LO SCUDO DELLA FEDE (180)

A. D. SERTILLANGES, O. P.

CATECHISMO DEGLI INCREDULI (XVII)

[Versione autoriz. Dal francese del P. S. G. Nivoli, O. P. – III ristampa. S. E. I. – Torino 1944]

LIBRO TERZO

LA CHIESA

II. — I caratteri divini della Chiesa.

b) L’unità della Chiesa.

D. Oltre alla sua origine e alla sua perpetuità, la Chiesa, secondo te, ha altri caratteri divini?

R. Ve ne sono quattro che si presentano tradizionalmente come i più notevoli, e per questa ragione si chiamano note o segni caratteristici della Chiesa. Noi li abbiamo inclusi or ora in una veduta generale; e sono l’unità, la santità, la cattolicità e l’apostolicità.

D. Come intendi l’unità?

R. Noi l’intendiamo di una sola credenza, di un solo governo, di un solo culto; e ciò per tutti i tempi e per tutti i paesi come in ciascun tempo e in ciascun paese. Perché tale è la prima necessità di questo gran corpo.

D. Non vi sarebbero dunque, in tutto questo, varietà e variazioni?

R. Ve ne sono e ve ne devono essere. Ma qui noi parliamo dell’essenziale.

D. Perché questa unità?

R. Perchè l’unità è la realtà stessa, perché soprattutto l’unità e la vita non sono che una sola cosa. Ma inoltre ricorda quale vita e quale realtà sono quelle della Chiesa. Se la Chiesa non è altro che l’unione di Dio con l’uomo e l’unione dell’uomo con Dio sotto una forma sociale, come mai vi sarebbero più Chiese, o come mai vi sarebbe divisione nel suo seno riguardo a ciò che precisamente ci aduna? Pluralità di Chiese significherebbe o pluralità di Dio, o pluralità dell’uomo secondo che egli ha rapporto con Dio. Se Dio è uno, e se anche l’uomo è uno, in Cristo, per unirsi a Dio, non ci può essere che una Chiesa. Da Dio e dall’uomo, in essa, sorge una nuova unità: quella dell’organismo umano-divino del quale Cristo è il capo, e tutti gli uomini sono chiamati a diventarne i membri, e lo Spirito Santo ne è l’anima. Perciò noi diciamo della Chiesa che essa è l’Incarnazione continuata, cosa necessariamente una. Il corpo di Cristo è forse diviso? dice S. Paolo. Non vi è che un Signore, una fede, un battesimo, un Dio padre di tutti, che (agisce) per mezzo di tutti, che (è) in tutti.

D. Dicevi poc’anzi che solo recentemente la Chiesa ha operato il suo ultimo concentramento: sarà dunque perché fin qui non era una.

R. La Chiesa fu sempre una; ma vi sono dei gradi nell’unità come ve ne sono nella vita, che noi diciamo confondersi con essa. Un organismo si unifica tanto più quanto più cresce la sua differenziazione e si moltiplicano le sue funzioni, purché questa differenziazione e quest’accrescimento di funzioni procedano dall’interno stesso, dal principio iniziale che cerca di rivelarsi in un modo sempre più ricco. L’uomo è più che un protozoo; questo, sezionato, sussiste: provati a segare un uomo! Così la Chiesa oggi, molto più complicata di quella dei primi tempi, e anche più una, perché la sua complicazione è il risultato d’un rigoglio interno, quello del principio divino che si vuole manifestare di più, e per questo si crea degli organi, ma senza cessare di dominarli, di orientarli verso i suoi propri fini, tanto più che il loro numero è più grande e più grandi le loro risorse.

D. Non vi sono nella Chiesa delle crisi di unità?

R. La vita sociale, religiosa o civile, come pure la vita individuale, è una serie di crisi che si sciolgono. L’essere ben costituito, tanto più l’essere divinamente costituito, trae di lì il suo progresso e fa l’opera sua.

D. Le crisi vanno crescendo con l’unità?

R. Le crisi vanno forse crescendo in numero, in ragione delle complicazioni nuove; ma decrescono in importanza coi progressi dell’unità. Oggi non si vede più la possibilità dell’arianesimo, del grande scisma d’Occidente, dello scisma greco, della riforma. Gli assaggi di dissidio, in Francia, nel momento della separazione, sono caduti nel ridicolo; la crisi modernista fu prontamente vinta. Ogni volta che una tale prova infierisce, una reazione unitaria viene a dimostrare la volontà di vita in uno che conserva la Chiesa.

D. Dici che l’unità si limita all’essenziale: in che consiste l’accessorio?

R. Consiste in differenze alle volte notevolissime, benché secondarie, in materia di credenze, di pratiche, di vita rituale, ecc., differenze che la Chiesa accetta oppure rifiuta di lasciar ridurre, perché essa le giudica utili, ad ogni modo normali, a condizione di mantenersi nei limiti.

D. Chi fissa i limiti?

R. La Chiesa stessa, solo giudice dell’anima sua e di ciò che rispetta, serve od offende l’anima sua.

D. Questa tolleranza ha anche i suoi periodi di tempo?

R. Normalmente essa cresce con l’unità di concentramento che ho descritto. Si è molto più facili circa i particolari, quando si è sicuri dell’insieme. Se Leone XIII e i suoi successori poterono sciogliere i riti orientali, è perché il Concilio Vaticano assicurava ugualmente l’unità, e se domani qualche genio incorpora alla teologia cristiana tutto il contributo contemporaneo, sarà perché prima si saranno ben notate le frontiere tra ciò che è acquisito e irreformabile da una parte, e dall’altra ciò che rimane pieghevole e che è materia di avvenire.

D. Perché l’avvenire apparterrebbe tutto alla tua Chiesa? Perché non vi sarebbe, più tardi, un’altra Chiesa?

R. Ci vorrebbe per questo un altro Cristo; ci vorrebbe una nuova incarnazione, e a che pro? Che farebbe il nuovo Cristo, che non abbia fatto e per sempre il primo? Che nuova materia d’azione, quando Gesù si è rivolto a ogni carne e ha inteso di unire a sé tutto il genere umano? Vi può essere un nuovo Adamo? Dunque, non è possibile, parimenti, che vi sia più un nuovo Cristo, un nuovo corpo di Cristo così come chiamiamo la Chiesa.

D. Il nuovo venuto potrebbe essere un nuovo profeta, un annunziatore.

R. E che cosa annunzierebbe? Parlando nel suo proprio nome, indipendentemente dalla divina parola già udita, egli non sarebbe che un anticristo; parlando nel nome di Cristo e nel senso di Cristo, non farebbe altro che spiegare, sviluppare, e a questo fine basta la Chiesa. Lo Spirito divino in missione permanente in mezzo a noi non ha altro compito. Venga pure un annunziatore, ma parlerà secondo questo Spirito; spiegherà il Cristo; egli sarà nella Chiesa.

D. Tu rifiuti dunque anticipatamente ogni nuovo Messia?

R. Lo stesso Gesù ci mise in guardia: « Se qualcuno vi dice; Cristo è qui, o: Egli è là, non lo credete ». Del resto quei che sognano rivelazioni successive e attendono dei nuovi Messia, anzitutto sono in ritardo; infatti, per quanto è possibile prevederlo, il conflitto dell’avvenire, come quello del presente, sarà questo: il Cristianesimo, o niente. Ma, ad ogni modo, costoro fanno Gesù diverso da quello che Egli è; vedono in lui il rabbino galileo di Renan, e non il Figliuolo dell’Uomo.

c) La Santità della Chiesa.

D. Hai parlato di santità: pretendi forse che la tua Chiesa sia una società di santi?

R. È anzi piuttosto una società di peccatori, poiché è una società di uomini. Ma se gli uomini ne sono la materia, la Chiesa stessa, nella sua realtà totale, è tutt’altro. In grazia di Cristo e dello Spirito di Cristo, essa è un composto umano-divino, e questo composto, disponendo degli influssi di Dio sotto tutte le forme richieste da questa vita a due che Dio propone all’umanità, non può essere che santo e santificante, checché ne sia delle miserie de’ suoi membri. La Chiesa è santità in Dio; la Chiesa è santa perfettamente in Cristo; è santa ne’ suoi mezzi usciti da Dio e da Cristo; aspira solamente ad essere santa in tutti i suoi membri.

D. Non basta questa mescolanza per paralizzare la sua azione?

R. La mescolanza del bene e del male nella Chiesa la incomodò sempre, ma non la potrebbe paralizzare. Anche un grano impuro germoglia, purché le sue impurità non tocchino il potere di germinazione nel suo centro. Qui il centro è divino; la tessitura stessa è divina e non potrebbe perire.

D. Si possono dunque esigere degli effetti di santificazione?

R. Teoricamente, no; perché questi effetti di santificazione hanno per soggetto delle creature libere. L’opera d’arte non è mai sicura di riuscire, quando la sua materia ha il potere di rifiutarsi. Dipende da ciascuno di noi per parte sua il tenere in scacco la santità della Chiesa, secondo che essa consiste in una estensione del suo valore. La Chiesa sarà nondimeno, nel suo fondo, santa e santificante, avendo sempre in sé lo Spirito e tutto il sistema de’ suoi mezzi di espansione.

D. Tu dici che questa risposta è teorica.

R. Unicamente teorica di fatto. Giacché l’umanità è ciò che è, composta di cattivi e di negligenti indubbiamente, ma anche di grandi anime e di anime di buona volontà; se nella Chiesa non vi fossero dei frutti visibili di santità, a buon diritto si dubiterebbe del suo valore santificante. L’albero si riconosce da’ suoi frutti, dice il nostro Vangelo.

D. Non temi che questa massima si rivolga contro di te?

R. La Chiesa non la teme; anzi l’invoca. Il germe che ha germogliato a dispetto delle sue impurità non dimostra forse la sua qualità intima e la sua autenticità in quanto grano di una certa specie? La Chiesa, non ostante i vizi de’ suoi fedeli o de’ suoi dirigenti, ha prodotto della santità nel mondo; si può dire che essa ne ha coperto il mondo: perché appunto vi era in essa un germe divino.

D. Non siete forse soddisfatti a troppo buon mercato?

E. La Chiesa è lontanissima da un contentamento ottimista; non è essa l’eterna brontolona che sempre dispera delle nostre bassezze, motivo per cui anche le nostre bassezze spesso si esasperano? Ciononostante, ambiziosa di assoluto, essa, a chi le domanda dei santi, ne può mostrare delle gloriose falangi. – Avevamo riconosciuto più sopra che nessun gruppo religioso ne può anche lontanamente offrire l’equivalente.

D. Essa non ha cambiato il mondo.

R. Anche i discepoli di Emmaus, il giorno dopo la Risurrezione, al principio dell’opera reale di Cristo, dicevano: « Noi credevamo che Egli avrebbe riscattato Israele ». L’opera della Chiesa è l’opera umana sopra la terra; essa è laboriosa; e, come ho detto, dipende da noi stessi, e il mondo non è finito,

D. Non vi sono dei tempi in cui la Chiesa pare diseredata di santità?

R. Solo la forma cambia. Là dove manca l’estensione, si osserva una concentrazione. Quando i canali regolari della grazia si chiudono, la grazia erompe, qua o là, in getti mirabili, e i periodi ingrati della storia contano i più grandi Santi,

D. Questi sono degli individui; ma vi è anche una santità sociale.

R. Noi ne abbiamo trattato, come dell’altra, a proposito della vera religione. Abbiamo dovuto confessare che la morale evangelica messa in opera nella Chiesa e per la Chiesa, nelle società cristiane, è alla base della civiltà.

D. La Chiesa cattolica vi ebbe una parte preponderante?

R. Fino alla riforma, ciò non si può mettere in dubbio. Dopo la riforma, ciò è anche più certo.

D. Tuttavia si sente dire che le società protestanti, sono superiori, moralmente, alle società cattoliche.

R. A questo darò una triplice risposta. Guardando alle apparenze, si potrebbe credere che certi gruppi protestanti son di fatto di una moralità e di una religione superiore, almeno sotto certi aspetti. Ma quando si è abbastanza informati da andare a fondo delle cose e si generalizza, il giudizio cambia. – In secondo luogo, se tu consideri la parte eletta, che permette un più giusto apprezzamento, la bilancia trabocca totalmente in favore della parte eletta cattolica. – Finalmente, e qui sta il principale, cerca dove sono i Santi, cioè gli eroi religiosi, quelli che, in grazia di quell’alto misticismo che prova l’unione con Dio, manifestano appieno la portata e la fecondità del principio: essi sono una pleiade nel Cattolicismo; non se ne vedono nel protestantesimo. Il protestantesimo alberga molte nobili anime; se ha prodotto dei santi, fu nel segreto; storicamente, in ciò che si vede, che solo è in causa per noi, si ha il diritto di dire: Esso non ha prodotto dei santi; non ha dei genii religiosi; non ha degli eroi. Ora, se tu volessi stabilire tra due eserciti una scala comparativa di valori, non parleresti anzitutto delle unità eminenti, dei grandi soldati, dei grandi capi, dei grandi duci, degli eroi? Così si giudica, nel fatto, il principio vivificante della Chiesa.

D. Tu attendi dall’avvenire un grande sforzo di santità nuova?

R. Ancora una volta, che l’opera dello Spirito si compia, dipende da quelli in cui lo Spirito lavora. Ma noi non temiamo uno scacco che supporrebbe o una malizia sovrumana dalla parte degli uomini, o un rifiuto della misericordia dalla parte di Colui che disse: La mia misericordia è più grande del tuo peccato, o Israele. «Io credo, scriveva Ozanam, al progresso dei tempi cristiani; e non mi spavento delle cadute e dei traviamenti che lo interrompono. Le fredde notti che succedono al calore dei giorni non impediscono all’estate di seguire il suo corso e di maturare i suoi frutti ».

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.