CRISTO REGNI (1)

CRISTO REGNI (1)

 P. MATHEO CRAWLEY

(dei Sacri Cuori)

TRIPLICE ATTENTATO AL RE DIVINO

[II Edizione – SOC. EDIT. VITA E PENSIERO – MILANO]

Nihil obstat quominus imprimatur Mediolani, die 4 febr. 1926

Sac. C. Ricogliosi, Cens. Eccles.

IMPRIMATUR

In Curia Arch. Mediolani die 5 febr. 1926 – Can. M. Cavezzali, Provic. Gener.

PREM. TIP. PONT. ED ARCIV. S., GIUSEPPE – MILANO

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1° L’autorità del Re dei re diminuita.

2.° La santità del Re d’Amore oltraggiata.

Crisi di pudore, di modestia, di morale.

3.° L’onore del Re della gloria disdegnato.

Crisi di vocazioni sacerdotali e religiose.

PREFAZIONE

Salve Regina

A te, Regina dei cuori dedico queste pagine scritte col sangue del mio povero cuore, in difesa dei diritti del Re d’Amore, tuo Figlio.

Salve Regina!… Tu, che nella notte del primo Natale, vegliasti tra le sofferenze, senza poter trovare né un tetto che ti ricoprisse, né una porta aperta che ti ricevesse… Tu, la grande Riparatrice, aiutami a restaurare la sovranità di Gesù nelle famiglie e nella società, batti Tu stessa alle porte dei cuori e delle famiglie cristiane, chiedendo un trono di gloria per il Cristo-Re!

Salve Regina !… Tu la sola bella, santa, immacolata, aiuta la nostra impotenza nelle lotte contro le iniquità di un mondo senza Dio; aiutaci a distruggere il vituperio di un Cristianesimo falsato; aiutaci a far risplendere nei focolari che ti sono devoti l’antica austerità dei costumi ed il sole del tuo purissimo Cuore tra i fanciulli, le vergini, le spose, le madri cristiane; oh! Madre senza macchia! Che il Cuore di Gesù troneggi nel tabernacolo delle famiglie, adornato del giglio della purezza e della modestia. – Che il Vangelo, in tutta la sua integrità sia l’unica legge di dignità sociale e di virtù cristiana. Dissipa, o Regina di purezza, le nubi dei pregiudizi pagani, delle convenienze assurde e vigliacche per le quali Gesù vien flagellato. Oh! fa ch’Egli diventi nuovamente, nelle famiglie e nella società, il Cristo-Re!

Salve Regina !… Tu sei la Regina del Cenacolo della Chiesa, Tu la dolce Sovrana del clero e dei chiostri, Tu comunichi ai preti ed alle spose consacrate una parte della tua divina maternità, moltiplicando per mezzo di essi i Gesù che daranno Gesù alle anime ed al mondo. Grazie!… ma, ohimè! Tu sai, o Maria, che il mondo che odia Gesù, vorrebbe anche spegnerne la discendenza più che nobile, inaridendo la sorgente degli apostoli, distruggendo gli altari e spogliando i giardini fioriti dei chiostri. Sii, o Regina del Cuore di Gesù, più forte di una armata schierata in battaglia, dà Tu stessa il grande assalto e noi avremo certamente la vittoria. – Oh! per assicurarla alla Chiesa dacci dei sacerdoti, dei sacerdoti-apostoli, e degli apostoli-ostie!… Maria, Mediatrice, esaudiscici, non tardare più, la Chiesa piangendo ti tende le braccia… Ritorna sulla terra, benedici le famiglie, spargi tra di esse una semenza divina, fa che in esse fioriscano i germi di santità sacerdotale, fiori di santità verginale per gli altari, fiori benedetti per i chiostri… Dà, o Regina d’amore, subito la vittoria al Cristo-Re!…

Salve Regina!

P. MATHEO CRAWLEY

Braine-le-Comte, 22-12-1922.

INTRODUZIONE

Nisi Dominus ædificaverit domum, invanum laboraverunt qui ædificant eam.

(P. CXXVI, 1).

[Se il Signore non edifica la casa, invano lavorano coloro che la edificano.]

V’è un male morale, vera cancrena della vita privata e sociale, l’estensione ed i danni del quale, palesatisi attraverso gli avvenimenti, ci spaventano. – Dopo il conflitto armato, dopo le epidemie, mortifere più ancora della stessa guerra, questo flagello, terribile come una epidemia morale, angoscioso come una malattia mortale, triste come una lotta interiore, implacabile come un’offensiva vittoriosa che distrugge ed abbatte qualunque barriera, questo flagello, dico, ci opprime e sembra spingerci nell’abisso. – Non intendo far qui allusione all’effervescenza rivoluzionaria, né allo squilibrio politico delle nazioni, né all’incoerenza delle folle che si sollevano, desiderose di far nascere e stabilire una comunanza universale. – Limito invece le mie osservazioni esclusivamente al piccolo, ma nello stesso tempo grande regno che è la famiglia, a questa sorgente di vita e d’azione sociale, — il focolare — così profondamente sminuito e pervertito da questo male. – Ohimè! La morale sociale e privata, messa dalla guerra a sì dura prova, non ne è uscita né purificata né rinnovellata. E tuttavia, questo male, o meglio, questo groviglio di mali sì gravi, che alcuni immaginano nuovi, e di cui anche i più noncuranti si lamentano, è proprio un frutto della guerra? Sì, in una certa misura. Per la sua stessa natura, la guerra, che è un disordine, non ha potuto che contribuire al disordine generale ed al rilassamento dei principî. E se alcuni sono stati veramente rigenerati dalle sofferenze, quanti altri invece ne sono stati sfiorati soltanto superficialmente! La guerra ha aperto degli abissi nella società! Ma noi crediamo tuttavia che la maggior parte di tali mali, di cui un giorno potremo dolerci, non sono stati che svelati e caratterizzati dalla guerra. Questa è stata come una bomba caduta in un giardino pubblico; la cui esplosione ha messo allo scoperto dei cadaveri in putrefazione e delle ossa disseccate. Non si sapeva più ciò che quel terreno fiorito ricoprisse; e si danzava su quel tappeto di terra verdeggiante: la dinamite ha messo in luce il vecchio cimitero che vi giaceva sotto. – Un triplice male, estremamente grave, male mortale, rodeva intanto nascostamente le viscere della società moderna, senza che essa volesse rendersene conto. Aveva paura di constatarlo? La sua noncuranza, in ogni modo, non faceva che accentuarlo.

1° Era un male di raffinato orgoglio, ossia una corruzione dello spirito. Due manifestazioni tipiche e tormentose ce ne rivelarono l’esistenza: una profonda ignoranza religiosa sempre più sistematica, in certe categorie apparentemente intellettuali e dirigenti; quindi, come logica conseguenza, un disprezzo orgoglioso del divino; e infine, l’odio, crescente come un’onda di rabbia settaria, e che minacciava di sommergere le istituzioni del diritto pubblico, cristiano ed ecclesiastico.

2° Era un male d’apatia rapidamente trasformatosi in un male di indifferenza e di disgusto per l’idea e le cose religiose, perché la corruzione della coscienza cristiana segue da vicino la corruzione dello spirito. Com’è grande, tra la gente onesta, il numero di coloro che sono completamente indifferenti ad un regime, qualunque esso sia, religioso o laico!  L’agitarsi dei problemi dell’educazione dell’infanzia, del matrimonio o della legislazione cristiana, tutto quello insomma che non tocca da vicino l’interesse ed il piacere, non riesce a smuovere la loro calma e beata indifferenza…

3.° Era soprattutto un male di voluttà, una febbre spaventosa, un delirio intenso dei piaceri sensuali. Questa corruzione dei sensi già esisteva adunque, ed era un orribile tumore che il coltello della guerra ha aperto, rivelando agli occhi attoniti degli stessi grandi Maestri di sociologia, nuovi abissi d’infamia. – Allorché scoppiò la guerra, questi grandi mali, e tutti gli altri che, come dal loro naturale focolaio, sono da essi scaturiti, erano molto più profondamente radicati di quello che la società nostra, così fiera della sua cultura e della sua civiltà, non credesse. Precisamente questa società, che si crede cristiana, che si vanta di esserlo, e soprattutto di sembrarlo era contaminata dai suoi vizi mortali, anche più di quanto si pensasse. – Soltanto quando il sangue ha zampillato, si è constatato con sorpresa ch’esso era già corrotto. La crudele e spaventosa amputazione fatta dalla guerra. non è stata soltanto una provocazione nefasta ma anche una rivelazione benefica di tanti mali. E la Provvidenza che tutto guida, l’ha permessa perché si facesse la luce. luce; e con la luce, la guarigione delle famiglie e della società. – È ovvio che alcuni istinti perversi, alcune malattie morali e profonde, non potevano essere facilmente guarite; anzi, la guerra, nel rivelarle, le ha acutizzate. Essa ha fatto conoscere il punto debole e gli abissi latenti della nostra società, più cristiana all’epidermide che nello spirito, e piuttosto pagana nei costumi. – Ascoltate S. S. Pio XI: « Molto prima che la guerra incendiasse l’Europa, la principale causa di queste grandi calamità già si agitava » (Enciclica Ubi arcano Dei).  Si dormiva, ed anche più, si danzava sull’orlo di un abisso. Veder oggi tutto questo sì da vicino, ci spaventa; esaminarlo a due passi, ci irrita, perché esso suona accusa per molte persone intelligenti e colpevoli, e per tanti malfattori che eran creduti gente onesta. Ma questa visione d’orrore, questo risveglio di soprassalto al rombo del cannone, sarà per molti la tavola di salvezza.  Parliamo francamente e cristianamente. È meglio certo fare, anche contro la volontà del malato, la diagnosi della malattia, per portare il necessario rimedio, che far l’autopsia del cadavere, per constatare il male che ne causò la morte. Che i mali immensi, del resto, di cui ci lamentiamo, siano o non siano frutto nefasto della guerra, non importa; quel che ci preme è che essi son là, come una voragine aperta, che minaccia d’inghiottire quello che non è stato ancora distrutto dal conflitto mondiale. Noi attraversiamo una crisi morale e sociale, eccezionalmente acuta; tuttavia io sono e resto ottimista, perché credo. Questa crisi, per quanto formidabile essa sia, non è la più grave della storia. L’umanità, prima della venuta di Nostro Signore, ne ha conosciute delle altre e ancora più gravi, per il fatto istesso che Gesù Cristo, nostro Liberatore, non era ancora venuto. Io credo in Lui ch’è venuto. Credo in Lui, che è e sarà sempre la origine della vita immortale, la forza redentrice, la sorgente della virtù, la resurrezione dei morti. Questo Maestro, questo Legislatore, questo Re, questo Liberatore, non è passato già come un bagliore che lascia soltanto una scia luminosa e brillante dietro a sè. No, Egli non è passato; Egli è venuto ed è restato con noi, Sole e Luce delle anime e della società. E non ci ha lasciato soltanto il suo mantello, ma il suo. Cuore palpitante che batte all’unisono coi nostri cuori, a due passi degli infermi, a portata di mano di tutti gli uomini, suoi fratelli. – Quegli che disse: «Io sono la Risurrezione » non è solamente il Verbo, estatico nella visione del Padre celeste, ma è l’uomo Dio, il Figlio di Maria: Egli si chiama Gesù. Risiede in mezzo a noi colla sua presenza reale nella Santa Eucaristia, e governa la Chiesa, sotto le vesti del Pontefice di Roma. Noi non siamo ancora perduti, perché Egli è il Re, e il Centro della terra che ha bevuto il suo sangue, e che gli vuole riscattare col suo amore. – Dal Tabernacolo e dalla Chiesa, come un tempo sul lago di Genezareth, Egli domina le tempeste, le placa, ed i flutti tumultuosi sono ove la sua mano li dirige. Per rassicurare la Chiesa, e i credenti, Egli non ha che a dire queste parole: « Sono io… Venite, non temete… Io ho vinto il mondo! » – Noi possiamo e dobbiamo vincerlo con Lui. Più forte della più forte tempesta, è la pentecoste della carità del Cuore di Gesù; più potente dell’inferno la onnipotenza misericordiosa del Dio d’Amore che è Gesù, il Verbo, il Figlio di Dio e Figlio di Maria. Ricordiamoci la sua parola: « Il Figlio dell’Uomo è venuto a salvare ciò che era perduto » (Matteo XVII, I).

L’unico Liberatore, sei Tu, o Gesù!

Ma per questo: Oportet: è necessario ed urgente ch’Egli sia di fatto un Re.

CRISTO REGNI (2)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.