DOMENICA XVIII DOPO PENTECOSTE (2022)

DOMENICA XVIII DOPO PENTECOSTE (2022)

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Semìdoppio. – Paramenti verdi.

Questa Domenica, inserita nel Messale dopo il Sabato delle Quattro-Tempora, era anticamente libera. La liturgia della vigilia si prolungava, infatti, fino alla Domenica mattina, e quindi questo giorno non aveva Messa propria. La lezione del Breviario nella Domenica che segue le Quattro Tempora (4a Domenica di settembre) è quella del libro di Giuditta, che S. Ambrogio, nel 2° Notturno riporta a questo tempo di penitenza, attribuendo ai digiuni e all’astinenza di quest’eroina la sua miracolosa vittoria. Per continuare il riavvicinamento che abbiamo stabilito fra il Messale e il Breviario, possiamo anche studiare la Messa del Sabato delle Quattro Tempora, che era anticamente quella di questa Domenica in rapporto con la storia di Giuditta. – Nabuchodonosor, re degli Assiri, mandò Oloferne, generale del suo esercito, a conquistare la terra di Canaan. Quest’ufficiale assediò la fortezza di Betulia. Ridotti agli estremi, gli assediati decisero di arrendersi nello spazio di cinque giorni. Viveva allora in questa città una vedova chiamata Giuditta, che godeva grande riputazione. « Facciamo penitenza per i nostri peccati disse ella, e imploriamo il perdono da Dio con molte lacrime! Umiliamo le anime nostre davanti a Lui e preghiamolo di farci sperimentare la sua misericordia. Crediamo che questi flagelli, con i quali Dio ci castiga, ci sono mandati per correggerci e non per rovinarci ». E questa santa donna entrò allora nel suo oratorio rivestita di cilicio e con la testa cosparsa di cenere si prostrò a terra davanti al Signore. Compiuta la sua preghiera, mise le sue vesti più belle ed uscì dalla città con la sua ancella. Sul far del giorno giunse agli avamposti dei Caldei e dichiarò che era venuta per dare i suoi nelle mani di Oloferne. I soldati la condussero dal generale che fu colpito dalla sua grande bellezza « che Dio si compiacque di rendere ancor più abbagliante, poiché aveva per scopo non la passione, ma la virtù ». Oloferne credette alle parole di Giuditta e offrì in suo onore un gran banchetto. Nel trasporto della gioia bevve con intemperanza maggiore del solito e oppresso del vino si distese sul letto e si addormentò. Tutti si ritirarono allora e Giuditta restò sola presso di lui. Ella pregò il Signore di dar forza al suo braccio per la salvezza di Israele; poi, staccata la spada appesa al capo del letto, tagliò coraggiosamente la testa di Oloferne, la consegnò all’ancella ordinandole di nasconderla nella borsa da viaggio e ambedue rientrarono a Betulia quella notte medesima. Quando gli Anziani della città appresero quello che Giuditta aveva fatto, esclamarono: « Benedetto sia il Signore, che ha creato il cielo e la terra! ». L’indomani la testa sanguinante di Oloferne venne esposta sulle mura della fortezza. I Caldei gridarono al tradimento ma, inseguiti dagli Israeliti, furono massacrati o messi in fuga. Quando il Sommo Sacerdote venne da Gerusalemme con gli Anziani per festeggiare la vittoria, tutti acclamarono Giuditta, dicendo: « Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu la letizia di Israele, tu l’onore del nostro popolo ». S. Ambrogio, nel 2° Notturno della IV Domenica di Settembre commenta questa pagina della Bibbia dicendo: « Giuditta tagliò la testa ad Oloferne in forza della sua sobrietà ». Armata del digiuno, essa penetrò arditamente nel campo nemico. Il digiuno di una sola donna ha vinto le innumerevoli schiere degli Assiri ». La Messa del Sabato delle Quattro Tempora è piena di sentimenti analoghi. Le Orazioni implorano il soccorso della misericordia divina, appoggiandosi sul digiuno e sull’astinenza che ci rendono più forti dei nostri nemici. Perdonaci le nostre colpe, Signore, dice il l° Graduale. Vieni in nostro aiuto, o Dio nostro Salvatore; liberaci, per l’onore del nome tuo ». – « O Signore, Dio degli eserciti, continua il 2° Graduale, presta l’orecchio alle preghiere dei tuoi servi ». « Volgi il tuo sguardo, o Signore; sino a quando volti da noi la tua faccia? aggiunge il 3° Graduale, abbi pietà dei tuoi servi ». — Le Lezioni fanno tutte allusioni alla misericordia di Dio verso il popolo, che ha fatto penitenza. Così parla il Signore degli eserciti: « Come ebbi l’intenzione di far del male ai vostri padri quando essi provocarono la mia collera, cosi in questi giorni ho avuto l’intenzione di fare del bene alla casa di Gerusalemme ». – Il racconto della liberazione del popolo ebreo dalla servitù assira per mezzo di Giuditta (nome che è il femminile di Giuda) dopo che essa ebbe digiunato è un’immagine della liberazione del popolo di Dio alla Pasqua, per mezzo di Gesù (della stirpe di Giuda) dopo la Quaresima. – Più tardi, allorché non si attese più la sera per celebrare il santo Sacrificio il Sabato delle Quattro Tempora, si prese per la 18° Domenica dopo Pentecoste, la Messa che era stata composta al VI secolo per la Dedicazione della Chiesa di San Michele a Roma e che fu celebrata il 29 settembre; infatti tutto il canto si riferisce alla consacrazione di una Chiesa. « Mi rallegrai quando mi dissero Andremo nella casa del Signore (Versetto All’Introito e Graduale). Mosè consacrò un altare al Signore, dice l’Offertorio. « Entrate nell’atrio del Signore e adoratelo nel Tempio suo santo », aggiunge al Communio, e questa è una immagine del cielo ove affluiranno tutte le nazioni quando verrà la fine dei tempi indicata da questa Domenica e dalle seguenti che vengono alla fine del Ciclo. L’Alleluia è infatti quello delle Domeniche dopo l’Epifania, che annunziava l’ingresso dei Gentili nel regno dei cieli. L’Epistola parla di coloro che attendono la rivelazione di Nostro Signore al suo ultimo avvento; allora essi godranno eternamente, nella casa del Signore, la pace che, come dissero i Profeti, Egli accorderà a quelli che lo attendono (Intr., Graduale). Questa pace Gesù ce l’ha assicurata morendo sulla croce, che è il sacrificio vespertino. Questa pace e questo perdono noi lo godiamo già nella Chiesa, in grazia del potere accordato da Gesù ai suoi sacerdoti. Questa Messa, che segue il sabato delle Ordinazioni fa infatti allusione anche al sacerdozio. Come il Salvatore, che esercitò il suo ministero e guarì l’anima del paralitico guarendone il corpo, quelli che sono ora stati ordinati Sacerdoti predicano la parola di Cristo (Epistola), celebrano il santo Sacrifizio (Offert.) e rimettono i peccati (Vangelo). E cosi preparano gli uomini a ricevere irreprensibili il loro divin Giudice (Epistola). La predicazione evangelica è una testimonianza resa a Gesù Cristo. Quelli che l’accettano ricevono doni celesti in sovrabbondanza e possono attendere con fiducia l’avvento glorioso di Gesù alla fine dei tempi. – Giovanni Crisostomo così commenta la risposta data da Gesù agli Scribi che non gli riconoscevano la facoltà di perdonare i peccati: « Se non credete la potestà di rimettere le colpe, credete la facoltà di conoscere i pensieri, credete la virtù del sanare da malattie incurabili i corpi. Più facile sanare il corpo; ma giacché non credete alla maggiore meraviglia, ve ne mostrerò una minore ma aperta ai sensi.  »                                                                           

Incipit

In nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam, absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Eccli XXXVI: 18
Da pacem, Dómine, sustinéntibus te, ut prophétæ tui fidéles inveniántur: exáudi preces servi tui et plebis tuæ Israël.

[O Signore, dà pace a coloro che sperano in Te, e i tuoi profeti siano riconosciuti fedeli: ascolta la preghiera del tuo servo e del popolo tuo Israele.]

Ps CXXI: 1
Lætátus sum in his, quæ dicta sunt mihi: in domum Dómini íbimus.

[Mi rallegrai per ciò che mi fu detto: andremo alla casa del Signore].

Da pacem, Dómine, sustinéntibus te, ut prophétæ tui fidéles inveniántur: exáudi preces servi tui et plebis tuæ Israël

[O Signore, dà pace a coloro che sperano in Te, e i tuoi profeti siano riconosciuti fedeli: ascolta la preghiera del tuo servo e del popolo tuo Israele.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Dírigat corda nostra, quǽsumus, Dómine, tuæ miseratiónis operátio: quia tibi sine te placére non póssumus.

[Te ne preghiamo, o Signore, l’azione della tua misericordia diriga i nostri cuori: poiché senza di Te non possiamo piacerti.]

Lectio

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corinthios
1 Cor 1: 4-8
Fratres: Grátias ago Deo meo semper pro vobis in grátia Dei, quæ data est vobis in Christo Jesu: quod in ómnibus dívites facti estis in illo, in omni verbo et in omni sciéntia: sicut testimónium Christi confirmátum est in vobis: ita ut nihil vobis desit in ulla grátia, exspectántibus revelatiónem Dómini nostri Jesu Christi, qui et confirmábit vos usque in finem sine crímine, in die advéntus Dómini nostri Jesu Christi.

[“Fratelli: Io rendo continuamente grazie al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù; perché in lui siete stati arricchiti di ogni cosa, di ogni dono di parola e di scienza, essendosi stabilita solidamente in mezzo a voi la testimonianza di Cristo, in modo che nulla vi manca rispetto a qualsiasi grazia; mentre aspettate la manifestazione di nostro Signor Gesù Cristo, il quale vi manterrà pure saldi sino alla fine, così da essere irreprensibili nel giorno della venuta del nostro Signor Gesù Cristo”.]

LE RICCHEZZE DEL CRISTIANESIMO.

Fratelli: Io rendo continuamente grazie al mio Dio, riguardo a voi, per la grazia di Dio che vi è stata fatta in Gesù Cristo; perché in lui siete divenuti ricchi di ogni cosa, d’ogni dono di parole e di scienza, essendo la testimonianza di Cristo confermata in mezzo a voi in modo che non manchi dono alcuno a voi che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, il quale vi farà anche perseverare sino alla fine, perché siate senza colpa nel giorno della venuta del Signore nostro Gesù Cristo.

(S. Paolo, I ai Corinti: 1, 4-8).

Anche il lettore più zotico e disattento capisce subito che quando San Paolo afferma arricchiti in Gesù e per Gesù i Cristiani, arricchiti in tutti i modi, non parla di ricchezze materiali: il discorso dell’Apostolo si svolge su un piano diverso e superiore al piano della materia, che è il piano dello spirito. Però in quel piano la frase di San Paolo ha una verità, una esattezza matematica: N. S. Gesù col suo Vangelo ha, spiritualmente, arricchito l’umanità. C’è più vita al mondo e nella storia dopo di Lui, maggiore e migliore, più intensa e più alta. C’è più luce. La fede non è una barriera, un limite, è un progresso, uno slancio. Dove si ferma la ragione con la sua luce umana, comincia la fede con la sua luce divina, divina e umanizzata, messa per opera di Gesù, il Rivelatore, il Maestro, alla portata dell’umanità. Prima di Gesù c’è la filosofia, dopo Gesù accanto e oltre la filosofia c’è la Teologia. Prima c’è Dio — mistero — poi ci sono i Misteri di Dio. Il Cristiano sa tutto ciò che sapeva il pio pagano e sa molto di più. E anche il patrimonio di verità comuni, nella mente del Cristiano è più luminoso. Le stesse cose noi le sappiamo meglio. Meglio la sua grandezza, meglio la sua bontà, la giustizia così severa, la misericordia così grande. Il più umile Cristiano, sotto questo rispetto, è più avanti del più grande filosofo pagano. C’è una vita morale più ricca. Si vive nella sfera morale più intensamente, con maggiore severità e maggiore dolcezza. Nostro Signore ci ha tenuto ad affermare questa superiorità morale del Suo Vangelo sulla antica Legge, non discutendo neanche la superiorità della Legge mosaica sulla etica pagana. Sinteticamente ha detto che la giustizia, la bontà dei suoi seguaci, deve essere superiore a quella degli Scribi e dei Farisei. E ha specificato una serie di superiorità morali, spirituali. La parola nostra è più sincera, deve essere tersa come uno specchio. – Non bisogna solo non nascondere la verità delle parole, bisogna non velarla. La morale giudaica, salvo le apparenze, provvede ad evitare il male sociale, la morale cristiana va al fondo della realtà, mette l’anima nella luce e al contatto di Dio. Dove il Cristianesimo trionfa è nel regno della carità, dell’amore. Dopo N. S. Gesù c’è più amore al mondo, un amore più operoso. Chi li aveva mai neanche lontanamente sognati i miracoli della carità cristiana nell’inverno dell’età pagana? Cera a Roma la Vestale; non c’era la Suora di carità. L’ha creata Gesù. Tra il paganesimo e il Cristianesimo, c’è la differenza dal verno alla primavera. Il nostro amore è più intimo. Non si benefica solo nel Cristianesimo, non si fa solo del bene, si fa del bene, perché si vuole bene. C’è la fratellanza dell’anima, oltre le divisioni sociali. Rimangono materialmente i poveri e i ricchi, ma poveri e ricchi non conta nulla; si è fratelli. La carità cristiana va oltre la divisione nazionale; ci sono ancora i greci, i romani, i barbari, ma greci, romani e barbari si sentono fratelli, si chiamano con questo bel nome, si amano con questo bel titolo.

(P. G. Semeria: Le epistole delle Domeniche, Op. naz. Per il mezzogiorno d’Italia, Milano, 1939. – Nihil obstat sac. P. De Ambroggi – Imprim. P. Castiglioni vic. Gen. Curia Arch, Mediolani, 1-3-1938)

Graduale

Ps CXXI: 1; 7

Lætátus sum in his, quæ dicta sunt mihi: in domum Dómini íbimus.

[Mi rallegrai di ciò che mi fu detto: andremo alla casa del Signore.]

Alleluja

V. Fiat pax in virtúte tua: et abundántia in túrribus tuis. Allelúja, allelúja

[V. Regni la pace nelle tue mura e la sicurezza nelle tue torri. Allelúja, allelúja]

Ps CI: 16

Timébunt gentes nomen tuum, Dómine, et omnes reges terræ glóriam tuam. Allelúja.

 [Le genti temeranno il tuo nome, o Signore: e tutti i re della terra la tua gloria. Allelúia.]

Evangelium

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthæum.
Matt. IX: 1-8
“In illo témpore: Ascéndens Jesus in navículam, transfretávit et venit in civitátem suam. Et ecce, offerébant ei paralýticum jacéntem in lecto. Et videns Jesus fidem illórum, dixit paralýtico: Confíde, fili, remittúntur tibi peccáta tua. Et ecce, quidam de scribis dixérunt intra se: Hic blasphémat. Et cum vidísset Jesus cogitatiónes eórum, dixit: Ut quid cogitátis mala in córdibus vestris? Quid est facílius dícere: Dimittúntur tibi peccáta tua; an dícere: Surge et ámbula? Ut autem sciátis, quia Fílius hóminis habet potestátem in terra dimitténdi peccáta, tunc ait paralýtico: Surge, tolle lectum tuum, et vade in domum tuam. Et surréxit et ábiit in domum suam. Vidéntes autem turbæ timuérunt, et glorificavérunt Deum, qui dedit potestátem talem homínibus”.

[“In quel tempo Gesù montato in una piccola barca, ripassò il lago, e andò nella sua città. Quand’ecco gli presentarono un paralitico giacente nel letto. E veduta Gesù la loro fede, disse al paralitico; Figliuolo, confida: ti son perdonati i tuoi peccati. E subito alcuni Scribi dissero dentro di sé: Costui bestemmia. E avendo Gesù veduti i loro pensieri, disse: Perché pensate male in cuor vostro? Che è più facile, di dire: Ti sono perdonati i tuoi peccati; o di dire: Sorgi e cammina? Or affinché voi sappiate che il Figliuol dell’uomo ha la potestà sopra la terra di rimettere i peccati: Sorgi, disse Egli allora al paralitico, piglia il tuo letto e vattene a casa tua. Ed egli si rizzò, e andossene a casa sua. Ciò udendo le turbe s’intimorirono e glorificarono Dio che tanta potestà diede ad uomini].

Omelia

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI  ediz. Soc. Ed. Vita e pensiero – Milano).

IL POTERE DI PERDONARE I PECCATI

La casa dove si trovava Gesù era assiepata di gente, sicché non vi si poteva più entrare e nemmeno avvicinarsi alla porta. Ecco arrivare ancora quattro uomini, portando su di un lettuccio un paralitico. Venivano probabilmente da molto lontano, a prezzo di lunghe fatiche e non volevano ritornare senza aver visto Gesù. Non potendo per la ressa aprirsi un varco, salgono sul tetto. Doveva essere una casa bassa, con una scala esterna che metteva direttamente sulla terrazza che faceva da tetto. Smuovono alcune travi e calano giù il lettuccio del paralitico, il quale si trova davanti al Figlio di Dio. « Uomo, abbi fede: i tuoi peccati ti sono rimessi ». Parole più inaspettate, più strane di queste, Gesù non avrebbe potuto dire a quell’uomo ch’era venuto solo per la speranza d’essere guarito dalla paralisi. Eppure dovevano rispondere a qualche silenziosa implorazione che il Figlio di Dio ascoltava. Forse, giunto sotto lo sguardo purissimo e penetrante del Signore, quell’infelice, per un’improvvisa grazia di lucidità, vide che la sua sventura più compassionevole non era nella carne ma nell’anima. Vide le sue colpe, ne misurò per la prima volta l’estensione, la profondità, la bruttura; ne inorridì. Dal profondo del cuore gridò allora non già: « Guariscimi! », ma: « Perdonami! ». – Tutti allora udirono la risposta a quella domanda che nessuno aveva sentito: « Ti sono rimessi i tuoi peccati ». Cominciò lo scandalo. Gli Scribi e i Farisei, tacevano; ma nel loro interno si ribellavano: « Come può parlare così un uomo? Bestemmia. Chi può rimettere i peccati se non Dio solo? » E Gesù diede loro una duplice prova della sua divinità: leggendo nei loro cuori, sanando il paralitico. « Rispondetemi: è più facile secondo voi dire a costui: « Ti siano rimessi i tuoi peccati » o dirgli « levati su, e cammina? » Nessuno osava fiatare, perché si sentivano smascherati e senza ripari nella coscienza, davanti a Lui che li scrutava. « Ebbene, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra il potere di rimettere i peccati, — e si voltò al paralitico – ti dico, alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua ». E quegli s’alzò, prese il letto sulle spalle e andò via, tra lo sbigottimento e le grida della folla. Tutti glorificavano Dio che diede al Cristo tale potere, quello di rimettere i peccati. Anche noi dobbiamo ora per tale motivo glorificare Dio, considerando due cose intorno alla remissione dei peccati: la misericordia divina e la grettezza umana.  – 1. LA CONFESSIONE E LA MISERICORDIA DIVINA. L’uomo che commette peccato, in un momento di viltà e di ebbrezza e d’esaltazione, si slancia a colpire Dio e invece manda in rovina la propria anima. La quale dal peccato è paralizzata in ogni opera meritoria per il paradiso, è spogliata dalla vita della grazia, e come morta giace in un letto di miseria e di maledizione. Intanto il rimorso dilania il cuore. Quell’uomo lavora e picchia vigorosamente il suo martello, ma tra colpo e colpo ode una voce che gli s’infigge tra fibra e fibra, come una freccia: « Sei maledetto dal Signore! » Il martello gli diventa pesante, gli scivola di mano, si asciuga il sudore: è sudore di spavento. Quella donna canta sulla culla del suo bambino, e sembra beata nella sua gioia materna; ma una voce secreta l’amareggia: « Sei indegna di baciare l’innocenza di questo bambino ». Il canto le si spegne sulle labbra, e trema di spavento. Quella figliuola è inginocchiata davanti all’altare. Ha tanto bisogno di Dio ed è così sola al mondo! Però una voce la respinge dall’altare. « Hai offeso il Signore Dio tuo, hai meritato l’inferno!  » Si copre il volto per angoscia e per spavento. E se il Signore  non perdonasse più? È forse obbligato a perdonare? Se non perdonasse più, dopo il primo peccato sarebbe finita per sempre: la nostra vita diverrebbe come quella di Caino, la nostra morte quella di Giuda. Invece Dio perdona ancora. Ha istituito un sacramento in cui i suoi ministri hanno ricevuto il potere di perdonare i peccati: di perdonarli tutti, di perdonarli sempre. È necessario soltanto confessarli con grande sincerità, con profondo dolore. A intravvedere la misericordia infinita di Dio nella confessione, ci gioverà una parabola. Essa c’insegna che Dio ha dato al Sacerdote, il potere di perdonare tutto, anche i peccati enormi. « Un cavaliere aveva ucciso un uomo: la giustizia non lo sospettava, ma i rimorsi lo facevano andare triste ed errabondo. Un giorno, accadendogli di passare davanti ad una chiesa protestante, gli sembrò che il segreto sarebbe stato meno pesante, se avesse potuto confidarlo; entrò dunque e domandò al vicario di ascoltare la sua confessione. Questo vicario era un giovane molto perbene e molto istruito, ma, come tutti i protestanti, disconosceva il potere di perdonare i peccati nella confessione, sacramento istituito dal nostro divino Redentore crocifisso. « Apritemi il cuore, potete dirmi tutto come ad un padre ». L’altro incominciò: « Ho ucciso un uomo ». Il vicario scattò: « E venite a dirlo a me! miserabile assassino! Io non so se il mio dovere di cittadino non sarebbe quello di condurvi al più prossimo posto di polizia… ad ogni modo è mio dovere di persona rispettabile di non tenervi sotto il mio tetto un solo minuto di più ». E l’uomo se ne andò. Alcuni chilometri più lungi, vide sulla via che egli seguiva, una chiesa cattolica. Un’ultima moribonda speranza lo fece entrare, ed egli si inginocchiò dietro alcune vecchiette che attendevano vicino al confessionale. Venuta la sua volta, diede uno sguardo al prete che dentro nell’ombra pregava con la testa tra le mani e salì. « Padre mio », disse « non sono Cattolico, ma vorrei confessarmi da voi ». « Vi ascolto, figlio mio ». « Padre mio; ho ucciso ». Attese l’effetto della rivelazione spaventosa, Nell’augusto silenzio, la voce del sacerdote sussurrò dolce come fosse quella di una madre amorosa e dolente: « Quante volte, figlio mio! » (Cfr.: I silenzi del Colonnello Bramble, romanzo di ANDRÈ MAUROIS, Grasset, Parigi, 1921, pagg. 91-93). Nessun peccato può essere così enorme che il sangue del Figlio di Dio non basti a cancellarlo; basta che l’anima lo confessi sincera e pentita, che Dio non solo perdona tutto, ma sempre. A S. Pietro che gli domandava quante volte avrebbe dovuto perdonare al fratello pentito e se bastassero sette volte, Gesù in tono amorevole di rimprovero rispose dicendo: « Settanta volte sette! », cioè sempre. Finché nel cuore contrito gli resterà una goccia di fiducia nella misericordia divina, l’uomo potrà sempre ottenere il perdono dei suoi peccati. – 2. LA CONFESSIONE E LA GRETTEZZA UMANA. Di fronte alla misericordia di Dio, senza confini e senza misure, come è irritante la grettezza e la piccineria degli uomini, incapaci a comprendere le meraviglie del Cuore divino! a) Dicono certi uomini: « Se il peccato è un’offesa di Dio, solo Dio può perdonarlo; stando così le cose, io me la intenderò con Dio solo a solo, senza che il prete si metta di mezzo ». Questo ragionamento incomincia bene e conclude male. È vero: Dio solo può perdonare, e nessun’altro, neppur la Madonna, neppure gli Angeli e i Santi! Perché a Dio solo si deve chiedere perdono. Ma nel modo stabilito da Lui. Tocca all’offeso dettare le norme della riparazione. Ebbene Dio per concedere il perdono dei peccati ha stabilito come norma la confessione al suo ministro e rappresentante, il prete. b) Soggiungono ancora certi uomini: « Ma dove, ma quando Dio prescelse la Confessione per rimettere i peccati? ». Non avete sentito nel Vangelo d’oggi che Gesù prova d’essere Dio leggendo nei cuori, guarendo il paralitico, e dimostra di avere in proprio il potere di perdonare i peccati? Ebbene leggete qualche altra pagina del Vangelo, e troverete che il medesimo Gesù dirà agli Apostoli e nella persona degli Apostoli a tutti i loro successori parole come queste: « Come il Padre ha mandato me, così io mando voi… Ricevete lo Spirito Santo; quelli a cui rimetterete i peccati saranno rimessi, quelli a cui li riterrete saranno ritenuti » (Giov., XX, 21-23). c) Certi uomini dicono anche così: « La confessione è una viltà, è una degradazione, perché ci fa inginocchiare davanti a un uomo, ci obbliga a svelargli i segreti più personali della nostra coscienza ». Tutto ciò sarebbe vero, qualora veramente il confessore fosse un semplice uomo. Ma egli non è tale: egli è un uomo investito di divini poteri; è il rappresentante e il ministro di Cristo stesso. Prostrarci a lui, è come prostrarci a Cristo: è un umiliarsi, sì, ma non un degradarsi o un avvilirsi. – Merita d’essere riferito quel brano di Alessandro Manzoni della Morale cattolica (cap. XVIII): « Sì, noi ci inginocchiamo davanti al Sacerdote, gli raccontiamo le nostre colpe, ascoltiamo le sue correzioni e i suoi consigli. Ma quando il sacerdote, fremendo in ispirito della sua indegnità e dell’altezza delle sue funzioni, ha steso sul nostro capo le mani consacrate, stupito ad ogni volta di profferire le parole che danno la vita, noi, alzandoci da’ suoi piedi, sentiamo di non aver commesso una viltà. Noi siamo stati ai piedi di un uomo che rappresentava Gesù Cristo, per deporre, se fosse possibile, tutto ciò che inclina l’animo alla bassezza ». d) Ci sono infine certi altri uomini che dicono: « La confessione è un tormento e una debilitante angustia della coscienza ». A costoro risponderò con una bella pagina di Bossuet. « Si legge nella Storia Sacra (Esdra, III, 1, 3), che quando questo gran profeta, ebbe ricostruito il tempio di Gerusalemme, distrutto dall’esercito assiro, il popolo, confondendo insieme il triste ricordo della rovina e la gioia di una sì lieta ricostruzione, parte singhiozzava di dolore, parte cantava di giubilo, di modo che non si potevano distinguere i gemiti dalle grida di allegrezza. Ebbene, questa misteriosa confusione di dolore e di gioia è un immagine assai naturale di quanto avviene nel Sacramento della penitenza. L’anima, decaduta dalla grazia, vede in se stessa rovesciato il tempio di Dio; e quella spaventosa devastazione non l’hanno fatta già gli Assiri ma l’ha fatta lei stessa, distruggendo e profanando il santuario del suo cuore per farne tempio di idoli. Quell’anima piange, geme, rifiuta ogni consolazione: ma in mezzo ai dolori mentre fa scorrere le lacrime, vede che lo Spirito Santo, tocco dal suo tormento, dal suo pentimento, rialza quel santo edificio, ricostruisce l’altare abbattuto, e finalmente riconsacra quella coscienza nella quale ritorna a fare la propria dimora » (Dal Sermone sul figlio prodigo). – Un peccatore convertito s’incontrò, un giorno, nel complice di tanti peccati e misfatti. Questi lo chiamò: « Amico, non mi conosci più? sono io ». E il convertito francamente gli rispose: « Ah! siete voi; ebbene: io, non sono più io ». Le nostre confessioni siano sempre fatte con tale sincerità e con tale proposito che abbiano ad operare in noi una vera trasformazione, sicché ciascuno abbia a poter dire di non essere più quello di prima. Come il paralitico, dopo l’ordine di Gesù, si alzò dal suo lettuccio e se ne andò a casa, così noi pure dopo l’assoluzione dobbiamo alzarci dalle cattive abitudini, dalle occasioni di peccato, da ogni miseria terrena, e incamminarci veramente alla nostra casa che è il santo paradiso. — PARALISI SPIRITUALE. Salì una navicella, traversò il lago e sbarcò alla sua Cafarnao. Subito gli portarono incontro un povero paralitico, sopra un letto. Gesù gli dice: « Sorgi, prendi il tuo letto, torna a casa ». « Surge! Tolle! Vade! ». La folla attonita fu presa prima da uno sgomento di terrore, poi da un grande entusiasmo verso l’Uomo che comanda alle malattie e cominciò a glorificare Dio che tanta potestà aveva riposta in Lui. Più ancora di quella gente, noi dobbiamo glorificare Dio, perché i tre misteriosi comandi « surge, tolle, vade » furono rivolti al paralitico in vista del peccatore in esso rappresentato. Attraverso la guarigione di quell’infermo, Gesù intendeva insegnarci il modo di guarire da un’altra più terribile paralisi: quella dell’anima. I tre mali che la paralisi arreca al corpo, sono dal peccato recati all’anima. Infatti, quest’infermità ci proibisce di reggerci in piedi, di compiere qualsiasi fatica, di camminare. Così, nell’anima il peccato: ci proibisce di star ritti nella grazia e curva nella schiavitù del demonio; ci rende inermi nelle tribolazioni e nelle tentazioni; infine, non ci lascia camminare verso il paradiso sulla via della virtù e delle buone opere. Ma Dio contro questi tre mali ha comandato tre rimedi: « Surge! Tolle! Vade! » – 1. SURGE! Quando un’anima si macchia di peccato, avviene in lei una trasformazione orribile. Decade dalla sua nobiltà e giace in una vergognosa miseria. Oh, se gli uomini potessero comprendere bene come, peccando, si abbrutiscono davanti a Dio, non  abbandonerebbero così facilmente in balìa del demonio! Gesù ne prova un’immensa compassione, e passando vicino grida: « Sorgi! ». Saulo di Tarso perseguitava ferocemente i discepoli del Signore. Aveva negli occhi una torbida fiamma di odio, aveva nelle mani le lettere del capo sacerdote, che lo autorizzavano a prendere, quanti più poteva, Cristiani e tradurli a Gerusalemme. Mentre faceva la strada di Damasco, un’improvvisa folgore dal cielo lo circondò, e lo atterrò. Il superbo stordito dal colpo, rotolava nella polvere e non capiva nulla. Poi udì una voce potente che lo chiamava: « Surge! entra nella città e là ti verrà detto quello che devi fare » (Atti, IX, 6). Saulo tremando si levò da terra; sbarrò gli occhi ad accogliere la luce, ma era diventato cieco. In Damasco l’aspettava il sacerdote Anania che l’avrebbe risanato. Quella voce che risuonò all’orecchio di Saulo gettato nella polvere della strada, risuona pure all’orecchio di ogni uomo caduto in peccato: « Surge! ». Sorgi dalla colpa che uccide l’anima, sorgi dalla tua vita cattiva che ti abbassa al livello delle bestie, sorgi dalla schiavitù del demonio che ti costringe, non in un duro letto come il paralitico, ma nell’inferno. Quando Saulo udì la voce di Gesù che l’invitava a rialzarsi, rispose: « Signore che debbo fare? » E il Signore a lui: « Entra in città, e lo saprai ». Questa città è la Chiesa dove il peccatore che ritorna, conosce quello che il Signore vuole da lui. E il Signore vuole che si presenti ad Anania, al Sacerdote, che confessi e pianga davanti a lui il suo peccato; ed il sacerdote nella confessione, novello Anania, gli aprirà gli occhi sopra le sue miserie, gli darà una mano per rialzarsi. Surge! Non lo sentite voi questo divino comando che in mille modi risuona intorno a voi? Sono i buoni esempi, sono i rimorsi, sono le tribolazioni, le campane che vi chiamano alla chiesa: « Sorgi dal fango in cui ti sei buttato; sorgi dalle cattive abitudini; sorgi dalla tua ignoranza in fatto di religione; sorgi dal rancore che ti rode contro il prossimo… ». Non resistiamo a Gesù. Ma come il figliuol prodigo diciamo anche noi: « Surgam! »: « sorgerò e andrò da mio Padre ». – 2. TOLLE! Dopo averlo risanato, Gesù disse al paralitico: « Tolle grabatum tuum » – « Prendi su il tuo letticciuolo ». E che altro significa il letticciuolo se non la propria parte di dolori e di pene che ad ognuno è riservata sulla terra? Non basta dunque sorgere dal peccato, ma è necessario accettare e portare con rassegnazione e con spirito di penitenza le nostre croci, quaggiù. Mirabile è la Provvidenza nel comandare agli uomini di portar la propria croce. Osservate: ad ogni istante gli uomini si sprofondano nel male. Si pecca nelle vie, nelle case, nei teatri, nei ritrovi, in pubblico, in privato. Ma se non ci fossero i dispiaceri, le croci, le disgrazie, la morte a porre un freno, chi fermerebbe l’uomo sulla china del male? Ecco perché l’Ecclesiastico dice: « Il cuore dei santi sta dove c’è tristezza e il cuore degli stolti dove c’è allegria ». È necessario patire. Sul calvario si ergevano tre croci: quella di Gesù innocente, quella del ladro penitente, quella del ladro disperato. Chi non vuol patire con Gesù innocente, chi non vuol patire col ladro penitente, dovrà egualmente patire, col ladro disperato. Eppure, è tanto frequente l’udire bestemmie contro la Divina Provvidenza, non solo dalla bocca degli uomini, ma specialmente da quella delle donne, delle mamme di famiglia: « Che ho fatto io di male per castigarmi così? Ah, se Dio c’è, non è giusto! ci mette al mondo e poi ci tormenta… ». Povera gente! pretende d’essere cristiana, senza portare la croce di Cristo. Si sbaglia di grosso. Il Redentore apparve alla Beata Margherita di Savoia. Le recava sulle palme forate dalle stigmate, tre doni a scelta: o la calunnia, o la malattia, o la persecuzione. Ella pensò. La calunnia? essere creduta da parenti o da amici forse una ladra, forse una mondana, forse… ed essere innocente: oh mio Dio! La malattia?…: e si vedeva inchiodata in un letto duro, con la febbre alta, con un male ributtante che la consumava senza finirla mai, sola perché avrebbero avuto schifo di lei, per mesi, per anni… La persecuzione?… scacciata come una zingara mentr’era principessa, rincorsa, incarcerata, battuta, martirizzata terribilmente… Mentr’ella pensava, Gesù le stava davanti: e sorrideva protendendo sulle mani forate dalle stigmate, tre doni; a scelta. Tremò la beata in tutta la persona, un istante; ma poi protese ella pure le sue mani con gioia e disse: « Io li scelgo tutti e tre ». Gesù l’esaudì. Per tutta la vita tre acute spade la trafissero. – 3. VADE. Quando il paralitico si fu rizzato sulle gambe, quando si fu gettato sulle spalle il letticciuolo del suo dolore, Gesù aggiunse: « Va! ». Non basta quindi lasciare il peccato, accettare le tribolazioni in penitenza dei peccati, ma è necessario andare. « Vade in domum tuam ». La nostra casa è il paradiso; e al paradiso si va con le buone opere. Non chi avrà detto: « Signore, Signore » entrerà nel regno dei cieli, ma chi avrà fatto opere cristiane. Sventurate le vergini stolte! come rimasero male, quando, sopraggiunto lo sposo, furono escluse dal convito. Erano fuori nel buio e nel freddo della notte: udendo le grida di gioia, le risa festose, i canti nuziali, il profumo dei vini e dei cibi, trepidanti bussarono alla porta. Venne lo sposo; le guardò un istante e buttò loro in faccia quel tremendo: « Nescio vos ». Non so chi siete. Che avevano fatto di male? avevano mancato di fedeltà? no: solo avevano dormito senza procurarsi l’olio nelle lampade. L’olio delle buone opere. Anche l’albero di fico, piantato lungo la via dove passò Gesù non aveva prodotto frutti velenosi, ma solo una dovizia di ampie foglie; eppure fu maledetto e inaridì sul momento, perché non aveva fatto frutti… I frutti di buone opere. Non basta non dare scandalo, ma è necessario dare buon esempio. Non basta rifiutare libri e giornali cattivi, ma è necessario appoggiare con l’opera e con l’offerta la buona stampa. Non basta non maltrattare il prossimo, ma è necessario praticar la virtù. « Et vade! » e va. Va, dunque, con frequenza ai santi sacramenti della Confessione e della Comunione; va ad ascoltare la S. Messa, non solo alla domenica, ma appena lo puoi (e potrai se’ lo vorrai) anche nei giorni feriali. Va ad acquistarti i beni eterni col di stacco dai beni temporali. Va con la mortificazione e la preghiera a vincere le tentazioni del demonio. Va! e il Signore sarà sul tuo cammino e l’Angelo del Signore camminerà con te. — LA BESTEMMIA. « Figlio, confida: i tuoi peccati ti son perdonati ». Gli Scribi udirono queste parole e inorriditi dicevano tra loro: « Chi può rimettere i peccati se non Dio? E costui osa perdonarli…; bestemmia ». Hic blasphemat. Gesù che leggeva nei cuori domandò: « È più facile rimettere i peccati o guarire un paralitico? Perché sappiate che il Figlio dell’Uomo può rimettere i peccati, io dico a questo infelice: Alzati, prendi il tuo letto, torna a casa tua ». Quegli si levò e andò a casa. Tutti allora glorificarono Dio. Hic blasphemat! veramente i bestemmiatori erano gli scribi che osavano ingiuriare il Salvatore. Ma avete notato con quale senso di disprezzo quei maligni accusarono Gesù di bestemmia? Essi, la bestemmia, dovevano sentirla come un orribile delitto. Soltanto ai Cristiani, dopo venti secoli di Cristianesimo, la bestemmia deve sembrare una parola innocua? È vergognoso. Eppure è così: forse, nessun peccato è diffuso come la bestemmia. Bestemmiano i poveri, bestemmiano i ricchi, bestemmiano gli ignoranti e bestemmiano gli istruiti. Perfino le donne bestemmiano: nelle officine hanno imparato l’insulto atroce e credono di farsene un vanto ripetendolo. Talvolta s’odono anche fanciulli a bestemmiare: chi fu ad insegnare a quelle labbra innocenti l’orrenda parola? Da chi l’udirono la prima volta? In tutta Italia si conduce una lotta magnifica « contro l’orribili favelle », per purificare l’idioma gentile di nostra gente da questa turpitudine. È bello quando si viaggia, e nelle stazioni e negli uffici e sui treni accanto al cartello dell’igiene: « È proibito sputare per terra », leggere un altro avviso: « È proibito bestemmiare ». Hanno fatto bene a metterli insieme, perché colui che bestemmia sputa per terra la sua bava diabolica, infetta l’aria, ammorba il prossimo. Sorgete anche voi! purificate la parrocchia da questo disonore. Non si deve più tacere; non si può più tacere. È per entusiasmarvi a questa nobile crociata, ch’io voglio dirvi che cosa è la bestemmia, la sua gravità, le sue futili scuse. – 1. CHE COS’È LA BESTEMMIA. La bestemmia è un’ingiuria fatta a Dio. Può essere di pensiero: quando alcuno senza nulla esprimere all’esterno agita nel suo cuore sentimenti di odio o di scherno contro Dio. Può essere anche di opera: quando si levano i pugni, gli occhi in atto di minaccia contro il Cielo, quando si calpesta un crocifisso o si sfregia per disprezzo un’immagine santa. Ma la bestemmia più comune è quella di parola. Con le parole in due modi si può bestemmiare: a) Quando si attribuisce a Dio cosa che essenzialmente a Lui ripugna, come quando lo si chiama falso, ingiusto, crudele… Questa è la bestemmia ereticale, ed è frequente sulle labbra delle donne. « Dio non è giusto. -Dio preferisce quei che fan del male. Dio mi ha rigettata, è inutile far bene… ». — Povero me! — dirà qualcuno — ma tutti i giorni io ripeto queste frasi. « Ebbene, tutti i giorni voi bestemmiate ». — Ma chi lo sapeva? « Chi lo sapeva? ogni buon Cristiano. Ed anche voi l’avreste dovuto sapere, se foste stato alla dottrina cristiana tutte le domeniche ». b) Il secondo modo di bestemmiare con le parole si ha quando ai nomi di Dio, della Vergine, dei Santi si aggiunge un titolo ingiurioso, osceno… Quelli che dicono appena il nome di Dio, di Cristo, della Madonna, senza odio, senza unirvi parole cattive, non dicono bestemmie; però non dicono nemmeno giaculatorie, e fanno molto male. Eppure c’è della gente che non può tirare il fiato senza mandar fuori questi santissimi Nomi, che gli Angeli pronunciano adorando e tremando; e sono magari fanciulle, e sono magari mamme di famiglia dalla cui bocca i figli non dovrebbero raccogliere che parole edificanti. . 2. GRAVITÀ DELLA BESTEMMIA. È un lontano venerdì, così doloroso che la memoria durerà sempre. In mezzo al cortile del presidio, nella torre Antonia, c’è un divino prigioniero. In giro a lui scrosciano le grasse risate di parecchi soldatacci. Perché ridono? Hanno fatto sedere il Figlio di Dio sopra una scranna; gli han gettato sulle spalle piagate dalla flagellazione uno straccio rosso come la porpora dei re; sopra la testa gli hanno calcato una corona di spine. Ed ora se ne fanno zimbello. Alcuni gli danno bastonate sul capo… percutiebant caput eius. Altri gli passano di dietro e d’improvviso lo schiaffeggiano, urlando: « Profeta, indovina chi è stato! ». E tutti gli sputano sulle vesti, in faccia, negli occhi. Expuentes in eum. Chi sa come fremevano intorno le invisibili legioni di Angeli! Intanto dalla piazza veniva l’urlo della folla adunata sotto il litostrato di Pilato: « Lo vogliamo crocifisso. Crucifiggilo. dunque!… Dacci Barabba, ma lui no. Fallo morire! ». Povero Gesù! Perché ti bestemmiavano? che cosa avevi fatto di male a quei soldati, a quella gente? Da Dio ti eri fatto uomo, povero e umile, per salvarli: forse per questo ti bestemmiavano? Avevi dato vino miracoloso agli sposi nel banchetto nuziale, e avevi dato pane miracoloso a quattro mila persone affamate nel deserto: forse per questo ti bestemmiavano? Avevi voluto bene ai loro bambini e sulle tue braccia li accarezzavi; avevi guarito i loro malati; avevi mondato i loro lebbrosi; avevi risuscitato i loro morti: forse per questo ti bestemmiavano, forse per questo ti sputavano in faccia? L’infamia di quella gente ci fa rabbrividire. Ma pensate, Cristiani, che noi abbiamo fatto di ogni giorno un venerdì santo. Ogni giorno son milioni e milioni di bestemmie che i Cristiani lanciano sul volto al Creatore, al Salvatore, alla Madre dì Dio!.. S. Gerolamo spaventato diceva: Nihil orribilius blasphemia: niente è più orribile di una bestemmia. Più orribile della calunnia, più orribile del furto, più orribile dell’omicidio. Questi peccati recano ingiuria al prossimo, ma la bestemmia reca ingiuria a Dio, direttamente. Ditemi: fa maggior torto a suo padre il figlio che lo disubbidisce o il figlio che osasse alzare contro il suo volto un pugno minaccioso?… certo, il secondo. Ebbene: il Cristiano che ruba, calunnia, uccide, fa grande ingiuria a Dio trasgredendo i suoi comandi; ma chi bestemmia fa peggio, perché non solo trasgredisce agli ordini di Dio, ma se la prende contro la divina Persona, e attenta quasi alla sua vita. Nombrod,  un re crudele e bestiale, invaso da furore diabolico contro Dio che l’aveva umiliato, imbracciò l’arco e scoccava saette contro il Cielo, per colpire il Signore. Povero pazzo: quelle saette ricadevano sul suo capo. Così le vostre bestemmie o bestemmiatori: tutte ridiscendono sul vostro capo. O come terribili castighi in questa vita, o come eterna dannazione in fuoco nell’altra vita. – 3. LE FUTILI SCUSE. La bestemmia non ha nessuna scusa. Io capisco uno che ruba: le sofferenze della povertà, gli stimoli della fame, la lusinga dell’oro, l’onore compromesso, sono sempre delle attenuanti che rendono meno ignominioso il mestiere del ladro. Io capisco anche uno che prende l’ubriachezza: talvolta la sete è così bruciante e il piacere del vino vellica così terribilmente la gola, che a resistervi occorre una sforzo non comune. Ecco la riprova che la bestemmia è un peccato diabolico, e chi bestemmia è un posseduto dal demonio. Ma che vantaggio c’è a bestemmiare? che gusto si prova? Nessun VANTAGGIO! Nessun gusto. Eppure si bestemmia. — Possibile, — dicono alcuni — che quando bestemmio commetto un peccato così orrendo!? — Se quelle brutte parole che voi dite a Dio, un altro le dicesse a voi, non è vero che lo prendereste a schiaffi? E forse che Dio merita meno rispetto della vostra persona? — Ma io bestemmio perché il lavoro, gli affari van male, — Già: a forza di bestemmiare, l’esperienza insegna, che andranno poi bene. Voi somigliate a quel tale che per spegnere l’incendio in casa sua ci vuotava sopra secchi di benzina. — Ma io bestemmio per farmi ubbidire dai figliuoli — Tu che bestemmi tuo Padre che è ne cieli, come puoi illuderti che i tuoi figli avranno rispetto per il loro padre che sta in terra? Quando, scandalizzati dalla tua bocca d’inferno saran cresciuti bestemmiatori essi pure come te, ti malediranno. Oh, purifichiamo l’aria da questa sozzura! I padroni non tollerino più nelle loro botteghe l’operaio che bestemmia. Chi bestemmia Iddio non servirà bene a nessun padrone, mai. Oh, purifichiamo il paese nostro da questa inciviltà tate che alcuno bestemmi vicino a voi: Dio vi potrebbe castigare, perché non avete parlato. Oh, purifichiamo le famiglie dalla bestemmia! E tocca a voi, o mamme, o spose, o figlie, tocca a voi. È compito vostro. Anzitutto non dite voi le bestemmie. Non dite voi inutilmente e scioccamente i santi Nomi di Dio, di Cristo, di Maria. Poi mortificate la vostra lingua: perché non di rado è la lingua lunga delle donne che fa bestemmiare l’uomo. Ma quando al vostro marito, al vostro padre, al fratello vostro è passato il momento di furore, prendetelo a parte, e con angoscia mostrategli il suo torto immenso: supplicatelo ad aver pietà della sua casa. – Tutti sapete l’ultimo grido di quell’uomo che aveva un cancro alla lingua. Il dottore gli aveva detto: « Se volete tentare di salvarvi, è necessario che vi lasciate amputare la lingua ». L’infelice sudò di spavento, ma pur d’avere dinanzi ancora una speranza di vita, accettò. Al momento dell’operazione il dottore gli disse: « Se avete qualcosa da dire; ditelo subito perché è l’ultima volta che potete parlare ». Il malato, calmo, meditò un istante, poi con impeto gridò: « Sia lodato Gesù Cristo ». L’ultima parola fu quella. Sia lodato Gesù Cristo! si dica oggi da tutti noi come un solenne giuramento contro la bestemmia. Sia lodato Gesù Cristo! Ripetiamo ogni giorno, e più volte al giorno durante tutta la nostra vita. Meriteremo così che l’ultima parola nostra, sul letto di morte sia questa ancora: « Sia lodato Gesù Cristo ». E l’anima nostra, uscendo dal corpo, udrà allora gli Angeli del paradiso risponderci: « Sempre sia lodato ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Exod. XXIV: 4; 5
Sanctificávit Móyses altáre Dómino, ófferens super illud holocáusta et ímmolans víctimas: fecit sacrifícium vespertínum in odórem suavitátis Dómino Deo, in conspéctu filiórum Israël.

[Mosè edificò un altare al Signore, offrendo su di esso olocausti e immolando vittime: fece un sacrificio della sera, gradevole al Signore Iddio, alla presenza dei figli di Israele.]

Secreta

Deus, qui nos, per hujus sacrifícii veneránda commércia, uníus summæ divinitátis partícipes éfficis: præsta, quǽsumus; ut, sicut tuam cognóscimus veritátem, sic eam dignis móribus assequámur.

[O Dio, che per mezzo dei venerandi scambii di questo sacrificio, ci rendi partecipi della tua sovrana e unica divinità, concedi, Te ne preghiamo, che, come conosciamo la verità, cosí la conseguiamo con degna condotta.]

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

de sanctissima Trinitate
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo et Spíritu Sancto unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónæ, sed in uníus Trinitáte substántiæ. Quod enim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne veræ sempiternǽque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in majestáte adorétur æquálitas. Quam laudant Angeli atque Archángeli, Chérubim quoque ac Séraphim: qui non cessant clamáre quotídie, una voce dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio tuo unigénito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Cosí che quanto per tua rivelazione crediamo della tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo. Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l’unità nell’essenza e l’uguaglianza nella maestà. La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce:]

Sanctus.

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis
Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster,

qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea. 

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Ps XCV: 8-9
Tóllite hóstias, et introíte in átria ejus: adoráte Dóminum in aula sancta ejus.

 [Prendete le vittime ed entrate nel suo atrio: adorate il Signore nel suo santo tempio.]

Postcommunio

Orémus.
Grátias tibi reférimus, Dómine, sacro múnere vegetáti: tuam misericórdiam deprecántes; ut dignos nos ejus participatióne perfícias.

[Nutriti del tuo sacro dono, o Signore, Te ne rendiamo grazie, supplicando la Tua misericordia di renderci degni di raccoglierne il frutto.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

TRIDUO IN ONORE DI MARIA SS. DEL PARTO – DALL’8 AL 10 OTTOBRE; FESTA 11 OTTOBRE (2022)

Triduo in onore di Maria SS. del Parto.

(Dall’8 al 10 ottobre; festa 11 ottobre)

PRIMO GIORNO. Actiones nostras, quæsúmus, Domine, aspirando præveni, et adjuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te cœpta finiatur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

O la più benedetta fra tutte le donne, e la più eccelsa sopra tutte le cose create, o Maria Ss. Voi che foste posseduta da Dio nel principio delle sue vie, de’ suoi misericordiosi disegni, e come prescelta dai giorni dell’eternità , e predestinata al compimento del gran mistero dell’umana riconciliazione, foste sola fatta degna di concepire nel vostro purissimo verginal seno lo stesso Dio, quello che già si deliziava Voi prima che fondasse i cardini della terra, e di tutte le sfere celesti, quello che con un fiat trasse dal nulla le visibili cose, il vostro medesimo Creatore, il gran Padre dei futuri secoli, il Principe della pace e l’aspettazione delle genti, quello stesso che vi spedì dal suo divin trono un Arcangelo quasi ad esplorare il vostro consenso, prima di discendere dai Cieli nelle vostre viscere immacolate, facendo in certo modo dipendere la redenzione del genere umano da un altro fiat, fiat mihi; deh! da quel sublimissimo trono ove ora sedete Regina presso il vostro Figlio divino, deh! implorate da Lui per noi infelici: figli di Eva e di Adamo la remissione delle nostre colpe non solo, ma benanche sollievo e conforto ne’ travagli di questa vita, e otteneteci ancora quella grazia, che tanto ora sospiriamo. Otteneteci queste grazie per la gloria del vostro divino concepimento, e per i meriti di quell’Angelica Verginità, che avanti il Parto, e nel concepire serbaste.

Tre Ave Maria e tre Gloria Patri. Quindi le Litanie; poi versetto e orazioni come segue:

V. Benedicta tu in mulieribus.

R. Et benedictus fructus ventris, tui.

OREMUS.

Deus, qui de Beatæ Mariæ Virginis utero Verbum tuum Angelo nuntiante, carnem suscipere voluisti, præsta supplicibus tuis, ut qui vere eam Genitricem Dei credimus, Ejus apud te intercessionibus adjuvemur. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.

GIORNO SECONDO. Actiones nostras, quæsúmus, Domine, aspirando præveni, et adjuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te cœpta finiatur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

Gran Regina del Cielo Maria, deh! da quell’altissimo seggio ove splendete ed abbellite il paradiso, volgete verso di noi pietoso lo sguardo. Noi siamo i figli di quella donna che fu l’autrice del peccato, e d’ogni conseguente miseria: ma ricordatevi che Voi siete l’autrice del merito, e delle nostre speranze. Eva piagò mortalmente se stessa e noi, e fu condannata perciò a partorire con dolore; e Voi foste quella che nel beatissimo vostro parto divino ci sanaste le più acerbe piaghe del l’anima. Eva ci trasfuse il mortale veleno dell’antico serpente; ma Voi quella foste, che allo stesso serpente schiacciaste la testa. Ahi! la pena del peccato pur vive, la nostra malizia ridesta troppo sovente in noi i danni dell’antico veleno, e noi stessi siamo i disleali e recidivi al peccato, onde ci aggraviamo ancora le miserie del corpo. Ma buon per noi, che Voi siete il rifugio dei peccatori, e la consolatrice degli afflitti, come piena di quella diffusiva grazia, che vi rese degna di partorire l’Autore della grazia, e con ciò diventaste Madre ancora di tutti i fedeli. A Voi però, o Madre nostra, Madre di misericordia, e di grazia, cui nulla si piega, a Voi ricorriamo qual figli. Esaudite le nostre preghiere; otteneteci la grazia di perseverare nel servizio divino in tutta la nostra vita; soccorreteci anche nelle temporali afflizioni, e segnatamente concedeteci quella grazia che ora imploriamo, consolateci per virtù de’ vostri meriti ineffabili, e per quello più glorioso e stupendo a tutti secoli di essere stata fatta Madre di un Dio, e di avere tuttavia conservata illibata la vostra Verginità nel Parto. Tre Ave Maria e tre Gloria. Quindi le Litanie, poi versetto e orazioni come segue:

V. Benedicta tu in mulieribus.

R. Et benedictus fructus ventris, tui.

OREMUS.

Deus, qui de Beatæ Mariæ Virginis utero Verbum tuum Angelo nuntiante, carnem suscipere voluisti, præsta supplicibus tuis, ut qui vere eam Genitricem Dei credimus, Ejus apud te intercessionibus adjuvemur. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.

GIORNO TERZO. Actiones nostras, quæsúmus, Domine, aspirando præveni, et adjuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te cœpta finiatur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

Eccelsa, augustissima Madre di Dio, Voi che a vostro talento stringeste tante volte tra fasce quel Figlio, che i cieli stessi non possono contenere, che Lo aveste suddito, e che suddito sempre a Voi si mantenne per suo abbassamento, per gloria vostra, e per nostro esempio Voi; che Lo portaste lungi dal crudele Erode in Egitto; Voi che disputante coi dottori Lo richiamaste da Gerusalemme a Nazareth; Voi che a Lui in Cana deste il cenno al primo operare de’ miracoli; Voi che tutto potete sopra il Cuore di Lui come Madre, e delle sue grazie foste costituita la tesoriera e la dispensatrice; deh ! Voi gli ridite che noi siamo figli benché ingrati di Lui e di Voi; ditegli con fiducia di Madre che Egli medesimo per nostra Madre vi costituì da quella croce, onde per noi pendeva, nella persona di S. Giovanni. Sì, ad onta de’ nostri peccati, che qui detestiamo, ci regge ancora il coraggio di chiamarci vostri figli, e come tali eleviamo le nostre supplichevoli mani a Voi verso il Cielo, affinché ci otteniate dal vostro divin Figlio, la remissione de’ peccati, la grazia di adempire la sua santa volontà in tutta la vita, e finalmente di potere dopo la morte contemplare Lui e Voi nel paradiso, e intanto di darcene un pegno nel favore che vi domandiamo. Esauditeci per tutti que’ meriti, che vi accumulaste, dacché diveniste Madre di Dio senza alcuna lesione di quella purissima Verginità conservata anche dopo il Parto. Tre Ave Maria e tre Gloria Patri. Quindi le Litanie; poi versetto e orazioni come segue.

V. Benedicta tu in mulieribus.

R. Et benedictus fructus ventris, tui.

OREMUS.

Deus, qui de Beatæ Mariæ Virginis utero Verbum tuum Angelo nuntiante, carnem suscipere voluisti, præsta supplicibus tuis, ut qui vere eam Genitricem Dei credimus, Ejus apud te intercessionibus adjuvemur. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.

[G. Riva: Manuale di Filotea, XXX Ed. – Milano, 1888]

LO SCUDO DELLA FEDE (223)

LO SCUDO DELLA FEDE (223)

MEDITAZIONI AI POPOLI (IX)

Mons. ANTONIO MARIA BELASIO

Torino, Tip. e libr. Sales. 1883

MEDITAZIONE XI

Il Rosario meditato e recitato col popolo.

PARTE SECONDA

MANIERA DI RECITARE IL ROSARIO.

Siamo qui ora, o fratelli, come in famiglia raccolti nella santa unione di carità a recitare il Rosario. Riducetevi a mente che, come abbiamo detto, recitare il Rosario vuol dire mettersi col cuore in Gesù Cristo qui con noi in terra nel santissimo Sacramento, e contemplarlo in mezzo di noi, siccome è realmente presente, siccome viveva con Maria santissima qui in terra; e con Gesù alzare le nostre preghiere a Dio Padre in cielo; poi rivolgerci a Maria e dire tutto il nostro cuore alla nostra Madre santissima. Raccogliamoci sotto il manto a Maria intorno a Gesù nel Sacramento; segniamo colla sua Croce le nostre povere persone; e copertici colle sue piaghe col farci il segno della santa Croce, diciamo: Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Di sotto le piaghe di Gesù gridiamo: o Padre, non guardate in faccia a noi che siamo poveri peccatori, ma guardate in faccia al vostro divin Figliuolo, che col Cuore squarciato, nel Sacramento dice per noi tutti i nostri bisogni: mandateci il vostro Santo Spirito, mentre noi devotamente contempleremo i:

MISTERI GAUDIOSI

PRIMO MISTERO. – L’Annunciazione

Nel primo mistero gaudioso si contempla come la santissima Vergine fu annunziata dall’Arcangelo Gabriele che doveva diventare Madre del Figlio di Dio.

CONSIDERAZIONE.

Raccogliamoci in Gesù, e pensiamo a quell’ora, in cui il Figliuol di Dio santissimo volle nascere Uomo per salvarci… O Beati, dividete con noi le nostre consolazioni! Oh quanto è buono Iddio!… Il cielo si abbassa alla terra. Dio Padre manda il suo Figlio, che da quell’istante resta poi sempre qui con noi: Egli è il nostro Salvatore Gesù; e noi gridiamo con Lui al Padre in cielo:

Pater noster, etc. Padre nostro che siete nei cieli, ecc. —

Gran Dio dei cieli, avete un bello essere grande: ma ci siete Padre. Voi vi siete lasciato conoscere per tale, quando mandaste il vostro Figlio a farsi uomo con noi, e a farci diventare vostri figli. Noi vi domandiamo la vostra gloria in terra da buoni figli: voi regnate con noi come Padre nella vostra famiglia; pigliateci anzi come una madre piglia il suo bambino in braccio, e fateci fare sempre la vostra volontà. (St reciti la prima parte del Pater noster). (L’Oratore qui incominci pel Pater noster e poche Ave Maria ad avviare il popolo a rispondere: presto poi il popolo risponde da sé). Dateci oggi il nostro pane. Tutte volte che diciamo: panem nostrum quotidianum: dateci oggi il nostro pane quotidiano, procuriamo di fare la comunione spirituale; indi diciamo: dateci Gesù in cuore, e per Gesù dateci tutti i beni: perdonateci e fateci amare tutti come fratelli. Deh non lasciateci perdere. (Si reciti la seconda parte del Pater noster).

1. Ave Maria. Quando il Signore volle nascesse bambino in terra il suo Figliuolo, a fine di preparargli una ben degna Madre, vi fece nascere, o Maria, senza peccato, come un fibre di paradiso in terra per posarvi sopra il suo santo Spirito: Noi vi contempliamo tra le braccia di s. Gioachino e di sant’Anna genitori vostri che vi coltivano tutta per Dio. Deh, Santa Bambina! voi conservate buone le nostre famiglie, e fate che i nostri figli, senza perdere un minuzzolo di tempo, siano tutti di Dio. Dio vi salvi, o Maria. (Si reciti l’Ave Maria).

2. La colomba al tempo del diluvio universale, uscita fuori dell’arca per volare sulla terra, voleva fermarsi qui; ma eran cadaveri in corruzione: voleva fermarsi là; ma erano ributti dall’acque in marciume. Dappertutto non trovava che fango ed immondezze. Colomba immacolata, non sapendo dove posare il piede color di rosa, senza lordarlo, batteva l’ale irrequieta; volava, volava e da ultimo faceva ritorno all’arca, piangendo e pigolando. Noé apri la finestra e l’accolse in seno. Anche voi, Bambina immacolata Maria, nata su questa povera terra, senza perdere un minuzzol di tempo di così cara vita e preziosa, vi raccoglieste in Dio nel tempio. – Fiore di paradiso spuntato in terra, voi colse lo Spirito Santo e vi pose in serbo in seno a Dio. Deh, Maria, pigliate voi i nostri poveri cuori che hanno bisogno di ritornare a Dio. Ave Maria.

3. Erano ben tante le figliuole a quei di’ e chi sa quanto ricche d’ogni fortuna, in isplendore di bellezza, principesse e regine; ma lo Spirito del Signore va a discendere sopra questa verginella  ignota al mondo, raccolta ed umiliata innanzi a Dio. O Maria, raccoglieteci a vivere in umiltà nascosti al mondo e santi innanzi a Dio. Ave Maria.

4. O Maria piena di grazie, perché foste la più pura e la più umile, il Figlio di Dio volle nascere da Voi. O benedetta fra tutte le donne, conservateci puri ed umili innanzi a Dio, affinché possa il vostro Figlio venirci in cuore in Comunione. Ave Maria.

5. L’Angelo vi annunzia che il Signore vuol discendere in terra… Fatevi innanzi, o piena di grazie, voi siete la sola degna di festeggiarlo, di amarlo, di portarlo in seno Bambinello. Deh, aiutateci sì che ci prepariamo in tutta la vita ad unirci a Gesù Cristo.

Ave Maria.

6. Quando l’Angelo vi annunciava che Dio vi eleggeva ad essere Madre del Suo Figlio, voi rispondeste: sono l’ancella sua, pronta a fare la sua volontà; volesse pure che io l’accompagnassi fino alla morte. O Maria, conduceteci con confidenza nelle mani di Dio a fare sempre la sua santa volontà, che è per noi il maggior dei beni. Ave Maria.

7. O santissima delle creature! Dio è con Voi; e Voi siete un cuor solo col vostro Figlio. Tocca a Voi fargli sentire cuore a cuore tutti i bisogni e le miserie di noi che siamo pure vostri figli. Ave Maria.

8. Benedetto il Figliuol di Dio e vostro, cui vi adoriamo in seno. Egli pigliò la vita umana per morire per noi, e dalla sua venuta in terra non ci volle abbondonare mai più per tirarci in paradiso. Tocca a Voi, o Madre santa, di aiutarci a trattarlo bene nel Sacramento; ché qui vi avete tutto il vostro interesse di vedere trattar bene Gesù. Ave Maria.

9. Dal vostro Cuore immacolato scende il Sangue nel Salvatore; e quel Sangue Gesù trasfonde col suo Corpo in noi nel Sacramento. O Maria, siamo dunque figli vostri, perché in noi è il Sangue del vostro Figlio; e noi confidiamo tutto in Voi, o Madre. Ave Maria.

10. O Maria, noi vi baciamo e ribaciamo tante volte la mano; e dove siete voi, o Madre, vogliono venire con Gesù i vostri figli. Ave Maria.

Gloria Patri. Gloria a Voi, grande Iddio, che ci siete Padre: gloria a Voi, Figliuolo eterno del divin Padre, che vi siete fatto nostro fratello e salvatore, fatto uomo per morire a nostra salute: gloria a Voi, Spirito Santo, Amor di Dio, che faceste di Gesù un fratel nostro, con noi carne della nostra carne per tirarci con Lui beati in paradiso. (Si reciti il Gloria Patri).

Requiem æternam. Non dimentichiamo mai le Anime sante del purgatorio nella recita del Rosario. O Gesù, o Maria, le anime del purgatorio sono figliuole anch’esse del vostro Sangue. Deh, fate parte ad esse della redenzione abbondante che comincia in questo mistero. (Si reciti il Requiem æternam).

SECONDO MISTERO. — La Visitazione.

Nel secondo mistero gaudioso si contempla come la santissima Vergine Maria, avendo inteso che santa Elisabetta doveva diventare madre di san Giovanni Battista, si parti subito di Nazarette, e andata a visitarla nella montagna della Giudea, stette con essa tre mesi.

CONSIDERAZIONE:

Facciamoci dentro nella celletta del santo amor di Dio, vogliamo dire nel Tabernacolo, dove dimora Gesù, come già nella casa di santa Elisabetta, nella quale entrando Maria, entrava pure Gesù nel seno di Lei racchiuso. Allora Giovanni in grembo ad Elisabetta

esultava santificato in quell’istante. Allora su quei benedetti piovevano celesti consolazioni, perché erano del cuore uniti con Gesù in seno a Maria. Anche noi siamo fortunati – ogni casa di fedeli è come una chiesuola; ché Gesù promise di abitare con noi, se siamo adunati nel suo nome in carità; e con Gesù qui noi abbiamo un Padre in cielo. Ora via a Lui manifestiamo tutti i nostri bisogni col cuore del Figlio suo, che palpita nei nostri cuori.

Pater noster, etc. Gran Dio che siete nei cieli, Voi siete il Padre nostro, e noi vogliamo la gloria del Padre nostro. Deh regnate in mezzo di noi, e di tutti gli uomini fate una sola vostra famiglia nella Chiesa cattolica. Deh pigliateci tra le braccia come figli vostri. (Sé reciti la prima parte del Pater noster). Dateci oggi il nostro pane cotidiano. (Facciamo qui la Comuniune spirituale tutte le volte che diciamo il Panem nostrum). O Padre nostro, Gesù è  qui con noi; fermatelo nel nostro cuore; e per Gesù dateci tutti i beni. Dateci la carità verso tutti i nostri fratelli: liberate dai pericoli i vostri figli; e guardateci dal mal più grande, che è quello d’uscire dalle braccia del vostro Amore. (Si reciti la seconda parte).

1. Ave Maria. Ci par di vedervi, o Verginella divina, uscir della vostra casetta, e con tanto incomodo attraversare la montagna a fine di portare le sante consolazioni della vostra carità agli amati vostri congiunti; e noi tutti amanti delle nostre comodità non possiam soffrire niente per gli altri. Maria, tirateci appresso di Voi a consolare i poveri, gli ammalati, ed a volerci un po’ di bene nelle nostre famiglie. Dio vi salvi, o Maria.

2. Ah sì, vogliamo venire anche noi; vi piangiamo appresso, 0 Maria; deh! pigliateci per vostri servi. Noi vogliamo fare sotto i vostri comandi tutto il bene che possiamo, e farlo tutto passare per vostra mano a gloria di Dio. Dio vi salvi, o Maria.

3. Elisabetta nel vedervi entrare in casa esclama: Oh! quale grazia per me!….. E chi mi vedo? La madre che mi porta il Figliuol di Dio nella mia famiglia!… O Maria, o Maria, date anche a noi di vostra mano il divin Figliuolo in Comunione; ce lo terremo caro nelle nostre case. Dio vi salvi, o Maria.

4. Rapita in estasi Elisabetta non fa altro che esclamare: Benedetta Voi, benedetto il Figlio del vostro seno! O benedetta Maria, voi benedite il buon Signore Gesù, voi amatelo anche per noi; voi dateci mano a trattarlo in terra col vostro amore. Dio vi salvi, o Maria.

5. Cara e santa Famiglia! tutta la sua fortuna era di avere in mezzo a sé Gesù e Maria. O Maria, fate che noi siamo tutti d’accordo in amare e servire Gesù nelle nostre famiglie: Maria, le nostre case le mettiamo sotto la vostra custodia; guardatele come vostre. Dio vi salvi, o Maria.

6. Quando voi, o Maria, quando quei benedetti di quella buona famiglia erano tutti del cuore con Gesù, che importava mai loro della gente del mondo di fuori? O Maria, fateci desiderare di fare i nostri doveri ritirati nelle nostre famiglie; perché, quanto più ci dissipiamo nel mondo, tanto più ci lontaniamo da Dio, e perdiamo del bene delle anime nostre. Dio vi salvi, o Maria.

7. Vi contempliamo, o Maria! Voi fate da umile serva in quella casa, ma tutta gentilezza di carità; e noi pretendiamo di essere trattati con tanti riguardi e trattiamo gli altri senza carità? Maria, aiutateci a risparmiare agli altri i dispiaceri e ad essere buoni con ogni persona. Dio vi salvi, o Maria. Tutta in Gesù assorta Maria esclama: Magnificat anima mea Dominum etc. L’anima mia esalta il Signore, perché guardò l’umiltà della sua ancella: ecco che mi chiameranno beata tutte le generazioni. Oh quanto è consolante per noi vostri figli, dopo mille e mille anni vedervi dai Pontefici e dai Re, come dai popoli e da tutta umanità cristiana salutare beata! Avvenne appunto come avete predetto colla vostra cara parola. e terra Ah! passeranno e cieli, ma starà ferma la parola di Gesù Cristo. E voi teneteci costanti col vostro Gesù; ché saremo beati, se non ci distaccheremo da Lui. Dio vi salvi, o Maria.

9. Benedetto Giuseppe, e voi Santi della beata famiglia benedetti, eravate tutti del cuore con Gesù e Maria. Anche noi, anche noi vogliamo sempre Stare col cuore con Gesù insieme con voi, o Maria, e con voi, o Giuseppe protettore delle nostre famiglie. Dio vi salvi, o Maria.

10. Quei fortunati nella santa famiglia si santificarono intorno a Maria; e Giovanni s’era santificato prima ancora di nascere. Maria, portate nelle nostre case Gesù, sicché ci aiutiamo tutti a farci santi a lui intorno; e guardate la innocenza dei nostri figli. Dio vi salvi, o Maria.

Gloria Patri etc. Gloria a Voi, grande Iddio della bontà, che vi voleste far conoscere per Padre a noi meschinelli; gloria a Voi, Figliuol di Dio, che vi voleste fare capo della nostra famiglia; gloria a Voi, Santo Spirito di carità; tirate i figli del vostro amore al nostro Padre in paradiso. Requiem aeternam etc. O Maria, sentite, sentite i gemiti delle povere anime del purgatorio. È sono i gemiti dei vostri figli caduti in quei tormenti: ti- rateli su con esso voi al paradiso!

Requien Aeternam etc. O Maria, sentite, sentite, sentite i gemiti delle povere anime del purgatorio. E’ sono i gemiti dei vostri figli caduti in quei tormenti: tirateli su con esso voi al Paradiso!  

TERZO MISTERO. — La Natività di Gesù Cristo.

Nel terzo mistero gaudioso si contempla come, essendo venuto il tempo sospirato della nascita del Redentore, nacque da Maria Vergine il Bambino Gesù Figliuol di Dio nelle vicinanze di Betlemme in sulla mezza notte, e fu collocato fra due animali nel presepio.

CONSIDERAZIONE.

All’altare, all’altare veniamo con tutto il cuor nostro…! è qui sull’altare, proprio come là nel presepio, il Bambino Gesù…;. Ecco il Dio dei cieli ci ha dato per nostro il Figlio suo Unigenito… Angeli e giusti tutti, venite ad adorarlo! Figuriamoci di vedere qui, come in quella cara notte del Natale, in fondo a quella povera grotta nel presepio tra il bue e l’asinello su un po’ di paglia il Bambino Gesù. È una tenerezza il contemplarlo… Maria lo bacia, l’adora, lo mostra a noi; S. Giuseppe piange intenerito; e il Bambino con quella grazia, con quegli occhietti, con quelle braccioline, pare che ci ciegga una carezza per consolarlo. O Maria, ditegli voi, che l’amiamo. Sì, Bambinello divino, per mezzo delle vostre lagrimette, dei vostri vagiti noi vogliamo dire le più care cose al Padre nostro: gli vogliam dire, che gli vogliam bene anche noi, e che vogliam essere con lui in paradiso.

Pater noster etc. O Padre, o Padre, sentite il Bambino che vagisce qui in basso in questa povera terra. Con lui vogliamo benedirvi teneramente: apriteci il cielo; ché con Lui in braccio veniamo nel vostro regno. Siamo fratellini del vostro Bambino Gesù; pigliateci con lui in seno; noi staremo sempre buoni, e faremo il vostro volere. (Si reciti la prima parte del Pater noster). Metteteci nel cuore il Bambino (facciamo la Comunione spirituale): noi ci terremo stretti a lui sempre; e per esso lui concedeteci tutti i beni. Sentite ancora il Bambino che piange e dimanda per noi perdono; anche noi lo consoleremo col dare il perdono a tutti. Padre, tirateci con Gesù fuori dai pericoli, e dai mali presenti levatici su fino al paradiso. (Si reciti la seconda parte del Pater noster).

1. Ave Maria. O buon Dio, nostro Bambino, voi dunque siete qui con noi, come là nel presepio! O Maria, anche noi l’adoriamo coi pastori, l’adoriamo coi Magi. Ricchi e poveri, ignoranti e dotti, Gesù ci vuol al presepio; Egli è il Salvatore di tutti. Voi, Maria, parlate Voi per noi col vostro cuore al nostro al troppo caro Bambino Gesù. Dio vi salvi, o Maria.

2. Bambino nostro, e nostro Dio, siete così buono con noi… Quanto più vi contempliamo piccino, tanto più ci rapite il cuore! O Madre santa, aitateci, affinché cel teniamo sempre sul cuore, come Voi, il Bambino Gesù. Dio vi salvi, o Maria.

3. Madre benedetta, avete ben tutto il vostro interesse a preparare di vostra mano il cuor nostro, a fine di riporvi dentro il Bambino Gesù; e noi per riceverlo bene, lo vogliamo ricevere dalle vostre mani. Deh mettetecelo in cuore voi; ma levatevi prima ciò che gli possa mai dispiacere; S. Giuseppe, mostrateci a portarlo, come voi nel vergine petto. Dio vi salvi, o Maria.

4. Adorabile Bambino! Noi vi contempliamo nato lungo una strada, in una greppia, su quella paglia… Padre Santo, al vostro Figlio preparaste tanta povertà; e noi siamo tutta cura affannata a cercare ricchezze qui…? L’intendiamo! Gesù vuol dirci che non è luogo qui da posare domicilio, che siamo in cammino nella vita, e che la patria è il paradiso. O Maria, se ci vediamo così poverino Gesù, non dobbiamo menar lamento alcuno, ma guardare la povertà come la ricchezza del Figliuol di Dio. Dio vi salvi, o Maria.

5. Noi ci ricordiamo che nel giorno del furor di Dio scorreva il fuoco tra le tende del popolo di Israele, e spalancavasi una voragine ad ingoiarli. Mosè allora, a salvare quei miseri, presentava nel turibolo d’oro il fuoco sacro all’Eterno. Ah noi siamo ben più fortunati; e Se meritiamo lo sdegno di Dio, Maria, voi gli presentate sulle ginocchia il vostro Figlio, il quale con quel Cuoricino in fiamme per noi dice tutti i nostri bisogni. Dio vi salvi, o Maria.

6. Questo Bambino è nostro; è nato per noi, non è vero, o Maria? Ebbene, ve l’offriamo, o padre, ma vogliamo che ci salviate le anime nostre. O Maria, col Bambino in braccio, voi potete tutto ottenere. Dio vi salvi, o Maria.

7. Bambino Gesù, vi abbiamo qui nel Sacramento; siamo contenti come i pastori che vi trovarono là nel presepio; ma noi siamo più fortunati; ché vi mettiamo nel nostro cuore per non lasciarvi più mai. Vanità, onori, pazze gioie del mondo, siete troppo meschine cose per rubarci dal cuore il nostro bene amato Gesù. O Maria, teneteci sempre fra le braccia voi, perché non perdiamo siffatto tesoro. Dio vi salvi, o Maria.

8. Bambinello dolcissimo, lasciateci dire piangendo il nostro cuore. I tempi in voi sono come un solo momento. Voi meritavate sempre di essere amato sopra ogni cosa quando eravate in seno a Maria, e vi pigliavano in braccio i pastori. Ora poi come essi, vi abbracciamo del cuore; ma ahi che vediamo qui nelle vostre manine e nei vostri piccoli piedi le piaghe che vi fecero i chiodi, quando voleste morire per noi! Queste membroline portano i segni delle battiture, e in questa cara testina sono ancora i fori delle spine… Oh! oh! Bambino Santissimo, il vostro Cuoricino geme Sangue ancora ancora!….. Oh Padre nostro, sentite il Bambino che ci piange in braccio qui in mezzo alle miserie nostre, ed esauditeci. Maria, mostrateglielo Voi. Dio vi salvi, o Maria.

9. Bambino nostro, ah non piangete: noi staremo sempre sempre con voi. In tutte le tentazioni vi stringeremo al cuore nel Sacramento, e grideremo: Gesù! Grideremo a voi, o Maria, e voi non ci lascerete perdere, non è vero? Dio vi salvi, o Maria.

10. State sicura, o Maria, che lo tratteremo bene qui il nostro Bambino Gesù….. Oh sì, che l’amiamo, e ve lo vogliamo accontentare! Tratteremo bene per lui tutti, anche i più peccatori, a cui stende Egli le sue manine; e Voi ci aiuterete, o Madre nostra. Dio vi salvi, o Maria. Gloria Patri etc. Cantiamo cogli Angeli gloria a Dio nel più alto dei cieli, perché egli mostrò di esserci Padre quando ci diede il Bambino suo Figliuolo; gloria al Figlio, che nato Bambino resta qui nel Sacramento, e non ci abbandona più; gloria allo Spirito Santo, Amore del Padre e del Figliuolo, procedente dal Padre e dal Figlio ora Bambino nostro, e col Padre e col Figlio Salvator nostro intento a volerci beati in paradiso. Gloria Patri etc.

Requiem æternam. Bambino Gesù, tra le nostre braccia guardate le anime del purgatorio; guardate come abbruciano le poverine in quelle fiamme! Noi vi piangiamo sul cuore per loro. Requiem æternam etc.

QUARTO MISTERO. — La presentazione al tempio.

Nel quarto mistero gaudioso si contempla come la Santissima Vergine nel giorno della Purificazione presentò Gesù Bambino, quaranta giorni dopo la sua nascita, nel Tempio, dove l’accolse fra le sue braccia il santo vecchio Simeone.

CONSIDERAZIONE.

Bambino Gesù, noi vi contempliamo quale eravate in braccio alla Madre vostra Santissima quando vi offeriva nel tempio, e con voi sì offeriva Ella stessa mettendovi sul suo proprio cuore in mano del Padre vostro, siccome cosa da farne ogni volontà. – Da questa santa offerta ne venne la salvezza nostra. O Gesù, o Maria, metteteci sul santo altare con esso voi; ché vogliamo essere tutti di Dio per servirlo in tutta la vita. Noi grideremo con voi, nostro Salvatore benedetto, e colla vostra parola invocheremo il Padre nostro nei cieli.

Pater noster. O Padre Santo che siete nei cieli, abbassate lo sguardo sopra questa povera terra, dove noi siamo con Gesù a darvi gloria. Fate di noi tutti il regno dei vostri fedeli; pigliateci con Gesù vostro a lui uniti a fare la vostra volontà. (Si reciti la prima parte del Pater noster). Dateci oggi il nostro pane (si faccia la comunione spirituale). Buon Gesù, state sempre nel nostro povero cuore. Per vostro amore noi ci offriamo a far del bene ai prossimi nostri; salvateci dai pericoli del mondo, e dall’altare con voi tirateci a beatitudine in paradiso.

1. Ave Maria. Madre santissima, con qual cuore offeriste il vostro Bambino divino, e con Lui offeriste tutta Voi stessa alla volontà di Dio! Deh non lasciateci andare perduti nel servire questo miserabile mondo; e metteteci nelle mani di Dio a fare la sua volontà in tutta la vita. Dio vi salvi, o Maria.

2. O Maria, che diceva mai il Cuor vostro, quando sentiva il palpito del Cuore vicino del Bambino Gesù? noi vorremmo palpitare del palpito del vostro amore, quando ce lo stringiamo dentro del cuore nella sacra Comunione. Dio vi salvi, o Maria.

3. O Maria, Dio solo sa quanto vi costasse l’offerire il Figliuol di Dio e delle vostre viscere a morire per noi, pronta ad accompagnarlo fino alla morte ed a morire con Lui. O Madre, noi siamo così poveri di cuore: aiutateci ad offerirei pel prossimo, a farci pronti a patire per Dio e per salvare le anime. Dio vi salvi, o Maria.

4. Ecché? Voi, Maria, col vostro vergine sposo Giuseppe confusa colle povere donne quasi foste peccatrice come esse per purificarvi; e noi pretendiamo di essere distinti cogli onori dagli altri, come se fossimo qualche cosa di meglio? Aiutateci per la vostra umiltà a mortificare l’amor proprio che sentiamo dentro così vivo. Dio vi salvi, o Maria.

5. Voi vi deponeste sull’altare col vostro Gesù consacrandovi tutta in servizio della gloria di Dio. Anche noi siamo tutti di Dio; e se volessimo operare per nostra soddisfazione, sarebbe lo stesso che se rubassimo la gloria a Dio per darla a un idolo di fango quale siamo noi. Maria, non lasciateci portar via il cuore lontano da Dio. Dio vi salvi, o Maria.

6. Voi generosa vi offeriste col vostro Gesù; e da quella offerta ne venne la salute del mondo. Maria, mettete anche noi nelle mani di Dio; pigliate nel vostro seno i nostri poveri figli, che Egli ci diede; affinché si offrano a Dio, e lo servano in quello stato a cui li ha destinati. Dio vi salvi, o Maria.

7. Questo Bambino, esclamò il santo vecchio Simeone inspirato, quando vel vide tra le vostre braccia, sarà la luce del mondo, il Salvatore, delle genti. Una tal profezia si verifica tutti i dì. E Gesù solo nella Chiesa Cattolica che salva e fa il bene del mondo; e questi pretendenti, i quali vogliono fare il bene dell’umanità senza Gesù tirandola a voltare le spalle alla Chiesa, riducono i popoli alla disperazione. O Maria, teneteci Voi tra le braccia della Chiesa insieme col Papa a salvarci con Gesù Cristo. Dio vi salvi, o Maria.

8. Quando Simeone vi predisse la passione e la morte del vostro Figlio, la spada del dolore vi trafisse nel Cuore; e voi vi nascondeste nella vostra casetta, e vi preparaste stringendo sul cuore il Bambino ad accompagnarlo fino sotto la croce. Maria addolorata, anche noi, anche noi quando nei travagli e nelle ansietà della povera nostra vita non ne potremo più, aiutateci a fare la Comunione spirituale e a metterci dentro del Cuore di Gesù a pigliar conforto. Dio vi salvi, o Maria.

9. Madre addolorata, quante volte stringendovi sul Cuore il Bambino Gesù dicevate colle lagrime: Bimbo mio, questa cara testolina ve la incoroneranno di spine!… e queste manine e questi piccoli piedi sono da inchiodare là sulla trave… Cara la Vita mia, voi crescete per morire sulla croce… Oh, ma sapete? o mio Gesù, la vostra Madre verrà anch’essa lassù al Calvario con voi… Sì si, mi farò inchiodare per la prima… sì, vi riscalderò col mio cuore… Oh mi morirete sul petto! Deh, Madre nostra Maria, vogliamo anche noi baciarvi il santo Bambino che mori per noi! deh, non lasciateci staccare da Gesù e da Voi; grideremo sempre: Gesù: e Maria, salvate l’anima mia. Dio vi salvi, o Maria.

10. Maria Santissima, Voi col vostro sposo Giuseppe eravate cogli occhi e col cuore sempre sopra Gesù nel fare le cose vostre. Anche noi, come Voi, vogliamo con Gesù dividerci nostri dolori e le nostre consolazioni; tutto vogliamo fare insieme con Gesù divino compagno del nostro pellegrinaggio. Dio vi salvi, o Maria.

Gloria Patri. Gloria al Padre che ci ha dato il Figlio suo per Salvatore; gloria al Figlio che tra le braccia di Maria si offerì a morire per noi; gloria allo Spirito Santo, che cooperò al sacrificio dell’amor divino. Gloria Patri etc.

Requiem æternam. Bambino Gesù, Voi v’offriste anche per le anime del purgatorio: per la memoria di quell’offerta coglietevi in seno le poverine che tanto soffrono. Requiem æternam, etc.

QUINTO MISTERO. — Il ritrovamento nel tempio.

Nel quinto mistero si contempla come Maria Santissima, avendo smarrito il suo divin Figliuolo e cercatolo per tre di, lo ritrovò in fine nel Tempio che disputava coi dottori, essendo d’anni dodici.

CONSIDERAZIONE.

Noi crediamo perduta la vita nascosta; ma quanto sono diversi dai nostri i giudizi di Dio! Della santissima vita sua così preziosa, la quale fu di trentatré anni, Gesù Cristo trenta volle passarli nella vita nascosta a lavorare in quella povera casetta; e questo fece a fine di dare l’esempio alla più gran parte degli uomini che si hanno da salvare lavorando ignoti al mondo per la gloria di Dio. Ci dimostra dunque Gesù, che la vita comune tutta pesa a gloria del Signore negli umili doveri del nostro stato gli è tanto cara. Signore Gesù, noi ci uniamo a Voi nel Sacramento; e non vogliamo che piacere con Voi al Padre vostro. Daremo la mano a Maria in compagnia di S. Giuseppe; e col cuore tutto in Voi faremo di adempiere ai nostri doveri, sia pur umile e povero il nostro stato. Siamo pur fortunati che abbiamo Voi in compagnia, e in tutti i momenti, in tutte le più minute azioni possiamo farci tanti meriti pel paradiso. Ah col cuore in Voi vogliamo esclamare: Pater noster.

O Padre nostro, di cielo. ci guardate con amore nelle nostre case; ché noi vogliamo fare tutto, tutto per compiacervi in tutta la nostra vita. Fate di noi tutti il vostro regno in terra, e che vi serviamo qui, come gli angioli in cielo. O Padre, (facciamo la Comunione spirituale) dateci ogni bene con Gesù nel cui seno ci mettiamo: dateci la carità tra noi da perdonarci l’un l’altro, come Voi perdonate a noi poverini. Liberateci dalle tentazioni, liberateci da ogni male in cui l’amor proprio ci può precipitare.

1. Ave Maria. O Maria, quanto spavento quando smarriste il vostro Figlio!… Oh ma, beata Voi, che non l’avete perduto per vostra colpa! Miseri a noi che per ì nostri peccati abbiam perduto Dio e il paradiso! Vi corriamo appresso piangendo, o Maria, per ritrovarlo col vostro aiuto. Dio vi salvi, o Maria.

2. Vi contemplo, o Maria, col vostro Giuseppe in quelle ansie affannose cercare il giovinetto Gesù per tre giorni. O Maria, per quella vostra ansietà, fate che, se mai in questa povera vita meritassi di essere abbandonato da Dio, nelle mie desolazioni, nell’abbandono del cuore mi getti in braccio di Voi, e non mi distacchi più da Voi, finché non me lo abbiate fatto trovare tutto il mio Bene, il mio Dio. Maria, Giuseppe, mi aiuterete a cercarlo, non è vero? Dio vi salvi, o Maria.

3. Per tanta cura in cercarlo l’avete in fine trovato nel tempio. Dateci mano, o Maria, lo cercheremo anche noi nelle chiese, nelle preghiere; lo chiameremo nelle meditazioni… Oh sì, sì, noi vi troveremo, o Gesù, nel Sacramento; Voi ascolterete vostra Mamma, per mano della quale vi cerchiamo. Dio vi salvi, o Maria.

4. Trovatolo nel tempio, Voi vi fermaste ad ascoltare la sua parola e la conservaste nel vostro Cuore. O Maria, fate che ci raccogliamo in ispirito con Dio, e che conserviamo le sue parole nel nostro cuore. Dio vi salvi, o Maria.

5. Maria, quando Gesù vi disse che era andato nel tempio per obbedire al suo Padre celeste, Voi col vostro sposo Giuseppe adoraste in silenzio le disposizioni di Dio. O Maria, aiutateci a rassegnarci al volere divino, a staccarci fin dai parenti più cari, per fare ciò che Dio vorrà disporre di noi. Dio vi salvi, o Maria.

6. D’allora in pei non voleste mai più distaccarvi da Gesù: con Lui divideste le preghiere, le fatiche, le persecuzioni, e persino gli orrori della morte sua. O Maria, anche noi abbiamo qui nascosto il nostro Gesù, caro compagno del pellegrinaggio di questa nostra povera vita. Deh accompagnateci colla vostra assistenza; lavoreremo con Lui, con Lui porteremo la nostra croce col cuore in Lui nel Sacramento sino alla morte. Dio vi salvi, o Maria.

7. Contempliamo nella santa casa il Bambinello Gesù girare intorno a Maria. Essa non ha ancor parlato che il Bambinello obbedisce, e le presta con grazia di paradiso i suoi piccoli servigi, e lavora con S. Giuseppe. Eh! ci par di vedere Gesù garzoncino tirare la sega, far scorrere la pialla, portar sulle spalline i toppetti di legno a fine di risparmiare fatiche al vecchiotto; e passare trenta anni di vita così, quanti ne aveva voluto il Padre celeste. Oh la nostra fortuna grande! Noi lo possiamo imitare tutti contenti di servire il Signore nello stato in cui ci vuole, tutti occupati in far bene i doveri nostri, e tanto più simili a Gesù, quanto più siam poverini e disprezzati. Dio vi salvi, o Maria.

8. Maria e Giuseppe furono cogli occhi, coi pensieri e col cuore tutto in Gesù; né un minuzzolo solo di quelle vite così preziose andò perduto in questo nulla delle cose del mondo… Deh! che noi non perdiamo più il tempo che ci è dato a servir Dio e a salvar l’anima! Se nella vita ordinaria faremo tutte le più minute cose così, lavorando sempre con Gesù, come Voi, o Maria, in tutti i momenti della nostra esistenza, oh i meriti, oh i guadagni grossi che metteremo assieme pel paradiso! Dio vi salvi, o Maria.

9. 0 buon Gesù, mentre voleste vivere da uomo qui sulla terra solo trentatré anni, trenta di questi li passaste là sepolti in quel tugurio in umiltà, in patimenti; tanto che il mondo direbbeli perduti in cose da nulla! Ah voi voleste farci capire che tutte le cose del mondo e la vita sfumano in niente, quando si pensa a Dio, e che solo hanno un qualche valore, quando sono offerte a servirlo come Egli vuole. Ci pare, o Gesù, di vedervi come tutto contento di avere avuto il corpo e l’anima da gittare a nulla dinanzi al Padre e riconoscere che tutta la gloria si deve solo a Dio. O Maria, consacrate a Gesù tutta la vita nostra; che noi non vogliamo per poco cercare le nostre soddisfazioni, la nostra gloria, non di formarci una posizione nel mondo che val niente innanzi a Dio. Siamo contenti di aver una vita; ma per poterla sacrificare tutta per la sola gloria di Dio. Dio vi salvi, o Maria.

10. Uscite fuori da questo tugurio, o Gesù, gli dicevano quei che sapevano delle sue virtù; fatevi conoscere; ché Voi potete operar grandi cose. Andate a Gerusalemme; Vi tirerete appresso ì popoli meravigliati. Perché perdere il tempo sepolto in questa vita da niente? Ma Gesù faceva loro intendere non essere perduto quell’incenso che si brucia per l’onore di Dio; e tanto glorificarlo la brillante stella quanto l’umile lucciolina. No, tutto quel tempo non era perduto; era anzi il più bene speso, perché voleva il Padre suo lo spendesse così. O Gesù, a vostra imitazione farò tacere l’amor proprio, e non mi lusingherò di farmi conoscere per volere fare cosa di più grande importanza: quello è lo stato migliore, la più santa cosa e la più grande è quella che Dio vuole da noi: il più gran merito è fare la volontà divina. E meglio guadagnare il paradiso nella vita più comune, ignorata dal mondo che non andare all’inferno applaudito da tutti. Salviamoci in paradiso vivendo con Voi, o Maria, con Gesù qui nascosto. Dio vi salvi, o Maria. Gloria Patri. Gloria al Padre in quello stato in cui Egli ci vuole; gloria a Gesù che sta qui e sempre nascosto nel Sacramento pei secreti fini del suo amore per noi: gloria allo Spirito Santo che lavora in silenzio la nostra santificazione. Gloria Patri.

Requiem æternam. O Maria, per quel gaudio che provaste nel trovare e nel tenervi sempre con Voi il vostro Gesù, deh tirate con Lui in paradiso le anime sante che sospirano in purgatorio.