferdinando di Brunswick, che, con il suo appoggio e senza dubbio su sua istigazione, l’assemblea di Wilhemsbad nominò presto capo supremo di tutta la Massoneria, la cui loggia centrale, detta dei Cavalieri Benefacenti, a Lione, aveva acquisito, non si sa su quali basi, dice Clavel, un’alta preponderanza sulle logge della Germania. Essa era in qualche modo considerata, anche dalle varie frazioni della stretta osservanza e dalle officine che ammettevano, esclusivamente o in parte, il sistema templare, come la loggia madre dell’associazione.  « Le logge martiniste avevano inviato a Wilhemsbad, insieme allo stesso Saint-Martin, il presidente del convento delle Gallie, F. :. de Villermoz, un mercante di Lione, e La Chape de la Heuziere. Il Martinismo, che aveva ostinatamente provocato questo convento e di cui quello delle Gallie era stato solo precursore – aggiunge Clavel – vi esercitò la massima influenza; le loro dottrine dominavano i nuovi riti ed il nome della loro loggia madre, i Cavalieri Benefattori, compariva nel titolo stesso della riforma, con l’aggiunta: della città santa. Anche le sue logge adottarono senza eccezioni il regime rettificato che fu sostituito alla Massoneria di Saint-Martin. » « Tutte queste invasioni della massoneria da parte del Martinismo e dell’Illuminismo di WeisHaupt sono attestate anche da Barruel, aggiunge il p. Deschamps. « Forti della protazione del vincitore di Creveld e Mindem, dice Barruel, Ferdinando di Brunswick, e i deputati martinisti al Congresso di Wilhemsbad, di cui questo principe era presidente, Saint-Martin e La Chape de la Heuzière, non risparmiarono nulla, essi ed i loro agenti, per trionfarvi; essi furono appoggiati, e la loro vittoria sarebbe stata infallibilmente completa, se non fosse stato per il gran numero di deputati già conquistati da Knigge (con il quale, tuttavia, erano d’accordo e alleati), dice M. Lecoulteux de Canteleu. »  Se il lettore si chiede come si sia arrivati a conoscere tutte queste informazioni sulle società segrete, la risposta ce la forniscono gli storici dell’epoca, e Barruel, in particolare, ci fornisce i dettagli, riassunti da padre Deschamps, nei seguenti termini: « In Germania, un evento, disposto dalla Provvidenza come ultimo avvertimento alle monarchie, interruppe quasi il progresso della setta. La gelosia portò a una violenta rottura tra Weishaupt e Knigge. Inoltre, l’Elettore di Baviera, preoccupato per le attività clandestine di quella che riteneva essere la Massoneria vera e propria, ordinò la chiusura di tutte le logge. Gli illuminati, ritenendosi abbastanza forti da resistere all’ordine dell’Elettore, si rifiutarono di obbedire. La setta, di cui non si sospettava nemmeno l’esistenza, venne scoperta per caso. Un ministro protestante, di nome Lanze, fu colpito da un fulmine nel luglio del 1785. Si trovarono su di lui delle istruzioni in cui si affermava che egli era stato incaricato, in quanto persona illuminata, di recarsi in Slesia, di visitare le logge e di informarsi, tra l’altro, sulla loro opinione in merito alla persecuzione dei massoni in Baviera. « Messo sull’avviso, il governo condusse un’indagine severa. Gli abati Cosandey e Rennes, il consigliere Utschneider e l’accademico Grùnberger, che si erano ritirati dall’ordine non appena erano venuti a conoscenza del suo orrore, fecero una dichiarazione legale. L’11 ottobre 1786, il tribunale effettuò una perquisizione domiciliare nella casa di Zwach a Landshut, nonché nel castello di Chanderdor, appartenente all’adepto Barone di Bassus. Lì furono scoperti tutti i documenti e gli archivi dei cospiratori, che la corte bavarese fece stampare con il titolo Scritti originali dell’ordine e della setta degli Illuminati. Strana cecità dei principi! L’appello dell’Elettore di Baviera non fu ascoltato. La proibizione dell’Ordine degli Illuminati nell’Elettorato e nell’Impero d’Austria non servì a nulla, perché tutti i leader della setta trovarono aperta protezione nel resto della Germania. Il re di Prussia si rifiutò di prendere provvedimenti contro di loro. Weishaupt si ritirò a casa di uno dei suoi seguaci, il principe di Saxe-Coburg-Gotha, che gli conferì un incarico onorifico e lucroso. Da lì egli poté continuare a guidare l’ordine. » In una nota si legge: « Abbiamo saputo dal signor pastore Munier, presidente del Concistoro di Ginevra, che Weishaupt, avendo trovato asilo presso il Principe di Coburgo, ha promesso di ricompensarlo, e la Massoneria ha popolato i troni d’Europa di Coburgo ». M. Léon Pagès, Valmy, p. 13. Cfr: Les Sociétés secrètes, tomo II, pagina 112.

DISCORSO SUL SEGRETO DELLA FRANCO-MASSONERIA (3)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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