DOMENICA I. DI QUARESIMA (2022)

DOMENICA I. DI QUARESIMA (2022)

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Stazione a S. Giovanni in Laterano

Semidoppio. – Dom. privil. di I cl. – Paramenti violacei.

Questa Domenica è il punto di partenza del ciclo quaresimale (Secr.) cosicché l’assemblea liturgica si tiene oggi, fin dal IV secolo a S. Giovanni in Laterano, che è la basilica patriarcale del romano Pontefice edil cui nome rievoca’ la redenzione operata da Gesù, essendo questa Basilica dedicata anche al SS.mo Salvatore. Subito dopo il battesimo, Gesù si prepara alla vita pubblica con un digiuno di 40 giorni, nel deserto montagnoso, che si estende fra Gerico ele montagne di Giuda (Gesù si riparò, dice la tradizione, nella grotta che è nel picco il più elevato chiamato Monte della Quarantena). Là satana, volendo sapere se il figlio di Maria era il Figlio di Dio, lo tenta (Vang.). Gesù ha fame e satana gli suggerisce di convertire in pane le pietre. Allo stesso modo opera con noi e cerca di farci abbandonare il digiuno e la mortificazione in questi 40 giorni. È la concupiscenza della carne. – Il demonio aveva promesso al nostro primo padre che sarebbe diventato simile a Dio; egli trasporta Gesù sul pinnacolo del Tempio elo invita a farsi portare in aria dagli Angeli per essere acclamato dalla folla. Tenta noi ugualmente nell’orgoglio, che è opposto, allo spirito di preghiera e alla meditazione della parola di Dio. È l’orgoglio della vita. – Come aveva promesso ad Adamo una scienza uguale a quella di Dio, che gli avrebbe fatto conoscere tutte le cose, satana assicura Gesù che gli darà l’impero su tutte le cose se egli prostrato in terra lo adorerà (Lucifero, il più bello degli angeli, si credette in diritto, secondo alcuni teologi, all’unione ipostatica che l’avrebbe elevato alla dignità di figlio dì Dio. Egli cercò di farsi adorare come tale da Gesù, come l’anticristo si farà adorare nel tempio di Dio (II ai Tessal.) . Il demonio allo stesso modo cerca con noi, di attaccarci ai beni caduchi, quando stiamo per sovvenire il prossimo con l’elemosina e le opere di carità. È la concupiscenza degli occhi o l’avarizia. – Il Salmo 90 che Gesù usò contro satana, — poiché la spada dello Spirito, è la parola di Dio (Agli Efesini, VI, 17).— serve di trama a tutta la Messa e si ritrova nell’ufficiatura odierna. « La verità del Signore ti coprirà come uno scudo », dichiara il salmista. Questo salmo dunque è per eccellenza quello di Quaresima, che è un tempo di lotta contro satana, quindi il versetto 11: « Ha comandato ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie », suona come un ritornello durante tutto questo periodo, alle Lodi e ai Vespri. Questo Salmo si trova intero nel Tratto e ricorda l’antico uso di cantare i salmi durante la prima parte della Messa. Alcuni dei suoi versetti formano l’Introito col suo verso, il Graduale, l’Offertorio e il Communio. In altra epoca, quest’ultima parte era formata da tre versetti invece di uno solo e questi tre versetti seguivano l’ordine della triplice tentazione riferita nel Vangelo. – Accanto a questo Salmo, l’Epistola, che è certamente la stessa che al tempo di S. Leone, dà una nota caratteristica della Quaresima. S. Paolo vi riassume un testo di Isaia: «Ti esaudii nel tempo propizio e nel giorno di salute ti portai aiuto » (Epist. e 1° Nott.). S. Leone ne fa questo commento: « Benché non vi sia alcuna epoca che non sia ricca di doni celesti, e che per grazia di Dio, ogni giorno vi si trovi accesso presso la sua misericordia, pure è necessario che in questo tempo le anime di tutti i Cristiani si eccitino con più zelo ai progressi spirituali e siano animate da una più grande confidenza, allorché il ritorno del giorno nel quale siamo stati redenti ci invita a compiere tutti i doveri della pietà cristiana. Così noi celebreremo, con le anime e i corpi purificati, questo mistero della Passione del Signore, che è fra tutti il più sublime. È vero che noi dovremmo ogni giorno essere al cospetto di Dio con incessante devozione e rispetto continuo come vorremmo essere trovati nel giorno di Pasqua. Ma poiché questa forza d’animo è di pochi, e per la fragilità della carne, viene rilassata l’osservanza più austera, e dalle varie occupazioni della vita presente viene distratta la nostra attenzione, accade necessariamente che la polvere del mondo contamini gli stessi cuori religiosi. Perciò è di grande vantaggio per le anime nostre questa divina istituzione, perché questo esercizio della S. Quaresima ci aiuti a ricuperare la purità delle nostre anime riparando con le opere pie e con i digiuni, gli errori commessi negli altri momenti dell’anno. Ma per non dare ad alcuno il minimo motivo di disprezzo o di scandalo, è necessario che il nostro modo di agire non sia in disaccordo col nostro digiuno, perché è inutile diminuire il nutrimento del corpo, quando l’anima non si allontana dal peccato » (2° Notturno). – In questo tempo favorevole e in questi giorni di salute, purifichiamoci con la Chiesa (Oraz.) « col digiuno, con la castità, con l’assiduità ad intendere e meditare la parola di Dio e con una carità sincera » (Epist.).

Incipit

In nómine Patris,  et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Ps XC: 15; XC: 16

Invocábit me, et ego exáudiam eum: erípiam eum, et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum.

[Mi invocherà e io lo esaudirò: lo libererò e lo glorificherò: lo sazierò di lunghi giorni.]

Ps XC:1 Qui hábitat in adjutório Altíssimi, in protectióne Dei cœli commorábitur.

[Chi àbita sotto l’égida dell’Altissimo dimorerà sotto la protezione del cielo].

Invocábit me, et ego exáudiam eum: erípiam eum, et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum.

[Mi invocherà e io lo esaudirò: lo libererò e lo glorificherò: lo sazierò di lunghi giorni.]

Oratio

Orémus.

Deus, qui Ecclésiam tuam ánnua quadragesimáli observatióne puríficas: præsta famíliæ tuæ; ut, quod a te obtinére abstinéndo nítitur, hoc bonis opéribus exsequátur.

[O Dio, che purífichi la tua Chiesa con l’ànnua osservanza della quaresima, concedi alla tua famiglia che quanto si sforza di ottenere da Te con l’astinenza, lo compia con le opere buone.]

Lectio

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios. 2 Cor VI:1-10.

“Fratres: Exhortámur vos, ne in vácuum grátiam Dei recipiátis. Ait enim: Témpore accépto exaudívi te, et in die salútis adjúvi te. Ecce, nunc tempus acceptábile, ecce, nunc dies salútis. Némini dantes ullam offensiónem, ut non vituperétur ministérium nostrum: sed in ómnibus exhibeámus nosmetípsos sicut Dei minístros, in multa patiéntia, in tribulatiónibus, in necessitátibus, in angústiis, in plagis, in carcéribus, in seditiónibus, in labóribus, in vigíliis, in jejúniis, in castitáte, in sciéntia, in longanimitáte, in suavitáte, in Spíritu Sancto, in caritáte non ficta, in verbo veritátis, in virtúte Dei, per arma justítiæ a dextris et a sinístris: per glóriam et ignobilitátem: per infámiam et bonam famam: ut seductóres et veráces: sicut qui ignóti et cógniti: quasi moriéntes et ecce, vívimus: ut castigáti et non mortificáti: quasi tristes, semper autem gaudéntes: sicut egéntes, multos autem locupletántes: tamquam nihil habéntes et ómnia possidéntes.” –  Deo gratias.

[Fratelli: Vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: «Nel tempo favorevole ti ho esaudito, e nel giorno della salute ti ho recato aiuto». Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salute. Noi non diamo alcun motivo di scandalo a nessuno, affinché il nostro ministero non sia screditato; ma ci diportiamo in tutto come ministri di Dio, mediante una grande pazienza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle 9battiture, nelle prigioni, nelle sommosse, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con la purità, con la scienza, con la mansuetudine, con la bontà, con lo Spirito Santo, con la carità sincera, con la parola di verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia di destra e di sinistra; nella gloria e nell’ignominia, nella cattiva e nella buona riputazione; come impostori, e siam veritieri; come ignoti, e siam conosciuti; come moribondi, ed ecco viviamo; come puniti, e non messi a morte; come tristi, e siam sempre allegri; come poveri, e pure arricchiamo molti; come privi di ogni cosa, e possediamo tutto]. (2 Cor VI, 1-10).

FAR FARE BUONA FIGURA A DIO.

[P. G. Semeria: Le epistole delle Domeniche, Op. naz. Per il mezzogiorno d’Italia, Milano, 1939.

(Nihil obstat sac. P. De Ambroggi – Imprim. P. Castiglioni vic. Gen. Curia Arch, Mediolani, 1-3-1938) ]

Veramente S. Paolo in questo brano di lettera parla se non proprio ai sacerdoti, certo per i ministri di Dio. Per fortuna, ministri di Dio, in un certo senso almeno, lo siamo tutti noi Cristiani, dobbiamo esserlo, e perciò vale per noi tutti la esortazione fondamentale per gli Apostoli: evitare le brutte figure (morali) e fare bella figura (morale). E la ragione addotta è quella che rende la esortazione più interessante e più universale: col non fare brutta figura, fare anzi bella figura, noi, per… non far fare brutta figura, per far fare bella figura a Dio. Ne siamo i ministri: ecco perché le nostre belle o brutte figure rimbalzano su di Lui. Rappresentanti di Dio! Che grande parola. Ed essa è proprio matematicamente esatta, precisa quando si tratta di noi Sacerdoti, di noi apostoli veri e propri. La gente ci confonde un po’ con Dio; giudica Lui, giudica della Religione da quello che noi, proprio noi, siamo e facciamo. Ma giudizi analoghi gli uomini senza fede o con poca fede pronunciano davanti alla condotta di un fedele Cristiano. E se questi sono buoni, il volgo suddetto ne conclude che buona è la religione, buono è quel Dio di cui la religione si ispira e nutre. Ma viceversa con la stessa logica fa rimbalzare sulla religione, su Dio le nostre miserie. E conclude che la religione non serve a nulla, a nulla di buono e grande, quando nulla di grande e di buono essa produce in noi. – Il ragionamento per cui si giudica della religione in sé, della sua bontà ed efficacia universale da uno a pochi casi, è un ragionamento che vale fino ad un certo punto, zoppica, zoppica assai, alla stregua della logica pura ed ideale. Zoppica ma cammina. Non avrebbe il diritto di farlo ma lo si fa, con una facilità, una frequenza, una sicurezza impressionante. E di questo bisogna tener conto, che lo si fa, come teniamo conto, nella vita, di tanti altri fatti che ci appaiono o misteriosi o paradossali, ma sono fatti e « contra factum non valet argumentum. » Questo fatto deve metterci addosso un brivido ed un fuoco. Brivido di terrore pensando alla debolezza delle nostre spalle, al peso davvero formidabile. Si fa così presto noi a cadere. Quando e dopo che avremo ubbidito agli istinti egoistici e alla loro desolante miseria si dirà da parecchi: ecco che cosa è la religione! Ecco a cosa serve Dio! Noi avremo screditato, noi screditeremo, noi screditiamo ciò che al mondo vi è di più sacro. Sconquassiamo dei pilastri giganteschi della vita. Perciò prendiamo come programma nostro la parola di Paolo: « noi non diamo di scandalo in cosa alcuna. » E non fermiamoci, ma continuiamo: « anzi ci mostriamo in ogni cosa degni di raccomandazione. » Il che non sarà che un rifarci alla bella parola di Gesù Cristo: « veggano tutto il bene che voi fate, voi, miei discepoli, e glorifichino perciò il Padre che sta nei Cieli ». – Dicano amici e nemici osservandoci: come sono buoni i veri figli di Dio; come è buono il Padre celeste che li ispira e li guida.

 Graduale

Ps XC,11-12

Angelis suis Deus mandávit de te, ut custódiant te in ómnibus viis tuis.

In mánibus portábunt te, ne umquam offéndas ad lápidem pedem tuum.

[Dio ha mandato gli Ángeli presso di te, affinché ti custodíscano in tutti i tuoi passi. Essi ti porteranno in palmo di mano, ché il tuo piede non inciampi nella pietra.]

Tractus.

Ps XC: 1-7; XC: 11-16

Qui hábitat in adjutório Altíssimi, in protectióne Dei cœli commorántur.

V. Dicet Dómino: Suscéptor meus es tu et refúgium meum: Deus meus, sperábo in eum.

V. Quóniam ipse liberávit me de láqueo venántium et a verbo áspero.

V. Scápulis suis obumbrábit tibi, et sub pennis ejus sperábis.

V. Scuto circúmdabit te véritas ejus: non timébis a timóre noctúrno.

V. A sagitta volánte per diem, a negótio perambulánte in ténebris, a ruína et dæmónio meridiáno.

V. Cadent a látere tuo mille, et decem mília a dextris tuis: tibi autem non appropinquábit.

V. Quóniam Angelis suis mandávit de te, ut custódiant te in ómnibus viis tuis.

V. In mánibus portábunt te, ne umquam offéndas ad lápidem pedem tuum.

V. Super áspidem et basilíscum ambulábis, et conculcábis leónem et dracónem.

V. Quóniam in me sperávit, liberábo eum: prótegam eum, quóniam cognóvit nomen meum,

V. Invocábit me, et ego exáudiam eum: cum ipso sum in tribulatióne,

V. Erípiam eum et glorificábo eum: longitúdine diérum adimplébo eum, et osténdam illi salutáre meum.

[Chi abita sotto l’égida dell’Altissimo, e si ricovera sotto la protezione di Dio.

Dica al Signore: Tu sei il mio difensore e il mio asilo: il mio Dio nel quale ho fiducia.

Egli mi ha liberato dal laccio dei cacciatori e da un caso funesto.

Con le sue penne ti farà schermo, e sotto le sue ali sarai tranquillo.

La sua fedeltà ti sarà di scudo: non dovrai temere i pericoli notturni.

Né saetta spiccata di giorno, né peste che serpeggia nelle tenebre, né morbo che fa strage al meriggio.

Mille cadranno al tuo fianco e dieci mila alla tua destra: ma nessun male ti raggiungerà.

V. Poiché ha mandato gli Angeli presso di te, perché ti custodiscano in tutti i tuoi passi.

Ti porteranno in palma di mano, affinché il tuo piede non inciampi nella pietra.

Camminerai sull’aspide e sul basilisco, e calpesterai il leone e il dragone.

«Poiché sperò in me, lo libererò: lo proteggerò, perché riconosce il mio nome.

Appena mi invocherà, lo esaudirò: sarò con lui nella tribolazione.

Lo libererò e lo glorificherò: lo sazierò di lunghi giorni, e lo farò partécipe della mia salvezza».]

Evangelium

Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum S. Matthæum.

Matt IV: 1-11

“In illo témpore: Ductus est Jesus in desértum a Spíritu, ut tentarétur a diábolo. Et cum jejunásset quadragínta diébus et quadragínta nóctibus, postea esúriit. Et accédens tentátor, dixit ei: Si Fílius Dei es, dic, ut lápides isti panes fiant. Qui respóndens, dixit: Scriptum est: Non in solo pane vivit homo, sed in omni verbo, quod procédit de ore Dei. Tunc assúmpsit eum diábolus in sanctam civitátem, et státuit eum super pinnáculum templi, et dixit ei: Si Fílius Dei es, mitte te deórsum. Scriptum est enim: Quia Angelis suis mandávit de te, et in mánibus tollent te, ne forte offéndas ad lápidem pedem tuum. Ait illi Jesus: Rursum scriptum est: Non tentábis Dóminum, Deum tuum. Iterum assúmpsit eum diábolus in montem excélsum valde: et ostendit ei ómnia regna mundi et glóriam eórum, et dixit ei: Hæc ómnia tibi dabo, si cadens adoráveris me. Tunc dicit ei Jesus: Vade, Sátana; scriptum est enim: Dóminum, Deum tuum, adorábis, et illi soli sérvies. Tunc relíquit eum diábolus: et ecce, Angeli accessérunt et ministrábant ei.”

[Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E avendo digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente gli venne fame. E accostatoglisi il tentatore, disse: Se tu sei Figliuol di Dio, di’ che queste pietre diventino pani. Ma egli rispondendo, disse: Sta scritto: Non di solo pane vive l’uomo, ma di qualunque cosa che Dio comanda.. Allora il diavolo lo menò nella città santa, e poselo sulla sommità del tempio, e gli disse: Se tu sei Figliuolo di Dio, gettati giù; imperocché sta scritto: che ha commesso ai suoi angeli la cura di te, ed essi ti porteranno sulle mani, affinché non inciampi talvolta col tuo piede nella pietra. Gesù disse: Sta anche scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo menò sopra un monte molto elevato; e fecegli vedere tutti i regni del mondo, e la loro magnificenza; e gli disse: Tutto questo io ti darò, se prostrato mi adorerai. Allora Gesù gli disse: Vattene, Satana, imperocché sta scritto: Adora il Signore Dio tuo, e servi lui solo. Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco che gli si accostarono gli Angeli, e lo servivano.]

Omelia

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956)

LA QUARESIMA

Di S. Eusebio si racconta che quand’era ancora diacono, mentre portava all’altare un calice preziosissimo, incespicando lo lasciò cadere. E il calice si spezzò. Rimase un istante esterrefatto: e guardava i rubini sfaldati, e gli smalti a frantumi, e la coppa divisa in due sul pavimento. Poi, dimentico che dietro alle sue spalle la chiesa era gremita di popolo, piangendo forte raccolse i frammenti e li depose sulla tavola dell’altare. Ed ecco miracolosamente ogni pezzo unirsi e saldarsi perfettamente così da ricostruire il calice prezioso, integro e intatto (Brev. Ambr., 12 agosto). – Ognuno di noi, dentro di sé, porta un calice di valore infinito, deterso col sangue di Cristo: l’anima propria. Ma forse, in un momento di passione, in un’ora di tentazione, in una brutta sera di carnevale, l’abbiamo lasciata cadere nel fango e nei sassi del peccato. E subito l’anima nostra s’è infranta, facendo fuggire lo Spirito Santo che in essa teneva la sua dolce dimora, perdendo lo splendore gemmeo della grazia per tingersi della lordura del peccato. Se è così, non ci rimane che imitare Eusebio: dimentichiamo tutto, curviamoci dentro di noi, e raccogliamo i brandelli della nostra anima dilaniata dal demonio, e piangendo collochiamola sull’altare di Dio: anche per essa si rinnoverà il prodigio del calice infranto. Ben venga allora la quaresima: in tutto l’anno non c’è tempo, più’ di questo, propizio per placare l’ira del Signore, né giorni più di questi favorevoli per rimediare ai danni dell’anima nostra. Perciò accogliete volentieri alcuni consigli che vi aiuteranno ad approfittare di queste settimane; per voi li desumo dal santo Vangelo.

1. Gesù lascia gli uomini, le loro case, i loro campi, le loro botteghe, le loro strade, e s’inoltra nel deserto ove il silenzio è re, e la solitudine è sovrana.

2. Gesù per quaranta giorni e quaranta notti non tocca cibo, ma prega.

3. Gesù, al demonio che viene a tentarlo perché converta le pietre in pane da mangiare risponde: « Non di solo pane ha bisogno l’uomo, ma soprattutto di ogni parola che sgorga dal labbro di Dio ». – Dall’esempio di Nostro Signore derivano a noi tre norme precise: Fuggiamo lontano da tutte le occasioni. Facciamo penitenza e preghiera.. Cibiamoci a sazietà della parola di Dio e dei suoi Sacramenti. – LONTANO DALLE OCCASIONI. A credere ai poeti antichi, ci fu una volta una fanciulla di nome Atalanta ch’era invincibile alla corsa. Moltissimi avevano con lei gareggiato ma erano rimasti vergognosamente vinti. Or venne Ippomene, uomo dal cuore astuto, e chiese di vincere la gara. Tutti già ridevano della sua sconfitta, quando egli cominciò a gettare sul cammino delle mele d’oro. Atalanta, meravigliata dal loro splendore, si fermava a raccoglierle, a guardarle: ma intanto gli spettatori emisero un altissimo grido. Ippomene l’aveva oltrepassata e in quel momento toccava la mèta. Si scosse a quegli applausi la fanciulla rapidissima, in un attimo comprese: le mele d’oro le caddero dalle mani. Invano; ella aveva per sempre perduto (Catullo II). Io non credo né ad Atalanta né ad Ippomene ma credo però all’anima ed al demonio. È l’anima nostra come un fanciullo che deve correre rapidamente al paradiso. Ma il demonio, dal cuore furbo e maligno, getta sul suo cammino le mele d’oro delle cattive occasioni: è quella compagnia, è quel ritrovo, è quella persona, è quel gioco. Cristiani: non fermatevi a raccogliere gli ingannevoli frutti del nemico nostro, altrimenti perderete la corsa della vita. – Fa ridere, o meglio fa piangere, l’ingenuità di quelle anime che propongono di non offender più il Signore, di passare una santa quaresima, e non vogliono abbandonare le loro abitudini e le funeste occasioni, e non vogliono ritirarsi nel deserto. – Dicono di convertirsi e poi si attaccano ancora a tutto quello che nel mondo si trova di più adatto a pervertirle. Dicono di non voler offendere Dio e intanto si danno alla lettura di giornali, di riviste e di libri sospetti empii ed immorali. Dicono di non voler offendere Dio, e si mettono in conversazioni in cui il pudore e la carità sono offesi ad ogni momento. Dicono di non voler offendere Dio, e indugiano in certe affezioni che ammolliscono il cuore e lo inclinano, a poco a poco, verso la colpa e il disonore. Dicono di non voler offendere Dio, e accorrono a spettacoli, a circoli o riunioni dove troveranno persone capaci di esercitare sulla loro anima mortifere impressioni. Dicono di non voler offendere Dio, e poi con la moda e coi belletti sono avide di vedere e di farsi vedere dal mondo. Non si illudano: con queste disposizioni è impossibile convertirsi. – MORTIFICAZIONE E PREGHIERA. La prima mortificazione che tutti dobbiamo fare è quella che dalla santa Chiesa ci è raccomandata: il digiuno e l’astinenza dalle carni nei giorni prescritti. Mangiar di grasso, senza dispensa o senza motivo ragionevole, è peccato mortale. Fa vergogna che molti Cristiani non sappiano rendere, per golosità o per rispetto umano, questo piccolo sacrificio a Gesù che non ha dubitato di dare per noi tutto il suo sangue. – E dopo aver mortificato la nostra carne, mortifichiamo la nostra avarizia: non deve mancare nella quaresima qualche elemosina. Con essa ringrazieremo Dio dei beni che ci ha largito, rallegreremo i poveri e la Chiesa, otterremo un più generoso perdono dei nostri peccati. E infine mortifichiamo il nostro orgoglio: se in cuore custodiamo qualche risentimento sia soffocato; se in famiglia ci piace dominare sopra gli altri, assoggettiamoci; se qualcuno ci fa delle osservazioni, accogliamole con bontà. Alla mortificazione aggiungete anche la preghiera. Ma una devozione, sopra tutte, io vi raccomando come la più opportuna in questo tempo: la « Via Crucis ». Almeno una volta alla settimana non mancate mai di compierla: i patimenti del Figlio di Dio ad uno ad uno passeranno davanti ai vostri occhi, si stamperanno nel vostro cuore, e comprenderete cose che non avevate mai comprese. Che meravigliose sorgenti d’amore e di virtù sono le piaghe del Crocifisso! Quando Longino con la lancia trapassò il Cuore di Gesù morto, si dice che alcune stille di sangue caddero sopra i suoi occhi, ch’erano malati, e improvvisamente li sanarono (PAPINI, Vita di Cristo, pag. 567). Se mediteremo con affetto la passione del Signore, qualche stilla del preziosissimo sangue pioverà anche sui nostri occhi che sono malati, e si lasciano ingannare dai falsi splendori di questo mondo. Sentiremo allora che una sola cosa è necessaria, salvare l’anima; sentiremo allora che la disgrazia più grande e più vera è soltanto il peccato. – LA PAROLA DI DIO E I SACRAMENTI. Fin dai primi secoli del Cristianesimo, la parola di Dio è stata il nutrimento spirituale con cui la Chiesa, nel decorso del digiuno quaresimale, ha nutrito i suoi figliuoli. « Non di pane soltanto ha bisogno l’uomo — ha risposto Gesù al demonio — ma soprattutto ha bisogno della parola che scende dal labbro di Dio ». Ci sono anime deboli, che ad ogni tentazione tremano e cadono miseramente: ascoltino le prediche della Quaresima e troveranno la forza spirituale di respingere gli assalti delle passioni. Salomone disse che il discorso di Dio è come uno scudo di fuoco. – Ci sono anime indurite nei vizi: da anni non si confessano più, non sentono più nemmeno i rimorsi dei gravi peccati che ogni giorno commettono. Costoro hanno un estremo bisogno di ascoltare le prediche della quaresima: dice la Sacra scrittura che la parola di Dio discende e rammollisce i cuori. Ci sono anime che ignorano la propria vocazione, che ignorano anche le verità principali della fede, che ignorano i propri doveri: anche queste non devono tralasciare le prediche della quaresima che illumineranno le loro menti. Dicono i Salmi che la parola di Dio è come una lucerna che rischiara la strada di quelli che camminano, ma tutte le volte fu abbruciata nel rogo di satana. – ADORA E SERVI SOLTANTO IL SIGNORE, RIBELLANDOTI ALLE PASSIONI CATTIVE. Un antico poeta greco. Alceo, grande amatore del vino, da tutte le stagioni cavava titoli per bere più solennemente. Nell’autunno — diceva — convien bere per onorare la vendemmia; nell’inverno per discacciar il freddo; nella primavera per ringiovanire con i prati; nell’estate per vincere il calore esteriore col calore interiore. Questa maniera di ragionare non dispiace nemmeno a moltissimi Cristiani! « In carnevale, dicono, bisogna star allegri perché è il tempo d’ogni pazzia. E in quaresima poi… bisogna star allegri ancora per uccidere la noia che altrimenti ne deriverebbe ». Così tutto l’anno, tutta la vita è una baldoria senza confine. E la mortificazione? Questa parola amara essi non la conoscono, non esiste nella loro religione del piacere in cui si adora il ventre. Quorum deus venter est. Davanti ad essi si presenta la gola: « Io ti darò l’ebbrezza del vino, il prurito delle vivande gustose, l’assopimento della sazietà… se tu mi adorerai ». E quelli adorano la gola, vivono per mangiare e per bere, non rispettano più la legge del digiuno e dell’astinenza.Davanti ad essi si presenta il corpo con i suoi reprobi sensi: « Io ti darò la beatitudine sfrenata, io ti farò il più felice degli uomini… se tu mi adorerai ». E quelli adorano il corpo con tutte le sue pigrizie, con tutte le sue lusinghe: «Io ti darò casa bella, campi vasti, molti servi, vesti lussuose: ti darò perfino l’onore che non meriti, le amicizie più desiderabili… se tu, prostrato, mi adorerai ». E quelli adorano il danaro e per lui consumano la vita, trascurano la famiglia, vendono l’anima e il paradiso. Eppure anche per costoro sta scritto: « Adorerai soltanto Iddio e lui servirai! »Non ci rincresca, o Cristiani, in questa santa quaresima imitare Gesù, Salvatore nostro, nei quaranta giorni che rimane nel deserto. Mortifichiamoci coll’ubbidienza. alle leggi della Chiesa che ci obbligano al digiuno e all’astinenza; mortifichiamoci con la preghiera più fervorosa e più frequente in casa e in Chiesa, mortifichiamoci con qualche elemosina elargita per amore di Dio.E se questo è poco, offriamo in spirito di penitenza il nostro faticoso lavoro quotidiano, il peso del nostro dovere adempito scrupolosamente, la rassegnazione generosa nei crucci della vita! E quelli che sono ammalati o gracili di salute, innalzino al cielo la loro sofferenza corporale.Tutti però facciamo mortificazione, perché tutti abbiamo peccato e possiamo peccare ancora. – Col desiderio della parola di Dio, con la fuga delle occasioni, con la mortificazione del nostro corpo, noi in questi quaranta giorni seppelliremo il vecchio cadavere che abbiamo ereditato da Adamo. E nel luminoso mattino della Pasqua, tra l’osannare di tutte le campane, e il gioioso rinverdire dei campi, risusciterà trionfante nell’anima nostra Gesù, il Figlio di Dio: vittoriosi della sua vittoria, ricchi della sua conquista, vivremo finalmente della sua vita. Solo così, con gaudio, celebreremo la Resurrezione del Signore.

IL CREDO

Offertorium

Orémus Ps XC: 4-5:

Scápulis suis obumbrábit tibi Dóminus, et sub pennis ejus sperábis: scuto circúmdabit te véritas ejus.

[Con le sue penne ti farà schermo, il Signore, e sotto le sue ali sarai tranquillo: la sua fedeltà ti sarà di scudo.]

Secreta

Sacrifícium quadragesimális inítii sollémniter immolámus, te, Dómine, deprecántes: ut, cum epulárum restrictióne carnálium, a noxiis quoque voluptátibus temperémus.

[Ti offriamo solennemente questo sacrificio all’inizio della quarésima, pregandoti, o Signore, perché non soltanto ci asteniamo dai cibi di carne, ma anche dai cattivi piaceri.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Ps XC: 4-5

Scápulis suis obumbrábit tibi Dóminus, et sub pennis ejus sperábis: scuto circúmdabit te véritas ejus.

[Con le sue penne ti farà schermo, il Signore, e sotto le sue ali sarai tranquillo: la sua fedeltà ti sarà di scudo.]

Postcommunio

Orémus.

Qui nos, Dómine, sacraménti libátio sancta restáuret: et a vetustáte purgátos, in mystérii salutáris fáciat transíre consórtium.

[Ci ristori, o Signore, la libazione del tuo Sacramento, e, dopo averci liberati dall’uomo vecchio, ci conduca alla partecipazione del mistero della salvezza.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.