LO SCUDO DELLA FEDE (212)

LO SCUDO DELLA FEDE (212)

LA VERITÀ CATTOLICA (X)

Mons. ANTONIO MARIA BELASIO

Torino, Tip. E libr. Sales. 1878

ISTRUZIONE X.

LA CREAZIONE

(Conferenza 1°)

La dottrina cattolica – e l’incredulità.

Io mi rallegro con voi, i quali, benché istruiti e, in ogni maniera di buona coltura educati, venite alla Dottrina Cristiana. Certamente la Madre Chiesa, ha cose da dirci che fan bene anche ai figliuoli più colti e dottissimi: e poi la benignità con cui voi le ascoltate è una edificazione a tutto il buon popolo della nostra grande famiglia. Del resto però, quando gli uomini di genio corrono in seno a questa santa Madre, si direbbe che la Chiesa li sollevi tra le sue braccia in un’atmosfera più sublime, in cui il gran Padre di tutti i lumi riveli ammirande cognizioni anche nella scienza umana. Difatti, ella Si può onorare dei più celebri dotti, che sono stati da Lei educati. Mentre al contrario anche uomini di svegliate menti, abbandonata la dottrina della Chiesa, e abbandonato Iddio, che è benedetto in eterno, cadono nel reprobo senso, e diventano capaci di ogni più trista ribalderia: ché certo la peggiore delle ribalderie è tentare di cacciar Dio dall’universo da Lui Creato, lasciare gli uomini senza il pensiero di Dio a buttarsi a rotta in tutti i delitti. Lo vedrete nelle seguenti istruzioni, o conferenze sopra argomenti, che trattai già insieme con tutto il popolo nostro. Però, se con esso adoperai certi riguardi, ed accennai solo gli errori in modo, che non li intendesse chi li ignorava affatto; rispettando così la loro ingenua semplicità della fede; con voi mostrerò chiaramente di riscontro alla verità cattolica i mostruosi errori della incredulità, colle parole istesse degl’increduli: e potrete vedere chiaramente come gl’increduli fanno contro alla ragione ed al buon senso; e come la vera scienza li confuta così sodamente, da dovere restare confusi. Essi attaccano la verità sotto la maschera della scienza; e noi a visiera alzata respingeremo gli attacchi colle armi, che ci porgono in mano ì più grandi e veri scienziati. Userò più che il linguaggio scientifico, i modi della lingua parlata, per avere in pronto poi all’occasione risposte chiare da dar subito la rimbeccata a chi si crede di essere dotto per ciò solo, che si vanta incredulo. – Questo vuole s. Paolo e raccomanda lo Spirito Santo di dar risposta allo stolto, perché non appaia di essere sapiente: responde stulto iuxta stultitiam eius ne sapiens sibi videatur. Voi intanto nell’aridezza dell’argomento consolatevi il cuor con Gesù, il Quale si degna di porre le sue delizie nel trattare Cuore a cuore con noi; e la tenerezza del suo amore vi farà gustare soavemente più, che non possa la nostra parola, la cattolica verità. In questi argomenti io poi ho ancor più bisogno della vostra tolleranza: e quando mi udirete studiar modi i più naturali, per esprimere le difficoltà più grandi col candor della semplicità popolare, se non corrispondo al merito vostro e alla vostra scienza, compatitemi col dirmi almeno « povero padre vorrebbe farsi tutto per tutti! »

Dio ha creato in principio il cielo e la terra. Questa è la prima verità, il dogma fondamentale rivelato da Dio che va d’accordo colla ragione nostra, la quale ne è così convinta, che debbe dire « è certamente vero! »: e il senso comune di tutti gli uomini se ne mostra così persuaso, che la traduce in pratica in ogni parte del mondo: la scienza poi la dimostra in modo, che gli increduli col negarla, si mostrano di parlar contro ogni ragione, e di rinnegare il buon senso comune: così l’incredulità resta dalla vera scienza confusa. Nel conferire con voi in queste istruzioni fermo subito la vostra attenzione sopra tre punti di questa verità fondamentale: cioè sopra la creazione in generale: sopra l’ordine della creazione dei varii generi delle cose create: e sopra la creazione particolare dell’uomo. Anche la Parola del Signore porge occasione a distinguere questi tre punti, e a trattarne separatamente; perché la dice: che Dio in principio creò il cielo e la terra; poi che ordinò la creazione, e creò le piante e gli animali; e che finalmente creò l’uomo. In questa istruzione tratterò del primo punto, della creazione; in cui pare che Dio, per adattarsi al nostro modo d’intendere, voglia dire, che prima ebbe preparato il materiale, per formarne poi i vari generi delle creature, e quindi mettervi l’uomo a dominare sopra esse. Dio così pertanto fa conoscere che ogni cosa creata esiste per Lui, coll’annunciarci che tutto l’universo in principio fu da Lui creato. Ora vedrete come questa verità va pienamente d’accordo colla nostra ragione. Uno dei primi lumi della ragione, con cui noi acquistiamo le nostre cognizioni, è questo lume, il quale fa conoscere alla nostra mente in sul principio, quando appena comincia a ragionare: che, se vi è una cosa fatta, certo qualcun la fece: quindi è verità che tutti intendono, (e che la scienza annuncia come un assioma): che l’effetto suppone sempre la causa. Ecco perciò che, appena noi cominciamo ad usar la ragione, nel contemplarci d’intorno questo spettacolo del mondo creato, la prima cosa che dobbiam dire, e che diciam naturalmente, senza quasi accorgerci, per essere ragionevoli, è che vi debb’essere il Creatore. Poi nell’osservare per poco la grandezza del mondo creato, dobbiamo comprendere che debb’essere ben grande questo Creatore Iddio. Quando poi sentiamo a dirci dalla Parola di Dio, che Egli il Signore creò dal principio il cielo e la terra « oh sì veramente, deve dire la ragione umana, sì che lo credo! Ben me n’era subito accorto anch’io, e già lo intendeva da me con quel lume di cognizione che trovo in me e che il Signore mi diede; e vedendo dappertutto l’impronta della grandezza e dell’onnipotenza e di una bontà infinita che fa tante cose buone e le conserva, io m’immaginava già, che Dio Creatore doveva essere Onnipotente e buono senza fine. – Sia benedetto il Signore che mi ha detto colla più chiara parola: che fu Egli che dal principio tutto creò! » Siccome poi la ragione è in tutti gli uomini, e forma quel fondo di cognizioni e di sentimenti che dànno il buon senso comune al genere umano; così gli uomini di tutte le nazioni mostrano in pratica di credere naturalmente la gran verità, che vi è Dio, il Creatore del cielo e della terra: e la traducono in atto nella vita umana colla pratica delle religioni in tutte le parti del mondo. Ché si ha un bel girare il mondo universo, egli è un fatto, da per tutto si trova sempre, che tutti gli uomini e bianchi e neri e di colori svariati credono in qualche modo in Dio. Eh sel considerano presente; gl’innalzano tempii e altari per adorarlo, gli fan sacrifizii, affinchè perdoni loro le colpe, di che li accusa la coscienza; l’invocano nei loro bisogni, lo chiamano alla testa dei loro eserciti nei cimenti delle battaglie, gli attribuiscono la parte della gloria delle loro vittorie, insomma lo pregano che gli accompagni in tutta la vita. Invocano Dio pei bambini che nascono, invocano Dio nei lor matrimoni, invocano Dio, massime, in quell’ora, in cui l’uomo sente il nulla della sua impotenza, in quell’ora, in cui si vede spalancato dinanzi l’abisso dell’eternità. Dio alla morte sta davanti immenso, come l’eternità istessa: e tranne quei pochi, che il demonio tien già seco incatenati per lo inferno, perché ostinati fino al ridicolo, sopra morte anche i nemici di Dio più arrabbiati a combatterlo in vita, per lo più, se hanno tempo, si gettano ai piè di Lui, per implorare la sua Misericordia. Si può dire che la gran famiglia degli uomini, in mezzo alle umane ingiustizie, riposa alquanto al pensare che tutto il bene viene da Dio. È Dio adunque la ricchezza dell’umanità. Per questo il genere umano lascia cinguettare gl’increduli; ma continua sempre ad adorar Dio Creatore di tutto. Così la ragione, il buon senso vanno d’accordo col credere questa grande verità rivelata da Dio: che tutto viene da Lui, che creò il cielo e la terra. Dimostrerovvi adesso come la scienza prova questa grande verità, fondamento di tutte le cognizioni dello scibile umano. Attendete: io qui chiamo scienza l’osservazione, lo studio e la chiara cognizione acquistata delle cose e dei fatti, ed insieme anche la ricerca delle cause che li hanno prodotti. Ebbene qui appunto comincerò a notarvi che la scienza in prima osserva che la materia è per sé immobile ed indifferente alla quiete, e al moto, cioè che questi oggetti materiali che cadono sotto i sensi, e che chiama tutti insieme col nome di materia, sono per sé senza movimento, e che allora solo si muovono, quando una forza li scuote dalla loro inerzia, e li fa muovere. Osserva, per esempio, che i ciottoli stan li per terra immobili, che i mattoni collocati nel muro stanno da secoli fissi là dentro, vede il monte stabilmente là fermo sempre; ma però, quando una forza potente getta il ciottolo, egli va in quella direzione, per cui è gettato, e il mattone salta fuori del muro, quando un colpo di martello fa balzare; e se la mano dell’uomo stacca dalla costa del monte un pezzo di rocca e ne forma una ruota, quella ruota di sasso gira gira, finché una forza la fa girare, e gira sempre, finché la resistenza dell’aria, una forza maggiore vince la prima forza, e la trattiene. Quindi la scienza conchiude (lo afferma Laplace, tutt’altro che buon credente; ma pur scienziato): che la materia non può darsi movimento, perché non ha in sé la ragione di muoversi in questo o in quell’altro senso. Si muove quando è spinta dalla forza, e si muove nella direzione della forza. Lo stato della materia adunque per sé è l’inerzia e sta immobile (Sisteme du mond. 1 Tom. III, cap. XI). Udite un altro scienziato: (Roberto Ardigò. La Psicologia come scienza positiva) la materia, per sé, il moto non l’ha, prima di averlo ricevuto. Avendolo lo mantiene, finché non urta; non avendolo, non lo genera; e non può averlo, se non è, per così dire, versato in essa dal di fuori. Una palla non si muove sul bigliardo se prima non riceve la spinta dalla stecca. Il modo onde la palla è per tal modo investita, è dovuto interamente alla spinta ricevuta. E fatta astrazione dall’attrito del piano su cui scorre, vi dura inalterato; finché non s’imbatte nell’altra e la colpisce e quindi le comunica il suo movimento. E tanto glie ne comunica quanto ne perde. Se lo comunicasse tutto, se ne priverebbe affatto, e si fermerebbe. La scienza adunque osservando, che la materia si lascia muovere sempre da una forza che sia potente ad eccitarla al moto, con ragione pronuncia: che la materia è immobile, ed è indifferente a star quieta, od a muoversi in una, o in altra maniera. Venitemi appresso nelle osservazioni della scienza, la quale considera in secondo luogo: che la materia non solo è inerte ed indifferente al moto; ma che anche da sé sola è incapace a pigliarsi una figura più che un’altra. Difatti, la morta materia si lascia maneggiare da chi vuole, e lasciatemi usare la istessa espressione, dirò ancora, è indifferente a prendere una forma, una figura qualunque da chi è capace da dargliela. Voi vedete la creta che avete sotto dei piedi, è terra informe. Essa si lascia impastare dal vasaio, e resta vaso di brutta o bella figura, finché non lo rompa un’altra forza. Mentre quel po’ di creta istessa, in mano di un bravo artista, diventa un bel modellino di statua, e resterà forse nel museo per secoli tanto più ammirata, quanto è più grande il genio dell’artista che l’ha plasticata. Così il marmo bianco a Carrara è un’informe montagna; ma, se quella montagna si lascia cavar le viscere d’informe sasso, nei laboratori di quegli ingegnosi riceve la forma d’un grazioso augellino in atto di spiccare il volo, o di un orrido serpe attortigliato, o di un fiore che par che tremi leggero. Ma se poi quel blocco di sasso cade sotto le mani di Michelangelo, diventa il Mosè la più gran bella statua del mondo, e nella Chiesa di S. Pietro in Vincoli sta. Ora vedendo che questa morta materia pigliò così belle forme svariate, ed è sole, luna, pianeti e terra che tutti van roteando sempre in moto; che questa morta materia si muove nelle piante e negli animali e che tutto è moto nell’universo, la scienza esclama con Aristotile « oh quanto è grande il Motore che fa muovere tutto! » Platone, il più gran genio dell’antica filosofia, contempla estatico questo ordinamento dell’universo divinamente architettato: e adora rapito il grande Architetto che « geometrizza sempre, così bellamente….. » Galileo studiando nello spazio del cielo, dei pianeti la rapidità che spaventa il pensiero cerca il gran punto d’appoggio, da cui partono quei movimenti, e adora la Mano di Dio. Newton scopre le leggi che fan roteare la terra (questa è eresia antibiblica, come già più volte sottolineato e parto informe di quella pseudoscienza basata sull’ipse dixit senza una prova a favore ma mille contrarie), i pianeti intorno al sole e quei milioni di mondi nel firmamento, intorno a quelle miriadi di soli, e cercando il centro da cui vanno mossi tutti quei soli coi loro mondi intorno a loro china la gran testa e adora annichilito 1’Onnipotenza di Dio: e fino Arago il grande astronomo moderno (meschino vissuto in questi poveri tempi, in cui fin dai fanciulli sì dimentica Iddio, e ridotto a confessare alla morte di non avere avuto mai tempo a pensare a Lui!) pure dalla scienza era costretto ad ammettere « che il movimento di rotazione primitivo della nebulosità non trovasi dipendente da sole attrazioni: questo movimento sembra supporre l’azione di una forza impulsiva primordiale. (Elogio del Laplace) ». La scienza adunque proclama: che la materia è formata, plasticata, e messa in movimento; vi è dunque chi la formò, chi le fece pigliar forma e figura, chi la fece e la fa muovere, la scienza insomma solennemente proclama; che Dio in principio creò il cielo e la terra. Così la scienza, d’accordo col buon senso universale del genere umano, a tutto rigore di ragione, conferma questa, la prima verità, dogma fondamentale rivelato da Dio stesso: la Creazione viene da Dio. –  Ma contro la parola di Dio, contro la ragion nostra e contro il sentimento universale di tutto il genere umano, si levano su audacemente alcuni increduli, e dicono « non è vero che Dio creò il cielo e la terra in principio; ma la materia, di cui tutto è composto, è sempre stata, la materia è eterna: ed essa da sé sola colle sue forze e colle sue leggi forma il mondo universo. » Ebbene or vi debbo, come ho detto, mostrare che la vera scienza dimostra che gl’increduli parlano contro ragione e par che abbiano perduto il buon senso. Noi vogliamo dimostrarci con loro tolleranti al possibile: e per dar prova di non voler per poco aggravar le accuse contro di loro, ripeteremo le loro stesse parole nel mostrare i loro errori. E subito qui per avvicinarci a trattare con loro alla buona, supponiamo per ora, com’essi pretendono, di tenere per certo solamente quello che non sorpassa la forza e la sfera del senso, e che noi possiamo provare colla sola ragione, come vuole (Buchner nell’Opera Materia e forza, che citeremo a pagine in queste conferenze). Essi mettendoci innanzi come verità certissima: che eterna è la materia, eterne le forze e eterne le leggi, pare che essi, secondo la loro massima stabilità, dovrebbero provare questa supposta verità coi sensi e colla ragione. Essi no; Ci propongono subito in sul principio da credere articoli di un certo lor credo diverso dal credo, ehe ci propone Iddio. Però anche noi, benché non siamo filosofi, no; ma sol poveri cristianelli col nostro po” di ragione e di buon senso abbiamo il diritto di domandar: perché dobbiamo credere a loro? e perciò vorremmo porre innanzi un po’ di questione, come dicono, pregiudiciale, e sarebbe questa. Abbiamo da credere al credo di Dio, o al credo degl’increduli? Noi diremo subito la nostra ragione, per cui crediamo alla Parola di Dio. Noi ci troviam qui creati in mezzo di tutte queste cose del mondo; e abbiam subito con buona ragione creduto che vi debb’essere un Creatore, e vedendo come questo Creatore benedetto provvede ai bisogni di tutte le creature, abbiam pensato che avrà provveduto anche a noi uomini al bisogno che abbiamo di essere istruiti, come dobbiam vivere, pel fine per cui siamo creati. Trovandoci poi appena nati, per grazia di Dio, tra le braccia della Madre Chiesa; con tanto bisogno di saper qualche cosa, abbiamo creduto a Lei, che c’ insegnò le belle cose, che ci fan tanto bene, per ben regolarci. Poi conoscendo che, quello che Ella insegna da credere, va tanto d’accordo colla ragione e col buon senso, e vedendo come i grandi uomini e dottissimi, anzi i migliori degli uomini, lo provano colla scienza, noi confessiamo candidamente che abbiamo creduto com’ella insegna: che in principio Iddio creò il cielo e la terra. Ma per farci credere a voi, come volete, che crediamo, voi dovete provarlo colla prova dei sensi e colla ragione, e poi darci una guarentigia, per assicurarci che (in questa, certamente la più importante delle questioni) sia il più sicuro per noi, credere a voi che lo negate. Del resto tra il credo di Dio, che tante ragioni provan per vero; e il credo vostro senza ragione; noi siam persuasi che sia più ragionevole credere a Dio. Mentre poi la scienza dimostra chiaramente: che non è vero quello che voi volete farci credere. Ve ne daremo le prove pigliando ad esaminare gli articoli del vostro credo, che sono tre:

Articolo 1° La materia è eterna.

Articolo 2° Le forze che muovono la materia sono eterne.

Articolo 3° Le leggi che le governano sono eterne.

Cominciamo adunque dal più solenne enorme errore che gl’increduli fingon di credere, anzi pongon per fondamento di tutti i loro errori: la materia è eterna. Ebbene la scienza ci dice che non è vero che la materia sia eterna, e lo prova. In vero: eterno è ciò che non ha principio, che non ha fine, che dura sempre, e che non si muta mai. Quindi, se la materia fosse eterna, dovrebbe essere sempre stata quale è, e non mutarsi mai. Ma, dice uno scienziato « tutto nell’interiore della terra, tutto nella superficie attesta che ebbe cominciamento e che ha un fine » (Nero Beoubée). Egli è certo dice il gran dotto Cuvier (Rivol. del globo) che fu un tempo che non erano né le piante, né gli animali nella terra; ma apparvero ad una certa epoca. Ma che? anche noi ci riconosciamo che non siamo sempre stati, no. Al men queste anime nostre, fossero pur materiali, come voglion a dispetto d’ogni ragione, però sentiamo che esistono ed hanno forze, e che prima non erano: dunque vi sono cose che prima non erano, che cominciarono ad essere e si van sempre mutando. Perciò, quando anche tutto fosse materia, questa materia però non sarebbe sempre stata qual è: quindi non è eterna. Bene dice qui un gran dotto e buon professor alla nostra università di Torino il Sig. Caucy. La scienza si riduce a ciò che insegna la fede: la materia non é eterna; e se le divine scritture non ci avessero chiaramente rivelata questa verità nel primo, più antico, e noi diremo: nel più grande Libro del mondo, noi saremmo costretti ad ammetterlo come filosofi fisici (Sept: Lecon de phis. gen. Iournal le Mond. pag. 25). – Ma vi è un’altra ragione. Quel che è eterno, ed è sempre stato così e sarà sempre l’istesso, non ha confini che lo misurino, né limiti che lo circondino, e quindi non deve avere né una forma, né una figura. Poiché, e chi avrà fatto pigliar una forma, una figura alla materia che sarebbe sempre stata; com’è? Ma ora la terra, il sole, le stelle, e tutte le cose che noi vediamo hanno limiti, una forma, una figura; vi è dunque chi li limitò, chi fece loro pigliare la forma e la figura che hanno. Dunque, la materia di cui esse sono composte non è sempre l’istessa, dunque non è eterna. Eh sì! vorrebbero essi gl’increduli contro ogni ragione, darci d’intendere che la materia non ha limiti ed è infinita. E da vedere come si sforza quel Signor tale (Buchner) e coi microscopi i più potenti, per farci vedere i più minuti insettucci che formicolano nell’aria; e poi coi più forti telescopi farci vedere su pel firmamento, stelle Sopra stelle, e passare oltre alle stelle, per slanciarci là su fin tra una materia nebulosa e confusa; come è confusa la fantasia degl’increduli. Ma noi osserveremo che si ha un bell’aggiungere a fantasia minuti esseri e di lor altri più minuti ancora, e mondi sopra mondi; ma saran sempre cose materiali, che han sempre figure limitate, e quindi hanno un confine, e non sono infiniti. E come se ai numeri uno, due e tre, si aggiungessero milioni sopra milioni di numeri, si troverebbe sempre una somma di tanti milioni di numeri, e non mai una somma senza numeri ed infinita; così, se oltre le cose materiali che conosciamo, si venissero a conoscere altri milioni di cose materiali e finite anch’esse, non si troverà mai una materia infinita. Vogliamo aggiungere ancora che se la materia fosse infinita, occuperebbe, tutto lo spazio; e allora niuna cosa materiale mai si potrebbe muovere. Perché muoversi vuol dire passare da un luogo in un altro dentro lo spazio. Ecco, io muovo la mia mano, e da qui in basso la metto in alto. Vi è dunque un vuoto nello spazio da potere e spingere l’aria all’una e altra parte, per mettervi in mezzo la mano là. Che, se voi riempite un vaso di liquido ben compresso, per agitar che si faccia, il liquido resta sempre immobile dentro. Ma gli oggetti materiali si muovono fra loro: dunque vi è uno spazio, dunque non vi è la materia che occupi tutto lo spazio: ma ogni cosa di materia occupa lo spazio entro i limiti, che sono i fini suoi. Perciò la materia come non è infinita, così la materia non è eterna. A dir vero che certi increduli (Buchner p. 70) vorrebbero con una certa lor scienza che chiamano trascendentale portarci fuori della ragione. E ci dicono chiaro: che noi non dobbiamo cercare l estensione della materia nelle massime e nelle minime sue parti: giacché (sono proprio tutte parole di Buchner,) in nessuna parte della materia potete conoscere il fine e l’ultima espressione. È impossibile formarci un’idea esatta: (egli dice dell’atomo, cioè della materia): Avvegnaché noi non sappiam nulla né della sua grossezza, né della sua forma, né della sua posizione. (Materia e forza). Ma deh; se voi sapete nulla, né della posizione, né della forma, né della grossezza, nè dell’estensione, né del fine, né dell’ultima espressione della materia: eh che cosa saprete di una materia che, dite: non è né lunga, né larga, né grossa, e di essa non si conoscono per ciò né le parti, né l’espressione, né il fine? Non conoscendo niente di tutto questo nella materia, che cosa sapete della materia che dite eterna? Voi sapete niente. Dunque il primo Articolo del credo degl’increduli è fondato sul saper niente!… ce lo dice la scienza, o Signori, – Il secondo articolo del credo degl’increduli è: che le forze che muovono la materia sono così unite con essa che non si può concepire un atomo di materia senza che abbia la sua forza. (Moleschott.) Ma noi stando alla loro massima o legge di non ammettere per vero e certo quello che sorpassa la forza e la sfera dei sensi e che non si può dimostrare colla ragione, li pregheremo di farci conoscere coi sensi e colla ragione, in primo luogo che cosa sia la forza? In secondo luogo, se la forza sia una sol cosa colla materia, o se sia diversa della materia. In terzo luogo se la forza sia sempre stata unita alla materia e se in quella loro eternità vi sia stato un momento, in cui non erano insieme? e come operano le forze nella materia? – Diteci adunque in prima che cosa è la forza? Noi confessiamo di non saperlo. Io sento e vedo che muovo le mie membra, mi accorgo, che il sole si muove sopra la terra; ma non conosco la forza di questi movimenti. Cercai nei libri dei dotti, ma da quel che ho potuto conoscere la forza da lor si confonde coi movimenti. Ma i movimenti sono effetti prodotti dalla forza; non son essi la forza. Che cosa è dunque mai questa forza? Egli (Moleschott) che dice che non è la forza di Dio che dà l’impulso, né un essere separato dalle materiali sostanze delle cose « ma la proprietà inseparabile immanente da tutta l’eternità » egli ben conoscerà che cosa sia questa forza, per potere assicurare francamente non essere cosa di Dio; ma della materia! Ebbene si dica che cosa è dunque questa forza?….. Ma se è inutile, (gli scrittori della rivista dei due mondi 1 gennaio 1869 uomini del suo partito. a quel che pare; e che pretendono di saperla ben lunga), è inutile, dicono essi; cercare che cosa sia la forza. La ricerca delle forze ha offuscato l’origine della matematica. Noi non vediam che fenomeni; quanto alle cause son fenomeni anch’esse. — Oh che dite mai?….. fenomeni anche le forze?. Ma fenomeni vuol dire fatti; dunque le forze, che sono cause dei movimenti, non son che fatti, e i movimenti sono fatti; così non avremo che fatti e fatti. Ma e chi cominciò a produrre questi fatti? Quando i fatti sono prodotti uno dall’altro, non sono che come gli anelli d’una catena; ma la ragione ed il buon senso fanno intendere che da un anello all’altro si deve salire al primo anello. E gl’increduli così dotti non vogliono accorgersi che da un fatto all’altro, dai movimenti alle forze si deve salire al primo fatto, alla prima forza, come al primo anello della catena!… Ah che il buon senso e la ragione sono già saliti al primo anello, e lo trovarono in mano di Dio! Deh che gl’increduli non rinneghino se stessi: e quando domandano che cosa è la forza? Diano la risposta che vuol la ragione e che il cuore sospira. « La forza prima di tutte le forze è Dio » Io mi spiegherò con un fatto. Ho veduto nella esposizione universale di Parigi un grande orologio, in cui si vedevano ben più di trenta quadranti, in ciascuno dei quali un indice segnava le varie fasi ed i modi in cui si può misurare il tempo. Negli ordigni di ciascun quadrante, una piccola molla particolare faceva muovere quegl’indici. Ma tutte quelle molle, perché davano quei movimenti? perché vi era una gran molla che dava movimento a tutto. Così di tutti i movimenti dell’universo vi è una causa prima, un gran principio. Dice opportunamente il buono e dottissimo Bonnet (nel suo gran libro: La contemplazione della natura:) l’universo dipende essenzialmente da questa Causa, invano cercheremo noi altrove la ragione di ciò che è…….. Fare l’universo eterno è ammettere una successione infinita di esseri infiniti. Ricorrere all’eternità del moto è mettere un effetto eterno, (cioè per dirlo noi più popolarmente; è un voler darci d’intendere che vi sian fatti e fatti e sempre fatti, senza che nessun li abbia fatti!…). Conchiudiamo adunque con questo bravo scrittore, che, poiché esiste l’universo, vi ha di fuori dell’universo una Ragione Eterna della sua esistenza. Così parla la vera scienza, o Signori. – Ma noi domandiamo in secondo luogo agl’increduli che assicurano di conoscere essi che eterna è la materia, eterne sono le forze; almeno ci dicano se esse sono una sola cosa, o se siano due cose diverse? Se sono una sol cosa, allora non avrem che materia; perché adunque due nomi diversi? Ma poi anche noi osserveremo: che la forza è troppo diversa dalla materia: perché la materia è inerte, la forza si muove; la materia è passiva, la forza è attiva; la materia è pesante e sta, ma le forze senza peso volano e fan volare anche la materia. Dunque sono diverse al tutto. Ma se sono diverse, ci dicano almeno gli increduli: se le forze da lor credute eterne, sono sempre state unite alla materia? Ma noi risponderemo loro: che noi conosciamo evidentemente che vi sono forze che prima non erano. Si conosce proprio nella terra sotto gli strati sovrapposti, che vi fu un tempo in cui essa non aveva la forza di far vivere gli animali. É certo, che prima non era nella terra un’altra forza; vogliam dire la forza di creature ragionevoli che facessero variare il corso dell’acqua per innaffiare campi, coltivare la terra con istrumenti inventati, né la forza di assoggettare gli animali a prestare il loro servigio. Così possiamo conchiudere che in questo mondo di materiali cose in prima non v’eran forze le quali si svilupparono poi in certe epoche. Signori, così dimostrano le osservazioni della scienza, che queste forze non erano eterne. –  Quindi, finalmente domanderemo agli increduli, ad essi che pretendono di conoscere le forze unite alla materia, di spiegarci in qual modo le forze operino sulla materia. Per noi esporremo loro tre ipotesi: La prima: se quelle forze movevano la materia di conserva andando parallele fra loro? In questo caso non si sarebbero incontrate mai, e non avrebbero mai unito un atomo coll’altro per formare i corpi. La seconda: se andavano divergenti o convergenti? Noi osserveremo che, se andavano coi loro movimenti divergenti e senza unione fra loro, lasceremo agl’increduli di correre appresso al movimento eterno nello spazio infinito. Se erano divergente ed unite dimodoché una per esempio attirava la materia ad un centro, l’altra forza la spingeva in altra direzione come sono le due forze centripeta e centrifuga: allora la materia doveva pigliare una via di mezzo e segnar, come dicono, la risultante: e avremmo tutti gli atomi sempre in rotazione. La terza: se queste forze andavano forse libere e senza ordine? Allora avremmo miriadi e miriadi di forze, le quali con processo meccanico e fortuito (Buchner) spingendo sempre ogni atomo di materia come proprietà indivisibili sempre unite necessariamente alla materia inesorabilmente in moto (Moleschott) e in questo caso ciascuna forza spingendo il proprio atomo avrebbe prodotto la confusione eterna e non mai formato il mondo ordinato nel tempo. Sarebbe dunque l’eterno caos, come è un vero caos di confusione la mente di chi non vuol riconoscere Dio Creatore Onnipotente e Sapientissimo di tutto l’universo. In tanto noi vogliamo conchiudere: che cosa sanno gl’increduli intorno alla forza?…. sanno essi che cosa sia la forza? No. Sanno essi come le forze esercitan la loro azione sulla materia? No. — Ma che cosa sanno infine della forza? — Niente. Ma adunque il secondo articolo del loro credo è fondato sul saper niente! — Tanto può rinfacciare la scienza a quei signori increduli…..

Il terzo loro articolo è che vi son leggi eterne. Bene s’accorgono anch’essi che la materia e le forze sole produrrebbero l’eterna confusione e voglion farci credere che vi sian eterne leggi. E noi domandiamo prima di creder loro che ci faccian conoscere che cosa sono le leggi. Le leggi, dicono essi, sono una ferrea inesorabile necessità immutabile che domina l’attività della materia, regolano il movimento (Buchner p. 83), producono la formazione organica e il mondo non è che il risultato di tentativi, che vanno con processi fortuiti. (sempre nell’opera Materia e Forza). Ma la buona logica prima di tutto osserva; che, se vi son leggi vi debba essere un legislatore da cui emanano; e se queste leggi sono immutabili ed inesorabili, e vanno con ferrea necessità, bisogna dire appunto per questo, che obbediscono al Creatore legislatore che le ha date, e le mantien stabili, per conservar l’ordine dell’universo. Perché chi ha buon senso intende che le leggi sono ordini e norme, che sono date, da chi mira a conseguire un fine. Poi osserveremo in secondo luogo; che se queste leggi andassero con processi sempre in tentavi infiniti, non arriverebbero mai a formar qualche cosa di finito, perché chi va e non si ferma mai non arriva mai al fine del suo viaggio. Ma noi vediamo che le leggi che muovono la materia e dirigono le forze, sono ordinate a conseguire tanti fini particolari e li conseguono. Leggi fan muovere la materia nelle piante per farle vegetare e mantenere la specie: e le piante vegetan, mettono fuori i semi, li lasciano cader giù consegnandoli alla terra perché si sviluppino in piante novelle. Le piante così disseccano, perché hanno ottenuto il loro fine. Leggi dirigono l’istinto degli animali, e gli animali vivono, sentono, generano i loro simili e conseguiscono tutto il lor fine. Vi è un genere solo di creature le quali sono regolate da tante leggi; e non conseguiscono tutto il lor fine in terra. Siamo noi uomini che non otteniamo tutto il nostro fine in terra, diciamolo consolati, perché il nostro fine è conoscere, amare, adorare il Creatore che ci vuol con Lui beati per sempre in cielo; noi lo sentiamo che questo è il nostro fine…. Oh! ma voi ridete forse della nostra fede: e parlate fieri in nome della scienza? Ebbene noi vi risponderemo colla scienza di uomini dei più dotti. Sì, dice il gran Bacone da Verulamio (Novum organum) quando la mente umana considera separatamente le cause seconde, può talora fermarvisi e non uscire dall’ateismo; ma se progredisce oltre per riconoscere il lor legame e la loro concatenazione, si vede costretta di ricorrere ad una Divinità e ad una provvidenza divina. Perché, dice Marsilio Ficino (Teologia Platonica) gli elementi animati da forze contrarie non potrebbero formare un tutto saviamente armonizzato se non dipendessero da un principio: i limiti e i confini hanno bisogno di essere indirizzati ad un oggetto determinato per virtù di un regolatore sovrano: se fossero abbandonati a se stessi, per la necessità della lor natura opererebbero in senso opposto di, quell’intento……. L’intento non è conosciuto da quelle attività, ma vi dev’essere una Sapienza che ve lo conduca, come il sagittario indirizza la freccia. V’è un grande disegno, adunque dice Agassy tanto dotto (Fisiol. comp.) in tutta la creazione perfettamente maturato da principio invariabilmente proseguito. E questa opera di Dio infinitamente savio, il Quale governa la natura secondo le leggi immutabili. Noi osserveremo col sig. Bonnet dottissimo per tutto dell’ordine e dei fini; ma questi ordini e questi fini sono un effetto, quale n’è il principio?…….. Diciamo che se esiste l’universo, vi è fuori dell’universo una Ragione Eterna della sua esistenza. Così le forze intorno a cui noi studiamo, conchiude il professore Franceschi (Scienza e filosofia) in fisica in chimica e via discorrendo, son tutte forze subordinate, partono da principii, vale a dire da leggi, per servire a determinati fini; ma il principio dei principii, il fine dei fini riconducono ad uno Spirito ad una Mente Prima. È vero adunque, dice Ermanno Urlicci, che i risultamenti a cui vanno gli odierni studi della natura, anzi che riescire al panteismo, al materialismo, all’ateismo, provano il contrario, cioè che Dio è il creator della natura. Noi vogliamo conchiudere col Sig. Chamminy (Cristianesimo liberale) che la ragione ci fu data, perché Dio ne fosse il grande oggetto. Poiché il dire che vi siano leggi senza che vi sia mai stato legislatore è un ammettere effetti senza la loro causa, è un ammettere fatti senza che nessuno li abbia fatti a dispetto della ragione. Adunque il dire che vi siano leggi le quali sono ordinate a conseguir un gran fine, e, che conseguiscano il più gran fine, qual è l’ordine dell’universo, senza che vi sia mai stato un Ordinatore e Sommo Ordinatore, è un rinnegare la ragione … Increduli,…. il terzo articolo del vostro Credo non solo è fondato sul saper niente; ma è fondato sul negar la ragione del genere umano !… Per essere increduli bisogna rinnegar la ragione! – Ma lasciamo, lasciamo, che un grand’empio (Rousseau) perché ha talento di cui abusò tanto; non volle però rinnegare la propria ragione del tutto. Io mi umilio, e dico: Essere degli esseri io sono perché tu sei: egli è un innalzarmi alla mia sorgente il meditarti continuamente. L’uso della mia ragione più degno sì è quello d’annichilarmi dinanzi a Te. Assorgiamo adunque che tutto c’invita al primo, al sovrano legislatore, che modera, regola le creature a conseguir il fine colle sue leggi. Assorgiamo a Dio. Udite il gran Newton (lib. III Ottica) l’origine dice egli, di tutte le cose non può attribuirsi che all’intelligenza e alla sapienza di un Ente potentissimo, esistente sempre, presente ovunque, il quale ordinò a suo piacimento tutte le parti dell’universo, molto meglio che l’anima nostra il proprio Corpo che le è congenito. — L’armonia, dice ancora, è il prodigio di un tanto ordine, nelle terre, nei mari e nei cieli non da cagioni meccaniche e non da anime mondane, ma dalla potenza, dal consiglio, dall’arbitrio e dalla dominazione deriva del sommo imperatore Iddio, il quale non è già egli il mondo, lo spazio e la durazione; ma è necessario, eterno, immenso, infinito, presente dovunque per virtù e per sostanza, tutto uniforme e simile a Sé solo, tutto intelletto, tutto forza e tutto azione; e non a guisa di uomo, ma in sublimità divina, vietata a sguardo mortale, e manifestata solo negli effetti e nelle beneficenze per eccitamento dell’adorazione nostra e della virtù… Increduli, la scienza, la vera scienza grande vi confonde!…. Convertitevi!…. Dio benedetto! quale consolazione per un buon Cattolico sentire espressioni di Newton, un dei più grandi scienziati del mondo, che van tanto d’accordo colle espressioni di un gran Santo (le più filosofiche benché egli non si crede d’esser filosofo), san Bernardo che chiama Dio un Lume eterno, una Virtù Onnipotente, Una Volontà benevolentissima, Iddio insomma che creò il mondo per manifestare che Egli è il sommo Bene. Tanto è vero che la più grande e vera scienza conduce gli uomini a Dio, e confonde la stoltezza degli increduli cheli vorrebbero d’accordo col demonio da Lui allontanare. Qui anche vogliamo aggiungere che sì veramente questa credenza in Dio illumina la scienza. Difatti, con una gran mente, con un gran cuore e con la fede in Dio a quali sublimi vedute, a quali scoperte può essere elevato il genio umano, e quali grand’opere egli può fare. Galileo….. scopriva le leggi del moto; del pendolo; ma, quando vide la lampada oscillare la quale gli dié la spinta alla sublime scoperta, egli era in ginocchio in quel momento nella Cattedrale di Pisa a pregare Iddio! Newton…. scoprì le leggi della rotazione dei mondi del firmamento; ma studiava con rispetto la parola di Dio e faceva modo di provar coi calcoli la verità della Profezia di Daniele della morte del Figliuol di Dio fatto uomo! Keplero… scriveva la grand’opera sulla astronomia; ma la terminava con un inno al Creatore ringraziandolo « di aver rivelato con tutta la forza che Dio gli aveva dato, la sua gloria nella creazione (l’unica cosa buona di quest’opera è appunto l’inno al Creatore – ndr, -); colla speranza e santa gioia di goder un giorno nella gloria della luce eterna, dopo d’aver contemplato tanta luce nel tempo. » Volta, il più gran fisico che dava in mano al progresso il principio di tutto il gran movimento moderno; l’elettricità: ma dall’Università di Pavia andava alla parrocchia a insegnar la dottrina ai fanciulli. Comprendeva il progresso dell’umanità cominciare dal conoscere Iddio! E Linneo… il più dotto naturalista del mondo (Introitus) rapito in santo entusiasmo esclamava:

Oh Jehova Quam magnifica sunt opera tua!

Vir insipiens non cognoscit ea.

Stultus non animadvertit ea.

Avete capito? è uno stolto chi non conosce che l’universo è creato per la gloria di Dio. (Sistem. imp. nat): perchè fînis creationis telluris est gloria Dei. –

Deh oda il Sig. Moleschott quegli uomini grandi e dottissimi, che seppero spingere al più alto termine la ragione umana nello studio della scienza: e noi vorremmo che si temperasse nel suo ardimento, con cui proclama in nome della scienza: che il processo meccanico e fortuito abbia bandito l’idea di Dio e dell’intervento sopra naturale (Moleschott)! O tutti, che negate Dio in nome della scienza, ecco ciò che dice la scienza per mezzo di uomini che sono degni di esserne i rappresentanti, ai quali voi dovete degnarvi a far di cappello: se pur l’orgoglio, che vi fece sorgere contro l’Altissimo, non vi fa credere d’essere voi la scienza incarnata!.. Ricordatevi che quei grandi avevan nome (Newton, Keplero, Linneo, Volta. Essi fecero le grandi scoperte e scrissero le grandi opere, e voi……. E non fa sdegno leggere in tanti articoli di giornali e discorsi da cattedra vilipendere col nome di superstiziosa ignoranza la fede in Dio Creatore di tanti, di quasi tutti, e certo dei più grandi dotti del mondo universo, e del genere umano ?… Però può un fanciullaccio salire su di un mucchio di paglia, anche tutto in marciume e gridare « guardate, come son grande! » Ma non vogliamo noi essere i bimbi di ammirarli, benché si sono innalzati su di un mucchio di vecchi errori già confutati: anche che ascendano in una nube di confusione trascendentale in faccia a quei sommi. A quelli potremmo aggiungere tanti grandi luminari in altre scienze; aggiungere poi con tanta consolazione i migliori uomini del mondo, i Santi, e poi tutti gli onesti, lasciandovi della loro parte la ribaldaglia dei commetti-male, che non credono a Dio. Essi con tutta la loro boria di scienza, per noi sono meschini meschini! Noi si, ci prostreremo con quei bravi nel subisso del nostro nulla ad adorar Dio; e avremo compassione di voi, Sig. Moleschott, che avvilite l’anima vostra, che non è volgare, ad adorare la materia; sì avrem compassione sentendovi dire con tanta edificazione, le vostre orazioni colle mani giunte »  o metamorfosi della materia sacra parola! Al sol pronunciarla sentiam destarci nel petto un senso di profonda venerazione!…… (La circolazione della vita, lettera III). Noi tutti sentiamo nascerci nel petto un senso di venerazione verso Dio! Ma Dio non è materia morta, ma è una Virtù Onnipotente; Dio non è forza cieca, ma è un Lume Eterno; Dio non è legge eterna, ferrea necessità senza scopo, ma è una Volontà e Provvidenza benevolentissima, è il Sommo Bene che crea gli esseri per communicar del ben suo. Che se voi poi dite la materia eterna, onnipotente e sapientissima, e l’adorate per tale, vi risponderemo che voi, per la smania di combattere Iddio, Gli cambiate il nome; ma a vostro dispetto adorate Iddio Medesimo. Non vi accorgete, dice Seneca (che pur era un filosofo che viveva alla corte dell’imperatore Nerone, ma pur non ostante di quella mefitica atmosfera ancor conservavasi il buon senso), non intendete che mutate il nome di Dio? Che cosa è mai questa materia, natura eterna, intelligente, che ha forza onnipotente, che regge con leggi l’universo, fuorchè Iddio? Non intelligis mutare nomen Dei? Quid est aliud natura (materia) quam Deus? Ma se poi siete ostinati a voler dire: che materia, che forze, che leggi hanno creato l’universo; la scienza si ritira e lascia al buon senso di dare la sentenza su questa, che proponiamo per ischerzo, questione: — se sia più ragionevole il dire : che Dio Eterno, Onnipotente, Sapientissimo, Provvidentissimo e Sommo Bene abbia creato il mondo, o dire che il mondo sia stato creato da tre orbi, che dall’eternità giuocano le bastonate, la materia, le forze e le leggi. Ma almen fossero tre orbi, che avessero un lumicino di ragione, ché saprebbero forse misurarsi tra di loro certi colpi per benino! Signori no: tre orbi muti, irragionevoli, che vanno con tentativi infiniti senza saper dove vanno, hanno formato e cieli e terra, e piante e animali, e tante anime buone che hanno ancor buon senso! E il buon senso conchiude, quel che prova la ragione e la scienza: che in principio Iddio ha creato il cielo e la terra: e il genere umano non si curando di chi lo nega, adorerà sempre il Creatore Iddio.

Esame.

Nell’accompagnare la scienza che rende omaggio all’Eterno Creator del tutto, noi ci trovammo sempre dinnanzi e ci siam reso famigliare il pensiero dell’eternità, e adorammo la grande idea di Dio. Ora ogni verità meditata esige da noi un dovere; è il dovere che esigono queste due grandi verità, Dio e l’eternità, è di dar gloria a Dio Creatore e di mettere noi, giacché Egli ci destina, in salvo nella sua beatitudine eterna. Come adempimmo noi a questo dovere universale della vita? Forse i nonnulla del tempo ci rubarono i pensieri dovuti a Dio e all’eternità?… Poveri noi! che non siamo sorpresi dall’eternità, senza aver avuto tempo a pensarvi! Che non accada a noi come al dotto Archimede! Egli era tutto nei suoi studi e sprofondato nelle difficoltà del calcolo, non si era accorto che la sua città di Siracusa era già presa dai nemici, non udiva il fragor dei palazzi che cadevano incendiati a rovina, non sentiva i gemiti dei cittadini che gli morivano tutti d’intorno, non s’accorgeva che entrava furente il soldato per ammazzarlo! Sol quando quegli alzò la mazza per colporlo, alzò la faccia…. ahi! vide solo il colpo di morte e cadde colpito da quello. – E forse non avviene a tanti e tanti, che occupati negli studi e nel far roba, non s’accorgono che già li sorprende la morte? Non han tempo neppur di dire: « Gesù e Maria!…» ah sono già nell’eternità senza il pensiero di Dio! …

Grande avviso per la Pratica.

Dio, Dio è il Creator di tutto che ci vuole seco beati. Facciamo tutto a gloria di Dio per mettere per mettere in Lui in salvo l’anima nostra nella eternità di Dio.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.