TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (4)

L. LEBAUCHE

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (4)

TITOLO ORIGINALE: TRAITÉ DU SAINT – ESPRIT Edit. Bloud-Gay.- Paris 1950

V. Per la Curia Generalizia – Roma, 11 – 2 – 1952 Sac. G. ALBERIONE

Nulla osta alla stampa Alba, 20 – 2 – 1952 – Sac. S. Trosso, Sup.

lmprimatur Alba, 28 – 2 – 1952 Mons. Gianolio, Vic. GEN.

CAPO TERZO

CARATTERISTICHE DELL’ATTIVITÀ DELLO SPIRITO SANTO

L’attività dello Spitito Santo nel mondo è infinita, infinitamente ricca e infinitamente varia. Sarà possibile distinguerne le caratteristiche? Si legge nel libro della Sapienza:

«In essa (nella Sapienza) vi è uno Spirito intelligente, santo, unico, molteplice, immateriale, attivo, penetrante, senza macchia, infallibile, impassibile (soave, aggiunge qui la Volgata), amante del bene, sagace,  che non conosce ostacolo, benefico,  buono per gli uomini, immutabile, sicuro, tranquillo, onnipotente, che tutto sorveglia,  che penetra in tutti gli spiriti: negl’intelligenti, nei puri, nei più sottili » (Sap. VII, 22-23). – Ciò che prima di tutto colpisce in questa descrizione, è l’assenza di ogni sintesi. Il profeta o l’autore ispirato, avendo ricevuto in tutta la pienezza il dono d’intelletto, descrive lo Spirito Santo come lo vede, come lo intuisce alla luce di Dio. Lo descrive senza ordine, almeno senza quell’ordine che ci piace mettere nelle nostre idee, nei nostri scritti, nei nostri discorsi. – Si noterà anche l’esordio che richiede una spiegazione: « In essa (nella Sapienza) vi è uno Spirito intelligente, santo ». Seguiamo il testo dei Settanta. Nel manoscritto di Alessandria si legge: Essa (la Sapienza) è uno Spirito intelligente, santo. Qui la Sapienza e lo Spirito sono identificati. Donde viene questa variante nel sacro testo? – Il libro della Sapienza è stato scritto nel secondo secolo avanti Gesù Cristo. L’esposizione della Santissima Trinità è stata fatta progressivamente. Nel libro della Sapienza è ancora all’inizio. Ben presto apprenderemo che, da tutta l’eternità, Dio Padre genera un Figlio unico, che è il Logos, la Sapienza, il Verbo eterno del Padre. E apprenderemo pure che lo Spirito Santo procede dal Padre per il Figlio, per la Sapienza. Siamo in diritto di precisare il testo del libro della Sapienza, dicendo: Dalla Sapienza procede lo Spirito Santo. E, siccome nella descrizione che ci presenta le caratteristiche dell’attività dello Spirito Santo, ci è necessario non solo raggrupparle, ma sintetizzarle, diremo dello Spirito Santo, che procede dalla Sapienza e che Egli è:

– lo Spirito d’intelligenza, cioè Colui che possiede l’intelligenza, tutta l’intelligenza, e che dà l’intelligenza;

– lo Spirito di santità, cioè Colui che possiede la santità, tutta la santità, e che dà la santità.

Di questo Spirito d’intelligenza e di santità diremo che è:

– uno e molteplice;

– immateriale, attivo, che tutto penetra: i puri, cioè quelli che vivono seguendo i Suoi impulsi, per maggiormente purificarli; gl’impuri, cioè coloro che vivono in opposizione con Lui, per ispirar loro i rimorsi e con questo condurli a cambiar vita;

– stabile e mobile, cioè infinitamente pieghevole, pur restando il medesimo;

– pieno di soavità, di dolcezza, ricolmo delle tenerezze dell’amore;

– Colui che nulla arresta, quem nibil vetat, traduce energicamente la Volgata.

Secondo il libro della Sapienza, sono queste le sette caratteristiche dell’attività prodigiosa dello Spirito Santo nel mondo.

I.

Dio, il Padre onnipotente, per mezzo del Verbo, nello Spirito, opera nel mondo tutte le cose. Dio, il Figlio unico, generato dal Padre da tutta l’eternità, il Verbo del Padre, è la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. E questa luce la comunica per mezzo dello Spirito Santo che manda continuamente nelle anime. Lo Spirito Santo è come il faro luminoso, per mezzo del quale il Verbo illumina il mondo e le anime, tanto quelle che sono nella gloria, quanto quelle che si trovano sulla terra. Perciò si può dire dello Spirito Santo che è lo Spirito d’intelligenza, cioè Colui che possiede l’intelligenza, tutta l’intelligenza, l’intelligenza infinita e Colui che dà l’intelligenza. È questa la prima caratteristica dell’attività dello Spirito Santo, che il libro della Sapienza si compiace di segnalare. – Spirito d’intelligenza, lo Spirito Santo conosce gli esseri come appariscono e nella loro profondità, secondo il significato della parola latina intelligere, da intus legere; li conosce nei loro rapporti con gli esseri che li producono o ne sono le cause, e con lo scopo immediato e finale che perseguono; Egli stima, apprezza giustamente tali rapporti; pensa esattamente ogni cosa, dal verbo pensare, usato in questo senso da san Gregorio Magno, ciò che è, propriamente parlando, pensare. Lo Spirito Santo conosce tutto questo, lo afferma adeguatamente, veramente, assolutamente. Lo fa tanto più e tanto meglio in quanto è lo Spirito creatore, Colui che ha creato, disposto, ordinato tutto, Colui che conserva tutto ciò che esiste mediante una creazione continua, e per il quale, nel quale tutto si trova, tutto si muove, tutto vive. Come lo scultore, che conosce i minimi dettagli dell’opera da lui immaginata e realizzata. Così lo Spirito Santo è Colui che possiede l’intelligenza, tutta l’intelligenza, l’intelligenza infinita, e dà l’intelligenza agli uomini. Egli ha dato l’intelligenza agli Apostoli per renderli atti a comprendere il mistero di Gesù, nostro Salvatore, e per svelar loro il senso profondo del Vangelo. Egli ha illuminato i Padri della Chiesa, i Dottori, i Teologi, i fondatori degli Ordini religiosi. È Lui che ispira le vocazioni sacerdotali e religiose, che addita a ciascuno la sua via. – Per noi vi sono due modi di conoscere il reale. Prima mediante la rappresentazione che ce ne facciamo e i giudizi che formiamo. Questa vista del reale è, e non può essere altro che una forma umana. Per quanto puro, è sempre il nostro modo umano di vedere le cose. È una rappresentazione analogica di ciò che è. Conosciamo egualmente la realtà mediante il sentimento ed il cuore. Questa maniera, difficile ad esprimersi, ma con la quale invitiamo la nostra ragione a controllarsi continuamente e a non abusare dell’assoluto nelle sue affermazioni, è più diretta e più vera. Lo Spirito Santo ci ammaestra nell’uno e nell’altro modo. Suscita dei Dottori che parlano piuttosto il linguaggio del pensiero, come san Tommaso d’Aquino. Ne fa sorgere altri che parlano altrettanto bene il linguaggio del cuore, come san Bonaventura, san Francesco di Sales. – Ciò che lo Spirito Santo si applica particolarmente a farci comprendere, sia per mezzo del pensiero che del cuore, sono queste tre grandi verità: – Dio è presente dappertutto nel mondo, negli esseri, come negli avvenimenti. – Il Salvatore è spiritualmente congiunto alle anime, per illuminarle e condurle a vivere come Lui, per Lui, in Lui: cum Ipso, per Ipsum, in Ipso. Cum Ipso, cioè a Sua imitazione; per Ipsum, ossia nell’abbandono allo Spirito Santo che Egli manda; in Ipso, nella Sua amicizia. Quindi ecco il dogma che sintetizza tutti gli altri, ed è il dogma centrale di tutta la vita cristiana. – Il Salvatore, nell’Eucarestia continua, ma in forma gloriosa, tutti i misteri della Sua vita, quelli della vita nascosta, della vita pubblica e delle Sue sofferenze, in questo senso almeno, che ne ha una memoria attuale così perfetta e viva, che veramente continua a viverne. Inoltre, non cessa di offrirsi, sui nostri altari, per mezzo del ministero dei sacerdoti, sotto apparenze di morte, per perpetuare l’offerta cruenta del Calvario, affinché ogni individuo con la comunione eucaristica, offrendosi a Lui e con Lui, riceva in tale offerta la vita soprannaturale, in una pienezza sempre più grande. – Quando queste tre verità hanno penetrato a fondo un’anima, ispirano e dirigono tutta la sua condotta, intellettuale, morale e religiosa. Nel prossimo si vedrà risolutamente Dio. Al di là del prossimo, che si muove con le sue qualità e i suoi difetti, si scorgerà Gesù, il Maestro adorato, che continuamente comanda di amare e sacrificarsi. Nell’Eucarestia, si vedrà il Pane di vita, del quale è necessario cibarsi. Ci si comunicherà con fervore. Nell’Eucarestia, Colui che in cielo forma la felicità degli eletti è li tutt’intero, a nostra disposizione, sotto le specie sacramentali, nell’atto di offrirsi per noi a Dio Padre, mentre ci chiede di offrirci a Lui e con Lui, e noi ci offriamo a Lui e con Lui. Lo contempleremo, lo ameremo; prenderemo l’energica risoluzione di obbedirgli in tutto, ai Suoi precetti e ai Suoi consigli. Sì, senza dubbio, l’Eucarestia, compresa con fede illuminata e viva, è già il cielo sulla terra. E quando dopo la nostra vita terrena, ci troveremo dinanzi a Dio, proveremo tutti un sentimento di confusione, vedendo quanto poco abbiamo fatto uso della santa Eucarestia, in confronto a come avremmo potuto e dovuto farlo. – Ora, tale intelligenza, mediante lo spirito ed il cuore, ce la dà lo Spirito Santo. È l’effetto dei doni intellettuali dello Spirito Santo, di quei doni che la Chiesa invoca sui fedeli, specialmente nel tempo di Pentecoste, con la seguente strofa di uno degli inni più belli:

O lux beatissima, reple cordis intima, tuorum fidelium!

2.

Lo Spirito Santo è anche Colui che possiede la santità, tutta la santità, la santità infinita, e che dà la santità. È santo chi è separato da quanto è peccato, da tutto ciò che è male. Lo Spirito di Dio è santo. Viene chiamato Spirito Santo, perché è infinitamente lontano dal peccato, dal male. Come la luce e le tenebre sono in ragione inversa, così lo Spirito Santo e il peccato o il male, sono in opposizione assoluta. Lo Spirito Santo ha somma avversione, completo allontanamento dal peccato e dal male. È lo Spirito Santo che suscita nell’anima nostra una irresistibile inclinazione verso tutto ciò che è bene, verso il Sommo Bene, verso Dio, come diceva sant’Agostino: Fecisti nos ad Te, Deus, et îrrequietum erit cor nostrum, donec requiescat în Te. – Da un altro lato, è lo Spirito Santo che mette in noi la irresistibile avversione per il male, almeno per tutto quanto ci sembra male. È Lui che ispira al cuore dell’uomo il necessario giudizio della coscienza che bisogna fare il bene, non operare il male, e le fa chiamare bene ciò che è bene o le appare bene, e male, ciò che è male. E se, purtroppo, l’uomo commette il male che la sua coscienza riprova, è lo Spirito Santo che fa sorgere il rimorso. – È lo Spirito Santo che ci dà le prime attrattive soprannaturali, il pius credulitatis affectus, e i primi lumi della fede. È Lui che dà la grazia di corrispondervi, e corrispondervi gradatamente, di meglio in meglio. Noi chiamiamo santo colui che, avendo sempre corrisposto alla grazia, ha realizzato in sè un edifizio morale conforme a Dio. La santità concreta è l’imitazione di Gesù Cristo. Il Verbo di Dio si è fatto uomo e, per mezzo dello Spirito Santo, ha comunicato, quanto è possibile, all’umanità da Lui assunta, la pienezza della Sua divinità. E ciò per comunicarci, per il Suo divino Spirito, della pienezza di questa divinità. Lo Spirito Santo viene dunque in noi e ci fa convergere verso la santa umanità del Cristo in modo da riprodurne nella nostra vita una copia sempre più fedele. Egli ci invita a partecipare alla Sua religione verso Dio, Suo Padre, adorandolo, ringraziandolo con Lui ed in Lui; offrendoci a Dio, e pregandolo con Lui ed in Lui. Siccome la religione deve esercitarsi in ginocchio, nell’umiltà, Egli c’invita a partecipare alla Sua umiltà che in Lui giunse fino all’obbedienza della morte e della morte di croce. – L’ardente carità per il Padre Suo e per noi uomini fu, in qualche modo, l’anima del Verbo di Dio fatto uomo. Lo Spirito Santo che il Cristo non cessa di mandarci, c’invita a partecipare alla Sua carità e a darne la prova con la nostra dedizione, il nostro disinteresse, il sacrificio di noi stessi. Lo Spirito del Cristo che ci è comunicato, c’invita a partecipare al Suo odio per il peccato, al Suo zelo pet la salvezza delle anime. È la santità in atto, che è chiamata ad un accrescimento sempre più grande, finché giunga pet noi l’ora della morte, che dovrà essere, in unione col Cristo per lo Spirito Santo, una suprema adorazione di Dio Padre, un supremo ringraziamento a Dio, una suprema offerta della nostra vita al Padre, una suprema invocazione a Lui per noi e per coloro che lasciamo sulla terra; prima, per quelli che ci sono più vicini, poi per tutti gli uomini, gl’infelici, i peccatori, i santi. Possa questa santità ben compresa, divenire la nostra!

3.

Spirito di ogni intelligenza, Spirito di ogni santità, lo Spirito Santo è innanzi tutto, secondo il libro della Sapienza, uno e molteplice. Lo Spirito Santo è come un soffio che va dal Padre al Figlio e torna dal Figlio al Padre. È il soffio d’amore dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre. E il loro reciproco amore. Amore per quel che lo caratterizza, senza tuttavia costituirlo personalmente, lo Spirito Santo è più particolarmente il principio dell’amore di Dio, nel mondo. In maniera ad un tempo più completa e più esatta. Egli è colui per il quale, col. quale, nel quale il Padre ed il Figlio amano, al di fuori di se stessi, cioè nel mondo, tutto ciò che Essi amano. È così che lo Spirito Santo è uno. Ma questo amore, che è lo Spirito Santo, si differenzia in altrettante maniere quante sono le anime nelle quali esercita la Sua azione. Simile, secondo il paragone di san Giovanni Crisostomo, alla sorgente, che, dopo aver formato un unico ed abbondante corso d’acqua, si divide in una infinità di ruscelli che vengono ad irrigare le pianure, i prati e formano in seguito le riviere ed i fiumi. Simile pure alla pioggia benefica, che cade sulla. terra, si trasforma in linfa, diviene verde nella pianta; bianca, rosa, rossa nei fiori, gialla nel frutto. È l’amore ardente del Cristo che ha sostenuto nel martirio gli Apostoli, migliaia di confessori, di giovani vergini come santa Cecilia, sant’Agnese, santa Lucia. L’amore del Cristo ha condotto e non cessa di condurre una moltitudine di Cristiani ad una vita di totale abnegazione mediante la pratica dell’obbedienza a una regola, a un superiore; della povertà affettiva ed effettiva, o almeno affettiva e della castità. Gli uni mettono in primo piano nella loro vita l’abnegazione e in secondo piano l’amore. Si sacrificano per amore. Gli altri invece, pongono in primo piano l’amore di Cristo e in secondo piano la mortificazione sotto tutte le forme. Amano, e l’amore li conduce al sacrificio. È un affare di punto di vista che corrisponde a mentalità diverse e molte volte a educazione differente. Può sembrare cosa di poca importanza. Bisogna amare e sacrificarsi. Che ci si sacrifichi per amore oppure si ami risolutamente in modo che l’amore trascini al sacrificio, l’essenziale non è forse fare l’uno e l’altro? Sì, senza dubbio. Ma, nel mondo delle anime, vi sono delicatezze infinite. E giustamente, una persona per fare una di queste due cose, è necessario sappia prendere anche l’altra. – Questa differenza di punto di vista è invece di tale importanza che ha determinato, nella Chiesa, due correnti di spiritualità, due scuole che hanno ciascuna i loro dottori, i loro metodi, i loro vantaggi e i loro inconvenienti. Alcuni ordini religiosi sono stati fondati mettendo in primo piano nella loro tegola la mortificazione sia mediante l’obbedienza, come i Benedettini, sia per mezzo della povertà affettiva ed effettiva, come i Francescani. Altri religiosi invece, hanno posto in primo piano nelle loro Costituzioni la carità, come i Domenicani e i Carmelitani. Nulla di più meraviglioso di quell’infinita varietà di forme di vita religiosa tutte intese a tributare alla Santissima Trinità, in unione col Cristo, il gran Religioso di Dio, il medesimo omaggio di adorazione, di riconoscenza, di offerta e d’invocazione. È la grande preghiera che non cessa di essere rivolta a Dio per il compimento nel mondo dell’opera redentrice. – Ora lo Spirito Santo, uno e molteplice ad un tempo, è Colui che anima tutta questa vita religiosa. È Lui che ne assicura l’unità perfetta e l’infinita varietà. – E ciò, come sta scritto nel libro della Sapienza, perché lo Spirito Santo è immateriale, attivo e penetra tutto. Lo Spirito è opposto alla materia. Lo Spirito Santo, che è per essenza lo Spirito, è assolutamente opposto alla materia. Affrancato dalla materia, è infinitamente attivo. Penetra tutto. Penetra gli esseri materiali e spirituali, per sostenerli nell’esistenza e dirigerne l’attività. Penetra l’anima umana fino ai più profondi recessi. Penetra i puri, cioè quelli che vivono seguendo le Sue ispirazioni, per dar loro la testimonianza della buona coscienza, la gioia migliore che si possa provare in questo mondo, quella che, a rigore, deve bastare, e basta all’uomo saggio, quelle che nulla quaggiù può turbare o togliere, né le ingiustizie, né le calunnie, né la vita, né la morte. Penetra gl’impuri, cioè coloro che non ascoltano i Suoi inviti, per ispirar loro il rimorso, che per essi può essere un principio di conversione. – Lo Spirito Santo è anche stabile e mobile. È stabile in Se stesso. Egli è sempre il medesimo movimento vitale, che viene dal Padre per il Figlio e torna al Padre per il Figlio. Egli è egualmente sempre stabile nella sua azione ad extra. Ci conduce verso il Figlio, Verbo di Dio fatto uomo, e per il Figlio verso il Padre, affinchè, divenuti simili al Figlio, possiamo essere figli di Dio. Ma quale non è la Sua mobilità o pieghevolezza! Vi è una pieghevolezza di animo che consiste nell’adattarsi a coloro in mezzo ai quali si vive, ai loro difetti come alle loro qualità, alle loro esigenze buone o cattive, in modo da guadagnarli alla propria persona, alla propria causa, al proprio partito, per vana compiacenza e spesso per ambizione. Una tale pieghevolezza è meschina; procede dall’egoismo e da una grande bassezza d’animo. Vi è invece un’altra pieghevolezza di animo, che proviene da un’idea nobile, da una volontà di giustizia e di carità. Si vede e si ama il prossimo in Dio. Si vuole il suo bene con fervore e disinteresse. E allora ci si applica a comprenderlo con i suoi difetti, le. Sue qualità, i suoi bisogni, le sue esigenze. Senza nulla perdere né delle proprie convinzioni, né della propria dignità personale, ci si adatta a lui in ciò che ha di buono, per cercare di elevarlo sempre più in alto, cambiarlo, trasformarlo in modo di giungere a farne una persona umana, un Cristiano di carattere. Una tale pieghevolezza richiede grande spirito di giustizia, una carità ferma e risoluta, grande bontà fatta di pazienza, di amabilità, di dolcezza. Essa si eserciterà sempre nel più gran rispetto della volontà del prossimo, in una dedizione intelligente che non si scoraggerà, né si stancherà di nulla. – Tale pieghevolezza è una grandissima perfezione. Eleviamola all’infinito e avremo un’immagine della pieghevolezza dello Spirito Santo, di quella pieghevolezza che Egli non cessa di esercitare nel governo delle anime, riguardo a ciascuno di noi. In tutta la misura nella quale ci prestiamo alla Sua azione, rispettando infinitamente la nostra volontà libera, ci prende quali noi siamo, ci trascina, ci eleva, ci santifica. Unito a noi, alla nostra vita, quanto può esserlo; resta sempre il medesimo, lo Spirito Santo, Colui che viene dal Padre per il Figlio e torna al Padre per il Figlio, ma questa volta, prendendoci con Sé, per conformarci alla santa umanità del Figlio di Dio fatto uomo. Così lo Spirito Santo è stabile e mobile. Pur rimanendo il medesimo, è sommamente pieghevole. – Questa pieghevolezza nella direzione delle anime lo Spirito Santo la esercita sempre con infinita dolcezza e perfetta soavità. Lo Spirito Santo, leggiamo nel libro della Sapienza, è pieno di soavità, di dolcezza, ricolmo delle tenerezze dell’amore. Nel lavoro è riposo; nell’ardore dell’azione ci calma; ne dolore è conforto. È il consolatore per eccellenza, dolce ospite dell’anima, dolce refrigerio. Se abbiamo corrisposto generosamente alla grazia dello Spirito Santo, avremo tutti provato, in certi momenti della nostra vita, questa dolcezza dello Spirito Santo ed esclamato come gli Apostoli sul Tabor: « Maestro è bene per noi star qui! » Avremmo voluto restarvi sempre. Però non siamo su questa terra per godere! ma per lavorare e soffrire. Il tempo della gioia è il cielo. Se ogni tanto un po’ di gioia tutta celeste ci è data, è per incoraggiare nel nostro lavoro ed aiutarci a meglio lottare, in mezzo alle difficoltà. Niente arresta lo Spirito Santo nel mondo, soggiunge l’autore del libro della Sapienza. Lo Spirito Santo tutto governa; dirige tutto, domina tutto. – Come ha creato tutto e tutto conserva nell’esistenza mediante una creazione continua: così potrebbe annientare ogni cosa. Ma allora perché il male è nel mondo? E, poiché il male esiste, perché lo Spirito di Dio non lo arresta? La presenza del male nel mondo è sempre stata lo scandalo di molti. I non filosofi ne rendono Dio responsabile. Bestemmiano e si chiudono nella loro irreligione. Alcuni filosofi, per spiegare il male, hanno immaginato la presenza, nel mondo, da tutta l’eternità, di un principio cattivo di fronte a Dio, principio buono. L’uno e l’altro sono in assoluta opposizione. Da ciò, ovunque nel mondo, il bene è in lotta contro il male, il male in lotta contro il bene. E in ciascuno di noi esiste un dualismo di desideri, di pensieri, di energie, la lotta dello spirito contro la carne e della carne contro lo spirito. Questa teoria è insostenibile. Il principio cattivo non può essersi levato da tutta l’eternità contro Dio, principio buono, come è stato detto. Se esistesse, non avrebbe potuto essere creato che da Dio. E Dio che è il principio buono, non può aver creato il principio cattivo. Il male non viene da Dio. Viene da noi uomini. Questa è tutta la spiegazione. Dio, infinitamente buono, ha creato il mondo unicamente per bontà. Aveva messo l’uomo nel mondo, per vivere con lui in rapporti di dolce amicizia. Sarebbe questo il suo destino; la sua ragione d’essere sulla terra. Mentre le altre creature servirebbero Dio necessariamente, per ordine delle manifestazioni della loro attività naturale, l’uomo servirebbe Dio vivendo con Lui come un amico vive col proprio amico. Perché potesse essere così, lo aveva fatto simile a Sé mediante la comunicazione di una vita tutta divina. A motivo di tale vita tutta divina, Dio si era compiaciuto di perfezionare la natura umana. Le aveva dato una intelligenza superiore, una forte volontà; per mezzo di un concorso fisico e vitale straordinario, le rendeva facile ogni lavoro; le avrebbe accordato una vita perenne. Ma ecco. L’amore vuol essere libero. L’uomo creato da Dio era libero. Libero di amare il suo Dio o di non amarlo. Anziché rispondere al disegno di Dio, l’uomo, abusando della propria libertà, si levò contro Dio. Ricusò di servirlo, gli rifiutò obbedienza. Era ricusare di riconoscere Dio quale Sovrano Signore; era rifiutare di amarlo. L’uomo si metteva così in opposizione col suo destino e con la sua ragione di essere in questo mondo. Dio si ritirò da lui, gli sottrasse la Sua grazia e tutti i doni di privilegio che ne erano la conseguenza. – Malum ex quocumque defectu, dice il filosofo. Per essere completo, devo dire: Malum ex quocumque defectu Dei. Dio si allontanò da noi e fu la morte: fu il male, il male morale e quello fisico. – Vecchia storia, vecchia soluzione, senza dubbio! Ma poiché essa è la vera e l’unica soluzione, perché perdersi in discorsi e dissertazioni per cercarne un’altra ? « L’uomo è più inconcepibile senza questo mistero, di quel che non lo sia tale mistero per l0’uomo », ha scritto Pascal (Pensieri sez. VII). È permesso andare ancora più innanzi. Poiché lo Spirito Santo è ovunque e può tutto, perché non arresta il male? Dio impedisce il male; ma lo impedisce rispettando sempre la nostra volontà libera. Il Redentore è venuto. Ha lavato nel Suo Sangue tutte le iniquità. Tocca a ciascuno di noi appropriarsi i benefizi della Redenzione mediante il buon uso della nostra volontà libera. Durante tutto il corso della nostra vita lo Spirito Santo, che il Cristo ci manda, per mezzo delle grazie che Egli ci offre, ci circonda, ci tormenta perché seguiamo le Sue ispirazioni, i Suoi impulsi, perché per Suo mezzo ci uniamo al Cristo, imitiamo la Sua vita, partecipiamo alle Sue virtù, riproduciamo tutti i Suoi misteri. Egli c’insegue così senza stancarsi sino alla fine della nostra esistenza. Niente lo arresta, se non la nostra cattiva volontà libera, finale, che è il peccato contro lo Spirito, quel peccato che non può venir perdonato né in questo mondo, né nell’altro. – Se obbediamo allo Spirito Santo, è per la nostra eterna salvezza. Tuttavia, se la grazia di Dio che è una similitudine divina, una similitudine vitale, ci è data, ci è restituita, in tutta la pienezza del nostro buon volere, i doni di privilegio che furono accordati al primo uomo e che lo rendevano esente dalla sofferenza non ci sono resi. – Raggiungeremo la nostra salvezza portando la croce, al seguito del nostro Salvatore che, per riscattarci dalla schiavitù del peccato, si è umiliato, rendendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. La sofferenza o la croce così considerata, i santi, e santi dobbiamo diventarlo tutti, l’ameranno, invocandola con grande desiderio. E sarà in ciascuno di noi, con noi, per noi, l’ultima grande vittoria dello Spirito Santo sul male, la vittoria di colui che nulla arresta in questo mondo, se non il peccato nel quale il peccatore si ostina.

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (5)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.