LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE (11)

ADOLFO TANQUEREY

LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE CHE GENERANO NELL’ANIMA LA PIETÀ (11)

Vers. ital. di FILIPPO TRUCCO, Prete delle MissioniROMA DESCLÉE & C. EDIT. PONTIF. – 1930

NIHIL OBSTAT – Sarzanæ, 8 Maji 1930 J. Fiammengo, Rev. Eccl.

IMPRIMATUR Spediæ, 8 Maji 1930 Can, P. Chiappani, Del. Generalis.

PARTE PRIMA

Gesù vivente in noi per comunicarci la sua vita

CAPITOLO IV.

Maria Madre nostra e nostra Mediatrice.

ART. III. — LA NOSTRA DIVOZIONE A MARIA.

La divozione che dobbiamo avere verso Maria discende logicamente dai gloriosi privilegi che abbiamo esposti. La parola divozione, che viene dal verbo latino devovere, significa dedizione, consacrazione, e inchiude quindi il dono di se stesso. Onde noi siamo veramente devoti di Maria se ci diamo interamente a Lei; se le diamo il nostro intelletto colla più profonda venerazione; il nostro cuore col più filiale amore; la nostra volontà colla più assoluta confidenza; tutti noi stessi colla più perfetta imitazione delle sue virtù. Spiegheremo dunque in primo luogo questi atti essenziali che costituiscono la dEvozione a Maria; e poi mostreremo che si trovano tutti compendiati in un atto di consacrazione totale a questa buona Madre.

1° Gli atti essenziali della divozione a Maria.

Questi atti derivano dai gloriosi privilegi che Dio le ha compartiti: Madre di Dio, Maria è la più eccellente delle creature, e ha diritto a tutta la nostra venerazione; Madre degli uomini, ha diritto al nostro amore filiale: il suo ufficio di Mediatrice ci induce a invocarla con assoluta confidenza; e poiché Maria è, dopo Gesù, il più perfetto modello di tutte le virtù, noi dobbiamo pure imitarla il più perfettamente possibile.

.A) La venerazione più profonda è il primo dei nostri doveri verso Maria. Dio solo ha diritto alla nostra adorazione, perché Egli solo è il nostro Creatore e il nostro supremo Padrone. Le creature, che traggono tutto il loro essere da Dio debbono essere stimate e venerate secondo il loro grado di partecipazione alle divine perfezioni e specialmente alla sua santità. Ora Maria, appunto perché madre di Dio, è la più eccellente delle creature, quella che più si accosta a Dio, onde partecipa in grado più perfetto alle sue perfezioni, come abbiamo già dimostrato. Ed è pure la più santa; perché Dio, che proporziona le grazie alla dignità di una persona e alla grandezza della missione che le affida, compartì alla Vergine santissima, fin dal primo istante della sua esistenza, più grazie che a qualsiasi altra creatura. Lo afferma Pio IX nella Bolla Ineffabilis, con cui ne definisce l’Immacolata Concezione: « Dio colmò Maria dei copiosi suoi doni celesti molto più che tutti gli Spiriti angelici e molto più che tutti i Santi ». Ora, avendo sempre perfettamente corrisposto alla grazia della sua vocazione, Maria, in ogni giorno e ad ogni istante del giorno, non fece che accrescere il grado di santità che Dio le aveva concessa. Era già piena di grazia, gratia plena, quando l’Angelo venne ad annunciarle che doveva diventar Madre di Dio. Ma di quanto non crebbe questa pienezza colla discesa e colla dimora nel virgineo suo seno di Colui che è l’Autore di ogni santità! Un torrente di grazie inondò allora l’anima di Maria, che venne poi crescendo in proporzioni che Dio solo conosce: tanto la sua docilità ai moti dello Spirito Santo, la purità delle sue intenzioni, la sua carità erano perfette! Quindi, quando in un ultimo impeto di amore rese l’anima a Dio, Maria, come affermano i più eminenti teologi, possedeva una pienezza di grazia superiore a quella di tutti gli Angeli e di tutti gli uomini presi insieme. « O Vergine, voi siete senza pari, dice sant’Andrea Cretese (Sermo de morte Deipar ); o santa più santa dei santi, tesoro santissimo di ogni santità! ». E san Pier Damiani (Sermo de Nativitate): « Tutto ciò che c’è di più grande è inferiore a Maria: non vi è che il Creatore che superi questa creatura ». Maria dunque, per la sua grande dignità e per la sua eminente santità, è, dopo Gesù Cristo, la più perfetta immagine delle divine perfezioni. Dobbiamo quindi stimarla e venerarla sopra tutti gli Angeli e sopra tutti i Santi. Il culto che le porgeremo sarà culto di dulia, che è molto inferiore a quello di latria o di adorazione appartenente a Dio solo, ma che è molto superiore a quello che si porge agli Angeli e ai Santi; onde viene detto culto di iperdulia. – Venerandola a questo modo, non facciamo che imitare le tre divine Persone. Il Padre la tratta col massimo rispetto inviandole un Angelo che la saluta piena di grazia e la richiede del suo consenso all’opera dell’Incarnazione in cui se la vuole associare come collaboratrice. Il Figlio la venera e l’ama come sua madre. Lo Spirito Santo scende in Lei e in Lei trova le sue compiacenze. Potremo mai venerar troppo Colei a cui Dio stesso dà tante prove di stima? Con qual fervore non dobbiamo dunque recitare l’Ave Maria che esprime così bene tutte le grandezze di Maria: il rispettoso saluto che 1’Angelo le rivolge in nome della santissima Trinità e gli ossequi che la Chiesa continuamente le porge, proclamandola con Elisabetta la benedetta fra tutte le donne e Madre di Dio! Questa preghiera le fa balzare il cuore di gioia rammentandole il mistero dell’Annunciazione e il momento benedetto in cui il Verbo s’incarnò nel suo seno e divenne per sempre suo Figlio. Ma deve far balzare il cuore di gioia anche a noi, perché pure in quel giorno ella divenne nostra Madre. Con qual devozione non dobbiamo recitare l’Angelus, preghiera così semplice e così bella, che ci presenta viva, come in un piccolo dramma, tutta la scena dell’Annunciazione: l’umile ubbidienza di Maria, l’Incarnazione del Verbo nel virgineo suo seno, e il suo potere d’intercessione sul cuore del Figlio!

B) Maria, come nostra Madre, ha diritto al filiale nostro amore, amore pieno di candore, di semplicità, di tenerezza, di generosità. Se amiamo con santo ardore le nostre madri terrene, quale non dovrà essere il nostro amore verso la più amabile e la più amante delle madri?

a) Maria è certamente la più amabile delle madri, perché Dio, avendola destinata a essere madre di suo Figlio, le diede tutte le doti che fanno amabile una persona: la tenerezza, la delicatezza, la finezza, la bontà, la premura di una madre e di una Madre di Dio.

b) Ed è la più amante, perché il suo cuore fu espressamente creato per amare un Figlio-Dio e amarlo il più perfettamente possibile. Ora l’amore che aveva per il Figlio Maria lo riversa su noi che siamo di questo Figlio divino le membra viventi, la sua estensione e il suo compimento. Risplende quest’amore nel mistero della Visitazione, in cui corre a portare alla cugina Elisabetta quel Gesù che nasconde nel seno e che con la sola sua presenza santifica tutta la casa. Risplende alle nozze di Cana, attenta a tutto l’andamento delle cose, interviene presso il Figlio onde risparmiare ai giovani sposi una penosa umiliazione. Risplende sul Calvario, dove acconsente a sacrificare ciò che ha di più caro per salvarci. Risplende nel Cenacolo, dove esercita il Suo potere d’intercessione per ottenere agli Apostoli una maggior copia dei doni dello Spirito Santo.

c) Se Maria è la più amabile e la più amante delle madri, dev’essere pure la più amata. È questo, infatti, uno dei suoi più gloriosi privilegi: dovunque è conosciuto e amato Gesù, ivi pure è conosciuta e amata Maria; non si separa la Madre dal Figlio, e, pur tenendo conto della differenza che corre tra l’uno e l’altra, vengono amati collo stesso affetto, sebbene in grado diverso: al Figlio si porge l’amore che è dovuto a Dio; a Maria quello che è dovuto alla Madre di un Dio,amore tenero, generoso e devoto, ma subordinato a quello di Dio. È un amore di compiacenza, che gode delle grandezze, delle virtù e dei privilegi di Maria, riandandoli spesso nella mente, ammirandoli, compiacendosene, e congratulandosi con Lei che sia così perfetta. Ma è anche un amore di benevolenza, che brama sinceramente che il nome di Maria sia sempre più conosciuto ed amato, che prega perché si estenda la sua efficacia sulle anime, e che alla preghiera associa la parola e l’azione. È un amore filiale pieno di abbandono e di semplicità, di tenerezza e di premura, e persino di quella rispettosa intimità che la madre permette al figlio. Ma è specialmente un amore di conformità, che si studia in tutte le cose di operare secondo la volontà di Maria, o, ciò che è lo stesso, secondo il beneplacito di Dio. Infatti, se le chiediamo che cosa desideri da noi, ci risponderà ciò che disse ai servi di Cana: « Fate tutto quello che mio Figlio vi dirà » (S. Giov. II, 5). Riflettiamo dunque un istante prima di operare: chiediamoci che cosa piace a Dio, che cosa piace a Maria; facciamolo generosamente; e potremo allora aver piena confidenza in Maria.

C) Questa confidenza è richiesta dal suo titolo di Mediatrice di grazia. Maria, come abbiamo già dimostrato, è, per volere di Dio, la Mediatrice presso il Mediatore, la distributrice di tutti i favori celesti. Lo è per la sua intercessione; perché Dio non può rifiutar nulla alla Madre di suo Figlio, a Colei che così bene collaborò con Lui alla salute degli uomini. Il suo potere è sì grande, dice san Bernardo, che ell’è onnipotente; non per natura ma per le sue suppliche: ommnipotentia supplex. E poi ci ama tanto Maria che non ci sa negar nulla: riversa su di noi, che siamo le membradi Gesù, l’amore che ha per suo Figlio, e lacosa che brama di più è di renderci, quanto più èpossibile, simili a questo divino modello. Ondela nostra confidenza in Lei sarà incrollabile e universale.

a) Sarà incrollabile, nonostante i nostri peccati, le nostre miserie, i nostri innumerevoli difetti. Maria, infatti, è madre e Madre di misericordia, mater misericordiæ, e, come tale, non ha da pensare alle regole della giustizia, ma fu scelta per esercitar soprattutto la compassione, la bontà, la condiscendenza; sapendo che siamo esposti agli assalti della concupiscenza, del mondo e del demonio, sente pietà di noi che non cessiamo di esser suoi figli anche quando cadiamo in peccato. Quindi, appena mostriamo la minima buona volontà, il desiderio di tornare a Dio, Ella ci accoglie con bontà materna; anzi spesso è Lei che, prevenendo questi buoni moti, ci ottiene le grazie che ce li eccitano nell’anima. La Chiesa intese così bene questa verità che, in certe diocesi, istituì una festa dal titolo, a prima vista alquanto strano ma che in sostanza è perfettamente giusto, di Cuore Immacolato di Maria rifugio dei peccatori; appunto perché Immacolata e perché non commise mai neppure il più piccolo peccato, sente anche maggior compassione dei poveri suoi figli, che sono purtroppo soggetti agli incessanti assalti della triplice concupiscenza. Se dunque, oppressi dal peso dei nostri peccati, non abbiamo animo di presentarci dinanzi al Dio di ogni giustizia; gettiamoci pur fiduciosamente ai piedi della madre delle misericordie: Maria perorerà la nostra causa con tanta eloquenza che, per quanto possa parer disperata, finirà col guadagnarla.

b) Sarà universale, vale a dire che si estenderà a tutte le grazie di cui abbiamo bisogno: grazie di conversione, di progresso spirituale, di perseveranza finale; grazie di preservazione in mezzo ai pericoli, alle angustie, a tutte le più gravi difficoltà che si possono mai presentare. È appunto una cosiffatta confidenza quella che viene così calorosamente raccomandata da san Bernardo (Homil. II, de laud. Virg. matris, n. 17): « Se sorgono le tempeste delle tentazioni, se ti trovi in mezzo agli scogli delle tribolazioni, volgi lo sguardo alla stella del mare, chiama: in tuo aiuto Maria. Se sei agitato dalle onde della superbia, dell’ambizione, della maldicenza, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira, l’avarizia, i diletti del senso ti scuotono la navicella dell’anima, guarda la stella, invoca Maria. Se, sgomento dalla grandezza dei tuoi delitti, confuso per il misero stato della tua coscienza, còlto da orrore al pensiero del giudizio di Dio, cominci ad affondare nell’abisso della tristezza e della disperazione, ripensa a Maria. In mezzo ai pericoli, alle angustie, alle incertezze, rivolgiti a Maria, invoca Maria. Il pensiero di Lei non abbandoni mai il tuo cuore, né  la sua invocazione muoia mai sulle tue labbra; e a ottener più sicuramente il soccorso delle sue preghiere, studiati di imitarne gli esempi. Seguendo lei, non andrai fuor di via; supplicandola, non potrai disperare… Finché ella ti tien per mano, non puoi cadere; sotto la sua protezione non hai da temer nulla; sotto la sua guida, nessuna stanchezza; e col suo favore si giunge sicuramente alla mèta ». Avendo noi sempre bisogno di grazie per vincere i nostri nemici e progredire nella virtù, dobbiamo rivolgerci spesso a Colei che viene così bene chiamata Nostra Signora del perpetuo soccorso. Né dobbiamo invocarla soltanto per noi, ma per tutti i membri della Chiesa, per gli eretici, per gli infedeli, per tutti coloro che furono riscattati da suo Figlio e la cui salute a Lei preme. Quanto più universale sarà la nostra preghiera tanto più verrà esaudita, perché ispirata da più pura e più disinteressata carità. A maggiormente avvalorare la nostra preghiera, ci studieremo di imitare le virtù di Maria.

D) Infatti, l’imitazione è l’ossequio più delicato che le possiamo porgere; perché è un dirle che la consideriamo come il modello più compito che, dopo Gesù, si possa da noi imitare.

a) E tale, infatti, è Maria: lo Spirito Santo che, in virtù dei meriti di suo Figlio, viveva in Lei, ne fece una copia vivente di questo Figlio. Ella non commise mai il più piccolo peccato, non fece mai la minima resistenza alla grazia, e pose letteralmente in pratica ciò che aveva detto il dì dell’Incarnazione: « Ecco la serva del Signore: Si faccia a me secondo la tua parola » (S.Luc. I, 38). Quindi i Padri, specialmente sant’Ambrogio e il papa san Liberio, la presentano come compìto modello di tutte le virtù: « caritatevole e cortese verso tutte le compagne, sempre pronta a render loro servigio, nulla mai facendo o dicendo che potesse cagionare il minimo dispiacere, amandole tutte, da tutte riamata ». (V. Bainvel, Le Saint Coeur de Marie, p. 313-314). – Ci basti richiamar qui quelle virtù di Maria che vengono rilevate anche dal Vangelo. 1) La fede viva e profonda, che le fa credere senza alcuna esitazione le mirabili cose annunziatele dall’Angelo da parte di Dio; fede di cui santa Elisabetta, ispirata dallo Spirito Santo, le fa le congratulazioni (S. Luc. II, 45). — 2) La verginità, che appare dalla sua risposta all’Angelo, risposta che dice la sua ferma volontà di restar vergine, anche se avesse dovuto sacrificare la dignità di Madre del Messia. — 3) L’umiltà, che risplende nel turbamento cagionatole dagli elogi dell’Angelo; nella sua dichiarazione di voler essere sempre l’ancella del Signore in quell’istante medesimo che viene proclamata Madre di Dio; nel cantico Magnificat anima mea Dominum, che è giustamente detto l’estasi della sua umiltà; nell’amore che dimostra per la vita nascosta, mentre per la dignità di madre di Dio avrebbe avuto diritto a tutti gli onori. — 4) Il raccoglimento interiore, che le fa raccogliere e silenziosamente meditare tutto ciò che si riferisce al divino suo Figlio (S. Luc. II, 51). —

5) L’amore per Dio e per gli uomini, che le fa generosamente accettare tutte le prove di una lunga vita, l’immolazione del Figlio sul Calvario, e la lunga separazione da questo Figlio diletto dal giorno dell’Ascensione fino al momento della morte. – Questo modello così perfetto è nello stesso tempo pieno di attrattiva: Maria è una semplice creatura come noi, è una sorella, è una madre che ci sentiamo tratti ad imitare, se non altro per attestarle la nostra riconoscenza, la nostra venerazione, il nostro amore. Ma poi è modello facile ad imitare, almeno sotto questo aspetto che Maria si santificò nella vita comune, nell’adempimento dei doveri di giovanetta e di madre, nelle umili cure domestiche, nella vita nascosta, nelle gioie e nelle tristezze, nell’esaltazione e nelle più profonde umiliazioni. Siamo dunque certi di essere per via molto sicura quando imitiamo Maria; ed è pure il mezzo migliore per imitare Colui che, essendo fonte di ogni santità, trasfuse nel cuore e nella vita di Lei i suoi più intimi sentimenti e le sue virtù.

b) Per accostarci a quest’ideale, non è necessario far cose straordinarie: basta adempiere i doveri di buoni Cristiani e quelli del nostro stato in unione con Maria e colla maggior fedeltà possibile, imitando le intenzioni e il fervore di questa buona Madre. Offriamo fin dal mattino per mezzo suo le nostre azioni a Gesù; rinnoviamo spesso nel corso del giorno quest’offerta con uno sguardo affettuoso alle disposizioni e alle virtù di Maria. Giungeremo così a fare ognuna delle nostre azioni per Maria, con Maria e in Maria. Operare per Maria vuol dire chiedere per mezzo di Lei le grazie di cui abbiamo bisogno per adempiere bene i nostri doveri, e seguir poi l’impulso di queste grazie; vuol dire passare per Lei per andare a Gesù e unirci a Lui; vuol dire offrire le nostre azioni per le mani di Lei. Operare con Maria vuol dire considerarla come modello e come collaboratrice, e chiederci spesso: che cosa farebbe questa buona Madre se fosse al mio posto? Vuol pure dire starsene sotto lo sguardo e la protezione di Lei in tutto il corso dell’opera nostra. Operare in Maria vuol dire operare sotto la sua dipendenza, non facendo nulla se non per suo ordine; operare nel suo spirito, colle sue intenzioni, in unione con Lei, cosicché il suo spirito pervada il nostro né abbiamo come Lei altro fine che di glorificare Dio: L’anima mia glorifica il Signore. È chiaro che a questo modo veniamo a poco a poco ad acquistare le sue disposizioni interiori, le sue virtù, la sua carità, la sua modestia, la sua purità. « Regolate dunque la vostra condotta su questo modello, aggiungerò con Bossuet (Sermoni, Seconda Domenica di Avvento, sulla festa della Concezione). Siate umili, siate pudici, siate modesti; disprezzate le mondane vanità e tutte le mode nemiche dell’onestà. Le vesti, ossequenti al pudore, nascondano veramente ciò che il pudore non vuol che si veda: se con ciò piacerete meno al mondo, piacerete di più a Colui a cui siamo obbligati a piacere. La faccia poi, la sola che deve rimanere scoperta, perché vi riluce l’immagine di Dio, abbia anch’essa la conveniente sua copertura e quasi un velo divino colla semplicità e colla modestia. Maria confesserà che l’onorate quando ne imiterete le virtù ». A questo modo ci prepareremo all’atto di totale consacrazione a Maria che compendia e compie tutti gli altri.

2° L’atto di totale consacrazione a Maria.

Le anime fervorose, che bramano unificar la propria vita semplificandola, si sentono tratte a compendiare tutti gli atti che abbiamo descritti in un atto solo che tutti li contiene e li perfeziona: un atto di totale consacrazione a Maria (Il Beato GRIGNION DE MONTFORT, che si era formato alla devozione a Maria nel Seminario di S. Sulpizio, ha molto efficacemente spiegato questa pratica nel Trattato della vera divozione a Maria e nel Segreto di Maria; cfr. A. Lhoumeau, La Vie spirituelle à l’école du Bienheureux Grignion, p. 140-427). Quest’atto comprende due cose: un atto di consacrazione da rinnovarsi ogni tanto; e uno stato abituale che ci fa vivere e operare sotto la dipendenza di Maria. L’atto di consacrazione, dice il Beato Grignion di Montfort, « consiste nel darsi interamente per schiavi a Maria e per Lei a Gesù ». Nessuno si scandalizzi di questa parola schiavo, che qui non ha nessun senso sfavorevole e tanto meno idea di coazione: quest’atto, non solo  non inchiude coazione, ma è espressione del più puro amore; vi si deve quindi intendere soltanto ciò che è di positivamente buono nella parola schiavo, come viene spiegato dal Beato. Un semplice servo riceve il salario e rimane libero di lasciare il padrone; dà il suo lavoro, ma non la sua persona né i suoi diritti personali, né i suoi beni. Lo schiavo invece acconsente liberamente a lavorar senza salario, e, fidandosi tutto nel padrone che gli provvede vitto e alloggio, gli si dà per sempre, con tutte le sue capacità, con la sua persona e coi suoi diritti, per vivere nella piena sua dipendenza. Con questa spiegazione ci verrà fatto di intendere l’estensione e l’eccellenza di quest’atto.

A) Il perfetto servo di Maria dà a Lei, e per Lei a Gesù, tutto ciò che gli appartiene:

a) Il corpo con tutti i suoi sensi, non serbandosene se non l’uso e promettendo di non servirsene se non secondo il beneplacito della Vergine o di suo Figlio; accetta anticipatamente tutte le disposizioni provvidenziali rispetto alla santità e alla malattia, alla vita e alla morte.

b) Tutti i beni di fortuna, non usandone se non sotto la sua dipendenza, per la gloria sua e per quella di Dio.

c) L’anima con tutte le sue facoltà, consacrandole al servizio di Dio e delle anime, sotto la guida di Maria, e rinunziando a tutto ciò che potrebbe compromettere la propria salute e la propria santificazione.

d) Tutti i beni interiori e spirituali, i meriti, le soddisfazioni, il valore impetratorio delle opere buone, per quel tanto che questi beni sono alienabili. Spieghiamo meglio questo ultimo punto.

1) I nostri meriti propriamente detti, con cui meritiamo a noi stessi un aumento di grazia e di gloria, sono inalienabili; se quindi li diamo a Maria è perché ce li conservi e ce li aumenti, non perché li applichi ad altri. Ma di quegli altri meriti che si dicono de congruo o di semplice convenienza, potendo essi essere offerti per gli altri, lasciamo a Maria la libera disposizione.

2) Il valore soddisfattorio dei nostri atti, comprese le indulgenze, è alienabile e noi ne lasciamo l’applicazione alla Vergine santissima.

3) Il valore impetratorio, cioè il potere che le nostre preghiere e le nostre opere buone hanno di ottenere ciò che chiediamo, le può essere ceduto anch’esso. Una volta ceduti, noi non possiamo più disporre di questi beni senza il permesso di Maria; ma si può e talora si deve pregarla che si degni di disporne, in quella misura che le parrà bene, a favore delle persone verso cui si hanno obblighi particolari. Il mezzo di conciliar bene tutte le cose è di offrire nello stesso tempo a Maria, non solo la nostra persona e i nostri beni, ma tutte le persone che ci sono care; così la Vergine Santissima attingerà nei nostri beni, ma specialmente nei tesori suoi e in quelli di suo Figlio, ciò che è necessario per venire in aiuto a queste persone: non ci perderanno nulla.

B) Questo atto di santo abbandono, già ottimo in se stesso, contiene pure gli atti delle più belle virtù:

1) Un atto di religione profonda verso Dio, verso Gesù e verso Maria: con esso infatti riconosciamo il supremo dominio di Dio e il nostro nulla; e proclamiamo di gran cuore i diritti che Dio ha dato a Maria su di noi. Ond’è che glorifichiamo Dio in Maria nel modo più perfetto, poiché gli diamo tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo, senza riserve e per sempre; e facciamo questo nel modo a Lui più gradito, secondo l’ordine stabilito dalla sua sapienza, ritornando a Lui per quella via che Egli tenne per venire a noi.

2) Un atto di umiltà, con cui, riconoscendo il nostro nulla e la nostra impotenza, ci spogliamo di tutto ciò che Dio ci diede restituendoglielo per le mani di Maria, dalla quale, dopo di Lui e per Lui, abbiamo ricevuto ogni cosa.

3) Un atto di amore confidente, giacché l’amore è dono di sé, ora per donarsi ci vuole perfetta confidenza e fede viva. Si può dunque dire che quest’atto di consacrazione, se è fatto lealmente, spesso rinnovato di cuore e messo in pratica, è anche più eccellente dell’atto eroico, col quale si cede soltanto il valore soddisfattorio dei propri atti e le indulgenze che si guadagnano.

4) È quindi un atto efficacissimo a santificarci. Maria, vedendo che le cediamo la nostra persona e i nostri beni, ci otterrà copiosissime grazie per aumentare i nostri piccoli tesori spirituali che sono suoi, per conservarli e farli fruttificare fino al momento della morte. E adopererà a tal fine la grande sua autorità sul cuore di Dio e la sovrabbondanza dei suoi meriti e delle sue soddisfazioni. – Finalmente ci guadagnerà pure la santificazione del prossimo, perché, lasciando che Maria distribuisca i nostri meriti e le nostre soddisfazioni secondo il suo beneplacito, sappiamo che tutto verrà impiegato nel modo più savio e più sicuro; Maria è più prudente, più previdente, più premurosa di noi; conosce bene i bisogni spirituali nostri e quelli delle persone che ci sono care; onde i nostri parenti ed amici non possono che guadagnarvi. Ci si obbietterà senza dubbio che a questo modo noi alieniamo tutta la nostra ricchezza spirituale, specialmente le nostre soddisfazioni, le indulgenze e i suffragi che altri potrebbe offrire per noi; onde potrebbe essere che restassimo poi lunghi anni in purgatorio. In sé questo è vero, ma si tratta di fiducia: abbiamo, o non abbiamo, più fiducia in Maria che in noi stessi o nei nostri amici? Se l’abbiamo, non temiamo nulla, perché essa si prenderà cura dell’anima nostra e dei nostri interessi meglio che non potremmo far noi. Se non l’abbiamo, lasciamo quest’atto di consacrazione totale, di cui potremmo poi pentirci. – Ad ogni modo, tale atto non si deve fare se non dopo matura riflessione e d’accordo col proprio direttore spirituale. Beate le anime che appartengono in tal guisa, corpo ed anima, a Maria! Ella le condurrà prontamente e sicuramente a Gesù, e così praticheranno la divozione a Gesù vivente in Maria.