LA VITA INTERIORE (5)

LA VITA INTERIORE E LE SUE SORGENTI (5)

Sac. Dott. GIOVANNI NATTISTA CALVI

con prefazione di Mons. Alfredo Cavagna – Assistente Ecclesiastico Centr. G. F. di A. C.

Ristampa della 4° edizione Riveduta.

GLI ESERCIZI DI PIETÀ

L’ESAME DI COSCIENZA

ESAME DI PREVIDENZA.

Quest’esame si fa, per solito, di mattina,e consiste nel prevedere col pensiero, o,meglio, nel costruirci la nostra giornata eciò che ci potrà accadere, come la dovremoe come la vorremo trascorrere. Nel santoEvangelo si parla di un costruttore il quale,avendo stabilito d’innalzare una torre, pensae riflette se ha tutto quello che è necessario per condurla a compimento. Similmente si accenna ad un tale il quale, prima di dichiarare la guerra ad un altro re, riflette seriamente su la possibilità e la probabilità di riuscire vittorioso. Questi sono insegnamenti preziosi per le nostre anime. Ogni giorno noi abbiamo occasione di fare il bene e di fuggire il male. Nello stesso ordinario compimento dei nostri obblighi quotidiani possiamo essere, più, o meno, diligenti, delicati, precisi… – Ecco la necessità di prevedere ciò che ci potrà succedere, per disporre con prudenza il modo e i mezzi perché tutto riesca di nostro maggior profitto spirituale. Maestro, anche in questo, il grande San Francesco di Sales. Egli, con la sua dolcezza, così ci istruisce: « Prevedete quali affari, quali commerci e quali occasioni potete incontrare in un dato giorno per servire Dio, e quali tentazioni vi potranno sopravvenire di offenderlo o per collera o per vanità o per qualche altro disordine: e con una santa risoluzione preparatevi a usare bene dei mezzi che vi si offriranno per servire Dio e per aumentare la vostra divozione; e al contrario, apparecchiatevi a bene evitare, a combattere e a vincere ciò che può presentarsi di contrario alla vostra salute (spirituale) e alla gloria di Dio. E non basta fare questa risoluzione: bisogna altresì preparare i mezzi per eseguirla ». – I mezzi vengono suggeriti da Dio stesso. Basta, per questo, l’umile supplica che sgorga spontanea dal cuore; essi sono, perciò, tanti e diversi quante sono le anime che, per questo fine, e secondo le loro speciali occupazioni e particolari attitudini, si rivolgono a Dio. – Con certezza, possiamo ritenere che l’esame di previdenza darà anche una direzione e un impulso alla nostra volontà, e perciò alle nostre azioni e, quindi, anche alla giornata. Tutto questo esercizio genererà anche la virtù della fortezza nel combattere durante il giorno, gli ostacoli preveduti fin dal mattino.

ESAME PARTICOLARE.

L’esame particolare, ci conduce, direttamente e rapidamente, al raccoglimento, alla vita: interiore, alla cura e alla preferenza degli interessi di Dio, alla sottomissione e all’adorazione della sua santa volontà. – Ricordiamo, qui, come ognuno ha stretto obbligo di attendere al proprio miglioramento, di cercare la santificazione di se stesso. Per questo il Signore ci comanda d’essere santi, di essere perfetti: sancti estote, perfecti estote. – Nel percorso di questo cammino, non si può mai dire: basta. Perciò l’Apostolo Paolo scrivendo ai Filippesi così loro dice: « Benché da tanto tempo io serva il Signore, tuttavia non mi credo ancora giunto a quel grado di perfezione a cui pure aspiro; perciò non penso a quello che ho fatto e sofferto nel passato, penso invece a quel che mi resta da far». – Ancora: il non cercare di progredire, il desiderare di fermarsi, il dire basta, è lo stesso che tornare indietro. Tutti i maestri della vita dello spirito concordano nella massima: Non progredi, regredi est. L’esame particolare è uno dei mezzi più efficaci per la nostra perfezione e santificazione: “Esso consiste, dice il Tronson, nell’esaminarsi più d’una volta e minutamente sopra un oggetto particolare, come sarebbe un vizio, una virtù, uno dei nostri esercizi; per scoprire non solo i nostri peccati, come si fa nell’esame generale, ma anche i più piccoli nostri difetti e le nostre più leggere imperfezioni. Questo lavorio tutto spirituale ha il fine, adunque, di ricercare l’acquisto. — a una a una — di tutte le virtù, e di sopprimere — uno per volta — tutti i nostri difetti. – Esaminandoci su gli sforzi fatti per l’acquisto d’una virtù, p. e., la pazienza, noi, automaticamente, e immediatamente, veniamo a conoscere quante volte abbiamo praticato in un dato tempo, la virtù della pazienza, e quante volte, nello stesso tempo, siamo caduti nella impazienza. – La tattica esperta della riunione delle forze nell’attacco frontale del nemico, non è meno efficace nel concentramento di tutte le forze per un assalto vigoroso contro un nostro difetto, per sopprimerlo, e all’acquisto d’una particolare virtù per praticarla. – È nota la favola del vecchio che invitò molti giovani a spezzare i rami ammassati e legati d’una sua fascina. Nessuno, dopo molte prove riuscì ad accontentare il vecchio. Questi, invece, sciolse la fascina spezzò i rami a uno a uno. Ecco, chiaro, il significato della favola: così, noi pure dobbiamo fare coi nostri difetti per mezzo dell’esame particolare. Eliminato, tra i difetti, quello che dicesi predominante, perché in noi è più attivo, più sviluppato, e, quasi, la cellula iniziale di tutti gli altri questi cadranno di per sé, e lasceranno di svilupparsi per mancanza di sostegno e di naturale nutrizione. Infatti, ucciso, Golia; i Filistei, in un momento, furono tutti sbaragliati e messi in fuga. « Se noi sradicassimo un difetto ogni anno, dice l’autore dell’Imitazione di Cristo, saremmo ben presto perfetti ». Quale grande conforto per noi! Perché, perché tardiamo a praticare questo esame? No. Esso non è cosa nuova, né, tanto meno difficile. Richiede, da parte nostra, un po di costanza e di vigilanza. – Gli antichi Savi, esortavano i loro discepoli a rivedere di continuo, giorno per giorno, i loro pensieri, le parole, le azioni e di annotarne il loro valore, buono o non buono, con palline bianche e nere. – Nella nostra santa religione però, ha preso, quest’esame, una forma nuova e importantissima. Fu nel secolo XVI che il grande S. Ignazio di Loyola perfezionò e diffuse questa efficacissima pratica di pietà. Egli suggeriva di tenere a disposizione un quadernetto apposito e di segni giorno per giorno, il numero delle mancanze e quello dei successi nell’acquisto della virtù proposta o la soppressione del difetto preso di mira. Di più. Consigliava d’imporsi una penitenza per ogni mancanza. S. Ignazio, può dirsi, giustamente, il grande santo dell’esame particolare. Egli lo praticò anche nel giorno in cui morì. Fu, infatti, trovato sotto il guanciale, il suo quadernetto bene aggiornato sino a poche ore prima della morte. – Una possibile obbiezione può venire da chi credesse questa pratica un impaccio troppo pesante e ingombrante. No. Non è così. Basta incominciare per sentire di amarla e, perciò, volerla continuare. Giosuè Borsi, Guido Negri detto il capitano santo, Loreto Starace, tre valorosi che diedero la vita in olocausto per la patria, praticarono anche in guerra questo santo esercizio. Se, pure, noi, ne faremo uso con serietà e con perseveranza, troveremo in esso un coefficiente molto pratico del nostro raccoglimento. – Terminiamo con le parole di un santo religioso: « Mio Dio, poiché è vostro grande desiderio che io lavori alla mia perfezione, poiché questo lavoro è, per me un obbligo rigoroso e voi me lo facilitate sommamente colla pratica dell’esame particolare, non sarebbe un disordine inescusabile se mi vi rendessi infedele? Non permettetelo, o mio Dio! ».

ESAME GENERALE.

Come abbiamo già detto, l’esame generale, si fa, ordinariamente, al termine della giornata, o di un periodo di tempo determinato. – S. Giovanni Crisostomo così ce lo presenta in una sua omelia: Quando viene la sera, egli dice, e s’avvicina il tempo del sonno, giudicatevi, esaminate la vostra coscienza sulle azioni della giornata. Se siete fedeli a questa pratica, sarete pieni di fiducia, quando arriverà il momento di comparire al tremendo tribunale di Dio. Chi segue la pratica di questo santo esercizio, col dare quotidianamente uno sguardo allo stato della sua coscienza contrarrà facilmente l’abito del vigilare su di se stesso. – Quest’abito, poi, conduce fortunatamente l’anima alla pratica di una vita sempre più cristiana.

MODO DI ESAMINARSI.

Vi sono, anche in questo esame, tanti modi quanti sono i gusti. Tuttavia due modi possono essere indicati: 1) Il primo consiste nell’interrogare la nostra anima seguendo l’ordine dei comandamenti di Dio e della Chiesa. Questo modo ha, però, necessità di essere integrato da molte altre cognizioni. Richiede, perciò, una certa preparazione accompagnata dall’attenzione e dalla memoria.

2) Il secondo modo, invece, consiste nella ricerca che l’anima fa:

a) riguardo al come ha compiuto i suoi doveri verso Dio, verso il prossimo, verso se stesso;

b) e riguardo agli obblighi del proprio stato. Tutto questo poi, nei pensieri, nelle parole, nelle azioni, nelle omissioni.

Ognuno così potrebbe chiedersi: Quest’oggi, sono vissuto da Cristiano, cioè da uomo dell’eternità, conforme a Gesù Cristo nella mia intelligenza, ne’ miei confronti e ne’ miei giudizi? Gli sono stato conforme nel mio cuore, ne’ miei affetti, nelle mie antipatie, nelle mie inclinazioni, nelle mie parole in tutto il mio esteriore? Ho cercato la gloria di Dio? (De Ségur).  – Per questo autointerrogatorio, l’ora più propizia sembra proprio la sera. L’ora cioè, nella quale gli uomini d’affari, i banchieri, i capi di famiglia mettono in ordine i loro conti, fanno il confronto tra le uscite e le entrate, definiscono le questioni, decidono sul da farsi all’indomani, deliberano sulle spese, stabiliscono il saldo delle partite. Questo modo di agire salva, tante volte, certe Imprese che in nessun altro modo potrebbero essere sostenute. Se questo si fa, se tutto questo si ottiene nella cura degli affari materiali che hanno la breve durata d’un giorno, una maggior attenzione dovremmo porre nella cura degli affari spirituali! Quest’attenzione, questa cura possiamo darla, e dobbiamo, anzi, darla, all’anima nostra per mezzo dell’esame generale. Con dolore, però, dobbiamo sovente constatare, come, anche in questo i figli delle tenebre sono più saggi dei figli della luce.

LA PREGHIERA.

Affinché l’esame possa dare i suoi frutti, conviene elevare fiduciosa supplica al Signore perché ci dia la luce necessaria a ben conoscere noi stessi e a rilevare, con precisione, le condizioni del nostro spirito. La luce di Dio ci farà conoscere le colpe gravi, per le quali è necessario, anche, ricercarne il numero e le circostanze che cambiano la specie del peccato. Ci farà conoscere le colpe veniali, di ogni genere, nelle quali con troppa facilità, forse, siamo soliti a sdrucciolare. Comunque: e delle colpe gravi e di quelle veniali è bene cercare l’origine, la causa; enumerare gli effetti disastrosi per detestarle maggiormente. Da ricordare, a questo punto, le parole di Gesù agli Apostoli: Vigilate e pregate per non cadere in tentazione. Soprattutto poi, pregheremo Gesù perché ci dia il dono delle lagrime; ci conceda, cioè, di piangere i nostri peccati, di sentirne vivissimo il dolore per averne da Dio stesso il perdono. Il dolore ecciterà il proposito: il proposito ci persuaderà della necessaria penitenza, della doverosa espiazione delle nostre colpe – Espiazione e penitenza proprio necessarie prima di entrare in Paradiso. Disponiamo lo spirito a farne delle penitenze quando e quanto ci sia possibile, ricordando le parole dell’Apostolo: Se ci condanniamo nella vita presente, non saremo condannati nella vita futura. – Il grande San Bernardo raccomandava caldamente ai suoi religiosi molta severità nell’esame e nella penitenza. Esaminatevi, diceva, e giudicatevi con lo stesso rigore col quale esaminereste e giudichereste un altro! Da quest’esercizio dell’esame generale vedremo scaturire, ben presto, un vantaggio spirituale notevolissimo. Questo progresso nella via del bene, ci avvicinerà, con maggior confidenza, a Gesù. La vicinanza a Gesù ci farà conoscere l’immensa grazia della sua intimità: allora desidereremo veramente l’unione con Lui e con Lui vivremo la sua vita interiore.

CONSIDERAZIONI.

Ancora alcune parole sui vantaggi speciali dell’esame di coscienza. Tra le diverse virtù, quelle che più ne ricevono alimento, sono: l’umiltà e la carità. Non si può non essere umili di mente e cuore, controllando ogni giorno il male ch’è in noi, nonostante i propositi fatti per emendarci! Come, poi, non essere caritatevoli e indulgenti col prossimo, mentre abbiamo in noi, sovente, l’occasione di constatare le medesime miserie? Fu affermato con verità da un maestro di spirito: Senza esame di coscienza sarete fra dieci o vent’anni quello che siete ora; non cercate un difetto di meno e una virtù di più. – In qualche Ordine religioso, la malattia può dispensare da tutte le pratiche di pietà. Si fa eccezione per l’esame di coscienza. Anche ammalato, il religioso è obbligato, da sé, o con l’aiuto di qualche confratello, a esaminarsi ogni giorno. – È logico e chiaro di per sé, il grande vantaggio che ne deriva per la Confessione sacramentale. Come, pure, e viceversa, è palese il danno che ne deriva all’anima non preparata che si presenta al santo tribunale di penitenza. Né solo… prepara al sacramento della penitenza, ma può anche supplirlo in caso di morte improvvisa, mentre la fuga di noi stessi, dopo di aver abbassato la nostra vita di uomo e di Cristiano, avrebbe per ultimo risultato quello di condurci tremanti e già condannati al tribunale di Dio. Si teme il tu per tu con la propria coscienza, eppure si avrà un giorno il tu per tu con Dio. Sapete che cosa sarà il giudizio di Dio? Sarà la coscienza di se stessi divenuta inevitabile. L’esame di coscienza è una delle principali fonti di quello che viene detto lo spirito di iniziativa. Dice un pio autore che dalla mancanza di questo spirito d’iniziativa si arguisce, quasi con certezza, la mancanza di un serio e continuato esame. Il conoscere se stesso è, però, solo un mezzo. Dobbiamo arrivare a conoscere Dio; a conoscerlo bene per amarlo molto, per amarlo infinitamente. Occorre, per questo, incominciare dall’esame di noi stessi. – Ci sembra opportuna, in questo punto, la seguente osservazione di Pascal: È certo che l’uomo più è illuminato e meglio conosce di essere miserabile. È dunque miserabile perché si conosce, ma è grande perché si conosce miserabile. – Concludiamo con un pensiero del caro San Francesco di Sales: I frequenti esami di coscienza sono ottimi alla sera, al mattino e al mezzodì. Ogni Cristiano amante della sua salvezza deve aver cura di ricaricare l’orologio del suo cuore: e nel corso della giornata è bene che consideri in quale stato si trovi.

« Noverim Te, noverim me! »: ch’io conosca Te, o mio Dio, e che conosca me.

(S. AGOSTINO).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.