LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE (17)

ADOLFO TANQUEREY

LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE CHE GENERANO NELL’ANIMA LA PIETÀ (17)

Vers. ital. di FILIPPO TRUCCO, Prete delle Missioni

ROMA DESCLÉE & C. EDIT. PONTIF. – 1930

NIHIL OBSTAT – Sarzanæ, 8 Maji 1930 J. Fiammengo, Rev. Eccl.

IMPRIMATUR Spediæ, 8 Maji 1930 Can, P. Chiappani, Del. Generalis.

SECONDA PARTE

CAPITOLO II

Art. III. — GESÙ VIVE NEL SACERDOTE COLLA PARTECIPAZIONE DELLA SUA SANTITÀ.

Poiché il Sacerdote fa sulla terra gli uffici di Gesù Cristo, ne deve pure partecipare le disposizioni interiori e la santità; altrimenti vi sarebbe contrasto tra la sua missione e i suoi atti: se tutto è santo nel suo ministero, potrà forse la sua vita essere una vita volgare? Sarebbe un’incoerenza e una mostruosità! Nostro Signore nol volle; e perché i suoi Sacerdoti fossero santi, nell’ultima Cena pregò il Padre con accenti che ci fanno ancora balzare il cuore di commozione profonda al rileggere quella bella preghiera che è giustamente detta la preghiera sacerdotale di Gesù (S. Giov. XVII). « Per loro Io prego. Non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai dati, perché sono tuoi… Padre santo, conservali nel tuo nome quelli che mi desti, affinché siano una cosa sola come noi. Quando ero con loro, Io li conservavo nel tuo nome quelli che mi desti, e li custodii così che nessuno di essi andò perduto, tranne il figlio della perdizione, affinché si adempia la Scrittura… Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li guardi dal male. Non sono del mondo, come neppure Io sono del mondo. Santificali nella verità: la parola è verità. Come tu mandasti me nel mondo, così io pure mandai loro nel mondo; e per loro io sacrifico me stesso, affinché anch’essi siano santificati nella verità ». – Quanto sono consolanti queste parole per noi Sacerdoti cattolici! Dobbiamo vivere in mezzo al mondo, per istruirlo, preservarlo dal male, medicarne e guarirne le ferite. E come potremo sfuggirne il contagio? Avremmo tutto da temere se fossimo soli; ma Gesù pregò per noi, e dall’alto dei cieli e dal fondo del tabernacolo continua pur sempre a pregare per noi. Viene anzi a vivere in noi colle sue virtù e a comunicarcele, purché dal canto nostro sappiamo unirci strettamente a Lui e con pii desideri e con sante preghiere attrarlo nel più intimo dell’anima nostra, e collaborar con lui. – Appunto questo chiede la Chiesa nel conferire gli Ordini sacri. Quando andiamo a prostrarci ai piedi del Vescovo per ricevere la prima tonsura, la Chiesa prega Dio a preservarci da ogni peccato, « eos sine macula in sempiternum custodias », e ci invita a rivestirci dell’uomo nuovo creato nella giustizia e nella santità; il che non possiamo fare se non rivestendoci dello. Stesso Gesù Cristo, fonte di ogni santità. Quando ci conferisce gli Ordini minori, prega perché attraiamo in noi Gesù, il Religioso del Padre; onde, animati del suo Spirito, pratichiamo la virtù della religione nell’esercizio degli uffici sacri che ci vengono affidati. Al suddiaconato, chiede per noi lo Spirito Santo e i suoi doni, onde possiamo serbare perfetta castità e recitare per tutta la vita l’Ufficio divino in nome di tutto il popolo cristiano. Pei diaconi, che diventano cooperatori del Sacerdote nell’offerta del santo Sacrificio, la Chiesa chiede una purità anche più perfetta, perché possano portare fra le mani il Dio di ogni santità. A predicare poi fruttuosamente il Vangelo, esige che vivano conforme alle massime evangeliche e ritraggano in sé le virtù di Gesù Cristo. A questo fine dà loro lo Spirito Santo colla divina sua fortezza, perché resistano a tutte le tentazioni e pratichino tutte le virtù. Quando poi si tratta del Sacerdozio, le sue esigenze si fanno anche più insistenti: vuole che siamo, come Gesù, vittime e sacrificatori nello stesso tempo e che pratichiamo lo spirito di sacrificio e di santità; vuole che meditiamo giorno e notte la legge di Dio per osservarla noi e insegnarla altrui; vuole che la nostra carità sia così ampia che ci avvolga l’anima come la pianeta nella primitiva sua forma avvolgeva il corpo. Ne è da stupire; perché, come nota san Tommaso, che in ciò compendia la dottrina dei Padri: « essendo noi coi sacri Ordini incaricati di fare i più santi uffici del ministero eucaristico, dobbiamo avere una santità interiore più grande di quella richiesta dallo stato religioso ». (Sum. Theol., II.II, q. 184, a. 8). Onde l’autore dell’Imitazione, volgendosi al religioso divenuto Sacerdote, gli osserva: « Non alleggeristi mica il tuo carico, ma sei legato anzi con più stretto vincolo di disciplina e obbligato a maggior perfezione di santità. Il Sacerdote dev’essere ornato di tutte le virtù e dare esempio di buona vita agli altri ». (Lib. IV, cap. V; paragr. 2, IIl part. c. F). A conseguire questo nobile ideale, o almeno accostarvisi sempre più, i sacerdoti « non devono avere altra vita interiore che quella del Figlio di Dio, onde poter dire come san Paolo: Vivo, ma non più io, vive in me Gesù Cristo: vita che richiede che abbiano lo stesso spirito di Gesù Cristo, che ne dà loro le stesse disposizioni, che li anima degli stessi sentimenti, che li applica e li innalza a Dio per porgergli i doveri che Egli peso, come Sacerdote, incessantemente gli porge (J. J. OLIER, Traîté des SS. Ordres). Gesù vive dunque nei suoi Sacerdoti colla comunicazione dei suoi poteri, in virtù del carattere sacerdotale e colla partecipazione delle sue virtù; dobbiamo quindi aver per loro la più profonda venerazione.

ART. IV. — CONCLUSIONE: I NOSTRI DOVERI VERSO IL SACERDOTE.

Si possono compendiar tutti in una parola sola: considerare il Sacerdote come un Gesù Cristo vivente sulla terra: allora soltanto se ne avrà davvero la stima che si merita. Qualunque ne possa essere la nascita, l’educazione, l’aspetto esterno, il Sacerdote è il rappresentante visibile del sommo Sacerdote, è un altro Cristo. Ecco la ragione che gli dà diritto alla stima e alla venerazione di tutti quelli che hanno la fede. Come uomo ha, certo, le sue doti e i suoi difetti; Dio volle così, perché potesse sentir maggior compassione verso le debolezze e le miserie umane. Ma, quando esercita gli uffici del sacro ministero, Gesù vive ed opera in lui; e Gesù quindi bisogna in lui considerare. Avremo allora per lui un religioso rispetto, una sincera ubbidienza; e ci sarà caro il collaborare con lui e pregare per lui.

a) Lo rispetteremo come il rappresentante di Gesù Cristo.

Ecco, per esempio, un sacerdote che predica la parola di Dio: può darsi che sia poco valente nell’arte del dire, ma dacché predica il Vangelo, ha diritto di essere rispettosamente ascoltato; perché può dire in tutta verità: « La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato » (S. Giov, VII, 16), io non sono che Messaggero e il messaggio è tale che esige la vostra attenzione. Non è quindi il caso di criticare la parola di Dio, bisogna ascoltarla con docilità e col sincero desiderio di metterla in pratica: ci si troverà sempre di che edificarsi. Il santo Curato d’Ars non era oratore: ma quante anime non convertì colla sua parola semplice, un po’ antiquata se si vuole, ma pure così evangelica! – Vi presentate al sacro tribunale della penitenza? può darsi che troviate un confessore ancor giovane ed inesperto. Eppure la sua assoluzione vale quella del più abile dei direttori; quando infatti dice: Io ti assolvo, è Gesù Stesso che per suo mezzo vi rimette i peccati. Non è davvero proibito di cercare un direttore saggio ed esperimentato; ma, anche quando l’avrete trovato, rammentatevi che i suoi consigli non valgono se non per quel tanto che nella sua persona voi vedete e ascoltate Iddio.

b) Questo stesso principio ci renderà facile l’ubbidienza ai suoi ordini: quando il Sacerdote comanda in nome di Dio, si ubbidisce allo Stesso Dio: « Chi ascolta voi, ascolta me? » (S. Luca, x, 16). Del resto è questo il modo di attirare sopra di noi le benedizioni divine e di agevolare al Sacerdote il suo così difficile ministero, secondo che nota san Paolo: « Ubbidite alle vostre guide e state sottomessi, perché essi vigilano a pro delle anime vostre, come obbligati a renderne poi conto; onde facciano questo con gioia e non gemendo; il che sarebbe senza alcun vantaggio per voi! » (Heb. XIII, 17). Il riguardo e la deferenza che qui san Paolo raccomanda ai Cristiani verso i superiori ecclesiastici dovrà mostrarsi anche fuori degli atti del ministero sacerdotale. Oggi che tanti nemici della Chiesa infuriano rabbiosi contro il Sacerdote appunto perché è il rappresentante di Dio, i fedeli si faranno un onore di sostenerlo colla loro simpatia, colla loro benevolenza, e colla loro premura di assecondarlo nelle sue opere. Egli è il rappresentante di Dio, è vero, e trova nel tabernacolo il migliore suo conforto; ma è anche uomo, e, come san Paolo, si sente vivamente inanimato quando vede che i fedeli corrispondono al suo zelo con l’affettuosa loro collaborazione: è lieto allora di poter loro dire: « Voi siete il mio gaudio e la mia corona » (Fil. IV, 1). Se egli, che per amor di Dio e delle anime ha rinunziato alle gioie della famiglia, trova nella grande famiglia cristiana che gli sta intorno un compenso ai suoi sacrifici, ne trae maggiore ardore al duro lavoro che deve fare, e la stima di cui gode non fa che aumentare la benefica sua efficacia sulle anime.

c) Ci sarà quindi caro il collaborare con lui. I tempi che corrono esigono dal Sacerdote un lavoro immenso; è lavoro non solo di conservazione ma di conquista. Se si vuole che una parrocchia non muoia, bisogna continuamente rifarla, fondarvi opere per i fanciulli, opere per i giovani e per le giovani, opere per gli uomini e per le madri cristiane. Ora, per formare tutte queste varie associazioni, il Sacerdote ha bisogno del concorso dei migliori tra i suoi parrocchiani, concorso pecuniario, ma anche e soprattutto concorso personale; perché da solo non potrebbe bastare a tante cose. Senza trascurare il grosso del popolo, il sacerdote bada a formarsi un’eletta schiera di persone che possano mettersi ai suoi ordini e praticar l’apostolato con lui e sotto la sua direzione. È questa l’Azione Cattolica, tanto raccomandata in questi ultimi tempi dai Sommi Pontefici, e che consiste nella Partecipazione di laici fervorosi e pieni di buona volontà all’apostolato gerarchico per introdurre lo spirito cristiano nell’individuo, nella famiglia e nella Società. È dunque un dovere per i fedeli il collaborare col Sacerdote sia per l’insegnamento del Catechismo, sia per la visita degl’infermi e dei poveri, sia per le opere sociali come per le opere direttamente religiose. È questa collaborazione del sacerdote e della parte eletta dei suoi parrocchiani e delle sue parrocchiane quella che assicura la buona riuscita del suo apostolato.

d) E pregheremo pure molto per i Sacerdoti. Vi è forse chi crede che i Sacerdoti non ne abbiano bisogno, ma è errore gravissimo. I Sacerdoti, è vero, passano molto tempo in preghiera, glorificando Dio in nome del popolo cristiano e chiedendo per lui copiose grazie: ma hanno tante responsabilità e debbono essere così santi, anche in mezzo ai pericoli che incontrano persino nell’esercizio del loro ministero, che hanno bisogno di essere costantemente sorretti dalle preghiere dei fedeli, e specialmente delle anime pie. Santa Teresa ne era così persuasa che faceva continuamente pregare secondo questa intenzione: e vi sono pure molte comunità religiose e molte anime generose che fanno lo stesso (Così l’intendeva e così praticava la Madre MARIA DI Gesù, la quale scriveva ad una consorella: « Coraggio, sorellina mia! Dedicarsi alle anime è bello, è grande; ma dedicarsi a procurare la pura gloria di Dio nelle anime dei Sacerdoti è così bello, è così grande, che bisognerebbe aver mille vite e mille cuori da sacrificare immolandoli a un sì nobile fine » (Lettere, p. 204). Così pensava pure la Madre LUISA MARGHERITA CLARET de La Touche, fondatrice dell’Alleanza sacerdotale universale degli amici del Sacro Cuore; come si legge nel suo libro: Le Sacre Coeur et le Sacerdoce e negli estratti delle sue opere pubblicati dal P. Heris O. P. sotto il titolo: Au service de Jesus Prétre). – Preghiamo dunque gli uni per gli altri: ci guadagneremo tutti; perché, come dice il Pontificale, navighiamo tutti sulla stessa nave e la sicurezza dei passeggeri dipende dall’abilità del pilota.

e) Questa preghiera deve estendersi anche alle vocazioni ecclesiastiche. In molte diocesi si recita ogni domenica questa semplice preghiera: « O mio Dio, dateci dei Sacerdoti! dateci dei santi Sacerdoti! e fateci docili ai loro insegnamenti! ». Ora che i nostri nemici hanno fatto e fanno di tutto per diminuire il numero e l’autorità dei Sacerdoti, è proprio la più urgente delle preghiere. A Parigi, per esempio, vi sono parrocchie di 15.000 anime che hanno appena sei sacerdoti: uno per ogni 7.500 fedeli; nella provincia poi, un gran numero di parrocchie, quasi diecimila, sono senza sacerdoti, e molti parroci debbono servire due, tre, perfino cinque parrocchie. Il che significa che già fin d’ora vi sono moribondi che non possono ricevere i sacramenti, fanciulli che non sono istruiti nella Religione, e molti adulti che sfuggono interamente alla benefica efficacia del Sacerdote. Il male si va allargando e, se non ci si rimedia, il numero dei pagani e dei comunisti non tarderà a dominare in Francia e i delitti si moltiplicheranno; perché la morale senza la Religione è un’utopia (È veramente doloroso per un cuore cristiano ciò che dice qui l’Autore sopra la grave scarsità di clero in Francia e la progressiva scristianizzazione del popolo. In Italia, dobbiamo vivamente ringraziare la divina Provvidenza che coi Patti del Laterano, col Trattato e coll’inseparabile Concordato, siasi aperta un’era di belle speranze per la Religione; ma occorre anche da noi lavorare alacremente, specialmente alla soda istruzione religiosa della gioventù delle scuole medie. Questo insegnamento religioso nelle Scuole, affermato nel Concordato, deve considerarsi nelle condizioni odierne come uno dei mezzi principali per cristianeggiare la nostra gioventù. Così si potranno adagio adagio riparare le molte rovine religiose accumulate da alcune generazioni per l’opera nefasta di governi infeudati alle sette. E coll’accresciuta Religione nella gioventù cresceranno pure le vocazioni ecclesiastiche scarseggianti anche da noi. – N. d. T.). – L’opera quindi più urgente è di Pregare per le vocazioni ecclesiastiche. E anche di aiutare queste vocazioni con tutti i mezzi possibili. Siete ricco? Perché non fondate nei nostri Piccoli e nei nostri Grandi Seminari posti franchi che diano modo a giovinetti, ben disposti ma poveri di beni di fortuna, di prepararsi al sacerdozio? Avete figli, o vi occupate dell’educazione di giovinetti? E perché non inclinare verso l’altare alcuni di quelli che mostrano animo grande e nobile, che sono pii, attivi, energici, pronti a tutte le generose imprese? Non si tratta già di spingerli contro la loro volontà al Sacerdozio, Dio ne guardi! ma di inclinare i loro pensieri da quella parte, di farli pregare per chiedere la grazia di conoscere bene la loro vocazione e di generosamente seguirla. Quanti giovinetti non presero animo di aspirare a questa sublime dignità se non quando ci si videro incoraggiati da anime benevoli! O genitori cristiani, se mai alcuno dei vostri figli vi chiedesse di entrare in Seminario, badate bene di non ostacolare questa legittima sua aspirazione col pretesto di volerlo poi erede del vostro commercio e della vostra industria. Che gli diciate di riflettere bene e di prender consiglio da persona prudente prima di entrar negli Ordini sacri, questo è vostro diritto e vostro dovere; ma il distorlo con mezzi più o meno abili da questa sublime vocazione, sarebbe un invadere il campo della coscienza, un usurpare i diritti di Dio, un preparare la sventura vostra e quella di vostro figlio. Pensate invece che l’onore più grande che Dio possa farvi è di scegliere un dei vostri per trasformarlo in un altro Cristo; e che si apre con ciò per tutta la vostra famiglia una fonte di copiose benedizioni. – « Se non avessimo il sacramento dell’Ordine, diceva il santo Curato d’Ars, non avremmo Nostro Signore. Chi è che l’ha posto là in quel tabernacolo? È il Sacerdote. Chi è che accolse l’anima vostra al primo suo entrare nella vita? Il Sacerdote. Chi la alimenta per darle la forza di fare il suo pellegrinaggio? Il Sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola nel sangue di Gesù Cristo? Il Sacerdote, sempre il Sacerdote. E se quest’anima viene a spiritualmente morire, chi la risusciterà, chi le renderà la calma e la pace? Ancora il Sacerdote. Non vi verrà fatto di richiamarvi un solo beneficio di Dio senza incontrare, accanto a questo ricordo, la figura del Sacerdote ». Se mediteremo bene queste parole piene di tanta efficacia, ripeteremo spesso e con fervore la preghiera approvata dal Papa Pio X per ottenere la santificazione del clero:

« O Gesù, Pontefice eterno e divino Sacrificatore, voi, che, in un incomparabile impeto di amore per gli uomini vostri fratelli, avete fatto scaturire dal vostro Sacro Cuore il Sacerdozio cristiano, degnatevi di versare pur sempre nei vostri Sacerdoti le vivifiche onde dell’infinito vostro amore.

« Vivete in loro; trasformateli in voi; rendeteli colla vostra grazia strumenti delle vostre misericordie; operate in loro e per loro; e fate che, rivestiti di voi colla fedele imitazione delle adorabili vostre virtù, operino in nome vostro e colla forza del vostro Spirito le opere fatte già da Voi per la salute del mondo.

« O divin Redentore delle anime, vedete quanto grande è la moltitudine di coloro che dormono ancora nelle tenebre dell’errore; contate il numero di quelle pecorelle infedeli che camminano sull’orlo del precipizio; considerate la quantità di poveri, di affamati, di ignoranti e di deboli che gemono nell’abbandono.

« Tornate, o Gesù, tornate a noi nei vostri sacerdoti; rivivete davvero in loro; operate per mezzo loro e correte di nuovo il mondo, insegnando, perdonando, consolando, sacrificando, riannodando i sacri vincoli dell’amore tra il cuore di Dio e il cuore dell’uomo. Così sia »

(A tutti i fedeli che reciteranno ogni giorno questa preghiera composta dalla Madre LUISA MARGHERITA (v. sopra), S. S. Pio X ha concesso l’indulgenza di 300 giorni una volta al giorno, e l’indulgenza plenaria la prima domenica o il primo venerdì del mese. Queste indulgenze sono applicabili alle anime del Purgatorio.).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.