IL SEGNO DELLA CROCE (18)

IL SEGNO DELLA CROCE AL SECOLO XIX (18)

PER Monsig. GAUME prot. apost.

TRADOTTO ED ANNOTATO DA. R. DE MARTINIS P. D. C. D. M.

LETTERA DECIMASETTIMA.

11 dicembre.

Riassunto. — Natura del segno della croce. — Stima in che è tenuto di presente. — A qual cosa accenni la dimenticanza ed il disprezzo del segno della croce. — Spettacolo che presenta il mondo contemporaneo. — satana torna. — È mestieri esser fedele al segno della croce. Precipuamente avanti e dopo il pranzo. — La ragione, l’onore, la libertà lo comandano. — La ragione è favorevole o contraria a quelli, che hanno siffatto segno sugli alimenti? Esempi e ragioni.

Arma universale ed invincibile per l’uomo, parafulmine per le creature, simbolo di libertà pel mondo e monumento di vittoria pel Verbo Redentore: tale fu, mio caro Federico, il segno della croce agli occhi dei primi Cristiani. Da questa convinzione procedeva l’uso ch’eglino ne facevano, i sentimenti, che loro inspirava, il magnifico e piacevole spettacolo, a cui testé assistemmo.  Conservammo noi la fede de’ padri nostri? Per i Cristiani del secolo decimonono qual cosa mai è il segno della croce? come usano di esso a pro di sé stessi e delle creature? I sentimenti di fede, di confidenza, di rispetto, di fiducia e di amore, che loro inspira, sono vivi e reali? Il maggior numero di quelli, che fanno un tale segno non lo eseguono forse ignorando quel che operano, e senza attribuirgli valore alcuno, ed importanza? Quanti non lo eseguono affatto? Quanti credono ricevere onta dall’eseguirlo? Quanti ancora non son presi da sdegno al vederlo? E per fermo, eglino l’hanno tolto dalle loro case e dai loro appartamenti, cassato dalla loro mobilia, ed inutilmente lo si cercherebbe nelle pubbliche piazze, nelle passeggiate delle città, lungo le vie e ne’ parchi; poiché l’han fatto disparire da tutti i luoghi, dove i padri nostri l’aveano innalzato. Eglino, nuovi iconoclasti del secolo XIX, hanno spezzate le croci!  Qual cosa mai èquesta, ed a quale avvenire accennano siffatti sintomi? Vuoi saperlo? Rimonta al principio illuminatore della storia. Due principi oppositi si disputano il dominio del mondo, lo spirito del bene e lo spirito del male.Tutto che si opera è, o per inspirazione divina, o per inspirazione satanica. L’instituzione del segno della croce, l’uso continuo di esso, la fiducia che inspira, la potente virtù attribuitagli, è una inspirazione divina o satanica? È o l’una, o l’altra.  Se è una inspirazione satanica, il fiore della umanità, che sola fa questo segno, è da poi oltre diciotto secoli incurabilmente cieca, mentre che il rifiuto della umana compagnia, che sprezza la croce, avrebbe ogni lume: è un dire, che i miopi, i loschi e i ciechi del tutto vedano più di colui, che ha due buoni occhi. Credi possibile che l’orgoglio possa tanto impazzire da affermare simile paradosso, e che vi sia tale una incredulità, e di sì robusti polsi da sostenerlo? Ma se il segno della croce praticato, ripetuto, caro, considerato come arma invincibile, universale, permanente, necessaria alla umanità contro satana, le sue tentazioni e i suoi angeli, è una inspirazione divina, che vuoi che io pensi di un mondo, che non comprende più un tal segno, che più non lo esegue, che si vergogna di esso, che più non lo saluta, che lo vuole scomparso dalla vista degli occhi suoi, e dal cospetto del sole? A meno che la natura umana non si sia del tutto immutata, e che il dualismo non sia che una chimera; a meno che satana non abbia abbandonata la pugna; a meno che le creature non abbiano cessato di essere i veicoli delle sue funeste influenze: il Cristiano d’oggidì sprezzatore del segno della croce non è che un rampollo degenere di una nobile razza. Desso è un razionalista insensato che non comprende più la lotta, nè le condizioni di essa; il secolo decimonono è un soldato presuntuoso, che, spezzate le armi, e deposta ogni armatura, si getta alla cieca nel mezzo delle spade e delle lance nemiche, con braccia legate, e a petto nudo; la società moderna, una città, sommersa nel sensualismo de’ baccanali, smantellata, circondata d’innumerevoli inimici, che agognano a farne ruina, e passare a fil di spada la guarnigione. Farne una ruina! Ma non è questa già fatta? Ruina di credenze, ruina di costumi, ruina dell’autorità, ruina della tradizione, ruina del timor di Dio e della coscienza, ruina della virtù, della probità, della mortificazione, dell’ubbidienza, dello spirito di sacrifizio, di rassegnazione e di speranza: dappertutto, ruine cominciate, o ruine compite. Nella vita pubblica e nella privata, nelle città e nelle borgate, nei governanti e nei governati, nell’ordine delle idee e nel dominio de’ fatti, quanto di perfettamente cattolico resta incolume, ed intero? Ma in tutto ciò nulla v’ha, caro Federico, che ci debba meravigliare. Togli il segno della croce e tutto si spiega. Meno v’ha di croci nel mondo, più v’ha di satana. La croce è il parafulmine del mondo; toglilo, e la folgore cade a schiacciare e bruciare. Il segno della croce accenna al dominio del vincitore, n’è trofeo : spezzarlo è un far rivivere l’antico tiranno, e preparargli il ritorno.  Ascolta quanto scriveva, or sono diciassette secoli, uno degli uomini, che abbiano intesa tutta la misteriosa potenza di questo segno, dico il martire, il più illustre fra i martiri, Ignazio di Antiochia. Contempla questo Vescovo dai bianchi capelli, carico di catene, che attraversa seicento leghe per condursi a farsi dilaniare da’ leoni al cospetto della gran Roma. Vedilo; è calmo quasi fosse sull’altare, ilare, come se andasse ad una festa, e dà, lungo il cammino, istruzioni ed incoraggiamenti alle chiese dell’Asia accorse a salutarlo. Questi nella sua ammirabile lettera a’ Cristiani di Filippi, scrive: e il principe di questo mondo mena gran festa, quando qualcuno rinnega la croce. Esso conosce esser la croce, che gli apporta la morte, perchè dessa è l’arme distruggitrice di sua potenza. La vista di essa gli mette orrore, il suo nome lo spaventa. Innanzi questa venisse fatta, nulla trasandò perchè la si formasse, ed a siffatta opera egli spinse i figli della incredulità, Giuda, i Farisei, i Sadducei, i vecchi, i giovani, i sacerdoti: ma tosto che la vide sul punto d’essere compita si turba. Immette rimorsi nell’animo del traditore, gli presenta la corda, lo spinge a strangolarsi; spaventa con segni la moglie di Pilato, ed usa ogni sforzo ad impedire che venisse compiuta la croce, non perchè avesse rimorso, che se ne avesse non sarebbe del tutto cattivo; ma perchè presentiva la sua disfatta. Nè s’ingannava: la croce è il principio della sua condanna, di sua morte, e della sua perdita ». – Ecco due insegnamenti: orrore e timore di satana alla vista della croce e del segno di essa; gioia di lui nell’assenza dell’una e dell’altro. Vede egli un’anima, un paese senza la croce vi entra senza paura, e vi dimora tranquillo. Come inevitabilmente al cader del sole le tenebre succedono alla luce, così del pari desso ristabilisce il suo impero al disparir della croce. Il mondo attuale n’è sensibile prova. Non parlo del diluvio di negazioni, empietà, bestemmie inaudite che inondano il mondo, ma, che cosa mai sono, per chi non si soddisfa di sole parole, i milioni di tavole giranti e parlanti, gli spiriti battenti o familiari, le apparizioni, le evocazioni, questi oracoli e consultazioni medicali, le comunicazioni con i pretesi morti, che, ad un tratto, hanno invaso il vecchio ed il nuovo mondo (Dopo diciannove secoli di Cristianesimo vediamo ripetute le pratiche occulte di Delfo, di Dodone e di Sinope. La demonolatria assume nuove forme; mesmerismo, magnetismo, sonnambulismo, spiritismo, ipnotismo ed altre diavolerie, non sono altro che satanismo, sicrivea Ventura a M. des Mouseaux, la magia al secolo IIX. Lo spiritismo si è costituito in società sotto il nome Società Parisienne des spirites; ha le sue sedute, le sue contribuzioni, più migliaia di aderenti, che cerca moltiplicare per l’organo de’ giornali, due in Francia, ed un altro in Napoli. Insegna per mezzo de’ suoi mediums, o spiriti dei trapassati, che la religione cristiana è un mezzo per passare alla vera religione degli spiriti: che non esiste eternità di pene, ed ultimamente lo spirito di Orsini ha insegnato in Napoli che può uccidersi ogni tiranno! (Unità Cattolica, 21 gennaio 64. Il patriarca della nuova religione è Alan-Kardek, che a spese de’ gonzi e de’ superstiziosi, introita ogni anso 250,000 franchi. Tutto ciò in pieno secolo XIX! – Nota del Trad.). – Son forse queste cose nuove? No: l’umanità le ha già viste. Ma quando? Quando il segno della croce non proteggeva il mondo, quando satana era dio e re delle società! Di presente siffatte cose col ricomparire con proporzioni ignote di poi il vecchio paganesimo, quale avvertenza ne danno? se non che il segno liberatore cessando di proteggere il mondo, satana lo invade di nuovo. – Tu il vedi, caro amico, sono ben poco intelligenti quelli che abbandonano il segno della croce. Sieno eglino oggetto di nostra compassione e non d’imitazione! Fra tutte le circostanze in cui è da separarsi da loro, ve n’ha una in che lo si deve inevitabilmente. Per noi, come per i nostri padri, il segno della croce avanti e dopo il pranzo dev’esser cosa sacra; poiché come tale lo comandano la ragione, l’onore, la libertà.  La ragione. Se interroghi i tuoi compagni dimandando loro perchè non facciano il segno della croce innanzi prendano il cibo, ciascuno ti dirà: Non voglio singolarizzarmi operando altrimenti degli altri. Non voglio ch’io sia segnato a dito, e che altri si burli di me, per la osservanza di una pratica inutile, ed ormai fuori moda.  Non vogliono singolarizzarsi! Per loro onore, stimo credere, che non intendano la forza di siffatta espressione. Singolarizzarsi, è un dire, isolarsi, non operare come tutti gli altri. In siffatto senso si può ben essere singolare senza taccia di ridicolo; anzi, v’hanno delle circostanze ch’è mestieri esserlo ad isfuggire la colpa. Nel mezzo di un manicomio, l’uomo ragionevole che opera assennatamente; in un paese di ladri, l’uomo onesto, che rispetta l’altrui, sono de’ singolari: son dessi ridicoli? Nel senso in che è presa da’ tuoi compagni, singolarizzarsi vuol dire isolarsi, operando con maniere, che, movendo al riso, si oppongono agli usi ammessi e ci rendono ridicoli. Resta però vedere se, fare siffatto segno innanzi e dopo il pranzo sia un singolarizzarsi in maniera ridicola. Per fermo, ti diranno, perchè è un operare altrimenti dagli altri. Ma v’hanno altri ed altri. V’hanno alcuni, che fanno il segno della croce, e ve n’hanno altri ancora che non lo eseguono. Di siffatto modo facendolo o non facendolo noi non ci singolarizziamo, noi siamo sempre con altri. Siam noi ridicoli? Per rispondere a tale dimanda è da osservare chi sieno quelli, che fanno un tal segno, e chi quelli, che lo trasandano. Quelli che lo praticano sono tu, io, la tua onorevole famiglia, la mia, nè siam soli; prima di noi e con noi ve n’hanno ben altri ancora. V’hanno tutti i veri e coraggiosi Cattolici dell’Oriente e dell’Occidente da poi diciotto secoli, i quali, come vedemmo, sono il fiore della umanità, e con siffatta compagnia si diviene sì poco ridicolo, ch’è un esserlo al sommo, non appartenendo ad essa. Se ne eccettui quelli che vivono di parole, e che con esse vorrebbero tutto pagare, la proposizione è indegna di esser discussa. Nulla v’ha di più certo dell’aver con tutto studio il fiore della umanità eseguito il segno della croce, avanti e dopo il pranzo. I Padri de’ quali, ho testé apportate le sublimi testimonianze, Tertulliano, S. Cirillo, S. Efrem, S. Crisostomo, non lasciano alcun dubbio sulla universalità di questa religiosa usanza, presso tutti i Cristiani della primitiva Chiesa. Ma lascia che io ne aggiunga qualche altro. Quando si siede a mensa, dice il grande Atanasio, e si spezza il pane, lo si benedice per tre volte col segno della croce, e si rendono le grazie » (Cum in mensa sederis, coeperisque frangere panem, ipso ter consígnato signocrucis, gratias age. – De Viginet., n. 13). La benedizione della mensa col segno della croce non era solamente in uso presso le famiglie nella vita civile, ma l’era altresì negli eserciti, nella vita del campo. S. Gregorio di Nazianzo racconta, a questo proposito, un fatto venuto in gran fama. Giuliano, l’Apostata, gratificava l’esercito con istraordinaria distribuzione di viveri e di danaro. Dal lato al principe v’era un braciere acceso, e tutti i soldati vi gettavano un granello d’incenso. I soldati Cristiani imitarono i commilitoni pagani, nulla sapendo che in ciò vi fosse idolatria. Compiuta la distribuzione, tutti in uno raccolti desinavano in onore del principe. Sul cominciar della mensa, fu presentata la coppa ad un soldato cristiano, e questi, secondo l’usato, la benedisse. Tosto una voce si levò a dirgli: Quello che fai ripugna a quanto testé operasti. Che feci? Hai tu dimenticato l’incenso ed il braciere? Ignori che idolatrasti, che rinnegasti la tua fede?  Com’ebbe ciò inteso, levossi il guerriero e con lui i compagni d’arme, e tutti gemendo e strappandosi i capelli, a grandi grida, si dichiararono Cristiani, e protestarono contro l’inganno loro fatto dall’imperatore, e domandarono nuove prove per confessare la propria credenza.  L’apostata fattili arrestare e legare li condannò a morire, e dispose venissero condotti al luogo del supplizio;ma, a non far de’ martiri, accordò loro la vita rilegandoli nelle più lontane frontiere dell’impero (Orat. 1, contra Julian., Theodoret. – Hist., lib. Ill, c. 16). – Quando un prete trovavasi in un convito, a lui apparteneva l’onore di fare il segno della croce sugli alimenti (Ruinart. – Actes du martyrs de saint Theodoret). – La benedizione della mensa era in tanta stima di cosa santa, che al nono secolo i Bulgari convertiti alla fede dimandavano al Papa Nicolò I, se il semplice laico potesse supplire al prete in tale funzione. Per fermo, rispose il Pontefice; avvegnaché, a tutti è commesso preservare, col segno della croce, quanto gli appartiene, dalle insidie del demonio, e trionfare di tutti i suoi attacchi per lo nome di nostro Signore (Nam omnibus datum est, ut et omnia nostra hoc signo debeamus ab insidiis munire diaboli, et ab ejus omnibus impugnationibus in Christi nomine triumphare. – Resp. ad consult. Bulgar.). I tempi successivi han visto perpetuarsi presso tutti i veri Cattolici dell’Oriente e dell’Occidente l’uso del segno della croce prima e dopo il pranzo, e tu sai come sussista ancora di presente. – Noi conosciamo quelli che fanno il segno della croce, e gli altri che non lo fanno; è da vedere a chi i tuoi compagni diano la preferenza. I pagani non lo fanno, ed i giudei nemmeno, i maomettani neppure, gli atei e i cattivi Cattolici neanche, i Cattolici ignoranti o schiavi del rispetto umano parimente lo trasandano. Ecco quelli che non fanno il segno della croce, e che beffano quanti sono teneri di si pia usanza. Da qual lato è la singolarità ridicola?  Nella prossima lettera il resto della obbiezione.