DOMENICA DI PENTECOSTE (2022)

DOMENICA DI PENTECOSTE (2022)

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Stazione a S. Pietro in Vincoli.

Doppio di I Cl. con Ottava privilegiata di I ord. –

 Paramenti rossi

Il dono della sapienza è un’illuminazione dello Spirito Santo, grazie alla quale la nostra intelligenza contempla le verità della fede in una luce magnifica e ne prova una grande gioia ». (P. MESCHLER.)

Gesù aveva posto le fondamenta della Chiesa durante la sua vita apostolica e le aveva comunicato i. suoi poteri dopo la sua Resurrezione. Lo Spirito Santo doveva compiere la formazione degli Apostoli e rivestirli della forza che viene dall’Alto (Vangelo). Al regno visibile di Cristo succede il regno visibile dello Spirito Santo, che si manifesta scendendo sui discepoli di Gesù. La festa della Pentecoste è la festa della promulgazione della Chiesa; perciò, si sceglie la Basilica dedicata a S. Pietro, capo della Chiesa, per la Stazione di questo giorno. Gesù, ci dice il Vangelo, aveva annunciato ai suoi la venuta del divin Paracleto e l’Epistola ci mostra la realizzazione di questa promessa. All’ora Terza il Cenacolo è Investito dallo Spirito dì Dio: un vento impetuoso che soffia improvvisamente intorno alla casa e l’apparizione di lingue di fuoco all’interno, ne sono i segni meravigliosi. — Illuminati dallo Spirito Santo (Orazione) e riempiti dall’effusione dei sette doni, (Sequenza), gli Apostoli sono rinnovati e a loro volta rinnoveranno il mondo intero (Introito, Antifona).E la Messa cantata all’ora terza, è il momento in cui noi pure « riceviamo lo Spirito Santo, che Gesù salito al cielo, effonde in questi giorni sui figli di adozione » (Prefatio), poiché ognuno dei misteri liturgici opera dei frutti di grazia nelle anime nostre nel giorno anniversario in cui la Chiesa lo celebra. Durante l’Avvento, dicevamo al Verbo: «Vieni, Signore, ad espiare i delitti del tuo popolo»; ora diciamo con la Chiesa allo Spirito Santo: Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in noi il fuoco dell’amor tuo » (Alleluia). È la più bella e la più necessaria delle orazioni giaculatorie, poiché lo Spirito Santo, il « dolce ospite dell’anima », è il principio di tutta la nostra vita soprannaturale.

Incipit

In nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Sap I: 7. Spíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúja: et hoc quod cóntinet ómnia, sciéntiam habet vocis, allelúja, allelúja, allelúja.

[Lo Spirito del Signore riempie l’universo, allelúia: e abbraccia tutto, e ha conoscenza di ogni voce, allelúia, allelúia, allelúia].

Ps LXVII: 2 Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci ejus: et fúgiant, qui odérunt eum, a fácie ejus.

[Sorga il Signore, e siano dispersi i suoi nemici: e coloro che lo òdiano fuggano dal suo cospetto].

Spíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúja: et hoc quod cóntinet ómnia, sciéntiam habet vocis, allelúja, allelúja, allelúja

[Lo Spirito del Signore riempie l’universo, allelúia: e abbraccia tutto, e ha conoscenza di ogni voce, allelúia, allelúia, allelúia].

Oratio

Orémus.

Deus, qui hodiérna die corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti: da nobis in eódem Spíritu recta sápere; et de ejus semper consolatióne gaudére.

[O Dio, che in questo giorno hai ammaestrato i tuoi fedeli con la luce dello Spirito Santo, concedici di sentire correttamente nello stesso Spirito, e di godere sempre della sua consolazione.]

Lectio

Léctio  Actuum Apostolórum. Act. II: 1-11

“Cum compleréntur dies Pentecóstes, erant omnes discípuli pariter in eódem loco: et factus est repéente de coelo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis: et replévit totam domum, ubi erant sedentes. Et apparuérunt illis dispertítæ linguæ tamquam ignis, sedítque supra síngulos eórum: et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, et coepérunt loqui váriis linguis, prout Spíritus Sanctus dabat éloqui illis. Erant autem in Jerúsalem habitántes Judaei, viri religiósi ex omni natióne, quæ sub coelo est. Facta autem hac voce, convénit multitúdo, et mente confúsa est, quóniam audiébat unusquísque lingua sua illos loquéntes. Stupébant autem omnes et mirabántur, dicéntes: Nonne ecce omnes isti, qui loquúntur, Galilæi sunt? Et quómodo nos audívimus unusquísque linguam nostram, in qua nati sumus? Parthi et Medi et Ælamítæ et qui hábitant Mesopotámiam, Judaeam et Cappadóciam, Pontum et Asiam, Phrýgiam et Pamphýliam, Ægýptum et partes Líbyæ, quæ est circa Cyrénen, et ádvenæ Románi, Judaei quoque et Prosélyti, Cretes et Arabes: audívimus eos loquéntes nostris linguis magnália Dei.” 

[“Giunto il giorno della Pentecoste, i discepoli si trovavano tutti insieme nel medesimo luogo. E all’improvviso venne dal cielo un rumore come di vento impetuoso, e riempì tutta la casa, dove quelli sedevano. E apparvero ad essi delle lingue come di fuoco, separate, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furono ripieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare varie lingue, secondo che lo Spirito Santo dava loro di esprimersi. Ora abitavano in Gerusalemme Giudei, uomini pii, venute da tutte le nazioni che sono sotto il cielo. Quando si udì il rumore la moltitudine si raccolse e rimase attonita perché ciascuno li udiva parlare nella sua propria lingua. E tutti stupivano e si meravigliavano, e dicevano: «Ecco, non son tutti Galilei, questi che parlano? E come mai, li abbiamo uditi, ciascuno di noi, parlare la nostra lingua nativa? Parti, Medi ed Elamiti, e abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle regioni della Libia in vicinanza di Cirene, e avventizi romani, Giudei e Proseliti, Cretesi e Arabi li abbiamo uditi parlare nelle nostre lingue delle grandezze di Dio”.]

LINGUE E FUOCO.

Il miracolo delle lingue, il gran miracolo del giorno della Pentecoste, è stato mirabilmente descritto di sul testo sacro del nostro Manzoni.

« Come la luce rapida / piove di cosa in cosa / E i color varii suscita / Ovunque si riposa; / Tal risonò molteplice — La voce dello Spiro; / l’Arabo, il Parto, il Siro, / In suo sermon udì ».

Ma quel miracolo ne significava un altro che cominciava da quel giorno a diventar realtà mercè la diffusione, allora inaugurata ufficialmente, del Santo Vangelo, del verbo di Cristo. La divisione delle lingue — la chiamo così per aderire al racconto biblico nella sua integrità e nel suo spirito — fu un castigo non proprio per la materialità delle lingue molteplici che si cominciarono a parlare, ma perché gli uomini, da Babele in poi, non si intesero più, non si capirono, non si amarono, si contrastarono in odî e in guerre fratricide. Si divisero. Era il castigo dell’orgoglio quella divisione delle anime di cui era espressione chiara la varietà delle lingue. Il linguaggio, divinamente dato agli uomini perché intendessero, serviva a confonderli, a separarli. I figli, abbandonando la casa paterna, di fratelli che ivi erano, diventarono stranieri prima gli uni agli altri, per diventare nemici poi. Tutto questo si capovolge a Gerusalemme, nella Pentecoste dello spirito, che continua e suggella e propaga la redenzione di N. S. Gesù Cristo. I figli ritrovano il Padre, imparano di nuovo a parlare con Lui, sentirlo ed esserne sentiti « Loquentes variis linguis », sì, ma « loquentes magnalia Dei ». Non più gli Dei falsi e bugiardi, ma Dio unico, vivo e vero. Non più solo un simbolo ferreo di questa unità divina nell’unico Tempio, come al giorno della legge e dei profeti, ma un unico santuario delle anime, un solo Dio, il Dio predicato, il Dio comunicato da N. S. Gesù Cristo alla umanità, un solo Dio nei cuori. E ciascuno canta nella sua lingua materialmente, o in lingua diversa: « loquentes variis linguis, » ma tutti capiscono. « Audivimus eos loquentes ». «L’Arabo, il Parto, il Siro in suo sermon l’udì. » Mirabile fusione di popoli che comincia attraverso la fusione delle anime, fusione meravigliosa di anime che comincia attraverso la riconciliazione umile e fervente con Dio… E continuerà così di secolo in secolo nella Chiesa e mercè di essa, piena com’è dello Spirito Santo. Un numero crescente di popoli i più diversi, per colpa della vecchia babele, formeranno via via una sola famiglia, un solo popolo: « populus eius, » il popolo di Dio. Parleranno il linguaggio intimo della stessa fede: « una fides ». Il verbo, la parola più vera, più umana, non è quella che suona materialmente sulle labbra; è quella che squilla, che splende nell’intelletto, di cui l’esterna è un’eco, come spiega profondamente San Tommaso. Uniamoci sempre più, in questa lingua interiore con l’accettazione umile della verità rivelata, della verità cristiana, quella verità di cui lo Spirito Santo è maestro intimo a ciascuno di noi, se ciascun di noi accetta il Magistero solenne e autorevole della Chiesa. Parliamo la lingua divina della stessa fede, « una fides » e i nostri cuori batteranno all’unisono della stessa carità. Ci capiremo senza parlare, magari: quelli che si amano davvero si capiscono così. E lavoriamo perché la cerchia dei popoli che in Gesù Cristo e nella Sua Chiesa ritrovano il segreto di una verità, diventi sempre più larga.

(P. G. Semeria: Le epistole delle Domeniche, Op. naz. Per il mezzogiorno d’Italia, Milano, 1939.

Nihil obstat sac. P. De Ambroggi – Imprim. P. Castiglioni vic. Gen. Curia Arch, Mediolani, 1-3-1938)

ALLELUJA

Allelúja, allelúja

Ps CIII: 30; Emítte Spíritum tuum, et creabúntur, et renovábis fáciem terræ. Allelúja.

[Manda il tuo Spírito e saran creati, e sarà rinnovata la faccia della terra. Allelúia.

[Hic genuflectitur:]

Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium: et tui amóris in eis ignem accénde.

[Vieni Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli: ed accendi in essi il fuoco del tuo amore]

Sequentia

Veni, Sancte Spíritus,

et emítte cælitus lucis tuæ rádium.

Veni, pater páuperum; veni, dator múnerum; veni, lumen córdium.

Consolátor óptime, dulcis hospes ánimæ, dulce refrigérium.

 In labóre réquies, in æstu tempéries, in fletu solácium.

O lux beatíssima, reple cordis íntima tuórum fidélium.

Sine tuo númine nihil est in hómine, nihil est innóxium.

Lava quod est sórdidum, riga quod est áridum, sana quod est sáucium.

 Flecte quod est rígidum, fove quod est frígidum, rege quod est dévium.

Da tuis fidélibus, in te confidéntibus, sacrum septenárium.

Da virtútis méritum, da salútis éxitum, da perénne gáudium. Amen. Allelúja.

[Vieni, o Santo Spirito,
E manda dal cielo,
Un raggio della tua luce.

Vieni, o Padre dei poveri,
Vieni, datore di ogni grazia,
Vieni, o luce dei cuori.

O consolatore ottimo,
O dolce ospite dell’ànima
O dolce refrigerio.

Tu, riposo nella fatica,
Refrigerio nell’ardore,
Consolazione nel pianto.

O luce beatissima,
Riempi l’intimo dei cuori,
Dei tuoi fedeli.

Senza la tua potenza,
Nulla è nell’uomo,
Nulla vi è di innocuo.

Lava ciò che è sòrdito,
Irriga ciò che è àrido,
Sana ciò che è ferito.

Piega ciò che è rigido,
Riscalda ciò che è freddo,
Riconduci ciò che devia.

Dà ai tuoi fedeli,
Che in te confidano,
Il sacro settenario.

Dà i meriti della virtú,
Dà la salutare fine,
Dà il gaudio eterno.
Amen. Allelúia. ]

Evangelium

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.

Joannes XIV: 23-31

“In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Si quis díligit me, sermónem meum servábit, et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus et mansiónem apud eum faciémus: qui non díligit me, sermónes meos non servat. Et sermónem quem audístis, non est meus: sed ejus, qui misit me, Patris. Hæc locútus sum vobis, apud vos manens. Paráclitus autem Spíritus Sanctus, quem mittet Pater in nómine meo, ille vos docébit ómnia et súggeret vobis ómnia, quæcúmque díxero vobis. Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis: non quómodo mundus dat, ego do vobis. Non turbátur cor vestrum neque formídet. Audístis, quia ego dixi vobis: Vado et vénio ad vos. Si diligere tis me, gaudere tis utique, quia vado ad Patrem: quia Pater major me est. Et nunc dixi vobis, priúsquam fiat: ut, cum factum fúerit, credátis. Jam non multa loquar vobíscum. Venit enim princeps mundi hujus, et in me non habet quidquam. Sed ut cognóscat mundus, quia díligo Patrem, et sicut mandátum dedit mihi Pater, sic fácio.”

[“In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: Chiunque mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e noi verremo da lui, e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole. E la parola, che udiste, non è mia: ma del Padre, che mi ha mandato; queste cose ho detto a voi, conversando tra voi. Il Paracleto poi, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome mio, Egli insegnerà a voi ogni cosa, e vi ricorderà tutto quello che ho detto a voi. La pace lascio a voi; la pace mia do a voi; ve la do Io non in quel modo, che la dà il mondo. Non si turbi il cuor vostro, né s’impaurisca. Avete udito, come io vi ho detto: Vado, e vengo a voi. Se mi amaste, vi rallegrereste certamente perché ho detto, vado al Padre: conciossiaché il Padre è maggiore di me. Ve l’ho detto adesso prima che succeda: affinché quando sia avvenuto crediate. Non parlerò ancor molto con voi: imperciocché viene il principe di questo mondo, e non ha da far nulla con me. Ma affinché il mondo conosca, che Io amo il Patire, e come il Padre prescrissemi, così fo”].

OMELIA

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956.

I DOVERI VERSO LO SPIRITO SANTO.

Prima di morire Gesù aveva fatto questa promessa agli Apostoli: «Il Padre, in nome mio, vi manderà lo Spirito Santo, il Consolatore: Egli tutto vi insegnerà, vi suggerirà tutto ». Erano passati appena dieci giorni da che Gesù era salito in Paradiso, ed ecco un impeto gagliardo di vento scoscendere il cielo e commuovere tutta la casa dove in orazione stavano raccolti i discepoli con la Madre Vergine Maria. E furono viste delle lingue di fuoco posarsi sopra il capo di ciascuno: tutti si sentirono inabitati dallo Spirito Santo, e cominciarono a parlare in varie lingue, così che gli stranieri ch’erano in Gerusalemme in quei giorni li udirono predicare nella propria loquela, e ne restarono meravigliati. Anche noi, o Cristiani, abbiamo ricevuto lo Spirito Santo: nel Battesimo, e più copiosamente nella Cresima, quando il Vescovo impose le mani sopra la nostra testa. Si legge nella vita di S. Angela da Foligno che la santa andò un giorno in pellegrinaggio alla tomba di S. Francesco d’Assisi. Ed ecco una voce le risuona all’orecchio: « Tu hai fatto ricorso al mio servo Francesco, ma ti farò ora conoscere un altro appoggio. Io sono lo Spirito Santo che sono venuto a te e voglio darti una gioia che ancora non hai gustata. Io ti accompagnerò, sarò presente in te… ti parlerò sempre… e se tu mi ami non ti abbandonerò mai ». S. Angela, paragonando i suoi peccati con questo favore infinito, esitava a credere. E quella voce continuò: « Io sono lo Spirito Santo che vive interiormente in te ». La santa allora fu invasa da una gioia paradisiaca. Ciò che lo Spirito Santo, per una grazia speciale, rivelava a quell’anima, la Chiesa l’insegna a tutti i Cristiani. « Non sapete dunque — ci dice S. Paolo — che lo Spirito Santo abita in voi? Che le vostre membra sono il suo tempio e che la nostra anima è sigillata col suo sigillo? ». – Lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità, l’Uguale al Padre e al Figlio, Dio col Padre e col Figlio, abita in noi, ospite dell’anima nostra. Pensate che grande grazia, e che profondo mistero! Ma quanti non ci pensano mai! Quanti lasciano il divin Paracleto abbandonato in un cantuccio del loro cuore, come certi poveri genitori mal visti in casa dalla nuora e mal sopportati dai giovani figli! Non è così che va trattato il Re del Cielo, che sceglie come sua dimora l’anima nostra. Noi abbiamo dei precisi doveri verso di Lui.

1. Spiritum nolite extinguere (I Thess., V, 19).

2. Nolite contristare Spiritum Sanctum! (Ef., IV, 30).

3. Nolite resistere Spiritui Sancto! (Atti, VII, 51).

Questi tre avvisi della Sacra Scrittura vanno meditati attentamente oggi ch’è Pentecoste. – 1. NON ESTINGUETE LO SPIRITO SANTO. Durante l’ultima persecuzione dei Cattolici in Armenia, una compagnia di soldati Turchi arrivò alla chiesetta d’un villaggio abbandonato. A colpi di scure demolirono le porte e vi penetrarono urlando. Vagava ancora per la navata il profumo dell’incenso, e pareva quasi vi echeggiasse l’eco dell’ultima preghiera, un vecchio e un bimbo ammalato pregavano. Perché non erano partiti anch’essi? Furono scorti, e mentre tentavano di fuggire, furono sfracellati sulla soglia del tempio. Ogni croce fu infranta, ogni immagine fu lordata: fu spezzato l’altare e sui gradini di marmo sedettero questi empi a bivaccare. Che diabolica profanazione! Ma non meno tragica è la profanazione che scaccia lo Spirito Santo, non da un tempio inanimato, non da una chiesa fatta di pietre e di calce, ma da un tempio vivente: dall’anima propria! Spiritum nolite extinguere! Ogni volta che si commette un peccato mortale si soffoca il fuoco dello Spirito Santo, ch’è dentro di noi. Dove c’è lo spirito del mondo e del demonio, non ci può stare lo Spirito di consolazione e di verità. Soprattutto dove c’è lo spirito immondo della sensualità, là non può abitare lo Spirito di Dio. O Cristiani! non soffocate in voi lo Spirito Santo e non soffocatelo negli altri coi vostri scandali. – 2. NON CONTRISTARE LO SPIRITO SANTO. Ma senza arrivare all’eccesso d’estinguere in noi lo Spirito Santo col peccato mortale, si può amareggiargli in molti modi la sua permanenza nel nostro cuore. Anzitutto coi peccati di lingua. Egli è disceso sopra gli Apostoli nel cenacolo sotto il simbolo di una lingua di fuoco, per insegnarci che ogni parola che va contro all’amor di Dio, lo offende. Lo offende anche ogni parola insincera. Nei primi tempi del Cristianesimo, quando lo Spirito Santo viveva in una intimità sensibile con la Chiesa nascente, un uomo di nome Anania con la sua moglie Safira vendettero un loro campicello, e portarono una parte soltanto del ricavo a S. Pietro, dicendogli ch’era tutto il prezzo. Ma Pietro disse mestamente: « Anania? Perché hai voluto dire il falso? hai mentito allo Spirito Santo. E tu Safira, perché ti sei accordata col marito ad amareggiare lo Spirito Santo? » (Atti, V). Nolite contristare Spiritum Sanctum! quanta poca sincerità c’è nella vita di molti Cristiani: nelle loro relazioni familiari, nei commerci, e perfino nella Confessione, ove vorrebbero dire e non dire, accusarsi e scusarsi. Intanto lo Spirito Santo, che è Spirito di verità, è amareggiato. In genere gli atti che contristano lo Spirito Santo sono tutti quelli che noi diciamo, con troppa disinvoltura, peccati veniali. Certi discorsi di mormorazione, certe parole leggere, certe imprecazioni d’impazienza non fanno piacere a Dio che abita in noi. Quel giovane che sciupa tante ore in ozio, che lascia libertà ai suoi occhi, che in chiesa tiene un contegno annoiato e distratto, non sa che contrista lo Spirito Santo? Non lo sa quella donna che brama soltanto di adornarsi i capelli o il vestire senza serietà, che non vigila sull’anima de’ suoi figliuoli perché crescano innocenti bastandole soltanto che siano sani nel corpo? Non lo sanno tutti quei Cristiani che vivono una vita tiepida, senza entusiasmo per il bene, senza fervore per la preghiera, senza amore per l’Eucaristia, non lo sanno che lo Spirito Santo, ch’è in loro, si contrista e geme? – 3. NON RESISTETE ALLO SPIRITO SANTO. Lo Spirito Santo non è in noi come cosa morta, ma viva. E si fa sentire in due modi: col sospingerci al bene o col respingerci dal male. a) Col sospingerci al bene. Il diacono Filippo camminava sulla bianca strada solatìa che da Gerusalemme discende in Gaza. Ed ecco un nugolo di polvere levarsi in lontananza, e giungere al suo orecchio lo strepito d’un cocchio che s’avvicinava. Allora lo Spirito gli disse: « Filippo, allunga il passo e raggiungi in fretta questo cocchio ». Il diacono non resistette, ma subito ubbidì. E vi trovò nientemeno che un ministro di Candace, regina degli Etiopi, il quale aveva bisogno di uno che gli insegnasse la vera religione. Filippo lo convertì, e, fermato il cocchio vicino a una fontanella, lo battezzò (Atti, VIII). Quante volte l’Ospite delle anime nostre ci invita dolcemente a fare il bene ed i suoi sforzi restano vani, perché noi gli resistiamo! Quante volte ci ha detto, come a Filippo sulla strada di Gaza piena di sole, « avvicinati a quella famiglia, aiutala in quello che puoi, dì loro una buona parola di religione e di speranza » e noi invece abbiamo scrollato le spalle. – Accede, et adiunge te ad currum istum. C’è un uomo che ti ha offeso e tu gli porti odio. Avvicinati a lui, donagli perdono, dimentica il passato. C’è forse una persona, lontana dal Signore o che vive scandalosamente: voi la conoscete, voi potete con la vostra amicizia dirle un rimprovero, strapparla dalla via infernale. Non resistete allo Spirito Santo. Non resistete neppure quando vi suggerisce di pregare di più, di mortificarvi di più, di farvi santi. b) E neppure quando vi respinge dal male. Un duca di Milano, Ludovico il Moro, a tradimento caduto in mano dei Francesi, il 10 aprile 1500, languì per dieci anni in una oscura segreta del castello di Loches, dove sul muro lasciò scritto con la punta di un chiodo queste parole: « Colui che non è contento » Molti Cristiani, se vogliono essere sinceri, al termine della loro giornata potrebbero ripetere le sconsolate parole: «Io sono colui che non è contento ». Ma chi è che diffonde nel loro cuore questo implacato fastidio della malinconia? Lo Spirito Santo. E perché? per respingerli dal male in cui vivono. Egli è venuto come fuoco divorante sulla terra, e che altro vuole se non abbruciare? Non resistetegli più! Che anche il vostro cuore sia acceso di quel fuoco disceso dal cielo! Una volta gustato lo Spirito Santo, tutti i piaceri del mondo e del peccato insipidiscono. Gustate Spiritu desipit omnis caro (GREGORIO MAGNO). – Ci sono due città, in questo mondo, che portarono in sé il sigillo della vendetta di Dio. Gerusalemme, — e voi ricordate la sua distruzione — che commise delitto contro la seconda Persona della Trinità santissima, crocifiggendo il Figlio di Dio. Costantinopoli che commise delitto contro la terza Persona della Trinità, lo Spirito Santo. È a Costantinopoli che si bestemmiò contro lo Spirito Santo dicendo che procede solo dal Padre e non dal Figlio. Noi sappiamo invece che il mistero rivelato insegna che, senza diminuzione di dignità né di uguaglianza, lo Spirito Santo procede dal Padre e insieme dal Figlio. Filioque procedit. È a Costantinopoli che incominciò lo scisma che doveva strappare alla Chiesa l’Europa Orientale. E Dio abbandonò la città alla sua vendetta. Era proprio — notate la coincidenza — la seconda festa di Pentecoste del 1453, all’una di notte. I Turchi, sfondate le mura e infranta ogni resistenza, si precipitarono per le vie urlando, incendiando, rubando, massacrando. Penetrano nelle case e uccidono i bambini dormenti nel loro letto; i vecchi e i malati sono passati a fil di spada; gli uomini e le donne, trascinati con la corda al collo, sospinti a colpi di staffile, sono venduti schiavi, e gettati in fondo alle navi, e incatenati ai banchi di remaggio. Ogni Chiesa fu violata; fu violata anche Santa Sofia la magnifica cattedrale: i Vangeli e i libri di preghiera gettati sulla piazza, e le vesti sacerdotali servirono a soldati per divertirsi grottescamente. Quando l’alba fosca si levò ad illuminare la città fumante di macerie e di incendi le pallide torme dei prigionieri videro sull’alto d’una colonna, stroncata e sanguinante, la testa dell’imperatore Costantino Paleologo. Oggi ancora, dopo quasi cinque secoli, la maledizione dello Spirito Santo pesa come un incubo affannoso sopra la città. – La storia ci deve pur insegnare qualche cosa. Non soffochiamo lo Spirito Santo. Non contristiamo lo Spirito Santo. Non resistiamo allo Spirito Santo. Guai, se un giorno, stanco della nostra ostinazione, abbandonasse l’anima nostra non alla barbarie del Turco ma alla ferocia del demonio.

– APPARVERO COME LINGUE DI FUOCO. Fu terribile la vendetta di Dio sopra le città del peccato. Quando il Signore non riuscì a trovare neppure un gruppo di giusti, decise di mandare un grande castigo: il diluvio di fuoco. Ardentissime fiamme caddero come pioggia dal cielo ed in poco tempo distrussero ogni anima vivente. Il puzzo dei peccati degli uomini aveva provocato la nausea di Dio e venne il giorno della maledizione. Ma dal santo raccoglimento del Cenacolo di Gerusalemme, si alzava al cielo olezzante come l’incenso, il profumo soave della preghiera. Da dieci giorni gli Apostoli insieme a Maria, la Santissima Madre di Gesù, affrettavano con voti il compimento delle divine promesse: finalmente venne il giorno delle benedizioni. Non scese il fuoco del castigo, ma quello del premio. Non il fuoco della vendetta, ma la fiamma della misericordia: non bisognava più punire il peccato, ma diffondere la grazia e il perdono a tutte le genti. Il mattino della Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua, ecco un impeto gagliardo di vento irrompe dal cielo e commuove tutta la casa dove si pregava con tanto fervore. Apparvero allora delle fiamme che si posarono sopra il capo di ciascuno; tutti si sentirono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in varie lingue. Gli stranieri che in quei giorni erano a Gerusalemme li udirono predicare nella propria loquela e ne restarono tutti meravigliati. Lo Spirito Santo, in una forma invisibile, ma vera e reale, è disceso anche sopra ciascuno di noi nel Sacramento del Battesimo e poi ancora nella S. Cresima. Fin da piccoli, quando, sulle ginocchia materne, abbiamo imparato ad amare il Signore, abbiamo ricordato la terza Persona della SS. Trinità. Ma poi abbiamo pensato assai raramente, forse mai; e nella pratica della nostra vita ci portiamo avanti come se Egli non esistesse o fosse una Persona che non c’interessi. Se oggi vogliamo conoscere cosa fa in noi lo Spirito Santo e cosa dobbiamo noi per possederlo nelle anime nostre, osserviamo il segno con cui si è manifestato agli Apostoli: il fuoco. Come il fuoco distrugge, così lo Spirito Santo distrugge il peccato. Come il fuoco trasforma, così lo Spirito Santo trasforma il nostro cuore e le azioni nostre. – 1. IL FUOCO Distrugge. Quante volte capita di leggere sopra i giornali che il fuoco ha distrutto molte case, intere contrade, ha recato incalcolabili danni. Guai a lasciar cadere un fiammifero acceso sopra un fienile, in un cascinale. In poche ore andrebbe miseramente distrutta ogni cosa. Questo fuoco bisogna temerlo e poiché di solito avviene per disgrazie impreviste, tutti assicurano quanto posseggono. Ma il fuoco dello Spirito Santo non è un fuoco che si debba temere: sarebbe il massimo della stoltezza sottrarre i nostri peccati — l’unico possesso veramente nostro — alla distruzione che ne fa lo Spirito di Dio. Una volta Sansone, accompagnato dai suoi genitori, si recava nel villaggio di Tamnata. Ed ecco che, giunti alle vigne di quel piccolo paese, viene loro incontro un leone feroce, che mandava ruggiti spaventosi. Suo padre e sua madre, madidi di un freddo sudore, restarono immobili per l’orrore. Egli invece no! Lo Spirito del Signore investì Sansone che, senza nulla in mano, squarciò il leone, con la facilità con cui avrebbe fatto a pezzi un capretto. Cristiani, il demonio, come un leone ruggente, gira attorno di noi cercando di poterci divorare. Mentre noi muoviamo i nostri passi nel cammino della vita, verso una patria che non è di quaggiù, con nell’anima una viva aspirazione ad una felicità che ancor non vediamo, l’angelo delle tenebre ci arresta il passo. Il peccato è il nostro maggiore nemico, più nocivo di qualsiasi male perché ci toglie l’amicizia di Dio ed è la rovina dell’anima. Che valgono davanti al Signore le benevolenze degli uomini, le raccomandazioni presso i grandi? quando dovremo comparire alla presenza di Dio, bisognerà avere la purezza del cuore. È tanto grande l’orrore di Lui verso il peccato che la condanna all’inferno sarà inevitabile e così il leone infernale dopo averci ferito durante la vita ci azzannerà orribilmente dopo la morte per renderci eternamente infelici. Ma noi lo possiamo vincere. Basta invocare lo Spirito Santo ed Egli colla sua forza ci darebbe quel vigore che infuse nell’anima di Sansone. Col suo aiuto anche noi diventiamo formidabili: lo Spirito Celeste ha ben la potenza di vincere gli spiriti infernali. Se dunque siamo nel peccato e ce lo vogliamo ad ogni costo togliere, se la tentazione ci vuol strappare la vita dell’anima, invochiamo lo Spirito Santo colle stesse parole della Chiesa: « Hostem repellas longiuspacemque dones protinusductore sic te prævio, — vitemus omne noxium ». « Respingi lontano il nemico, e donaci  presto la pace, così che guidati da te, possiamo evitare ogni male ». – 2. IL FUOCO TRASFORMA. Una massa informe di ferro che non serve a nulla, messa a contatto del fuoco, diventa molle, splendente e la si può trasformare in oggetti necessari ed utili alla vita e al lavoro. Moltissimi prodotti animali e vegetali che, lasciati così come sono, non possono saziare la fame dell’uomo, quando il fuoco li ha fatti cuocere, diventano il cibo sano che alimenta la vita e ridona le forze. Ma una trasformazione più intima e mirabile fa nelle anime il fuoco divino dello Spirito Santo. Sotto la sua azione silenziosa, ma attiva e feconda, l’uomo, libero già dal peccato, a poco a poco si accende nell’amore di Dio, gusta le cose celesti, ascolta le ispirazioni sante. La venuta dello Spirito Santo nell’anima nostra è il principio della divinizzazione che la sua permanenza andrà poi continuando. Sì! Perché avere lo Spirito di Dio è proprio essere a parte della vita stessa di Dio. Quando Samuele, ispirato dal Cielo, versò sopra il capo di Saulle un’ampollina di olio per consacrarlo Re, gli rivolse queste parole: « Lo Spirito del Signore ti investirà e sarai cambiato in tutt’altro uomo! » (I Re, X, 6). « Finora hai vissuto una vita campestre, sei stato sollecito soltanto delle tue pecore e dei tuoi armenti; hai trattato cose basse e vili; ma adesso avrai in mente pensieri nobili ed alti; il tuo modo di vivere dovrà diventare distinto e regale; gli affari che avrai tra mano non saranno mai indegni di un re ». Il popolo non lo sapeva che Saul era il re eletto, ma quando poté osservare a lungo la condotta di lui fu così meravigliato che andava dicendo: « Saul!? Che è mai diventato il figliuolo di un povero pastore! ». Cristiani, sono ancora più grandi le cose che fa lo Spirito Santo nell’anima dell’uomo. Vedete. Se Egli non fosse in noi nessun uomo mai avrebbe pensato di chiamarsi figliolo di Dio, né di invocare Dio come Padre. Soltanto in Paradiso noi potremo capire meglio la nostra dignità sublime. Quante anime un giorno emetteranno un grido di sorpresa, scoprendo tutta quell’interna meravigliosa grandezza che portavano in sé e che forse ignorarono! Non ci ha dunque lo Spirito Santo resi più grandi del re Saulle? Allora, se è così, la nostra vita sia conforme a tanta dignità. Se abbiamo vissuti i nostri giorni passati accontentando di più lo spirito cattivo che non l’Ospite divino bisognerà da qui innanzi assolutamente cambiare. Direte forse che fa onore allo Spirito Santo colui che pensa sempre alle miserie della terra, ai suoi guadagni, peggio, ha la fantasia sempre ingombra di luride immagini? Direte dunque che accontenta lo Spirito Santo chi, anche senza disprezzare la legge di Dio, non ha mai un palpito per una vita più santa, mai uno sforzo per salire più in alto? Leggiamo nella vita del Ven. Olier che egli spesso sentiva una voce interna, la quale con soavità imperiosa gli sussurrava: « Vita divina! Vita divina! ». La sua esistenza « rassomigliava ad una santa domenica ». Deve essere così anche di noi. Ogni giorno sentiamola la voce dello Spirito Santo che ci chiama alla vita divina della grazia e della virtù e la nostra esistenza sarà davvero una perenne domenica. – Si quis Spiritum Christi non habet, hic non est eius. « Se alcuno non ha lo Spirito di Cristo, non è de’ suoi ». Così l’Apostolo Paolo ai fedeli di Roma. Cristiani, pesiamo bene queste parole. Non essere di Cristo vuol dire non essere redenti, vuol dire non essere salvati dalla sua vita e dalla sua morte sopra la croce. Infelice colui che non ha lo Spirito Santo! Ma se uno distrugge il peccato e si sforza di vivere nell’amore di Dio, lo Spirito Santo viene in lui: egli diventa fratello di Cristo, figlio adottivo di Dio, erede del Paradiso.

– CREDO LO SPIRITO SANTO. S. Paolo ad Efeso incontrò un piccolo gruppo di fedeli: forse erano dodici (Act.,  XIX). Chiese a loro: « Credete voi nello Spirito Santo e l’avete ricevuto? ». Quelli, meravigliati, si guardarono in faccia e poi risposero: « Lo Spirito Santo? se non sappiamo nemmeno che vi sia uno Spirito Santo!… » S. Paolo ebbe un tremito di compassione, e soggiunse: « Ma come allora avete potuto essere battezzati? ». La medesima compassione ed il medesimo rimprovero, l’Apostolo potrebbe muovere ancora a non pochi Cristiani che, se non ignorano lo Spirito Santo, vivono però come se l’ignorassero. Per loro, dunque, fu vano il miracolo della Pentecoste? Erano trascorsi cinquanta giorni dalla Resurrezione e tutti i discepoli erano raccolti nel cenacolo. E venne dal cielo, improvvisamente, un suono, come si fosse levata un’impetuosa ala di vento: tutta la casa tremò. Apparvero allora delle lingue come di fuoco, che si posarono sopra ciascuno dei convenuti. « Et repleti sunt omnes Spiritu Sancto…» (Atti, II, 4). Chi è lo Spirito Santo di cui gli Apostoli ricevettero la primizia? Fin dalle ginocchia materne abbiamo imparato ad adorarlo come la terza Persona della SS. Trinità. Ma se oggi, in cui la Chiesa commemora il mistero della sua discesa, volessimo conoscerlo meglio, osserviamo i segni coi quali si manifestò. Scese come vento: il vento che libera il cielo da ogni nube, significa come lo Spirito Santo libera l’anima nostra da ogni errore e dubbio. Egli è Spirito di verità. Scese come un gagliardo tremito che scosse e riempì tutto il cenacolo, per significare come sa scuotere le anime, renderle capaci di parlare, d’agire, di morire da eroi. Egli è Spirito di fortezza. Scese come un fuoco: il fuoco che riscalda e dilata è simbolo dell’amore che lo Spirito Santo avrebbe acceso nel cuore dei fedeli. Egli è Spirito d’amore. – 1. SPIRITO DI VERITÀ. Il cattivo esempio del padre e soprattutto i divertimenti e la passione impura trascinarono nell’errore del Manicheismo una delle più belle intelligenze: Agostino di Tagaste. E nell’errore sentiva bisogno di un maestro potente che lo strappasse dai grossi vapori in cui soffocava, verso una regione di serenità. Studiò Platone, ascoltò S. Ambrogio. E benché, di giorno in giorno, s’avvicinasse alla verità, non poteva mai raggiungerla. Un giorno, con l’animo spasimante per l’interno martirio, si pose sotto una ficaia e sospirava a Dio con lacrime: «Signore, fino a quando dovrò brancolar nel dubbio così? ». Poi s’addormentò. Ma in quel momento s’udì un grido: « Prendi e leggi ». Agostino balza a quella voce, pallido e tremante, sospinto da un forza interiore, prende un libro, l’apre a caso e legge: « Rimoviamo da noi le opere delle tenebre e  rivestiamoci con le armi della luce ». E fu un raggio che cadde dall’alto, i suoi occhi videro, la sua anima vide: pianse e credette. Di chi era quel grido misterioso? Chi poté, in un attimo, persuaderlo, deciderlo, convincerlo? Non un uomo: perché gli uomini insegnano lentamente attraverso numerose parole. Non un uomo: perché ci sono delle verità che ripugnano alla carne e al sangue, delle verità che infrangono la superbia della nostra ragione, di cui nessuno ci può persuadere se non Colui che conosce tutte le vie del cuore: lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ammaestrò S. Agostino come già aveva ammaestrato e illuminato gli Apostoli. Gli Apostoli erano rozzi e duri a comprendere: … stulti et tardi corde ad credendum.. erano materiali e non giudicavano che coi sensi:

nisi videro, non credam. Cristo stesso s’indignava talvolta con loro: tanto tempore vobiscum sum, et nondum cognovistis me? Ma disceso lo Spirito Santo, da stolti divennero sapienti, da increduli divennero la base e la colonna della fede. Quante volte anche noi, forse, abbiamo sentito risuonare un grido come Agostino, o abbiamo internamente visto una luce nuova come gli Apostoli. Quante volte anche noi, forse, leggendo un buon libro, ascoltando una predica anche in mezzo alle occupazioni quotidiane ci siam visti illuminare interiormente e liberare da ogni dubbio. Era lo Spirito Santo che c’insegnava la verità. – 2. SPIRITO DI FORTEZZA. A Siracusa, davanti al tribunale di Pascasio, venne trascinata la vergine Lucia. La timida giovinetta non tremava, ma diceva al giudice: « Tu osservi i decreti del tuo Cesare e io osservo la legge del mio Dio e giorno e notte ». Pascasio diabolicamente ordinò di condurla in luogo infame e poi di farla passare di tortura in tortura. Ma come i soldati la presero per condurla via, non riuscirono a smuoverla d’un passo, e le caddero intorno. Si ricorse alla forza dei buoi, ma la vergine di Cristo rimase ferma come rocca. Tutti gridavano alla strega e le gettavano addosso amuleti e scongiuri. Pascasio le disse: « Qual è l’arte magica che ti dona tanta forza? » E santa Lucia le rispose: «È lo Spirito Santo: io lo sento in me che dice: mille cadranno alla mia sinistra e diecimila alla tua destra, ma non ti toccheranno ». La vergine, glorificata ormai, pregava Dio a gradire la sua vita. Un soldato le tagliò il capo, ed ella si trovò in Paradiso. Anche l’anima nostra, in questo mondo, ha molti nemici che la vorrebbero trascinare in luogo infame e poi di peccato in peccato: è il demonio, sono le passioni, il mondo con le sue lusinghe, lo stimolo dei sensi, i cattivi compagni. Chi potrà sostenerci nella dura guerra della vita, se ci sentiamo così deboli e proclivi al male? Colui che fortificò la fanciulla di Siracusa: lo Spirito Santo che è Spirito di fortezza. Non erano anche gli Apostoli delle persone deboli? Tutti eran fuggiti nell’ora delle tenebre, e Pietro tre volte spergiurò prima che il gallo cantasse. Ma disceso lo Spirito Santo, rimproverarono intrepidamente ai Giudei il deicidio. « Voi avete rifiutato il Santo, il Giusto. Voi avete domandato grazia per un ladro omicida ed avete fatto morir l’Autore della vita ». I Giudei, spaventati, gridavano: «Tacete! Tacete! ». E quelli: « Non possiamo tacere ». Non possumus non loqui. « Possiamo soffrire, possiamo morire, ma non possiamo tradir l’Evangelo. E  dalle parole passarono ai fatti, dai fatti al supremo testimonio del sangue. Quale vergogna per noi, che pur avendo ricevuto lo Spirito Santo, siamo ancora così vili! Per noi, che siam Cristiani dimentichi del Cristianesimo, per noi che oggi forse, lo Spirito Santo sconfessa. Non vi sono più persecuzioni cruente; ma un’altra persecuzione s’è levata nella Chiesa; quella del mondo e della sua tirannia. È legge del mondo che, con qualsiasi mezzo, bisogna guadagnarsi un posto. È legge del mondo che perdonare è viltà. È legge del mondo che il piacere impuro è un bisogno di natura. E noi, forse, ne siamo schiavi? – 3. SPIRITO D’AMORE. Mentre S. Paolo si trovava a Cesarea, ospite della casa di Filippo, arrivò un certo Agabo, profeta. Costui prese la cintura di Paolo e si legò le mani e i piedi. Gli astanti guardavano, stupiti. Ma egli, profetando, disse: « In questo modo verrà legato dai Giudei in Gerusalemme quell’uomo a cui appartiene la cintura ». (Atti, XXI, 11). Filippo, le sue quattro figlie, i discepoli di Cesarea scoppiarono in pianto a quel triste presagio e s’inginocchiarono davanti a Paolo scongiurandolo a non tornar più a Gerusalemme. Ma Paolo rispose: « Non piangete così, che le vostre lacrime fanno male al mio cuore. Per conto mio sono pronto, non solo ad essere legato. ma anche a morire in Gerusalemme per il nome di Gesù ». Quanto amore! La morte non lo spaventava, ma non poteva veder piangere quei Cristiani: meglio spargere tutto il proprio sangue ma non una lacrima di loro. Ed è ancora Paolo che raccomanda ai fedeli: « Se alcuno vi maledirà, e voi beneditelo! Se alcuno vi farà del male, e voi fategli del bene! Benedite e amate ». E altrove dice: « Piangete coi piangenti, e allietatevi coi lieti. Io mi son fatto malato con i malati: mi sono fatto tutto a tutti ». Quando i primi Cristiani vedevano qualche povero nella Chiesa, ciascuno faceva colpa a se stesso di quella miseria e mettevano tutti i loro beni in comune perché tutti godessero egualmente. Gli uomini che così parlano e agiscono sono i medesimi che prima della discesa dello Spirito Santo litigavano per salvare il primo posto, e invocavano fuoco dal cielo sopra le città che li accoglievano male. E lo Spirito Santo, che è Spirito d’amore, quale trasformazione ha operato nel nostro cuore? Quante invidie, quanti rancori, quante vendette trovano ancora posto tra noi! E com’è avara la nostra mano nel largire e nell’aiutare! L’amor del prossimo è un segno dell’amor di Dio: solo quando saremo capaci di amare il prossimo come noi stessi, solo allora ameremo Dio più di noi stessi. – Ignazio d’Antiochia, trascinato in catene fino a Roma, scrive ai Romani queste parole: « Credetemi: è nel pieno vigore della vita che esprimo il desiderio di morire. In me ogni concupiscenza è crocifissa: solo v’è un’acqua viva e parlante, con un mormorio lungo e misterioso: « vieni al Padre! ». Quest’acqua viva, che ha voce, è la grazia dello Spirito Santo disceso in tutti noi. «Vieni al Padre!» ci dice quando il dubbio offusca la nostra fede. «Vieni al Padre!» ci sussurra quando le tentazioni vorrebbero travolgerci. « Vieni al Padre!» ci mormora quando l’odio, l’avarizia, l’invidia vorrebbero disseccarci il cuore. Ascoltiamo questa voce: non attiriamoci il tremendo rimprovero: dura cervice et incircumcisis cordibus, vos semper Spiritui Sancto resistitis.

IL CREDO

Offertorium

Orémus – Ps LXVII: 29-30

Confírma hoc, Deus, quod operátus es in nobis: a templo tuo, quod est in Jerúsalem, tibi ófferent reges múnera, allelúja.

[Conferma, o Dio, quanto hai operato in noi: i re Ti offriranno doni per il tuo tempio che è in Gerusalemme, allelúia].

Secreta

Múnera, quæsumus, Dómine, obláta sanctífica: et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda.

[Santifica, Te ne preghiamo, o Signore, i doni che Ti vengono offerti, e monda i nostri cuori con la luce dello Spirito Santo].

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Acts II: 2; 4

Factus est repénte de coelo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis, ubi erant sedéntes, allelúja: et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, loquéntes magnália Dei, allelúja, allelúja.

[Improvvisamente, nel luogo ove si trovavano, venne dal cielo un suono come di un vento impetuoso, allelúia: e furono ripieni di Spirito Santo, e decantavano le meraviglie del Signore, alleluja, alleluja.]

Postcommunio

Orémus.

Sancti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio: et sui roris íntima aspersióne fecúndet.

[Fa, o Signore, che l’infusione dello Spirito Santo purifichi i nostri cuori, e li fecondi con l’intima aspersione della sua grazia] .

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.