TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (3)

L. LEBAUCHE

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (3)

TITOLO ORIGINALE: TRAITÉ DU SAINT – ESPRIT – Edit. Bloud-Gay.- Paris 1950

V. Per la Curia Generalizia Roma, 11 – 2 – 1952 Sac. G. ALBERIONE

Nulla osta alla stampa Alba, 20 – 2 – 1952 Sac. S. Trosso, Sup.

lmprimatur Alba, 28 – 2 – 1952 Mons. Gianolio, Vic. GEN.

CAPO SECONDO

ATTIVITÀ DELLO SPIRITO SANTO NEL MONDO

Essendo, la nostra natura umana, finita, non esiste che in una sola persona. Dato invece che la natura divina è infinita, la Rivelazione c’insegna che esiste in tre Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. È una vita infinita di cui il Padre è la sorgente, il Figlio ne è il Verbo o la parola, la luce, la Sapienza. Quanto allo Spirito Santo è come un soffio di amore che va continuamente dal Padre al Figlio e torna di continuo dal Figlio al Padre. Sempre secondo la Rivelazione, al Padre si attribuisce più particolarmente la potenza; al Figlio il pensiero; allo Spirito Santo l’amore. Ma la potenza del Padre appartiene egualmente al Figlio e allo Spirito Santo; il Pensiero del Figlio appartiene egualmente al Padre e allo Spirito Santo; l’amore dello Spirito Santo appartiene egualmente al Padre ed al Figlio. Nella Trinità Santa non vi è di distintivo e, per conseguenza, di costitutivo delle Persone che le relazioni: la relazione di paternità, per la quale il Padre genera eternamente il Figlio, la relazione di filiazione per la quale il Figlio è generato eternamente dal Padre; la relazione di spirazione passiva per la quale lo Spirito Santo procede eternamente, come da un solo principio, dal Padre e dal Figlio, Secondo la concezione che la Rivelazione ci dà, la Trinità Santa appare come un movimento vitale, ineffabile, infinito che parte continuamente dal Padre e termina allo Spirito Santo, passando per il Figlio, e ritorna continuamente verso il Padre, passando per il Figlio. Perciò lo Spirito Santo appare come il termine della vita divina. È Colui per il quale, col quale, nel quale il Padre ed il Figlio compiono tutte le loro azioni nel mondo. Ma in tutte queste opere esterne, il Padre ed il Figlio agiscono quanto lo Spirito Santo. La Scuola dice molto bene: Omnia opera ad extra Sanctissimae Trinitatis sunt communia tribus personis. Tuttavia il Padre ed il Figlio agiscono sempre per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo, nello Spirito Santo, come lo esprimono, sotto le più varie forme, con altrettanta poesia che pietà, le dossologie liturgiche. – Poiché lo Spirito Santo è il termine della vita divina, ed è in qualche modo Colui per il quale la vita trinitaria è rivolta verso il mondo, Colui per il quale, col quale, nel quale essa agisce, ne risulta che devono essere più particolarmente attribuite allo Spirito Santo tutte le operazioni esterne della Santissima Trinità. E siccome Egli è l’Amore che va al Padre per il Figlio, Verbo incarnato, e che trascina le anime, prima verso il Verbo incarnato, e, per il Verbo incarnato, verso il Padre, tutto ciò che lo Spirito Santo fa nel mondo, lo fa sempre per amore e per un disegno di santificazione. S’intuisce l’attività prodigiosa, meravigliosa, infinita, infinitamente ricca e varia dello Spirito Santo nel mondo. – È questa attività che cercheremo di descrivere.

I

Nella descrizione dell’attività dello Spirito Santo nel mondo, ci limiteremo a indicare quella che gli è esplicitamente attribuita dai Libri Santi e dalla Tradizione. Prima di tutto salutiamo lo Spirito Santo come Spirito creatore. Nel capitolo primo del Genesi leggiamo: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso, e lo Spirito Santo si librava sopra le acque » (Gen. 1, 1-2). Così, in principio Dio creò il cielo e la terra. – Creò il cielo e la terra per mezzo del Suo Verbo nello Spirito Santo. E lo Spirito Santo si librava al di sopra del caos per formare il mondo, simile all’aquila che, sulle vette ove ha fatto il nido, si libra sopra i suoi piccoli per riscaldarli, comunicar loro forza e audacia, e vivificarli. L’autore del Genesi si è ispirato a questa commovente immagine. La conservazione nell’esistenza è una creazione continua. Lo Spirito Santo crea e conserva creando. Egli è dappertutto immanente nel mondo, sebbene dovunque distinto dal mondo. È in tutti gli esseri. Mediante una creazione continua li conserva tutti nell’esistenza, li dirige verso uno scopo determinato, e secondo un piano d’insieme. A tal punto che se lo Spirito Santo si ritirasse dal mondo, non vi sarebbe più in esso né direzione particolare, né direzione d’insieme, non esisterebbe più alcun essere. Sarebbe il nulla. Nella misura in cui Egli si ritira dal mondo e da noi, scacciato dall’abuso della nostra volontà libera, è il disordine. Creatore del mondo, lo Spirito Santo è il creatore della vita, di ogni vita. «E il Signore formò l’uomo dal fango della terra e gli ispirò in faccia il soffio della vita e l’uomo divenne persona vivente » (Gene II, 7). Dio prese un po” di fango delle sponde di uno dei grandi fiumi che cominciavano a solcare la terra. Con un soffio del Suo Spirito Santo, Dio animò questo fango e l’uomo diventò essere vivente. Mentre gli comunicava la vita naturale, con un soffio del Suo Spirito Santo Dio animò l’uomo della vita soprannaturale. E unitamente a questa duplice vita, ma a motivo della vita soprannaturale, Dio si compiacque perfezionare nell’uomo la vita naturale, perché in lui non vi fosse troppa distanza tra la vita naturale e quella soprannaturale. Gli diede un’intelligenza vigorosa. Lo gratificò di una volontà forte, libera, ben equilibrata, capace di mantenere in lui l’armonia fra tutte le potenze e assicurare l’ordine tra la natura e la grazia. Così l’uomo divenne persona vivente, vivente della vita naturale e di quella soprannaturale, simile a Dio. Dio lo aveva creato simile a Sé per farne il proprio amico e vivere con lui in rapporti di dolce intimità. L’uomo adorerebbe il suo Dio, lo ringrazierebbe, si offrirebbe a Lui, lo pregherebbe. Lavorerebbe la terra, svilupperebbe e approfondirebbe le sue cognizioni mediante lo studio. Ma i doni di privilegio che aveva ricevuto, gli avrebbero reso tutto facile. Sarebbe felice. E tutti i suoi discendenti erediterebbero gli stessi doni di Dio. – Creatore del mondo e creatore della vita, lo Spirito Santo è presentato nell’Antico Testamento come l’autore dei doni speciali, cioè di quei doni da cui dipende tutto l’avvenire del popolo di Dio. È lo Spirito Santo che illumina Giuseppe e gli fa comprendere i sogni di Faraone (Gen. XLI, 14-36). È lo Spirito Santo che dà a Giosuè le virtù che gli permetteranno di succedere a Mosè (Num. XXVII, 18). – È lo Spirito Santo che illumina i profeti. Il profeta dichiara da sé di essere l’uomo dello Spirito Santo (Osea IX, 7). – È lo Spirito Santo che ispira il sacro scrittore e dirige la sua mano. Risultato meraviglioso di questo lavoro divino-umano compiuto nel corso di molti secoli, sarà la Bibbia. È lo Spirito Santo che, mediante la comunicazione della pienezza dei Suoi doni, conferirà l’unzione messianica al Re venturo. Gli comunicherà i doni di sapienza e d’intelletto; i doni di consiglio e di fortezza; quelli di scienza e di timor di Dio. Perciò il Servo di Dio dirà per bocca del profeta Isaia: « Sopra di me è lo Spirito del Signore; poiché, Dio mi ha unto per portare la buona novella agl’infelici » (Is. XI, 1-3). È per opera dello Spirito Santo che il Verbo di Dio si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria (Lc. I, 35). È lo Spirito Santo che fa sapere al vecchio Simeone che non morrà prima di aver visto il Redentore del mondo, e gl’ispira il cantico che noi recitiamo: «Or lascia, o Signore, che il Tuo servo, secondo la Tua parola, se ne vada in pace, perché gli occhi miei hanno mirato il Redentore del mondo » (Lc.: II, 27-32). È lo Spirito Santo che, per mezzo di un Angelo, dà a Giuseppe l’ordine di fuggire in Egitto per sottrarsi alla persecuzione di Erode (Mt. II, 13-15). Al battesimo di Gesù, sulle rive del Giordano, lo Spirito Santo sotto il simbolo della colomba, si libra sul Salvatore, e la voce di Dio Padre risuona: «Ecco il mio Figlio diletto: ascoltatelo » (Mt. III, 13-17; Mc. I, 9-11; Lc. :III, 21-22). – Autore dei doni speciali, lo Spirito Santo è l’autore della vita soprannaturale nelle anime. Per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo, nello Spirito Santo che Egli manda, il Salvatore spinge i peccatori alla penitenza e alla fede. La penitenza e la fede, ecco il principio della vita del regno che è venuto a stabilire. Tutti i peccati verranno rimessi eccettuato uno solo, che non può essere rimesso in questo mondo e neppure nell’altro, il peccato contro lo Spirito Santo, cioè il rifiuto di cedere ai lumi, agl’inviti, alle ingiunzioni del divino Spirito nell’anima. Tutti coloro che accettano di cedere allo Spirito Santo si convertono, credono in Gesù, lo seguono. È per mezzo dello Spirito Santo che il Salvatore sceglie e forma gli Apostoli. Quando non sarà più visibilmente presente, lo Spirito Santo sarà in essi e manterrà l’unione tra il Maestro e i discepoli; finirà di illuminarli e mostrar loro i misteri; riceveranno lo Spirito Santo in tutta la pienezza, e per lo Spirito, con lo Spirito, andranno alla conquista spirituale del mondo. Per lo Spirito Santo rigenereranno le anime; rimetteranno i peccati; daranno alle anime la forza di lottare contro la potenza delle tenebre che è nel mondo, e contro tutte le forme di rispetto umano. L’epiclesi della cerimonia eucaristica, cioè l’invocazione allo Spirito Santo, sarà la grande preghiera con la quale si chiederà l’unione di tutti i fedeli, prima in un solo corpo eucaristico, e poi, mistico. Lo Spirito Santo formerà il cuore dei diaconi, e farà dei sacerdoti, altri cristi. Li sosterrà, li illuminerà, animerà la Chiesa fino alla fine dei tempi. Alle origini del Cristianesimo, sostiene i martiri, i confessori, le vergini, come ce ne rende testimonianza il fatto seguente, scelto tra mille. È il 13 dicembre dell’anno 303, a Siracusa, in Sicilia; Diocleziano è imperatore. Una vergine che conta appena qualche anno di più di sant’Agnese, è tradotta davanti al prefetto di Siracusa. Si chiama Lucia. Essa dichiara di aderire a Gesù, per lo Spirito Santo, con tutte le fibre del cuore. E il prefetto le rivolge questa domanda: « Credi dunque che lo Spirito Santo è in te e ti suggerisce le parole che dici? » – « Credo », risponde la vergine, « che quelli che vivono nella castità, sono tempio dello Spirito Santo ». La spada si abbatte sul capo della vittima innocente, testimone del Cristo e dello Spirito Santo. Così è della Chiesa: né l’odio, né la cattiveria, né l’incomprensione, né la stoltezza degli uomini, le impediranno di vivere, fino alla fine del mondo, per compiervi la sua opera di salvezza, perché essa è illuminata, sostenuta, animata dallo Spirito Santo.

2.

Esiste però un problema che ha già tormentato molti spiriti. Da un lato tutte le operazioni della Santissima Trinità, nel mondo, sono comuni alle tre Persone; e, dall’altro, secondo la Sacra Scrittura e la Tradizione dei Padri, a cui, per essere completi, è necessario aggiungere l’esperienza dei santi, le operazioni esteriori della Santissima Trinità sono attribuite allo Spirito Santo con tale insistenza da sembrare che tali operazioni siano unicamente opere dello Spirito Santo. Come conciliare quest’apparente contraddizione? La maggior parte dei teologi scolastici insegnano che se, nella Sacra Scrittura e nella Tradizione dei Padri, la santificazione delle anime è sempre attribuita allo Spirito Santo, è unicamente a motivo della relazione che esiste fra il carattere di tale operazione e il nome distintivo e personale di questa divina Persona. La santificazione delle anime, non è propria dello Spirito Santo, ciò che richiederebbe l’esclusione delle altre Persone; essa gli è solamente appropriata. Si tratta dunque di un’attribuzione fondata sopra una semplice appropriazione. Il P. Petau, l’illustre rinnovatore della teologia positiva, ha creduto poter sostenere un’opinione assai differente. « L’unione dello Spirito Santo con l’anima giusta, scrive nei suoi Dogmata theologica, procede dalla divinità comune alle tre Persone, ma in quanto questa divinità sussiste nell’ipostasi dello Spirito Santo. Così esiste una certa ragione secondo la quale la Persona dello Spirito Santo si applica alle anime dei giusti e che non conviene alle altre Persone nella medesima maniera (De Deo trino, 1. vir, cap. VI, 6). Qual è questa maniera che conviene specialmente allo Spirito Santo? « Le tre Persone, prosegue l’autore, abitano realmente nell’anima giusta. Ma solo lo Spirito Santo è come la forma santificante, quasi forma sanctificans, ed è Lui solo che, per mezzo della comunicazione di Se stesso, rende l’uomo giusto » (Ibid. 8). Che cosa vuol dire il P. Petau, quando scrive che solo lo Spirito Santo è come la forma santificante, ed è il solo ad unirsi sostanzialmente, secondo un’espressione tolta da san Gregorio Nazianzeno e a san Cirillo Alessandrino? Petau ha già spiegato il senso di questa formula. « Nessuno nega, egli scrive, che le tre Persone abitino nel giusto. Ora tutta la questione sta nel sapere il modo di abitazione. Non è necessariamente lo stesso in tutti i casi. Così il Padre e lo Spirito Santo non abitano meno del Verbo nell’Uomo-Cristo. Ma il modo di esistere è differente. Poiché, oltre il modo che gli è comune con le altre Persone, il Verbo ha un modo speciale, in virtù del quale è come una forma che rende Dio, quest’uomo… Parimente, nell’uomo giusto, abitano le tre Persone. Ma solo lo Spirito Santo è come la forma santificante ». Non bisognerebbe far dire al P. Petau, il cui testo è tanto preciso e luminoso, ciò che è ben lungi dal suo pensiero. Non dice che vi è parità fra il modo di unione del Figlio con la natura umana, nell’Incarnazione, e il modo di unione dello Spirito, Santo con l’anima giusta, nella santificazione. Insegna soltanto che l’unione dello Spirito Santo con l’anima giusta, è propria o speciale allo Spirito Santo, come, ma in tutt’altro modo, l’unione del Verbo con l’umanità è propria o speciale al Verbo. Così il P. Petau distingue fra l’abitazione nell’anima e il modo di quest’abitazione, tra l’inabitazione e l’unione. L’inabitazione appartiene egualmente alle tre Persone: l’unione è propria allo Spirito Santo. L’opinione di Petau è condivisa da parecchi altri teologi. Tutti questi autori pretendono che tale dottrina sia quella dei Padri greci. E tuttavia se si ha cura di esaminare più da vicino la patristica greca, sembra che essa esiga un’altra interpretazione. Così, come lo dice benissimo il P. Petau, l’inabitazione delle tre Persone nell’anima giusta appartiene egualmente a tutte e tre. Esse, secondo il loro linguaggio, vi abitano sostanzialmente, termine, diciamolo subito, che bisogna tradurre con l’espressione in sostanza, per evitare un’altra questione. I Padri greci sono unanimi su questo punto. Ma il modo d’inabitazione o l’unione è una proprietà dello Spirito Santo? Sembra che essi abbiano identificato l’inabitazione e il modo d’inabitazione o l’unione santificante. Quando i teologi scolastici contestano la distinzione del P. Petau, non già, è vero, in nome della critica testuale, ma in nome della ragione teologica, il che è più facile, ciò non è senza qualche fondamento. Da un altro lato, i Padri greci distinguono accuratamente tra l’inabitazione o l’unione santificante (che oppongono all’unione ipostatica, che è propria al Verbo Incarnato) e l’atto che ha per termine quest’abitazione. In altre parole, essi distinguono fra l’inabitazione passiva e l’inabitazione attiva. E insegnano che l’inabitazione attiva è più particolarmente opera dello Spirito Santo. Qui bisogna vedere soltanto una conseguenza della maniera dei Padri greci di rappresentarsi la vita trinitaria. Poiché lo Spirito Santo è il termine della vita divina, se questa vita agisce sulle creature, non può essere se non per mezzo dello Spirito Santo che procede dal Padre per il Figlio e che ritorna al Padre per il Figlio. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo agiscono egualmente. Ma il Padre ed il Figlio agiscono per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo, nello Spirito Santo. Così l’inabitazione attiva è più particolarmente opera dello Spirito Santo, perché tale è, in certo modo, l’ordine o la legge fondamentale della vita trinitaria di non agire ad extra che per mezzo dello Spirito Santo. Il Padre e il Figlio agiscono per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo, nello Spirito Santo. Ad extra, tutto si fa per lo Spirito, con lo Spirito, nello Spirito, senza che vi sia in nessun modo esclusività del Padre e del Figlio. Senza dubbio sarebbe preferibile rinunziare a questa espressione scolastica di azione propria, che richiede sempre un intervento, ad esclusione degli altri interventi, per adottare un’espressione alla quale l’uso accordi un significato più largo e meno tecnico. Ne segue che la trasformazione dell’anima, che consiste nell’infusione di una vita nuova e nella sparizione del peccato, sarà più particolarmente opera dello Spirito Santo. Ma è permesso allargare il soggetto, quanto può esserlo, e dire che tutte le operazioni ad extra della Santissima Trinità, che si tratti della creazione del mondo materiale, della creazione della vita, della comunicazione di doni speciali, oppure dell’Incarnazione del Verbo, di tutte le opere ad extra della Santissima Trinità, sia nell’ordine della natura che in quello della grazia, sono più particolarmente opere dello Spirito Santo. Niente si oppone a ciò che la soluzione che ne abbiamo data, e che s’ispira alla rivelazione che ci è stata fatta della vita trinitaria, non serva a spiegare le operazioni che, nella Sacra Scrittura e secondo la Tradizione dei Padri, sono attribuite unicamente, almeno sembra, al Padre, al Figlio o allo Spirito Santo. – Allo Spirito Santo appartengono più particolarmente tutte le operazioni ad extra della Santissima Trinità. L’espressione è stata compresa e giudicata. Ma inoltre, secondo la Sacra Scrittura e la Tradizione dei Padri, nella Trinità Santa, al Padre, sembra appartenere unicamente la potenza; al Figlio, unicamente il pensiero; allo Spirito Santo, unicamente la carità, l’amore. Si tratta forse di un’attribuzione che dipende unicamente dalla relazione che esiste tra il carattere di una data azione e il nome distintivo o personale di una Persona divina determinata? Oppure di un’attribuzione fondata sopra una semplice appropriazione, come lo insegnano la maggior parte dei teologi scolastici? Vi è di più? – Allo Spirito Santo; secondo la Sacra Scrittura e la Tradizione dei Padri, appartiene la carità, l’amore. Questa attribuzione dipende esclusivamente dalla relazione che esiste fra il carattere dell’amore, che è come un soffio, e il nome distintivo della Persona dello Spirito Santo, che è come un soffio? Vi è di più? – Termine e pieno sviluppo della vita divina, perfezione della vita trinitaria, lo Spirito Santo non può essere che la carità, l’amore, come la carità dovrà essere il termine, lo sviluppo sempre più completo la perfezione ognor più compiuta della nostra vita soprannaturale. Perciò san Giovanni, servendosi per nominare Dio, della perfezione che ne è il compimento, il termine, ha potuto dire: Dio è Amore (1 Giov. IV, 16). – Allo Spirito Santo appartiene dunque più particolarmente l’amore. Tale attribuzione è fondata sull’ordine intimo, sull’economia della vita trinitaria, quale la Rivelazione ce la fa conoscete, sul posto dello Spirito Santo nella vita trinitaria, quindi sulla missione più particolare che Esso vi compie. Al Padre, secondo la Sacra Scrittura e la Tradizione dei Padri, appartiene la potenza. Qui dobbiamo fare la stessa domanda. Questa attribuzione dipende unicamente dalla relazione che esiste tra la potenza e il nome distintivo della persona del Padre? La vita trinitaria ci è stata rivelata con un movimento vitale, ineffabile, infinito che parte continuamente dal Padre e termina allo Spirito Santo, passando dal Figlio, e torna continuamente verso il Padre passando dal Figlio. Il Padre è come la sorgente della vita trinitaria, come il punto di partenza che le conferisce il suo slancio, la sua potenza. Perciò al Padre si attribuisce più particolarmente la potenza. – Al Figlio, secondo la Sacra Scrittura e la Tradizione dei Padri, appartiene il pensiero. Quest’attribuzione dipende forse unicamente dalla relazione che esiste tra il pensiero e il nome distintivo della Persona del Figlio? – Il Verbo è Colui per il quale il Padre va allo Spirito Santo, come è Colui per il quale lo Spirito Santo va al Padre. Egli è il centro della vita trinitaria. Ne è il pensiero, la Sapienza, il Logos, la parola, il Verbo di Dio; ne è come il piano vitale che ha servito alla ricostruzione dell’umanità decaduta. Come in principio servì alla creazione della prima umanità, perciò al Figlio appartiene più particolarmente il pensiero. – Non ci resta che chiedere perdono alla Santissima Trinità per aver cercato di penetrarne i misteri e rivolgerle questa preghiera d’invocazione, nella quale metteremo tutta la nostra adorazione, la nostra riconoscenza e il nostro amore:

Eterno Padre, siate la perfezione dell’anima mia:

Figlio di Dio, siatene la luce;

Spirito Santo, che l’anima mia sia mossa unicamente da Voi!

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (4)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.