LO SCUDO DELLA FEDE (226)

LO SCUDO DELLA FEDE (225)

MEDITAZIONI AI POPOLI (XIII)

Mons. ANTONIO MARIA BELASIO

Torino, Tip. e libr. Sales. 1883

MEDITAZIONE XIV

Il Santissimo Sacramento (1)

Inveni quem diligit anima mea.

Io ho rinvenuto il mio Bene amato, dice la santa Sposa della Cantica, che significa l’anima in cerca di Gesù. Io, sì l’ho trovato il mio unico Bene. E qual è il mio e il vostro Bene amato, o fratelli? Il cuor ce lo dice: è Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento qui con noi, che non ci abbandona più mai. Per poco possiamo dire come la Sposa santa: girai pei campi, errai pei monti, ma in tutti i luoghi non trovò che solitudine e disinganno il mio povero cuore. Scontrai le scolte per la città e le pregai: Deh mi dite, io vi scongiuro, dove è mai Colui che io sento di amare tanto, e non mi è dato di ritrovare in questo povero mondo? Le guardie poste al santuario del suo amore m’introdussero nella tenda delle sue tenerezze; ed io riposai in seno al ben amato nostro Gesù! Ah, miei fratelli, finiamo di tradirci lusingando questa povera anima nostra! La mente, il genio, il cuore, l’umanità tutta sente bisogno di Dio. Il filosofo nelle speculazioni, allorquando sì slancia nell’indefinito e cerca quel Sommo Vero, quel Sommo Bene, quell’Ente fonte di tutti gli esseri, quella prima Cagione insomma che sostiene tutte le cose, e che vi deve pur essere, il filosofo, senza pur nominarlo, va in cerca di Dio. L’uomo di genio, che sull’ali dell’ispirazione errando, alla lontana vagheggia un bello ideale col suo pensiero; e ognun col cuore ansioso di un amore infinito, se nella foga del desiderio lo cerca coll’avido sguardo sulle bellezze in terra, se si slancia nelle creature per ritrovarlo in esse è costretto di ripetere presto a se stesso: Ei non è qui!… e cadere in lena affannata!… O uomini dalla potente parola, i quali dite ai popoli: venite con noi, e troverete i bene che sospirate, vedeteveli ora con voi come si trovano! Eglino s’arrovellano nella rabbia del disinganno, sorgono come i marosi in tempesta … si battono in rivoluzioni, e i fratelli i fratelli trafiggono senza forse sapere la ragione. Ah la somma delle ragioni e perché li avete traditi allontanandoli da Dio; è perché  supremo Bene dei popoli è Dio; e Dio vogliono compagno del loro peregrinaggio, amico nelle loro famiglie, alla testa dei loro eserciti: a lui la gloria delle loro vittorie; Dio costituire protettore dei loro diritti: da tutti i punti dell’universo essi lo sospirano e chieggono di averlo in mezzo di loro. Quindi tutti i popoli vogliono avere un sacrario, un tempio, e, se non fosse altro, una cella, un bosco, un antro per trattare con Dio e versargli nel seno tutti i loro bisogni. Da per tutto erigono altari per trovarlo sopra essi. Ma nel salirvi manca loro il coraggio; e si sentono troppo meschini: il proprio cuore li accusa tutti, tutti sentono di esser colpevoli. Per questo si affannano a portar vittime, a scannarle, ad arderle nei sacrifici, affinché, accoltele Iddio in odore di soavità, resti placato con essi. Ma che è mai?… Corrono tutte le genti sugli altari, e vogliono mangiare delle offerte istesse, che credono di aver posto in mano del loro Dio! E tutti i popoli fecero sempre così. Come ciò non potevano satollarsi nelle lor case? E perché  correre a cibarsi nei templi? E che ha mai da fare il mangiare coi riti delle religioni? Ah! Miei fratelli, è che gli uomini in fondo al loro cuore sentivansi dire da una primitiva parola, che avrebbero trovato sugli altari Iddio. L’umanità ha bisogno di unirsi con Dio, ha una santa fame della Divinità; e piglia quindi di quelle cose offerte, se le mangia per metterle nel proprio petto, riporle sul proprio cuore, e coll’inviscerarsi quella cosa diventata sull’altare santa con Dio, vedere così di stare al contatto e come cuore a cuore con Dio… Benedetto Gesù Cristo, il quale provvede a tutti i bisogni degli uomini, e a questo supremo bisogno provvede da Uomo Dio, sì veramente nel santissimo Sacramento! Egli, Dio col Padre in cielo, Uomo con noi in terra, ci chiama tutti: venite ad me omnes, e come una madre ci vorrebbe sempre attorno; onde ci viene ripetendo: Vi porterò con me al cielo: omnia traham ad me ipsum (Giov. XII, 32). Poi quando noi ci facciamo a Lui appresso, quando gli stendiamo le braccia, quando gli allarghiamo il cuore, Egli ci abbraccia divinamente; e questo amplesso, in cui si abbondona Dio e si unisce personalmente cogli uomini, è la santissima Comunione!… Miei figliuoli, aprirovvi il mio cuore. In tutto che io dissi, che io feci con voi io mirava sempre qui, ad unirvi con Gesù nel santissimo Sacramento!… Ora ci siamo giunti!… è qui Gesù, che sta in mezzo di noi. Di che io non posso fare altro che esclamare: eccovi, Egli è proprio qui con noi sull’altare! eccovi, eccovi che vuol venire con noi nella santissima Comunione! È questa la nostra più cara Meditazione che divideremo in due punti. I. punto: Gesù è qui con noi nel Santissimo Sacramento colla sua Presenza reale; e noi come lo trattiamo? e noi come lo dobbiamo trattare? II. punto: Gesù Cristo dà tutto se stesso nella santissima Comunione; e a noi non resta che di gettarci in seno a Gesù, e far quello che vuole il cuor Suo amantissimo, il che vuol dire salvarci. Gesù adunque colla sua Presenza Realr nel SS. Sacramento qui con noi, Gesù che si dà a noi nella santa Comunione, ecco tutto il nostro argomento. Io per me mi gitterei col volto sul pavimento appiè dell’altare, e nel silenzio del labbro sfogherei l’animo mio non con altro che col pianto. Ma dovendovi parlare, datemi il vostro cuore che io ne ho bisogno per dirgli con voi: Gesù, Gesù! col tremito della tenerezza noi vi baciamo col cuor tutti insieme nel vostro Cuore amantissimo. E giacché ci lasciate fare, io metto la mia bocca al vostro Costato!… Deh che io mi risenta dell’esservi così vicino! Deh che io palpiti dei vostri palpiti; e che dal vostro Cuore mi fluisca quella parola calda del vostro Sangue, la quale pur passando su questa mia lingua di terra, infonda nei nostri figliuoli la vita eterna. O Maria, benedetta Madre di Gesù e Madre nostra, io ho bisogno di tutto il vostro Cuore e della vostra materna parola, per trattare il vostro più caro interesse, che è quello, di fare amare, come già voi in terra, Gesù nostro nel SS. Sacramento. –  Intanto io respiro già in mezzo di voi, consolato più che una madre la quale ha intorno alla mensa i suoi figliuoli tutti pieni di vita, a cui ella dà proprio volentieri il cuore… Oh sì, che io vi amo tanto; e troppo più che io non vi dica!… Nel vedervi correre tutti per ricevere Gesù io tranquillizzo il mio cuore per voi (vel confesso, già sempre agitato) colla consolante confidenza che nessuno di voi, sì, proprio nessuno di voi, uniti essendo con Gesù, si abbia da perdere ancora. No, Gesù mio, ve l’assicuro: sempre uniti con voi nel Sacramento li avremo tutti salvi in paradiso! – Deh, che mai ci dice la fede del santissimo Sacramento? Che Gesù è proprio qui in Persona. Santa fede!… Noi, per goder meglio della nostra sorte, fermiamoci col cuore a Lui, e contemplandolo guardiamo in quel suo Costato aperto; poi, quasi non credessimo nemmeno a noi stessi tanta nostra fortuna, fissiamogli come gli occhi in volto, col cuor che credendo l’ama tanto, consoliamoci rassicurati, esclamando: Gesù nostro!… Voi siete proprio qui?… Rendiamocene come più consapevoli col sentirlo dalla sua bocca stessa che ci sicura. Parla Gesù; e noi ascoltiamo, adorando la sua parola. Sono mille ottocento anni i quali provano che Gesù dice sempre la verità. Difatti, sono ben mille ottocento e più anni dacché Gesù là dinanzi alla maestosa mole del tempio di Gerusalemme fissando di mezzo ai discepoli quella smisurata montagna di marmi sclamava: Tempio, sarai distrutto; e prima che passi questa generazione: né di te rimarrà pur una pietra sopra altra pietra. — Ora sono mille ottocento anni che il tempio restò distrutto là così, da non poter fissarsi esattamente il luogo, in cui s’innalzava quel superbo edifizio. Ciò prova che Gesù Cristo son mille ottocento anni che dice sempre la verità. Fan mille ottocento anni che Gesù così piangeva: Povera Gerusalemme! tu non mi ascoltasti! Resterai sepolta sotto le tue rovine, e i Giudei saranno dispersi per tutta la faccia della terra, senza tempio, senza sacerdozio, senza esser un popolo, in mezzo a tutte le nazioni a fine di render testimonianza alla mia parola. — E i Giudei restano dispersi da per tutto tra le genti, senza mai confondersi con esse, senza mai potersi raccogliere a formare un popolo; e qui, là provano in faccia a tutto il mondo che sono mille ottocento anni che Gesù dice sempre la verità. – Tristi ai Giudei cui l’imperator Giuliano, nemico feroce di Gesù Cristo, chiamava da tutto il mondo, ed aiutava di forza a far risorgere dalle spaventose rovine più bello il tempio in onta della parola di Gesù Cristo! Allora i Giudei a portar tesori per la sospirata impresa; le donne offrire i gioielli e gli ori, e fin le proprie braccia a rifabbricarlo. Si scavano le fondamenta, rimossa pietra di sopra pietra; ma sbucano fuori le fiamme che, consumandoli, danno tale lezione, che più non ritenteranno per tutti i secoli la sacra impresa contro la parola di Gesù, il quale da mille e ottocento anni dice sempre la verità. – Su su, io vorrei dire agli increduli, volete un bel miracolo, che provi vera la parola di Gesù? Ve lo avete davanti; e pensate che concorrete voi stessi a farlo risaltare in faccia all’universo. Voi,  i quali colla potenza delle vostre sette scoronate a voglia i monarchi che non vi servono, voi che annettete i popoli, cambiate la carta geografica, create i regni, voi, dico, potreste dar la mentita a Gesù Cristo. Raggranellate i vostri giudei, formate un piccolo regno, sia pur microscopico: comprate un palmo di terra in quella squallida Gerusalemme, da erigervi su il tempio… – Che vi pare? Il Gran Turco, che è il padrone, lasciossi già vender l’Egitto, ed ora va cedendo le provincie: egli vi venderebbe anche il serraglio, perché non ne può più pel bisogno di danaro. I vostri Giudei tengono in lor cassa i denari di mezzo il mondo. Dei governi d’Europa sono indifferenti per Gesù Cristo, altri malignamente desidererebbero che la sua parola fosse smentita. Ma non è questo un miracolo! si vorrebbe vendere, nessuno impedirebbe di vendere; si hanno danari da comperare, è il desiderio il più ardente di tanti secoli di far questa compera; eppur non si compera mai… Questo miracolo lo fa la parola di Gesù che disse, da mille ottocento anni or sono: Tempio, resterai distrutto. Giudei, non regnerete più fino alla fine dei secoli. — E son mille ottocento anni che Gesù Cristo dice sempre la verità. – Era Gesù Cristo sulle rive di un laghetto in mezzo a pescatori poverini, i quali rattoppavano le reti, e loro con amabil parola diceva: Ma io vi farò pescatori di anime per tutto il mondo; tu poi, o Pietro, sarai la Pietra sopra cui edificherò la mia Chiesa, e neppur le potenze d’inferno ti abbatteranno. — E fu veramente così. Quei villanelli della Giudea eccoli dispersi per tutto l’universo: hanno successori a raccogliere anime, e sopra la prima Pietra il successore di Pietro sta a dispetto di tutte le eresie, a dispetto di tutte le potenze, a dispetto di tutte le rivoluzioni, immobile in mezzo a regni che cadono, tra le rovine del tempo sopra la terra: a scorno dell’inferno il Papa sta da mille ottocento anni, per la parola di Gesù Cristo che dice sempre la verità. – Ma se Gesù Cristo disse fino prima di nascere, e continua per mille ottocento anni a dire sempre la verità, ascoltate, ché ne dovrete intenerire alle lagrime. Un dì una povera donnicciola, a vederla, sposa di un artigiano andava su per una montagna a fine di visitare una sua parente. Quella vecchiotta, che vide venire a sé la donnina, esclama in giubilo: Oh che fortuna!… La madre del mio Signore che viene a me? — Allora l’ospite come rapita esclama: Magnificat anima mea Dominum: L’anima mia esalta il Signore!… Quia respexit humilitatem ancillæ suæ, ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes. Ma, sentite che diceella? « Perché il Signore guardò l’umiltà dellasua servetta, ecco che mi diranno beata tutte le generazioni! » Avrebbero detto gl’increduli: Donninamia, che di’ tu mai?… Che tutte le generazionidel mondo si abbiano ad interessarsi per te,meschinella?… Che tutte le generazioni dell’universoti abbiano a chiamare beata: beatam me dicent?…Oh vaneggia la poverina!… — Profani… tacetelà: quell’umile vergine è l’Eletta dall’eterno CreatorePensiero di Dio; è la più grande di tutte lecreature nella sua umiltà… è Maria Santissima, laquale ha in seno Gesù che le spira sul vergine labbro l’eternasua verità!… Figliuoli, voi l’avetein mano nel vostro uffizio la Sua profezia, e lacantate sempre nei vesperi: beatam me dicent omnes generationes.Ora guardate voi se d’allora sino aquesti dì non dice sempre la verità! Increduli e credenti, dite: non è egli vero che dal sommo Pontefice nel più gran tempio dell’universo,dai re,  dalle regine, fino alla povera figlia appié della Madonnina di gesso, tutti acclamano alla benedetta:« Oh Maria, tu sei beata! » Mettete pure tutti i monarchi ed i conquistatori, tutti i grandi eroi delmondo insieme, sì che mostrino se banno tantimonumenti eretti alla lor propria gloria quantiMaria ha santuari e chiese; altari e tabernacoletti.Sino sopra il letticciuolo del tapinello sta laimmaginetta appesa; e dappertutto tutte le genti delmondo la acclamano: Beatam me dicent omnenerationes… Maria SS. era inspirata da Gesù cheaveva in seno: e noi lo ripeteremo sempre, e doponoi tutti i secoli ripeteranno che Gesù Cristo dicesempre la verità. -Che dice adunque Gesù del Santissimo Sacramentocolla sua parola? Sentite la verità di Dio! QUESTO È IL MIO CORPO!… QUESTO È IL MIO SANGUE! …splendor di chiarezza del Verbo Divino sfolgora la  mente umana; e Se voi, o increduli, potete non credere, come potete anche morire senza speranza,  pur crede il mondo cattolico con tutti i suoi piùgrandi uomini dell’universo. Noi tutti adunqueadoriamo nel Santissimo sacramento il Corpo e ilSangue di Gesù Cristo.Meditiamo qui in prima come è qui proprio Gesùpresente di una presenza vera, reale, sostanziale inAnima e in Corpo; come vi è Dio-Uomo nellasua Persona divina. Meditiamo poi che Egli è quicon quel suo Corpo che combatté per noi sino all’ultimo sangue; meditiamo eziandio consolati che Egli è qui con quelle piaghe, con quel Cuore apertoe che ci vuole seco d’intorno in comunione di vitaper condurci salvi in paradiso.Nessuno mai; e neppure i popoli di tutte le falsereligioni che si creavano i loro déi a fantasia, e seli facevano a seconda delle loro passioni, no, nongiunsero ad immaginarsi che un Dio si potesse abbassarea questo modo. I Giudei provocavano arditamentele nazioni a mostrare se mai avessero unDio, il quale si fosse avvicinato a loro come il Diode’ cieli a trattar col popolo d’Israele era disceso.E per vero una volta re Salomone e tutto il popoloinsieme, dedicatogli il più gran tempio dell’universo,videro una maestosa nube discendere dalcielo, ingombrar tutto il gran santuario, e teneresopra di esso adombrata la gloria di Dio. Allora ree popolo in ispavento caddero bocconi per terragridando: Eh si deve pur credere ergo ne putandum est… che Dio si degni di abbassarsi così? —Anche là nel deserto, quando scorsero altra voltauna gran nube avvolgere intorno la montagna del Sinaiin tenebrore, e guizzarne lampi, rombare tuoni,traballare il monte in sussulto, la vetta andare infaville, ed una tempesta di folgori e di saette tenerliin pauroso rispetto davanti alla Maestà di Dio chesi mostrava presente, caddero tutti come un soluomo colla faccia nella polvere alle radici di essomonte, mettendo costernati le strida: Tremendo Dio,cui non osiam nominare, non parlate a noi, chénoi cadremmo morti alla vostra parola: parlate alvostro servo Mosè; ed ei ci ridica li vostri comandamenti!…— Passata poi la visione, gridavanoin vanto di gloria: No, no, non vi è nazione cosìgrande che abbia come noi così avvicinato Iddio! —Anzi, benché poi Dio si fosse lasciato intendereper mezzo dei profeti, e detto avesse come preparandoagli uomini un grandissimo dono, farebbe delconversare cogli uomini la sua delizia: Deliciæ meæ esse cum filiis hominum. (Prov. VIII, 31): eglino al tuttoal tutto non potevano giungere ad immaginarsi ilgran miracolo, d’ogni aspettazione maggiore, dellabontà del Salvatore nostro Dio, di volere cioè rimanere per tal modo nel Santissimo Sacramento. –  Deh! noi spargiamo la terra di fiori, vestiamo diarazzi preziosi le auguste magioni di Dio. Mille e mille, sul candor di quelle candele, svavillino lefiammelle tremolanti come i cuori nostridel santo amore; si slancino al cielo le cupole sublimi come la fede che le inspira… giacchéDio, è qui Dio con noi. Su su, verginelle e figliuoledi Maria; su, giovinetti dal puro cuore,attorno in terra quei cantici che gli ricantano gliangioli in cielo…. È qui Dio? E in qual contegnosta Dio?!! Gran Signore, dov’è quella destragettò, come una manata di polvere, i mondi nelfirmamento e li sorregge nell’ordine e nell’armoniadei moti? Dove è quel piede che, se tocca, riduce incenere i monti? Dove quella voce che chiamò fuoridal nulla l’universo, che se intimerà all’universo diritornare al nulla, l’universo non sarà più? Onnipotenza d’amore! Egli scorona dei raggianti baleniil volto divino e stassene qui muto: annichila pelpensiero nostro l’immensità, e rimane sotto le apparenze del pane mutato, dove gli uomini lo vogliono, o meglio, dove vuole Egli trovarsi, cioèdappertutto dove sono i suoi cari. Sia pure raccolto in poche capanne e catapecchie un piccologruppo di povera gente; ed Egli là si contenta didimorare in un ripostiglio a mezzo di loro. In unachiesuola coperta di edera, tappezzata di muschio, eziandio grommata di muffe, dentro untabernacoletto meschino, sotto poveri cenci è sempre Gesù,il quale accarezza l’anima più meschinella del mondose viene a Lui; ed è il vero tesoro di tutti, anche dei più piccoli cuori. Qui egli è l’amico, qui loSposo delle anime nostre: qui il Padre che accoglie a qualunque ora i suoi figliuoli… Ma non basta,  Egli è come il capo, il quale raccoglie intorno intorno noi come le più care membra del suo Corpo.Ed oh per miracolo d’amore quanto sa farsi piccino!Nol direi io, mai no!… Ma lo dice la suaamabile bocca. Sentite: Io sono come la chiocciasull’aia che chiama i suoi pulcini sotto dell’ali. Perriscaldarli col proprio petto! Quemadmodum gallina congregat pullos suos sub. alas (Matt. XXVII, 37). Tenerissimospettacolo, dice s. Agostino, è il contemplarecome la gallina madre in mezzo dell’aia stende leali, crocchia, crocchia e chiama in crocchiando tuttii pulcini intorno. I pulcini a lei si fan sotto, e voglionostarvi proprio tutti; ed ella arruffa le piume,la si fa grossa grossa a far il posticino per tutti.Quando se li tien insieme in se stessa ripiega il collo,se li accarezza e pipila pipila con essi sul cuore!Buon Gesù! Voi fate proprio così: « Venite, venite ad me omnes, venite a me, venitemi tutti, ci andateripetendo, reficiam vos; vi scalderò io tutticoi miei palpiti, vi ristorerò col Sangue mio! — AGesù adunque il pensiero, il cuore, a Lui intornotutta la nostra vita.Del sicuro, per un fedele, il quale ha cuore, nonv’è nel mondo santuario più devoto, né più caro diuna chiesuola dove dimora in Persona il nostro benamato Gesù. Vanno i devoti ai santuari, massime ,a quelli di Maria Santissima. In essi nel dì dellavisita sentonsi come in casa propria di nostra santaMadre; e appendono con cura amorosa quei lorovoti d’argento, quasi vi attaccassero il cuore, dall’unae dall’altra parte dell’Immagine sacra alla divozionedei popoli. Bene sta: è una tenerezza versoalla nostra beata Madre in cielo. Ma per me e pervoi, il santuario più caro è il tabernacoletto in cuialberga il Santissimo Sacramento. Si, Gesù, buonDio nostro, quanto è dolce cosa abitare nella vostratenda! Chi ci concede che noi vi troviamo, etroviamo Voi solo? che godiamo di Voi, né creaturaalcuna da Voi ci allontani; né guardi pure anoi, ma che Voi ci parliate come amico ad amico? (Imit. Di G. C. lib. 4).Deh, vi preghiamo, trasformateci in Voi; poiché, sesiamo cuore a cuore con Voi, si ristora la nostra persona,e respira in seno a voi il profumo di unavita migliore; e un giorno, un’ora goduta insieme con Voi solo consola l’anima più che mille anniperduti per questo mondo che finisce di non accontentarenessuno: Quam dilecta tabernacula tua, Domine! (Ps. LXXXIII, 2). Cerchiamo, fratelli, di stare col cuorein Gesù, e cesseremo di essere infelici!Ai tempi di fede più viva si vedevano principi ere, lasciate le mollezze dei loro palazzi, a capo deiloro eserciti, cavalieri a capo di popolazioni intieree fino schiere folte di giovanetti, come in Ungheriaed in Polonia, muovere alla volta di Terra Santa.Pigliata che avevano la croce sul petto, sfidavanopericoli di viaggi più disastrosi; e con una fedeche comanda ai venti, cimentavansi attraverso ai mari, montavano sulla testa alle tempeste, e intimavanoai furenti marosi di gettarli sulle turchecoste marine. Là sbarcati, rizzavano alto il Crocifisso, sventolavangli sotto lo stendardo della Madonna;poi, serratisi intorno con una selva di lance,brandendo con una mano la spada, col Rosario nell’altra pregavano e combattevano. I Turchi in agguato dalle giogaie del Tauro irrompevano lor addosso; ed essi aprivansi il varco in mezzo ai feroci, seminavano di ossa il deserto, ma sempre col grido di guerra: avanti! ché chi muore per Gesù, trionfa sempre! Si sentivano contenti che pochi potessero giungere alla Terra Santa a compiere il voto del devoto peregrinaggio. Arrivati sotto le mura delle città liberate dai Turchi fuggiti dall’assedio al sopraggiungere dei prodi crociati, uscivano fuori respirando i Cristiani, e correvano in mezzo alle loro tende per medicare le piaghe ai loro liberatori. Quindi: venite, dicevano a quei bravi, qui giù in questa grotta di Betlemme. Questo è il Presepio, li la greppia, e in fondo su quel sasso la Madonnina santa depose il Bambino Gesù nella più bella notte del mondo. — Quei guerrieri cadevano per terra ginocchioni con quelle ispide facce riarse dalle battaglie; baciavan quel sasso in singhiozzi come le femminette, e pareva lor di baciare i piedi al Bambino Gesù! Poi conducendoli in giro: è questo il villaggio dove abitava sovente Gesù; questo il pozzo, e su quel davanzale lì Ei si sedette a convertire la Samaritana. — Quei guerrieri nelle loro estasi popolavano quei cari luoghi immaginandosi le turbe su per quei poggi correre appresso a Gesù coi cuori affamati del pane della vita. Entrati nell’orto di Getsemani indicavano: Qui sotto questi olivi, su quelle antiche ceppaie, che sono ancora le stesse, Gesù sudava Sangue pei nostri peccati!… — E quei prodi caduti per terra si battevano i petti coperti dell’usbergo di ferro, gridando misericordia! Pareva loro di fissare gli 0occhi a Gesù nello spasimo della sua agonia; e facevano atti di contrizione unendo il proprio al suo dolore divino. Poi in Gerusalemme loro si diceva: eccovi la via per cui passò Gesù Cristo portando la croce; e di li gli correva appresso Maria. Ancora adesso, vedete, fino i Turchi la chiamano la via di tutti i dolori… Ah la Madre addolorata vedeva su quei sassi le strisce di Sangue che perdeva il suo Gesù… Questo ceppo di colonna è quello che segna il luogo dove ella giunse ad abbracciarlo sotto la croce!… — Quei valorosi si protendevano colle braccia larghe sulla strada, e coi gemiti: Gesù e Maria! sospiravano, quasi baciassero a loro i santissimi piedi! — Levatevi su, dicevan loro, venite nella chiesa al santo Calvario. Qui pigliando per mano quei trepidanti: montate su, dicevano, sopra questo santo Monte. Vedete? questa è la rupe che si spezzò nell’ora dell’agonia e restò qui così. Proprio in questo buco era piantata la croce: Maria Santissima dovette star li; e il Sangue di Gesù pioveva su questi sassi!… e l’addoloratissima nostra Madre, pensate! … restava tutta bagnata di Sangue!… — A tutti scoppiava il cuore; tremavano le loro ginocchia; e buttatisi bocconi col fremito di compunzione e con acuto dolore baciavano quella roccia bagnata del Sangue di Gesù, la riscaldavano col proprio ardore, e parlavan coi palpiti del cuore sopra essa. Ma: eccovi il santo Sepolcro qui, il quale non ha più cadaveri da gettar fuori pel di del giudizio. Di li Gesù risorse glorioso: mettete dentro il capo ad osservarlo. — A quei buoni campioni pareva di metter proprio la testa sulla porta del paradiso: poi raccoglievano un po’ di polvere, staccavano un sassolino da quei luoghi consegrati dal Sangue di Gesù portandoli quali preziosa reliquia per le loro famiglie, le quali li riabbracciavano salutandoli: oh i fortunati! Fortunati, noi pure ripetiamo, fortunati i discoli e le turbe che poterono avvicinare Gesù, e toccargli fino le vesti. E Maddalena non fu fortunata? la benedetta sedevasi proprio ai piedi di Gesù, e beveva estatica le parole che piovevano celesti consolazioni da quel labbro divino. E gli Apostoli, che sempre d’intorno venivano pascolati di celeste dottrina da quell’amabilissima bocca? Ma più di tutti fortunata Maria. Ella è ben la cara divozione dei popoli quella di contemplare la Verginella Madre beata col divin Bimbo in grembo; né il genio dei pittori restò mai esaurito nel presentarla nelle più amabili e devotissime forme: ché la Madonnina col Bambino Gesù attrae sempre gli occhi e il cuore dell’uomo a contemplarli. Eppure io qui vorrei dirvi, e fatene pur le meraviglie, ché ne avete ragione, anche noi essere fortunati con Essa. Poiché abbiamo proprio Gesù medesimo qui con noi. Anzi, se si può parlare così di Dio, il quale merita di essere amato sempre sopra ogni tosa, pare che qui abbia maggiore merito, ove possibil fosse, di essere amato di più, essendo Egli qui con noi dopo di averci salvati a costo della propria vita. Ora meditiamogli sulle sue Piaghe. Ma giova innanzi osservare che, siccome Gesù è Dio eterno, così i tempi sono in Lui come un solo momento. Quindi noi possiamo adorarcelo, o come Bambino, o là come era nella casa di Nazaret, o in passione sulla croce, o col cuore squarciato e tutto una piaga sulle ginocchia di Maria, ovvero com’è nel cielo. In questo momento facciamo noi di contemplarcelo Bambino a guisa di quell’anima tenera di s. Bernardo, il quale gli diceva: Gesù mio, quando vi contemplo piccino di più, e più amabile mi siete. — Or via. datemi voi, o fratelli, qui tutti il vostro cuore, e facciamo di baciare tutti il Bambino Gesù, perché ce lo permette Maria Santissima, la quale lo lasciò baciare ai pastori. O Bambino nostro Gesù, deh lasciateci baciare la vostra Testina… Oh ve’… sotto questi ricciolini dorati vi sono ancora i fori che vi fecero le spine, quando siete venuto su grande a morire per noi… O Bambino Gesù, lasciateci baciare le vostre Manine!… Oh ve’… in queste vostre Manine vive vive ancora appaiono le Piaghe che vi fecero quei chiodi per noi!… Gesù nostro! vi vorremmo baciare nel Cuore… Ah questo Cuoricino geme ancor Sangue tra quelle vampe d’amore e palpita tutto per noi!… – Dite ora voi, o fratelli, se non si debba amare, troppo più che non si possa, nel Sacramento Gesù, solo che ridestiate la fede. Pensate infatti, quando un prode guerriero, dopo di aver combattuto per la patria; per le spose, pei figliuoli e per gli altari, ritornava in trionfo tra i suoi diletti, come era una festa per tutti. Tutto il popolo intiero muoveva ad incontrarlo in folla; e al vederlo comparire era un evviva unanime. Ristavansi poi tutti un istante… e lasciavano andare innanzi chi? il vecchio padre tremolante. Ei gettavaglisi tra le braccia, e pareva a lui di ringiovinire alla vita in gloria sul petto del figliuol glorioso. Poi la vecchierella madre, la buona madre lo mostrava ad ognuno trionfante, com’era, e felice di quel suo gran figliuolo: i suoi Tarchi a strincersi alle ginocchia di lui, e su a baciargli le mani; e la sposa in estasi di gioia stracciare i veli più fini per medicargli sul petto le piaghe onorate; e tutti a disputarsi una parolina da lui, un sorriso almeno, un’occhiata, un cenno di saluto. Era una consolazione ed un gaudio che mai lo maggior per tutti. Deh, deh! meglio noi colle lacrime della più viva gioia festeggiamo Gesù trionfante dalla battaglia, la quale dall’inferno ci liberò. Egli è qui risorto, e porta sulla divina Persona quelle Piaghe gloriose che ebbesi a toccare nel battersi per noi: egli è qui, e ci porge quelle membra che si son battute a nostro vantaggio fino all’ultimo Sangue. Egli è qui con quel Sangue, cui egli ha versato fino all’ultima goccia. Oh cara vita del nostro Gesù, e dove ho il mio cuore, quando non l’ho qui tutto con voi? Ah quando si pensa che lo lasciamo tanto tempo senza dargli un pensiero, per non sentirne disdegno bisogna proprio avere compassione delle povere anime nostre, cui tanti nonnulla del mondo portano lontano dal Sommo Bene nostro Gesù! Ridestiamo la fede, fermiamo un poco il pensiero; ed il nostro cuore allora dovrà troppo più teneramente che io non dica amare Gesù. Fate voi questa prova.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.