IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE: LIBRO SETTIMO

IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE:

LIBRO SETTIMO

SUI CAPITOLI XV E XVI.

Continuazione delle rivelazioni speciali e particolari fatte a San Giovanni sui regni di Maometto e dell’anticristo; e anche sulle ultime piaghe e l’ultimo trionfo della Chiesa, così come su altre particolarità che la riguardano.

§ I.

Rassomiglianza e rapporti di date e di caratteri trovati tra Maometto e l’anticristo, cioè tra il fondatore dell’impero turco e il suo consumatore.

Prima di continuare con questa interpretazione dell’Apocalisse, è opportuno dare qui le somiglianze e le sorprendenti relazioni di date e di caratteri che si trovano tra Maometto, fondatore dell’impero turco, e l’anticristo, che doveva essere il suo consumatore ed ultimo sovrano. Vedendo queste ammirevoli connessioni e somiglianze, si avrebbe ragione di credere che Dio, nei decreti della sua infinita saggezza, abbia voluto avvertire la sua Chiesa con dei segni caratteristici con i quali potesse riconoscere e scoprire in anticipo il suo più grande nemico, in modo da poter stare in guardia e prepararsi alla terribile lotta della fine dei tempi. È per stabilire meglio questo parallelo che è importante dare, all’inizio, un riassunto storico e biografico della vita di Maometto; allo stesso tempo, citeremo alcune delle grandi caratteristiche che i Profeti hanno predetto sull’anticristo, per confrontare questi due tiranni tra loro. Diciamo dapprima una parola sui due predecessori di Maometto, Chosroe e suo figlio Siroes, che gli prepararono la strada per raggiungere un così alto grado di potere. Si sa da quanto sopra che l’Impero Ottomano sia il nemico giurato del Cristianesimo e dell’Impero Romano. Ora, La guerra di Cosroe II contro l’Impero Romano fu intrapresa per vendicare la morte di Maurizio, il benefattore di questo principe. Questa guerra divenne un’immensa devastazione per il Cristianesimo. Nel 615, Shaharbarz, genero del monarca persiano, marciò alla testa di un considerevole esercito, prese Gerusalemme, mise a morte migliaia di monaci, vergini e sacerdoti, bruciò le chiese e persino la basilica eretta da Costantino, e portò via i vasi sacri e gli ornamenti, molti dei quali erano appartenuti al tempio di Salomone e che Belisario, vittorioso in Africa, aveva riportato nella città santa. Egli mise in prigione i solitari. – I Giudei della Palestina furono abbastanza ricchi da comprare 90.000 prigionieri Cristiani destinati alla morte. Zaccaria, patriarca di Gerusalemme, condivise l’esilio del suo gregge. Il legno della vera Croce faceva parte del bottino di Schaharbarz e fu depositato nella città di Kandsac o Tauritz. I proscritti di Gerusalemme rimasero tredici anni in potere dei Persiani. Durante questo periodo, Modesto governò la Chiesa in assenza di Zaccaria, e le pie liberalità di San Giovanni Elemosiniere, Patriarca di Alessandria, aiutarono a riparare i mali che la guerra aveva provocato. L’imperatore Eraclio, dopo diversi anni di combattimenti vittoriosi, concluse una pace gloriosa con Siroe, figlio e successore di Cosroe. Il popolo prigioniero, il Patriarca e il legno sacro della redenzione furono restituiti. Nel 629, Eraclio completò le celebrazioni del suo trionfo con una cerimonia religiosa a Gerusalemme. In mezzo alla moltitudine accorsa per la solennità, l’imperatore si caricò la croce sulle spalle e la portò al Calvario. L’Esaltazione della Croce, il 14 settembre, è un ricordo di questo grande giorno. Gli autori antichi ci dicono che il legno sacro rimase nella sua cassa con i sigilli intatti. I Persiani non l’avevano toccato. Il Patriarca Zaccaria aprì la cassa con la sua chiave per la cerimonia. Eraclio cacciò i Giudei da Gerusalemme e consegnò ai Cattolici il santuario che i Persiani avevano dato ai nestoriani. Modesto aveva innalzato la basilica del Santo Sepolcro, grazie all’aiuto di Eraclio. Fermiamoci qui un momento. Non vediamo, in questi bei trionfi che la Chiesa ottenne sui nestoriani sostenuti dagli empi principi che li stabilirono a Gerusalemme, un tipo di sesta età della Chiesa, l’età della consolazione che deve precedere l’arrivo dell’Anticristo? Infatti il trionfo che la Chiesa otterrà nella sesta età sui turchi e gli eretici, precederà il regno dell’Anticristo, proprio come il trionfo di Eraclio sui nestoriani precedette l’instaurazione del Maomettanesimo. E questo imperatore Eraclio, per mezzo del quale furono ottenute tutte queste vittorie, non è anche un tipo del grande imperatore che deve liberare la Chiesa dal giogo degli eretici e delle nazioni dell’Impero d’Oriente? Ma continuiamo la nostra storia. Si avvicina il tempo in cui la Gerusalemme cristiana incontrerà i suoi nemici più formidabili e costanti. Colpendo Gerusalemme, alta immagine della fede di Gesù, l’islamismo ha attaccato il suo fondatore e rovinerà, col suo consumatore, le idee più belle, le più salutari e le più feconde che Dio ha messo nel cuore dell’uomo. Nel 609, un uomo della Mecca, un mercante di cammelli, Muhammad, figlio di Abdullah e Amina, della nobile tribù dei Koreischiti, di quarant’anni, annunzia ai suoi parenti e amici che l’Angelo Gabriele, visitandolo in un’apparizione notturna, lo avrebbe salutato con il nome di apostolo di Dio. Tali erano le “modeste” pretese del fondatore dell’islamismo; ecco ora quelli del suo consumatore;ì: è San Paolo che parla, II Tess. II, 1: « Vi preghiamo, fratelli miei, per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo e per la nostra riunione con lui, di non essere così facilmente scossi nei vostri sentimenti, e di non allarmarvi per rivelazioni, o discorsi, o lettere, che si suppone vengano da lettere che si presume vengano da noi, come se il giorno del Signore stesse per arrivare. Che nessuno vi inganni in alcun modo, perché quel giorno non verrà finché non sia venuta l’apostasia e non si sia visto l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, che si innalzerà contro Dio al di sopra di tutto ciò che è chiamato Dio o che è adorato, fino a porre il suo trono nel tempio di Dio, mostrandosi come Dio. » Era stata a lungo l’abitudine di Maometto di meditare e pregare in una grotta sul monte Hara vicino alla Mecca durante il mese di Ramadan ogni anno. Sognava la speranza di fondare una nazionalità in mezzo alle tribù d’Arabia, separate l’una dall’altra da odi profondi, e di riportare all’unità religiosa quelle tribù divise tra le dottrine di Zoroastro e quelle del sabeismo, suddivise in numerose sette. Quando Maometto si presentò come profeta, non fu creduto; gli furono chiesti miracoli come li avevano fatti Mosè e Gesù Cristo; i suoi compatrioti erano pronti a proclamare la sua missione soprannaturale, se, alla sua parola, le sabbie del deserto fossero cambiate in giardini fioriti, se il suo potere trasportasse loro e le loro mercanzie in un batter d’occhio nelle fiere della Siria. L’impostore disdegnava i miracoli come mezzi troppo inefficaci per sostenere l’autorità di un messaggero di Dio; si limitò a trarre dalla sua immaginazione un racconto meraviglioso: il suo rapido viaggio notturno dalla Mecca a Gerusalemme, in groppa ad una bestia bianca, più piccola di un mulo, più grande di un asino, e la sua ascesa al settimo cielo. Passando per le alte dimore, salutò i patriarchi, i profeti e gli Angeli; e da lì agli ultimi limiti, avendo Dio toccato la sua spalla, un brivido freddo gli entrò nel cuore. Poi tornò a Gerusalemme sul suo cavallo bianco per ripartire per la Mecca. In meno di un’ora, il profeta aveva attraversato tutti questi spazi infiniti. Cacciato dalla Mecca dalla sua stessa tribù (622), fece un’entrata trionfale a Medina, seduto su un cammello con una specie di parasole di palma spiegato a guisa di tabernacolo, e un turbante spiegazzato che sventolava come una bandiera (Oh, quanto è burlesca e rozza questa imitazione dell’entrata trionfale di Gesù Cristo a Gerusalemme!). Nonostante ciò, l’energia ed il fascino delle sue parole, i prodigi che raccontava in nome del cielo, i quadri della sua immaginazione, le ricchezze che prometteva in questo mondo e il paradiso voluttuoso che annunciava nell’altro, moltiplicarono il numero dei suoi discepoli in pochi anni. Salito al potere, Maometto mantenne la semplicità del mercante di cammelli. Padrone dell’Hedjad, dello Hiemen e di tutta la penisola araba, è stato visto rammendare la sua scarpa, il suo mantello di lana, mungere le sue pecore e accendere il suo fuoco. Burlesco imitatore di Gesù Cristo e dei suoi profeti, faceva dei datteri e dell’acqua pura il suo cibo quotidiano. Il lusso dei suoi pasti non andava oltre il latte e il miele; ma confessava che gli piacevano molto le donne ed i profumi. In questo era un vero tipo dell’anticristo di cui Daniele dice, XI, 37: « Egli si darà alla concupiscenza delle donne. » Abbiamo visto che l’anticristo pretenderà di essere adorato come Dio. Vediamo cosa pensava Mohammed di se stesso: « Dio ha creato tutti gli uomini e ha fatto di me il migliore degli uomini; ha diviso gli uomini in nazioni e mi ha messo nella migliore delle nazioni; ha diviso ogni nazione in tribù e mi ha messo nella migliore delle tribù; ha diviso le tribù in famiglie e mi ha fatto nascere nella migliore delle famiglie. Sì, la mia famiglia è migliore delle vostre, e i miei antenati sono migliori dei tuoi. Io sono il capo ed il modello degli uomini, e non me ne vanto. Sono il più eloquente degli arabi, e sarò io il primo a bussare alla porta del Paradiso, perché sono il primo la cui tomba sarà aperta nel grande giorno. Abramo mi ha chiesto a Dio, Gesù mi ha annunciato al mondo e mia madre, quando mi ha dato alla luce, ha visto una grande luce dall’Oriente all’Occidente. » – Tale è l’uomo che con il suo entusiasmo fanatico si propose di cambiare l’universo. Eccitando tutti i sentimenti violenti, mise fuoco alle passioni per realizzare i suoi vasti disegni. La guerra tra le tribù d’Arabia, un gioco, un istinto, un bisogno ardente. Le brillanti energie del deserto avevano bisogno di lottare: Maometto diede loro il mondo da conquistare. Non sarebbe stato compreso se avesse parlato di carità e misericordia; il segno della sua dottrina era la spada, che chiamava la chiave del cielo e dell’inferno. Missionario barbaro, così come feroce sarà il suo ultimo successore, non si impadroniva di anime, ma di corpi. Carnefice delle coscienze, ci si doveva inchinare alle sue favolose rivelazioni così come ci si dovrà inchinare davanti all’immagine del suo successore per adorarlo, o scegliere tra la morte e la servitù. I suoi discepoli non hanno mai pensato al pericolo; aveva detto loro che una goccia di sangue per la sua causa, che lui chiamava quella di Dio, una notte trascorsa sotto le armi, era meglio di due mesi di digiuno e di preghiera. – Aveva detto loro che nel giorno del giudizio, le ferite che avevano ricevuto avrebbero brillato di uno splendore celeste, esalando profumi, e che le ali degli angeli avrebbero sostituito le membra perse in battaglia. Nonostante tutto questo prestigio di gloria e questa presunta elevazione di Maometto al settimo cielo, la sua morte non fu più felice di quanto lo sarà quella del suo ultimo successore, il quale, dopo aver voluto salire in cielo come Enoch ed Elia, sarà precipitato nell’abisso. Sappiamo infatti che Maometto fu avvelenato a Medina nel 632, dopo aver fatto un pellegrinaggio alla Mecca alla testa di centoquattordicimila proseliti. Abbiamo appena visto alcune delle relazioni morali e caratteristiche che si possono stabilire tra i due uomini che il demonio ha scelto per perdere il genere umano dando luogo alle sciocche pretese del suo orgoglio, che è più antico del mondo, e imitando Dio nell’opera divina di redenzione. L’antico serpente ispirò così Maometto a spacciarsi per un profeta, promettendo di condurre gli uomini alle porte del paradiso: una grossolana impostura con la quale cercò di imitare Gesù Cristo negli atti della sua vita pubblica, ed è questa infernale opera che l’anticristo continuerà e svilupperà in modo prodigioso, fino al punto di sedurre gli stessi eletti, se fosse possibile. Perché questi non si accontenterà del titolo di profeta, ma pretenderà addirittura di essere adorato e riconosciuto come Dio. Ci resta ora da stabilire le relazioni di date che uniscono questi due tiranni, e che Dio, sovrano Creatore e organizzatore di tutte le cose, sembra non aver stabilito invano nei suoi eterni decreti. Le conseguenze che si possono trarre moralmente da queste relazioni sono un prezioso avvertimento per la Chiesa; perché i fedeli, avvertiti in anticipo, non devono scandalizzarsi dei terribili eventi che il Signore si compiacerà di permettere per la maggior gloria del suo Nome e per la prova dei suoi eletti. 1° Prendendo come base per questi calcoli l’anno della nascita dell’Anticristo (1855 1/2) indicato dal venerabile Holzhauser, e basandosi solidamente sui quarantadue mesi, cioè sui milleduecentosettantasette giorni e mezzo (Alcuni interpreti contano milleduecentosessanta giorni in quarantadue mesi, moltiplicando il mese per trenta giorni; quanto a noi, abbiamo fatto di questi quarantadue mesi, tre anni e mezzo, che corrispondono a milleduecentosettantasette giorni e mezzo, poiché un anno ne conta trecentosessantacinque), di tutta la durata del regno dei musulmani in Palestina; Apoc, XI, 2, e basato sul numero della bestia 666. Apoc. XIII, 18, che rappresenta un numero di mesi che formano cinquantacinque anni e mezzo; all’anno di nascita dell’Anticristo (1855 1/2) va aggiunta la durata della sua vita (cinquantacinque anni e mezzo) e otteniamo la data della sua morte nell’anno 1911.

2 ° Da questa data 1911, bisogna sottrarre i milleduecentosettantasette anni e mezzo della durata dell’Impero Ottomano, e si ottiene l’anno 633 1/2, che può, storicamente parlando, essere considerato come l’inizio di questo potere, anche se Maometto morì nel 632. Allora, poiché i giorni dell’Anticristo saranno abbreviati di dodici giorni e mezzo, assumendo la stessa abbreviazione nella vita di Maometto, e facendo questa ulteriore sottrazione si arriva al tempo dell’Egira che fu l’inizio del maomettanesimo propriamente detto; così otteniamo il 621 e il l’Egira ebbe luogo nel 622. 3º Prendendo l’anno della vittoria dei Cristiani sui turchi da parte di Eraclio, 629 1/2, si aggiungono i milleduecentosettanta anni e mezzo del regno ottomano, e si ottiene, per contrasto, il tempo della sconfitta dei Cristiani da parte dell’anticristo, sei mesi prima che egli entri nella pienezza del suo regno. Infatti, 1277 e 1/2 aggiunto a 629 e 1/2 è 1907.. Per capire queste relazioni di date, non dobbiamo dimenticare che il regno dell’Anticristo durerà tanti giorni quanti anni durò l’impero ottomano.

4. Sommando la differenza tra il giorno della nascita di Maometto, il 10 aprile, e il giorno della sua morte, il 17 giugno, otteniamo sessantotto giorni, ai quali dobbiamo sottrarre i dodici giorni e mezzo dell’abbreviazione. E contando questi giorni come anni, otteniamo che Maometto avrebbe vissuto lo stesso numero di anni dell’anticristo, se anche i giorni di Maometto fossero stati accorciati di tanti anni quanti saranno i giorni del regno dell’anticristo, e cioè otteniamo cinquantacinque anni e mezzo. Ora, se fosse possibile trarre una conclusione da tutte le connessioni di date trovate nelle vite di questi due tiranni, la più ragionevole e utile, secondo noi, sarebbe la seguente: Poiché Maometto ha iniziato la sua vita pubblica all’età di quarant’anni, saremmo giustificati nel credere che l’anticristo comincerà a far sentire la sua presenza alla stessa età, cioè verso l’anno 1896.

(Ricordiamo le tre profezie sopra citate – v. libro sesto -, in cui Dio prolunga di un altro secolo il tempo assegnato al demonio per combattere la Chiesa ed il Cristianesimo – ndr. -).

§ II.

Dell’apertura del tempio, del tabernacolo, della testimonianza prima dell’ultima desolazione.

CAPITOLO XV- VERSETTO 5-8.

Et post hæc vidi: et ecce apertum est templum tabernaculi testimonii in cælo, et exierunt septem angeli habentes septem plagas de templo, vestiti lino mundo et candido, et præcincti circa pectora zonis aureis. Et unum de quatuor animalibus dedit septem angelis septem phialas aureas, plenas iracundiæ Dei viventis in sæcula saeculorum. Et impletum est templum fumo a majestate Dei, et de virtute ejus: et nemo poterat introire in templum, donec consummarentur septem plagæ septem angelorum.

[Dopo di ciò mirai, ed ecco si aprì il tempio del tabernacolo del testimonio nel cielo: e i sette Angeli che portavano le sette piaghe, uscirono dal tempio, vestiti di lino puro e candido, e cinti intorno al petto con fasce d’oro. E uno dei quattro animali diede ai sette Angeli sette coppe d’oro, piene del l’ira di Dio vivente nei secoli dei secoli. E il tempio si empì di fumo per la maestà di Dio e per la sua virtù: e nessuno poteva entrare nel tempio, finché non fossero compiute le sette piaghe dei sette Angeli].

I. Vers. 5. – E dopo questo vidi, ed ecco, il tempio del tabernacolo della testimonianza era aperto nel cielo. Qui inizia la testimonianza sigillata con il sangue dei martiri della fine dei tempi. Questi martiri predicheranno su tutta la terra la fede in Gesù di Nazareth crocifisso, contrariamente alla falsa dottrina che apparirà in quel tempo, e il cui scopo sarà quello di far credere al mondo che Cristo non è Gesù di Nazareth crocifisso, venuto sulla terra molti secoli prima; ma che il Cristo sia apparso di recente, e che è nel deserto, cioè in Giudea. Perché la Giudea è la corte fuori dal tempio; è un deserto che le acque salvifiche del Battesimo e il sole vivificante della fede hanno lasciato sterile; è anche il luogo più appartato della casa, cioè Gerusalemme, che era, e sarà soprattutto allora, il luogo più appartato della casa d’Israele. (Matth., XXIV, 23): « Allora se qualcuno vi dice: ‘Ecco, il Cristo è qui o là, non credeteci. Perché sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti, e mostreranno grandi segni e prodigi, in modo da ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. Lo prevedo in anticipo. Se dunque vi dicono: Ecco, è nel deserto, non uscite. Ecco, è nella parte più remota della casa; non crederci. ». – E dopo questo ho visto. Qui San Giovanni annuncia una visione, diversa da quella descritta nel penultimo capitolo. Ed ecco, il tempio del tabernacolo della testimonianza era aperto nel cielo. Questo tempio rappresenta: 1° Le verità della fede preziosamente conservate nella Chiesa di Gesù Cristo designata dal cielo. Ora il tempio del tabernacolo che contiene queste verità sarà aperto: a) in cielo, mediante i doni di Dio e l’invio dei sette Angeli; specialmente Enoch ed Elia; b) e sulla terra, cioè nella Chiesa militante rappresentata anche dal cielo. Queste verità di fede saranno allora pubblicate in tutto l’universo, e coloro che le predicheranno ne daranno testimonianza con il martirio e i miracoli. 2° Questo tempio del tabernacolo della testimonianza rappresenta anche il cuore e la mente della Chiesa, e il sacerdozio, specialmente i predicatori e i dottori. E questo tempio sarà aperto nel cielo propriamente detto, attraverso la comunicazione delle grazie e dei doni che lo Spirito Santo fornirà alla Chiesa militante per la grande opera di quest’ultima testimonianza. – 3º Questo tempio ricorda il tabernacolo della testimonianza in cui erano conservate la legge e le tavole della Legge. Questo tempio, e specialmente il suo santuario, nel quale erano conservate le tavole della Legge, è una perfetta rappresentazione del luogo sacro abitato dai Santi, e dal quale i sette Angeli verranno a vendicare la legge del Signore, ingiustamente violata dagli uomini.

II. Vers. 6. – E i sette Angeli uscirono dal tempio, portando sette piaghe; erano vestiti di puro lino bianco e si cingevano il petto con cinture d’oro. 1º Questi sette Angeli che portavano le piaghe sono tra gli spiriti che, come abbiamo visto nel capitolo I, 4, stanno in piedi davanti al trono di Dio. Essi usciranno dal tempio, cioè dal santuario celeste, e porteranno le sette piaghe di cui si parla in seguito, e presiederanno all’apostolato della fine dei tempi. 2° Questi sette Angeli rappresentano l’universalità dei predicatori e dei dottori che percorreranno la terra verso la fine dei secoli, con Enoch ed Elia alla loro testa, per rafforzare gli uomini nella fede in Gesù crocifisso, per testimoniare la verità del Cristianesimo, per mettere in guardia i fedeli contro l’ultima e più abominevole delle eresie, e infine per castigare il mondo incredulo, o per incutere timore dei giudizi di Dio con le piaghe che sarà dato loro di diffondere sulla terra. Erano vestiti di puro lino bianco. Queste parole si riferiscono chiaramente al sacerdozio il cui abito principale è l’alba. Si dice che questa veste sia fatta di puro lino bianco, a causa della purezza e della semplicità che deve sempre essere l’ornamento principale del sacerdote. Questa alba è chiamata abito, perché veste effettivamente il sacerdote nelle sue funzioni sacre, e copre il suo corpo dalla testa ai piedi. E cinti il petto con cinture d’oro. Queste cinture d’oro designano anche, e in modo ancora più speciale, il sacerdozio, e specialmente gli ultimi apostoli della fede, che saranno rivestiti della giustizia, della forza e della carità di Dio per dare più efficacia alla loro parola sacra. 1° Gli ultimi apostoli saranno effettivamente rivestiti di giustizia, perché saranno santi e praticheranno e predicheranno la giustizia e la verità; e la giustizia è rappresentata nella Scrittura da una cintura. Isaia XI: « La rettitudine sarà la cintura dei suoi lombi ». 2 ° Forza, la cintura di cui questi Santi saranno rivestiti per esercitare la potenza di Dio sulla terra, e per riportare gli uomini alla verità, o per mantenerveli. (Isaia, XXII, 21): « Lo rivestirò con la tua veste, lo onorerò con la tua cintura, il tuo potere passerà nelle sue mani. « 3°  La carità, designata dalle parole, cintura d’oro; perché l’oro figura la carità provata, ed anche la purezza di cui questi santi saranno  adornati. « 4° La cintura rappresenta nella Scrittura la castità sacerdotale di cui saranno rivestiti questi apostoli destinati al martirio, Apoc. XIV, 4: « Questi non si sono contaminati con donne, perché sono vergini. » 5° Infine, la cintura rappresenta la penitenza che questi santi praticheranno e predicheranno. Questa cintura è anche chiamata cilicio. Questi santi porteranno i loro cinti d’oro sul petto, perché testimonieranno la verità, la giustizia e la santità di Dio sulla faccia della terra, e perché le virtù cristiane di cui saranno i difensori serviranno loro come armatura. Si sa in effetti che le antiche corazze erano un tempo formate da fasce o cinture di cuoio forte e flessibile allo stesso tempo.

III. Vers. 7. – E uno dei quattro animali diede ai sette angeli sette coppe d’oro piene dell’ira di Dio che vive nei secoli dei secoliUno dei quattro animali, cioè uno dei quattro Evangelisti a nome di tutti, diede ai sette Angeli sette coppe d’oro piene dell’ira di Dio. Con queste parole, San Giovanni indica il motivo e l’occasione per cui i sette Angeli che rappresentano il sacerdozio e l’apostolato riceveranno delle coppe d’oro piene dell’ira di Dio. Questo motivo e questa occasione sono le verità di fede contenute nel Vangelo, che la nuova eresia attaccherà e che questi apostoli dovranno difendere. San Giovanni cita solo uno dei quattro Evangelisti che distribuiscono queste sette coppe dell’ira di Dio; è per rappresentare meglio l’unità e la perpetuità della fede che questi ultimi predicatori predicheranno. Infatti, essi attingeranno la loro dottrina dalla stessa fonte dei primi Apostoli, cioè da Gesù Cristo; ed è da questa unica fonte che essi otterranno anche i mezzi per accreditare e corroborare la loro parola divina. Questi mezzi saranno le piaghe miracolose che sarà dato loro di riversare sugli uomini per mantenerli, con il timore dei castighi, sulla via della verità che era loro nota, come i primi Apostoli vi attiravano coloro che non la conoscevano con miracoli d’amore e con la speranza delle ricompense. E uno dei quattro animali diede ai sette angeli sette coppe d’oro piene dell’ira di Dio. Con queste coppe d’oro, San Giovanni designa il contenitore per il contenuto, cioè le piaghe in questione in questo capitolo. Queste coppe d’oro indicano la causa dell’ira di Dio e questa causa sarà l’orribile eresia di questo tempo, chiamata l’abominio della desolazione. Poiché la coppa d’oro rappresenta la Passione di Gesù Cristo ed il Santo Sacrificio della Messa, la cui memoria l’Anticristo cercherà di cancellare, anzi la cancellerà del tutto secondo Daniele, XII, 11: « Dal momento in cui il sacrificio perpetuo sarà abolito e l’abominio sarà messo nella desolazione, ecc. » – Queste coppe d’oro richiamano anche l’idea della carità, perché è a scopo di carità e per preservare le anime dalla morte eterna che gli ultimi apostoli affliggeranno gli uomini nelle cose transitorie e periture di questo mondo. Questo, almeno, è il pensiero che emerge dalle ultime parole del testo: Che vive nei secoli dei secoli. Questo passaggio indica l’eternità di Dio e le punizioni eterne di coloro che rifiutano di sottomettersi alla penitenza temporale predicata o inflitta loro nelle ultime piaghe. Infine, queste coppe d’oro alludono alla coppa che veniva usata nei tempi antichi nelle grandi feste, e dalla quale dovevano bere tutti coloro ai quali veniva presentata; e la Scrittura usa spesso questa coppa per rappresentare l’ira e la vendetta divina. Vedi Isaia, II, 17 , 22 e Geremia, XXV, 15 , ecc.

IV. Vers. 8E il tempio si riempì di fumo, a causa della maestà e della potenza di Dio; e nessuno poteva entrare nel tempio fino a quando le sette piaghe dei sette Angeli fossero consumate. Il tempio qui rappresenta la Chiesa militante, e questo tempio sarà riempito di fumo, a causa della maestà e della potenza che Dio manifesterà con le piaghe di cui parla. Queste piaghe saliranno come un grande fumo dal grande fuoco della carità di questi apostoli animati e illuminati dallo Spirito Santo. Queste piaghe sorgeranno anche dal grande fuoco dell’ira di Dio per purificare i buoni e per castigare i malvagi nel tempo e nell’eternità. Questo confronto del fumo è davvero ammirevole! 1° Il fumo che esce dal fuoco si diffonde e si espande nell’aria. 2°. È visibile e tocca i sensi; attira l’attenzione degli uomini, soprattutto se è grande, oscura e acceca coloro che ne sono avviluppati. 3°. Mette a disagio gli uomini e può anche farli morire asfissiandoli. 4. È passeggero e si dissipa con il tempo, specialmente se si alza un forte vento. 5°. Eccita le lacrime. 6° Infine preserva le carni dalla corruzione. Ora, tali saranno perfettamente gli effetti di queste ultime piaghe, che saranno come un grande fumo che il grande vento della tribolazione dell’anticristo spargerà sulla terra per permesso di Dio. È sufficiente considerare ogni punto in particolare per convincersi dell’esattezza di questo confronto. Questo fumo si diffonderà ed espanderà in modo tale che uscirà anche dall’immenso tempio della cristianità e raggiungerà il cortile del tempio, cioè il regno stesso dell’anticristo: Apoc. XVI, 10: « E il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia, etc. » 2° Esso sarà visibile e disturberà talmente gli uomini su tutta la terra al punto da farne morire in gran numero. Apoc. XI, 10: « Questi due profeti tormenteranno coloro che abitano la terra, etc. » 3º Queste piaghe, in quanto sono temporali, saranno passeggere, e dureranno solo fino alla fine del regno dell’anticristo, la cui rovina sarà consumata dall’ultima di queste piaghe. 4° Esse strapperanno lacrime di dolore o di rabbia ai malvagi e lacrime di penitenza ai buoni. 5° Preserveranno molti dalla corruzione; perché attireranno l’attenzione dei buoni, che ne comprenderanno e sapranno apprezzarne la causa, e oscureranno la comprensione dei malvagi, che non capiranno i disegni di Dio infinitamente giusto e misericordioso, Dan. XII, 10: « Molti saranno eletti e purificati, e provati come dal fuoco; e gli empi agiranno con empietà, e tutti gli empi non capiranno; ma i saggi intenderanno. » – E il tempio si riempì di fumo, a causa della maestà e della potenza di Dio; cioè, quelle piaghe con cui Dio manifesterà la sua potenza e maestà si estenderanno a tutta la cristianità rappresentata dal tempio. Troviamo una figura di questo fumo nella Scrittura, III. Reg. VIII, 10: « E quando i sacerdoti uscirono dal santuario, una nuvola riempì la casa del Signore. ». – E nessuno poteva entrare nel tempio finché le sette piaghe dei sette angeli non fossero consumate. San Giovanni vuole insegnarci con queste parole che i seguaci della bestia non potranno entrare nel tempio della fede cristiana per vedere i giudizi segreti di Dio, la cui maestà e potenza sarà manifestata ai buoni con queste sette piaghe, che quando queste piaghe saranno cessate e sarà giunto il momento in cui le nazioni si convertiranno e i Giudei diranno: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Perché allora tutti gli uomini si convertiranno. Apoc. XVI, 11: « Hanno bestemmiato il Dio del cielo a causa del loro dolore e delle loro piaghe, e non fecero penitenza per le loro opere. » E cap. XI, 13: « Il resto fu preso da timore e rese gloria a Dio. »

§ III.

Le sette ultime piaghe.

CAPITOLO XVI. – VERSETTI 1-21

Et audivi vocem magnam de templo, dicentem septem angelis: Ite, et effundite septem phialas iræ Dei in terram. Et abiit primus, et effudit phialam suam in terram, et factum est vulnus sævum et pessimum in homines, qui habebant caracterem bestiae, et in eos qui adoraverunt imaginem ejus. Et secundus angelus effudit phialam suam in mare, et factus est sanguis tamquam mortui: et omnis anima vivens mortua est in mari. Et tertius effudit phialam suam super flumina, et super fontes aquarum, et factus est sanguis. Et audivi angelum aquarum dicentem: Justus es, Domine, qui es, et qui eras sanctus, qui haec judicasti: quia sanguinem sanctorum et prophetarum effuderunt, et sanguinem eis dedisti bibere: digni enim sunt. Et audivi alterum ab altari dicentem: Etiam Domine Deus omnipotens, vera et justa judicia tua. Et quartus angelus effudit phialam suam in solem, et datum est illi aestu affligere homines, et igni: et æstuaverunt homines æstu magno, et blasphemaverunt nomen Dei habentis potestatem super has plagas, neque egerunt pœnitentiam ut darent illi gloriam. Et quintus angelus effudit phialam suam super sedem bestiæ: et factum est regnum ejus tenebrosum, et commanducaverunt linguas suas præ dolore: et blasphemaverunt Deum cæli præ doloribus, et vulneribus suis, et non egerunt poenitentiam ex operibus suis. Et sextus angelus effudit phialam suam in flumen illud magnum Euphraten: et siccavit aquam ejus, ut præpararetur via regibus ab ortu solis. Et vidi de ore draconis, et de ore bestiæ, et de ore pseudoprophetœ spiritus tres immundos in modum ranarum. Sunt enim spiritus dœmoniorum facientes signa, et procedunt ad reges totius terrae congregare illos in prælium ad diem magnum omnipotentis Dei. Ecce venio sicut fur. Beatus qui vigilat, et custodit vestimenta sua, ne nudus ambulet, et videant turpitudinem ejus. Et congregabit illos in locum qui vocatur hebraice Armagedon. Et septimus angelus effudit phialam suam in aerem, et exivit vox magna de templo a throno, dicens: Factum est. Et facta sunt fulgura, et voces, et tonitrua, et terræmotus factus est magnus, qualis numquam fuit ex quo homines fuerunt super terram: talis terraemotus, sic magnus. Et facta est civitas magna in tres partes: et civitates gentium ceciderunt. Et Babylon magna venit in memoriam ante Deum, dare illi calicem vini indignationis irae ejus. Et omnis insula fugit, et montes non sunt inventi. Et grando magna sicut talentum descendit de cælo in homines: et blasphemaverunt Deum homines propter plagam grandinis: quoniam magna facta est vehementer.

[E udii una gran voce dai tempio, che diceva ai sette Angeli: Andate, e versate le sette coppe dell’ira di Dio sulla terra. E andò il primo, e versò la sua coppa sulla terra, e ne venne un’ulcera maligna e pessima agli uomini che avevano il carattere della bestia, e a quelli che adorarono la sua immagine. E il secondo Angelo versò la sua coppa nel mare, e divenne come sangue di cadavere: e tutti gli animali viventi nel mare perirono. E il terzo Angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle fontane d’acque, e diventarono sangue. E udii l’Angelo delle acque che diceva: Sei giusto, Signore, che sei e che eri, (che sei) santo, tu che hai giudicato così: perché hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti, e hai dato loro a bere sangue: perocché ne sono degni. E ne udii un altro dall’altare che diceva: Sì certo, Signore Dio onnipotente, i tuoi giudizi (sono) giusti e veri. E il quarto Angelo versò la sua coppa nel sole, e gli fu dato di affliggere gli uo- mini col calore e col fuoco: e gli uomini bruciarono pel gran calore, e bestemmiarono il nome di Dio, che ha potestà sopra di queste piaghe, e non fecero penitenza per dare gloria a lui. E il quinto Angelo versò la sua coppa sul trono della bestia: e il suo regno di- ventò tenebroso, e pel dolore si mordeva o le loro proprie lingue: E bestemmiarono il Dio del cielo a motivo dei dolori e delle loro ulceri, e non si convertirono dalle loro opere. E il sesto Angelo versò la sua coppa nel gran fiume Eufrate, e si asciugarono le sue acque, affinché si preparasse la strada ai re d’Oriente. E vidi (uscire) dalla bocca del dragone e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta tre spiriti immondi simili alle rane. Poiché sono spiriti di demoni, che fanno prodigi, e se ne vanno ai re di tutta la terra per congregarli a battaglia nel gran giorno di Dio onnipotente. Ecco che io vengo come un ladro. Beato chi veglia e tiene cura delle sue vesti, per non andare ignudo, onde vedano la sua bruttezza. E lì radunerà nel luogo chiamato in ebraico Armagedon. E il settimo Angelo versò la sua coppa nell’aria, e dal tempio uscì una gran voce dal trono, che diceva: È fatto. E ne seguirono folgori, e voci, e tuoni, e successe un gran terremoto, quale, dacché uomini furono sulla terra, non fu mai terremoto così grande. E la grande città sì squarciò in tre parti: e le città delle genti caddero a terra: e venne in memoria dinanzi a Dio la grande Babilonia, per darle il calice del vino dell’indignazione della sua ira. E tutte le isole fuggirono, e sparirono i monti. E cadde dal cielo sugli uomini una grandine grossa come un talento: e gli uomini bestemmiarono Dio per la piaga della grandine: poiché fu sommamente grande.]

I. Stiamo per assistere alle scene più terribili che il mondo abbia mai visto. Questo capitolo contiene la descrizione delle sette piaghe della fine dei tempi, e soprattutto la rovina dei malvagi. Ma dobbiamo avvertire il lettore che questa descrizione delle sette piaghe è talvolta interrotta da citazioni ed applicazioni che il testo stesso richiede.

Vers. 1. – E udii una voce forte dal tempio, che diceva ai sette Angeli: Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio.

I° Questa voce è quella di Dio stesso, che comanderà agli Angeli che sono intorno al suo trono, sempre pronti a compiere la sua volontà, a presiedere all’apostolato di cui abbiamo parlato. Egli designerà sette di loro che dovranno portare sulla terra le sette piaghe della sua ira, sia comunicando la sua potenza agli ultimi apostoli della Chiesa militante, sia liberando lucifero e permettendogli di infierire. Queste piaghe sono rappresentate nell’Antico Testamento dalle piaghe d’Egitto. Exod., VII, etc. 2° Questa voce rappresenta anche la voce che il Sommo Pontefice farà sentire con forza in quel tempo, con le sentenze di anatema che pronuncerà contro l’ultima eresia, Apoc. XIV, 9: « Chi adora la bestia, ecc. berrà il vino dell’ira di Dio, etc. … ». 3º Questa voce forte è quella della Chiesa, rappresentata dal tempio; poiché la Chiesa manderà i suoi missionari e i suoi predicatori, etc. per tutta la cristianità, per predicare contro questa eresia. E dirà loro: Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio. Queste parole sono una figura degli effetti miracolosi che seguiranno le fulminee sentenze di scomunica che la Chiesa pronuncerà contro i malvagi. Essi esprimono anche il potere che gli ultimi apostoli eserciteranno sugli uomini. Infatti, Enoch ed Elia, che verranno verso la fine dei tempi, presiederanno a questo apostolato, ed è detto di loro, (Apoc. XI, 6): « Essi hanno il potere di chiudere il cielo, di impedire che la pioggia cada mentre profetizzano; e hanno il potere di trasformare l’acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di piaghe, tutte le volte che vogliono. » Ora segue la prima piaga.

II. Vers. 2. E il primo uscì e versò la sua coppa sulla terra; e gli uomini che avevano il carattere della bestia e quelli che adoravano la sua immagine furono colpiti da una piaga crudele e terribile. 1° Con questi numeri, il primo, il secondo, ecc., San Giovanni designa in generale tutte le piaghe che affliggeranno gli uomini in quel tempo, e queste piaghe saranno numerose e diverse, come si può vedere da queste parole: « Hanno il potere ….. di colpire la terra con ogni sorta di piaghe, tutte le volte che vorranno. » 2° San Giovanni designa sette piaghe che caratterizza più specificamente. Ma questo numero sette rappresenta comunque tutti i tipi possibili di piaghe possibili che questi apostoli infliggeranno tutte le volte che vorranno, così come i sette Angeli rappresentano anche tutti gli apostoli della fine dei tempi, che saranno certamente numerosi. 3º Questo numero sette si applica piuttosto alle sette piaghe principali che San Giovanni caratterizza, come agli Angeli che le diffonderanno. 4° Con questi Angeli, San Giovanni ci rappresenta gli Angeli buoni e anche quelli cattivi; è così che lucifero è uno di quegli angeli che Dio manda o permette, secondo i suoi disegni segreti. 5° Questo numero sette non è tanto ordinale quanto cardinale; cioè, San Giovanni ha voluto piuttosto designare in sette specie l’ordine principale in cui queste coppe saranno versate. Infatti, queste piaghe verranno anche tutte insieme (Apoc. XVIII, 8).  « Ecco perché in un solo giorno arriveranno queste piaghe, la morte, il duolo, e la carestia, ed essa (Babilonia) sarà bruciata dal fuoco. » E gli uomini che avevano il carattere della bestia e quelli che adoravano la sua immagine, erano colpiti da una piaga crudele e terribile. Noi crediamo che questa piaga consisterà in una crudele malattia dell’intestino. Troviamo, inoltre, nelle piaghe inflitte da Mosè e Aronne una figura di ciò che può essere quello di cui si tratta qui, e di cui San Giovanni non indica il carattere. Esodo, IX, 10: « Presero delle ceneri e si misero davanti al faraone, e Mosè le gettò verso il cielo, e allora si formarono ulcere e gonfiori ardenti su uomini e bestie. » Vedi anche 1 Reg V, 6, 9. Poi viene la seconda piaga.

III. Vers. 3; … e tutto ciò che aveva vita nel mare morì. Questa seconda piaga sarà dunque la corruzione dell’acqua del mare, che diventerà come il sangue di un morto; e il sangue di un morto, non avendo più la sua circolazione e diventando più denso e più nero, non tarda a corrompersi e a divenire infetto. Il fetore e l’infezione che risulteranno da una tale piaga possono essere giudicati da questo: quando tutta l’acqua dei mari sarà diventata come il sangue di un morto. E tutto ciò che aveva vita nel mare morirà, cioè tutti i pesci e i cetacei periranno, e il fetore dei loro corpi morti si aggiungerà alle esalazioni putride dell’acqua del mare, che è diventata come il sangue di un morto. Noi stessi fummo testimoni di una simile piaga al tempo del colera che afflisse così crudelmente l’Europa nell’anno 1854; e vedemmo le acque del golfo di Napoli simili all’olio e luminose come il fosforo, a perdita d’occhio. I pesci perirono in grande quantità e il popolo si astenne dal mangiarli per tutta la durata dell’epidemia. Questo fenomeno, che a volte si vede nei grandi calori, si manifestò in un grado senza pari; e gli studiosi cercavano di spiegarlo con la presenza di microrganismi.

IV. Vers. 4. – E il terzo Angelo versò la sua coppa sui fiumi e sulle fontane, e ci fu sangue ovunque. Tutte queste parole e le precedenti devono essere prese alla lettera. Così, in quel tempo, non ci sarà quasi più acqua da bere, perché non solo l’acqua salata ma anche l’acqua dolce sarà trasformata in sangue, come il testo esprime con queste parole: Sui fiumi e sulle fontane, e c’era sangue ovunque. Questa mancanza d’acqua avverrà nello stesso momento in cui gli uomini saranno bruciati da un calore divorante; perché in un solo giorno verranno le sue piaghe, la morte, il lutto e la carestia, e Babilonia, cioè le nazioni della terra che hanno adorato la bestia e hanno portato il carattere del suo nome, sarà bruciata col fuoco, perché il Dio che la giudicherà è il Dio forte. Dopo questa terza piaga, San Giovanni interrompe il corso della sua descrizione con le seguenti osservazioni:

V. Vers. 5. – E udii l’Angelo delle acque dire: Voi siete giusto, o Signore, che siete e che siete stato; Voi siete santo, quando giudicate così. 1° Sant’Agostino, (Lib . 83, 9, 79), e prima di lui Origene, (Hom. 14, in Num.) insegnano che ogni cosa visibile in questo mondo è governata da un Angelo, ed è per questo che si è parlato dell’Angelo delle acque nel nostro testo. 2°. È stato detto più di una volta che le acque nella Scrittura spesso significano le tribolazioni. Con questo Angelo delle acque, San Giovanni rappresenta allegoricamente il sentimento unanime dei fedeli della Chiesa, che accetteranno con rassegnazione queste grandi tribolazioni alle quali prenderanno parte anche essi. Infatti, i giusti, secondo l’esperienza di tutti i secoli, patiscono insieme ai colpevoli. L’unica differenza è che i santi comprendono la giustizia e la santità di Dio in mezzo alle loro prove, mentre gli empi non lo comprendono; e questo è ciò che si vedrà specialmente alla fine dei tempi, secondo Daniele, XII, 10: « Molti saranno scelti e purificati, e provati come dal fuoco; e quelli che sono empi agiranno empiamente, e tutti gli empi non capiranno; ma i saggi comprenderanno. » Così, gli ultimi eletti capiranno la santità e la giustizia di Dio nei suoi terribili giudizi: la santità in quanto vedranno che Dio non permetterà queste piaghe temporali se non per purificarli e renderli degni della felicità eterna. Riconosceranno anche la sua giustizia, come vediamo dal versetto seguente:

Vers. 6: Poiché hanno versato il sangue dei santi e dei profeti, Voi avete dato anche a loro da bere del sangue, e questo è ciò che meritano. Con queste parole San Giovanni indica il motivo per cui questa piaga di sangue sarà inviata: Perché hanno versato il sangue dei santi e dei profeti. – 1° Questo passaggio si applica ai Santi e ai Profeti della Chiesa universale di tutti i tempi in generale; e si applica in particolare ai santi e ai profeti che saranno martirizzati nell’ultima persecuzione. – 2°. Bisogna osservare qui che le sette piaghe fisiche di cui si parla in questo capitolo corrispondono alle sette principali piaghe morali che avranno afflitto la Chiesa nel corso della sua esistenza. E questo è così visibile, che queste sette piaghe generali degli ultimi tempi sono annunciate nello stesso ordine e con gli stessi caratteri delle principali eresie della Chiesa. Così il primo nemico del Cristianesimo fu la sinagoga, e la prima eresia venne dai Giudei, che sostenevano che la circoncisione era necessaria per la salvezza. Da qui la prima piaga fisica degli ultimi tempi, che sarà crudele e terribile, e farà soffrire orribilmente gli uomini che adoreranno la bestia. Benché San Giovanni non precisi il tipo di questa malattia, si può credere, come abbiamo già detto, che questa piaga sarà simile a quella dell’Egitto, che consisteva in ulcere e gonfiori brucianti. Ora, questa piaga del primo Angelo causerà pene crudeli e terribili agli uomini, per punire i loro crimini, e anche per punire la prima eresia di cui abbiamo appena parlato. Perché non dobbiamo dimenticare che, verso la fine dei tempi, vedremo una ricapitolazione e il colmo di tutti i crimini degli uomini dall’origine del mondo. Da qui anche la ricapitolazione e il colmo di tutti i mali fisici, come punizione per questi crimini, in generale e in particolare. Il secondo nemico della Chiesa fu il paganesimo, che, durante lo spazio di trecento anni, causò lo spargimento di un mare di sangue. Da qui la seconda piaga del sangue sul mare: e divenne come il sangue di un morto. Poi apparvero gli eretici, alcuni dei quali, come Ario e Macedonio, attaccarono le fonti della grazia, negando la divinità del Figlio e dello Spirito Santo, che ne sono il principio, come Pelagio ne rigettò la necessità. Da qui anche la terza piaga sui fiumi e sulle fontane, e si ebbe sangue ovunque. Gli altri, come Nestorio, Eutiche, etc. con le loro false dottrine in merito alla Persona e alla natura di Gesù Cristo, oscurarono questo sole di giustizia, e quindi anche la quarta piaga di cui si parla più in basso, dove vediamo che il quarto Angelo versò la sua coppa sul sole. E gli uomini furono bruciati con un calore divorante. – Dopo tutte queste eresie seguirono gli effetti dell’errore di Ario, di cui San Giovanni indica la punizione con la quinta piaga, come aveva indicato questa eresia, nel capitolo IX, 1, sotto l’enigma del quinto Angelo che suona la tromba. Infatti, fu attraverso l’imperatore Valente che l’eresia di Ario, paragonata al fumo del pozzo delle profondità, si diffuse in tutto il mondo al tempo dei Goti e dei Vandali, a tal punto che il mondo si stupì di vedersi ariano; infatti, sotto l’imperatore Zenone non si annoverava tra i Cattolici neppure il più piccolo dei monarchi. Perciò anche il quinto Angelo (che) versò la sua coppa sul trono della bestia; e il suo regno si oscurò, e gli uomini si divorarono la lingua nell’eccesso del loro dolore. E bestemmiavano il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe, e non fecero penitenza delle loro opere. Infatti, gli ariani, negando la divinità del Figlio e dello Spirito Santo, bestemmiavano il Dio del cielo; e non fecero penitenza per le loro opere, meritando di divorarsi la lingua nell’eccesso del loro dolore, poiché Valente ed i suoi simili, dopo aver coperto i regni della terra con le tenebre, e fatto strappare la lingua a diversi Vescovi d’Africa, morirono ariani. – La sesta piaga morale venne dai protestanti, che infettarono l’Europa soprattutto con i loro errori. Ora, come abbiamo visto, l’Europa è rappresentata dall’Eufrate. L’eresia di Lutero ha una grande analogia con quella dell’anticristo, in quanto entrambi avranno riassunto tutti gli errori che li hanno preceduti, avranno abolito il Sacrificio perpetuo e il celibato; e così, allora l’eresia di Lutero avrà immediatamente preceduto quella dell’anticristo e prosciugato le acque del grande fiume della grazia in Europa; l’Apostolo ha ragione quando dice che il sesto angelo verserà la sua coppa sul grande fiume Eufrate, che è l’Europa, e che le sue acque saranno prosciugate per preparare la strada ai re d’Oriente, cioè all’anticristo e ai suoi sostenitori. Ordunque, come abbiamo detto in una nota a questo lavoro, anche se tutti gli errori devono scomparire nella sesta epoca, le conseguenze del protestantesimo saranno ancora abbastanza potenti per preparare la strada all’anticristo in Europa.  Infine, il settimo e più grande male morale di tutti sarà la negazione di Dio, senza il quale l’uomo non può esistere più, e infinitamente meno, di quanto possa vivere senza aria. Questo crimine sarà quello della consumazione, altrimenti chiamato l’abominio della desolazione; e da qui anche il settimo Angelo che verserà la sua coppa nell’aria. E poi verrà la grande tempesta che precede la consumazione dei tempi.

VI. Poiché hanno versato il sangue dei santi, avete dato loro anche il sangue da bere. Con queste parole, san Giovanni indica la causa di questa piaga del sangue, perché essi hanno sparso il sangue dei Santi, cioè di tutti i martiri, da Abele fino all’ultimo, ed in particolare dei predicatori che predicheranno prima dell’ultima tribolazione. E questo è quello che meritano. È un’acclamazione alla giustizia di Dio, che punisce i peccatori anche in questo mondo, in modo simile e proporzionato ai loro crimini. Come questa causa di sangue, San Giovanni indica implicitamente tutte quelle che abbiamo appena menzionato, ed è per questo che ce le fa rimarcare.

Vers. 7. E dall’altare ne ho sentito un altro dire: Sì, Signore Dio onnipotente, i tuoi giudizi sono giusti e veritieri. Questo Angelo dell’altare è il sommo Sacerdote e il Sacerdozio in generale, che riconoscerà e manifesterà pubblicamente agli uomini la causa di queste ferite, dichiarandole giuste e meritate. Questo Angelo rappresenta anche la Chiesa trionfante, che unirà la sua acclamazione a quella della Chiesa militante. Dopo queste acclamazioni e applausi, con cui San Giovanni ha appena fatto l’applicazione generale di queste piaghe, segue la continuazione della loro descrizione.

VII. Vers. 8. – Il quarto Angelo versò la sua fiala sul sole; e gli fu dato di tormentare gli uomini con la ferocia del fuoco.

Vers. 9E gli uomini furono bruciati da un calore divorante e bestemmiarono il nome di Dio, che ha in suo potere queste piaghe, e non fecero penitenza per dargli gloria. Questi due versetti annunciano una piaga tanto più terribile perché arriverà nello stesso momento in cui mancherà l’acqua per porvi rimedio. Questa piaga sarà una grande siccità e un caldo orribile, che divorerà gli uomini e seccherà le piante, così che un gran numero degli uni e delle altre periranno. Ma nonostante questo, i malvagi saranno così induriti e accecati che non ne riconosceranno la causa o la giustizia, come vediamo da queste parole: E non faranno penitenza per dare gloria a Dio. Inoltre, bestemmieranno contro Dio Onnipotente, invece di cercare di placare la sua ira, e disarmare il suo braccio vendicatore. E bestemmiarono il Nome di Dio, che aveva queste ferite in suo potere …. Il Nome di Dio ….. specialmente quello di Nostro Signore Gesù Cristo. Quinta piaga:

VIII. Vers. 10. – E il quinto angelo versò la sua fiala sul trono della bestia; e il suo regno si oscurò, e gli uomini si divorarono la lingua nel loro dolore. Questo trono della bestia deve essere inteso in particolare come la città di Gerusalemme dove sarà stabilita la sede dell’anticristo; e questo quinto angelo, che è designato qui letteralmente, sarà lucifero. Perché, come è stato detto più di una volta, la stessa figura può significare varie cose, anche opposte tra loro. Questo angelo verserà la sua piaga sul trono della bestia, cioè sull’anticristo stesso e sui suoi ministri, alcuni dei quali saranno re. Egli accecherà le loro menti e indurirà i loro cuori, così che ne risulterà una grande confusione in tutti i regni sotto il loro potere, perché saranno tutti immersi nelle più profonde tenebre dell’incredulità e dell’errore: la luce della verità non risplenderà su di loro, perché l’anticristo, il loro capo, sarà posseduto dal potere delle tenebre, che è lucifero. E come l’ordine morale presiede all’ordine fisico, il turbamento degli spiriti produrrà anche un turbamento nei cuori e nelle azioni degli uomini. È quindi comprensibile da questo le ingiustizie, le persecuzioni, la forza bruta e tutti gli abomini che saranno commessi in questo regno infernale. E gli uomini si divoreranno la loro lingua nell’eccesso del loro dolore. Queste parole mostrano l’orrore dei mali che affliggeranno questo regno dell’anticristo, poiché gli uomini divoreranno la loro lingua nell’eccesso del loro dolore. È un’iperbole che esprime gli effetti delle terribili piaghe con cui Dio punirà i malvagi che adoreranno la bestia e che bestemmieranno contro di Lui e i suoi Santi. Questo è ciò che San Giovanni ci spiega nel versetto seguente:

Vers. 11. – E bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe, e non si pentirono delle loro azioni. Sesta piaga.

IX . Vers. 12. – E il sesto Angelo versò la sua coppa sul grande fiume Eufrate, e le sue acque furono prosciugate per preparare una via ai re d’Oriente. L’Eufrate è uno dei fiumi più importanti del mondo, che nasce nelle montagne della grande Armenia, si congiunge al Tigri e poi costituisce quel paese che si chiama Mesopotamia, e da lì scorre nel Mar Persico. Ora questo fiume sarà prosciugato miracolosamente dal sesto Angelo inviato da Dio per versare la sesta coppa della sua ira; ed è attraverso questo che sarà aperto un passaggio ai re d’Oriente che andranno ad unirsi all’anticristo con i loro eserciti. Perché Dio li riunirà più tardi nel luogo chiamato in ebraico Armaggedon per colpirli tutti in una volta e consumare la loro rovina. Abbiamo un esempio del prosciugamento dell’Eufrate da parte di Ciro, re di Persia, che deviò le acque di quel fiume per potersi impadronire di Babilonia. (Vedi Daniele, X e XI, in Martini). Con questo fiume Eufrate si intende anche l’Europa; perché, come abbiamo visto in questo lavoro, l’Eufrate era il più grande dei quattro fiumi che scorrevano nel paradiso terrestre, e questi quattro fiumi rappresentano in figura le quattro parti del mondo. Ora, questo prosciugamento delle acque dell’Eufrate è inteso anche in senso figurato per l’Europa, che è la regione più bella e più popolosa della Chiesa; poiché verso la fine dei tempi, la fede scomparirà gradualmente in tutto il mondo, ed è come una punizione per l’apostasia generale e l’ingratitudine di cui l’Europa, abbondantemente e per tanto tempo cosparsa delle acque salvifiche della fede, sarà colpevole, per cui Dio manderà il suo Angelo a prosciugare le sorgenti della sua grazia in quella terra indegna. Da allora in poi, le sue forze morali e fisiche saranno così indebolite che i re d’Oriente, cioè l’anticristo e i suoi alleati, troveranno una via facile per penetrarvi, per sottometterla al loro dominio e per diffondervi i loro errori. Questo si vede più chiaramente dalle seguenti parole:

X. Vers. 13. E vidi tre spiriti immondi uscire dalla bocca del dragone, dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta, come delle rane.

Vers. 14. – Questi sono gli spiriti dei demoni che fanno prodigi e vanno presso i re di tutta la terra per chiamarli a combattere nel grande giorno di Dio Onnipotente. Questi tre spiriti immondi, simili a rane, che San Giovanni vide uscire dalla bocca del drago, dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta, saranno dunque gli spiriti dei demoni che faranno dei prodigi. Qui vediamo la preparazione della grande battaglia che sarà combattuta nel grande giorno di Dio Onnipotente, tra le potenze del cielo con la Chiesa militante sulla terra da una parte, e le potenze infernali in lega con il mondo dall’altro. Non appena sarà stata spianata la strada ai re d’Oriente, cioè al dragone che è lucifero, il capo delle potenze infernali, alla bestia che sarà l’anticristo e il dominatore del mondo, e al suo falso profeta che sarà l’antipapa, usciranno dalla loro bocca tre spiriti immondi, cioè demoni che faranno prodigi. Questi tre spiriti immondi, che saranno veri demoni, sono anche le tre concupiscenze di cui parla San Giovanni, (I. Epistola, II, 16): « Perché tutto ciò che è nel mondo è o concupiscenza della carne o concupiscenza degli occhi, o orgoglio  della vita, e tutte queste cose non sono del Padre, ma del mondo. » In questo piano d’attacco ordito da lucifero, possiamo ancora vedere il suo antico orgoglio di voler eguagliare Dio imitando le tre Persone della Santa Trinità; poiché il dragone qui scimmiotta Dio Padre, la bestia vuole rappresentare Dio Figlio, e il falso profeta è una rozza e abominevole rappresentazione di Dio Spirito Santo. Questi tre mostri, il dragone, la bestia e il falso profeta, non sono che un unico essere morale rappresentato da tre persone distinte, ognuna delle quali dovrà recitare la sua parte e prendere parte attiva nel grande combattimento di Dio onnipotente. Le loro armi saranno tutti i vizi rappresentati dai tre spiriti impuri, o dalle tre concupiscenze che riassumono in loro tutto ciò che può lusingare le passioni degli uomini. Con questo mezzo, questi demoni riuniranno i malvagi e ne formeranno un esercito numeroso, che inciteranno alla rivolta contro Dio, per far condividere ad essi la loro sorte e gettarli nell’abisso. Le loro armi, così formidabili per gli uomini, saranno il richiamo dei piaceri, la sete delle ricchezze e la gloria degli onori. E queste tre concupiscenze, o questi tre spiriti impuri, sono veramente rappresentati dalle rane. Perché: 1° La rana è un animale disgustoso che si compiace solo nel fango delle acque corrotte. 2° Gracchia e si sente soprattutto nel buio della notte. 3° Le rane si riuniscono in gran numero in un luogo. 4° La luce le abbaglia, ed è per mezzo di torce che gli uomini le prendono per mangiarle. 5° Sono anfibi e strisciano nella polvere o guazzano nell’acqua torbida. 6° Si moltiplicano in modo sorprendente; una sola è sufficiente per produrne un numero incalcolabile. – 7°. Esse sono prive di forza e diventano così il rifiuto degli animali che le calpestano. 8°. Sono il pasto dei serpenti 9°. Quando vogliono alzarsi, ricadono nella polvere o nel fango, etc. Ora questi saranno i caratteri di quegli spiriti immondi che usciranno dalla bocca del dragone, dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta, per chiamare i re di tutta la terra a combattere nel grande giorno di Dio Onnipotente. – 1°. Questi spiriti, chiamati impuri dallo stesso San Giovanni, saranno disgustosi come la rana, perché non trarranno che piacere dalla melma e dal fango dei vizi. Infatti, è in questa melma o acqua fangosa che deporranno le loro uova e si moltiplicheranno come la sabbia del mare. La loro prole popolerà tutta la terra, che sarà come infettata da questi spiriti immondi. 2º Questi empi si faranno sentire solo nelle tenebre della notte degli errori, e si manifesteranno solo nelle tenebre, perché è la natura degli empi il fuggire la luce e cercare le tenebre per perpetrare i loro crimini. 3°. Quando la vera luce risplenderà agli occhi degli adoratori della bestia, essi si ritireranno nelle tenebre per non vederla; ma non appena i ministri dell’anticristo faranno brillare la fioca luce dei loro falsi prodigi, appariranno in massa come rane quando vengono pescate con una torcia fatta di bitume e di zolfo; e si lasceranno prendere per diventare cibo di demoni. 4° Essi si riuniranno per seguire la falsa luce dell’anticristo quando brillerà nei loro occhi. 5°. Saranno disposti a vivere come la rana, a volte nella polvere dei beni terreni e avvolte nel fango dei vizi. 6°. Essi si moltiplicheranno come le rane e aumenteranno all’infinito i loro crimini e le loro vittime con il loro gracchiare e il loro gridare, dicendo: Chi è come la bestia, cioè l’anticristo, il loro messia, e chi potrà resistergli? Saranno impotenti a resistere alla bestia, e si lasceranno calpestare e divorare dai suoi agenti. 7°. Diventeranno il cibo dei rettili infernali. 8°. Quando vorranno sollevarsi contro il cielo, o cercheranno di sfuggire al loro stato degradato aspirando ad una falsa gloria, ricadranno nella polvere o nel fango del peccato, in attesa di essere divorati dai demoni. Ma malgrado le loro grida ed il loro numero, non potranno nuocere né a Dio né ai suoi eletti, perché questi saranno molto più in alto di quanto l’aquila sia sopra la rana quando plana nell’aria. E vidi uscire dalla bocca del dragone, dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta, tre spiriti immondi come rane. Vale a dire che questi vizi, errori e abomini rappresentati dalle rane uscirono dalla bocca di questi tre mostri, lucifero, l’anticristo e il suo falso profeta l’antipapa, che si accorderanno tra loro e pubblicheranno con gli editti dell’anticristo e con la predicazione del falso profeta, ciò che lucifero, che è il dragone, avrà loro ispirato ed ordinato di predicare ed eseguire. Ed è anche in questo modo che lucifero cercherà di imitare Dio, facendo ciò che Dio fa per il bene; ed è a questo scopo perverso che questi tre mostri sosterranno la loro missione con falsi prodigi. Questi sono gli spiriti dei demoni che compiono prodigi. Questi tre mostri, lucifero, l’anticristo e il suo falso profeta rivolgeranno ai re di tutta la terra, cioè a tutti i popoli del mondo il male che questi re rappresentano, e con l’appetito dei vizi, la perfidia della loro dottrina e soprattutto la brillantezza dei loro prodigi, cercheranno di attirare tutti gli uomini dietro di loro, per riunirli e formare un esercito numeroso che faranno combattere contro Dio Onnipotente. Ma i loro sforzi saranno vani, perché la forza di questo esercito sarà come quella di un immenso numero di rane, che possono solo gracchiare e agitarsi invano.

XI. È per metterci in guardia contro questi spiriti immondi che Gesù Cristo ci rivolge le seguenti parole:

Vers. 15. – Ecco, io vengo come un ladro. Beato colui che veglia e custodisce le sue vesti, per non andare nudo e scoprire la sua vergogna. Queste parole contengono un avvertimento salutare ed efficace per i fedeli. Ecco, io vengo come un ladro. È Gesù Cristo stesso che parla qui nello stesso senso del capitolo III, 3: « Perché se non vegliate, verrò a voi come un ladro e non saprete in quale ora verrò. » È di questo arrivo improvviso e imprevisto per i malvagi immersi nella notte delle tenebre e privati delle loro vesti, che sono le virtù cristiane, che parla San Paolo, I. Tess., IV , 15: « Appena sarà dato il segnale dalla voce dell’Arcangelo e dalla tromba di Dio, il Signore stesso scenderà dal cielo; e quelli che sono morti in Cristo Gesù risorgeranno per primi. Allora noi che siamo vivi e siamo rimasti saremo presi insieme a loro nelle nuvole nell’aria per incontrare Gesù Cristo, e così saremo con il Signore per sempre. Perciò confortatevi a vicenda con queste parole. Quanto al tempo e al momento, non avete bisogno, fratelli miei, che vi scriviamo su questo, perché voi stessi sapete che il giorno del Signore verrà come un ladro nella notte. Perché quando diranno: “Pace e sicurezza”, allora un’improvvisa rovina li colpirà, come una donna è sorpresa dai dolori del parto e non potranno sfuggirvi. » – Ecco, io vengo come un ladro! Queste parole contengono anche una consolazione per i giusti e i santi che si troveranno in grande isolamento al tempo dell’anticristo, e vedranno la massa dei peccatori agitarsi, gridando: Chi è come la bestia, e chi potrà resistergli? Questi empi diranno anche in mezzo al loro fango e nella piena sazietà dei loro desideri carnali: “Pace e sicurezza“. E quella empia Babilonia dirà: (Apoc. XVIII, 7): « Io siedo come regina e non sono vedova, e non sono in lutto. » – Beato colui che vigila e custodisce le sue vesti, per non camminare nudo e scoprire la sua vergogna. Gesù Cristo raccomanda qui ai fedeli che vivranno in quel tempo di vegliare su se stessi, perché se i Cristiani devono essere vigili in ogni momento, la vigilanza sarà particolarmente necessaria quando il diavolo sarà scatenato e nella pienezza del suo potere. Queste vesti sono le virtù cristiane, specialmente la mortificazione, la carità, la purezza e la semplicità di cuore. Questa veste è anche la grazia santificante di cui è rivestita l’anima degli eletti. Che non cammini nudo e scopra la sua vergogna. Questa nudità rappresenta l’assenza di virtù, e questa vergogna significa lo stato del peccatore immerso nell’orrore del vizio. E quando Dio verrà in mezzo alle tenebre degli empi, la loro nudità e vergogna sarà portata alla luce al sole della giustizia e della verità. Beato colui che veglia e conserva i suoi vestiti. Questo passaggio si riferisce ai ladri che andavano in giro nei bagni pubblici per rubare i vestiti dei bagnanti. Ancora queste parole alludono al Vangelo di San Matteo, (XXIV, 18): « Chi è nel campo non torni a prendere la sua veste….. Prega, dunque, che il tuo volo non sia in inverno, né in giorno di sabato. » Cioè, non aspettiamo l’ultimo giorno per convertirci; perché il Signore verrà come un ladro e prenderà le vesti che non abbiamo voluto indossare. Matth. XXIV, 27: « Perché come il fulmine dall’oriente all’occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo …. E alla venuta del Figlio dell’Uomo sarà come ai tempi di Noè. Perché come nei giorni prima del diluvio gli uomini mangiavano e bevevano, si sposavano e avevano figli, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non pensarono al diluvio finché esso non venne e li portò via tutti; così sarà alla venuta del Figlio dell’Uomo……. Vegliate dunque, perché non sapete in quale ora il Signore verrà. »

XII. Vers. 16. – E li radunò nel luogo che in ebraico si chiama Armageddon. Armageddon è un luogo in Palestina, famoso per le sconfitte di diversi principi, (Jud,. IV, 7, 16; V, 19; IV Reg. IX, 27; XXIII, 29). Questo luogo serve dunque come figura e rappresenta la riunione di tutti gli empi che accorreranno a Gerusalemme al tempo dell’anticristo, come abbiamo visto nel corso di questa opera. Dio permetterà questo raduno di re, popoli e nazioni, con le loro armate, verso il centro della potenza infernale, che sarà Gerusalemme, per colpirli tutti insieme nel grande giorno di Dio Onnipotente. È a questo passo che si riferiscono queste altre parole dell’Apocalisse, XX , 7: « Dopo il compimento dei mille anni, satana sarà sciolto e sedurrà le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, e le radunerà per la battaglia, e il loro numero sarà come la sabbia del mare. E salirono sulla faccia della terra e circondarono l’accampamento dei santi e la diletta città (Gerusalemme). Ma il fuoco di Dio scese dal cielo e li divorò; e il diavolo che li aveva sedotti fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove la bestia e il falso profeta saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli. » È a questo stesso passaggio che si riferisce anche ciò che è stato detto sulla morte dell’anticristo nel capitolo della resurrezione di Enoch ed Elia, (Apoc. XI, 13).Dopo questa descrizione delle prime piaghe, e in particolare della sesta, in cui abbiamo appena visto la preparazione del grande giorno di Dio Onnipotente con la corruzione generale del mondo, e con il raduno universale dei malvagi verso Gerusalemme, San Giovanni procede poi alla descrizione dell’ultima delle sette piaghe.

XIII. Vers. 17. – E il settimo Angelo versò la sua coppa nell’aria, e una voce forte venne dal tempio e dal trono, dicendo: È fatto. Quest’ultima piaga è, come abbiamo detto, la piaga della consumazione, come indicano chiaramente queste parole: È fatto, cioè tutto è consumato; i malvagi hanno raggiunto il culmine delle loro abominazioni, dopo essersi contaminati con tutti i modi possibili e dopo aver osato negare l’esistenza di Dio loro Creatore per adorare i demoni. Dio sta per colpire l’aria che comunica agli uomini la vita e la luce del corpo, siccome essi hanno osato cercare di colpire Dio che è la vita e la luce dell’anima, e senza il quale nulla può esistere. E il settimo Angelo versò la sua coppa nell’aria, e una voce forte uscì dal tempio e dal trono, dicendo: è fatto! – 1° Questa voce forte è quella di Gesù Cristo stesso, poiché Egli è il tempio del Dio vivente e siede alla destra di Dio Padre nello splendore della sua gloria. Ecco perché si dice che la sua voce sia uscita dal tempio e dal trono, e che questa voce è forte, perché in effetti è arrivato il momento in cui Gesù Cristo stesso vendicherà esteriormente la gloria di Dio, così indegnamente oltraggiata sulla terra. È fatto, cioè tutto si è consumato, le profezie si sono compiute e stanno per compiersi ancora. I peccatori hanno raggiunto l’apice dei loro crimini, io raggiungerò l’apice della mia giustizia; i loro crimini sono consumati, sta per esserlo anche la mia vendetta.

Vers. 18. – E ci furono lampi e tuoni, e un grande terremoto, e così grande fu questo terremoto, che mai prima d’ora gli uomini ne hanno avvertito uno simile da quando sono sulla terra.

Vers. 19. – E la grande città fu divisa in tre parti, e le città delle nazioni caddero; e Dio si ricordò della grande Babilonia, per darle da bere il vino dello sdegno della sua ira.

Vers. 20.- E tutte le isole fuggirono e le montagne scomparvero.

Vers. 21. – E una grande grandine, del peso di un talento, scese dal cielo sugli uomini; e gli uomini bestemmiarono Dio a causa della piaga della grandine, perché la piaga era molto grande. Tutte queste parole annunciano la più grande, la più terribile e la più tremenda catastrofe che il mondo abbia mai visto. Si è mostrato nel corso di questo libro come gli empi si riuniranno gradualmente, sia moralmente che fisicamente, e finiranno per riunirsi in numero immenso come la sabbia dei mari, secondo le parole dell’Apocalisse stessa, (XX, 7): « Dopo che i mille anni saranno compiuti, satana sarà sciolto e uscirà dalla sua prigione e sedurrà le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Mogog, e le radunerà per la battaglia, e il loro numero sarà come la sabbia del mare ». Allora tutti i re della terra avranno seguito la voce dell’anticristo e dei suoi falsi profeti, e saranno venuti in massa a Gerusalemme con tutti i loro eserciti e tutto l’apparato della loro potenza. (Apoc. XVI, 12): « Le acque del grande fiume Eufrate furono prosciugate per preparare una via ai re dell’Oriente. E vidi tre spiriti immondi uscire dalla bocca del dragone, dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta, come delle rane. Questi sono gli spiriti dei demoni che fanno e vanno dai re di tutta la terra per chiamarli a combattere nel grande giorno di Dio Onnipotente. » Vediamo in seguito tutti questi formidabili eserciti riuniti in un solo luogo, con il permesso dell’Onnipotente. (Apoc. XVI, 16): « E li radunerà nel luogo che in ebraico si chiama Armageddon », famoso per tante sconfitte. Lucifero, l’anticristo, e il suo falso profeta l’antipapa, comandano essi stessi tutti questi eserciti in persona, e li fanno accampare nel luogo nei dintorni di Gerusalemme. (Apocalisse XX, 8): « Ed essi salirono sulla faccia della terra e circondarono l’accampamento dei santi e la città diletta. » Nel mentre che lucifero e l’anticristo si fanno adorare come Dio, tutta questa marea di persone si sottomettono al loro potere, considerando l’anticristo come il messia, e la terra come cambiata in un paradiso di delizie nel quale possono abbandonarsi a tutti gli orrori della voluttà, fanno risuonare le pianure e le colline che occupano delle loro orribili bestemmie. La gioia di questa Babilonia è al suo culmine, ed essa si rallegra (Apoc. XVIII, 7): « Sono seduta regina, non sono vedova e non sarò nel duolo; » e altrove, (lbidem, XIII, 4): « Chi è come la bestia e chi può combattere contro di essa? » In effetti, l’anticristo sembra aver ottenuto un pieno trionfo; perché ha sconfitto gli unici due nemici che potevano ancora competere con lui per la vittoria. Enoch ed Elia, quei due profeti che erano potenti in azioni e parole, sono caduti; i loro corpi sono esposti agli insulti e alle derisioni del mondo intero, che celebra la loro sconfitta con festeggiamenti tanto pomposi quanto sacrileghi, giungendo a mandarsi regali l’un l’altro. (Apoc. XI, 7): « E quando avranno finito la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra a loro, li vincerà e li ucciderà. E i loro corpi saranno deposti nelle piazze della grande città, spiritualmente chiamata Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. E le tribù e i popoli e le lingue e le nazioni vedranno i loro corpi distesi per tre giorni e mezzo, e non permetteranno che siano messi nel sepolcro. E gli abitanti della terra si rallegreranno della loro morte, la festeggeranno e manderanno doni gli uni agli altri, perché questi due profeti tormentavano coloro che abitano sulla terra. ». – Infine, i pochi eletti e fedeli che sono rimasti fedeli alla Chiesa di Gesù di Nazareth, dopo la più disastrosa delle persecuzioni, sono stati umiliati, dispersi e come annientati; essi si tengono nascosti nelle grotte buie e nei recessi delle rocce… Ma la scena cambia improvvisamente e Dio non è più sordo alla voce e ai gemiti dei suoi santi. Perché proprio in questo momento, in quest’ora solenne, i due Profeti si alzano e stanno davanti al mondo riunito, Apoc. XI, 11: « Ma dopo tre giorni e mezzo, lo spirito di vita entrò in loro da Dio. Ed essi si alzarono in piedi; e grande paura venne su coloro che li videro. E udirono una voce forte che diceva loro dal cielo: “Venite qui”. E salirono al cielo sotto gli occhi dei loro nemici. A questa vista tutti i re, i popoli e le nazioni della terra sono presi da grande paura e sono come sconvolti dallo stupore e dalla costernazione. L’anticristo, vedendosi confuso e mancante, con un ultimo sforzo e con il suo ultimo prodigio, per rafforzare i suoi adoratori nel loro dubbio ed esitazione, si solleva in aria con l’aiuto del potere infernale. Ma, o stupefacente meraviglia, è qui che il Dio forte sferra il suo grande colpo! L’Anticristo stesso cade e viene gettato nell’abisso. » (Apoc. XX, 9): « Ma il fuoco scese dal cielo e li divorò, e il diavolo che li seduceva fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo dove la bastia e i falso profeti  saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli. E ci furono lampi e tuoni e un grande terremoto, così grande che nessun uomo ha mai provato da quando è stato sulla terra. » – E la grande città fu divisa in tre parti, e le città delle nazioni caddero. Questo terremoto sarà sentito in tutto l’universo, e le città delle nazioni subiranno la stessa sorte di Gerusalemme e anche peggio, poiché il testo dice: E le città delle nazioni caddero. Queste città saranno dunque completamente distrutte, perché San Giovanni non dice di loro, come aveva detto di Gerusalemme, … la decima parte della città è caduta, ma dice senza distinzione e in modo assoluto: E le città delle nazioni sono cadute. La ragione di questa differenza è che Gerusalemme, presa in senso mistico, rappresenta la Chiesa che non sarà mai completamente distrutta. E Dio si ricordò della grande Babilonia, cioè di tutti gli empi dall’inizio del mondo, per darle da bere il vino dell’indignazione della sua rabbia… – E una grande grandine, pesante come un talento discese dal cielo sugli uomini, e gli uomini bestemmiavano Dio a causa della piaga della grandine, perché la grandine era molto grande. I malvagi in gran numero sono uccisi dalla grandine, o divorati dal fuoco, o schiacciati e inghiottiti dal terremoto. E gli altri ebbero paura e diedero gloria a Dio. (Apoc, XI). E tutte le isole fuggirono, e le montagne sparirono. Queste isole che sono fuggite, sono quei fedeli che Dio ha voluto risparmiare in questo terribile disastro. Questi sono paragonati alle isole dei mari, perché come le isole sono costantemente battute dalle tempeste e divorate dalle acque, così i buoni, che sono isolati e in piccolo numero, sono anche costantemente battuti dalle tempeste della persecuzione e come divorati dalle acque della tribolazione. E queste isole, cioè gli unici uomini che non hanno preso parte agli abomini di Babilonia, sapendo dalle profezie ciò che deve accadere, se ne andranno da questo luogo di disastro. È di loro che si parla in San Matteo, (XXIV, 15): « Quando dunque vedrete nel luogo santo l’abominio della desolazione predetto dal profeta Daniele, chi legge ascolti: Quelli che sono in Giudea fuggano sui monti; chi sarà sul tetto non scenda a prendere qualcosa dalla sua casa; chi sarà nei campi non torni a prendere la sua veste. » Oltre a queste profezie, coloro che Dio vuole risparmiare saranno avvertiti da una voce dal cielo, dicendo: Uscite da Babilonia, popolo mio, per non essere partecipi dei suoi peccati e coperti dalle sue piaghe. (Apoc. XVIII, 4). Questo passaggio deve essere inteso in senso morale e letterale allo stesso tempo. C’è un esempio di un avvertimento simile dato prima della rovina di Gerusalemme; infatti, Giuseppe (De bello jud, lib. 7. cap. XII), riferisce che una voce uscì dal tempio dicendo: « Andiamo via da qui… ». E le montagne sono scomparse. Queste montagne sono la figura delle potenze del secolo, e tutto il contesto conferma la verità di questa interpretazione. Questo sarà spiegato più chiaramente nel prossimo capitolo. Così le nazioni saranno annientate in questo terribile dramma, e il loro potere sarà frantumato; perché scompariranno per sempre, per effetto di questo orribile terremoto. Plinio (lib. 2, cap. 4, XXXIII), riferisce l’effetto di un terremoto simile. I tre Evangelisti che citiamo qui parlano tutti di terremoti che avverranno verso la fine dei tempi. (Vedi Matteo, XXI, 7; Marco, XIII, 8, e Luca, XXI, 11): E una grande grandine del peso di un talento scese dal cielo sugli uomini. Filostorgio, (lib. II, cap . VII), racconta che nell’anno 404, cadde a Costantinopoli una grandine che pesava fino a otto libbre. Concludendo questo capitolo, è bene dire perché San Giovanni riferisce questa grande catastrofe della rovina di Gerusalemme in due capitoli diversi: cap. XI, 13, e cap . XVI, 18, 19. La ragione è che come uno storico racconta lo stesso fatto più di una volta per presentarlo sotto le sue varie facce e le sue diverse relazioni e circostanze, come per esempio la Passione di Gesù Cristo che è raccontata da tre Evangelisti in modo vario quanto alla forma e ai dettagli, ma perfettamente conforme quanto alla sostanza; così San Giovanni, nel suo capitolo XI, ci rappresenta la caduta di Gerusalemme e quella dell’anticristo in opposizione alla morte dei due profeti Enoch ed Elia; mentre nel capitolo XVI, la ripete per farla contrastare con il trionfo di Babilonia, o del mondo riunito per la grande battaglia, nel grande giorno di Dio Onnipotente. Infine, troviamo un’altra ragione per cui San Giovanni ripete questa importante descrizione della fine dei tempi; e questa ragione era di rappresentare questa catastrofe, la più grande che sia mai avvenuta, come l’ultima delle piaghe della fine del mondo; cioè, come la piaga della consumazione. Ed è solo dopo quest’ultima piaga che i resti degli uomini potranno entrare nel tempio del Signore, cioè la Chiesa, secondo queste parole: … E nessuno poteva entrare nel tempio finché le piaghe dei sette Angeli non fossero consumate.  Inoltre, la prova che questi due passi si riferiscono alla stessa catastrofe si trova facilmente nelle parole stesse del testo: perché nel primo passo è detto che il resto fu preso dal timore e diede gloria a Dio; e nel secondo è detto: “Le montagne spariranno“, cioè, che la grande prostituta che siede su sette montagne sarà distrutta come potenza insieme a tutti i malvagi;  e il resto farà penitenza, come vedremo più avanti. È chiaramente annunciato, inoltre, che il resto degli uomini darà gloria a Dio solo dopo la consumazione delle sette piaghe, cioè quando il dragone sarà stato sprofondato con l’anticristo e i falsi profeti, secondo il significato di queste parole citate sopra, (Apoc. XV, 8): « E il tempio si riempì di fumo a causa della maestà e della potenza di Dio, e nessuno poteva entrare nel tempio fino a che le sette piaghe dei sette Angeli furono consumate. »

§ IV.

Condanna della grande prostituta che siede sulle grandi acque.

CAPITOLO XVII. – VERSETTI 1-12.

Et venit unus de septem angelis, qui habebant septem phialas, et locutus est mecum, dicens: Veni, ostendam tibi damnationem meretricis magnæ, quæ sedet super aquas multas, cum qua fornicati sunt reges terræ, et inebriati sunt qui inhabitant terram de vino prostitutionis ejus. Et abstulit me in spiritu in desertum. Et vidi mulierem sedentem super bestiam coccineam, plenam nominibus blasphemiæ, habentem capita septem, et cornua decem. Et mulier erat circumdata purpura, et coccino, et inaurata auro, et lapide pretioso, et margaritis, habens poculum aureum in manu sua, plenum abominatione, et immunditia fornicationis ejus. Et in fronte ejus nomen scriptum: Mysterium: Babylon magna, mater fornicationum, et abominationum terræ. Et vidi mulierem ebriam de sanguine sanctorum, et de sanguine martyrum Jesu. Et miratus sum cum vidissem illam admiratione magna. Et dixit mihi angelus: Quare miraris? ego dicam tibi sacramentum mulieris, et bestiæ, quæ portat eam, quae habet capita septem, et cornua decem. Bestia, quam vidisti, fuit, et non est, et ascensura est de abysso, et in interitum ibit: et mirabuntur inhabitantes terram (quorum non sunt scripta nomina in libro vitae a constitutione mundi) videntes bestiam, quæ erat, et non est. Et hic est sensus, qui habet sapientiam. Septem capita, septem montes sunt, super quos mulier sedet, et reges septem sunt. Quinque ceciderunt, unus est, et alius nondum venit: et cum venerit, oportet illum breve tempus manere. Et bestia, quæ erat, et non est: et ipsa octava est: et de septem est, et in interitum vadit. Et decem cornua, quæ vidisti, decem reges sunt: qui regnum nondum acceperunt, sed potestatem tamquam reges una hora accipient post bestiam.

[E venne uno dei sette Angeli, che avevano le sette ampolle, e parlò con me, dicendo: Vieni, ti farò vedere la condannazione della gran meretrice che siede sopra molte acque, colla quale hanno fornicato i re della terra, e col vino della cui fornicazione si sono ubbriacati gli abitatori della terra. E mi condusse in ispirito nel deserto. E vidi una donna seduta sopra una bestia di colore del cocco, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. E la donna era vestita di porpora e di cocco, e sfoggiante d’oro e dì pietre preziose e di perle, e aveva in mano un bicchiere d’oro pieno di abbominazione e dell’immondezza della sua fornicazione: e sulla sua fronte era scritto il nome: Mistero: Babilonia la grande, la madre delle fornicazioni e delle abbominazioni della terra. E vidi questa donna ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E fui sorpreso da grande meraviglia al vederla. E l’Angelo mi disse: Perché ti meravigli? Io ti dirò il mistero della donna e della bestia che la porta, la quale ha sette teste e dieci corna. La bestia, che hai veduto, fu, e non è, e salirà dall’abisso, e andrà in perdizione: e gli abitatori della terra (ì nomi dei quali non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo) resteranno ammirati vedendo la bestia che era e non è. Qui sta la mente che ha saggezza. Le sette teste sono sette monti, sopra dei quali siede la donna, e sono sette re. Cinque sonò caduti, l’uno è, e l’altro non è ancora venuto: e venuto che sia, deve durar poco tempo. E la bestia, che era e non è, essa ancora è l’ottavo: ed è di quei sette, e va in perdizione. E le dieci corna, che hai veduto, sono dieci re: i quali non hanno per anco ricevuto il regno, ma riceveranno la potestà come re per un’ora dopo la bestia.]

I. Vers. 1. – E venne uno dei sette angeli che portavano le sette coppe, e mi parlò, dicendo: Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta che siede su molte acque. Questo Angelo che annuncia a San Giovanni la condanna della grande meretrice è, come è detto nel testo stesso, uno dei sette Angeli che portavano le sette coppe dell’ira di Dio. Questo Angelo è solo, e parla a nome di tutti: è sempre per farci vedere l’unità di azione, di principio e di dottrina che unisce tutte le potenze del cielo e la Chiesa trionfante; così come San Giovanni che, rappresentante unico della Chiesa militante, rappresenta anche la stessa unità in questa Chiesa. E questi due ambasciatori che conferiscono insieme, sulla caduta del nemico, con le loro rispettive potenze, è ancora un’altra figura che mostra la stretta unione che esiste tra i Santi del cielo e quelli della terra. Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta. Vieni, cioè, risvegliate la vostra attenzione, e distogliete i vostri occhi dalle cose terrene, e badate solo a ciò che vi mostrerò in spirito ed immaginazione; poiché, ecco, questa è la condanna della grande prostituta. Nel capitolo precedente abbiamo visto in primo luogo l’esecuzione di questa sentenza, una sentenza che si rivela a San Giovanni solo in un secondo momento, in questo capitolo. La ragione di questa inversione era quella di non turbare l’ordine della narrazione delle sette piaghe. Vediamo in questo anche una figura di ciò che accadrà effettivamente nella consumazione di queste piaghe, cioè che la maggior parte degli uomini degli ultimi tempi non conoscerà i motivi di questa sentenza fino a dopo la sua esecuzione, perché allora non sarà possibile conoscerne le ragioni.; infatti i resti degli uomini che sono sopravvissuti a questo disastro … saranno presi da terrore e daranno gloria a Dio, e i Giudei diranno: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. – Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta. Ti mostrerò i decreti di Dio, che finalmente porterà una giusta e terribile vendetta sui malvagi. Perché questa grande prostituta è Babilonia, che rappresenta figurativamente la massa universale degli empi di tutti i luoghi e di tutti i tempi. (Vedi Sant’Agostino, Enarrat. secunda in Psal. XXVI, e San Prospero, In dim. temp.). Colei che siede sulle grandi acque, cioè sui popoli, le nazioni e le lingue, secondo l’Apocalisse stessa, (XVII, 15): « Le acque che avete visto, dove siede la meretrice, sono i popoli, le nazioni e le lingue ».

Vers. 2 – … con la quale i re della terra sono stati corrotti e gli abitanti della terra sono stati ubriacati con il vino della sua prostituzione. Come è stato detto, San Giovanni paragona la massa universale degli empi ad una prostituta, così come paragona, per contrasto, la Chiesa di Gesù Cristo ad una donna. Vedremo di seguito che cosa sia questa prostituta con la quale si sono corrotti i re della terra. L’Apostolo chiama questi re i “re della terra”, per chiarire che non si tratta di tutti i re, ma solo di quelli della terra, cioè dei principi malvagi dediti ai piaceri terreni, che hanno prostituito i loro cuori corrompendosi con la prostituta, considerandosi i padroni assoluti della terra, imponendo il loro giogo di ferro sui loro sudditi, ed esercitando la loro tirannia con atti puramente arbitrari, senza preoccuparsi dei giudizi di Dio, che è il Re dei re. E gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione. Questo vino di prostituzione sono le tre concupiscenze di cui parla San Giovanni: l’amore dei piaceri, la sete delle ricchezze e l’orgoglio della vita.  Perché 1° il vino inebria e produce sugli uomini lo stesso effetto dei piaceri carnali e terreni, specialmente quando sono assecondati con passione. 2° Il vino toglie la sete per un momento, ma se bevuto in eccesso la eccita ulteriormente, come le ricchezze eccitano l’avidità. 3° Produce un vapore, o un fumo come quello dell’orgoglio, che stordisce per un momento e si disperde poi nell’aria. 4° Il vino è piacevole da bere e soddisfa i sensi come i piaceri della terra. 5° Il vino è come il fuoco, e dovrebbe essere usato con cautela, e non gli dovrebbe mai essere permesso di prendere il sopravvento; e così, secondo San Paolo, un uomo dovrebbe anche godere dei beni terreni con moderazione, e come se non ne godesse. E gli abitanti della terra sono stati ubriacati con il vino della sua prostituzione, cioè il maggior numero di uomini che hanno abusato dei doni di Dio sulla terra, e che sono stati ubriacati con il vino dei piaceri, delle ricchezze e degli onori condannati da Gesù Cristo, apparterranno agli abitanti di Babilonia e subiranno la stessa sorte, soprattutto se persistono nei loro vizi. Questo vino è chiamato il vino della prostituzione, perché fa perdere la ragione, la fede, il timore di Dio, la distinzione tra il bene e il male e il ricordo dei fini ultimi; e perché gli uomini dimenticano Dio e si prostituiscono alla creatura (Isaia, XXVIII, 7): « Ma quelli d’Israele sono così pieni di vino che non sanno quello che fanno. Il sacerdote e il profeta sono senza conoscenza nell’ubriachezza che li possiede; sono assorbiti dal vino, barcollano come se fossero ubriachi, non hanno conosciuto la profezia, non hanno conosciuto la giustizia. Tutti i tavoli sono così pieni di fetore e di ciò che vomitano, che non c’è più un posto pulito ».

II. Vers. 3. – Ed egli mi trasportò in spirito nel deserto, e vidi una donna seduta su una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. – 1° L’angelo portò San Giovanni in spirito nel deserto, cioè fuori dalla Chiesa di Dio, che è la terra irrigata dalle acque della sua grazia e resa feconda dal Sole della giustizia e della verità. Nel deserto, cioè nel luogo delle abominazioni e dell’aridità, dove c’è una completa assenza di opere buone. Nel deserto, dove le piante dei giusti sono appassite e la terra della Chiesa è diventata sterile. – Nel deserto, dove si trovano solo pietre, che sono i cuori degli uomini induriti dal peccato. Nel deserto, dove gli uomini infiammati dalle loro passioni sono numerosi come la sabbia ardente che copre la sua superficie. Nel deserto, abitato da bestie feroci, da mostri, da empi, da malvagi, da tiranni, da oppressori di vedove e orfani. Nel deserto, la tana dei rettili, degli ingannatori, dei corruttori e dei seduttori. Nel deserto, abitato da demoni, dagli ingiusti, dai ribelli, da empi, peccatori, malvagi, profani, dagli assassini dei loro padri e delle loro madri, dagli omicidi, dai fornicatori, dagli abominevoli, da ladri di schiavi, bugiardi, spergiuri e da tutti coloro che sono contrari alla sana dottrina (Vedere. I. Tim, 1, 9). Ora la prostituta abita in questo deserto, perché fugge dalla dolce e benefica luce della terra fertile, per inaridirsi e svanire al sole ardente delle passioni. Cerca la solitudine e la segretezza per nascondere la sua vergogna, e per indulgere nei suoi abomini in sicurezza. Il deserto è dunque il luogo del suo ritiro e della sua dimora abituale; è lì che gli apostati, che lasciano la terra della fecondità, vanno a cercarla, e questa donna esce dal suo ritiro solo per cercare vittime da divorare, soprattutto se si sente abbandonata dai suoi cortigiani abituali. E vidi una donna seduta su una bestia color scarlatto. Questa donna, dunque, è la prostituta di cui abbiamo appena parlato, e che l’Apostolo continua a descrivere con colori tali che è impossibile fraintenderla. Questa donna non deve e ssere confusa con quella che rappresenta la Chiesa, e di cui si parla in questi termini, nel cap. XII, 6: « E la donna fuggì nel deserto dell’Ovest, dove aveva un rifugio che Dio aveva preparato per lei, per essere nutrita per milleduecentosessanta giorni. »  Infatti, sebbene la Chiesa e il mondo siano entrambe rappresentate da due donne, e sebbene queste donne abbiano ciascuna un riparo nel deserto, si vede chiaramente la differenza tra l’una e l’altra dal contesto, e in particolare da quei passaggi in cui si dice che una di queste donne è una prostituta seduta su una bestia scarlatta; mentre l’altra donna, che rappresenta la Chiesa, fugge nel deserto, che non era la sua casa, ma solo un luogo di ritiro che Dio aveva preparato per lei. – Questa differenza diventa molto più chiara, fino all’ovvietà, dal testo seguente: « E ci fu una grande battaglia in cielo (cioè nella Chiesa militante, quando fuggì nel deserto): Michele e i suoi Angeli combatterono contro il dragone, e il dragone combatté con i suoi angeli. Ma questi erano i più deboli e il loro posto non era più in cielo; » cioè nella Chiesa, che si era impadronita del deserto d’Occide. Vedi sopra, cap. XII. Così Dio ha preparato questo ritiro per la sua Chiesa nel deserto con la lotta che San Michele e i suoi Angeli, guidando gli apostoli della Germania e di tutto l’Occidente, hanno condotto contro il dragone e la prostituta; e questi ultimi erano i più deboli e hanno dovuto cedere la loro dimora alla donna che Dio proteggeva. Ma la prostituta sedeva nel deserto su una bestia color scarlatto. Queste ultime parole designano perfettamente il carattere di questa donna; poiché nient’altro può essere inteso da queste parole così espressive, se non le orribili persecuzioni e i fiumi di sangue, per cui la prostituta sedeva nel deserto, assicurandosi il suo impero sul mondo con le persecuzioni. – 2 ° Questa bestia color scarlatto, sulla quale la prostituta sedeva, non è altro che il dragone o il diavolo, che è l’autore di tutti gli omicidi; poiché egli era omicida fin dall’inizio. Questo è ciò che Gesù Cristo stesso dimostrò ai Giudei, che sostenevano di essere figli di Abramo, quando disse loro, (Jo. VIII, 39): « Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ma ora cercate di far morire me che vi ho detto la verità che ho appreso da Dio; questo è ciò che Abramo non ha fatto. Voi fate le opere di vostro padre. » E chi è questo padre? Questo è quello che ci dicono gli stessi Giudei, perché risposero: « Noi non siamo nati dalla prostituzione; abbiamo un Padre che è Dio ». E Gesù disse loro: « Se Dio fosse vostro Padre, ….. sicuramente mi amereste. Il padre da cui siete nati è il diavolo, e voi volete eseguire gli ordini di vostro padre, che era un assassino fin dal principio, e non ha perseverato nella verità, perché la verità non è in lui. Quando proferisce menzogna, dice quello che trova in se stesso; perché è un bugiardo, egli è il padre della menzogna. » Queste parole spiegano il nostro testo in modo ammirevole; perché vediamo chiaramente che gli stessi Giudei hanno confessato a Gesù Cristo che coloro che non sono figli di Abramo sono nati dalla prostituzione, e Gesù Cristo aggiunge che il loro padre è il diavolo, che era omicida fin dall’inizio. Da qui queste parole dell’Apocalisse: E vidi una donna seduta su una bestia color scarlatto. Tutti coloro che non sono figli di Abramo secondo la fede, sono del seme della prostituta, perché sono nati dalla prostituzione. E il loro padre è il diavolo, che era omicida fin dall’inizio. La bestia color scarlatto, ovvero il colore del sangue, su cui siede la prostituta, è dunque il dragone, il padre della menzogna, che San Michele con i suoi Angeli cacciò dal deserto d’Occidente, quando Dio preparò un rifugio per la sua Chiesa, perché la verità non poteva abitare nello stesso rifugio della falsità, né il vizio poteva conciliarsi con la giustizia. E questa bestia era piena di nomi di blasfemia, vale a dire che tutte le bestemmie che sono state dette o scritte, o anche in atti, dal principio del mondo fino alla sua consumazione, sono e saranno ispirate dal diavolo; e queste bestemmie saranno così numerose che la bestia ne sarà piena. E quella bestia era piena di nomi di blasfemia. Questo passaggio si applica a tutti gli empi del mondo che hanno bestemmiato contro Dio, contro la beata Vergine Maria, contro i Santi, contro la Chiesa. Che aveva sette teste e dieci corna. 1º Queste sette teste rappresentano in figura l’universalità dei re, dei principi, dei governi, dei capi delle sette, etc., che saranno stati i supporti, i grandi capi o direttori dei malvagi, ed i ministri di satana sulla terra della prostituzione. 2º Queste sette teste rappresentano anche i sette nemici principali che avranno fatto guerra alla Chiesa di Gesù Cristo, cioè, i Giudei, i tiranni del paganesimo, gli eretici, come gli ariani, i nestoriani, i pelagiani, i protestanti, i falsi profeti, che bandiranno la fede di Gesù di Nazareth, per preparare la strada all’anticristo, e l’anticristo stesso. 3° Infine, queste sette teste rappresentano alla lettera le sette dinastie principali e le sette epoche principali, che si distinguono nella storia generale del mondo empio e corrotto. Perché queste sette teste sono sette re o capi, ognuno dei quali rappresenta una di queste grandi epoche, e una delle dinastie principali che hanno regnato in ciascuna di queste epoche. Questo si vedrà più avanti, quando il profeta stesso darà la spiegazione di queste sette teste e delle dieci corna.

III. Vers. 4. – E la donna era vestita di porpora e di scarlatto, ornata d’oro, di pietre preziose e di perle, e aveva in mano un vaso d’oro, pieno di abomini e di impurità della sua fornicazione. Questa veste di porpora e scarlatto rappresenta il lusso, la vanità, il fasto e la pompa del mondo; perché qui lo scarlatto non è più menzionato per il suo colore di sangue, come sopra; ma è messo con la porpora, a causa della luminosità e della ricchezza di questi due materiali, di cui sono fatti i mantelli dei re e le ricche vesti. Questo ornamento d’oro, pietre preziose e perle, è aggiunto dal profeta, per rendere il suo pensiero più chiaro, e spiegare meglio ciò che significa questa veste della prostituta. – Portando in mano un vaso d’oro, pieno di abomini e delle impurità della sua fornicazione. Queste parole rappresentano le tentazioni con cui questa prostituta avvelena le sue vittime. Perché quando lei presenta il veleno e il veleno mortale delle abominazioni, che sono, secondo Sant’Ambrogio, in Psal. I: « gli errori e le false dottrine contro la fede, e impurità », cioè i suoi insegnamenti contro la morale e la purezza dei costumi. « Questo calice è d’oro – aggiunge lo stesso Santo Padre – ma gli stolti che lo usano ne bevono solo impurità e abominio. » Questo calice contiene il veleno dell’ingiustizia, della frode, dei ladrocini, dell’usura, della vendetta, dell’ubriachezza, del libertinaggio, dell’impurità, dell’avidità, in una parola, di tutti i vizi. Ora la prostituta ha cura di indorare la pillola, e di nascondere l’amarezza, il fiele e il veleno di questi orrori, presentandoli in un vaso d’oro, per meglio riuscire ad ingannare e sedurre gli uomini. Perché se il diavolo, che è il padre della prostituta, e se la prostituta stessa non fossero attenti ad agire in questo modo, gli uomini non troverebbero alcuna attrazione nel vizio, e ne concepirebbero solo un giusto orrore.

IV . Vers. 5. E questo nome era scritto sulla sua fronte: Mistero, la grande Babilonia, la madre della fornicazione e delle abominazioni della terra.Questa donna portava il nome di Mistero; e un mistero è una verità nascosta e segreta. Nella religione, è una verità che non comprendiamo, ma che crediamo, perché Dio l’ha rivelata. I nostri padri chiamavano misteri le rappresentazioni di certe opere teatrali, il cui soggetto era tratto dalla Bibbia, e nelle quali portavano Angeli e diavoli, ecc. Per estensione, diciamo: i misteri della politica, i misteri dell’iniquità; è in quest’ultimo senso che sono stati scritti recentemente i Misteri di Parigi, i Misteri di Vienna, ecc. Ora, è anche nello stesso senso che il nome Mistero debba essere inteso qui. Perché l’iniquità dei malvagi è piena di misteri che saranno conosciuti e rivelati solo nell’ultimo giorno, il giorno del giudizio. 2° La grande Babilonia. Si è già detto che questa parola significa confusione, ed è in questa confusione che si nascondono i segreti dei malvagi e le ingiustizie delle loro iniquità. Babilonia era la capitale della Caldea e del regno degli Assiri. Questa città è generalmente menzionata nella Scrittura per rappresentare il mondo malvagio, a causa del significato del suo nome, e anche a causa della grande corruzione di questa città. Inoltre, queste parole, Mistero, grande Babilonia, non sono citate da San Giovanni per la cosa in sé, ma per ciò che rappresenta; poiché egli dice espressamente che è il nome che cita, e non la città. E questo nome era scritto sulla sua fronte, sulla fronte di questa donna: Mistero, la grande Babilonia. Poi aggiunge quello che è, cioè: la madre delle fornicazioni e delle abominazioni della terra. Dobbiamo notare che San Giovanni chiama questa prostituta la grande Babilonia, per farci capire meglio che, con questa donna, dobbiamo intendere l’universalità degli empi di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

V. Vers. 6. E vidi la donna ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù, e quando la vidi fui pieno di grande stupore. 1°. È impossibile dipingere più vividamente il furore dei tiranni idolatri e degli empi di tutte le epoche contro i Santi e gli amici di Dio di quanto faccia San Giovanni, quando dice che la donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù, poiché essi spinsero la sete di sangue e di vendetta fino all’ubriachezza. Dopo questo aggiunge: E quando la vidi, fui pieno di grande stupore, nel vedere questa donna, così crudele e così feroce, innalzata ad un così alto grado di grandezza, nuotando nelle delizie, e circondata da così tanti cortigiani. 2°. Si noterà che San Giovanni non parla del sangue di Gesù Cristo stesso; lo fa deliberatamente, per farci capire che la causa dei martiri e dei fedeli è la stessa di quella di Gesù. E quando l’Apostolo omette il principale, lo fa per esprimere meglio la stretta unione tra gli amici di Gesù e Gesù Cristo stesso, il cui sangue si fonde, per così dire, con quello dei martiri, così che non si possa nominare l’uno senza esprimere l’altro. Un’altra ragione per cui San Giovanni non dice che la donna fosse inebriata dal sangue di Gesù Cristo, è che questo sangue non servì per la sua redenzione, nonostante i suoi meriti infiniti. Perché la prostituta aveva, con il permesso di Dio, il potere di versare questo sangue prezioso ma non ebbe la felicità di berlo. Questa felicità era riservata ai soli figli di Abramo, secondo la fede; e questo sangue cadrà sulla prostituta e sui suoi figli, secondo quanto i Giudei osarono chiedere, bestemmiando; (Matth. XXVII, 25): « Che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli. » Ora, è per vendicarsi che il padre della prostituta l’ha ispirata ad inebriarsi del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù, non potendo vendicarsi in nessun altro modo del sangue di Dio stesso, che gli ha strappato innumerevoli vittime con i suoi meriti infiniti. Dio permette che la prostituta possa così inebriarsi del sangue dei suoi santi e dei suoi martiri, per la loro felicità e quella della Chiesa, perché il sangue dei martiri è una semenza, dice Tertulliano; e la prostituta, inebriata di questo sangue, non può capirlo nel suo stato di ubriachezza, di rabbia e di stordimento. E alla sua vista fui pieno di grande stupore, come si dovrebbe essere alla vista di questa donna che è ubriaca del prezioso sangue dei martiri, per la sua rovina, per la sua confusione e per la sua condanna; così ella inebria anche le sue vittime, gli empi, con il vino della sua prostituzione, che fa bere da una coppa d’oro, sempre per la loro rovina, per la loro confusione e per la loro condanna.

VI. Vers. 7.- E l’Angelo mi disse: Perché ti meravigli? Ti dirò il mistero della donna e della bestia che l’ha partorita, che aveva sette teste e dieci corna. È sempre lo stesso Angelo che parla e dice a San Giovanni: Perché ti meravigli? Questo è un modo oratorio di esprimersi, che è pieno di energia. Non dobbiamo dimenticare che San Giovanni rappresenta qui la Chiesa; e il suo stupore esprime in modo mirabile il sentimento del grande pubblico e della gente comune che sono stupiti e non possono penetrare istantaneamente i segreti nascosti di questo tragico evento; ecco perché l’Angelo stesso lo chiama un mistero: Io ti dirò il mistero della donna e della bestia che la porta, che ha sette teste e dieci corna. Queste parole contengono anche un avvertimento dato ai Cristiani, che non devono essere tra coloro che si meraviglieranno con gli empi. Poiché non avranno voluto conoscere o praticare la verità delle profezie che la Chiesa possiede, e di cui i fedeli devono essere informati; perché è scritto, (Apoc. I, 3): « Beato chi legge e ascolta le parole di questa profezia, e osserva tutto ciò che vi è scritto; perché il tempo è vicino. » – Questa espressione di stupore è infine una figura per eccitare la nostra attenzione alla spiegazione di questo importante mistero: Vi dirò il mistero della donna, etc. Prima di tutto, dobbiamo notare che qui non si tratta più, come sopra, del nome di questa donna, ma della donna stessa, il cui segreto l’Angelo sta per rivelarci: Io ti svelerò il mistero della donna, della bestia che la porta, che ha sette teste e dieci corna. Ora ecco questo mistero:

VII. Vers. 8La bestia che tu hai visto era e non è, e uscirà dal pozzo senza fondo e sarà gettata nella perdizione; e quelli che abitano sulla terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dall’inizio del mondo saranno stupiti quando vedranno la bestia che era e non è. Con queste parole: La bestia che tu hai visto era e non è più, l’Angelo insegna alla Chiesa nella persona di San Giovanni, che, con la catastrofe descritta nel capitolo precedente, la bestia cesserà di esistere. Questo è un modo di confermare questa verità così consolante per i buoni e così terribile per i malvagi. L’Angelo dice al passato: La bestia che avete visto era; e aggiunge al presente: e non è più, come se fosse già accaduto quando San Giovanni ha scritto in questo libro; perché il tempo è un attimo ed anche un batter d’occhio, in confronto all’eternità. – In secondo luogo, l’Angelo, dicendo che la bestia era, indica anche in modo ammirevole la presenza e l’impero della bestia, cioè del diavolo, nel mondo, prima della venuta di Gesù Cristo e prima della costituzione della sua Chiesa. Perché la bestia, che è l’antico serpente, poteva già, al momento della costituzione della Chiesa, e quando San Giovanni scrisse questo libro, essere considerata come non più esistente, poiché la Donna che doveva schiacciare la sua testa era appena apparsa; ed è al momento di essere schiacciata da Lei, che la bestia doveva morderla nel tallone; poiché il tempo è  un attimo in confronto all’eternità. (Gen. III. 15): « Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il suo; essa ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno. » Ora, il colpo del piede con cui si schiaccia la testa di un rettile è come istantaneo, e da qui queste parole dell’Angelo: La bestia che avete visto era e non è più; essa risorgerà dall’abisso. Queste ultime parole al tempo futuro si applicano soprattutto alla fine dei tempi, quando la bestia, cioè il demone il cui potere sarà stato come annientato dalla Chiesa durante i mille anni del regno di Gesù Cristo sulla terra, diffonderà il suo impero e uscirà una seconda volta dall’abisso in cui è stato gettato dalla venuta del Salvatore. Infatti, durante i mille anni di dominio della Chiesa sulla terra, la bestia non può che ferirla al calcagno con le eresie e i tiranni; (Jo., XII, 31): « Ora sarà cacciato il principe del mondo. E Io (dice Gesù Cristo), quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. Questo disse per segnalare di qual morte dovesse morire, e anche per farci vedere che Egli avrebbe trionfato attraverso la croce. » Ora, è in questo che la profezia contenuta nella Genesi, e che abbiamo citato, si è verificata; ma questa profezia non si contraddice con quella che troviamo nell’Apocalisse, e tutte queste profezie trovano davvero il loro posto e sono verificate in modo ammirevole confermandosi e corroborandosi a vicenda. – Questo è ciò che dimostreremo con questi testi dell’Apocalisse (XX, 7): « E dopo che i mille anni saranno compiuti, satana sarà sciolto, uscirà dalla sua prigione e ingannerà le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, etc. » (lbid ., XIII, 15): « E gli fu dato di dare vita all’immagine della bestia e di farla parlare, e di uccidere tutti coloro che non avrebbero adorato l’immagine della bestia. » Così vediamo da questo che la bestia colpirà ancora alla fine dei tempi la beata Vergine Maria nella persona morale della Chiesa che è anche chiamata la Donna, (Ap., XII, 6). Ma questa ferita è sempre solo una ferita del tallone, perché Maria e la Chiesa trionferanno sulla bestia dopo questa breve, feroce lotta alla fine dei tempi, e la Donna finirà per schiacciare di nuovo la testa del serpente, col braccio onnipotente di suo Figlio Gesù Cristo, secondo queste parole: (Apoc. XX, 7): « E dopo che i mille anni saranno compiuti, satana sarà sciolto e uscirà dalla sua prigione e sedurrà le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, e le radunerà per la battaglia, e il loro numero sarà come la sabbia del mare. E salirono sulla faccia della terra. E circondarono l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma il fuoco di Dio scese dal cielo e li divorò; e il diavolo che li aveva ingannati fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove la bestia ed i falsi profeti saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli. Così la bestia, o il vecchio serpente, il seduttore della razza umana, avrà la testa schiacciata per i secoli dei secoli. » È dunque così che la bestia, o l’antico serpente, questo seduttore del genere umano avrà la testa schiacciata. Da qui queste parole del testo: La bestia che tu hai visto era e non è più; essa si leverà dall’abisso e sarà precipitata nella perdizione; e gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dall’inizio del mondo, cioè, coloro che non sono predestinati, e che sono conosciuti da Dio da tutta l’eternità, come non debbano essere salvati che per loro colpa, si stupiranno quando vedranno la bestia che era e che non è più. Queste parole devono essere ancora applicabili al momento della caduta e dello sterminio della bestia, dell’anticristo e dei suoi falsi profeti; perché allora « gli uomini saranno stupiti, e tutti coloro i cui nomi non sono nel libro della vita saranno uccisi e gettati con la bestia nel lago di fuoco e di zolfo per esservi tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli; e i restanti saranno presi da timore e daranno gloria a Dio.

VIII. Vers. 9. E questo è il saggio significato di questa visione: le sette teste sono sette montagne su cui siede la donna.

Vers. 10. Sono anche sette re, cinque dei quali sono caduti; uno è ancora, e l’altro non è ancora venuto; e quando sarà venuto, dovrà rimanere un po’ di tempo.

Vers. 11. – E la bestia che era e non è, è l’ottava; è una delle sette e va nella morte. Ed ecco il senso pieno di saggezza di questa visione.  Con queste parole, l’Angelo insegna alla Chiesa, nella persona di S. Giovanni, la profonda saggezza celata in questa visione: egli vuol farci sapere che anche i saggi hanno bisogno di molta attenzione e devono meditare, pregare e digiunare a lungo per capire tali misteri. Le sette teste sono sette montagne su cui la donna siede. Questo confronto tra le montagne è tanto bello quanto sensibile. 1° Le montagne dominano tutta la terra. 2° Si estendono con lunghe catene e ramificazioni su molte contrade. 3° Dalle montagne più alte, sulle quali si trovano i ghiacciai, scendono i grandi fiumi che bagnano la terra e alimentano le grandi acque. 4° Le cime di queste alte montagne, anche se più vicine al sole, sono le regioni più fredde, e più ci si avvicina ai bacini dove sono contenute le grandi acque del mare e dei laghi, più l’aria si addolcisce e perde la sua asperità. 5° Le montagne sono generalmente aride e selvagge. 6° Esse sono il rifugio di animali feroci. 7° È soprattutto in queste alte regioni che scoppiano le tempeste più grandi e frequenti. 8° La pioggia e la nebbia le rendono quasi sempre scure. 9° Alcune delle montagne della terra sono ridenti, fertili e graziose, tutte sono più o meno imponenti e maestose. 10°. È sulle cime più alte che troviamo i più grandi spettacoli e i più grandi orrori della natura, come i precipizi, le grandi cascate, il rumore spaventoso dei torrenti, ecc. 11°. Accanto alle più alte cime, troviamo le valli profonde e gli abissi senza fondo, etc. Ora, questi sono precisamente i poteri dell’epoca, che San Giovanni chiama le montagne. Perché 1° dominano la terra. 2° Si uniscono ed estendono il loro dominio su molte terre. 3° Dai grandi regni vennero le guerre e le persecuzioni che fecero scorrere fiumi di sangue, per irrigare la terra della fede e per alimentare le grandi acque della tribolazione. 4°. I più alti di questi poteri, pur essendo i più alti, sono spesso oscurati dalle nuvole dell’ambizione e del sordido interesse; e sono proprio coloro che erano più vicini al sole della giustizia e della verità, come gli imperatori romani, per esempio, che si sono dimostrati i più freddi ed amari nelle loro azioni. È anche da questo contatto dei ghiacciai, cioè, delle menti e dei cuori dei tiranni con il sole della giustizia e della verità, che sono venuti i fiumi di sangue della persecuzione. Più si scende nelle regioni inferiori dell’umiltà, della povertà e della semplicità, verso le acque della tribolazione, più vi troviamo gli effetti del dolce calore della grazia, della giustizia e della verità della luce eterna. 5° I grandi regni sono generalmente quelli che sono state più sterili di opere buone e di filantropia. 6° È nella storia delle grandi potenze che troviamo i più grandi mostri e le bestie più feroci che si inebriarono di sangue umano. 7° Quante terribili tempeste scoppiarono tra queste nazioni devastatrici! 8°. Quante lacrime non fecero versare, coprendo la terra di lutto e di desolazione? 9° Alcune di queste potenze sono state davvero benefiche e hanno reso la terra felice per la fecondità delle loro grandi e generose imprese; e tutte sono maestose ed imponenti. 10° Quali grandi spettacoli e orrori non fornisce generalmente la loro storia? 11° Infine, non è forse nei più grandi regni che i più potenti siedono in mezzo ai più deboli, ai più poveri e ai più miserabili? L’Angelo, volendo spiegare cosa siano queste sette teste, ci dice: Le sette teste sono sette montagne su cui siede la donna: la donna, cioè la prostituta, come abbiamo descritto sopra.

IX. Poi San Giovanni ci presenta la stessa cosa sotto un’altra figura, secondo l’uso dei Profeti, e ci dice che sono anche sette re…  – Ora da queste tre figure: a) la donna seduta, b) sulle sette montagne, c) che sono anche sette re, capiamo chiaramente, soprattutto per la loro connessione, che si tratta qui di dominazioni e poteri su cui la donna è seduta, cioè su cui il mondo è stabilito, fondato, sostenuto, protetto e rafforzato. Sono anche sette re, cinque dei quali sono caduti; uno c’è ancora e l’altro non è ancora arrivato. Da tutto quello che è stato spiegato prima, abbiamo già potuto convincerci che questa donna è la prostituta seduta nel deserto sulla bestia di colore scarlatto, e che questa bestia è il diavolo che fa guerra agli uomini da solo, o con i suoi ministri, gli empi e i malvagi, e questo che a causa della sua antica inimicizia contro la razza umana. Gen III, 15: « Metterò inimicizia tra te e la donna ». Ora, se prendiamo la storia del mondo, vi vediamo una lotta feroce e continua con circostanze diverse, è vero, ma sempre la stessa, quanto al principio, tra Dio e il diavolo; tra la donna, che è la Chiesa, e la prostituta, che è il mondo; tra la posterità del diavolo e quella della beata Vergine Maria; in una parola, tra il bene e il male. I buoni sono sostenuti da Dio e dalla sua Chiesa, e devono seguire le orme di Gesù Cristo, il loro capo, che fu crocifisso e che ha sofferto. I malvagi, al contrario, sono ispirati dal diavolo e sono sostenuti dalle potenze della terra, alle quali il mondo appartiene, secondo le parole di Gesù Cristo stesso; Joa., XVIII, 36: « Il mio regno non è di questo mondo » e Ibid. XVI: « Il principe di questo mondo è già giudicato. » Ora, da ciò che abbiamo appena detto, si vede già che queste potenze, o queste sette montagne su cui la donna siede, devono essere intese come tutti i luoghi ed i tempi della storia del mondo. Ora, se compiliamo la storia universale dei malvagi che possiedono la terra e perseguitano i buoni, vediamo sette epoche principali e distinte, alle quali l’Angelo applica queste parole: Le sette teste sono sette montagne, etc. Queste epoche sono precisamente quelle in cui la bestia ha versato così tanto sangue da diventare rossa come lo scarlatto. (Apoc. XVII, 3): « E vidi una donna seduta su una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. » Il primo periodo fu da Adamo a Noè: vediamo Caino, il primo assassino, e i giganti che furono i primi persecutori dei buoni; questa è la prima montagna o la prima potenza e il primo re. Nella seconda, da Noè ad Abramo, ci sono Nimrod e i malvagi che costruirono la torre di Babele; questa è la seconda montagna. Nella terza epoca, da Abramo a Mosè, troviamo i re di Sodoma e i Faraoni d’Egitto. La quarta, da Mosè alla cattività babilonese, ci dà i re empi di Israele e Giuda. Nella quinta, dalla cattività babilonese a Gesù Cristo, troviamo i re della Caldea e quelli dell’Asia e della Siria. Ora queste cinque montagne o potenze, anch’esse rappresentate da re, erano effettivamente cadute quando San Giovanni ricevette questa rivelazione. Da qui queste parole: Questi sono anche sette re, di cui cinque sono caduti. La sesta epoca ci presenta gli imperatori pagani le cui orribili persecuzioni imperversavano proprio quando San Giovanni scrisse questo libro, poiché ricevette la rivelazione nel suo esilio da Pathmos, dove si ritirò dopo essere stato immerso in una caldaia di olio bollente. Per questo l’Angelo aggiunge: Uno è ancora. Infine, la settima potenza nemica del bene, è quella di Maometto e del suo immenso impero, che ha portato la Chiesa di Gesù Cristo sull’orlo della distruzione e si è mostrata così crudelmente ostile al Cristianesimo; ma questa settima potenza non esisteva ancora al tempo di San Giovanni; ecco perché l’Angelo gli dice: « E l’altro non è ancora venuto. E quando sarà venuto, dovrà rimanere poco tempo. » Queste ultime parole sono spiegate ulteriormente, e si applicano all’anticristo il cui potere sorgerà dai resti dell’impero turco, e formerà moralmente lo stesso potere, il potere della bestia che comprende l’intera estensione del regno dei Turchi o della setta musulmana, da Maometto fino all’Anticristo incluso.

X. E la bestia che era e non è, è l’ottava; è una delle sette e va nella morte. Si ricorderà che i Profeti sono soliti parlare di cose molto remote come se fossero presenti, per la ragione che il tempo non è che un punto in confronto all’eternità; ecco la ragione per cui parlano di cose molto remote come se fossero presenti. Ecco perché l’Angelo dice al presente, parlando dell’anticristo: « E la bestia che era e non è, è l’ottava. » Egli usa qui le stesse parole usate sopra, al versetto 8, per farci capire che si tratta sempre della stessa bestia, e che il settimo e l’ottavo monte sono veramente uno. Infatti ora l’Angelo parla di un’ottava montagna, un’ottava bestia o un’ottava potenza, visto che ne aveva annunciate solo sette! È quello che lui stesso spiega dicendo che questo ottavo è uno dei sette. E per farci sapere di quale bestia parli, la tocca per così dire, con il dito, dicendoci che è il figlio della perdizione, con queste parole: e va alla morte. Perché allora dice che va alla morte, dopo aver detto prima che non c’è più? È per spiegare meglio il suo enigma; e se vogliamo capirlo bene, dobbiamo vedere le parole che accompagnano questi due punti di difficoltà. Quando parla della bestia che era e non è, aggiunge immediatamente che è l’ottava; è come se dicesse: l’ottava bestia che verrà, cioè l’anticristo, era e non c’è più. Egli annuncia la sua fine in modo così rapido, per farci capire che regnerà per un breve periodo. Questo spiega la parte finale del testo precedente: E quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco tempo. Quindi vediamo che queste ultime parole si applicano all’ottava montagna, che è l’anticristo, e non all’impero di Maometto, che deve durare milleduecentosettantasette anni e mezzo, se contiamo la durata di questo regno da Maometto alla fine del mondo, e milleduecentosessanta anni se torniamo al tempo di Cosroe, quando la Chiesa cominciò a stabilirsi in Occidente, ridiscendendo fino al tempo in cui questa prima bestia sarà come ferita a morte dalla presa di Costantinopoli e dalla quasi completa rovina del suo impero. La ragione per la quale il Profeta ha potuto unire la fine di questo testo, che si applica all’anticristo, con il regno di Maometto, è spiegato dalle seguenti parole: È una delle sette, e va nella morte; cioè, che questa ottava bestia, l’anticristo, appartiene a una delle sette montagne o potenze che è l’impero dei Turchi, perché avrà la sua origine da esso e sarà moralmente la stessa potenza. Ma quando entrerà nella morte, sarà l’ottava potenza; perché allora l’impero dei Turchi, che è il settimo, sarà passato. Da tutto ciò che abbiamo appena detto, ne consegue che San Giovanni ha voluto insegnarci con il suo enigma: 1º Che l’impero dei Turchi e quello dell’anticristo sono uno solo moralmente; e questa unità morale è rappresentata dalla bestia. 2º Vediamo inoltre in queste parole che queste due potenze dei Turchi e dell’anticristo, che sono le stesse in principio, saranno tuttavia distinte l’una dall’altra per le loro forme, la loro natura, e per il tempo in cui saranno apparse. Ancora una volta, poiché l’Angelo dice al presente di questa ottava potenza, che essa era e non è più, mentre dice di essa al futuro: È una delle sette e va nella morte? Si tratta di esprimere, con una forza e un’energia che non possiamo ammirare a sufficienza, la certezza della morte di questa bestia ed anche la rapidità con cui i tempi si consumeranno in essa. Infatti, come è stato spesso detto, il passato, il presente e il futuro, agli occhi di Gesù Cristo che è l’Autore di questa rivelazione, non sono che un unico punto. E così è che i Profeti ispirati di Dio ci rappresentino nel passato le cose a venire e nel futuro gli eventi passati. – Possiamo quindi vedere da tutto ciò che è stato appena detto, che possiamo considerare il regno dell’Anticristo sotto due diversi aspetti: 1. come appartenente all’impero turco: è uno dei sette. 2. come non appartenente ad esso, questa bestia forma un potere a parte e indipendente dal regno di Maometto, al quale apparterrà solo moralmente e per la sua origine: … è l’ottava e va alla morte. Bisogna osservare che questa parola ottava concorda con il sostantivo bestia. Questo si vede meglio in latino a causa dei generi dei sostantivi che non sono gli stessi che in francese. E tutti questi poteri sono bestie, perché è sempre il dragone che li ispira e dirige tutti.

XI. Ora è il momento di dire una parola su questo passaggio del venerabile Holzhauser, dove predice la nascita dell’anticristo per l’anno 1855. Senza voler toccare questa grande questione del tempo della fine del mondo, diremo di sfuggita che non è certo senza motivo che questo venerabile servo di Dio abbia osato fissare in modo così preciso e assoluto la data più importante che ci sia mai stata. Ricordiamo che la data da lui indicata per il periodo di tempo in cui il sacrificio della Messa sarebbe stato abolito in Inghilterra è stata verificata alla lettera. « Et intellexi juge sacrificium centum et viginti annis ablatum esse. » Nonostante questo, possiamo prevedere che un numero abbastanza considerevole dei nostri lettori si rifiuterà di credere a questa data,  soprattutto per la brevità del tempo che rimane per il compimento di tutti i fatti che annuncia. Basti dire che non sono necessari lunghi periodi di tempo per il compimento di questi eventi, ma che bisogna considerare la volontà di Dio, che può, spesso anche contro le nostre previsioni, far precipitare eventi di cui potremmo prevedere il compimento solo in un secondo momento. È da ricordare, inoltre, che le ultime due età saranno molto brevi, e che Dio ha promesso alla sua Chiesa, rimasta fedele durante la quinta età, di portare ad essa come ricompensa tutte le nazioni della terra; il che sembra farci capire che Dio non seguirà, in questo caso, il corso ordinario della sua provvidenza. Aggiungeremo che cinquanta anni sono sufficienti per rinnovare la massa di due generazioni, senza contare quella che sta nascendo ora e che Dio castiga per purificarla. Infine, se torniamo indietro di venticinque anni, saremo costretti ad ammettere che la faccia della terra è stata rinnovata. Per quanto riguarda le persone a cui questo calcolo del venerabile Holzhauser sembrerebbe azzardato, le preghiamo di non avventurarsi nel loro giudizio su fatti così gravi, essendo a noi sconosciuti i modi della loro realizzazione. Chi non vede, dopo tutto, che l’interpretazione di questo venerabile autore merita molto meno gli attacchi di chi non vede, dopo tutto, che l’interpretazione di questo venerabile autore sia molto meno degna degli attacchi dei critici che del nostro rispetto, della nostra fiducia e diremmo anche della nostra ammirazione. Inoltre, ciò che è successo finora conferma tutto ciò che questo autore abbia scritto. Abbiamo già la felicità di vedere l’alba della sua sesta età, così desiderata e così desiderabile: l’anno 1848, quando i popoli cospirarono per stabilire una repubblica universale, sarà una pietra miliare nella storia del mondo. L’improvviso e insperato ristabilimento dell’ordine, dopo i terribili tumulti che minacciavano l’esistenza stessa della società nelle capitali del nostro continente; il progresso del Cattolicesimo in Austria, in Inghilterra e nelle missioni straniere; le nuove comunicazioni stabilite con l’Africa e l’Asia, che hanno facilitato l’accesso dei missionari cristiani al centro dell’impero celeste; l’umiliazione subita dagli eserciti degli eretici e degli scismatici nell’ultima guerra, in cui i Cattolici hanno recuperato il loro ascendente, la decadenza dell’impero dei Turchi e l’emancipazione che è stata appena concesso ai Cristiani. Lo sviluppo delle scienze naturali, predetto dallo stesso venerabile Holzhauser; lo stabilimento universale delle ferrovie e dei telegrafi elettrici, con i quali si comprende come un solo gregge sarà facilmente governato da un solo Pastore, (Jo., X, 16), e senza i quali la possibilità di un impero universale, quale sarà quello dell’anticristo, non può essere umanamente spiegata, più che l’affluenza di tutti i popoli della terra verso Gerusalemme. La tendenza del mondo verso un sistema centrale e uniforme, che si nota soprattutto nei trattati e nei concordati tra i vari governi; trattati che sembrano essere estesi in modo generale alla stampa, ai costumi, alle monete, ai pesi e alle misure, ecc. Le esposizioni universali, i congressi degli studiosi, le società che si occupano delle statistiche generali del mondo; statistiche che potrebbero essere il primo principio di quel terribile monopolio che l’anticristo eserciterà sui mezzi indispensabili alla vita degli uomini. I giganteschi piani per perforare una delle più grandi catene montuose, per aprire l’istmo di Suez, ecc. ecc.: tutte queste circostanze prese insieme, sono eventi troppo importanti per non essere notati da tutti gli uomini riflessivi e seri. Speriamo, tuttavia, che la sesta età ci porti presto tutti i vantaggi che promette, e che la Chiesa goda a lungo di una santa e vera pace e delle altre grandi consolazioni che le sono riservate. Ma non si dimentichi che la conversione dell’universo, che avrà luogo in quest’epoca, è indicata nel Vangelo come uno dei principali indicatori della fine del mondo, secondo San Marco, XIII, 10: « È necessario anche prima che il Vangelo sia predicato a tutte le nazioni. » E secondo San Matteo, XXIV, 14: « Questo vangelo del regno sarà predicato in tutta la terra per servire da testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine. » (Matteo XXIV, 42): « Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà. Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l’amministrazione di tutti i suoi beni. Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti. »

§ V.

I dieci re che si uniranno con l’anticristo per fare guerra all’Agnello e ai Santi.

CAPITOLO XVII. VERSETTI 12-18

Et decem cornua, quæ vidisti, decem reges sunt: qui regnum nondum acceperunt, sed potestatem tamquam reges una hora accipient post bestiam. Hi unum consilium habent, et virtutem, et potestatem suam bestiæ tradent. Hi cum Agno pugnabunt, et Agnus vincet illos: quoniam Dominus dominorum est, et Rex regum, et qui cum illo sunt, vocati, electi, et fideles. Et dixit mihi: Aquæ, quas vidisti ubi meretrix sedet, populi sunt, et gentes, et linguæ. Et decem cornua, quae vidisti in bestia: hi odient fornicariam, et desolatam facient illam, et nudam, et carnes ejus manducabunt, et ipsam igni concremabunt. Deus enim dedit in corda eorum ut faciant quod placitum est illi: ut dent regnum suum bestiæ donec consummentur verba Dei. Et mulier, quam vidisti, est civitas magna, quæ habet regnum super reges terræ.

[E le dieci corna, che hai veduto, sono dieci re: i quali non hanno per anco ricevuto il regno, ma riceveranno la potestà come re per un’ora dopo la bestia. Costoro hanno un medesimo consiglio, e porranno la loro forza e la loro potestà in mano della bestia. Costoro combatteranno coll’Agnello, e l’Agnello li vincerà: perché egli è il Signore dei signori, e il Re dei re, e coloro che sono con lui (sono) i chiamati, gli eletti e i fedeli. E mi disse: Le acque che hai vedute, dove siede la meretrice, sono popoli, e genti e lingue. E le dieci corna che hai vedute alla bestia: questi odieranno la meretrice, e la renderanno deserta e nuda, e mangeranno le sue carni, e la bruceranno col fuoco. Poiché Dio ha posto loro in cuore di fare quello che a lui è piaciuto: e di dare il loro regno alla bestia, sinché le parole di Dio siano compiute. E la donna, che hai veduta, è la grande città, che ha il regno sopra i re della terra.]

I. Vers. 12. Le dieci corna che hai visto sono dieci re che non hanno ricevuto il loro regno; ma riceveranno il potere come re per un’ora dopo la bestia. Qui l’Angelo continua la comunicazione dei segreti pieni di saggezza, che furono rivelati a San Giovanni, e gli dice: Le dieci corna che hai visto sono dieci re.  Questi dieci re esisteranno al tempo dell’anticristo, e anche prima di lui, secondo San Girolamo; sono chiamati corna a causa della forza e del potere che la bestia otterrà ed eserciterà tramite loro, per combattere contro l’Agnello e contro i suoi Santi. Questo paragone è preso da certi animali, la cui forza è tutta nelle loro corna. Di queste dieci corna si parla anche in Daniele, (VII, 19) (abbiamo messo tra parentesi le parole che non fanno parte del testo della profezia): « Ebbi allora un gran desiderio di sapere cosa fosse la quarta bestia, che era molto diversa da tutte le altre e spaventosa oltre ogni dire: i suoi denti e le sue unghie erano di ferro; divorava e faceva a pezzi, e calpestava ciò che era sfuggito alla sua violenza. E chiesi dei dieci corni che aveva sulla testa e di un altro che le si aggiunse, in presenza del quale tre dei suoi corni erano caduti (Cioè, tre re cadranno per il potere dell’anticristo che li vincerà). E chiesi di questo corno, che aveva occhi e una bocca che diceva grandi cose; e questo corno era più grande degli altri. E quando ho guardato attentamente, ho visto che questo corno faceva guerra ai santi e aveva il sopravvento su di loro, finché venne l’Antico dei Giorni (Gesù Cristo) e diede ai santi dell’Altissimo il potere di giudicare; e quando il tempo fu compiuto, i Santi ottennero il regno (Venite, benedetti del Padre mio; prendete il regno, ecc.) E così dice: La quarta bestia sarà il quarto regno (dell’anticristo), che sarà più grande di tutti i regni, e divorerà tutta la terra, la calpesterà e la ridurrà in polvere. E le dieci corna di quel regno saranno dieci re che vi regneranno; e un altro (anticristo) sorgerà dopo di loro, che sarà più potente dei primi, e umilierà tre re; e parlerà con orgoglio contro l’Altissimo, e infrangerà i suoi Santi; e penserà di poter cambiare i tempi e le leggi, e gli uomini saranno dati in mano sua fino a un tempo, un tempo e mezzo tempo (1277 giorni e mezzo). Poi interverrà il giudizio, in modo che il potere sia tolto a quest’uomo, affinché sia completamente distrutto e perisca in eterno; e che nello stesso tempo il regno, la potenza e il dominio di tutte le cose sotto il cielo siano dati al popolo dei santi dell’Altissimo; perché il suo regno è un regno eterno, al quale tutti i re saranno soggetti con un’intera sottomissione. » Qui finisce la predizione. Allora: dei tempi. Le dieci corna che tu hai visto sono dieci re, che esisteranno come re nei loro rispettivi regni, prima che l’anticristo venga al potere, secondo queste parole di Daniele, (VII, 24): « E un altro sorgerà dopo di loro, che sarà più potente dei primi e umilierà tre re. Questi dieci re non hanno ricevuto il loro regno, cioè non faranno all’inizio parte del regno della bestia di cui l’anticristo sarà il primo sovrano, poiché l’anticristo deve sorgere solo dopo di loro. (Dan. VII, 24): « E un altro sorgerà dopo di loro »; ma essi riceveranno il potere per un’ora dopo la bestia, cioè l’anticristo prima sottometterà tre re con la forza, e gli altri si sottometteranno a lui appena avrà raggiunto il potere. E poi riceveranno il loro regno per un po’ di tempo cominciando a far parte del grande regno della bestia, chiamato da Daniele il quarto regno, e diventeranno le corna con cui la bestia combatterà contro l’Agnello e i suoi Santi. Questo è confermato da San Giovanni nel testo seguente:

II. Vers. 13. Questi hanno un solo consiglio, e daranno la loro forza e il loro potere alla bestia. Questo unico consiglio rappresenta l’unità delle azioni di questi re, che saranno diretti e ispirati dalla bestia, cioè da lucifero, e dall’anticristo, che sarà la testa sulla quale tutti questi corni saranno fissati.

Vers. 14. – Combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li vincerà, perché Egli è il Signore dei signori e il Re dei re, e coloro che sono con Lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli. 1° Questo testo è già spiegato da se stesso e da tutto ciò che è stato detto sulla grande catastrofe che abbiamo descritto nel penultimo capitolo. 2º Questo testo significa dunque che questi dieci re combatteranno contro Gesù Cristo, che è l’Agnello di Dio, sacrificato per i peccati del mondo; e combatteranno contro questo Agnello, cercando di sopprimerne la dottrina e abolire il Sacrificio perpetuo. Combatteranno anche contro l’Agnello nei suoi discepoli, che sono i chiamati, gli eletti e i fedeli, perché sarà dato loro di ucciderli e immolarli come pecore. Ma l’Agnello vincerà loro e il loro capo, che è il diavolo e l’anticristo, nel modo indicato sopra. Egli li sconfiggerà anche nel senso che, dando agli eletti la morte del corpo, questi tiranni daranno loro la vita del corpo e dell’anima nei secoli dei secoli, secondo le parole di Sant’Agostino, (Tract. VII, in Joan.): « E quale Agnello, l’Agnello che è il terrore dei lupi? Cos’è questo Agnello? Questo Agnello è Colui che, essendo stato sacrificato e messo a morte, uccise il leone, perché il leone è il diavolo, di cui si dice che ruggisca e cerchi sempre qualcuno da divorare. E per mezzo del sangue dell’Agnello il leone fu vinto. »

III. Vers. 15. Ed egli mi disse: “Le acque che tu hai visto, dove siede la prostituta, sono i popoli, le nazioni e le lingue“. Abbiamo visto sopra cosa fosse questa prostituta, seduta su una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. Perché l’Angelo dice ora a San Giovanni che questa grande prostituta, che aveva rappresentato prima nel deserto, e che aveva mostrato a San Giovanni sotto forma di una donna seduta su una bestia color scarlatto, etc., perché, diciamo, la rappresenta ora seduta su grandi acque, e perché dice: Le acque che hai visto, dove è seduta la prostituta, sono i popoli, le nazioni e le lingue? È per caratterizzare meglio questa donna seduta sulla bestia, e per farci capire che questa donna sia la stessa prostituta di cui aveva anche detto che è seduta su molte acque. Ora ci spiega cosa siano queste grandi acque con queste parole: E le acque che avete visto, dove siede la prostituta, sono i popoli, le nazioni e le lingue. Possiamo trovare espressioni più energiche e ingegnose per mostrare il potere di questa bestia con sette teste e dieci corna, che domina i popoli, le nazioni e le lingue su cui questo potere è basato e solidamente costituito nel corso dei secoli? Perché la parola grande è intesa come il regno dei malvagi di tutti i tempi e luoghi, che domina la terra attraverso le acque della tribolazione. Questo passaggio conferma l’interpretazione precedente.

IV . Vers. 16. Le dieci corna che hai visto nella bestia sono quelle che odieranno la prostituta e la porteranno all’estrema desolazione, la rovineranno, ne divoreranno la carne e la bruceranno tra le fiamme. Tutte queste parole continuano a riferirsi ai chiarimenti dati sopra; perché, come è stato detto, queste dieci corna saranno dieci re, e queste corna cresceranno sulla testa della bestia nel regno dell’anticristo. Questi dieci re saranno ispirati e diretti dal loro capo, che è il diavolo che viene nel mondo, non più in forma di serpente, ma in forma di uomo. E quest’uomo sarà l’anticristo con il quale il demonio sarà come incarnato, volendo così scimmiottare le opere dell’Onnipotente fino all’incarnazione del Verbo. E come l’Uomo-Dio, quando volle redimere la razza umana con il suo infinito amore, usò dodici corni, che sono i dodici Apostoli, per propagare la sua santa e salutare dottrina, ordinando agli uomini di crocifiggere la loro carne per ottenere la vita eterna; allo stesso modo il drago, a causa della sua antica inimicizia, e nell’eccesso del suo odio implacabile contro la razza umana, userà le sue dieci corna, che sono dieci re, per diffondere la sua dottrina infernale. Questi re hanno un solo consiglio, ed essi daranno la loro forza e il loro potere alla bestia. Cioè, questi re saranno in un certo senso posseduti dal diavolo, al quale avranno ceduto la loro forza e il loro potere; e la bestia se ne servirà per esalare il suo odio e soddisfare la sua sete di vendetta. Da qui le parole dell’Angelo: Le dieci corna che hai visto nella bestia sono quelle che odieranno la prostituta, perché il dragone odia i malvagi e gli empi che egli seduce e spinge a prostituirsi a lui, ed è per far pesare sul genere umano, di cui è geloso, il suo antico rancore, che userà le sue dieci corna. Ora questi dieci re, che saranno i suoi ministri, e che saranno animati dal suo stesso spirito, poiché avranno tutti un solo consiglio, questi dieci re, diciamo, odieranno la prostituta, e la ridurranno all’ultima desolazione, facendo precipitare gli uomini nelle tenebre dell’errore e nel fango dei vizi. Essi la spoglieranno di ogni bene e di ogni virtù, e la renderanno la più desolata di tutti i suoi beni. La spoglieranno di ogni bene e di ogni virtù, e divoreranno la sua carne, facendo perire gli uomini per gli eccessi del peccato e anche per renderli partecipi delle terribili piaghe con cui il Signore colpirà gli empi. E la bruceranno nelle fiamme dell’inferno, dove gli empi saranno gettati da quei dieci re che li avranno fatti prevaricare, e dove i demoni continueranno ad esercitare il loro odio infernale per i secoli dei secoli. E tutto questo avverrà per permesso di Dio, che è giusto Giudice e che rende ad ogni uomo secondo le sue opere.

Vers. 17.Poiché Dio ha messo nei loro cuori di fare quello che Egli vuole, di dare il loro regno alla bestia, finché le parole di Dio non siano adempiute. Cioè, Dio permetterà alla bestia di usare le sue corna, che sono i dieci re; e permetterà che i corrotti diano i loro cuori e il loro potere alla bestia, affinché le profezie si compiano.  Troviamo un esempio di questo permesso di Dio per l’adempimento delle sue profezie, nella passione di Gesù Cristo, (Matth. XXVI, 53): « Pensate che Io non possa pregare il Padre mio, e che non mi manderebbe subito più di dodici legioni di Angeli? Come si adempiranno allora le Scritture che dicono che le cose devono andare così? »

V. Vers. 18. – E la donna che tu hai visto è la grande città che regna sui re della terra. Questa grande città, di cui l’Angelo parla qui, è Gerusalemme nel senso di Babilonia, che era il tipo della confusione e della perversione. Perché al tempo dell’Anticristo Gerusalemme diventerà una grande città, non solo perché è già grande, ma anche per la sua storia. Questa grande città diventerà la sede del potere dell’anticristo. E siccome questo potere si estenderà su tutto il mondo, secondo Daniele, (VII, 23): « La quarta bestia sarà il quarto regno, che dominerà sulla terra e sarà più grande di tutti gli altri regni: esso divorerà tutta la terra, la calpesterà e la ridurrà in polvere. Così Gerusalemme, essendo diventata la capitale di questo regno, sarà la grande città che governa sui re della terra. Questa interpretazione è inoltre saldamente fondata su questo versetto, (cap. XVIII, 24): « E in questa città fu trovato il sangue dei profeti e dei santi, e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra ». Perché qual è la città del mondo della quale si possa dire che sia stato trovato il sangue di tutti coloro che sono stati uccisi sulla terra, se non Gerusalemme, dove è stato versato il sangue adorabile di Gesù Cristo, che rappresenta il sangue di tutti i martiri morti per Lui e a causa sua, così come il sangue di tutti i martiri rappresenta anche il sangue di Gesù Cristo che è morto per loro e a causa loro.  E come i martiri hanno versato il loro sangue per Gesù Cristo in tutto il mondo rappresentato da questa nuova Babilonia, così Gesù Cristo ha versato il suo a Gerusalemme per la salvezza del mondo. Come sono toccanti e ammirevoli queste parole del Profeta!

FINE DEL LIBRO SETTIMO

IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE: LIBRO OTTAVO