VITA E VIRTÙ CRISTIANE (Olier) 20

VITA E VIRTÙ CRISTIANE (20)

GIOVANNI G. OLIER

Mediolani 27-11 – 1935 Nihil obstat quominus imprimetur. Can. F. LONGONI

IMPRIMATUR: In Curia Arch. Mediolani die 27 – II – 1935 F. MOZZANICA V. G.

CAPITOLO XIII.

Dell’ obbedienza

Suppone il distacco dalle creature e soprattutto dal proprio spirito.

L’obbedienza è quella virtù che ci inclina a seguire in tutto la volontà di Dio. Il grande ostacolo a questa virtù è l’attacco alle creature, e soprattutto a noi medesimi, perché tali attacchi ci fermano e ci impediscono di correre nella via dei comandamenti di Dio. Per questo motivo, nell’ordine dei voti di religione, si incomincia dalla povertà e dalla castità e si finisce all’obbedienza, perché è necessario essere sciolti e liberi dai beni esteriori del mondo e dai piaceri della carne, per poter camminare liberamente nelle vie di Gesù Cristo Nostro Signore. Per questo ancora, S. Paolo ci avverte di offrire prima i nostri corpi come vittima e poi di prestare una ubbidienza ragionevole (Rom. XII, 1), così egli suppone che la morte al corpo e a tutti i piaceri del corpo, come cosa indispensabile, per la perfetta obbedienza. Oltre questo grande ostacolo all’ubbidienza che è l’attacco ai beni del mondo e ai piaceri della carne, ve n’è un altro ancora più funesto, ed è l’attacco allo spirito proprio, attacco che impedisce la volontà di sottomettersi agli ordini superiori. È questo ciò che Nostro Signore chiama la prudenza della carne, di cui parla per bocca dell’Apostolo, come della nemica giurata di Dio: La prudenza della carne è morte; essa è nemica di Dio; non è né può essere sottomessa alla legge di Dio (rom. VII, 6-7).

Motivi dell’obbedienza.

..perché creature; perché  figliuoli di Dio; — esempio di Gesù Cristo, che vivendo in noi vuole continuare in noi per mezzo nostro l’obbedienza al Padre suo; – perché schiavi redenti da Gesù Cristo cui apparteniamo; — perché vittime, essendo noi incorporati a Gesù Cristo; — perché templi dello Spirito Santo; — perché come Cristiani siamo in stato di morte.

Il primo motivo dell’ubbidienza è la nostra qualità di creature; perché in questa qualità, dobbiamo stare in un’intera dipendenza dalla volontà di Dio, che dà ad ogni cosa vita, movimento e esistenza (Act. XVII, 28). Dio, essendo /l’Essere universale e sovrano, governa tutto il mondo: tutto ubbidisce al suo Impero e alla sua voce. Bisogna dunque che ogni creatura sia sottomessa a Lui come all’Essere supremo. Quando noi si ubbidisce a qualche superiore, dobbiamo sempre tenere davanti agli occhi della fede l’Essere divino, rappresentato dalla creatura che ci parla e ci governa. Quando sentiamo qualche comando che ci viene fatto o troviamo qualche regola da osservarsi non dobbiamo sentite altre che la voce di Dio.

***

Il secondo motivo è la nostra qualità di figliuoli di Dio; è proprio d’un figlio ubbidire al padre suo, perciò Nostro Signore, come Figlio perfetto dell’Eterno Padre, gli ubbidì dal primo istante di sua vita sino alla sua morte (Fil. II, 8). Egli visse trent’anni nell’ubbidienza a S. Giuseppe ed alla sua santissima Madre, considerando l’uno e l’altra come immagini di Dio suo Padre. Il Vangelo non fa cenno per tutto quel tempo di nessun’altra virtù, in Gesù Cristo, che della sua sottomissione e della sua ubbidienza; Egli uscì dal mondo nel modo con cui vi era entrato: era entrato nel mondo e vi era vissuto per ubbidienza: per ubbidienza ancora ne uscì con la morte. Nostro Signore, nel rigenerarci, ci riempie del suo spirito e della sua vita; viene a vivere ed operare in noi alla gloria del Padre suo in quella stessa maniera che operava in sé medesimo; Egli viene a vivere in noi per muoverci secondo la direzione degli ordini del Padre suo e secondo il desiderio che vede nel Padre in riguardo a ciascuno di noî (Joan. V. 19). Nella sua vita mortale Egli teneva sempre l’occhio fisso in Dio suo Padre, e con la massima precisione aspettava i momenti della di Lui divina volontà. Orbene, il suo disegno è di continuare in noi la stessa esattezza, eseguendo con la medesima puntualità gli ordini del Padre suo. Egli vuole quindi tenerci soggetti al suo divino Spirito, onde operiamo sotto di Lui nella medesima dipendenza; perciò ci dà quello Spirito divino che ci fa operare, sotto la sua mozione, come veri figli di Dio.

***

Il terzo motivo è la nostra qualità di schiavi riscattati, per effetto della redenzione, dal giogo del peccato e dalla dominazione, del demonio. Nostro Signore nel redimerci, liberandoci da tale funesta e maledetta schiavitù, ci ha assoggettati al Padre suo e ci ha ristabiliti sotto il suo benefico dominio. Apparteniamo dunque a Gesù Cristo come a Colui che ci ha redenti. Non appartenete più a voi stessi, ha detto l’Apostolo, Jam non estis vestri (1 Cor. VI, 26). Siete, infatti, proprietà di Gesù Cristo che vi ha riscattati col prezzo del suo sangue, perciò non potete più pretendere di vivere indipendenti, perché non avete più diritti propri; da un dominio siete passati in un altro; dalla tirannia del demonio siete passati nel dominio di Gesù Cristo, essendo diventati familiari della sua casa e sudditi del suo Regno. Il Cristiano adunque, per l’inclinazione dello Spirito e della grazia di Gesù Cristo, deve star sottoposto alle leggi di Lui, che è il suo Re, e deve gloriarsi di esserne vassallo; perciò deve vivere per Lui e non per sé. Non sapremo, infatti, vivere per noi stessi, senza infedeltà, senza ingiustizia, senza fellonia, senza che Gesù Cristo abbia il diritto di muoverci severissimi rimproveri.

Il quarto motivo è la nostra qualità di vittime. Nel medesimo tempo, infatti, che Gesù Cristo Nostro Signore ci conquista a sé stesso, ci offre pure a Dio, ci dà al Padre suo e ci consuma con sé medesimo come vittime di Lui. Dimodoché in quella guisa che una vittima consacrata a Dio e destinata al sacrificio, perde ogni diritto sopra di sé medesima, noi pure non abbiamo più nessun diritto sopra di noi. Dal momento infatti che Nostro Signore ci ha legati a sé, ci ha incorporati in sé medesimo mediante il battesimo, noi siamo consacrati, in Lui, agli altari del Padre suo, siamo come morti a noi stessi e viventi a Dio in Gesù Cristo. – Consideratevi, dice Paolo, come morti al peccato, ma vivi a Dio in Gesù Cristo Signor nostro (Rom. VI, 11). Non apparteniamo dunque più a noi, ma solo a Dio, in attesa della immolazione e del sacrificio, in quella maniera che le vittime aspettavano dal sommo sacerdote il momento della loro morte e del loro sacrificio. Non abbiamo più nessun diritto su la nostra vita, né sul nostro essere; le nostre facoltà non sono più nostre né possiamo più usarne a nostro piacimento, ma devono essere come morte in noi; abbiamo anche perduto il diritto di usare dei nostri sensi. – Dio solo ha diritto a tutto quanto vi è in noi. Dio solo ha potere di usarne come vuole per il suo servizio, perché a Lui apparteniamo in virtù di una consacrazione particolare: Egli solo ha diritto di disporre di noi, come il sommo Sacerdote aveva diritto di disporre delle vittime.

***

Il quinto motivo è la nostra qualità di templi dello Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo deve essere l’anima nostra e la nostra vita; solo deve muoverci e dirigerci (Rom. VIII, 14). Dobbiamo dunque rinunciare completamente alla nostra volontà propria e annientarla per lasciarne il posto allo Spirito Santo, affinché, nel suo potere supremo, Egli solo ci vivifichi e ci diriga come membri di Gesù Cristo. – Nostro Signore avendo scacciato lo spirito maligno del demonio dal suo tempio che siamo noi, ci ha riempiti dello Spirito Santo, perché la sua casa sia da Lui occupata e quel divino Spirito sia il governatore fedele di tale fortezza. Per mezzo dello Spirito Santo, il Cristiano diventa una nuova creatura; perciò quel medesimo Spirito distrugge e consuma la volontà per prenderne ed occuparne stabilmente il posto. Dimodoché, come Egli è la volontà personale di Dio, vuole pure riempire la volontà umana della sua presenza onde renderla divina, ed annientarvi così quella maledetta facoltà che è la micidiale rovina del Cristiano. La volontà propria è nemica giurata della salvezza; essa si mette al posto di Dio. Dio solo ha diritto di reggerci e la volontà invece vuole essa disporre di noi; così essa prende ed occupa davvero il posto di Dio.

***

Il sesto motivo è il titolo di morti che noi portiamo come Cristiani. Voi siete morti, dice S. Paolo; dobbiamo dunque essere morti a tutto il nostro essere proprio e soprattutto alla nostra volontà propria, la quale è la sorgente e la radice della vita di Adamo in noi. Questo ci fa intendere il grande obbligo che sopra tutto ci incombe di annientare la nostra volontà, perché dalla sua morte dipende la morte di tutte le nostre operazioni proprie. Con questa morte, tutto è vivente; senza di essa, nulla può vivere. Perciò dobbiamo esaminare senza posa i nostri desiderii propri onde annientarli, impedire che diventino attacchi. Il desiderio non costituisce l’attacco; ma se lo assecondiamo e volontariamente ci lasciamo andare a quelle cose esso ci porta, allora si trasforma in attacco. Se poi siamo indulgenti per l’attacco e lo rinforziamo con frequenti compiacenze, allora si forma l’abitudine; dimodoché la volontà si concentra e si perde in sé stessa come in un abisso, né potrà, senza grandi difficoltà, rialzarsi e trarsi fuori dal precipizio. – Bisogna dunque aver gran cura di soffocare i desideri che sono i primi attacchi della vita della volontà propria; appena nati, i desideri sono ancora deboli e senza vigore, e si possono facilmente distruggere perché non sono ancora cambiati in abitudini precise e forti. Le abitudini e gli attacchi trascinano la volontà e se ne impadroniscono a tal segno che essa non sa come difendersene; i desideri invece sono come bambini che essa soffoca a suo piacimento.

***

Il settimo motivo è la mostra qualità di peccatori, che ci obbliga ad essere senza volontà propria; perché, come penitenti, dobbiamo, con zelo di giustizia, distruggere quel posto dove venne commesso il  delitto di lesa Maestà. Nella giustizia umana, ai briganti si taglia la mano o la testa, si rasano le loro fortezze e i loro castelli. Così bisogna distruggere la volontà propria che è il luogo di rifugio per tutti i rivoltosi e i delinquenti, vale a dire per tutti i nostri desideri e tutte le nostre passioni. Essa è la potenza che ha commesso il delitto, che lo ha deciso, combinato e ordinato; quindi deve avere la testa tagliata. Essa è la madre che ha concepito tutti questi maledetti mostri, che sono i nostri desideri maligni; e questi, li dobbiamo ad ogni ora soffocare appena compaiono, e ciò sino alla terza ed alla quarta generazione. Chi non odia l’anima sua, vale a dire, la volontà propria, non può essere discepolo di Gesù Cristo (Luc. XIV, 26). Non v’ha nulla che dobbiamo temere e fuggire come la nostra volontà propria; essa tutto deruba a Dio perché in ciò che fa non può mai guardare a Lui. Sempre è rivolta a sé stessa e occupata di sé stessa; non produce nulla che per sé medesima. Lo Spirito Santo, il quale è quella volontà personale in Dio che incessantemente e inflessibilmente considera e cerca Dio, con la sua presenza in noi raddrizzerà la nostra volontà; Egli solo nella sua virtù la innalzerà sino a Dio. Dobbiamo dunque aver gran cura di lasciarci possedere e reggere da questo divino Spirito di rettitudine e di santità; dobbiamo lasciare che la nostra volontà si riempia della volontà di Gesù Cristo che abita in noi e dà vita all’anima nostra. Così noi adempiamo quanto dice l’Apostolo: Riformatevi col rinnovamento della vostra mente per ravvisare quale sia la volontà di Dio, buona, gradevole e perfetta (Rom. XII, 2). In Gesù Cristo noi adempiamo tutti i voleri di Dio, sia quelli che Dio ci manifesta coi suoi precetti, sia quelli che esprime coi suoi consigli, sia quelli che opera Egli medesimo nel suo proprio volere e nella sua propria volontà vivente in noi, la quale è la volontà perfetta.

VITA E VIRTÙ CRISTIANE (Olier) 21

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.