1° NOVEMBRE (2022) FESTA DI TUTTI I SANTI

FESTA DI TUTTI I SANTI (2022)

Doppio di 1a classe con Ottava comune. – Paramenti bianchi.

Il tempio romano di Agrippa fu dedicato, sotto Augusto, a tutti i dei pagani, perciò fu detto Pantheon. Al tempo dell’imperatore Foca, tra il 608 e il 610, Bonifacio IV Papa, vi trasportò molte ossa di martiri tolte dalle catacombe. Il 13 maggio 610 egli dedicò questa nuova basilica cristiana a « S . Maria e ai Martiri ». Più tardi la festa di questa dedicazione fu solennemente celebrata e si consacrò il tempio a « Santa Maria » e a “Tutti i Santi“. E siccome esisteva in precedenza una festa per la commemorazione di tutti i Santi, celebrata in tempi diversi dalle varie chiese e poi stabilita da Gregorio IV (827-844) il 1° novembre, papa Gregorio VII traportò in questo giorno l’anniversario della dedicazione del Panteon. La festa di Ognissanti ci ricorda il trionfo che Cristo riportò sulle antiche divinità pagane. Nel Pantheon si tiene la Stazione nel venerdì nell’Ottava di Pasqua. – Santi che la Chiesa onorò nei primi tre secoli erano tutti Martiri, e il Pantheon fu dapprima ad essi destinato: per questo la Messa di oggi è tolta dalla liturgia dei Martiri. l’Introito è quello della Messa di S. Agata, più tardi usato anche per altre feste; il Vang., l’Off., e il Com., sono tratti dal Comune dei Martiri. La Chiesa oggi ci presenta la mirabile visione del Cielo, nel quale con S. Giovanni ci mostra il trionfo dei dodicimila eletti (dodici è considerato come un numero perfetto) per ogni tribù di Israele e una grande, innumerevole folla di ogni nazione, di ogni tribù, di ogni popolo e di ogni lingua prostrata dinanzi al trono ed all’Agnello, rivestiti di bianche stole e con palme fra le mani (Ep.). Intorno al Cristo, la Vergine, gli Angeli divisi in nove cori, gli Apostoli e i Profeti, i Martiri, imporporati del loro sangue, i Confessori, rivestiti di bianchi abiti e il coro delle caste Vergini formano, canta l’Inno dei Vespri, questo maestoso corteo. Esso si compone di tutti coloro che, qui, hanno distaccato i loro cuori dai beni della terra, miti, afflitti, giusti, misericordiosi, puri, pacifici, di fronte alle persecuzioni, per il nome di Gesù. « Rallegratevi dunque perché la vostra ricompensa sarà grande nei Cieli » dice Gesù (Vang., Com.). Fra questi milioni di giusti, che sono stati discepoli fedeli di Gesù sulla terra, si trovano numerosi nostri parenti, amici, comparrocchiani, che adorano il Signore, Re dei re e corona dei santi (invit. del Matt.) e ci ottengono l’implorata abbondanza delle sue misericordie (Or.). Il sacerdozio che Gesù esercita invisibilmente sui nostri altari, dove Egli si offre a Dio, si identifica con quello che Egli esercita visibilmente in Cielo. – Gli altari della terra, sui quali si trova «l’Agnello di Dio», e quello del Cielo, ov’è l’ « Agnello immolato », sono un solo altare.: perciò la Messa ci richiama continuamente alla patria celeste. Il Prefazio unisce i nostri canti alle lodi degli Angeli, e il Communicantes ci unisce strettamente alla Vergine e ai Santi.

Incipit

In nómine Patris, ☩ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Adjutórium nostrum ✠ in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.

Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam, ✠ absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre Sanctórum ómnium: de quorum sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei

[Godiamo tutti nel Signore, celebrando questa festa in onore di tutti i Santi, della cui solennità godono gli Angeli e lodano il Figlio di Dio.]

Ps XXXII:1.
Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio.

[Esultate nel Signore, o giusti: ai retti si addice il lodarLo.]

Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre Sanctórum ómnium: de quorum sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei

 [Godiamo tutti nel Signore, celebrando questa festa in onore di tutti i Santi, della cui solennità godono gli Angeli e lodano il Figlio di Dio.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui nos ómnium Sanctórum tuórum mérita sub una tribuísti celebritáte venerári: quǽsumus; ut desiderátam nobis tuæ propitiatiónis abundántiam, multiplicátis intercessóribus, largiáris.
 

[O Dio onnipotente ed eterno, che ci hai concesso di celebrare con unica solennità i meriti di tutti i tuoi Santi, Ti preghiamo di elargirci la bramata abbondanza della tua propiziazione, in grazia di tanti intercessori.]

Lectio

Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli.
Apoc VII:2-12
In diébus illis: Ecce, ego Joánnes vidi álterum Angelum ascendéntem ab ortu solis, habéntem signum Dei vivi: et clamávit voce magna quátuor Angelis, quibus datum est nocére terræ et mari, dicens: Nolíte nocére terræ et mari neque arbóribus, quoadúsque signémus servos Dei nostri in fróntibus eórum. Et audívi númerum signatórum, centum quadragínta quátuor mília signáti, ex omni tribu filiórum Israël, Ex tribu Juda duódecim mília signáti. Ex tribu Ruben duódecim mília signáti. Ex tribu Gad duódecim mília signati. Ex tribu Aser duódecim mília signáti. Ex tribu Néphthali duódecim mília signáti. Ex tribu Manásse duódecim mília signáti. Ex tribu Símeon duódecim mília signáti. Ex tribu Levi duódecim mília signáti. Ex tribu Issachar duódecim mília signati. Ex tribu Zábulon duódecim mília signáti. Ex tribu Joseph duódecim mília signati. Ex tribu Bénjamin duódecim mília signáti. Post hæc vidi turbam magnam, quam dinumeráre nemo póterat, ex ómnibus géntibus et tríbubus et pópulis et linguis: stantes ante thronum et in conspéctu Agni, amícti stolis albis, et palmæ in mánibus eórum: et clamábant voce magna, dicéntes: Salus Deo nostro, qui sedet super thronum, et Agno. Et omnes Angeli stabant in circúitu throni et seniórum et quátuor animálium: et cecidérunt in conspéctu throni in fácies suas et adoravérunt Deum, dicéntes: Amen. Benedíctio et cláritas et sapiéntia et gratiárum áctio, honor et virtus et fortitúdo Deo nostro in sǽcula sæculórum. Amen. – 

[In quei giorni: Ecco che io, Giovanni, vidi un altro Angelo salire dall’Oriente, recante il sigillo del Dio vivente: egli gridò ad alta voce ai quattro Angeli, cui era affidato l’incarico di nuocere alla terra e al mare, dicendo: Non nuocete alla terra e al mare, e alle piante, sino a che abbiamo segnato sulla fronte i servi del nostro Dio. Ed intesi che il numero dei segnati era di centoquarantaquattromila, appartenenti a tutte le tribú di Israele: della tribú di Giuda dodicimila segnati, della tribú di Ruben dodicimila segnati, della tribú di Gad dodicimila segnati, della tribú di Aser dodicimila segnati, della tribú di Nèftali dodicimila segnati, della tribú di Manasse dodicimila segnati, della tribú di Simeone dodicimila segnati, della tribú di Levi dodicimila segnati, della tribú di Issacar dodicimila segnati, della tribú di Zàbulon dodicimila segnati, della tribú di Giuseppe dodicimila segnati, della tribú di Beniamino dodicimila segnati. Dopo di questo vidi una grande moltitudine, che nessuno poteva contare, uomini di tutte le genti e tribú e popoli e lingue, che stavano davanti al trono e al cospetto dell’Agnello, vestiti con abiti bianchi e con nelle mani delle palme, che gridavano al alta voce: Salute al nostro Dio, che siede sul trono, e all’Agnello. E tutti gli Angeli che stavano intorno al trono e agli anziani e ai quattro animali, si prostrarono bocconi innanzi al trono ed adorarono Dio, dicendo: Amen. Benedizione e gloria e sapienza e rendimento di grazie, e onore e potenza e fortezza al nostro Dio per tutti i secoli dei secoli.]

Graduale

Ps XXXIII:10; 11
Timéte Dóminum, omnes Sancti ejus: quóniam nihil deest timéntibus eum.
V. Inquiréntes autem Dóminum, non defícient omni bono.

[Temete il Signore, o voi tutti suoi santi: perché nulla manca a quelli che lo temono.
V. Quelli che cercano il Signore non saranno privi di alcun bene.]

Alleluja

(Matt. XI:28)
Allelúja, allelúja – Veníte ad me, omnes, qui laborátis et oneráti estis: et ego refíciam vos. Allelúja.

[Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi: e io vi ristorerò. Allelúia.]

Evangelium

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthǽum.
Matt V: 1-12
“In illo témpore: Videns Jesus turbas, ascéndit in montem, et cum sedísset, accessérunt ad eum discípuli ejus, et apériens os suum, docébat eos, dicens: Beáti páuperes spíritu: quóniam ipsórum est regnum cœlórum. Beáti mites: quóniam ipsi possidébunt terram. Beáti, qui lugent: quóniam ipsi consolabúntur. Beáti, qui esúriunt et sítiunt justítiam: quóniam ipsi saturabúntur. Beáti misericórdes: quóniam ipsi misericórdiam consequéntur. Beáti mundo corde: quóniam ipsi Deum vidébunt. Beáti pacífici: quóniam fílii Dei vocabúntur. Beáti, qui persecutiónem patiúntur propter justítiam: quóniam ipsórum est regnum cælórum. Beáti estis, cum maledíxerint vobis, et persecúti vos fúerint, et díxerint omne malum advérsum vos, mentiéntes, propter me: gaudéte et exsultáte, quóniam merces vestra copiósa est in cœlis.”

[In quel tempo: Gesù, vedendo le turbe, salì sul monte, e postosi a sedere, gli si accostarono i suoi discepoli, ed Egli, aperta la bocca, li ammaestrava dicendo: « Beati i poveri di spirito, perché loro è il regno de’ cieli. Beati i mansueti, perché essi possederanno la terra. Beati coloro, che piangono, perché essi saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché  anch’essi troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati quelli che sono perseguitati per cagione della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi quando vi avranno vituperati e perseguitati e, mentendo, avranno detto ogni male di voi, per cagione mia. Rallegratevi e giubilate, perché grande è la mercede vostra in cielo ».]

Omelia

[Giov. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle Feste del Signore e dei Santi – Soc. Edit. Vita e Pensiero, Milano, VI ed. 1956]

CHI SONO I SANTI

Prima ancora della venuta del Salvatore Gesù, un famoso architetto di nome Marco Agrippa, aveva innalzato in Roma un tempio magnifico detto Pantheon, cioè consacrato a tutti gli dei, a quelli noti e a quelli ignoti. Quando Roma fu convertita al Cristianesimo, quel tempio non fu distrutto: se i pagani avevano i loro dei bugiardi, non avevamo noi i nostri santi da onorare? Perciò dal Papa Bonifacio IV fu consacrato al culto dei Martiri che in ogni parte della terra avevano offerto il sangue e la vita a Dio. Dal culto di tutti i Martiri al culto di tutti i Santi fu breve il passo. Ed è chiara la ragione. Di quanti Santi noi non conosciamo né la storia, né il nome! Dio solo ha visto e compreso la loro anima, le loro virtù, le preghiere, le sofferenze lunghe, le penitenze aspre… E poi, anche di tutti quelli che conosciamo, non ci è possibile celebrare una festa particolare durante l’anno. Eppure non è giusto che molti di questi eroici Cristiani siano dimenticati, e non è bene perdere la protezione loro potente. Per tutte queste ragioni la santa Chiesa ha stabilito una festa per onorarli e invocarli insieme. Permettetemi ancora due altre chiarificazioni: 1. Quando veneriamo i Santi, noi non siamo idolatri, perché ogni onore dato a questi, termina sempre a Dio, a cui soltanto si deve l’onore, la gloria, l’adorazione. Se voi ammirate e lodate un quadro di valore, forse che il pittore si offenderà? Ebbene, i Santi sono le opere artistiche di Dio, il quale ha scolpito e dipinto il suo volto nella loro anima. Se voi ammirate e lodate i figlioli, forse che il padre si offenderà? ebbene i Santi sono i figli prediletti del Signore, quelli che più gli assomigliano. 2. I Santi poi si devono onorare santamente, e non come il mondo festeggia i suoi amici. Ci sono di quelli che amano la festa perché sono esercenti e sperano guadagno; amano la festa perchè potranno darsi all’allegria, al piacere della gola, allo sfoggio d’un bel vestito. « Che maniera è questa? — esclama sdegnato S. Gerolamo. — Con la sovrabbondanza del bere e del mangiare volete onorare chi ha vissuto nella solitudine e nella modestia angelica? Voi amate la festa del Santo, ma non il Santo » (S. Hier., 44 Eust.). – Ci sono poi degli altri che amano il Santo, ma non la sua santità. Ne troverete moltissimi in giro all’altare di S. Antonio, di S. Espedito, di S. Teresa; moltissimi che portano lumi e fiori agli altari; ma sono pochi quelli che si mettono dietro gli esempi che i Santi ci hanno lasciato. Eppure non v’è devozione più efficace dell’imitazione. « È falsa pietà onorare i Santi, e trascurare di seguirli nella santità » (S. Eusebio, in homilia, in homilia). E allora? allora noi dobbiamo sforzarci di raggiungere la vera devozione dei Santi, quella che è fatta di umiliazione e di preghiera, poiché i Santi sono un grande esempio ed un grande aiuto per noi. – 1. I SANTI SONO UN GRANDE ESEMPIO. Erano tristissimi giorni per il popolo israelitico. Gerusalemme posseduta dallo straniero; il tempio invaso, derubato, profanato; la gioventù uccisa o prigioniera; e per ogni villaggio s’udivano le feroci canzoni dei soldati d’Antioco, sempre bramosi di predare e di massacrare. Matatia, il vecchio genitore dei Maccabei, s’era nascosto nel deserto, ove, un po’ per l’età e molto per l’angoscia, s’ammalò da morire. Ma prima di chiudere la sua bocca nel silenzio eterno, si chiamò vicino i suoi cinque figli e disse: « Creature mie! vi tocca vivere in un mondo perverso, in un tempo di peccato e di scandalo: la nazione nostra è distrutta. Ricordate la rassegnazione di Giuseppe, venduto da’ suoi fratelli crudeli e pure tanto timoroso della legge di Dio che fuggì dall’impura donna di Putifarre, e fu promessa. Ricordate Davide, quanto fu pio, quanto fu saggio! e Dio gli diede un trono nei secoli. Ricordate Daniele che per la sua rettitudine fu messo nella fossa dei leoni, e quei tre giovanetti che preferirono farsi gettare nel forno acceso piuttosto che trasgredire la legge… ». Così di generazione in generazione, il vegliardo morente rievocava ai figli le gesta dei santi dell’Antico Testamento. E quand’ebbe finito, alzò le mani a benedire: ma già le sue labbra non si agitavano più: era spirato (I Macc., II). A me pare che, come il vecchio Matatia, anche la Chiesa raduni oggi i suoi figliuoli e additi gli esempi dei Santi. Noi viviamo in tempi di peccato e in un mondo maligno, ma prima di noi ci vissero i Santi che ora sono in paradiso. Ricordiamo i loro esempi, per imitarli e farci ancora noi Santi. « Ma io non ho tempo — si dice da alcuni — per pensare alla santificazione dell’anima, e a tante devozioni: sono troppo occupato negli affari ». E credete voi che S. Teresa di Gesù, S. Caterina da Genova, S. Filippo Neri non avessero occupazioni materiali? Ah, se deste all’anima vostra tutto il tempo che date al divertimento, alle vanità, alle conversazioni mondane e frivole, quanto grande sarebbe la vostra santificazione! Dite di non aver tempo: ma voi avete tutta la vita, perché Dio vi ha creati solo per questo. « Ma io ho famiglia, io vivo in un ambiente corrotto, io mi trovo in mezzo a scandali ». Non crediate che solo i frati o le suore possano diventare santi: ci fu S. Luigi, re di Francia; e una S. Pulcheria che viveva nella corruzione della corte di Costantinopoli; e un S. Isidoro contadino; e una S. Zita serva in famiglie private. In ogni ambiente si può salvare l’anima. « Ma io ho un temperamento focoso, superbo, sensuale… non posso resistere alle tentazioni ». Anche i Santi ebbero una carne e un sangue come il vostro; anch’essi provarono tutte le vostre tentazioni; eppure riuscirono, se quelli riuscirono, e perché non noi? Non crediate che a S. Agostino sia stato facile vivere in purità, non crediate che a S. Carlo sia costato poco vivere in umiltà, non crediate che a S. Francesco di Sales sia stato naturale vivere in soavità: studiate la loro vita, e conoscerete che furiose lotte sostennero contro le passioni! Eppure vinsero. Soltanto noi non vinceremo? – 2. I SANTI SONO UN GRANDE AIUTO. Quando la carestia affamò la terra di Canaan un vecchio e i suoi figli vennero in Egitto, e si presentarono al Faraone per avere da mangiare. Ma in Egitto, nello stesso palazzo del Faraone v’era Giuseppe. « È mio padre! Sono i miei fratelli! » disse Giuseppe presentandoli al Sovrano. E quelli ebbero da mangiare, da vivere beatamente e terre da coltivare: ebbero quello che chiedevano e molto di più. Anche noi abbiamo nella regione d’ogni abbondanza, nella magione stessa del gran sovrano Iddio, i nostri ricchi fratelli: i Santi. Ogni volta che per carestia spirituale o materiale ci rivolgiamo al cielo, essi si volgono a Dio per dirgli: « Ascoltali! Esaudiscili, perché sono i nostri fratelli minori ». Potrà il Signore non ascoltare la preghiera de’ suoi intimi amici? I Santi nel cielo non diventano egoisti che si godono la meritata felicità, essi si ricordano ancora di noi poveri mortali. Essi che soffrirono un tempo quello che oggi soffriamo noi, sanno capirci e ci seguono con ansietà per ogni peripezia del viaggio terreno e supplicano, con vive istanze Colui che comanda ai venti e al mare di proteggere la nostra barchetta dalla burrasca delle passioni. Essi che già esperimentano la infinita gioia del paradiso, tremano che noi abbiamo a perderla e supplicano perché ci si conduca nel beato porto. I Santi in cielo e i Cristiani in terra sono una famiglia unica; e come in una famiglia il fratello buono intercede presso il padre adirato per la disubbidienza dei figli discoli, così i Santi placano Iddio quando vuole castigarci per i peccati. Non avete letto nella Storia Sacra che il Signore aveva una volta deciso di sterminare la gente di Israele, perché s’era ribellata a’ suoi comandamenti? Ma in mezzo al popolo maledetto stavano due anime sante: Mosè ed Aronne. « Allontanatevi voi! — diceva nel suo furore Iddio. — Perché io voglio sterminare tutti in un momento ». Quelli invece non si ritirarono, e Dio per la loro intercessione s’accontentò di punire soltanto i tre più colpevoli (Num., XVI, 20 ss.). Come Mosè, come Aronne, i Santi si mettono tra l’ira di Dio e noi. Chi può dire quanti fulmini hanno sviato dal nostro capo? Perché non siamo morti dopo il primo peccato mortale? Perché il Signore ci lascia ancora tempo a penitenza? Oh se potessimo vedere quello che avviene in paradiso!… Se i Santi sono così potenti per chiedere ed intercedere, è tutto nostro interesse pregarli frequentemente, fervorosamente. Però non facciamo come molti Cristiani i quali ricorrono ai Santi solo per gli interessi materiali: sarebbe un grave torto verso di loro che tanto disprezzo hanno avuto per le cose mondane. Tante preghiere per la salute del corpo, e per quella dell’anima? Tanti lumi e tanti fiori per un affare di danaro o di roba, e per gli affari della gloria di Dio e della conversione dei peccatori? Chiediamo prima il regno di Dio, che il resto non ci mancherà. Il Signore ha promesso che dove sono in due o più a pregare nel suo nome, Egli è in mezzo a loro e li esaudisce: ebbene, in paradiso, non uno o due appena, ma sono migliaia e migliaia, e santi, che pregano per noi. La loro preghiera quindi è il nostro più grande aiuto. – S. Giovanni l’Evangelista, rapito in visione, vide aperta innanzi a sé una gran porta, per la quale entrava in cielo una sterminata moltitudine; d’ogni età, d’ogni sesso, d’ogni tempo, d’ogni condizione di vita. Questa rivelazione è consolante. Se il numero degli eletti è interminabile così che neppure S. Giovanni è riuscito a contarli, vuol dire che non è poi tanto difficile salvarsi, vuol dire che anche noi possiamo riuscire a passare per quella porta che è Cristo, ed entrare in compagnia dei Santi. V’è però una condizione essenziale. Quelli che giungono a salvamento, recano tutti in fronte un suggello che è come il carattere di somiglianza e di appartenenza all’Eterno Padre e al suo Figlio Unigenito. Questo suggello, — secondo il profeta Ezechiele, — ha la forma d’un T. cioè d’una croce, e vien impresso sulla fronte di coloro che piangono e gemono. Signa Thau super frontem vivorum gementium et flentium (Ezech., IX, 4). Che vuol dir ciò? vuol dire che per essere partecipi della gloria e del gaudio dei Santi, bisogna prima aver partecipato alle loro penitenze e sofferenze.

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Sap III:1; 2; 3
Justórum ánimæ in manu Dei sunt, et non tanget illos torméntum malítiæ: visi sunt óculis insipiéntium mori: illi autem sunt in pace, allelúja.

[I giusti sono nelle mani di Dio e nessuna pena li tocca: parvero morire agli occhi degli stolti, ma invece essi sono nella pace.]

Secreta

Múnera tibi, Dómine, nostræ devotiónis offérimus: quæ et pro cunctórum tibi grata sint honóre Justórum, et nobis salutária, te miseránte, reddántur.

[Ti offriamo, o Signore, i doni della nostra devozione: Ti siano graditi in onore di tutti i Santi e tornino a noi salutari per tua misericordia.]

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

Communis
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti jubeas, deprecámur, súpplici confessione dicéntes:
[È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli:, lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano, le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna esultanza. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell’inno di lode:]

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster,

qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Matt V: 8-10
Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt; beáti pacífici, quóniam filii Dei vocabúntur: beáti, qui persecutiónem patiúntur propter justítiam, quóniam ipsórum est regnum cœlórum.

[Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio: beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio: beati i perseguitati per amore della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.]

Postcommunio

Orémus.
Da, quǽsumus, Dómine, fidélibus pópulis ómnium Sanctórum semper veneratióne lætári: et eórum perpétua supplicatióne muníri.

[Concedi ai tuoi popoli, Te ne preghiamo, o Signore, di allietarsi sempre nel culto di tutti Santi: e di essere muniti della loro incessante intercessione.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA