LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE (10)

ADOLFO TANQUEREY

LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE CHE GENERANO NELL’ANIMA LA PIETÀ (10)

Vers. ital. di FILIPPO TRUCCO, Prete delle Missioni

ROMA DESCLÉE & C. EDIT. PONTIF. – 1930

NIHIL OBSTAT – Sarzanæ, 8 Maji 1930 J. Fiammengo, Rev. Eccl.

IMPRIMATUR Spediæ, 8 Maji 1930 Can, P. Chiappani, Del. Generalis.

PARTE PRIMA

Gesù vivente in noi per comunicarci la sua vita

CAPITOLO IV.

Maria Madre nostra e nostra Mediatrice.

ART. II. — MARIA MEDIATRICE UNIVERSALE DI GRAZIA.

Come Madre di Dio e Madre degli uomini, Maria era naturalmente designata a nostra mediatrice presso il Figlio. – Nel divino disegno vi è un solo mediatore necessario, il Verbo incarnato, che, essendo vero Dio e vero uomo, ha tutta l’autorità per riconciliare l’uomo con Dio e per unire intimamente gli uomini suoi fratelli col suo Padre celeste.

« Poiché – dice san Paolo – unico è Dio, unico pure è il mediatore di Dio e degli uomini, Cristo Gesù uomo, che diede se stesso a riscatto per tutti ». Ma da quanto abbiamo detto sulle relazioni tra Gesù e Maria, abbiamo già potuto capire che la Vergine benedetta prese tal parte all’opera della nostra redenzione, che deve pure avere un ufficio importante nella distribuzione delle grazie meritate dal Figlio. Tuttavia, essendo stata secondaria la parte che Ella ebbe nella redenzione secondaria pure ne sarà la mediazione: Gesù sarà sempre il mediatore principale, e Maria la nostra mediatrice presso di lui: mediatrix ad mediatorem; per lei andremo al Figlio, e per Lei il Figlio ci distribuirà le sue grazie. A capir bene questa dottrina, vediamo:

I° quali ne sono i fondamenti nel Vangelo;

2° quali dichiarazioni vi aggiunge la Tradizione;

3° la consacrazione che le fu conferita dalla festa di Maria Mediatrice universale di grazia.

1° I fondamenti evangelici della mediazione di Maria, sorge dal racconto evangelico l’idea che Maria ha nell’ordine della nostra salute lo stesso posto che ebbe Eva in quello della nostra spirituale rovina; come Eva cooperò con Adamo alla nostra rovina, così Maria coopera con Gesù alla nostra redenzione: come Gesù è il nuovo Adamo, così Maria è l’Eva novella.

a) Richiamiamo le parole dell’angelo a Maria.

Che cosa le propone in nome di Dio? Non di divenir madre di Gesù persona privata, ma Madre di Gesù Salvatore e Redentore del genere umano. Infatti, come ben nota il P. Bainvel (Marie, Mère de gréce, Paris, 1921, p. 73.75). « l’angelo non parla soltanto delle grandezze personali di Gesù; ma propone a Maria di divenir Madre del Salvatore, dell’aspettato Messia, dell’eterno Re dell’umanità rigenerata. Le viene quindi proposto di cooperare alla salute dell’umanità, all’opera messianica, alla fondazione dell’annunciato regno di Dio. A questo scopo Ella è la piena di grazia e la benedetta fra tutte le donne ». E non essendo l’Incarnazione se non l’inizio della Redenzione, il cooperare all’Incarnazione è un cooperare alla Redenzione e alla nostra salute. Tutta quindi l’opera redentrice sta sospesa al Fiat di Maria. La Vergine ne ha piena coscienza; sa quel che Dio le propone; e a ciò che Dio le chiede, acconsente senza alcuna restrizione o condizione: il suo Fiat corrisponde all’ampiezza delle divine proposte e si estende a tutta l’opera redentrice ». Maria è dunque la Madre del Redentore, e, come tale, associata all’opera sua riparatrice; unita al Figlio, merita con Lui per tutti gli uomini, ma solo in modo secondario e con merito di convenienza, ciò che Gesù merita come causa principale e in tutta giustizia. Maria, quindi, sarà in modo secondario anche la distributrice delle grazie largite alle anime in virtù della Redenzione. Avendo dato al Salvatore quell’umanità che lo fece atto a meritare, Ella ha un certo diritto sui meriti del Figlio; e questi è ben lieto di esprimere alla Madre la sua gratitudine affidandole una larga parte nella distribuzione delle grazie.

b) Ed è ciò che vediamo il dì della Visitazione. Ricevuto Gesù, Maria corre a far parte del suo tesoro alla cugina Elisabetta che abitava in una piccola città della Giudea. Al primo entrarle in casa, il bambino da costei concepito, che si chiamerà Giovanni Battista, le balza di gaudio nel seno e viene mondato dal peccato originale. Anche Elisabetta è ripiena di Spirito Santo e si mette a profetare: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. E donde a me questo, che venga la Madre del mio Signore da me? Ecco che appena il suono del tuo saluto mi colpì le orecchie, il bambino balzò di giubilo nel mio seno » (S. Luc. I, 42-44). Sempre così avverrà nel corso dei secoli: ogni volta che la Madre di Gesù si avvicinerà a un’anima, sarà per recarle suo Figlio e le grazie da Lui meritateci, grazie che Lei pure ci meritò con Lui e per Lui.

c) Alle nozze di Cana, ove Maria fu invitata col Figlio, appare anche più direttamente il potere d’intercessione dell’umile Vergine. Sulla fine del convito, Maria si accorge che sta per mancare il vino; e per risparmiare agli ospiti una scena dolorosa, dice semplicemente a Gesù: « Non hanno più vino ». E Gesù ne calma l’ansietà rispondendo: « non è ancor venuto per me il momento di operare ». Maria capì che il Figlio avrebbe a suo tempo rimediato alla penuria di vino, quindi dice ai servi: « Fate tutto ciò che vi dirà ». Venuto dunque il mal punto, Gesù disse ai servi di riempir d’acqua le sei urne che avevano servito alle abluzioni; e appena furono piene, l’acqua si cangiò in vino squisito, che allietò il cuore dei convitati. Tenera scena che ben ci mostra la delicatezza del cuore di Maria e la sua efficacia sul cuore di Gesù, il quale non sa rifiutar nulla a una Madre piena di tanta bontà.

d) Questo potere d’intercessione ci pare confermato dal racconto degli Atti che narrano il ritiro fatto dagli Apostoli nel Cenacolo per prepararsi alla venuta dello Spirito Santo. « Tutti costoro, scrive S. Luca (act. I, 14), perseveravano concordi nell’orazione insieme colle donne e con Maria, Madre di Gesù ». Se lo scrittore sacro menziona in modo così esplicito la preghiera di Maria, rilevandone la qualità di Madre di Gesù, non è forse per insinuare che questa preghiera ebbe speciale efficacia a far discendere lo Spirito Santo sui primi discepoli? Noi, dunque, troviamo già nei Vangeli e negli Atti il fondamento della mediazione di Maria e del suo potere di intercessione; la Tradizione lo verrà sempre più dichiarando.

2° Le dichiarazioni della Tradizione sulla mediazione di Maria.

Già fin dai primi secoli i Padri parlano dell’ufficio di mediatrice in Maria, e questa dottrina si viene poi sempre più esplicando.

a) Nel secondo e nel terzo secolo, san Giustino, sant’Ireneo, Tertulliano, insistono sul parallelo tra Eva e Maria, e mostrano che se la prima concorse alla nostra caduta, la seconda cooperò alla nostra redenzione. Ecco, ad esempio, ciò che scrive sant’Ireneo, la cui autorità è tanto maggiore in quanto che rappresenta le Chiese dell’Asia ove era stato educato, la Chiesa di Roma ove aveva dimorato, e la Chiesa delle Gallie ove insegnava difendendo la dottrina cattolica contro gli eretici. « In quel modo che Eva, sedotta dal discorso dell’Angelo ribelle, si allontanò da Dio e ne tradì la parola, così Maria intese dall’Angelo la buona novella della verità, e portò Dio nel suo seno per aver obbedito alla sua parola… Il genere umano, posto da una vergine in catene, è da una vergine liberato… la prudenza del serpente cede alla semplicità della colomba; i vincoli che ci incatenavano nella morte vengono disciolti! » (Advers. hæres., V, 19, I).

b) Molte conclusioni trarranno i Padri da questo parallelo. Sant’Efrem, gloria della Chiesa sira, ne conclude che Maria, dopo Gesù, il mediatore per eccellenza, è la mediatrice di tutto il mondo e che tutti i beni spirituali noi otteniamo per mezzo di lei (È testo citato nella quarta lezione dell’Ufficio di Maria mediatrice della grazia). – Sant’Agostino dice che, se è venuta per una donna la morte, per un’altra donna è venuta la vita; ed aggiunge: « A ingannare il primo uomo, fu dalla donna presentato il veleno; a riscattar l’uomo, fu invece dalla donna data la salute » (Serm. II, n. 4). – Ma i Padri Greci vanno anche più oltre e, con san Germano di Costantinopoli, affermano che nessuno riceve grazie se non per mezzo di Maria: « Nessuno riceve i doni di Dio se non per voi, o purissima; a nessuno si concede la divina grazia se non per Voi, o veneratissima? » (Homil. in S. M. Jonam, n. 5. Un testo simile è citato nella quinta lezione dell’Ufficio di Maria mediatrice).

c) Quindi, quando san Bernardo proclama in modo più esplicito questa medesima verità, non fa che commentare la dottrina dei Padri greci e latini. Con quale eloquenza insiste sulla mediazione di Maria e sul suo ufficio di dispensatrice della grazia! Per Lei Dio venne a noi, per Lei dobbiamo noi andare a Lui: « Per voi abbiamo accesso al vostro Figlio, o fortunata ritrovatrice della grazia, o Madre della vita, o Madre della salute, onde per Voi veniamo accolti da Colui che ci venne dato per Voi… O nostra mediatrice, o nostra avvocata, riconciliateci con vostro Figlio, raccomandateci a vostro Figlio, presentateci a vostro Figlio » (Secondo serm. In Adventu, 5). Per Maria riceviamo pure tutte le grazie: la fonte ne è certamente Gesù, ma Maria è il canale, è l’acquedotto per cui queste grazie giungono a noi; giacchè « è volontà di Dio che riceviamo ogni cosa per Maria, sic est voluntas ejus qui totum nos habere voluit per Mariam » (Nativ. B.V.M, 7). Dio ha posto in Lei tutto il prezzo della nostra redenzione, che è Cristo; fece di Leiil serbatoio della grazia, e lo riempì in guisa dafarlo traboccare, cosicché il soverchio si riversi sudi noi : « plena sibi, superplena nobis » (Serm. II sull’Ass., n. 2). – Ed è mediatrice tanto più amabile in quanto che ha ricevuto lo scettro non della giustizia ma della bontà; e che, non dovendo far l’ufficio di giudice, è tutta piena di tenerezza, di mansuetudine, di misericordia. Mediatrice tanto più possente in quanto che suo Figlio non le sa negar nulla. « Potrà mai il Figlio respingerla o tollerare che sia respinta? No, davvero, perché Ella ha trovato grazia dinanzi a Dio » (Serm. sulla Nat., n, 7).

d) Ormai la dottrina è fissata; e Bossuet non avrà più che a formularla da teologo e insieme da oratore, appoggiandola a una ragione profonda tratta dall’unità del disegno divino (Sermoni, Avv. di S. Germano, festa della Cone., edit. Leq, t. V, p. 609)., « Ed è che avendoci Dio voluto una volta dare Gesù Cristo per mezzo della Vergine, i doni di Dio sono senza pentimento e quest’ordine non cambia più. È vero e resterà sempre vero che, avendo ricevuto per la carità di Lei il principio universale della grazia, ne riceviamo pure per mezzo di Lei le molteplici applicazioni nei vari stati che costituiscono la vita cristiana. Avendo la materna sua carità tanto contribuito alla nostra salute nel mistero della Incarnazione, che è il principio universale della grazia, continuerà eternamente a contribuirvi in tutte le altre operazioni che non sono se non dipendenze ». In altre parole, essendoci stato dato per mezzo di Lei Gesù, che è la causa meritoria di tutte le grazie, per Lei pure riceveremo le grazie particolari che nel corso dei secoli ci saranno concesse.

e) Concludiamo dunque compendiando, col Bainvel (Marie, mère de grace, p. 66)., questa dottrina in forma di tesi teotogica: « Maria ha la sua parte nell’opera della nostra redenzione e della nostra salute, parte secondaria e pienamente subordinata a quella di Gesù, ma non meno estesa ed universale; cosicché anche di Maria si può dire che non c’è né salute, né santificazione, né grazia alcuna nel mondo umano in cui non sia intervenuta e continuamente non intervenga accanto a Gesù. Tale è il senso e l’estensione dei suoi titoli di Mediatrice e di Madre ».

1) Non c’è dunque, secondo l’insegnamento tradizionale, una sola grazia concessa agli uomini che non venga immediatamente da Maria, vale a dire senza il suo intervento; s’intende sempre di mediazione subordinata a quella di Gesù. Questa reazione è nettamente esposta dal P. de la Broise (Marie, mère de gréce, p, 23-24): « Il presente ordine dei decreti divini vuole che ogni beneficio spirituale concesso al mondo sia concesso col concorso di tre volontà e che nessuno lo sia altrimenti. Innanzitutto la volontà di Dio, che conferisce tutte le grazie; poi la volontà di Gesù Mediatore primario, che le merita da se stesso e le ottiene in tutta giustizia; finalmente la volontà di Maria, Mediatrice secondaria, che per mezzo di Gesù le merita e le ottiene con merito di piena convenienza » (De congruo). La mediazione di Maria è immediata nel senso che, per ogni grazia concessa da Dio, Maria interviene coi suoi meriti passati o con le sue preghiere presenti; ma non è peraltro necessario che chi riceve queste grazie debba chiederle per mezzo di Maria; la Vergine santissima può intervenire, e lo fa in molte occasioni, senza che ne venga richiesta: una madre non aspetta sempre la preghiera del figlio per porgergli aiuto. Tuttavia, di regola generale, Maria interverrà con efficacia tanto più grande quanto più filiale sarà stata la confidenza con cui avremo ricorso alla sua protezione.

2) La mediazione di Maria è universale come quella di Gesù; si estende a tutte le grazie largite agli uomini dopo la caduta di Adamo: grazie di conversione, di progresso spirituale, di perseveranza finale; quindi noi la supplichiamo di pregare per noi « adesso e nell’ora della nostra morte ».

3) Ma è mediazione subordinata alla mediazione di Gesù, nel senso che Maria non può né meritare né ottenere né distribuire grazie se non dipendentemente da suo Figlio. Onde la mediazione di Maria e il suo potere di intercessione non solo non derogano alla gloria e all’onore di Gesù, ma fanno anzi spiccar meglio il valore e la fecondità della mediazione sua, che è la sola veramente necessaria. È questo un punto ben rilevato nella festa di Maria Mediatrice.

3° Consacrazione di questa dottrina coll’istituzione della festa di Maria Mediatrice.

Spetta al Belgio l’iniziativa di questa festa, e a Benedetto XV l’onore della sua canonica istituzione. Nel 1913, Sue Eminenza  il Cardinal Mercier (togliamo questi particolari da una lettera diretta dal Mercier, ai Vescovi della cattolicità nell’aprile del 1921) e il clero della diocesi di Malines, i provinciali di tutte le Congregazioni religiose residenti nel Belgio, la Facoltà teologica dell’Università di Lovanio, e tutto l’Episcopato belga porgevano una supplica al Sommo Pontefice per ottenere il riconoscimento dogmatico della mediazione universale di Maria. Sopravvenne sventuratamente la guerra e sospese l’esame di questa importante questione- Ma, il dimani dell’armistizio, l’eroico Belgio pregava la Sacra Congregazione dei Riti che approvasse una Messa e un Ufficio propri di Maria mediatrice e ne presentasse il testo a Sua Santità. Benedetto XV si degnò di rivedere egli stesso quell’Ufficio e quella Messa facendovi di propria mano parecchie modificazioni. Il testo così riveduto e approvato fu rinviato al Card. Mercier il 12 febbraio 1921. La festa venne fissata al 31 Maggio, giorno di chiusura del mese di Maria e vigilia del mese del Sacro Cuore; era concessa a tutto il Belgio; ma il Papa diceva che si concederebbe pure a tutti i Vescovi che ne facessero domanda alla Congregazione dei Riti. Molti l’hanno già ottenuta, fra gli altri l’Episcopato della cattolica Spagna. È da sperare quindi che verrà presto stabilita anche in Francia ed in Italia.

b) Ora la Messa e l’Ufficio contengono una chiarissima affermazione della dottrina da noi esposta. L’Invitatorio del Mattutino ci fa adorare il Cristo Redentore che tutti i beni volle concederci per Maria ». L’inno che segue contiene questa strofa molto espressiva: « Tutti i doni che il Redentore ci meritò, Maria sua Madre ce li distribuisce. Gode il Figlio di concederli ad istanza della Madre ». Le lezioni del secondo e del terzo notturno riferiscono le più aperte dichiarazioni dei Padri su questa mediazione universale, specialmente quelle di sant’Efrem, di san Germano, di san Bernardo, di san Bernardino da Siena, i quali unanimemente affermano che tutte le grazie ci vengono per mezzo di Maria. Il versetto che precede il Benedictus ci fa invocar Maria come mediatrice nostra potentissima; e l’orazione, che esprime lo spirito della festa, rammenta che, implorando Colei che fu costituita nostra Mediatrice, avremo la gioia di veder esaudite tutte le suppliche che le porgiamo. Lo stesso è delle preghiere della Messa. L’Introito ci invita ad accostarci con fiducia a Colei che è detta, dopo suo Figlio, trono della grazia, per averne appoggio e misericordia con tutti gli aiuti di cui abbiamo bisogno. Trovasi infatti in Lei, aggiunge il Graduale, la grazia, la verità, la virtù, la vita, giacché Ella partecipa alle doti della divina Sapienza. E il Vangelo ci ricorda che, essendo nostra Madre, Maria ci tratta da figli diletti e che la sua mediazione deriva dalla sua maternità. L’istituzione di questa festa non è una definizione dogmatica ma ne prepara la via, come la festa dell’Immacolata Concezione preluse alla definizione del dogma. Intanto è nostro diritto e nostro dovere di invocare con confidenza la nostra Madre e la nostra Mediatrice. Le diremo quindi con san Bernardo: « O Madre della vita, o Madre della salute, deh! Siamo per voi accolti da Colui che ci fu dato per Voi. La vostra purità ci giustifichi presso di Lui della nostra corruzione, e l’umiltà vostra, così accetta a Dio, ci ottenga il perdono della nostra superbia. L’ampia vostra carità copra la moltitudine dei nostri peccati e la gloriosa vostra fecondità ci acquisti fecondità di meriti. O nostra. Regina! O nostra Mediatrice! riconciliateci col vostro Figlio… fate che Colui il quale per mezzo vostro si degnò di prender parte alla nostra debolezza e alla nostra miseria, ci faccia pure per la vostra intercessione partecipi della sua gloria e della sua beatitudine! »

LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE (11)