CONGETTURE SU LE ETÀ DELLA CHIESA E GLI ULTIMI TEMPI (7)

CONGETTURE SU LE ETÀ DELLA CHIESA E GLI ULTIMI TEMPI (7)

Tratte dall’Apocalisse, dal Vangelo, dalle Epistole degli Apostoli, e dalle Profezie dell’Antico Testamento

Messe in relazioni con le rivelazioni della Suora della Natività

di Amedeo NICOLAS

PARTE SECONDA

CAP. III.

GLI ULTIMI TEMPI DELLA QUINTA ETÀ ED I PRIMI TEMPI DELLA SESTA

I. Lutero aveva stabilito il principio della sovranità della ragione di ogni uomo per l’interpretazione delle Sacre Scritture; il filosofismo, la coda della Riforma, ne aveva tratto l’indipendenza della ragione umana da Dio. Bisognava far emergere la sovranità pratica del popolo per rovesciare tutto e riuscire a decattolicizzare le nazioni demonarchizzandole; e quest’ultimo passo, il più difficile di tutti, perché bisognava prima di tutto rovesciare delle fortezze armate che si sarebbero difese, aveva bisogno, per riuscire, di una forza sovrumana. D’altra parte, i mille anni di prigionia di satana nell’abisso erano stati completati; il gran dragone usciva dalla sua prigione e appariva sulla terra per sedurla di nuovo. Il capitolo XII dell’Apocalisse dirà cosa sta per fare. San Giovanni vede un grande segno nel cielo: una donna avvolta nel sole come in un vestito, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo; era gravida, gridava nei dolori del parto e subiva grandi tormenti per dare alla luce il figlio che portava in grembo (Et signum magnum apparuit in caelo: mulier amicta sole, et luna sub pedibus ejus, et in capite corona stellarum duodecim; et in utero habens, clamabat parturiens, et cruciabatur ut pariat, Apoc . cap. XII, v. 1, 2).

II. Cos’è questa Donna? È la Chiesa; il sole che la circonda è il Sole di giustizia, Gesù Cristo stesso, che, come un tenero sposo, è con Essa fino alla fine dei tempi. Questa luna è l’umanità, che, come la stella della notte, riceve la sua luce dal Sole delle intelligenze, da Gesù Cristo, e senza di Lui sarebbe nelle tenebre. Queste dodici stelle rappresentano i dodici Apostoli, che sono come la corona della Chiesa Cattolica. Questo parto è la funzione essenziale della Chiesa, che dà continuamente figli al suo Sposo, producendoli solo nel dolore e nelle lacrime, perché essa è e sarà sempre militante sulla terra (Sic Holzhauser (t. 2, p. 3, Wüilleret); ma, inoltre, il parto di cui si parla qui sembra presentare qualcosa di straordinario e molto più notevole, come si può congetturare dal resto del testo sacro. – Dopo questa prima meraviglia, San Giovanni ne vede una seconda in cielo. È un grande drago rosso, con sette teste e dieci corna, e sette diademi sulle sette teste. La sua coda portava via con sé la terza parte delle stelle del cielo e le faceva cadere sulla terra. Questo drago vede la Donna e si ferma e sta davanti ad essa allorquando sta per partorire, per divorarne il figlio appena nato (Et visum est aliud signum in cælo: Ecce draco magnus, rufus, habens capita septem et cornua decem, et in capi tibus diademata septem; et cauda ejus trahebat tertiam partem stellarum cæli, et misit eas in terram; et draco stetit ante mulierem, quæ erat paritura, ut cùm peperisset filium ejus devoraret, ibid., v. 3, 4). Se la donna di cui abbiamo parlato è la Chiesa Cattolica, questo grande drago rosso è ovviamente satana. Le sue sette teste, che portano sette diademi, sono da un lato, moralmente, i sette peccati capitali che regnano nel mondo, e sono diventati, ai nostri tempi, la regola dei costumi e della condotta; dall’altro lato, le sette potenze con cui ha agito, e che hanno compiuto la sua opera, a volte controvoglia, contro la loro volontà e spinti dalla forza delle cose; e infatti la prima rivoluzione francese, che divenne universale per la potenza di espansione del nostro paese, aveva sette teste o sette governi, cioè il governo costituzionale negli ultimi anni del regno di Luigi XVI, la Convenzione, il Direttorio, il Consolato, l’Impero, la prima Restaurazione, i Cento Giorni. Le dieci corna possono essere dieci re che gli hanno offerto la loro potenza, si sono asserviti ai suoi disegni, spesso senza sospettarlo, e che finiranno per rivoltarglisi contro, quando l’Agnello li avrà illuminati e cambiati. Le stelle del cielo, di cui la coda del drago trascina la terza parte, facendola cadere sulla terra, rappresentano i sacerdoti, i religiosi, i Vescovi che egli ha sedotto con il rilassamento, la tiepidezza, i piaceri dei sensi, il richiamo dei beni della terra e l’orgoglio, che ha reso prima ribelli e scismatici con la costituzione civile del clero, e che ha precipitato, dopo, nei più grandi crimini (Holzhauser (t. 2, p. 12, Wüilleret vede in queste stelle cadenti lo scisma greco che, dopo essere tornato all’unità cattolica, durante la Chiesa di Filadelfia, seguirà poi l’anticristo. – Questo significato potrebbe essere uno di quelli veri).

III. Questo drago è il nemico naturale della Chiesa; inoltre, appena viene liberato e può agire in libertà, si ferma davanti ad Essa, non per sedurla, perché sa che non può, ma per divorare il suo bambino appena nato (Secondo Holzhauser – t. 2, p. 15, Wüilleret – questo drago rappresenta Chosroe, Maometto, l’anticristo. A noi sembra che sia solo satana, il capo degli angeli ribelli; il testo lo dimostra espressamente). Chi è questo bambino a cui il diavolo vuole impedire di vivere? Egli rappresenta, a nostro avviso, tutti i fedeli e ciascuno di loro in particolare; egli rappresenta il Cattolicesimo e in particolare l’esercizio pubblico del suo culto, che il demonio non può soffrire e che vorrebbe proibire su tutta la terra, come sarà nei giorni dell’anticristo. Inoltre, questo bambino potrebbe avere un significato particolare che crediamo di dover sottolineare, anche se ci è ancora avvolto nel mistero, a causa della nostra ignoranza del futuro.  La donna del capitolo XII dell’Apocalisse, cioè la Chiesa, ha altri figli. Ecco perché è detto, nel v. 17 di questo capitolo, che il drago si adirò con la donna, e che andò a fare guerra al resto dei suoi figli che osservano i comandamenti di Dio e danno testimonianza a Cristo (Et iratus est draco in mulierem, et abiit facere prælium cum reliquis de semine ejus qui custodiunt mandata Dei, et habent testimonium Christi). Da questa pluralità di figli della Donna, quindi, si può concludere che quello di cui si parla più in particolare nel capitolo XII è il principale di loro, il suo Figlio preferito, il suo Primogenito, non il maggiore dei suoi figli, quello con il destino più alto, e dal quale satana ha più da temere. Nonostante questa rabbia attenta, la Donna dà alla luce questo figlio maschio (Il sesso maschile indica la forza), che toglierà al diavolo l’impero del mondo e dominerà tutte le nazioni con una verga di ferro; e questo Figlio, sul quale riposano tante speranze, sfugge alla crudeltà del drago, venendo portato a Dio e salendo al suo trono (Et peperit filium masculum, qui recturus erat omnes gentes in virgâ ferreâ, et ruptus est filius ejus ad Deum et ad thronum ejus, cap. XII, v. 5).

IV. Furioso per non poter divorare questo figlio che il potere divino aveva messo fuori dalla sua portata, satana è deciso ad attaccare la Chiesa, sua madre. Ella fugge nella solitudine, dove Dio le ha preparato una dimora in cui è nutrita per mille e duecentosessanta giorni (Et mulier fugit in solitudinem ubi habebat locum paratum à Deo, ut ibi pascant eam diebus mille ducentis sexaginta, ibid. v. 6). La Chiesa cattolica si trovò veramente in questa solitudine, dal punto di vista terreno e umano, quando le nazioni e le potenze della terra la abbandonarono, permisero alla rivoluzione francese di impadronirsi degli Stati romani, e di prendere in prigionia due sovrani Pontefici, uno dei quali morì in esilio a Valencia in Francia, e l’altro poté, dopo cinque anni di prigionia, tornare nella Città eterna e finirvi i suoi giorni. – In questa posizione, la Chiesa era veramente nella solitudine, poiché Dio solo la conservava, la sosteneva e la nutriva, mentre gli uomini, lungi dal fornirle un qualsiasi sostegno, la perseguitavano senza tregua (Holzhauser, che è tedesco, vede in questa solitudine la Germania pagana che divenne cristiana nel IX secolo, per servire da baluardo alla Chiesa romana – t. 2, p. 19, Wüilleret – È un bel baluardo questo: il Paese che ha prodotto l’hussismo, il protestantesimo, si è impadronito di Roma sotto Carlo V, e metà del quale è ostile alla Chiesa cattolica!) – I milleduecentosessanta giorni di cui si parla nel v. 6 possono rappresentare la durata della prigionia di Pio VI, ben diversa da quella del suo successore, che si protrasse per un tempo simile; ma si potrebbe anche considerare la durata della prima rivoluzione francese. In questo caso, ogni testa del drago avrebbe regnato per mille duecentosessanta giorni, poiché ognuna di esse porta un diadema; e siccome ci sono sette teste, otterremmo circa venticinque anni per il tempo di questa rivoluzione, perché mille duecentosessanta giorni fanno tre anni e mezzo, e sette volte tre anni e mezzo fanno circa venticinque anni. – Il regno del moderno Apollyon, menzionato nel capitolo IX, v. 11, e nelle parole di Nostro Signore in Matteo XXIV, v. 6: « Sentirete parlare di guerre e voci di guerre; non turbatevi. Queste cose devono  avvenire, ma non è ancora la fine » (Audituri enim estis prælia et opiniones præliorum: videte ne turbemini; oportet enim hæc fieri, sed nondum est finis); infatti, la prima rivoluzione fu solo una lunga e crudele battaglia in Europa, Asia, Africa e persino in America. – Possiamo anche applicare a questi brutti tempi questo passo di Isaia, che descrive così bene le disgrazie che hanno segnato la fine del secolo scorso, con assassinii, regicidi, patiboli, annegamenti, matrimoni cosiddetti repubblicani, massacri, emigrazioni, proscrizioni, trasposizioni, furti e confische: « Ecco, il Signore dissiperà la terra, la spoglierà, ne affliggerà la faccia e disperderà i suoi abitanti. Sarà il popolo come il sacerdote, il servo come il suo padrone, la domestica come la sua padrona, il compratore come il venditore, il prestatore come il mutuatario, colui che deve come colui che chiede ciò che è dovuto. La terra sarà orribilmente dissipata e saccheggiata, perché il Signore ha pronunciato questa parola. La terra ha pianto e non ha cessato dal farlo ed è caduta nell’infermità. Anche l’intero universo ha pianto; le grandezze del popolo della terra caddero in debolezza. La terra è stata infettata e contaminata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, mutato il diritto e violata l’alleanza eterna. Così la maledizione divorerà la terra e gli abitanti peccheranno ancora di più. Per questo motivo, i coltivatori diventeranno come degli insensati, e rimarranno pochi uomini. » (Ecce Dominus dissipabit terram, et undabit eam, et affliget faciem ejus, et disperget habitatores ejus, cap. XXIV, v. 1. Et erit sicut populus, sic sacerdos; et sicut servus, sic dominus ejus; sicut ancillæ, sic domina ejus; sicut emens, sic ille qui vendit; sicut fenerator, sic is qui mutuum accipit; sicut qui repetit, sic qui debet, v. 2. Dissipatione dissipabitur terra et direptione præ dabitur; Dominus enim locutus est verbum hoc , v. 3. luxit et defluxit terra, et infirmata est; defluxit orbis, infirmata est altitudo populi terræ, v. 4. et terra infecta est ab habitatoribus suis, quia transgressi sunt leges, mutaverunt jus, dissipaverunt fædus sempiternum, v. Propter hoc maledictio vorabit terram, et peccabunt habitatores ejus; ideòque insanient cultores ejus, et relinquentur homines pauci, v. 6). – Leggendo queste parole del Profeta, si può facilmente riconoscere che sono la storia esatta della prima rivoluzione. Il re Luigi XVI morì sul patibolo; la regina e Madame Elisabeth subirono la stessa sorte. I grandi che formavano l’altezza dei popoli della terra (altitudo populi terræ) furono abbassati, cacciati e massacrati. I ricchi e i poveri, i sacerdoti e il popolo furono ridotti in miseria; la terra fu saccheggiata e devastata da barbari civilizzati, mille volte più crudeli e rapaci dei barbari del Nord. Il commercio era distrutto, i campi erano abbandonati e desolati; Vescovi, sacerdoti e grandi uomini vagavano infelicemente lontano dalla loro patria, chiedendo agli stranieri il loro pane quotidiano, che spesso veniva loro rifiutato. Crimini sconosciuti fino ad allora venivano commessi ogni giorno e a migliaia, con il grande applauso delle tigri infuriate che erano salite al potere. La rivoluzione aveva trasgredito le leggi fondamentali di tutte le società, di tutte le monarchie; aveva cambiato la legge sociale (mutaverunt jus), schiavizzando e poi massacrando coloro che avevano ricevuto il diritto di governare da Dio, e dando potere a coloro che avevano il dovere di obbedire; aveva trasgredito, proscritto la legge divina e gettato al vento l’alleanza eterna detronizzando Dio, cacciandolo dai suoi templi, abolendo il Sacrificio perpetuo (juge sacrificium), adorando la ragione umana sotto l’immagine sozza ed ignobile di una prostituta, e mettendo sui nostri altari profanati l’abominio della desolazione al posto del Dio vivente.

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Nel tomo 1, p. 302 e seguenti, la suora della Natività si trova su una bella montagna dove sorgeva una bella casa. Tutte le strade erano libere; tutte le entrate erano aperte ai forestieri che vi accorrevano con un’aria molto dissipata.  Improvvisamente dalla terra salirono vapori, formarono una nuvola nera che oscurò il giorno e si spinse verso la montagna. Sotto la nuvola c’era un oggetto sensibile, una specie di mezzaluna rossa, che ondeggiava rapidamente in tutte le direzioni e che, arrivando alla montagna, si staccò dalla nuvola e cadde ai piedi della Suora … era un drago spaventoso (Si noti la conformità della dichiarazione della Suora che vede un grande drago rosso con il v. 3, cap. XII dell’Apocalisse: Ecce draco magnus rufus). Ella corse immediatamente verso la bella casa. La Suora gridò nel prestare attenzione, ma fu derisa e si pensò che fosse pazza. –  Questa montagna e questa bella casa rappresentavano la Francia. Questi vapori rappresentavano i princìpi dell’irreligione e del libertinaggio in parte prodotti dalla Francia, in parte provenienti dall’estero. « La tempesta – dice la Suora – si è spinta verso la Francia, che deve essere il primo teatro della sua devastazione, dopo esserne stata il centro (la Francia è il centro del male che veniva in parte da altrove; ma è anche il centro del bene: Gesta Dei per Francos). L’oggetto che appariva sotto la nuvola rappresentava la rivoluzione o la nuova costituzione che si stava preparando per la Francia. »

Nel tomo 1, p. 289. La Suora vede prima due alberi. Uno bello, grande e forte, la Chiesa, l’altro della stessa natura, meno forte, che termina con una cima a due punte: lo stato religioso dei due sessi; poi vede un terzo albero, la filosofia moderna, che si erge in mezzo agli altri due e li batte entrambi. Il primo non ha perso nessuno dei suoi fiori, foglie e frutti, e continua a resistere; il secondo ha conservato solo il tronco e le radici.

Nel tomo 4, p. 394 e seguenti, ella vede un altro albero, la rivoluzione, senza foglie né verde, la cui corteccia era dura come il metallo di un cannone, e gli assomigliava, perché il suo spirito sarebbe stato sempre bellicoso. Era così alto che non se ne poteva vedere la cima, e si poggiava su una bella chiesa, sulla quale posava per schiacciarla. Aveva i suoi rami più o meno tagliati, cosa che rappresentava le guerre civili ed i massacri che Dio aveva permesso in Francia, e che, uniti alle guerre straniere, avevano fatto perire le anime più orgogliose e quelle più crudeli nella malizia.

I buoni facevano ogni sforzo per allontanare e sradicare questo albero; ma Dio vi si oppose, promettendo di abbreviare il tempo della sua caduta, e dichiarando che un giorno non sarebbe stato sradicato, ma tagliato al suolo. «Io Conosco – diceva Gesù Cristo – la ferocia e la durezza di questi spiriti maligni che sono più duri della corteccia di quest’albero dove la scure non può entrare, ma io farò un miracolo con la mia grazia (Quando si vede tutto ciò che è necessario perché Dio regni sulla terra, la debolezza dei mezzi umani, e quando si sente che questo regno debba venire presto, si tocca con mano la necessità di un grande miracolo per ottenere questo risultato).

La Suora, parlando dei crimini della prima rivoluzione, si esprime nel modo seguente:

T. 1, p. 263. «Io ho visto una grande potenza sollevarsi contro la santa Chiesa; ha sradicato, saccheggiato e devastato la vigna del Signore, dopo aver insultato il celibato e oppresso lo stato religioso; questa superba audacia ha usurpato i beni della mia Chiesa e si è come rivestita dei poteri di N. S. P. il Papa di cui ha disprezzato la persona e l’autorità (La Rivoluzione ha sempre disprezzato l’autorità del Papa; ha disprezzato tre volte la sua persona, con due catture e un esilio).  – Ho visto vacillare le colonne della Chiesa; ho visto persino cadere molte di esse, dalle quali c’era motivo di aspettarsi una maggiore stabilità. Tra coloro che dovevano sostenerla, c’erano vigliacchi, indegni, falsi pastori, lupi rivestiti dalla pelle dell’agnello, che entravano nell’ovile solo per sedurre le anime semplici, per divorare il gregge di Gesù, e per consegnare l’eredità del Signore alla depredazione dei rapitori, i templi e gli altari sacri alla profanazione (questi pastori sono le stelle del cielo che il dragone trascina con la sua coda e che faceva cadere sulla terra al v. 4 del cap. XII dell’Apoc.). Guai, dice J.-C.! Guai ai traditori e agli apostati, ai agli usurpatori dei beni della mia Chiesa e a tutti coloro che disprezzano la sua autorità! »

T. 1, p. 272  «Figlia mia – mi diceva Gesù Cristo – ci sono stati dei Giuda nella mia Chiesa che mi hanno tradito e venduto. Sono stato abbandonato, rinnegato di nuovo. Hanno liberato Barabba, e mi hanno condannato a morte. Sono stato crudelmente flagellato e coronato di spine. Sono stato ricoperto di vergogna e di obbrobri. Sono stato condotto al supplizio per essere crocifisso una seconda volta (Questi sacerdoti e pastori sono le stelle del cielo, che il drago trascinò con la sua coda e fece cadere sulla terra, al v. 4, capitolo XII dell’Apocalisse). Quali punizioni meritano così tanti e così sanguinosi oltraggi? Tuttavia  ho ascoltato le preghiere della mia Chiesa; il suo gemito e il suo sospiro mi hanno fatto violenza, e ho deciso di abbreviare il tempo del suo esilio (La parola esilio applicata alla Chiesa rappresenta bene la fuga della donna nel v . 6 , cap. XII dell’Apocalisse). » – Noi abbiamo congetturato che la prima rivoluzione sarebbe durata circa venticinque anni; la Suora non dice nulla di preciso su questo argomento, limitandosi a queste parole nel …

– tomo 4, p. 400: « Abbiate pazienza per molto tempo. – Dio era irritato contro la Francia, minacciava di distruggerla; Egli dice alla Suora: « La dividerò, essa sarà divisa come un vecchio mantello che si strappa e si butta via. Non lo do per certo, aggiunge la Suora, può succedere di meglio o di peggio, o niente del tutto, perché vedo questo in Dio solo in modo confuso (La divisione della Francia fu proposta nel 1815, è un fatto noto.).

V. Uno stato così violento non poteva durare a lungo; i popoli desideravano la pace. Essa fu data alla terra alla fine del primo guai (Væ unum abit, Apoc. cap. IX, v. 12); ma, poiché quest’ultima disposizione non proveniva che da lassitudine, poiché il fondo dei cuori non era cambiato, e poiché essi non vollero riconoscere e ringraziare la bontà divina che aveva concesso questa grazia, il male seguì la sua marcia progressiva. La guerra non si faceva sulla terra, che era tranquilla dal punto di vista materiale, ma in cielo, contro la verità, contro Dio. Essi furono attaccati da dottrine sataniche, chiamate liberali, che si coprivano di un bel nome e avevano l’apparenza del bene; da società più o meno segrete; da una crociata abilmente organizzata e condotta che, addormentando i difensori e le sentinelle avanzate della Religione, fu in questi pochi anni che il mondo fu sedotto al punto che la gente non osava più dichiararsi per Dio, che la veste di un sacerdote era disonorata e vituperata quando appariva sulle nostre piazze, e che le nostre solennità religiose erano sporcate da uomini impudenti e lascivi che venivano ad insultare Dio ai piedi dei suoi altari. – Fu in questi pochi anni che restaurarono la fortuna materiale della Francia e dell’Europa, e che, dal punto di vista morale, non furono una restaurazione, ma una rovina maggiore aggiunta a tante altre, ed il male, inesperto e volgare durante la prima agitazione, si fece sistema; fu allora che si stabilirono queste dottrine infernali del Liberalismo, del Radicalismo, del Socialismo e del Comunismo. – Questa fu probabilmente la grande battaglia combattuta dal drago contro San Michele e i suoi Angeli (Et factum est prælium magnum in cælo, Michael et Angeli ejus præliabuntur cum dracone, et draco pugnabat et Angeli ejus. – Holzhauser – t. 2, p. 23 a 28 Wüilleret – pensa che questa lotta fu combattuta tra gli Angeli ribelli e quelli fedeli, i primi volendo impedire che la Chiesa si stabilisse in Germania, e gli ultimi volendo il contrario. Questa applicazione può essere fatta, poiché i testi sacri possono riguardare diversi periodi, ma non è la principale. – Se si pensasse che l’applicazione che facciamo qui alla prima Rivoluzione francese e alla Restaurazione non sia chiara e sembri forzata, vi pregheremmo di notare che essa segue quasi necessariamente dalla divisione dell’Apocalisse, come l’abbiamo vista posta nel §. 4 dell’Introduzione, e dall’interpretazione del cap. XX contenuta nel §. 6; così la difficoltà risalirebbe più in alto. Apoc. cap. XII, v. 7). satana non poteva né sconfiggere l’esercito celeste, né estinguere completamente la verità (Et non valuerunt, neque locus inventus est eorum ampliùs in cælo, ibid. v. 8). Al contrario, egli fu respinto sulla terra con tutti i suoi angeli, e non nell’abisso; il che sembra indicare che cominciò a suscitare un nuovo tumulto, perché non era riuscito nella completa seduzione che aveva tentato (Et projectus est draco ille magnus, serpens antiquus qui vocatur Diabolus et Satanas, qui seducit universum orbem, et projectus est in tcrram, et Angeli ejus cum eo missi sunt, ibid. v. 29). – La Corte celeste celebrò questo trionfo del cielo, che annunciava per il futuro una vittoria sulla terra (Et audivi vocem magnam in cœlo dicentem: Nunc facta est salus et virtus, et regnum Dei nostri et potestas Christi ejus. Quia projectus est accusator fratrum nostrorum qui accusabat illos ante conspectum Dei nostri die ac nocte, ibid. v. 10. Et ipsi vicerunt propter sanguinem Agni, et propter verbum testimonii sui, et non dilexe runt animas suas usque ad mortem, v. 10; propterea lætamini, cæli, et qui habitatis in eis – Sentii una grande voce nel cielo: ora arrivano la salvezza, la virtù, il regno di Dio e la potenza del suo Cristo, perché l’accusatore dei nostri fratelli che li accusava davanti a Dio notte e giorno, è stato gettato a terra. Hanno vinto per il sangue dell’Agnello, per la parola della sua testimonianza. L’amore per la vita non ha impedito loro di sacrificarla per Gesù Cristo; rallegratevi, o cieli, e coloro che vi abitano!), v. 12.

(Si può benissimo applicare alla Restaurazione un passaggio della Suora della Natività: In Tom. 2, p. 26. « Vidi in spirito una grande sala che sembrava una Chiesa, ed era quasi piena di sacerdoti vestiti con albe bianche molto belle e fini, ma senza cappelli o casule. Erano arricciati e incipriati, molto gai e molto contenti. Essi cantavano arie di giubilo. Alcuni di loro leggevano ad alta voce composizioni in versi ed in prosa alle quali gli altri applaudivano. La Suora si rallegrò di gioia; ma vide accanto a lei il bambino Gesù, che sembrava avere tre anni, con in mano una grande croce – questa grande croce che Gesù portava non è la Croce di Migné -, che le disse, guardandola con uno sguardo triste: « Figlia mia, non ti ingannare, vedrai presto un cambiamento; non tutto è finito, e non sono alla fine come pensano; non è ancora il momento di cantare vittoria. Questa è l’alba che comincia, ma il giorno che segue sarà doloroso e tempestoso.)

VI. La vittoria riportata in cielo non si realizza così presto sulla terra. Il dragone, furioso per la sconfitta subita in alto, dove non c’è più spazio per lui (Neque locus inventus est eorum ampliùs in cælo, v. 8), solleverà prima una seconda rivolta che sarà tanto più forte, in quanto sa che gli resta poco tempo, e perseguiterà di nuovo la Donna che aveva dato alla luce un figlio maschio, e di conseguenza forte (Væ terræ et mari, quia descendit Diabolus ad vos, habens iram magnam, sciens quòd modicum tempus habet, ibid. v. 12). Et postquàm vidit draco quòd projectus esset in terram, persecutus est mulierem quæ peperit masculum – Guai a voi, terra e mare perchè il diavolo è disceso verso di voi con grande collera, sapendo che gli resta poco tempo – E quando il dragone vide che era stato gettato sulla terra, ri rimise a preseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio – ibid. v. 13), e la croce distesa e allungata, la croce sofferente e non ancora trionfante, apparve nell’aria nel 1826, il 17 dicembre, alla vista di diverse migliaia di spettatori, a Migné, nel cattolico Poitou, per iniziare ed aprire questa seconda persecuzione, che non assomiglia in alcun modo a quella che l’ha preceduta, e presenta un carattere molto particolare, a causa delle ali di una grande aquila che furono allora date alla Chiesa, quando essa fuggì.  In quest’epoca (1826), è stata concessa alla stampa in Francia la più completa libertà. La censura è abolita; la rivolta della rue Saint Denis, quella di Rouen, diretta contro i missionari cattolici, denotò la nuova piega che la società stava per prendere. Il Parlamento avido di regalità; le ordinanze ostili alla Chiesa sono strappate (giugno 1828) ad un re buono e religioso circondato da ministri senza fede, e in particolare da un Vescovo cieco o infedele al suo ministero. Il male trabocca e invade tutto. Il monarca vuole opporsi con nuove ordinanze, modelli di saggezza e verità, e alle quali un famoso oratore, che si atteggiava a difensore della legittima regalità, ha avuto il triste coraggio di dare la deplorevole qualificazione di colpevoli (Questo oratore è M. Berryer). Poi il trono fu rovesciato sulle rovine dell’altare da una formidabile insurrezione, aiutata dal tradimento di coloro sui quali il sovrano doveva contare di più. Da qui la sottomissione del Belgio, della Polonia, dell’Italia, del Portogallo, della Spagna e di tutti i Paesi cattolici d’Europa, perché era il Cattolicesimo che l’inferno e i suoi scagnozzi cercavano. Il pontefice Gregorio XVI, eletto dal Conclave il 2 febbraio 1831, fu costretto a rinchiudersi il giorno dopo nel Castello di Sant’Angelo di fronte alla rivolta dei suoi sudditi, concepita e guidata da stranieri. I suoi Stati furono invasi da corpi d’armata che non aveva chiamato in aiuto e che, in piena pace, sfondarono le porte aperte di Ancona e si impadronirono di quella città. Allo stesso tempo, Arcivescovadi e Chiese furono saccheggiate; i prelati furono cacciati dalle loro sedi; donne, bambini e vecchi, che avevano fatto un baluardo dei loro corpi innoffensivi, furono massacrati ai piedi della croce che i demoni volevano rovesciare. D’altra parte, il sangue inonda l’Europa; scorre in Francia in vari momenti e in vari punti: a Parigi, nel luglio 1830, nel giugno 1832, nell’aprile 1834, nel maggio 1839, nel febbraio 1848, il 13 giugno 1849 e nel dicembre 1851; a Lione, nel novembre 1831, nell’aprile 1834, nel giugno 1849; nella Vandea, nel 1832; a Marsiglia, nel giugno 1848, e in tutta la Francia nel dicembre del 1851. Esso cola in Spagna dal settembre 1833 al 1840, nella guerra civile che si è riaccesa più volte da allora, come nei movimenti insurrezionali menzionati dai rivoluzionari per ventiquattro anni; In Portogallo, nella guerra civile che detronizzò il re legittimo, Don Miguel, per intronizzare, con l’aiuto e il beneficio dell’Inghilterra, una regina brasiliana, così come nelle numerose ribellioni che hanno avuto luogo dal 1833; nei movimenti sediziosi di Svizzera, Prussia, Danimarca, Italia austriaca, Boemia, Vienna, Ungheria, Piemonte, Sicilia, Napoli, Roma. Il Sovrano Pontefice, che si era tentato di assassinare, si rifugiò nel novembre 1848 sotto l’ala protettrice dell’unico re Borbone rimasto sul trono, e tornò nella sua capitale solo nell’aprile 1850, grazie ad un esercito francese. Nello stesso tempo, la peste (il colera), portata dall’Estremo Oriente dalle truppe russe venute da lontano per sopprimere l’insurrezione polacca, e di conseguenza richiamata dalla rivoluzione francese che aveva provocato questa rivolta, si abbatté sull’Europa; cominciò invadendo l’Inghilterra, la più grande prostituta dei tempi moderni, quel Caino dei popoli che, se non sa combattere con vantaggio contro i popoli civili, respira, ispira e inocula il male in coloro che sono capaci di agire. Da lì arrivò a Parigi e al nord della Francia, dopo aver colpito la Russia, la Polonia e la Germania. Nel 1834 e 1835, desolò due volte Marsiglia e il sud della Francia; nel 1837 stese il suo sudario di morte su Italia, Sicilia, Spagna e Portogallo, visitando Marsiglia una terza volta; e nel 1849 devastò quasi tutta l’Europa e altre parti del mondo. A tutte queste disgrazie si aggiunge il terribile flagello delle inondazioni che devastarono molte regioni dal 1840 al 1845, e quello della carestia per la malattia della patata, iniziata nel 1842, che raggiunse il suo punto più alto nel 1846, e che decimò così fortemente le popolazioni, specialmente quelle dell’Irlanda, e fece morire di fame tanti uomini; dalla penuria di grano che si verificò nel 1846 e 1847, e dai terremoti che causarono tanta paura e disastri in tanti luoghi. Durante tutto questo tempo di sofferenza e di crimini, quando il male regnava sovrano, quando satana era veramente il principe di questo mondo, e quando il bene non lo era, la Chiesa era ancora in mezzo alla terra come in un deserto, abbandonata dagli uomini, tradita o perseguitata dalla maggior parte delle potenze; era sola, sostenuta da Dio solo, senza alcun mezzo esterno per difendersi. Tuttavia, non scomparve dall’Europa, fu conservata e nutrita da Colui che è l’Onnipotente, e che, come segno di una prossima vittoria e trionfo, le diede due ali di una grande aquila (Et datæ sunt mulieri alæ duæ aquilæ magnæ, ut volaret in desertum in locum suum, ubi alitur per tempus et tempora et dimidium temporis à facie serpentis (Apoc. XII, v. 14). (Alla donna furono date due ali di una grande aquila per volare nel deserto, nel luogo che era stato preparato per lei, dove fu nutrita per un tempo, tempi e mezzo tempo, fuori dalla presenza del serpente. – Secondo Holzhauser (vol. 2, pp. 33-37, Wüilleret), queste ali d’aquila rappresentano l’imperatore Carlo Magno, difensore della Chiesa). Il tempo di cui si parla nel v. 14 (Tempus, tempora et dimidium temporis) ci sembra che includa tre anni e mezzo, il che farebbe un nuovo regno del drago da ognuna delle sette teste, e che, a questo conteggio, fornirebbe ancora venticinque anni; infatti, ogni testa del drago regna a turno, poiché porta un diadema; così, aggiungendo questo numero di anni alla data dell’apparizione della croce di Migné, si arriverebbe alla fine del dicembre 1851 o all’anno 1852; e se si verificasse esattamente tutto ciò che è accaduto, si potrebbero trovare in Francia sette cambiamenti o modifiche di governo che hanno avuto luogo in questo intervallo di tempo (Potremmo essere accusati di vedere tutto in Francia, e di contare gli altri popoli per niente. Non è colpa nostra, se consideriamo soprattutto la Francia. Dio e il diavolo fanno tutto attraverso la Francia, e in Francia, ciò che è francese diventa universale; ciò che non è francese non si sviluppa in questa maniera e non raggiunge che delle località, a meno che la Francia non l’adotti. Questi sono fatti incontestabili, così come è certo che nel 1852, l’Europa, che era stata agitata per quattro anni, si è calmata e riposata dopo il colpo di stato, per l’infinita bontà di Dio. Il rimprovero che verrebbe fatto contro di noi potrebbe essere fatto contro l’Europa dagli asiatici, dagli africani e dagli americani; perché noi vediamo tutto in Europa. Si può dire in tutta verità che la Francia è per l’Europa ciò che l’Europa è per il mondo. Inoltre, per quanto riguarda le operazioni intellettuali, ci deve essere un luogo dove esse si depositano, germinano e nascono, per farsi strada nel mondo. La Francia ci sembra essere questo luogo sia per il bene che per il male, perché da sola fornisce più di tre quarti dei missionari. Coloro che disapprovano il nostro modo di vedere, indichino un altro luogo. Abbiamo preso tre anni e mezzo per significare tre anni e mezzo, e non 1278 anni e mezzo, come abbiamo fatto nel primo capitolo di questa seconda parte, perché la divisione dell’Apocalisse, come l’avevamo tracciata nella nostra Introduzione § 4, e la brevità del tempo rimanente, ci hanno obbligato ad agire così).

(*)

Rivelazioni della Suora della Natività:

T. 4, p. 407. “La Chiesa avrà ancora molto da soffrire; il primo assalto che dovrà sostenere, dopo quello che soffre ed attualmente ha subito, verrà dallo spirito di satana che susciterà contro di essa delle leghe e delle assemblee (la rivoluzione del 1830 si è fatta con la lega di tre partiti rivoluzionari che hanno regnato ognuno a turno, e per mezzo delle assemblee, la Camera dei deputati ed i 224).

T. 2. p. 76, “Ecco ancora (la parola ancora indica l’inizio di una nuova rivoluzione) l’ora del potere delle tenebre si avvicina; il cielo lascerà ancora un grande potere finché i miei nemici non siano giunti al precipizio che stavano ciecamente scavando sotto i loro piedi. – Altre volte, Gesù Cristo mi ha parlato della persecuzione della sua Chiesa solo per deplorare la perdita di anime e l’offesa alla Divinità. Oggi, al contrario, non mi parla che dei trofei della sua passione, delle vittorie della sua Chiesa e del castigo dei suoi nemici, dai quali si prepara a trarre una vendetta eclatante. – I miei nemici si rallegrano e dicono tra di loro… La nostra vittoria sarà presto completa… Insensati! Essi corrono verso la loro perdita… Vedo il turbine dell’ira divina che li inghiottirà e li seppellirà proprio quando la loro empietà credeva di raggiungere il suo termine … I miei nemici si rallegrano… ma la loro gioia sarà seguita da molti dolori. Essi innalzano dei trofei contro di me, ma con i trofei delle loro vittorie Io stabilirò la loro rovina e la loro sconfitta. I malvagi fanno decreti contro la mia Chiesa, ma secondo i decreti della mia giustizia, essi periranno con i loro decreti e le loro leggi sacrileghe (La differenza nelle parole di N. S., durante la seconda rivoluzione e durante la prima, corrisponde bene alle ali di una grande aquila che la donna riceve durante la seconda rivoluzione. – Apoc. cap. XII, v. 14).

VII. In mezzo a tanti mali e tanta corruzione, un certo numero di Cattolici aveva preso coraggio e si era impegnato a combattere contro il terrore e l’inferno, cosa che non era stata fatta durante la prima rivoluzione. Non arrossirono di fronte al Crocifisso; difesero la Religione, se non con successo, almeno con grande ardore e zelo. I Vescovi appoggiarono questa santa crociata con tutto il loro potere; Roma applaudiva e si rallegrava, perché vedeva la vittoria dopo la lotta (Fu nel 1833 che questa crociata cominciò ad essere organizzata e ad agire in Francia. Uomini che erano devoti al Cattolicesimo a corte, che erano stati sedotti da M. F. de Lamennais e dai suoi errori, e che ruppero con lui senza abdicare a tutti i loro principii, che, per questo, erano rimasti politicamente nella Rivoluzione, e quindi avevano la franchezza della parola, stabilirono la Lega Cattolica di cui il conte de Montalembert fu uno dei capi più eminenti. Di là la creazione di un giornale quotidiano, l’Univers nel 1837. Coloro che dirigono questo giornale dopo più di dieci anni si sono dimostrati ancora più zelanti e devoti di M. de Montalembert; hanno difeso la Chiesa con più calore, anche con più talento. Istruiti dall’esperienza, hanno rifiutato il gallicanesimo e diversi principi rivoluzionari, in particolare il parlamentarismo e le libertà pubbliche. C’è solo una verità sociale che non riconoscono espressamente. Speriamo che un giorno la sosterranno; e pensiamo, nel frattempo, che se non lo fanno al momento, è perché vogliono preservare i mezzi per parlare liberamente per la Chiesa; perché ci sono momenti in cui non si può dire tutta la verità.). –  Questo nuovo elemento crebbe a poco a poco; radunò tutti i cuori giusti, tutte le menti giuste; fu in grado di combattere con qualche vantaggio contro i falsi principi e le cattive passioni, sostenuto com’era dalle ali di una grande aquila che questa volta la nostra santa madre Chiesa aveva ricevuto (Et datæ sunt mulieri alæ duæ aquilæ magnæ, ibid . v. 14). – Il cielo, che aveva avvertito l’umanità colpevole con l’apparizione della croce di Migné, ha riversato abbondanti grazie sulla terra per convertirla. Abbiamo visto i numerosi miracoli della Medaglia Miracolosa, l’istituzione dell’Arciconfraternita del Cuore Immacolato di Maria, la discesa misericordiosa della nostra buona Madre sulla montagna di La Salette, i prodigi abbaglianti delle immagini miracolose d’Italia, la propagazione e l’estensione della devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù, l’erezione dell’Arciconfraternita del Cuore Immacolato di Maria, l’erezione dell’Opera stabilita nella diocesi di Langres come arciconfraternita per la riparazione dei giuramenti, delle bestemmie, delle violazioni dei giorni consacrati al Signore, tutte cose che presagivano a tempi migliori e che mostravano  la stella del mattino (stella matutina) ancora in lontananza, illuminando il mondo con la sua luce più brillante con la proclamazione della sua Immacolata Concezione (Possiamo fare qui un’osservazione che ci giustifica nel nostro desiderio di vedere tutto in Francia. Molti miracoli sono avvenuti in Italia e nel nostro paese. In Italia, i prodigi (tranne l’apparizione al signor Regensburg che era francese) avvenivano su immagini di Gesù e di Maria. In Francia Maria stessa è apparsa e ha parlato. Da questo si può dedurre che il ruolo principale appartiene alla Francia. Non è dunque lo spirito nazionale che ci fa parlare in questo modo; al contrario, tremiamo per la nostra Nazione se, ricevendo tante grazie e favori, non compie, come dovrebbe, tutti i disegni della Provvidenza e non compie tutta la sua missione.). – Così, durante la seconda rivoluzione appartenente alla quinta età, il germe della sesta età fu posto nelle menti, e rappresentato dalle ali di una grande aquila. Da allora cresce, si sviluppa e lotta contro le disposizioni prevalenti, per superarle con la forza divina e poi per farle scomparire completamente. – Nel 1852, il tumulto della strada cessò, i trasporti, le deportazioni, gli internamenti produssero una tranquillità più apparente che reale; gli spiriti superficiali, quelli che conoscevano poco del loro dovere o se ne preoccupavano poco, sentendosi troppo stanchi della lotta, sprofondarono in un indegno letargo; abdicarono in ogni azione, diedero un assegno in bianco a coloro ai quali il contraccolpo delle rivoluzioni aveva attribuito il potere, come se un potere qualunque non avesse bisogno, per combattere il male, dell’appoggio attivo e continuo della parte onesta del popolo; e chiedevano un solo permesso, quello di andare tranquillamente per i loro affari e le loro funzioni, mentre l’anticattolicesimo, che non era né morto né disarmato, lavorava nell’ombra, con il massimo ardore, e si preparava a sconvolgere nuovamente il mondo.

VIII. Il cielo malediceva questa azione oscura e criminale dei malvagi, ma è stato ben lungi dall’approvare la compiacenza e l’indifferenza di molti di coloro che erano chiamati i buoni. Così ha raddoppiato i suoi colpi in modo sorprendente. Era stata promessa la pace, e nello stesso momento sorgeva una guerra lontana e formidabile, quasi senza causa, che durò due anni, costò la vita di più di un milione di uomini in quel breve intervallo, e che fu il più grande salasso che sia stato fatto, in pari tempo, all’umanità da quando essa esiste. La carestia ha devastato la terra con la continuazione della malattia della patata, con la malattia generale dell’uva, la prima a verificarsi, che è iniziata nel 1850 e 1851, e che non ha fatto che aumentare, diffondersi, ed esiste ancora oggi; con la penuria di cereali che è durata fino all’anno 1857; con la straordinaria mortalità del bestiame; con le inondazioni (1856) più grandi di quelle che avevano già avuto luogo; da un costo così elevato delle cose più necessarie alla vita, che il popolo vive, da parecchi anni, solo di privazioni e di dolori, e che la mortalità, a causa della miseria e della fame, è salita, solo in Francia, secondo le statistiche riportate dai giornali, da 71.000 nel 1854, a 80.000 nel 1855, poiché le cifre del 1856 e 1857 non sono ancora state date; dalla peste (colera) che ha colpito tutta l’Europa per due anni consecutivi, nel 1854 e nel 1855; dai numerosi e terribili terremoti che, iniziati nel giugno 1854, si sono rinnovati, ora su un punto, ora su un altro, e hanno appena colpito in modo così crudele il regno di Napoli, dove più di trentamila dei suoi abitanti sono stati recentemente persi (A questi terremoti si può aggiungere quello che ha appena avuto luogo in Messico). Ah, se i flagelli del cielo indicano che Dio non è contento dei pensieri, dei sentimenti e delle azioni degli uomini, in nessun altro momento Egli è stato così arrabbiato, in nessun altro momento gli abitanti della terra sono stati così colpevoli; perché i colpi così forti, così frequenti e così raddoppiati che Egli sta mandando contro di noi negli ultimi cinque anni, superano di gran lunga tutti quelli con i quali Egli ha colpito nei secoli precedenti, anche nella prima metà del nostro. – A questo triste periodo dal 1827 al 1852, sembrano riferirsi 1° queste parole di Nostro Signore, in San Matteo, cap. XXIV, v. 7, 8: « Consurget enim gens in gentem, et regnum in regnum, et erunt pestilentiœ et fames et terræ motus per loca. Hæc autem omnia initia sunt dolorum » (Una nazione si solleverà contro una nazione e un regno contro un regno. Ci saranno piaghe, carestie e terremoti in vari luoghi. Tutte queste cose sono l’inizio dei dolori.), termini che sono l’esatta, succinta e completa storia di tutto ciò che abbiamo visto. 2° E questo passo di Isaia che annunciava, duemilaseicento anni prima, le disgrazie che avrebbero un giorno colpito la terra, e in particolare questa epidemia generale dei vigneti che fu predetta una seconda volta, ai nostri giorni, sul monte di La Salette (Et terra in fecta est ab habitatoribus suis, quia transgressi sunt leges, mutaverunt jus, dissipaverunt fædus sempiternum, cap. XXIV, v. 5. Propterea maledictio vorabit terram, et peccabunt habitatores ejus. Ideòque insanient cultores, et relinquentur homines pauci, v . 6. Luxit vindemia, infirmata est vitis, ingemuerunt omnes qui lætabantur corde, v. 7. Cessavit gaudium tympanorum, quievit sonitus lætantium, conticuit dulcedo cithara, v. 8. Cum cantico non bibent vinum, amara erit potio bibentibus illum, v. 9 Attrita est civitas vanitatis, clausa est omnis domus nullo introeunte, v. 10. Clamor erit super vino in plateis; deserta est omnis lætitia, translatum est gaudium terræ, v. 11. Relicta est in urbe solitudo, et calamitas opprimet portas – La terra è stata contaminata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, cambiato la legge, dissipato il patto eterno. Per questo motivo, la maledizione divorerà la terra e i suoi abitanti peccheranno ancora di più. I contadini diventeranno insensati, e rimarranno pochi uomini; la vendemmia ha pianto, la vigna è malata. Tutti coloro il cui cuore si rallegrava gemono. La gioia degli strumenti musicali è cessata. Il brusio di coloro che gioivano non si fa più udire, né i dolci accordi dell’arpa; non berranno più il vino cantando, la bevanda sarà amara a coloro che la berranno. La città della vanità è colpita; le sue case sono chiuse, nessuno vi entra, la città è nella desolazione e la sventura è alle sue porte. – Noi abbiamo citato e citeremo ancora diversi passaggi di Isaia. Si potrà obiettare che noi facciamo false applicazioni, perché questo Profeta non ha visto fino alla fine del mondo. Noi risponderemo che è de fide, per un Cattolico sottomesso alla Chiesa, che Isaia abbia predetto fino agli ultimi giorni; testimone ne è questo saggio passaggio dell’Ecclesiaste, cap. XLVIII, 25, 27, 28: «Isaias, propheta magnus, et fidelis in conspectu Dei, – spiritus magnus vidit ultima usque in sempiternum. Ostendit futura et abscondita antequam evenirent »), v. 12. E la causa di tutte queste disgrazie è, come dice il Profeta, la trasgressione delle leggi, il cambiamento della legge, il rifiuto sprezzante dell’alleanza eterna. – Lungi dal battersi il petto e tornare al loro Dio, gli uomini diventano ogni giorno più malvagi e sprofondano nel crimine; qui la predicazione cattolica è ostacolata, là la Chiesa è contaminata, i suoi prelati sono imprigionati ed esiliati; altrove e in molti luoghi, si commettono orribili regicidi che trovano esecutori, attori, glorificatori e persino remuneratori. – Questa azione perseverante del male, sostenuta dall’ambizione, dall’apatia, dalla mancanza di intelligenza o dalla debosciatezza di coloro che dovrebbero combatterla, il disprezzo delle grazie del cielo e degli avvertimenti divini più numerosi di quelli dati in altre epoche; le preghiere dei fedeli, la necessità, come risultato dei decreti divini, di una conversione generale, che sarà portata o da una straordinaria effusione di grazia, se i buoni faranno sufficiente riparazione per i malvagi, o dalla forza del castigo, secondo le parole di Nostro Signore in San Luca, cap. XIV, 23: « Compelle intrare, ut impleatur domus mea – Costringeteli ad entrare finché la mia casa sia piena); la potente bontà di Maria, alla quale la terra ha finalmente riconosciuto il suo più glorioso privilegio, il principio della sua divina Maternità, porterà certamente prima o poi ad una lotta più forte di tutte le altre, ad una crisi decisiva dove il diavolo userà tutti i suoi mezzi, dove Dio dispiegherà la sua potenza. Il serpente, questa volta, getterà dalla sua bocca, dietro alla Donna (la Chiesa), un fiume per portarla via con il torrente delle acque. Ma la terra, per la prima volta dopo molto tempo, aiuterà la santa Sposa di Gesù Cristo; aprirà i suoi abissi e inghiottirà il fiume minaccioso; E il drago, furioso per la sua sconfitta sul campo di battaglia che aveva scelto, e dove sperava di piantare per sempre il suo vessillo, combatterà tutti gli altri popoli che obbediscono alla Chiesa, e non si fermerà fino al bordo del mare, alla fine di tutta la terra, e dopo essere stato sconfitto ovunque (Et misit serpens ex ore suo post mulierem aquam tanquàm flumen , ut cam faceret trahi à flumine, Apoc. cap. XII, v. 15. Et adjuvit terra mulierem, et aperuit terra os suum, et absorbuit flumen, quod misit draco de ore suo, v. 16. Et iratus est draco in mulierem, et abiit facere prælium cum reliquis de semine ejus, qui custodiunt mandata Dei, et habent testimonium Jesu Christ , v. 17. Et stetit supra arenam maris – E il serpente fece uscire dalla sua bocca dietro alla donna un’acqua grande come un fiume, per trascinarla via con la forza del torrente di acque. Ma la terra aiutò la donna, aprì le sue profondità e assorbì il fiume che il drago aveva vomitato dalla sua bocca, e il drago era ancora più arrabbiato con la donna, e se ne andò a combattere contro gli altri figli che osservano i comandamenti di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, e si fermò sulla sabbia del mare -, v. 18) – Holzhauser – vol. 2, p. 37, Wüilleret) vede in questo fiume le deplorevoli tragedie dei secoli 11°, 12° e 13° che agitarono la Chiesa latina, e che non erano molto forti.-). Non si dica che queste grandi acque, questo fiume, non rappresentino i popoli sollevati contro la Chiesa; perché San Giovanni afferma che è così, e ci dice, nel capitolo XVII, che le grandi acque su cui siede la prostituta (Quæ sedet super aquas multas, v. 1) sono i popoli, le nazioni e le lingue (Aquæ quas vidisti, ubi meretrix sedet, populi sunt, et gentes, et linguæ, v. 15). – Il capitolo IX dell’Apocalisse ci sembra descrivere ancora meglio questo triste periodo dal 1827 alla grande crisi che abbiamo appena menzionato. San Giovanni sembra collocarsi in un periodo di calma, che sembrano essere i quindici anni di quella che è stata chiamata la Restaurazione, durante i quali i venti rivoluzionari non hanno soffiato sulla terra in modo tale da sconvolgerla. Al suono della sesta tromba, una voce venne dall’altare e disse all’Angelo che suonava la tromba di sciogliere i quattro angeli che erano legati al grande fiume Eufrate, cioè i rivoluzionari e gli anticattolici che erano senza potere nella civile Europa; infatti, Eufrate significa una cosa ben ordinata (Et sextus Angelus tuba cecinit, et audivi vocem unam ex quatuor cornibus altaris aurei, quod est ante oculos Dei, v. 13. Dicentem sexto Angelo qui habebat tubum: Solve quatuor Angelos qui alligati sunt in flumine magno Euphrate – E il sesto angelo suonò la tromba, e sentii una voce dai quattro angoli dell’altare d’oro che è davanti agli occhi di Dio, che diceva al sesto angelo che aveva la tromba: Sciogliete i quattro angeli che sono legati sul grande fiume Eufrate. – Holzhauser dice che questo sesto angelo è Lutero, e altrove lo sterminatore – vol. 1, pp. 381-393, Wüilleret). Queste due cose cose si escludono a vicenda. – se l’Angelo che suona la sesta tromba slega gli angeli ribelli, è perché le trombe indicano il male e la condotta dei malvagi, come abbiamo detto), v. 14. – E allora furono sciolti quei quattro angeli malvagi (poiché solo gli angeli ribelli sono legati), che erano preparati per l’ora, il giorno, il mese e l’anno in cui dovevano uccidere la terza parte degli uomini, e che, per questo motivo, si alzarono improvvisamente senza alcun pensiero. La loro cavalleria (che indica la loro grande velocità) era così numerosa che il Profeta la stima in venti milioni di uomini; i cavalieri avevano corazze di fuoco, giacinto e zolfo; le teste dei cavalli sembravano teste di leoni, il che rappresenta la loro forza e malvagità, e dalle loro bocche uscivano fuoco, fumo e zolfo (Et soluti sunt quatuor Angeli, qui parati erant in horam, et dicm, et mensem , et annum, ut occiderent tertiam partem hominum, v. 15. Et numerus equestris exercitûs vicies millies dena millia; et audivi numerum corum , v. 16. Et ita vidi equos in visione, et qui sede bant super eos habebant loricas igneas , et hyacinthinas et sulphureas , et capita equorum erant tanquàm capita leonum, et de ore eorum procedit ignis, et fumus, et sulphur, v. 17). – Queste tre piaghe, fuoco, fumo e zolfo, che uscirono dalla bocca dei cavalli, perché c’era il loro potere, le loro bestemmie e le loro abominazioni, uccisero la terza parte degli uomini, perché la spaventosa trama degli empi porterà a grandi massacri (Et ab his tribus plagis occisa est tertia pars hominum , de igne , de fumo et sulphure qui procedebant de ore ipsorum, v. 18. Potestas enim equorum in ore eorum est, v. 19) . Questi cavalli avevano anche code che assomigliavano a serpenti che ingannano gli uomini e ingannano le persone. Hanno fatto a gara con i cavalieri per danneggiare l’umanità colpevole, e per questo ci sembra che rappresentino le dottrine societarie, o meglio, antisociali dei nostri giorni, che hanno spinto il principio anarchico e anticristiano alle sue ultime conseguenze, e hanno così fortemente deluso coloro che hanno poca educazione, moralità e fortuna (Nam caudæ eorum similes serpentibus, ha bentes capita, et his nocent (Perché le loro code sono come serpenti, hanno la testa, e fanno male con queste.), v. 19. – Tante piaghe, castighi e tormenti temporali accumulati dalla bontà divina per convertire gli uomini con il timore, che è l’inizio della sapienza, non producono l’effetto proposto, anche su molti di coloro che erano considerati buoni. Gli uomini ciechi non riconoscono la mano che li colpisce e che ha aspettato così a lungo per farlo. Non si pentono delle opere delle loro mani; sprofondano ancora di più nel male; continuano a correre dietro agli onori, ai piaceri, agli agi e alle comodità della vita, a seguire ancora più fortemente e in tutto, la natura viziata, per la quale Dio è un male, perché la legge comanda di combatterlo; ad adorare così i demoni, gli idoli d’oro e d’argento, di ottone, di pietra e di legno; non fanno penitenza per i loro omicidi, i loro avvelenamenti morali o fisici, le loro fornicazioni e furti, che hanno costituito la proprietà di molti di loro (Et cœteri homines qui non sunt occisi in his plagis, ncque pænitentiam egerunt de operibus manuum suarum, ut non adorarent dæmonia et simulacra aurea, et argentea, etærca, et lapidea, et lignea quæ neque videre possunt, neque audire, neque ambulare, v. 20 Et non egerunt pænitentiam ab homicidiis suis, neque à veneficiis suis, neque à fornicatione suâ, neque à furtis suis, v. 21).

CONGETTURE SU LE ETÀ DELLA CHIESA E GLI ULTIMI TEMPI (8)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.