IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE: INTRODUZIONE E LIBRO PRIMO

IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE: INTRODUZIONE E LIBRO PRIMO

INTERPRETAZIONE DELL’APOCALISSE, che comprende LA STORIA DELLE SETTE ETÁ DELLA CHIESA CATTOLICA.

DEL VENERABILE SERVO DI DIO

BARTHÉLEMY HOLZHAUSER

RESTAURATORE DELLA DISCIPLINA ECCLESIASTICA IN GERMANIA,

OPERA TRADOTTA DAL LATINO E CONTINUATA DAL CANONICO DE WUILLERET,

PARIS, LIBRAIRIE DE LOUIS VIVÈS, ÉDITEUR RUE CASSETTE, 23 – 1856

PREFAZIONE DALL’AUTORE FRANCESE.

Il lavoro che pubblichiamo oggi, comprende il testo dell’Apocalisse, cioè la rivelazione dei grandi misteri che Gesù Cristo ha fatto a San Giovanni Evangelista, uno dei quattro Arcicancellieri del suo regno. Questa rivelazione contiene tutti i principali eventi che si sono già realizzati in gran parte, e che continueranno a realizzarsi nella Chiesa di Gesù Cristo, fino alla consumazione dei tempi. Molte persone hanno creduto e credono ancora che questo libro sacro non sarà mai spiegato, a causa dello stile enigmatico e figurato in cui è scritto. Ma questo è un errore assurdo come è assurdo credere che Dio abbia voluto parlare agli uomini, per non essere mai compreso. La parola Apocalisse, derivata dal greco, significa rivelazione; ora, se questo libro non si doveva mai interpretare, avrebbe portato un titolo che lo avrebbe escluso immediatamente dal codice sacro. – Un venerabile servo di Dio, Barthélemi Holzhauser, restauratore della disciplina ecclesiastica in Germania, dopo i primi disastri causati alla Chiesa dall’eresia di Lutero, ha intrapreso, con il l’aiuto delle luci celesti che lo hanno illuminato, l’interpretazione di questo libro. Già famoso per le sue profezie, Holzhauser si è distinto ulteriormente per una scienza approfondita della storia del mondo, che è stato in grado di applicare in un modo veramente ammirevole alle vaste conoscenze che possedeva delle Sacre Scritture. Questo illustre ecclesiastico, tanto dotto quanto pio, fondò in Germania vari istituti che erano un baluardo inespugnabile contro il protestantesimo che allora minacciava la completa rovina dell’Europa. Oltre a diverse opere che uscirono dalla sua penna, redasse in latino la sua famosa Interpretazione dell’Apocalisse tra le montagne del Tirolo, nel mezzo delle più grandi prove, e immerso nella meditazione, nel digiuno e nella preghiera. Il suo lavoro ha già ottenuto gli onori dell’immortalità. Infatti, se ne trovano antichi esemplari non solo nelle biblioteche della Germania, ma anche in quelle di varie parti d’Europa. La società colta dei Mechitaristi ha pubblicato una nuova edizione di quest’opera nel 1850. Seguendo il parere del dotto professore dell’università di Monaco, il Dr. Haneberg, osiamo affermare che il lavoro di Holzhauser offre la migliore interpretazione che sia mai apparsa dell’Apocalisse. Questo illustre scrittore non fa che ripetere con altre parole quello che abbiamo letto in una vecchia copia della vita di Holzhauser, ove si dice che tutti gli altri commentatori che hanno scritto su questo libro sacro (per quanto dotti fossero), sembrano dei bambini rispetto a questo genio. Potremmo raccogliere molte testimonianze di profonda stima in favore del nostro autore, se entrassimo nei dettagli e dicessimo tutto quello che abbiamo sentito dire di lui da illustri uomini di varie nazioni. La sua interpretazione offre un quadro completo del piano della saggezza divina nella grande opera di redenzione. Il lettore vi troverà un intero corso di teologia; vi vedrà in più, un riassunto prezioso della storia del mondo applicata e comparata alla storia della Chiesa. Noi crediamo di poter affermare che mai opera sia riuscita a riunire così vaste materie per presentarle in una luce così interessante. Se l’uomo non ha tanto a cuore che regolare la sua vita presente per raggiungere il suo destino futuro, non avrà mai trovato un mezzo così perfetto di soddisfare i suoi ardenti desideri che il leggere attentamente quest’opera. Infatti, essa racchiude un gran numero di quadri che offrono, sotto diversi punti di vista, tutto ciò che è più capace di interessarci nel passato, presente ed avvenire. – L’autore ha diviso la sua materia, in sette principali epoche nelle quali riassume tutta la storia del mondo con quella della Chiesa, che egli compara continuamente l’una all’altra, facendoci penetrare i segreti più reconditi di questa guerra accanita che lucifero intraprese contro il genere umano nel paradiso terrestre, e che terminerà sulla soglia dell’eternità con la caduta dell’Anticristo e con il cataclisma del mondo. È allora che il buon grano sarà separato dalla paglia per sempre, e che ciascuno di essi andrà ad occupare il posto che il Vangelo gli assegna. Tutto ciò che l’autore propone è tratto dall’Apocalisse stesso, ed ha come base la verità eterna di Dio. È così per la sua divisione delle epoche o degli Angeli della sua storia di cui dà dapprima uno scorcio generale e particolare per ognuno dei suoi Angeli; la sua divisione, diciamo noi, è fondata sulle sette Chiese, i sette candelabri, i sette angeli, i sette sigilli, i sette spiriti, le sette trombe e le sette piaghe dell’Apocalisse. Ed è nello sviluppo delle grandi verità contenute sotto questi diversi enigmi, che l’autore ci dimostra, in una maniera ammirevole e stupefacente, la concatenazione di tutti i grandi fatti che collegano la storia antica alla storia moderna e futura. È così ancora che egli ci fa vedere i legami stretti che uniscono l’umanità alla divinità, il tempo all’eternità. Poi egli termina la sua descrizione con dei particolari estremamente interessanti che furono rivelati a San Giovanni sul regno di Maometto e dell’anticristo, sull’antipapa che lacererà la Chiesa d’Occidente, sul trionfo della Chiesa, sulla prossima estirpazione delle eresie, etc., etc. – Questa è l’idea generale che noi diamo, come di passaggio, sul contenuto di quest’opera per non uscire dai limiti di una prefazione. Il lettore che avrà letto e riletto attentamente quest’opera resterà convinto che, lungi dall’avere esagerato, siamo stati piuttosto parsimoniosi negli elogi che merita. Tra i nostri lettori se ne troverà qualcuno forse la cui fede non è ferma. Noi lo preghiamo di considerare attentamente l’applicazione che l’autore fa dell’Apocalisse alla storia in generale ed in particolare; e noi gli chiediamo di voler spiegare come sia potuto accadere che San Giovanni, che redasse la sua rivelazione diciotto secoli fa, abbia potuto riuscire a comporre la sua opera se non fosse stato che un uomo ordinario, di maniera che tutti questi enigmi non trovino il loro chiarimento ed il loro posto che in ciascuna dei grandi tratti della storia del genere umano; e questo agli occhi della più grande e durevole società del mondo, agli occhi cioè della società cristiana? Non si riconosce forse essere questa la chiave del tesoro infinitamente prezioso della verità eterna di Dio? Sì, che coloro che non credono, o che si rifiutano ostinatamente di vedere la luce eterna che brilla nella Chiesa Cattolica, cerchino di risolvere questo problema, rendendosi conto delle ragioni che possono avere per non credere come gli altri uomini; che si sforzino, se appena prendono la briga di applicare l’intero testo dell’Apocalisse a qualche setta, a qualche monarchia o a qualunque storia sia, in modo che ogni frase, e persino ogni parola nella sua interezza, possa essere chiarita dall’applicazione che ne avranno fatto, e noi li pregheremo di sottomettere come noi la loro produzione al giudizio degli uomini, per avere preferenza sulla nostra, se possibile. – Non nascondiamo la difficoltà che abbiamo incontrato nel nostro lavoro; ma questa stessa difficoltà ne è la pietra angolare, e se la verità della più lunga e varia storia del mondo non avesse coinciso in tutti i suoi punti con la verità della profezia, sarebbe stato impossibile per noi farci leggere e farci comprendere. – Dobbiamo avvertire il lettore che le età della Chiesa non si presentano tutte in unica volta come un colpo teatrale all’occhio dei contemporanei, è così che la sesta età, ad esempio, che l’autore latino annuncia cominciare con il santo Pontefice ed il grande Monarca che dominerà in Oriente e in Occidente, e di cui il potere si estenderà sulla terra e sul mare; questa sesta età, noi diciamo, si concatena a tutte le altre in modo così certo e reale, che apparirà lenta agli occhi degli uomini. – In secondo luogo, dobbiamo fare osservare che molti fatti che caratterizzano un’età non devono essere compresi in maniera talmente assoluta da escludere l’esistenza di altri fatti che sono loro opposti. È così, ad esempio, che l’impenitenza, che dovrebbe essere uno dei pronostici della quinta età, non escludeva la conversione di un grande numero di uomini di quest’epoca, non più di quanto la conversione dei peccatori, che è uno dei caratteri della sesta, non escluderà l’ostinazione di molti empi. È con l’analisi universale e la comparazione di diversi pronostici tra loro, che si può conoscere la differenza delle età. Ma lo storico non può fare uscire il carattere di un’età se non verso la fine, o almeno dopo il suo pieno sviluppo. La precipitazione che noteremo negli avvenimenti che segnalano la nostra epoca conferma in maniera stupefacente i passaggi di questo libro nei quali il venerabile Holzhauser ci informa che le due ultime età saranno molto brevi. – Noi faremo osservare infine che, benché la Chiesa debba godere di una grande prosperità nella sesta età, il mondo non cesserà di avere il suo regno; ed è sempre su questo mare più o meno agitato che il vascello della Chiesa continuerà a vogare fino alla fine. Tali sono le considerazioni che dobbiamo fare e che concludiamo con ciò che segue: si sa che il venerabile Holzhauser non completò la sua opera e che si fermò al quarto versetto del quindicesimo capitolo; restavano quindi ancora quasi otto capitoli da spiegare. Quando i suoi discepoli ne chiesero la ragione egli rispose loro ingenuamente che … non si sentiva animato dallo stesso spirito e non poteva continuare. Poi aggiunse che avrebbe desiderato che qualcuno dei suoi, dopo di lui, completasse la sua opera e la coronasse. Noi ignoravamo questo passaggio della sua vita quando abbiamo iniziato questo lavoro; altrimenti non avremo mai osato realizzare questo progetto di pubblicazione che abbiamo concepito otto anni orsono. Dal momento che siamo stati informati del contenuto di questo passaggio, abbiamo preso consiglio da un dottore in teologia, che ha voluto prendersi carico di ricevere la nostra redazione, e ci ha incoraggiato a continuare. Noi non pretendiamo con questo essere la persona prevista dal venerabile Holzhauser; ma siccome siamo stati presi di ammirazione per la sua opera, ci siamo sentiti irresistibilmente spinti a farla conoscere al pubblico come un mezzo efficace per edificare i fedeli e procurare la salvezza delle anime. Ecco perché, dal momento che abbiamo ritrovato un momento di calma, dopo gli avvenimenti di cui fummo vittima nei disastri che provarono sì crudelmente la Svizzera cattolica nel 1847, ci siamo messi presto ad eseguire il nostro piano. Ed è per raggiungere con maggior sicurezza al nostro scopo, che ci siamo serviti della lingua più generalmente conosciuta in Europa. Abbiamo ripartita la nostra materia in nove libri, in onore dei nove cori degli Angeli. La traduzione dei primi quindici capitoli, che riproduciamo testualmente, ci è servita come modello e soccorso indispensabile nella continuazione di quest’opera della quale il nostro maestro ha tutto il merito e tutta la gloria. Non dissimuliamo tuttavia le grandi difficoltà che abbiamo incontrato sia nella traduzione sia, soprattutto, nella continuazione di questa “Interpretazione”; ma ci siamo continuamente sentiti soccorsi ed animati da una gioia spirituale inesprimibile che compensava le nostre fatiche. Oltretutto il frutto che ci promettiamo dai nostri sforzi nell’opera di santificazione delle anime, ci è servito sempre di appoggio per non soccombere nei nostri deboli mezzi umani. Se malauguratamente ci è sfuggito qualcosa che possa in qualunque modo essere di contrasto alla retta dottrina, noi lo ritrattiamo da subito. Protestando la nostra perfetta ed umile sottomissione alla nostra santa Madre, la Chiesa romana. È con questi sentimenti e con la coscienza della purezza e della rettitudine della nostra intenzione, che ci raccomandiamo all’indulgenza ed alle preghiere dei nostri lettori. Augurando a tutti la salvezza eterna in Gesù Cristo e per Gesù-Cristo. Così sia.

NOTIZIE SULLA VITA DELL’AUTORE LATINO

Crediamo che il lettore ci sarà grato dell’idea avuta di porre in capo a questa nuova edizione un compendio della vita di Holzhauser che uno scrittore anonimo ci ha lasciato in un libro pubblicato a Bamberg, nell’anno 1799, Crediamo che il lettore ci sarà grato dell’idea avuta di porre in capo a questa nuova edizione un compendio della vita di Holzhauser che uno scrittore anonimo ci ha lasciato in un libro pubblicato a Bamberg, nell’anno 1799. – Questo vero servo di Dio, di origine sveva, nacque in un umile villaggio chiamato Longnau, situato a qualche lega da Augsbourg, nell’anno di grazia 1613, nel mese di agosto. Suo padre era calzolaio. Nella sua infanzia si fece notare per l’innocenza dei costumi. Non essendoci scuole nel suo villaggio, frequentò assiduamente quella della piccola città di Verding situata a qualche lega circa dalla casa paterna dove si dedicò in particolare allo studio della lingua tedesca. Era solito abbreviare la lunghezza del cammino con la preghiera ed i santi cantici di cui faceva la sua delizia, nell’anno 1624, all’età di undici anni, iniziò lo studio della lingua latina ad Augsburg, ove la sua povertà lo costringeva a cercare sussistenza da porta a porta. In seguito, continuò i suoi studi a Neubourg, sul Danubio, dove trovò miglior sorte nella protezione dei padri della Società di Gesù. Infine, terminò la sua carriera letteraria a Ingolstadt. – Fin dai primi anni fu favorito da celesti visioni. Confessò pubblicamente di essere stato liberato dalla peste per intercessione della Madre di Dio, per la quale era animata dalla più grande devozione. Egli invocò soprattutto questa Madre di buon consiglio nella scelta di un confessore e dello stato di vita; ed è per sua ispirazione che si confermò sempre più nella risoluzione che prese di entrare nella carriera ecclesiastica. Animato da un grande zelo per la preghiera, forte nella fede, e pieno di fiducia in Dio, superò in modo ammirevole le numerose difficoltà che incontrò il suo progetto. Benché povero egli stesso, non si mostrò meno ardente nella sua carità verso gli indigenti e misericordioso e benevolo nei riguardi del prossimo. Non calcolando alcun danno, distribuiva le sue cure ed i suoi soccorsi a tutti gli sventurati di guerra e degli altri flagelli che l’accompagnano. Nel fervore del suo zelo insegnava la dottrina cristiana agli ignoranti, consolava gli afflitti, fortificava i deboli, sollevava coloro che si erano lasciati abbattere, correggeva gli abusi; e nelle frequenti ingiurie che riceveva dai malvagi si mostrava pieno di gioia per essere stato trovato degno di soffrire per il nome di Gesù Cristo. – a queste prime virtù, Barthélemi aggiunse la pratica della mortificazione, dell’abnegazione, della castità, dell’umiltà, della dolcezza e della pazienza, e si mostrò per questo il vero tipo dello studente cristiano, non perdendo mai di vista quest’oraciolo dello Spirito Santo: Adolescens juxta viam suam ambulans, etiam cum senuerit, non revedet ab ea. Prov. XXII, 6. Dai primi anni fu favorito da celesti visioni. Confessò pubblicamente di essere stato liberato dalla peste per intercessione della Madre di Dio, per la quale era animata dalla più grande devozione. Egli invocò soprattutto questa Madre di buon consiglio nella scelta di un confessore e dello stato di vita; ed è per sua ispirazione che si confermò sempre più nella risoluzione che prese di entrare nella carriera ecclesiastica. Animato da un grande zelo per la preghiera, forte nella fede e pieno di fiducia in Dio, superò in modo ammirevole le numerose difficoltà che incontrò il suo progetto. Benché povero egli stesso, non si mostrò meno ardente nella sua carità verso gli indigenti e misericordioso e benevolo nei riguardi del prossimo. Non calcolando alcun danno, distribuiva le sue cure ed i suoi soccorsi a tutti gli sventurati di guerra e degli altri flagelli che l’accompagnano. Nel fervore del suo zelo insegnava la dottrina cristiana agli ignoranti, consolava gli afflitti, fortificava i deboli, sollevava coloro che si erano lasciati abbattere, correggeva gli abusi; e nelle frequenti ingiurie che riceveva dai malvagi si mostrava pieno di gioia per essere stato trovato degno di soffrire per il nome di Gesù Cristo. – a queste prime virtù, Barthélemi aggiunse la pratica della mortificazione, dell’abnegazione, della castità, dell’umiltà, della dolcezza e della pazienza, e si mostrò per questo il vero tipo dello studente cristiano, non perdendo mai di vista quest’oracolo dello Spirito Santo: Adolescens juxta viam suam ambulans, etiam cum senuerit, non revedet ab ea. (Prov. XXII, 6). – Appena ebbe terminato il suo corso di studi, ispirato dai segni manifesti della volontà divina di lavorare per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, deliberò di entrare in un nuovo stato di vita, e si fece iscrivere nei ruoli della milizia ecclesiastica. Nel corso del suo terzo anno di studi teologici, si preparò al sacerdozio; e nell’anno1639 fu ordinato sacerdote nella città episcopale di Eichstadt sul Danubio, e celebrò la sua prima messa ad Ingolstadt nel giorno della Pentecoste, nella stessa cappella di Notre-Dame de la Victoria ove aveva spesso offerto il suo cuore a Dio, consacrandogli tutti i suoi beni con ferventi preghiere. Non tardò nell’ascoltar confessioni ed esercitare le altre funzioni del santo ministero, e ciò con tal successo che un gran numero di penitenti affluivano al suo confessionale. Temendo di esaurire le sue forze nella cura della vigna del Signore, cercò di associarsi dei collaboratori zelanti, capaci di continuare e propagare la sua opera. – A questo scopo nell’anno 1640 ingaggiò tre curati più anziani di lui per seguire certe regole che s’imposero tra loro. Questi continuarono tuttavia a restare nel loro presbiterio finché non avessero ottenuto dai loro superiori il permesso di aderire pienamente all’invito di Barthélemi. – terminati gli studi teologici e guarito da un’angina con l’aiuto manifesto di Dio, partì con uno dei suoi associati per Salzbourg ove, guidato da un’ispirazione divina, fondò il suo primo istituto nel 1636. Si mise lungo la strada a piedi e senza sacco, con poco denaro; cammin facendo incontrò un quarto associato, con l’aiuto della divina provvidenza arrivò al termine del suo viaggio.  L’autorità ecclesiastica gli fece una buona accoglienza; poco tempo dopo ottenne un canonicato a Tittmoning, città dell’Arcivescovato di Salzbourh, vicino alla Baviere sulla Salza. Questa città ha una cittadella molto antica con una collegiata dedicata a san Lorenzo. Essa è la più insigne delle città circostanti. Da quando fu stabilito come canonico in cura di anime, ottenne per lui ed i suoi una vasta casa, la stessa che aveva visto in sogno quando si trovava ad Ingolstadt. Il numero dei suoi compagni cresceva di giorno in giorno, e senza incontrare ostacoli da parte dei confratelli, guadagnò un numero infinito di anime a Gesù Cristo con la parola di Dio e con la sua carità verso i poveri ed i malati. – più tardi lasciò un certo numero dei suoi a Tittmoning per andare a mettersi alla testa di una parrocchia e di un decanato a San Giovanni, in Leogenia, vallata del Tirolo, sulla strada da Innsbruck e Salzbourg, il giorno della Purificazione della Santa Vergine, nell’anno 1642. Come sempre fece ogni sforzo per mettere tutto nel migliore ordine possibile, insegnando la dottrina cristiana ai bambini ed anche agli adulti, visitando le scuole, e non ometteva nulla per ristabilire la disciplina ecclesiastica. Per questo non tardò a riconciliarsi la stima di tutti gli abitanti del luogo. – Avendo osservato quanto importante fosse che i giovani destinati allo stato ecclesiastico venissero imbevuti di solidi principi e virtù cristiane, fece in modo da stabilire dei seminari ove potessero formarsi sacerdoti esemplari. Il primo dei suoi seminari fu fondato nell’anno 1643 a Salzbourg; più tardi per gravi motivi fu trasportato ad Ingolstadt nell’anno 1649. Nel contempo stabilì il suo istituto a Augsbourg, a Gerlande, poi a Ratisbona, dopo avere ottenuto un’approvazione a Roma con l’appoggio del duca Massimiliano di Baviera, del quale ricevette la seguente lettera nell’anno 1646: « È della divina bontà il suscitare sacerdoti il cui unico scopo è quello di procurare alla Chiesa degli uomini che, vivendo secondo le regole dei santi Canoni e della disciplina ecclesiastica, si dedichino interamente e con cuore puro, alle funzioni sacerdotali; e che vegliando su se stessi, cercando di perfezionarsi, lavorino sinceramente alla gloria di Dio ed alla salvezza delle anime. » E per giungere a questo scopo Barthélemi prescrisse tre cose: la coabitazione e la conversazione fraterna, l’allontanamento delle donne e la comunità dei beni. Tuttavia, non fu che nel gennaio 1670 che ricevette dalla sacra congregazione dei Vescovi e regolari, l’approvazione desiderata, nei termini seguenti: « Questa pia e santa istituzione non ha bisogno di approvazione, poiché non prescrive null’altro di ciò che si praticava nel clero della Chiesa primitiva. » – Nella carestia che afflisse il Tirolo verso l’anno 1649, lavorò con grande successo nell’alleviare i bisognosi. Dopo avere esercitato il santo ministero per dieci anni nella vallata di Leogenia, si trovò in una gran penuria per la sua casa per la soppressione delle decime ed a causa dell’aggravio delle imposte straordinarie. Lungi dal lasciarsi abbattere, questo venerabile servo di Dio non trovò che uno stimolante in queste probe, e si rimisero, egli ed i suoi, tra le mani della divina provvidenza. – Come ricompensa della sua fedeltà e pazienza, Dio dispose gli avvenimenti in tal sorta che Barthélemi potette lasciare queste montagne ove il suo nome è ancora benedetto, per traferirsi nella Franconia e nei dintorni di Magonza. L’anno 1654, fece fondare dai suoi, un seminario a Wurzbourg; e su invito dell’elettore di Maigonza, che lo ammise più tardi nella sua intimità, divenne curato e decano a Bingen sul Reno. – Quando Carlo, re d’Inghilterra, che si trovava allora esiliato in Germania, si disponeva a tornare in patria, colpito dalla reputazione di Barthélemi che aveva predetto cose strabilianti in Inghilterra, mostrò un gran desiderio di vederlo, discendendo il Reno. Avendolo dunque fatto chiamare, si intrattenne con lui per un’ora per ascoltare dalla sua bocca ciò che prediceva del suo reame e del proprio regno. Questo servo di Dio aveva predetto che questo reame si sarebbe ridotto nelle più grandi miserie; che il re non sarebbe stato risparmiato; ma che dopo il ritorno della pace gli Inglesi, convertiti alla fede cattolica, avrebbero fatto per la Chiesa più di quanto non avessero fatto dopo la loro prima conversione. Ora non deve passare sotto silenzio che dall’anno 1658, l’esercizio della Religione Cattolica fosse proibito in questa isola sotto pena di morte; e che questo decreto fu in seguito abolito nel 1778. È quello che Barthélemi aveva annunziato in maniera ammirabile nell’anno 1635, nei seguenti termini: et intellexi juge sacrificium centum et viginti annis ablatum esse. « Ho inteso che il Sacrificio eterno sarebbe stato soppresso per centoventi anni. » È impossibile il dire quanto desiderasse questa conversione. Nulla aveva più a cuore che andare egli stesso, disprezzando ogni pericolo per la sua vita, a cominciare questa opera. Tuttavia, ne fu impedito, malgrado lui, dalle cure che dovette dare alla sua parrocchia ed alle scuole latine che egli stava per aprire a Bingen, per il maggior vantaggio degli abitanti di questa città e dei luoghi circostanti. – Nel mentre era occupato ad adempiere ai suoi doveri del buon pastore, prodigando ai suoi collaboratori ed ai suoi istituti tutte le sollecitudini di un padre, fu colpito da una febbre mortale, e levando gli occhi verso il cielo, girato verso i suoi che piangevano e pregavano, spirò il 20 maggio 1658 nel 45mo anno di vita, diciannovesimo del suo sacerdozio e 18 anni dopo la fondazione del suo istituto. Il suo corpo riposa nella chiesa parrocchiale di Bingen davanti all’altare della santa croce, in una tomba chiusa che porta questo apitaffio: « Venerabilis vir Dei servus Bartholomæus Holzhauser, SS. Theologiæ Licentiatus, Ecclesiæ Bigensis pastor et decanus, Vitæ Clericorum sæcularium in communi viventium in superiore Germania restitutor, obiit anno 1658, die Maji 20. »  – Oltre alle virtù ammirabili della sua giovinezza che portò in seguito ai gradi più alti di perfezione nella sua carriera ecclesiastica, Holzhauser era dotato di una scienza profonda e favorita dal dono della profezia; ecco ciò che nessuno negherà. Ce ne possiamo convincere dalle sue opere delle quali molte ci sono rimaste, e più particolarmente la sua interpretazione dell’Apocalisse, di cui diamo qui la traduzione francese. Si noterà in quest’opera una singolare ed ammirabile connessione dei tempi e degli avvenimenti, stabilenti o manifestanti il più bel sistema generale di tutta la Chiesa, estesa dalle sue origini fino alla consumazione dei secoli. Egli scriveva questa interpretazione nel Tirolo, mentre era afflitto dalle prove più grandi, passando così le sue giornate interamente nel digiuno e nella preghiera, separato da ogni commercio con gli uomini. Siccome egli non terminò la sua opera e non interpretò l’Apocalisse che fino al quindicesimo capitolo, i suoi sacerdoti ne chiesero la ragione: egli rispose loro che non sentiva più l’ispirazione, che non poteva continuare (Parve a Dio, per ragioni particolari, che volesse riservare il resto dei suoi segreti ad un’altra epoca). Poi aggiunse che qualcuno si sarebbe occupato più tardi della sua opera e l’avrebbe completata. – Questo è il compendio che diamo della vita di Holzhauser, affinché non sembrasse che volessimo nascondere al lettore quanto piacque alla divina bontà di assistere gli uomini di buona volontà nei tempi più difficili. Egli visse in mezzo agli orrori della guerra dei 30 anni che durò dal 1614 al 1648. – Noi non pretendiamo di elevarci sopra il giudizio degli uomini; e ci sottomettiamo con reverenza filiale alla santa Chiesa Romana in tutto ciò che potrebbe essere giudicato da Essa circa quest’opera. Quanto al secolo presente, cosa dobbiamo attenderci da esso? Ahimè! Siccome ogni carne ha corrotto le sue vie, e lo spirito ha orrore di tutto ciò che non colpisce gradevolmente i sensi, possiamo prevenire in anticipo il giudizio del mondo. Tuttavia, tutti gli uomini non pensino come il secolo, e si sappia che è piaciuto alla divina provvidenza il suscitare degli uomini eminenti per il loro talento e la loro pietà per eccitare gli altri alla penitenza ed alla pazienza con l’esempio e la parola. Noi non ignoriamo quanti uomini, toccati dalla storia e dall’esempio dei Maccabei hanno trovato nella Scrittura coraggio e consolazioni. Chi oserà dunque farci un rimprovero per esserci sforzati nel soccorrere i nostri fratelli in questi tempi pieni di prove rudi e calamità. Non sempre ci è stato permesso, né sempre lo sarà, il dare il pane a coloro che hanno fame, e acqua agli assetati, quando il medico lo permette o lo ordina? – Noi dunque ti preghiamo, caro lettore di accogliere con benevolenza il nostro umile lavoro, e ti auguriamo ogni specie di prosperità per il corpo e per l’anima. Addio, dunque, e tutto ti sia propizio!

LIBRO PRIMO

SUI TRE PRIMI CAPITOLI

Descrizione dei sette Angeli della Chiesa Cattolica da Gesù-Cristo fino alla consumazione dei secoli, figurate dalle sette Chiese dell’Asia, dalle sette Stelle e dai sette Candelabri.

SEZIONE I.

SUL CAPITOLO I

L’INTRODUZIONE DEL LIBRO DELL’APOCALISSE

§ I.

L’iscrizione, l’autorità, lo scopo, e la materia del libro dell’Apocalisse.

CAPITOLO I, VERSETTI 1-8

Apocalypsis Jesu Christi, quam dedit illi Deus palam facere servis suis, quae oportet fieri cito: et significavit, mittens per angelum suum servo suo Joanni, qui testimonium perhibuit verbo Dei, et testimonium Jesu Christi, quæcumque vidit. Beatus qui legit, et audit verba prophetiæ hujus, et servat ea, quæ in ea scripta sunt : tempus enim prope est. Joannes septem ecclesiis, quae sunt in Asia. Gratia vobis, et pax ab eo, qui est, et qui erat, et qui venturus est: et a septem spiritibus qui in conspectu throni ejus sunt:  et a Jesu Christo, qui est testis fidelis, primogenitus mortuorum, et princeps regum terræ, qui dilexit nos, et lavit nos a peccatis nostris in sanguine suo, et fecit nos regnum, et sacerdotes Deo et Patri suo: ipsi gloria et imperium in sæcula sæculorum. Amen. Ecce venit cum nubibus, et videbit eum omnis oculus, et qui eum pupugerunt. Et plangent se super eum omnes tribus terrae. Etiam: amen. Ego sum alpha et omega, principium et finis, dicit Dominus Deus: qui est, et qui erat, et qui venturus est, omnipotens.

[Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli ha data per far conoscere ai suoi servi le cose che debbono tosto accadere: ed egli mandò a significarla per mezzo del suo Angelo al suo servo Giovanni, il quale rendette testimonianza alla parola di Dio, e alla testimonianza di Gesti Cristo in tutto quello che vide. Beato chi legge, e chi ascolta le parole di questa profezia: e serba le cose che in essa sono scritte: poiché il tempo è vicino. Giovanni alle sette Chiese che sono nell’Asia. Grazia a voi, e pace da colui, che è, e che era, e che è per venire: e dai sette spiriti, che sono dinanzi al trono di lui: e da Gesù Cristo, che è il testimone fedele, il primogenito di tra i morti, e il principe dei re della terra, il quale ci ha amati, e ci ha lavati dai nostri peccati col proprio sangue, e ci ha fatti regno, e sacerdoti a Dio suo Padre: a lui gloria, e impero pei secoli dei secoli: così sia. Ecco che egli viene colle nubi, e ogni occhio lo vedrà, anche coloro che lo trafissero. E si batteranno il petto a causa di lui tutte le tribù della terra: così è: Amen. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e il fine, dice il Signore Iddio, che è, e che era, e che è per venire, l’onnipotente].

La rivelazione di Gesù-Cristo. Che Dio gli ha dato per rivelare ai suoi servi ciò che deve presto accadere: lo ha manifestato inviando il suo Angelo a Giovanni, suo servo.

I. La maggior parte degli scrittori ha cura di mettere in testa dei loro libri dei titoli o delle iscrizioni, per invogliare tutti coloro tra le mani dei quali cadono i loro scritti, a leggerli ed a servirsene. È così e con altre buone ragioni che ha fatto la divina Sapienza nel presente Libro dell’Apocalisse, come si vede nel primo versetto che racchiude:

1. Iscrizione e titolo del Libro.

2. La sua autorità

3. La facoltà del Superiore.

4. Scopo di quest’opera.

5. Soggetto del libro.

6. Volontà del Re che lo permette.

7. Brevità del tempo.

8. Modo della rivelazione.

9. Nome dello scrittore.

10. Persona dell’assistente.

II. Il primo ed il secondo punto si trovano in queste parole: La rivelazione di Gesù-Cristo. In effetti il lettore scorge nel titolo ciò che è questo libro, cioè la rivelazione dei segreti e dei misteri celesti fatta non da un uomo o da un re terreno che può mentire o ingannarsi, ma da Gesù-Cristo che non può né ingannare né essere ingannato. Queste parole dimostrano tutta la dignità e tutta l’autorità di questo libro.

III.  DIO in tre Persone, ha dato a Gesù-Cristo, inferiore al Padre secondo l’umanità, la facoltà di scrivere questo libro, affinché i fedeli pii e devoti che sono stati, che sono e che saranno nella Chiesa Cattolica, che si deve considerare come il regno di Gesù-Cristo, fossero sufficientemente prevenuti delle tribolazioni che Dio ha voluto che essi soffrissero per provarli ed aumentare la loro gloria. Egli ha permesso tutto questo dall’eternità, affinché fossimo premuniti come dallo scudo di una prescienza necessaria contro tutte le avversità, tanto presenti che future, egli ha voluto che fossimo consolati dalla brevità delle nostre tribolazioni, rispetto all’eternità, resistendo con la forza più grande, confidando pienamente nel buon piacere della volontà e del permesso divino che non potrebbe eseguirsi, come si vede con le parole del testo: che Dio gli ha dato per scoprire ai suoi servi ciò che deve succedere presto.

IV. La maniera in cui Nostro Signore Gesù-Cristo ha rivelato tutte queste cose a San Giovanni fu la più perfetta, tale che non fu mai più perfetta, tale che non fu mai simile presso alcun profeta; perché essa consiste in queste tre cose:  

1. Visione immaginativa;

2. Intelligenza piena di misteri;

3. Assistenza di un Angelo.

Ora, san Giovanni ebbe questi tre soccorsi scrivendo questo libro dell’Apocalisse, come risulta dalla fine del testo: Egli lo ha manifestato inviando il suo Angelo a Giovanni, suo servo: vale a dire, Egli inviò l’Angelo (San Michele) che tenendo il posto di Cristo, a mo’ di un ambasciatore reale, apparve a San Giovanni Evangelista, per rivelargli i misteri di Dio riguardanti la sua Chiesa militante sulla terra e trionfante nel cielo, e per istruirlo esteriormente (exterius), comunicando a lui una piena intelligenza di tutte queste cose.

V. Vers. 2. –  Che ha reso testimonianza alla parola di Dio e a tutto ciò che ha visto di Gesù-Cristo. Queste parole annunciano l’autorità dello scrittore che non fu altri che San Giovanni Evangelista, questo discepolo caro al suo Maestro più di tutti gli altri, che ha reso testimonianza alla parola di Dio sulla sua generazione eterna (Jo., I): « In principio era il Verbo, ed il Verbo era con Dio, ed il Verbo era Dio; » e sulla sua incarnazione temporale: « Ed il Verbo si è fatto carne, ed ha abitato tra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria, etc. etc. » Ecco perché egli ha aggiunto: Che ha reso testimonianza … a Gesù-Cristo … e a tutto ciò che ha visto nella sua conversazione, nei suoi miracoli, nella sua morte e nella sua resurrezione, come lo si vede nel Vangelo. Egli ha reso questa stessa testimonianza nella persecuzione di Domiziano,  confessando e predicando con la forza più grande nei tormenti, che Gesù-Cristo crocifisso è veramente Figlio di Dio e Figlio dell’uomo.

VI. Vers. 3. – Felice colui che legge ed ascolta le parole di questa profezia, e che conserva tutto ciò che vi trova scritto: perché il tempo è vicino. L’Apostolo rende qui gli ascoltatori attenti sull’utilità di questo libro il cui scopo è quello di farci acquisire la beatitudine celeste. Felice colui che legge. Questo si applica ai dottori che insegnano agli altri, con le parole di questa profezia, la giustizia e il timore del Signore, e che li fortificano nelle avversità per l’amore di Gesù-Cristo e per la ricompensa della vita eterna. Perché felici sono coloro che insegnano agli altri la giustizia, essi brilleranno come stelle nell’eternità. E felice colui che ascolta. Egli si rivolge qui ai discepoli pii e semplici che credono alle parole di questa profezia, conservando nel loro cuore la giustizia e la pazienza di Gesù-Cristo che vi sono descritte. E chi conserva tutto ciò che vi si trova scritto. Vale a dire, felice chi sopporterà i travagli e le tribolazioni, sopportandole con pazienza fino alla consumazione. Felice è l’uomo che sopporta la tentazione, quando sarà stato provato, riceverà la corona di vita che Dio promette a coloro che lo amano. Perché il tempo è vicino. Vale a dire, passa rapidamente. È come se volesse dire: il lavoro della pazienza è breve, e la ricompensa della beatitudine è eterna. Da qui le parole dell’Apostolo ai Romani, (VIII, 18) : « … perché io sono persuaso che le sofferenze della vita presente non hanno alcuna proporzione con questa gloria che sarà un giorno rivelata in noi. “

VII. Vers. 4-8Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: …. Questa Asia è una grande provincia dell’Asia Maggiore ove c’erano sette città, ed in queste città sette chiese con sette Vescovi, la cui metropoli era Efeso. San Giovanni scrisse ed inviò questo libro dell’Apocalisse a queste sette chiese che gli errano state assegnate nella separazione degli Apostoli. Questo numero sette, come per altre cose, rappresenta perfettamente l’universalità di tutte le chiese. E l’autore, volendosi conciliare la loro benevolenza ed invitandoli ad estenderla ed a leggerla, li saluta con umiltà non prendendo altro titolo che il suo nome: Giovanni alle sette Chiese, etc. . Questo nome non di meno era gradevole e riempiva di una gioia spirituale coloro  che l’ascoltavano.

VIII. Dopo questo saluto viene l’augurio di beni, come tanti mezzi per accattivarsi la benevolenza: la grazia e la pace siano con voi: come a dire, io vi auguro la grazia di perseverare nel bene, la consolazione nelle avversità, il coraggio nelle prove, così come la pace del cuore e l’unità negli spiriti e la fede all’interno ed all’esterno, infine il riposo eterno. Ora tutte le cose sono dono di Dio secondo san Giacomo, (I, 17) : « Ogni grazia eccellente ed ogni dono perfetto viene da Dio e discende dal Padre dei lumi. » Ecco perché San Giovanni indica subito la fonte della vera pace e della grazia, dicendo: La grazia e la pace siano con voi. Da parte di Colui che è, che era e che deve venire. Queste parole non esprimono altra Persona che Dio, così come la sua perfezione e la sua autorità; e questa differenza del tempo passato, presente e futuro, non si vi si trova che per noi, che siamo incapaci di comprendere le cose altrimenti. Il senso di queste parole è dunque: grazie e pace a voi vengono da Dio che è ora, e che era da tutta l’eternità; che deve venire al giudizio con i suoi Santi e che deve vivere nell’eternità per sé, in sé, di sé, e per sé.

IX. E da parte dei sette spiriti che sono davanti al suo trono. 1° Con questi sette spiriti sono designati i sette doni dello Spirito Santo, che si effuse sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste sotto forma di lingue di fuoco, e fu inviato in tutto il mondo. È per Lui che ogni grazia ed ogni pace vera fu comunicata alla Chiesa. Benché lo Spirito Santo sia vero Dio, seduto sul trono con il Padre ed il Figlio nella medesima gloria e maestà, è tuttavia detto qui che Esso è alla presenza del trono, a causa della distribuzione dei doni e delle grazie spirituali fatte sotto la forma delle lingue di fuoco. Lo Spirito Santo distribuisce questi doni secondo l’eterna volontà del Padre per la nostra salvezza; similmente è detto della Persona del Verbo: « Egli discese dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza. » 2° Per i sette spiriti si intende anche l’universalità dei santi Angeli che sono costituiti davanti al trono e sempre presenti, come ministri di Dio, a lavorare per la nostra salvezza, assistendo i Vescovi nel governo della Chiesa, secondo i bisogni del tempo.

X. E da parte di Gesù-Cristo, il testimone fedele della gloria, della maestà e della verità del Padre. Il testimone fedele, nella predicazione divina, essendo il Verbo di Dio, il testimone fedele, nei suoi miracoli e nell’effusione del sangue prezioso, essendosi reso obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Ecco perché Egli è chiamato il primo nato dai morti, vale a dire, il primo tra i resuscitati dai morti, destinato a divenire la causa o lo strumento, ed il testimone fedele della nostra resurrezione futura, dopo che avremo sofferto, gemuto e pianto in questa valle di lacrime. Ed il Principe dei re della terra: vale a dire il principe delle potenze terrestri. Avendo il potere di abbattere per l’utilità dei suoi eletti, o di conservarli a castigo dei peccatori, permettendo che essi servano e trionfino, come dice il detto San Matteo, XXVIII, 18, a consolazione della Chiesa: « Ogni potenza mi è stata data nel cielo e sulla terra. » Che ci ha amato per primo, quando eravamo suoi nemici; e che ci amato al punto da lavare i nostri peccati, sia l’originale che gli attuali, con il suo sangue innocente. E che è stato tradito e messo a morte dai nostri peccati e per i nostri peccati. Nel suo sangue, perché il Sacramento del Battesimo e la Penitenza, che lavano il peccato originale ed i peccati attuali, traggono la loro efficacia dalla sua passione benedetta. Ed ha fatto di noi il regno ed i sacerdoti. Noi fummo rigettati e cacciati dal paradiso, dal regno di Dio; e ci trovammo tenuti in schiavitù nel legami dei nostri peccati e nella servitù del demonio. Ora, il nostro Re Gesù-Cristo ci ha riscattati e ci ha costituito in un regno, o principato monarchico, qual è la Chiesa Cattolica; regno santo, mirabile e forte contro il quale le porte degli inferi non prevarranno qualunque siano gli sforzi dei nemici. E ha fatto di noi un regno, perché ci ha costituito sotto la legge santa del regno celeste, affinché Dio, il Padre del Signore Nostro Gesù-Cristo, regnasse su di noi. E noi, noi siamo popolo per l’obbedienza come Lui è nostro Re per l’impero. E di noi ha fatto un reame; vale a dire, che ha voluto riceverci come cittadini del regno celeste, di modo che non fossimo stranieri ed ospiti, ma concittadini di Santi, i servi di Dio, edificati sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti, e su Gesù-Cristo stesso che è la pietra angolare. – E sacerdoti, che non offrono più il sangue degli animali, ma che offrono con Lui, sull’altare della croce sacra, il corpo ed il sangue prezioso di Gesù-Cristo; sacrificio infinitamente santo ed accettabile, che gli Angeli stessi desiderano contemplare, e che placa la collera di Dio, che ci hanno attirato i nostri peccati. Ed i sacerdoti che non si saziano più, come nell’antica legge, della carne degli animali o della manna del deserto; ma del corpo e del sangue prezioso di Gesù-Cristo, l’Agnello senza macchia che si offrì per essere nutrimento e bevanda spirituale delle nostre anime. Ed i sacerdoti offrono le ostie come un sacrificio di lode gradito a Dio, cioè alla Santissima Trinità, ed a Dio Padre, per la gloria del quale il Figlio ha disposto ogni cosa. A lui sia la gloria in se stesso, e l’impero su tutte le cose nei secoli dei secoli, cioè nell’eternità. Così sia. Che sia così o che questo si faccia.

XI. E perché il nostro cuore è inquieto, ed il tempo in cui gli empi trionfano su di noi ci sembra troppo lungo, finché saremo costituiti cittadini del regno di Dio, l’autore rileva le nostre anime inquiete con ammirevole efficacia con le seguenti parole: Egli verrà sulle nubi; il testo latino dice: Ecce venit cum nubibus, come se volesse dire: ecco, il tempo è molto breve in rapporto alla pena o alla gloria eterna. Ecce, ecco: levate gli occhi della vostra anima verso i tempi passati; Essi sono passati come se non fossero mai stati, verso i tempi presenti; come passano rapidamente! E verso i tempi futuri; siccome questi si avvicinano e tutto si compie, benché noi non ci pensiamo! Pure la Scrittura dice: « Benché tardi, attendetelo; Egli vieni presto e non tarderà. » Eccolo che viene sulle nubi; il testo latino si serve del tempo presente, per far ben comprendere alla debolezza del nostro spirito che, per quanto lungo ci sembri il tempo che ci separa dal giorno del giudizio, esso è tuttavia, in rapporto all’eternità come un tempo presente, nel quale Gesù-Cristo verrà ed apparirà. « È così che verrà, etc., » Matth., XXIV, 30. La parola latina “ecce”, ecco, che è spesso impiegata in questo libro, vuol dire, nel pensiero dello Spirito Santo, che noi dobbiamo elevare le nostre anime ed eccitare la nostra immaginazione per comprendere qualche cosa di serio, di mirabile, amabile od orribile. –

XII. Ed ogni occhio lo vedrà, perché apparirà visibile a tutti. Ed ogni occhio lo vedrà: l’uomo libero e lo schiavo, il ricco ed il povero, il re ed il principe, i nobili ed i plebei, i sapienti e gli ignoranti, i giusti e gli empi, etc. ma tutti lo vedranno in maniera differente; perché la sua apparizione sarà infinitamente gradita ai giusti, come quella di uno sposo alla sua sposa, di un padre o di una madre a suo figlio, di un fratello ad un fratello, di un amico all’amico, e soprattutto di un salvatore ad un salvato. In effetti, Egli si presenterà ai giusti in qualità di sposo, di salvatore, di padre, di madre, di fratello e di amico. Luc. XXI, 28: « Ora, quando queste cose cominceranno ad avverarsi, sollevate la testa e guardate in alto, » (aprite i vostri cuori), « perché la vostra redenzione si avvicina.  » L’apparizione di Gesù-Cristo, al contrario, sarà terribile per gli empi e coloro che lo hanno inchiodato, come i Giudei che lo crocifissero, i soldati che lo hanno coronato di spine e flagellato il suo sacro corpo, Pilato che lo ha giudicato, Erode che lo ha deriso, il Sommi Sacerdoti che lo hanno bestemmiato trattandolo come un ladro; e noi che lo abbiamo trafitto con i nostri peccati. E coloro che lo hanno trafitto nelle sue sante membra, nei pupilli, nelle vedove, negli orfani, negli sventurati, nei poveri di cui è il protettore, l’avvocato ed il padre, e coloro che lo hanno trafitto calunniando, condannando, rifiutando, disprezzando e trattando indegnamente le persone e le cose sante e sacre, come i tiranni, che versarono il sangue innocente dei martiri a causa della fede e della giustizia; i principi, i re, i magistrati, i giudici, i tutori che avranno soverchiato e oppresso i pupilli, le vedove, etc.. Tali sono anche i dispregiatori, i detrattori, coloro che danno cattivi giudizi, gli impudichi, gli eretici, i venefici, etc..  È a tutti i malvagi che non avranno fatto penitenza che Egli apparirà come un giudice terribile, al punto da dire alle montagne: « Cadete su di noi; ed alle colline: copriteci perché non vediamo la faccia di Colui che è seduto sul trono. »

XIII. E tutte le tribù della terra vedendolo si batteranno il petto, il testo latino dice plangent se, essi piangeranno su se stessi vedendo le ricchezze della propria gloria dalle quali si vedranno privati così vergognosamente. Essi piangeranno su se stessi, gemeranno vedendo coloro che si saranno fondati su Gesù-Cristo. E diranno, pentendosi e gemendo nell’angoscia del loro spirito: « Questi sono quelli che sono stati altra volta l’oggetto delle nostre riprovazioni. » Sap. V, 3. Si, così sia. Queste parole esprimono un’affermazione. La prima è di etimologia greca e significa le nazioni; la seconda derivata dall’ebraico, designa i Giudei; esse sono congiunte per persuadere dell’irrefragabile verità della resurrezione e dell’ultimo giudizio, perché in questo giorno tanto le nazioni che i Giudei, vedranno Gesù-Cristo come un giudice che renderà a ciascuno secondo le proprie opere, il bene o il male. E questa verità angelica è l’unica che possa meglio frenare la nostra volontà pervertita contro i piaceri proibiti della vita presente, ed esercitare in noi il timore di Dio e l’amore del bene futuro. Ecco perché questa verità è confermata efficacemente da queste due parole: Etiam, Amen. Si, così sia. Da ciò queste parole di Gesù-Cristo, Matth., V, 18: « Io vi dirò in verità, fino a che la terra ed il cielo passino, un solo iota o un solo punto non passerà che tutte queste cose avvengano. » Io sono l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine, dice il Signore Dio, che è, che era e che deve venire; volendo con ciò dire: la mia sentenza non può essere né cambiata né annullata; perché prima di me nessuno fu, e tutte le cose sono cominciate, cominciano e cominceranno da me, e non senza di me, al quale tutti converge. Egli è chiamato l’alfa e l’omega; perché l’alfa è la prima lettera dell’alfabeto greco, e l’omega l’ultima, volendo con ciò significare con queste parole che Dio è l’inizio e la fine di tutte le creature, che tutto gli è subordinato, allo stesso modo del mare da dove escono tutte le acque e dove tutte le acque finiscono. Che è, che era, e che deve venire; queste ultime espressioni si spiegano come più in alto.

§ II.

Dell’Autore dell’Apocalisse. Come San Giovanni ha visto e scritto questo libro.

CAPITOLO I. Vers. 9-12

Ego Joannes frater vester, et particeps in tribulatione, et regno, et patientia in Christo Jesu: fui in insula, quae appellatur Patmos, propter verbum Dei, et testimonium Jesu: fui in spiritu in dominica die, et audivi post me vocem magnam tamquam tubæ, dicentis: Quod vides, scribe in libro: et mitte septem ecclesiis, quæ sunt in Asia, Epheso, et Smyrnæ, et Pergamo, et Thyatirae, et Sardis, et Philadelphiæ, et Laodiciæ. Et conversus sum ut viderem vocem, quæ loquebatur mecum: et conversus vidi septem candelabra aurea:

[lo Giovanni vostro fratello, e compagno nella tribolazione, e nel regno, e nella pazienza in Gesù Cristo, mi trovai nell’isola che si chiama Patmos, a causa della parola di Dio, e della testimonianza di Gesù. Fui in ispirito in giorno, di domenica, e udii dietro a me una grande voce come di tromba, che diceva: Scrivi ciò, che vedi, in un libro: e mandalo alle sette Chiese che sono nell’Asia, a Efeso, e a Smirne, e a Pergamo, e a Tiatira, e a Sardi, e a Filadelfia, e a Laodicea. E mi rivolsi per vedere la voce che parlava con me: e rivoltomi vidi sette candelieri d’oro.]

XIV. (Vers. 9- 11) – Dopo il saluto, San Giovanni passa immediatamente alla narrazione: egli fa di nuovo menzione, come di passaggio, della sua persona, del luogo ove ha ricevuto la rivelazione, della ragione per la quale è stata fatta questa rivelazione in questo luogo, del tempo e del modo. Egli rende innanzitutto gli uditori attenti, come ha costume di fare sempre negli esordi. Io Giovanni, vostro fratello, non per legami del sangue, ma per la rigenerazione spirituale operata col sacramento del Battesimo. Vostro fratello nell’unità e la comunione dei Santi, nella carità, in Gesù-Cristo e per Gesù-Cristo, che è il Padre comune di noi tutti, secondo la rigenerazione nella vita eterna. Che ha parte alla tribolazione, ed al regno, ed alla pazienza di Gesù-Cristo. Perché è in Gesù-Cristo, che è nostro Capo, che è fondato ogni merito; ed è per l’unità della fede e della carità, che è nella comunione dei Santi, che derivano, come per una partecipazione di parentela o di sangue, i meriti dei giusti in ciascuno dei membri. Che ha parte alla tribolazione, cioè che è stato perseguitato a causa della fede di Gesù-Cristo come gli altri Apostoli, quando fu immerso in una caldaia di olio bollente. Io ho sopportato il martirio, finché mi è stato possibile, a causa del Regno celeste nel quale non posso entrare se non per molte tribolazioni, così come lo stesso Gesù ha dovuto soffrire per entrare nella sua gloria. (Bisogna distinguere il senso di queste parole, per spiegarle con le parole mediatamente ed immediatamente: non tutti sono chiamati a subire le tribolazioni tali come l’autore le definisce, in maniera immediata, cioè personale, ma mediata, per cui i meriti dei Martiri ci vengono applicati per la comunione dei Santi). – Da qui risulta che colui che non imita Gesù nelle tribolazioni, non lo seguirà nel suo regno. E la pazienza di Gesù-Cristo, vale a dire a causa di Gesù-Cristo che dà la pazienza, e ci consola nella tribolazione. La tribolazione differisce dalla pazienza, in quanto la tribolazione (che deriva dalle parole latine tribula, tribulatio), indica una persecuzione dei tiranni lunga, veemente e variata, per la quale l’anima paziente è messa in uno stato di angoscia di cui geme la Chiesa; mentre la pazienza esprime la sopportazione delle miserie comuni a tutti gli uomini. La parola tribolazione significa anche i tormenti di ogni genere con i quali i Santi sono provati come i grappoli sotto il torchio. E la pazienza è la virtù che la fa sopportare con uno spirito di calma. Io sono stato nell’isola di Patmos; infatti, San Giovanni essendo stato messo in una caldaia di olio bollente, non fu bruciato, ma piuttosto come un forte atleta, ne uscì più vigoroso. Egli fu inviato in esilio a Patmos da Domiziano, che successe a Tito, suo fratello, nell’anno di Gesù-Cristo 82. Ed è nel suo esilio che Dio rivelò a San Giovanni questi misteri dell’Apocalisse. Io sono stato nell’isola, etc., queste parole designano il luogo ove ricevette questa rivelazione, cioè un’isola sotto la cui figura è molto ben rappresentata la Chiesa di Gesù-Cristo; perché nella Chiesa, le cose celesti sono aperte ai fedeli come un’isola è generalmente accessibile da qualunque lato; e come un’isola è continuamente esposta alle ingiurie del mare, così la Chiesa è continuamente afflitta dalle persecuzioni del demonio, della carne e del mondo.

XV. Per la parola di Dio, e per la testimonianza resa a Gesù-Cristo. Con queste parole San Giovanni indica di passaggio la causa del suo esilio, perché non volle negare Gesù-Cristo, né cessare di predicarlo. In seguito, egli aggiunge il modo della sua visione: Io fui rapito io cielo, vale a dire in estasi, nel giorno del Signore, che è il giorno destinato alla contemplazione divina. Io ho sentito nell’immaginativo, dietro di me. Per comprendere queste parole, occorre sapere che, presso i Profeti, le parole “davanti a me” designano un tempo passato; “in me” un tempo presente; e “dietro di me“, un tempo futuro; ora, siccome i principali misteri che furono rivelati a San Giovanni, quando scrive questo libro, dovranno compiersi in un tempo futuro, ecco perché egli dice: … io ho inteso dietro di me una voce immaginaria, forte e squillante come una tromba. Queste ultime parole fanno vedere la virtù e l’autorità dell’Angelo che parla a nome di Gesù-Cristo, dicendo: ciò che tu vedi, vale a dire, ciò che tu che vedrai nella presente rivelazione. … ciò che tu vedi nella tua immaginazione e con l’intelletto, con piena intelligenza, scrivilo in un libro, per l’istruzione dei fedeli, ed indirizzalo alle sette Chiese che sono in Asia: ad Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatira, a Sardi, a Filadelfia ed a Laodicea. Con queste sette Chiese sono designate il sette Angeli della Chiesa Cattolica, vale a dire sette epoche diverse nel corso delle quali il Signore compirà ogni cosa, e schiaccerà la testa di molti sulla terra; ed il secolo sarà consumato. Ecco perché queste sette Chiese dell’Asia Minore furono il tipo delle sette ere avvenire della Chiesa, fino alla fine del mondo. San Giovanni scrive innanzitutto a queste sette Chiese, e descrive le cose di cui esse erano il tipo, come lo si vedrà più chiaramente nella spiegazione di ogni avvenimento in particolare.

XVI. Vers. 12. – Ed io mi voltai per vedere chi mi parlava. E nello stesso tempo, io vidi sette candelieri d’oro. Ed io mi girai; cioè voltai il mio pensiero, o applicai il mio spirito, per comprendere i misteri delle cose avvenire. Queste parole ci insegnano che, nella rivelazione delle cose celesti, occorre allontanare il proprio spirito dagli oggetti terrestri, e volgerli verso Dio. Per vedere chi mi parlava, il testo latino dice: ut viderem vocem, per vedere la voce, cioè vedere colui che parlava, prendendo l’effetto come causa. Come è scritto, Exod. XX, 18: Cunctus autem populus videbat voces, etc.,tutto il popolo vedeva la luce, vale a dire, intendeva.

XVII. Avvertimento sulla maniera in cui San Giovanni scrive l’Apocalisse. Ci sono tre modi di vedere, di intendere o percepire qualche cosa con i sensi. Il primo è quella di vedere con gli occhi, o intendere con le orecchie, con l’operazione dei sensi; è così che noi vediamo le stelle del cielo, etc.; ed i compagni di Saul (di Paolo) intesero la voce di Gesù-Cristo. – La seconda è quando, addormentati o svegli, vediamo in spirito, o noi comprendiamo, per delle visioni o immaginazione, delle cose che ne figurano un’altra. In questi casi, i nostri sensi esteriori sono elevati dal Signore in maniera sì ammirabile ed ineffabile, che la persona che è messa in stato di estasi, comprende gli oggetti che gli sono presentati, d’una maniera più certa e più perfetta di quanto alcun uomo potrebbe vedere, intendere, sentire o capire un oggetto qualunque, fosse pure dotato dei sensi migliori. – La terza maniera ed intellettuale, è come quando vediamo una cosa con il solo pensiero, senza il soccorso delle immagini per le quali le cose si presentano a noi come figurate. Ora tutto ciò ha luogo presso i Profeti, per volontà di Dio, in quattro maniere:

1° Con l’oscurità della fede; quando il Profeta non riconosce evidentemente che Dio parla; ma essendo elevato al di sopra della natura da una luce celeste, rimarca che è Dio che parla.

2° Con l’evidenza in colui che attesta. È allorché l’animo del Profeta è elevato ed illuminato da un tal soccorso, così che riconosce evidentemente che è Dio o un Angelo che gli parla.

3° Se non scrive le cose che vede così.

4° Infine, se lo stile naturale e l’eloquenza del Profeta sono elevati in ciò che egli scrive, di modo che la sua penna corra, per così dire, con la più grande rapidità, e l’uomo scriva senza fatica, e conosca in tutto o in parte ciò che scrive, a seconda che Dio lo voglia per il suo buon piacere o per la nostra utilità. – Ora questa Apocalisse fu rivelata a San Giovanni l’Evangelista, il più grande di tutti i Profeti, nella maniera più perfetta. Infatti, egli vede e comprende tutti questi misteri, per delle visioni immaginarie e per il soccorso dell’Angelo che lo assisteva ed illuminava evidentemente la sua anima. È per questo che dice: Io sono stato rapito in spirito, nel giorno del Signore. Volendo significare, con queste parole, che la sua santa anima, rapita in estasi, vide, intese e comprese, con il soccorso dello stesso Angelo, tutto ciò che ha scritto in questo libro.

§ III.

Descrizione della Chiesa militante rivelata a San Giovanni per la sua somiglianza a Gesù-Cristo.

CAPITOLO I. – Versetto 13-20

… et in medio septem candelabrorum aureorum, similem Filio hominis vestitum podere, et præcinctum ad mamillas zona aurea: caput autem ejus, et capilli erant candidi tamquam lana alba, et tamquam nix, et oculi ejus tamquam flamma ignis: et pedes ejus similes auricalco, sicut in camino ardenti, et vox illius tamquam vox aquarum multarum: et habebat in dextera sua stellas septem: et de ore ejus gladius utraque parte acutus exibat: et facies ejus sicut sol lucet in virtute sua. Et cum vidissem eum, cecidi ad pedes ejus tamquam mortuus. Et posuit dexteram suam super me, dicens: Noli timere: ego sum primus, et novissimus, et vivus, et fui mortuus, et ecce sum vivens in osæcula sæculorum: et habeo claves mortis, et inferni. Scribe ergo quæ vidisti, et quæ sunt, et quae oportet fieri post hæc. Sacramentum septem stellarum, quas vidisti in dextera mea, et septem candelabra aurea: septem stellæ, angeli sunt septem ecclesiarum: et candelabra septem, septem ecclesiæ sunt.

[… e in mezzo ai sette candelieri d’oro uno simile al Figliuolo dell’uomo, vestito di abito talare, e cinto il petto con fascia d’oro: e il suo capo e i suoi capelli erano candidi come lana bianca, e come neve, e i suoi occhi come una fiamma di fuoco, e i suoi piedi simili all’oricalco, qual è in un’ardente fornace, e la sua voce come la voce di molte acque: e aveva nella sua destra sette stelle: e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli: e la sua faccia come il sole (quando) risplende nella sua forza. E veduto che io l’ebbi, caddi ai suoi piedi come morto. Ed egli pose la sua destra sopra di me, dicendo: Non temere: io sono il primo e l’ultimo, e il vivente, e fui morto, ed ecco che sono vivente pei secoli dei secoli, ed ho le chiavi della morte e dell’inferno. Scrivi adunque le cose che hai vedute, e quelle che sono, e quelle che debbono accadere dopo di queste: il mistero delle sette stelle, che hai vedute nella mia destra, e i sette candelieri d’oro: le sette stelle sono gli Angeli delle sette Chiese: e i sette candelieri sono le sette Chiese].

XVIII. Ed io mi voltai … e vidi sette candelabri d’oro; vale a dire, sette chiese piene di olio delle buone opere, ardenti di fuoco e carità, illuminate dalla saggezza del Verbo divino. E brillanti, agli occhi del mondo, come lampade e candelabri. In effetti, Gesù-Cristo istituì la sua Chiesa, affinché venisse in soccorso degli indigenti con l’olio delle opere di misericordia; ché gli infermi fossero unti e fortificati; coloro che sono freddi fossero riscaldati dal fuoco della carità; che i ciechi fossero rischiarati dalla saggezza celeste; e le opere delle tenebre prendessero la fuga davanti alle opere di luce e di santa condotta. Candelieri d’oro;vale a dire: fusi nella scienza della discrezione e nella prudenza celeste, perché, così come l’oro è più stimato degli altri metalli dai re, dai principi e dagli altri uomini; e così come ha grande efficacia, in medicina, per guarire gli infermi; così pure la discrezione e la prudenza sono non solamente stimatissimi dagli uomini, ma ancor più necessari alla medicina spirituale, con la correzione fraterna. Candelieri d’oro, per mezzo dei quali sono rappresentati lo splendore, la ricchezza, la maestà, l’onore e la gloria esteriore di Gesù-Cristo, suo Sposo e renderlo splendente agli occhi del mondo, secondo la diversità dei tempi. Candelieri d’oro,cioè puliti e ben lavorati; perché come l’oro è provato col fuoco, ed il candelabro prende la sua forma sotto lo strumento dell’artigiano, così la Chiesa si consuma e si estende in longanimità, purgata dalle tribolazioni e dai colpi della tentazione.

XIX. Vers. 13. – Ed in mezzo ai sette candelieri d’oro (io vidi) uno che somigliava al Figlio dell’uomo, vestito con una veste talare, stretta al di sotto delle mammelle, da una cintura d’oro. Questo testo descrive alla lettera la persona del Cristo, che l’Angelo rappresentava, essendo costituito da Dio Padre, per essere il Sommo Sacerdote ed il Giudice dei viventi e dei morti. Questa persona del Cristo figura anche la persona, il governo e la natura della Chiesa, sua Sposa. Ed in mezzo ai sette candelieri d’oro, uno che somigliava al Figlio dell’uomo; vale a dire un Angelo che non era Cristo in persona, ma un Angelo da Lui inviato, che rappresentava la persona del Cristo: simile al Figlio dell’uomo; vale a dire, offrendo un’immagine, una similitudine o una idea di Gesù-Cristo, secondo la quale formò la sua Chiesa simile a Lui. Simile al Figlio dell’uomo; designando con ciò lo Spirito di Cristo, che mantiene e vivifica spiritualmente il corpo della sua Chiesa, come l’anima vivifica il suo corpo. Ecco perché San Giovanni scrive queste parole: in mezzo ai sette candelieri d’oro.  In effetti, il Cristo, la cui Persona è rappresentata dall’Angelo, è in mezzo alla sua Chiesa come un Capo invisibile, governandola, sostenendola, vivificandola, istruendola, consolandola, difendendola ed amandola; come un maestro è in mezzo ai suoi discepoli, un padre in mezzo ai suoi figli, un re in mezzo ai suoi sudditi, ed un capitano un mezzo ai suoi soldati, secondo quanto è scritto, (Matth., XXVIII, 20): « Io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli. » I suoi Angeli sono così in mezzo alla Chiesa, come dei ministri preordinati da Dio per essere a nostra tutela, nostra salvezza e nostro soccorso. Infine, quest’Angelo che è in mezzo ai sette candelieri d’oro, è anche il prototipo di tutti gli altri Angeli.

XX. Vestito di una veste talare, e con sotto il petto di una cintura d’oro. Queste parole designano questo essere simile al Figlio dell’uomo; e questa descrizione ci rivela la natura ed il governo della Chiesa Cattolica, Sposa di Cristo. 1° San Giovanni dice che lo vede vestito di una veste talare; ora, la lunga veste o abito sacerdotale che discende fino ai piedi, è l’alba. Questo abito designa l’umanità di Gesù-Cristo sotto la quale si mostrò agli uomini, essendosi reso simile a noi, coperto da un abito come un uomo e come un pontefice che potesse compatire le nostre infermità. Fu costituito da Dio Padre, Sacerdote eterno secondo l’ordine di Melchisedech, essendosi offerto al Padre una volta, sulla croce, come ostia vivente; ed offrendosi ogni giorno per noi nel Sacrificio della Messa. Ora, tale è anche la Chiesa Cattolica: essa offre, in effetti, una viva immagine del Cristo, e ci dà un’idea o un prototipo del suo divino sposo, essa è ornata da una lunga veste, cioè dalla dignità e dall’abito sacerdotale talare, per rappresentare il sacerdozio che continuerà fino alla consumazione del secolo. Il candore di questa lunga veste indica la purezza di coscienza, la semplicità dell’anima, l’umiltà di spirito e la castità del corpo, che devono sempre accompagnare il sacerdozio, E cinto sotto il petto una cintura d’oro, della cintura di giustizia e della verità di Gesù. Isaia, XI, 5: « La giustizia sarà la cintura dei suoi reni, e la fede l’armatura di cui sarà cinto » (le due parole latine lumbi e renessignificano i reni, e la scrittura se ne serve ordinariamente per designare il centro della forza, come anche la concupiscenza.). Cintura d’oro, vale a dire che il sacerdote avrà molto da soffrire dal mondo a causa della giustizia e della verità, e sarà provato come l’oro nella fornace. Ora, è così che si può dire della Chiesa di Cristo, cinta sotto il petto, con i reni cinti, si comprende la mortificazione della carne, così come era prescritta nell’Antico Testamento; e per il torace cinto sotto il petto, si intende la mortificazione dell’anima, così come è ordinata nella nuova Legge. Infatti, sotto la Legge nuova, Gesù-Cristo orna e cinge nuovamente la Chiesa, sua sposa, come una cintura di oro prezioso. (Matth., V, 27): « Avete appreso che è stato detto agli anziani: voi non commetterete adulterio; ma io vi dico chi chiunque avrà guardato una donna con desiderio ha già commesso adulterio nel suo cuore. »

Vers. 14. – La sua testa ed i suoi capelli erano bianchi come la lana bianca e come la neve. È conveniente che la testa del sacerdote, come quella del giudice, abbia il candore della maturità e della saggezza. È per questo che vien detto che colui che era simile al Figlio dell’uomo aveva la testa ed i capelli bianchi come la lana bianca e come la neve. La testa rappresenta il Verbo di Dio, la sapienza eterna. Ed è detto che la sua testa era bianca come per rappresentare l’età, perché Egli è eterno, ed è la sapienza eterna del Padre. Ecco perché il Profeta Daniele dice del Cristo, (cap. VII, 9): « Ero attento a ciò che vedevo, fin quando furono posti i troni e l’Antico dei giorni si assise ». I capelli significano i Santi ed i giusti formano una folla sì grande di tutte le nazioni che nessuno può contare, etc.. In più, i capelli crescono sulla testa, sono aderenti. E ne sono l’ornamento; ora, è così che i Santi ed i giusti di Dio sono stati prodotti dalla divina Sapienza, avendo per capo Gesù-Cristo, sul quale essi si fondano; per di più gli sono connessi con la fede, la speranza e la carità, e ne sono come l’ornamento esterno o al di fuori. Perché Dio è glorificato dai suoi Santi che hanno vinto per Lui il mondo, la carne ed il demonio, per giungere al regno eterno. Infine, si è qui parlato di due tipi di candore: 1° Bianco come la lana bianca; 2° bianco come la neve. 1° per i capelli bianchi come la lana bianca, si comprende tutti coloro che diverranno bianchi per le molte prove, e furono lavate come la lana nelle acque delle tribolazioni, che non potettero spegnere la loro carità. Sotto questa specie sono comprese anche coloro che si infangarono su questa terra con la melma del peccato mortale, e si lavarono in seguito come Maria Maddalena ed altri Santi nelle acque del Giordano e della penitenza, nel modo in cui si lavano le pecore prima di essere tosate. – 2° Per i capelli bianchi come la neve, si comprende le vergini e tutti quelli che, avendo conservato la loro primitiva innocenza, la porteranno in cielo al loro Sposo Gesù-Cristo. Questo come nell’Apocalisse (XIV, 5): Non si è trovata menzogna nella loro bocca, perché sono puri, davanti al trono di Dio, come la neve. In tutte queste cose, il suo capo invisibile è Gesù-Cristo, che ha formato il suo corpo, e che gli comunica interiormente la pienezza della grazia e della verità. Il suo capo visibile è, per successione continua, il sovrano Pontefice, anch’egli sacerdote e rappresentante del sacerdozio in tutti i sacerdoti che gli sono subordinati. In questi sono compresi tutti i prelati che, assistite dalla grazia dello Spirito Santo, governano e reggono la Chiesa sulla terra per Gesù-Cristo. Il capo visibile della Chiesa ha pure il candore dell’età, poiché è esistito con una successione continua dopo Gesù-Cristo fino a questo giorno, avendo schiacciato la testa a tutti i capi delle eresie. Egli ha il candore della maturità, perché la sua dottrina fu sempre sana, ragionevole e santa, e che la Chiesa cattolica ha sempre osservato un ordine magnifico nelle sue cerimonie ed in tutte le altre cosa sacre. 3° Ed i suoi occhi sembravano come fiamma di fuoco; ciò che significa la vivacità di intelletto nella conoscenza della verità. Infatti, come l’uomo possiede naturalmente due occhi, il destro ed il sinistro; così Gesù-Cristo, che è perfetto come Dio e come uomo, ha due occhi puri e perspicaci, che sono tutta la scienza della divinità e dell’umanità. Questi occhi di Gesù-Cristo sono di una vista e di una intelligenza infinita, perché Egli scruta intimamente e vede tutte le cose tanto sovrannaturali che naturali, sia buone che cattive, nel passato, presente ed avvenire. Con l’occhio destro vede i buoni con le loro buone opere, e con l’occhio sinistro vede i malvagi e le loro iniquità. (Ps. XXXIII, 18): « Gli occhi del Signore veglia sui giusti, e le sue orecchie sono aperte alle loro preghiere. Ma lo sguardo del Signore è su coloro che fanno il male, per cancellare dalla terra il loro ricordo. » Ecco perché San Giovanni aggiunge: Come una fiamma di fuoco; perché come il fuoco è un elemento semplice e terribile che prova l’oro e lo purifica, che rischiara le tenebre e rivela le loro opere, che divora e penetra tutto; gli occhi di Dio sono terribili, quando scrutano i reni ed i cuori; essi vedono e rischiarano tutto, le tenebre e le opere delle tenebre in qualunque modo nascoste. Gli occhi di Dio penetrano fin nei segreti dell’inferno, la nostra santa madre Chiesa cattolica ha pur’essa due occhi perfettamente simili. Il primo dei suoi occhi è divino; è l’assistenza dello Spirito Santo. Gesù-Cristo domandò quest’occhio al Padre, e lo donò alla sua sposa. (Jo., XIV, 16): « Io pregherò mio Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, affinché dimori eternamente con voi. Lo spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce; ma voi, voi lo conoscerete perché Esso resterà in voi e sarà in voi. » L’altro occhio della Chiesa è la santa Scrittura, i santi Canoni, gli scritti dei Padri Santi, i Santi Concili, la teologia, la fonte di tutte le altre scienze sia naturali che soprannaturali, alle quali si fa riferimento nelle definizioni e nelle sentenze. E questi due occhi di verità e di chiarezza della Chiesa sono magnifici. (Cantic., IV, 1): « Come sei bella, mia diletta! Come sei bella! I tuoi occhi sono gli occhi della colomba. » Ora, tali sono gli occhi della Sposa di Gesù-Cristo, con i quali si discerne il bene ed il male, la verità e l’errore, le tenebre della luce, che fanno il giudizio, la giustizia e la verità, e sono questi occhi che, come fiamma ardente, hanno ucciso tutti gli eretici, hanno vinto il demonio, il padre della menzogna, il dragone, la bestia, e che penetrano fino ai segreti dell’inferno.

Vers. 15.  – I suoi piedi erano simili al bronzo fine, quando è nella fornace ardente. Queste parole significano il fervore dello zelo nel procurare l’onore di Dio e la salvezza delle anime. Zelo infinito in Gesù-Cristo che discende dai cieli per noi e per la nostra salvezza, sopportando per questo scopo la fame e la sete per trentatré anni, etc. calpestò sotto i piedi il torchio della sua passione e delle tribolazioni. (Isai., LXIII, 3): « Io ero solo a pigiare il vino senza che alcun uomo tra tutti i popoli fosse venuto con me. » Conseguentemente con i piedi si intende la forza del Cristo nelle fatiche e nelle tribolazioni, e la sua pazienza invincibile per mezzo delle quali calpestava, come di passaggio, e vinceva tutte le difficoltà e le avversità che si presentarono a lui sul cammino della vita e soprattutto della sua passione. Ecco perché i suoi piedi sono chiamati simili al bronzo fine quando è in una fornace ardente. Perché come il bronzo fine che è un metallo molto duro, resiste ad ogni ardore del fuoco, e che più vi si espone, e più il suo colore diventa bello; così brillano nell’ardore delle tribolazioni e della sua passione la forza, la pazienza ed il fervore di Gesù Cristo. Ed è ancora così che i piedi della Chiesa sono il fervore della carità, che anima i Santi per procurare la salvezza delle anime. Perché la pazienza e l’umiltà dei Santi sostengono la Chiesa sulle tracce di Gesù Cristo; ed è con queste due virtù che sono come i loro piedi, che i Santi calpestano l’avversità e la felicità di questo mondo. Questi piedi di bronzo sono molto forti e durissimi nell’avversità e nella prosperità; essi bruciano del fuoco della carità, e sono esposti a questo fuoco nelle tribolazioni del mondo, della carne e del demonio. E vi resistono. Ecco perché la Scrittura dice con ragione: (Rom. X, 15) : « Oh come son belli i piedi di coloro che evangelizzano  la pace, di coloro che evangelizzano i veri beni! ». E la sua voce (era) come la voce di grandi acque. Queste parole significano l’efficacia della Parola nella predicazione e nella correzione. Perché la voce di Cristo è la predicazione, e anche il suo Vangelo dice nella sua Epistola agli Ebrei, (IV, 12): « La parola di Dio è vivente ed efficace, e più penetrante di una spada a doppio taglio e penetra anche nei più intimi recessi dell’anima e dello spirito, anche nelle giunture e nelle midolla; essa svela i pensieri e i movimenti del cuore. »  I profeti hanno parlato molto di questa voce, chiamandola verga, e anche lo spirito, o soffio della sua bocca. Questa voce è anche la grazia di Dio, di Gesù Cristo, che illumina ed eccita l’anima e che parla al cuore. Come la voce di grandi acque, come l’acqua che penetra, purifica, irrora ed è spiritualmente fertile. Si parla dell’efficacia di questa voce, che è come la voce di molte acque, nel libro dei Salmi, (Ps. XXVIII, 3): « La voce del Signore tuonò sulle acque; il Dio della maestà ha tuonato, il Signore si è fatto intendere su una grande abbondanza di acque. La voce del Signore è accompagnata da forza; la voce del Signore è piena di magnificenza. La voce del Signore infrange i cedri, perché il Signore spezzerà i cedri del Libano, e li farà a pezzi come se fossero giovani tori del Libano, o i piccoli degli unicorni. La voce del Signore fa scaturire fiamme e fuochi. La voce del Signore scuote il deserto, perché il Signore si muoverà e agiterà il deserto di Kadesh. La voce del Signore prepara [al parto] il cervo, e scoprirà i luoghi oscuri e densi, e tutti nel suo tempio manifesteranno la sua gloria. » La Chiesa ha anche una tale voce, ed è la voce dei predicatori che gridano nel deserto di questo mondo; questa voce è anche la parola di Dio espressa nell’antico e nel Nuovo Testamento. Queste voci sono le definizioni e i decreti dei Concili della Chiesa, i santi canoni e la voce del Sommo Pontefice e degli altri prelati che parlano ai fedeli. Isaia, (XLIX, 2) dice di questa voce: « Egli ha reso la mia bocca come una spada penetrante. Mi ha protetto sotto l’ombra della sua mano; mi ha tenuto in serbo come una freccia scelta; mi ha tenuto nascosto nella sua faretra. »

Vers. 16. – 7° Aveva sette stelle nella sua mano destra. Queste sette stelle significano l’universalità dei Vescovi, che vengono chiamati stelle, perché devono illuminare la Chiesa con la loro vita e la loro dottrina. (Dan. XII, 3): « Coloro che avranno istruito molti nella via della giustizia, brilleranno come stelle nell’eternità . » Viene detto di essi, che sono nella destra del Cristo, perché senza di Lui, essi non possono fare nulla di retto. (Giov. XV, 5): « Senza di me non potete far nulla. » Anche è detto che sono nella sua destra, perché posti sotto la sua potenza mediante la quale Egli a volta esalta, altre volte umilia, a volte eleva, talvolta abbassa sulla terra colui che deve essere calpestato dai piedi degli uomini. È così che Gesù-Cristo contiene nella sua grazia e nella sua potenza, designate qui con la sua destra. La Chiesa ha pure una simile destra, che è l’autorità del sovrano Pontefice, o la giurisdizione universale e gerarchica sotto la quale si trovano tutti gli altri Vescovi. 8° Dalla sua bocca uscì una spada a doppio taglio. Con la spada intendiamo la giustizia, essendo Gesù Cristo il Giudice dei vivi e dei morti. Questa spada è a due tagli, perché questo Giudice sarà giusto, non conoscendo né il re, né il povero; Egli giudicherà il giusto e l’ingiusto, e darà a ciascuno secondo le sue azioni. È necessario che questa spada esca dalla sua bocca, poiché la sentenza di un giudice è pronunciato dalla bocca. Infatti, (San Matteo, XXV, 34), parlando di Gesù Cristo, dice: « Allora il Re dirà a quelli alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio”, possedete il regno preparato per voi fin dall’inizio del mondo. Perché io avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere. Ero forestiero e tu mi avete ospitato. Ero nudo e tu avete vestito; Ero malato e mi avete visitato; ero in prigione, e siete venuti da me, ecc. » (Ibidem, V, 41): « Allora Egli dirà a coloro che sono alla sua sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli, ecc. ecc. »  – Anche la Chiesa possiede una tale spada, poiché Gesù Cristo l’ha stabilita come giudice delle controversie che possono sorgere in certi momenti riguardo alla giustizia e alla fede. (Matth. XVI, 18) : « Tu sei Pietro, e su questa pietra costruirò la mia chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. E Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e qualunque cosa tu legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto in cielo. » La Chiesa giudica dunque le cose della giustizia secondo i santi canoni, e decide ciò che è di fede, dichiarando il legittimo significato delle Sacre Scritture e di emettere sentenze di scomunica e di anatema contro gli ostinati. È quindi con ragione che chiamiamo il potere della Chiesa cattolica di pronunciare anatema e la scomunica, un potere che essa ha sempre usato e che sempre possiederà. 9°. E Il volto era luminoso come il sole nella sua forza. Il volto di Gesù Cristo trionfante in cielo è la sua gloriosissima umanità, da cui si irradia la luce che è in lui, così come lo splendore della gloria eterna, volto che anche gli Angeli desiderano contemplare, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Giov. I, 9).  Ecco perché aggiunge: come il sole nella sua forza. Infatti, come il sole illumina il mondo, lo riscalda, lo feconda, e penetra con la sua forza le montagne, i mari e tutte le cose, così Gesù-Cristo, che è lo splendore della luce eterna. Irrora tutto ciò che è arido, con la rugiada della gloria divina; secca tutto ciò che è umido, con il calore dei desideri celesti; riscalda tutto ciò che è freddo con il fuoco del suo amore; Infine, riempie tutto con la sua bontà. Si dice del suo volto nel libro dei Salmi, (CIII, 29): « Se tu volgi la tua faccia da loro di loro, saranno turbati; toglierai loro toglierai loro lo spirito e cadranno in uno stato di debolezza e si trasformano nella loro polvere. » Il volto della Chiesa, la sposa di Gesù Cristo, è magnifica per lo splendore dello Spirito Santo, che fu versato su di essa nel giorno di Pentecoste; perciò brilla come il sole nella sua forza, cioè in un ordine molto bello, nella conformità di tutte le cose, nella magnificenza dei suoi riti e cerimonie, ecc. Brilla come il sole nella sua forza e nella magnificenza dei suoi riti e delle sue cerimonie, ecc. Brilla come il sole nella sua forza, cioè nelle sue leggi sacre in conformità con Dio, la natura e l’uomo. Come il sole nella sua forza, cioè nell’integrità, purezza e verità della sua fede. Ed è per questo che lei illumina ogni uomo che viene in questo mondo; così che se i pagani, gli eretici e gli altri infedeli guardasse il volto della Chiesa cattolica, essi potrebbero essere facilmente illuminati e convertiti alla vera fede.

XXI. Dopo avere sufficientemente descritto, dalla testa ai piedi, Colui che era simile ai Figlio dell’uomo, San Giovanni aggiunge:

Vers. 17. – Quando io lo vidi, caddi come morto ai suoi piedi. Con queste parole, si vede il terrore e la paura quasi mortale da cui fu colto San Giovanni. – Aggiunge, quindi, che cadde ai suoi piedi, affinché con questo lo Spirito di Cristo ci mostrasse che i piedi della sua Chiesa, che sono, come abbiamo detto sopra la forza e la pazienza, sarebbe stati sorprendenti e terribili, poiché la Chiesa doveva calpestare, fino alla fine del mondo il torchio delle tribolazioni, e camminare nel sangue dei martiri. Queste due parole, sorprendenti e terribili, sono davvero l’espressione dei sentimenti che si provano alla vista dei meravigliosi eventi che segnano le varie epoche della Chiesa. Infatti, che cosa terribile sono i mali che Dio permette contro la sua Chiesa onde provarla! Ma anche qual cosa strabiliante e mirabile è l’intervento della sua bontà, della sua pazienza e del suo amore in favore dei suoi eletti, in queste prove terribili! Dopo la paura ed il terrore, viene ordinariamente la consolazione.

XXIIE pose la mano destra su di me. La sua destra designa la grazie e la potenza del Cristo, che Egli pose su San Giovanni, rappresentante qui la persona della Chiesa; cioè Egli pose la sua destra sulla sua Chiesa ed i suoi membri, dicendo: Non temete; come per dire: Non abbiate timore, poiché voi dovete subire orribili persecuzioni e traversare il torrente del sangue dei martiri, torrente che è piaciuto al Padre da tutta l’eternità che io bevessi per la gloria dei suoi eletti; perciò ho posto la mia mano destra su di voi, cioè la mia grazia. – La mia destra, cioè il mio potere, che non permetterà mai che vi si imponga al di là di ciò che possiate fare e sopportare. La mia destra, perché io sarò con voi in tutte le vostre tribolazioni, fino alla consumazione dei secoli.

XXIII. Vers. 18. – Io sono il primo e l’ultimo; Io sono Colui che vive; io ero morto ma sono vivente nei secoli dei secoli. Con queste parole eccita la Chiesa e noialtri che ne siamo i membri, con il suo esempio, il più ammirevole possibile, a sopportare tutti i mali; e ci conforta dicendo: Io sono il primo. Cioè Io sono Dio ed il principio di tutte le creature; e tuttavia, Io sono l’ultimo dei viventi. (Isa., LIII, 2): «Noi l’abbiamo visto, e non aveva nulla che attirasse lo sguardo, e lo abbiamo misconosciuto. Ci è sembrato un oggetto di disprezzo, l’ultimo degli uomini, un uomo di dolore, che da ciò che cos’è soffrire. Il suo viso era come nascosto. Sembrava disprezzabile e non lo abbiamo riconosciuto. Egli ha preso i nostri languori su di Lui, e si è caricato dei nostri dolori. Lo abbiamo considerato come un lebbroso, come un uomo colpito da Dio ed umiliato. Eppure è stato trafitto da ferite per le nostre iniquità, è stato annientato per i nostri crimini. Il castigo che dovrebbe darci la pace si è abbattuto su di lui, e siamo stati guariti dalle sue piaghe. » – Io sono colui che vive: Io ero morto; intendendo con queste parole: “Ecco, io sono morto davvero sulla croce, e sono stato deposto in una tomba; disperavano della mia vita e della mia resurrezione; eppure io sono veramente risorto e Io vivo, Io che ero morto. Ed ecco, Io sono vivo nei secoli dei secoli. Con queste parole, Nostro Signore Gesù Cristo ci mostra l’immortalità, e vuole convincerci e persuadere le nostre anime a sopportare morte pure con amore, dicendoci: Eccomi qui, Io, che ho sofferto un po’, sono vivo nei secoli dei secoli; cioè sono eternamente immortale e immutabile, secondo questa parola di Romani (VI:10): « Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. » È in considerazione dell’immortalità che i santi Martiri e le vergini delicate vinsero e sopportarono con pazienza tutti i tormenti e tutte le tentazioni del secolo.

XXIV.E ho le chiavi della morte e dell’inferno. Le chiavi significano la potenza. Ho le chiavi della morte: testimonia il profeta Osea, (XIII, 14): « Morte, io sarò la tua morte. » E altrove il Signore dice anche: « La morte consegnerà i suoi morti al mio comando, al suono della tromba. Essa li renderà vivi, ecc. …. Alzatevi, morti, ecc. …. Venite al giudizio. » Farò in modo che la morte dei fedeli sia preziosi agli occhi del Signore, qualunque ne sia il genere. Ho le chiavi… dell’inferno. Vale a dire, il potere sul demone che, come il leone ruggente, gira intorno a noi, cercando di divorarci; e a cui dobbiamo resistere, forti della fede. – Dell’inferno, cioè del principe di questo mondo, sia dei suoi ministri e membri che cercano con tutti i mezzi possibili di ridurvi in loro potere e portarvi via da me con innumerevoli tormenti. Ma questo principe è già stato respinto, ed è per questo che voi non dovete temere i suoi ministri. Questo è ciò che Gesù Cristo ci dice ancora in San Luca, (XII, 4): « Non temete quelli che uccidono il corpo ….. temete colui che, dopo aver tolto la vita, ha il potere di gettare nell’inferno. » Della morte e dell’inferno, perché quando quelli che sono i ministri del diavolo avranno perseguitato abbastanza, la morte li farà a pezzi per mio ordine e l’inferno li inghiottirà vivi. Non perseguiteranno contro la mia volontà, perché non permetterò che siate tentati oltre le vostre forze e renderò meritorie le vostre tentazioni. Chi ha la chiave della casa vi fa entrare chi vuole e ne esclude anche chi vuole.

Vers. 19. Scrivi dunque le cose hai viste, cioè, i mali passati che ti ho rivelato, quelli presenti o imminenti; e quelli che, per permesso di Dio, sono già cominciati o stanno per arrivare per provare la Chiesa; e quelli che devono arrivare in seguito, per provare la Chiesa. I mali che devono seguire o che arriveranno alla fine dei tempi, affinché con gli esempi di pazienza e di forza invincibile dei primi perseguitati, e di quelli che li seguiranno, e gli ultimi fedeli siano sufficientemente incoraggiati.

Vers. 20. Ecco il mistero delle sette stelle che hai visto nella mia mano destra, e dei sette candelabri d’oro. Vale a dire, ecco il mistero che Egli ci espone e ci insegna come con la proprietà delle cose e delle parole, e con le allegorie dobbiamo comprendere ed interpretare le altre cose. Con i sette Angeli si comprende dunque l’universalità dei vescovi che esisteranno nelle sette età della Chiesa. – I sette candelabri ci fanno comprendere le sette età venture della Chiesa nel corso delle quali sarà consumato il secolo, tutto sarà ridotto in rovine; e la testa di colui che ha dominato il mondo sarà schiacciata. Le sette stelle sono i sette Angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese. San Giovanni descrive tutte queste cose nel seguito.

SEZIONE II.

SUL CAPITOLO II.

LE QUATTRO PRIME ERE DELLA CHIESA MILITANTE.

§ 1.

La prima era della Chiesa militante, che si può chiamare l’era della semina (seminativus), da Gesù Cristo e gli Apostoli, fino a Nerone.

Cap. II. Vers. 1-7.

CAPITOLO II – VERSETTO 1.

I. All’angelo della Chiesa di Efeso scrivi: “Questo è ciò che dice colui che tiene le sette stelle nella sua mano destra, che cammina tra i sette candelabri d’oro: Le sette Chiese a cui si rivolge San Giovanni sono, come è stato detto, il tipo sotto il quale sono descritte le sette età della Chiesa Cattolica, in vari momenti del futuro; perché è di proposito che egli aggiunge: … E mi voltai… e vidi sette candelabri; cioè, sette stati futuri della Chiesa. È a queste età che si riferiscono i sette giorni del Signore quando creò il mondo; come anche le sette età del mondo, e i sette spiriti o doni del Signore inviati il giorno di Pentecoste. Il Signore mandò il giorno di Pentecoste su ogni carne. Perché come il Signore nostro Dio ha chiuso il corso di tutte le generazioni e delle cose naturali in sette giorni e sette età, così consumerà la rigenerazione nelle sette età della Chiesa, in ognuna delle quali diffonderà, germoglierà e farà fiorirà nuovi tipi di grazie allo scopo principale di mostrare le ricchezze della sua gloria, come vedremo in seguito. Infatti, sebbene la Chiesa di Gesù Cristo sia una, è tuttavia divisa in sette età, a causa dei grandi eventi che si susseguiranno in essa in tempi diversi, fino alla consumazione dei secoli, per permesso divino. Ogni epoca che segue un’altra è solita iniziare prima della fine della precedente: e mentre la prima si spegne gradualmente, la seconda comincia a svilupparsi successivamente. Ed è con questo mezzo che possiamo distinguere le varie età.

II. La prima età della Chiesa è l’età della semina, dal latino (seminativus); è l’età in cui la destra di Dio piantò la sua vigna sul Figlio dell’Uomo Gesù Cristo. Jo. XV, 1: « Il Padre mio è un vignaiolo. » Questa epoca comprende il tempo che va da Gesù Cristo e gli Apostoli fino a Nerone, il primo persecutore della Chiesa, e a Lino, il suo sovrano Pontefice. Fu in questa prima epoca che il demonio fu sconfitto negli idoli, e che gli uomini passarono dalle tenebre del paganesimo alla luce e alla verità della fede: poiché la luce della Sapienza eterna venne nel mondo e illuminò le menti degli uomini per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, e attraverso gli Apostoli che Egli scelse a questo scopo. In quest’epoca fu seminato il seme di senape, cioè la parola di Dio fu predicata in tutto il mondo e seminata sulla terra. Atti XIII, 49: « E la parola di Dio andò per tutto il paese. » Poiché gli Apostoli partirono per spargere il buon seme nel campo di Gesù Cristo, e questo grano si elevò sopra tutte le altre piante. È a questo primo stato o età della Chiesa che si applicano le due parabole del seminatore. Matth. XIII. È anche a questa prima età che si riferisce il primo dono del Signore; cioè il dono della sapienza celeste che è la vera fede in Gesù Cristo, con cui contempliamo i beni della gloria futura, come in uno specchio e come in un enigma, e con cui disprezziamo anche tutte le cose deperibili di questo mondo. Perciò è detto, Isai, XI, 1: « E un germoglio uscirà dal tronco di Iesse, un fiore sorgerà dalle sue radici. E lo spirito del Signore si poserà su di lui: lo spirito di saggezza e di comprensione, ecc. »

III. Il primo giorno della creazione fu la figura di questa prima età della Chiesa; quando lo Spirito del Signore si posò sulle acque; Dio creò la luce e la separò dalle tenebre. Perché fu nella prima epoca della Chiesa che nacque e venne Gesù Cristo, la vera luce, che illuminava il mondo, nel quale c’erano solo tenebre; Egli divise la luce della fede dall’ombra e dalle tenebre della sinagoga e dagli errori del paganesimo. Un tipo di questa prima epoca fu anche la prima epoca del mondo da Adamo a Noè; perché fu in questa prima epoca che Abele fu ucciso da Caino, e Seth fu sostituito a questo primo figlio; e così la generazione fratricida di Caino fu separata dalla generazione dei figli di Dio. Questa prima età del mondo fu, inoltre, il tempo della generazione e della propagazione della razza umana secondo la carne. Ora troviamo nella prima età della Chiesa la realizzazione di queste figure: perché Cristo fu messo a morte dalla sinagoga, e la sinagoga fu così separata dal Figlio di Dio; e al suo posto fu istituita la santa Chiesa secondo la promessa in Gesù Cristo. Inoltre, questa prima epoca fu anche il tempo della rigenerazione e della propagazione della razza umana secondo lo spirito, attraverso Gesù Cristo, il Padre comune di tutti, di cui Adamo era la figura. Infine, il tipo di quest’epoca era la Chiesa di Efeso. Infatti, la parola Efeso significa consiglio; la mia volontà; e grande caduta; e queste tre diverse interpretazioni sono appropriate alla prima età della Chiesa. Infatti, gli Apostoli e i primi Cristiani erano molto Santi, non avendo che un cuore solo ed una anima sola, facendo la volontà del Padre e del suo Cristo.  – Questi grandi Santi cominciarono subito ad osservare i consigli evangelici di povertà, umiltà, obbedienza, continenza e disprezzo di tutte le cose del mondo; e fin da quella prima età superarono il mondo, la carne ed il diavolo con questa santa osservanza, e così raggiunsero il regno; e perché la sinagoga, rifiutando lo scandalo che incontrava nel predicare il nome di Gesù, come dice San Paolo in I Corinzi, I, 23: « Perché noi predichiamo Gesù Cristo crocifisso, uno scandalo per i Giudei, ecc. » La diffusione del Vangelo fu dunque l’occasione di una grande caduta e rovina di questa Sinagoga, che fu ricacciata dalla faccia di Dio nelle tenebre esteriori; e così la nascita della Chiesa fu la morte della Sinagoga.

IV. Scrivi all’Angelo della Chiesa di Efeso. I sacerdoti sono chiamati Angeli in Malachia, II, 7: « Le labbra del sacerdote saranno le depositarie della conoscenza, e dalla sua bocca si cercherà la conoscenza della legge, perché egli è l’angelo del Signore degli eserciti. » L’angelo di Efeso è il suo stesso vescovo Timoteo e i suoi successori. I Vescovi sono chiamati angeli a causa del loro ufficio episcopale e pastorale per il quale sono inviati da Dio. Poiché la parola Angelo è interpretata come inviato. Ecco perché i malvagi e coloro che hanno l’abitudine di danneggiare la Chiesa sono chiamati angeli senza distinzione, così come coloro che la edificano. Perché come i buoni sono mandati, così i malvagi sono mandati da Dio per la prova e la maggior gloria dei suoi eletti. Timoteo era un angelo buono e santo che edificava grandemente la Chiesa a lui affidata e la governava in modo santissimo, anche versando il suo prezioso sangue per essa. Così che questo Angelo, e poiché questa prima età è giustamente proposta come regola ed esempio delle altre, San Giovanni non omette nulla nella descrizione che dà di ciò che appartiene al buon governo della Chiesa, come il seguito mostrerà.

V. Questo è ciò che dice colui che ha le sette stelle nella sua mano destra, camminando tra i sette candelabri d’oro. L’eterna Sapienza del Padre, Nostro Signore Gesù Cristo, si è costruito una dimora, cioè una Chiesa, e ha scolpito sette pilastri su cui questa Chiesa è fondata, costruita e posta. Il primo pilastro è la solidità della fede in Gesù Cristo; il secondo, il timore del Signore; il terzo, la fiducia in Dio; il quarto, la presenza di Dio; il quinto, il ministero di Cristo; il sesto, l’assistenza dello Spirito Santo; il settimo, l’amore dello Sposo. Il primo si trova in queste parole del testo: Questo è ciò che dice Cristo, che è la via, la verità e la vita. Queste parole indicano l’autorità infinita, sulla quale siamo molto solidamente fondati, e per la quale la Chiesa, la sposa di Gesù Cristo, deve credere soprattutto nel suo Sposo. Perché questa parola esprime molta enfasi, e i grandi, così come coloro che godono di una certa autorità e credito presso il popolo, hanno l’abitudine di usarla a principio dei loro dei loro editti. Così un re che invia un’ambasciata a una regina lo usa, dicendo: Questo è ciò che dice il re. E allo stesso modo lo Sposo agisce verso la sua Sposa Colui che tiene le sette stelle nella sua mano destra, cioè che ha sotto il suo potere tutti i Vescovi e i prelati della Chiesa, con cui li spezza come un vaso di creta. Ma li preserva anche con la sua grazia, significata dalla sua mano destra, per evitare che falliscano nella via della verità e della giustizia. Da queste parole possiamo dedurre la seconda e la terza colonna, cioè il santo timore del Signore e la perfetta fiducia in Gesù Cristo. Chi sta in piedi, stia attento a non cadere. E chi è caduto, non disperi, confidando nella destra di Gesù Cristo, che solleva i poveri dal loro letamaio. Che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro, cioè in mezzo a tutte le Chiese, come ha promesso in Matteo XXVIII, 20: « Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo. » – Che cammina in mezzo, che vede e considera tutti i pensieri, le parole e le opere che sono e vengono fatte nella Chiesa. E come Dio camminava in mezzo al paradiso nell’ora del giorno in cui si alzava un vento leggero, (Genesi III, 8); così è detto qui che Nostro Signore Gesù Cristo cammina in mezzo alla sua Chiesa con la sua assistenza, la sua presenza, la sua onnipotenza, la sua conoscenza e il suo amore, come un consolatore in mezzo agli afflitti, un re in mezzo ai suoi sudditi, un sommo sacerdote in mezzo ai suoi ministri, Dio in mezzo alle sue creature, un padre in mezzo ai suoi figli, un guardiano in mezzo ai suoi figli, un maestro in mezzo a tra i suoi figli, un tutore tra i suoi protetti, un ricco tra i poveri, un giudice tra gli oppressi, un medico tra i malati, come un ammiraglio tra le sue navi, un avvocato tra i colpevoli. Da queste parole, si devono fissare gli altri quattro pilastri su cui la Chiesa e tutti noi che ne siamo membri, cioè: la presenza di Dio Onnipotente, Gesù Cristo, che è il quarto pilastro, e se ci concentriamo su di esso, agiamo in tutto e ovunque in modo retto. Poi il ministero dell’altare e del nostro stato (la quinta colonna), che dobbiamo compiere con il più grande timore, riverenza, attenzione e religione; offrendo a lode e gloria di Colui che cammina in mezzo a noi come un ministero di dolce odore. E rallegriamoci e confortiamoci in mezzo alle onde del mare dell’epoca, sul quale viaggiamo nell’ineffabile assistenza dello Spirito Santo (che è la sesta colonna), dicendo: Tu non ci lascerai orfani, o Signore! Infine, rallegriamoci nell’amore (settima colonna) per il nostro amato consolatore, Gesù Cristo, nostro Re e Sommo Sacerdote, nostro Giudice e Padre, nostro guardiano e protettore, nostro amico e nostro medico, il nostro Conduttore e il nostro governatore, il nostro avvocato e il nostro amato sposo.

VI. Avendo posto questo fondamento della sua Chiesa, Dio ci prescrive la forma della correzione fraterna, che, sebbene necessaria nella Chiesa di Dio, deve essere discreta. Ora, questa qualità richiede: 1° una superiorità nella persona. 2°. che questo superiore sia un buon dottore, che conosca le buone qualità così come i difetti di coloro che vuole correggere, e che goda di autorità, rispetto e amore nei loro confronti. E tutto questo è contenuto in queste parole: “Questo è ciò che dice colui che tiene le sette stelle nella sua mano destra, che cammina tra i sette candelabri d’oro: Io conosco le tue opere. 3°. Come un medico prudente non dà al suo paziente una dose pura di assenzio o di rabarbaro, ma la mescola con vino, manna, zucchero, o qualche altro additivo piacevole; così un prelato che desidera ottenere un risultato favorevole nella correzione fraterna, non dovrebbe immediatamente rivolgersi al peccatore con un rimprovero amaro (come l’assenzio), ma dovrebbe addolcire il suo rimprovero parlando prima in modo vantaggioso del bene che scopre in lui, e poi, nel concludere il suo rimprovero, aggiungere qualche incoraggiamento che possa alleggerire la sua coscienza, parlando ad esempio dell’occasione della caduta del peccatore, della sua causa, ecc. e insegnandogli la distinzione tra bene e male. Ecco perché troviamo nel testo queste parole:

VERS . 2 e 3. Io conosco le tue opere, il tuo lavoro e la tua pazienza, e so che tu non puoi sopportare gli empi; tu hai provato quelli che dicono di essere apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi; tu sei paziente, hai sofferto per amore del mio nome e non ti sei scoraggiato. Questa è la lode. …

Vers. 4. Ma io ho contro di te il fatto che sei caduto dal tuo primo amore. Questo è il rimprovero!

VERS. 6 . – Ma tu hai dalla tua che odi le azioni dei Nicolaiti, come le odio io. Questa è la consolazione nell’ammonizione. La causa e l’occasione, che fecero raffreddare la carità reciproca alla fine di questa prima età della Chiesa, furono i dogmi perversi di Nicola, Cerinto, Ebione, Simon Mago e di altri eretici che sorgevano tra i Cristiani. Infatti, ogni volta che si discute la verità della dottrina, le menti anche dei più devoti concepiscono un certo zelo per l’assurdità e la malizia degli errori. Ora lo zelo eccita il fuoco dell’emulazione, l’emulazione fa nascere il risentimento; e così si spegne a poco a poco la carità, quella carità dei Cristiani che fa desiderare e volere il bene anche dei nemici. Qui, dunque, Gesù Cristo corregge la sua Chiesa e le mostra la causa e l’occasione della sua caduta. Le fa discernere il bene dal male con queste parole: Ma tu hai per te stesso l’odiare le azioni dei Nicolaiti. È come se dicesse: « È giusto che tu odi le azioni dei Nicolaiti, come le odio io; ma è sbagliato che abbandoni la carità che dovresti avere per le loro anime, per le quali sono sceso dal cielo, mi sono incarnato ed ho sofferto la morte. Come un buon medico prescrive una dieta adatta al suo paziente per ristabilirne la salute, così un prelato prescrive la penitenza ed i rimedi necessari per cancellare la macchia del peccato, in modo che i suoi inferiori, che hanno avuto la sfortuna di cadere, possano recuperare la loro prima perfezione di vita, ed evitare qualsiasi ricaduta in futuro. Ora questo antidoto si trova nelle seguenti parole:

Vers. 5. – Ricordati, dunque, da dove sei caduto, fai penitenza e agisci come facevi prima. Infine, affinché il paziente osservi la dieta prescritta, il medico lo minaccia di morte e lo incoraggia con la speranza di guarigione. Così un buon prelato, nella correzione dei vizi, propone sia la punizione che la ricompensa. Il primo si trova nelle parole del quinto verso. In caso contrario, verrò presto ad avvertirti; e se non farai penitenza, porterò la tua luce in un altro luogo.

Vers. 7. – Io concederò al vincitore di mangiare dal frutto dell’albero della vita, che è nel Paradiso del mio Dio.

VII. In ogni regno ben organizzato ci sono nove condizioni che lo rendono felice, santo e giusto: – a. L’osservanza delle leggi. – b. Un lavoro sostenuto a beneficio di tutti. – c. La sopportazione dei mali per il bene pubblico. – d. La spada della giustizia. – e. Una polizia vigile contro i malfattori. – f. Il discernimento del bene e del male. – g. Il coraggio nei contrattempi e nelle avversità. – h. La longanimità nelle cose ben iniziate. – i. Infine la perseveranza nelle cose oneste. Ora, tutte queste condizioni si devono trovare nel regno di Dio sulla terra. È soprattutto a causa di queste condizioni che Gesù Cristo loda la prima epoca della sua Chiesa; e sono proprio queste le condizioni che propone come regola di condotta. La prima si trova qui: Conosco le sue opere! Questo è il modo di parlare dei grandi, i quali, quando vogliono lodare o biasimare i loro servi, sono soliti dire: I vostri servizi ci sono noti, e non ignoriamo la vostra fedeltà, i vostri buoni consigli, ecc. Allo stesso modo Gesù Cristo loda la prima epoca della Chiesa per le sue buone opere, per aver respinto la falsa giustizia dei farisei, il giogo della legge di Mosè e l’impudenza dei gentili, e la loda ancora per la sua osservanza della legge perfetta del Vangelo, per l’onore che rende al suo legislatore, per la sua fedeltà nell’onorarlo e per la sua gratitudine nel servirlo. Questa, dunque, è la prima condizione che si trova in ogni regno ben organizzato: l’osservanza delle leggi. Quando le leggi non sono ben osservate in un paese, esso è vicino alla rovina, perché il risultato è solo il disprezzo del legislatore. – La seconda condizione è che la parola di Dio e il Vangelo di Gesù Cristo siano seminati e propagati. E questo è ciò che la Chiesa fece nella sua prima epoca, agendo con ardore come un soldato coraggioso, un buon agricoltore, un vero pastore e un abile operaio: Tim. II – a. Come un soldato; poiché gli Apostoli e i loro successori hanno combattuto giorno e notte con un lavoro instancabile contro la carne, il mondo ed il diavolo. – b. Come un agricoltore, poiché è scritto, Ps., CXXV, 7: “Uscivano piangendo, gettando il seme. Ma torneranno con gioia, portando i covoni del loro raccolto.” – c. Come un pastore; poiché essi conducevano le loro pecore, che erano Giudei e gentili, alle acque della vita battesimale; e le nutrivano tutto il giorno, cioè fino alla morte, con salutari ammonizioni della loro dottrina e dei loro santi esempi. d. Infine, come un operaio; perché hanno lavorato come operai nella vigna del Signore per costruire la Chiesa. Inoltre, lavoravano con le proprie mani per provvedere a se stessi e agli altri le necessità della vita, secondo San Paolo (I. Cor. IV, 12). E tutto questo solo per la salvezza comune di tutti.: « Io soffro per Gesù Cristo fino ad essere in catene come un criminale, ma la parola di Dio non è incatenata. Soffro ogni cosa per il bene degli eletti, affinché ottengano, come noi, la salvezza che è in Cristo Gesù, con la gloria del cielo. » (II. Tim, II, 9). La terza condizione è indicata in queste parole: e la vostra pazienza nelle avversità; la quale pazienza è necessaria per tutti i soldati di Gesù Cristo, per i buoni agricoltori e per i pastori di anime, così come è necessaria ai soldati, ai pastori ed agli agricoltori nelle cose temporali, per poter sopportare le fatiche, le avversità, le tentazioni e tutte le tribolazioni che sono solite assalire tutti coloro che desiderano vivere piamente nel Signore. E fu così che i primi fondatori della Chiesa Cattolica si comportarono in modo ammirevole, dandoci l’esempio, conducendo una vita errante, coperti di pelli di pecora e di capra, in mezzo a insulti e fustigazioni; gettati in catene e prigioni; privi di tutto, afflitti, abbandonati, perseguitati, ecc. E hanno sopportato tutte queste cose, a imitazione del loro capo Gesù Cristo, per la salvezza comune della società cristiana. La pazienza è sempre stata necessaria nella Chiesa, affinché i fedeli di Gesù Cristo fossero padroni di se stessi. E so che tu non puoi sopportare i malvagi nel comunicare con essi: queste parole designano la spada della giustizia, o lo zelo e l’ardore con cui gli Apostoli e i loro successori hanno sempre fatto guerra ai falsi Cristiani, correggendo i loro vizi senza nasconderli, ed escludendoli dalla Chiesa di Dio se li trovassero ostinati nelle loro false dottrine, come si vede in San Paolo, (I. Timot., I, 20): « Di questo numero fanno parte Imeneo e Alessandro, che ho consegnato a satana. » Ora questo zelo è così necessario in ogni governo politico e religioso che, senza di esso, i membri e il corpo diventano corrotti. Infatti, appena i vizi sono dissimulati e non castigati, si pecca impunemente e i crimini si moltiplicano come un torrente che inonda il corpo e lo perdono, corrompendolo successivamente; e questo a tal punto che non si sa dove trovare un rimedio. – Quinta condizione: poiché la spada dell’anatema e lo zelo della giustizia sono strumenti ciechi, è necessario che siano diretti da una sufficiente conoscenza dei mali. Così, in ogni regno ben organizzato, il principe deve avvalersi di una forza di polizia vigile che sorvegli tutti i suoi sudditi, anche quelli da cui pensa di avere meno da temere, per seguire le orme dei malvagi e scrutare le loro azioni. Ora questo è ciò che si intende con queste parole: Avete messo alla prova coloro che si chiamano apostoli e non lo sono. Cioè, avete messo alla prova ed esaminato coloro che, a causa della loro vita e della loro dottrina, si vantavano di essere mandati da Gesù Cristo e dagli Apostoli, e di avere lo Spirito di Dio per insegnare al popolo; ma non erano apostoli, bensì confondevano i fedeli, come Ebione, Cerinto, Menandro, Nicolas, Simone il mago ed altri eretici, sorti in Asia in quel tempo. Tali erano anche i falsi apostoli che, sotto San Pietro e San Giacomo, sostenevano di essere stati inviati dagli Apostoli a Gerusalemme e vi insegnavano, sotto questo falso titolo, che l’osservanza delle leggi di Mosè, insieme a quella del Vangelo, era necessaria per la salvezza, come si vede in diversi passi delle Epistole di San Paolo. – Sesta condizione: Il principe prudente e giusto, dopo aver riconosciuto con un esame sufficiente la malizia e la falsità di qualcuno, deve giudicarlo e condannarlo. Questo si vede nelle parole: E li hai trovati bugiardi, non solo nel loro insegnamento ma anche nelle loro azioni, perché fingevano di essere giusti esteriormente per ingannare più facilmente i buoni. – Per questo motivo la Chiesa rigettò questi eretici dal suo seno, e qui si dice che, trovandoli bugiardi, pronunciò una sentenza di anatema dalla cattedra di San Pietro, e dichiarò che nessuno di loro aveva ricevuto una missione da Dio, da Gesù Cristo o dagli Apostoli, e che non insegnavano la vera dottrina, né provavano con fatti veri che la giustizia legale è necessaria per la salvezza. – Settimo: Accade talvolta che i malvagi resistano alla spada della giustizia e della verità con la ribellione, la persecuzione e altri mezzi di resistenza. Infatti, la Chiesa, nella sua origine, ha dovuto sopportare molte avversità e tribolazioni nelle sue membra per mano degli eretici che sorgevano a quel tempo, e ha sopportato tutto con il più grande coraggio, sostenendo e mantenendo le cose necessarie alla salvezza con sentenze di giustizia e verità. Ora è questa forza della Chiesa che viene lodata in queste parole: Tu sei paziente. – Ottavo: Ma poiché alcune avversità sono di lunga durata, o per permesso di Dio o a causa dell’iniquità dei malvagi, la forza del principe deve essere sostenuta dalla sua longanimità, in modo che possa essere in grado di resistere contro qualsiasi avversità che le si presentasse in qualsiasi momento per amore della giustizia e della verità. Per questo la Chiesa primitiva viene lodata con le parole: « E avete sofferto per amore del mio nome ». Queste parole esprimono la causa e la conseguenza di queste sofferenze, cioè la gloria del nome di Gesù Cristo, che gli eretici e i Giudei bestemmiavano negando la Sua Divinità e Umanità, la Sua venuta e le Sue opere, come vediamo nelle epistole di San Paolo. – Nona condizione: Infine, poiché ci sono alcuni mali e avversità che non possono essere completamente sradicati, il principe deve essere perseverante nella giustizia e nella verità. Ora è soprattutto nella Chiesa di Dio, dove i problemi cresceranno con il buon grano fino al giorno della raccolta, e dove ci saranno continue eresie, che il prelato deve essere perseverante in tutte le avversità, lavorando sempre per vincere il male col bene, appena sia entrato. Questa, dunque, è la regola che viene qui lodata e proposta alla Chiesa universale con queste parole: E non vi siete scoraggiati.

VIII. Dopo la lode e l’enumerazione delle buone qualità, segue il rimprovero dei difetti.

Vers. 4. – Ma io ho contro di voi il fatto che siete caduti dalla vostra prima carità. Ogni istituzione sulla terra, per quanto santa e ben ordinata possa essere, è destinata ad appassire e a cadere a causa dei difetti quotidiani e della fragilità dei suoi membri. Questo è ciò che accadde nella prima epoca della Chiesa descritta sotto il titolo della Chiesa di Efeso. – Essa abbandonò la sua prima carità. La prima carità dei Cristiani consisteva nell’unione perfetta e nella comunità dei beni. (Atti IV, 32): « La moltitudine di coloro che credevano era di un cuore solo e di un’anima sola, e nessuno considerava suo ciò che possedeva, ma tutte le cose erano comuni a loro. » Questa primitiva carità dei Cristiani consisteva anche in opere di carità e di misericordia, poiché erano soliti sostenere i loro poveri con fervore e devozione, e mandare elemosine ai fedeli che vivevano a Gerusalemme e altrove, e che avevano venduto i loro beni per sostenere i fedeli, o che ne erano stati derubati per la fede di Gesù Cristo (Atti IV, 34): « Nessuno era povero tra loro, perché tutti coloro che possedevano campi o case li vendevano e portavano il prezzo di ciò che veniva venduto. E lo deponevano ai piedi degli Apostoli, e fu distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. » Ora questa prima carità si raffreddò dopo la morte degli Apostoli e di Timoteo, Vescovo di Efeso. Infatti, dopo sorsero gradualmente degli empi e dei falsi fratelli che trasformarono questa carità in amarezza, appropriandosi fraudolentemente di questi beni, dissipandoli, ingannando il popolo e insegnando loro cose perverse. È un’esperienza tanto frequente quanto deplorevole vedere la carità raffreddarsi nelle discussioni che sorgono sui dogmi della fede, e negli intrighi che si fanno per le nomine a Vescovi, a cattedre, prelature e prebende.

IX. Dopo questo rimprovero, segue una salutare ammonizione sulla riforma di vita, così come sul modo di fare questa riforma. Questo modo consiste in tre cose: – a. Conoscere la propria colpa od omissione e riflettere su ciò che ne è stata l’occasione. – b. Fare delle opere di penitenza. – c. Infine, ritornare al proprio stato primario. Questo è ciò che vedremo più avanti.

Vers. 5. Ricordati, dunque, da dove sei caduto. Cioè, riconosci la tua colpa, ricordati delle tue prime opere e quanto ti sia allontanato dalla perfezione e dal fervore. Fa’ qualche ricerca riflettendo su ciò che è stata l’occasione della tua caduta e su ciò che ti ha fatto abbandonare la carità. E fa’ penitenza per la perdita di un bene così grande; e correggiti con prudenza, evitando le occasioni che fecero diminuire questa carità in te.

Agisci come agivi in passato, cioè torna al tuo primo stato, riprendi il vostro primo fervore, ricomincia le tue prime opere di misericordia, il tuo primo amore, la tua primitiva unione; e impara a superare nel bene i mali degli eretici e dei falsi fratelli che ti hanno fatto abbandonare la semplicità della carità. In caso contrario, verrò presto ad avvertirti, e se non farai penitenza… porterò la tua luce in un altro luogo. Con queste parole esprime la comminazione della pena che è richiesta anche sotto forma di correzione fraterna. Altrimenti, se non ti correggi nel modo indicato, verrò presto ad avvertirti; il testo latino dice al presente, vengo (venio), per far capire alla Chiesa che la vendetta divina è sempre pronta ed anche presente, ed arriva nel momento in cui meno ci pensiamo. E se non fai penitenza, porterò la tua luce in un altro luogo. Aggiunge qui il tipo di pena e di punizione, che indica al futuro, per farci capire la longanimità di Dio nell’attendere la nostra penitenza, e per mostrarci i castighi che ci minacciano da lontano e a lungo, fino a quando infine la nostra prevaricazione, portata al suo colmo, farà esplodere la sua ira. E io porterò la tua luce in un altro luogo; cioè, Io permetterò delle tribolazioni, delle guerre, delle eresie e dei tiranni che toglieranno dal suo posto la Chiesa che vi è stata affidata, o che la priveranno della sua dignità e del suo riposo. Questo è in effetti, ciò che fece più tardi con i dieci tiranni che agitarono e scossero così terribilmente la Chiesa che così raggiunse una grande perfezione ed una grande carità: ne sono testimoni i milioni di martiri di entrambi i sessi che sono morti per amore di Gesù. – Io rimuoverò il vostro candelabro dal suo posto, il tuo Episcopato, le tue ricchezze, le tue dignità e la tua Chiesa dal luogo dove si trova ora, se ti rifiuti di pentirti dei peccati che ti sono noti, e di farne penitenza. È così che Egli agisce nei confronti della Chiesa greca, dell’Inghilterra, della Terra Santa e della Germania; questo è ciò che ha cominciato a fare e che continuerà a fare in futuro nei confronti della Chiesa latina e di tutto l’Occidente, se non facciamo penitenza.

Vers. 6. – Ma tu hai dalla tua parte, che odi le azioni dei Nicolaiti, proprio come le odio Io. Con queste parole addolcisce la prima reprimenda, così che, secondo l’usanza del buon samaritano, l’olio ammorbidente fosse mescolato con il vino della mortificazione. Ma tu hai di buono e degno di raccomandazione, di odiare le azioni dei Nicolaiti, cioè la fornicazione e l’uso comune delle donne. Poi Egli aggiunge il modo giusto e la misura dell’odiare, che raccomanda alla sua Chiesa secondo il suo esempio, dicendo: odiare le azioni dei Nicolaiti, come Io stesso le odio. Intende e insinua tacitamente che non dobbiamo mai odiare le persone, per quanto cattive possano essere; ma solo le loro azioni malvagie, per la loro salvezza e dell’onore che è dovuto a Dio, secondo l’esempio di Gesù Cristo, che odia il peccato al di sopra di ogni cosa, e tuttavia ama così tanto la persona del peccatore, che è sceso dal cielo per morire tra due ladroni e cancellare i nostri peccati. – In terzo luogo, insegna alla sua Chiesa quale fu l’occasione che le fece abbandonare la sua prima carità: perché, non distinguendo bene le persone ed i loro atti, essa perse l’affetto ed il fervore della carità verso di loro. Per questo anche la scusa per il suo delitto; e come un medico ben prudente, addolcisce il suo rimprovero con queste parole: Ma tu odi le azioni dei Nicolaiti; Io stesso le odio.

X.- Vers. 7. Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. Questo è un modo di parlare che significa la difficoltà di fare qualcosa, o l’elevazione dei misteri che devono compiersi nella Chiesa, mentre nel contempo, ci fa conoscere la fragilità della nostra carne e la corruzione della nostra intelligenza; volendo farci capire che tutto ciò che è scritto in questo libro dell’Apocalisse contiene la sapienza, e che c’è una grande difficoltà a capirlo. È allo stesso modo che Gesù Cristo, raccomandando alla sua Chiesa la continenza come una cosa difficile, dice, (Matth. XIX, 12): « Chi può intendere, intenda. ». Io darò a colui che vince di mangiare del frutto dell’albero della vita, che è nel paradiso del mio Dio. Con queste parole aggiunge il premio, e assegna la ricompensa, per invitare più efficacemente la sua Chiesa alla penitenza. Egli vuole dire al vincitore, « al vincitore sulle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo … : » gli darò da mangiare del frutto dell’albero della vita; gli darò di godere della bontà di Gesù Cristo, che è il vero albero della vita, di cui l’albero della vita nel paradiso terrestre era la figura. Mangiare del frutto dell’albero della vita: cioè godere della visione felice e beatifica con l’immortalità. Perché l’albero della vita significa metaforicamente l’immortalità (Gen. III) che è nel paradiso del mio Dio, cioè nel paradiso celeste; vale a dire, nella celeste patria preparata per tutti coloro che hanno combattuto legittimamente.: « Chi combatte nei giochi pubblici è incoronato solo dopo avendo combattuto valorosamente. » (II. Tim, II, 5).

§ II

La seconda età della Chiesa militante, chiamate età d’irrigazione (dal latino irrigativus); comprendente il tempo delle dieci persecuzioni, fino a Costantino Magno.

CAPITOLO II. – VERSETTI 8-11

Et angelo Smyrnæ ecclesiæ scribe: Hæc dicit primus, et novissimus, qui fuit mortuus, et vivit: Scio tribulationem tuam, et paupertatem tuam, sed dives es: et blasphemaris ab his, qui se dicunt Judæos esse, et non sunt, sed sunt synagoga Satanae. Nihil horum timeas quæ passurus es. Ecce missurus est diabolus aliquos ex vobis in carcerem ut tentemini: et habebitis tribulationem diebus decem. Esto fidelis usque ad mortem, et dabo tibi coronam vitæ. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis: Qui vicerit, non lædetur a morte secunda.

[E all’Angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice il primo e l’ultimo, il quale fu morto, e vive: So la tua tribolazione e la tua povertà, ma sei ricco: e sei bestemmiato da quelli che si dicono Giudei, e non lo sono, ma sono una sinagoga di satana. Non temere nulla di ciò che sei per patire. Ecco che il diavolo caccerà in prigione alcuni di voi, perché siate provati: e sarete tribolati per dieci giorni. Sii fedele sino alla morte, e ti darò la corona della vita. Chi ha orecchio, ascolti quel che lo Spirito dica alle Chiese: Chi sarà vincitore, non sarà offeso dalla seconda morte.]

I. E all’Angelo della chiesa di Smirne scrivi: Queste cose dice colui che è il primo e l’ultimo, che era morto ed è vivo: Io conosco la tua afflizione e la tua povertà; ma tu sei ricco e sei calunniato da coloro che dicono di essere ebrei e non lo sono, ma formano la sinagoga di satana. Non abbiate paura di ciò che dovrete soffrire. Il diavolo metterà presto alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e dovrete soffrire per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: Chi sarà vittorioso non soffrirà la seconda morte, ecc. – La seconda età della Chiesa è chiamata età dell’irrigazione (irrigativus). Infatti, la Chiesa del Signore è una vite che nutre tanti tralci quanti sono i santi che produce. Questa vite, piantata nella prima epoca da Gesù Cristo e dagli Apostoli, fu innaffiata nella seconda da un torrente di sangue dei Martiri, che fu come una fontana che sorge dalla terra e innaffia tutta la superficie della Chiesa. Questo spargimento di sangue dei Cristiani durò dieci giorni, cioè avvenne durante i dieci regni dei principali tiranni della terra, che il diavolo sollevò contro il Cristianesimo, cercando di distruggere ed estinguere la fede di Gesù con questo mezzo, fede di Gesù Cristo, che non aveva potuto impedire con la gelosia dei Giudei. Dio permise queste lunghe e terribili persecuzioni per la maggior gloria dei suoi soldati scelti, e per rafforzare meglio la verità della fede cattolica, che rimase pura nonostante queste orribili persecuzioni. Essa fu addirittura elevata e nobilitata dalla crescita che stava procedendo ogni giorno. Allora Dio permise queste persecuzioni per suscitare la Chiesa alla carità perfetta, che, al tempo dei Martiri, era davvero perfetta, come si vede da quanto detto sopra. È a questa età della Chiesa che si riferisce la parabola di San Giovanni: « Se il chicco di grano non muore dopo essere stato gettato in terra, rimane solo, ma quando è morto, porta molto frutto. » (Joan. XII, 24). È anche a quest’epoca che si riferisce il Salmo CIX, 8: « Lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa. » Questo significa che il Padre celeste ha voluto che noi bevessimo dal torrente di sangue dei Martiri sulla via di questa vita presente, ed è per dare un esempio ai suoi Soldati, che ha esaltato suo Figlio Gesù Cristo, il loro capo, sulla croce!

II. È a quest’epoca che si applica il secondo Spirito o dono del Signore, cioè lo Spirito di Fortezza e di pazienza invincibile nelle difficoltà e nelle avversità. Ed è con questo scudo che i Santi di Dio di entrambi i sessi hanno superato il mondo ed hanno raggiunto il Regno celeste. Questa seconda era è anche rappresentata dal secondo giorno della creazione, quando Dio stabilì il firmamento in mezzo alle acque. Questo firmamento rappresenta la fermezza e la forza dei Martiri, che Dio ha posto in mezzo alle acque di tutte le tribolazioni che non potevano spegnere la loro carità. Poi, come nel secondo giorno della creazione, il firmamento fu posto nel cielo; allo stesso modo, nella seconda epoca, la Chiesa, che è rappresentata dal cielo, fu stabilita molto saldamente sulla testimonianza dei Martiri, che è come il fondamento della Chiesa. È ancora a questa seconda età della Chiesa che si diporta la seconda epoca del mondo, da dopo Noè fino ad Abramo; perché così come Noè ed i suoi discendenti cominciarono in questa seconda età ad offrire vittime a Dio, così nella seconda epoca ecclesiastica i Cristiani furono indistintamente immolati. L’effusione del loro sangue e la loro morte, offerti in odore di soavità, erano molto preziosi e molto graditi a Dio Padre, che è Egli stesso vittima nel suo Figlio Gesù. Questa epoca di tribolazione e di martirio è quindi descritta sotto lo stato della Chiesa di Smirne. Infatti, la parola Smyrne significa canto e mirra. Ora, questa parola, in entrambi i suoi significati, è appropriata a questa epoca di Martiri: come “cantico”, poiché i Cristiani di entrambi i sessi correvano, per così dire, al martirio esultando di gioia, come vediamo nella storia della Chiesa e negli Atti degli Apostoli: « E se ne andarono pieni di gioia, fuori dal sinedrio, perché erano stati giudicati degni di soffrire un rimprovero per il nome di Gesù. » (Act. V, 41). Le tribolazioni e la morte dei santi Martiri sono anche un inno graditissimo, in cui Dio si diletta, gli Angeli si rallegrano e tutti i Santi lodano il Figlio di Dio. – La parola “mirra” è anche appropriata per questa epoca della Chiesa; perché come la mirra è amara e preserva dalla putrefazione, così le tribolazioni e le persecuzioni sono amare. Esse preservano la Chiesa e i suoi membri dalla putrefazione dei vizi, delle voluttà e del peccato; e rendono robusto il suo corpo mediante la pazienza, la povertà, l’umiltà, il disprezzo di questo mondo, la carità verso Dio e l’amore per i beni futuri. Inoltre, la mirra ha un odore soave, ed è usata nei sacrifici offerti a Dio; e così il sangue dei Martiri e la loro morte hanno un odore molto soave, e sono un sacrificio il cui buon odore sale continuamente alla presenza di Dio.

Vers. 8Scrivi anche all’Angelo della chiesa di Smirne. Nella lettera questo significa: Scrivi al Vescovo della Chiesa di quel luogo, e, sotto questo tipo, a tutti i Vescovi, Pontefici e prelati, e anche a tutti i Cristiani che vivranno in quest’epoca dei Martiri della Chiesa. Queste sono le parole di Colui che è il “primo e l’ultimo”, che è morto ed è vivente. Queste parole devono essere intese nello stesso senso di cui sopra. Sono posti a capo per indicare l’esempio che Gesù Cristo, il Figlio di Dio nostro Re, ci ha dato con le sofferenze che ha dovuto sopportare per entrare nella sua gloria. Allo stesso modo i suoi eletti devono soffrire e morire se vogliono vivere con Lui nell’eternità, e questo è ciò che ha ispirato milioni di Martiri di entrambi i sessi nel seguire coraggiosamente l’esempio del loro Sposo e Re Gesù Cristo. Così grande è l’efficacia dell’esempio di un capo!

Vers. 9Conosco la vostra afflizione e la vostra povertà. Queste due espressioni sono messe qui come due proprietà o segni dello stato dei Martiri. Perché la parola tribolazione contiene molta enfasi, e viene dalla parola latina tribula (una specie di traino, che veniva fatto rotolare sulle spighe di grano, per separare il grano dalla pula, prima dell’uso dei vagli), esprimendo avversità di ogni tipo, persecuzioni, oltraggi, tormenti, inganni, che erano per i Martiri tanti tipi diversi e orribili di morte. La povertà, invece, significa spoliazione dei beni temporali, l’esilio, l’espulsione dalle sedi episcopali, dalla Chiesa, dalla casa paterna, ecc. Ora, questo è ciò che i Santi di Dio hanno sopportato con gioia per amore del loro Sposo Gesù Cristo, dai tiranni che hanno imperversato contro di loro per più di trecento anni, come vediamo nella storia ecclesiastica. Ma voi siete ricchi di tesori spirituali, nei vostri meriti, nelle vostre virtù eroiche, nell’oro della carità, nel ferro della forza, nell’eredità del Regno celeste, o nella gloria eterna che vi è preparata in cielo per aver perso il possesso transitorio dei beni di questo mondo. Voi siete ricchi, perché siete amici di Dio, e i vostri nomi sono scritti nel cielo. Al contrario, i grandi uomini del mondo che vi maltrattano e vi perseguitano sono poveri, perché dopo questa vita di passaggio andranno nei tormenti eterni dove soffriranno orribilmente. E tu sei calunniato da quelli che si chiamano Giudei e non lo sono, ma formano la sinagoga di satana. Per Giudei si intende qui: – a. i resti dei Giudei e della sinagoga dell’Antico Testamento, che furono respinti da Dio e nei quali non c’è salvezza. Per questo aggiunge: Che si chiamano Giudei, cioè eletti, perché sono della razza di Abramo; ma che non sono in realtà eletti, poiché appartengono alla sinagoga di satana, cioè all’assemblea dei reprobi; Dio ha consegnato i Giudei al potere di satana, di cui sono membri, a causa della loro incredulità e della loro ostinazione nel male. Perché questo popolo che ha rinnegato Gesù Cristo non gli apparterrà più. (Dan. IX). – b. Questo nome di Giudei è passato ai Cristiani. Ed è per questo che, per allegoria, indica i cattivi Cristiani che dicono di essere scelti e confessano di conoscere Dio, mentre lo negano con le loro opere. (Rom. I): L’Apostolo dice di entrambi: (Rom. II, 28): « Il giudeo non è colui che è circonciso esteriormente, né la circoncisione è quella che si fa alla carne, che è solo esteriore, ma il giudeo è colui che è circonciso interiormente; la circoncisione del cuore è fatta dallo spirito, non dalla lettera, e questo giudeo deriva la sua gloria non dagli uomini, ma da Dio. » – Queste parole del testo dell’Apocalisse, … che si dicono Giudei, si applicano dunque alla lettera ai veri Giudei della razza di Abramo secondo la promessa; ma per allegoria dobbiamo intendere che sono dei Cristiani, secondo la promessa in Gesù Cristo (secundum repromissionem in Christo). È attraverso tutti loro che la Chiesa di Dio è blasfemata negli eletti e nei Santi che ne sono membri. Poiché i Giudei dicono che se la fede in Gesù Cristo fosse vera, e se Gesù Cristo fosse veramente il Messia e il vero Figlio di Dio Onnipotente, Egli non permetterebbe che i suoi eletti ed i suoi amici siano afflitti e uccisi come bestiame. I Giudei consideravano la morte di Gesù Cristo come un’ignominia e la sua croce come uno scandalo, secondo San Paolo, (I. Cor. 1,23): « Noi infatti predichiamo Gesù Cristo crocifisso, uno scandalo per i Giudei, una stoltezza per i gentili. » Anche i cattivi Cristiani e gli eretici dei primi secoli bestemmiavano la Chiesa di Dio con le loro azioni malvagie e la loro dottrina perversa. Questo fece apparire la Chiesa ancora più vile agli occhi dei Giudei, dei gentili e dei tiranni. Ecco come i falsi Cristiani hanno esposto i membri della Chiesa ad un gran ridicolo, e questi ultimi sopportarono persecuzioni ancor più crudeli.

Vers. 10. Non temere nulla di ciò che dovrai soffrire. Con queste parole Gesù Cristo incoraggia la sua Chiesa a sopportare senza paura tutti i mali, per quanto lunghi e crudeli possano essere. E poiché i colpi previsti sono meno pericolosi, e poiché consideriamo come più tollerabili i mali di questo mondo che conosciamo in anticipo, è in questo modo che dobbiamo sopportare le prove che è piaciuto alla volontà divina di permettere, a beneficio della sua Chiesa, per quanto grande e durevole possa essere la tribolazione, e qualunque siano le persone che la infliggono. Il diavolo metterà presto alcuni di voi in prigione perché siate giudicati, e soffrirete dieci giorni, etc. ….. Il diavolo metterà presto. Il diavolo è qui rappresentato come la causa determinante, a causa della sua abituale gelosia contro i fedeli, per cui susciterà i re e i principi alla tirannia, ecciterà i Giudei, e farà sì che i falsi e malvagi Cristiani parlino male di voi, per far sì che alcuni, cioè un gran numero di voi siano messi in prigione, e, se fosse possibile, tutti i Cristiani che vivranno in questa seconda età della Chiesa. Tutti questi uomini malvagi saranno come i littori del diavolo: ecco perché il testo latino dice: Il diavolo manderà alcuni di voi in prigione per mezzo dei suoi satelliti che sono i principi di questo mondo, e di cui si serve per soddisfare la sua insaziabile passione di nuocere ai pii membri di Gesù Cristo. I satelliti del diavolo sono anche le opere degli empi sulla terra. In prigione; questa parola significa: 1°. La durata delle tribolazioni a venire; perché chi è messo in prigione non ne esce presto; come quando uno dice di mettere il suo denaro nella cassa pubblica, per dire che vi rimane per lungo tempo. 2°. Questa parola prigione designa anche tutti i tipi di mali che i Santi e gli eletti di Dio dovevano subire. Perché la prigione è come un’officina di tutte le tribolazioni. Infatti, chi è messo in prigione è separato dagli uomini come un criminale, e lì può sperimentare la fame, il freddo, il caldo, le catene, la nudità, la spoliazione dei suoi beni, le torture, i tormenti, le fruste, i flagelli, l’obbrobrio, le veglie, la povertà, l’angoscia, i cattivi odori. Dalla prigione si esce per subire la sentenza di una condanna ingiusta, per essere messi su vasi di terracotta rotti, o per essere picchiati, crocifissi, fatti a pezzi, gettati in acqua, mandati in esilio o esposti alle belve, agli orsi, ai leoni, tigri, leopardi, ecc. Ecco perché Gesù Cristo indica la prigione, dicendo: … Il diavolo metterà presto alcuni di voi in prigione. E questo con il permesso del Padre celeste, affinché siate provati come oro nella fornace. Questa prova non è nell’intenzione del diavolo, che non ha in mente il bene di coloro che vengono messi alla prova; ma è Dio, che vuole trarre il bene dal male, e che sa come estrarre dalla crudeltà dei tiranni la pazienza dei martiri, che Egli ricompensa con una corona di gloria. Egli fa ancora subire alla Chiesa queste prove ai nostri giorni, quando i suoi prelati e i suoi membri abbandonano i loro cuori al peccato, alla voluttà e alle ricchezze temporali. E dovrete soffrire per dieci giorni, cioè per dieci regni consecutivi dei principali tiranni, che si susseguiranno come giorni, durante i quali puniranno i Cristiani. Con questi dieci giorni si intende il tempo da Nerone, il primo persecutore della Chiesa, fino a Costantino il Grande, un periodo di trecento anni, durante il quale la Chiesa ha nuotato continuamente nel sangue dei suoi Martiri dell’uno e dell’altro sesso, come l’arca di Noè nuotava nelle acque del diluvio, finché finalmente, dopo queste dieci persecuzioni, la Chiesa poté riposare sull’alto monte di Costantino il Grande. La prima persecuzione ebbe luogo sotto Nerone; la seconda sotto Domiziano; la terza sotto Traiano; la quarta sotto Marco Aurelio-Antonio; la quinta sotto Severo; la sesta sotto Massimino; la settima sotto Decio, che fu continuata da Gallo e Volusiano; l’ottava sotto i due Valerio e Gallieno; la nona sotto Aureliano; la decima, infine, sotto Diocleziano e il suo collega Massimiano, che fu la più spaventosa di tutte. Vedere i dettagli nella storia ecclesiastica.

III. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. Con queste parole, Gesù Cristo esorta la sua Chiesa, mostrandole la ricompensa promessa per la perseveranza nelle tribolazioni; e questa esortazione è una consolazione offerta dalla clemenza divina contro il rigore e la durata dei mali che Dio stava per infliggere ai suoi Santi ed amici. Sii fedele fino alla morte; cioè, sii costante e perseverante nella tribolazione fino alla morte. Sii fedele, ecc., nella fede, nella speranza e nella carità, e guardati dal non scandalizzarti per i molti e lunghi tormenti che Io permetto contro di voi. E Io vi darò la corona della vita, cioè l’aureola del martirio, secondo la misura delle tribolazioni che avete sopportato per causa mia. La corona della vita, la corona di un trionfatore in cielo, che non ti sarà mai tolta. Perché non sarà incoronato nessuno che non abbia combattuto legittimamente. La corona della vita: il regno o la libertà dei figli di Dio, affinché non siate mai più sottomessi ad alcun re terreno.

 Vers. 11. – Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. Queste parole sono spiegate come sopra. Con questo vuole sempre stimolare la nostra intelligenza a cercare, in relazione alla sua Chiesa, un significato astratto e pieno di misteri celesti, che deve essere spiegato e chiarito dalla proprietà delle parole e delle cose. Chi è vittorioso non soffrirà la seconda morte, cioè l’inferno o la morte eterna dell’anima. La dannazione è chiamata una seconda morte, perché segue la morte corporale di questa vita passeggera, che è la prima morte. Gesù Cristo aggiunge queste parole come una leva molto potente di perseveranza nell’angoscia delle tribolazioni. Perché se consideriamo gli orribili tormenti dell’inferno e la dannazione eterna degli empi, si sopporteranno volentieri e facilmente tutte le tribolazioni, e anche la morte temporale, per evitare le tribolazioni e la morte eterna. Fu in considerazione di queste verità, che essi avevano sempre davanti agli occhi, che i servi di Dio superarono tutti i tormenti attraverso i quali arrivarono al Regno celeste.

§ III.

Della terza età della Chiesa, o dei Dottori; da Papa Silvestro e l’imperatore Costantino, a Leone il Grande e Carlo Magno.

CAPITOLO II. VERSETTI 12-17.

Et angelo Pergami ecclesiæ scribe: Hæc dicit qui habet rhomphæam utraque parte acutam: Scio ubi habitas, ubi sedes est Satanæ: et tenes nomen meum, et non negasti fidem meam. Et in diebus illis Antipas testis meus fidelis, qui occisus est apud vos ubi Satanas habitat. Sed habeo adversus te pauca: quia habes illic tenentes doctrinam Balaam, qui docebat Balac mittere scandalum coram filiis Israel, edere, et fornicari: ita habes et tu tenentes doctrinam Nicolaitarum. Similiter pœnitentiam age: si quominus veniam tibi cito, et pugnabo cum illis in gladio oris mei. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis: Vincenti dabo manna absconditum, et dabo illi calculum candidum: et in calculo nomen novum scriptum, quod nemo scit, nisi qui accipit.

[E all’Angelo della Chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che tiene la spada a due tagli: So in qual luogo tu abiti, dove satana ha il trono: e ritieni il mio nome, e non hai negata la mia fede anche in quei giorni, quando Antipa, martire mio fedele, fu ucciso presso di voi, dove abita satana. Ma ho contro di te alcune poche cose: attesoché hai costì di quelli che tengono la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac a mettere scandalo davanti ai figliuoli d’Israele, perché mangiassero e fornicassero: Così anche tu hai di quelli che tengono la dottrina dei Nicolaiti. Fa parimenti penitenza: altrimenti verrò tosto a te, e combatterò con essi colla spada della mia bocca. Chi ha orecchio, oda quel che dica lo Spirito alle Chiese: A chi sarà vincitore, darò la manna nascosta, e gli darò una pietra bianca: e sulla pietra scritto un nome nuovo non saputo da nessuno, fuorché da chi lo riceve.]

I. La terza età della Chiesa fu l’età dei dottori. Essa iniziò da Costantino il Grande e Papa Silvestro, e durò fino a Carlo Magno e Leone III. In quest’epoca le eresie furono estirpate e la Religione Cristiana fu stabilita saldamente quasi in tutto l’universo. Quest’epoca è chiamata illuminativa (illuminativus), a causa della purificazione che ebbe luogo in essa dei principali misteri della fede cattolica, della Santa Trinità, della divinità di Gesù Cristo, della sua umanità, della sua filiazione, della processione dello Spirito Santo, etc. E man mano che le cose contrarie furono esposte l’una di fronte all’altra diventano sempre più chiare; Dio, per illuminare la sua Chiesa, le diede i dottori più illustri, come Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Girolamo, San Giovanni Crisostomo, San Leone, Beda, e molti altri Padri della Chiesa greca e latina; e d’altra parte, permise che si elevassero contro di essi gli eretici più malvagi, come Ario, Donato, Macedonio, Pelagio, Eutiche, Nestorio, ecc. Questi eresiarchi erano sostenuti, per la maggiore prova degli eletti, da potenti principi, come gli imperatori Costantino, Giuliano l’Apostata, Valentino, Leone, Zenone, Enrico re dei Vandali, Teodorico re degli Ostrogoti, Anastasio re dei Daci, Costanzo, Leone III, Costantino V, Leone IV, Costantino VI, e un numero considerevole di Arcivescovi e Vescovi, ecc. È a questa terza epoca che si riferisce il terzo Spirito del Signore, lo spirito dell’intelletto, che illuminò la Chiesa e le permise di essere in grado di purificare i più alti misteri della Santa Trinità, l’Incarnazione e altre numerose verità, sulle quali la Chiesa si pronunciò, dopo aver condannate, espulse e rimosse le tenebre degli eretici. – Il terzo giorno della creazione del mondo è anche giustamente considerato in questo capitolo come il vero tipo di questa terza età. Perché come il terzo giorno della creazione le acque dovettero, per volontà di Dio, essere separate dalla terra e riunite in un solo luogo; così le tribolazioni, di cui le acque sono spesso la figura, e che la Chiesa ebbe a subire da parte dei tiranni del paganesimo, dovettero infine cedere al potere di Costantino il Grande, che relegò i loro autori nel fuoco dell’inferno. E ancora, come il terzo giorno della creazione la terra produsse piante verdi con semi e alberi fruttiferi, ciascuno secondo la sua specie, ed un numero infinito di altre piante che portavano semi, sia per l’ornamento della terra che per l’uso e il godimento degli uomini, così, nella terza età della Chiesa, l’acqua del Battesimo fece nascere erba verde (i bambini e gli adulti che diventarono Cristiani), alberi (i maestri) e alberi da frutto, le entrate assicurate e gratuite della Chiesa, di cui il detto imperatore l’arricchì; poiché la dotò ulteriormente di molti altri beni, come i principati, appropriandosi di poteri anche terreni, e aiutandola nel costruirne a proprie spese, o permettendo e ordinando di costruire su tutta la superficie del pianeta una moltitudine di edifici sacri. – Un altro tipo di questa terza età della Chiesa si trova nella terza età del mondo, che durò da Abramo a Mosè e Aronne. Perché come in quell’epoca i Sodomiti furono sommersi nel Mar Morto, e gli Egiziani nel Mar Rosso; come Korah, Dathan e Abiron, e gli altri scismatici della casa d’Israele furono distrutti, e fu data al popolo una legge che dichiarava e spiegava meglio la legge naturale; così, nella terza età della Chiesa, il popolo cristiano passò dal martirio alla terra della pace. La concupiscenza del mondo e l’idolatria delle nazioni furono sommerse nel sangue di Gesù Cristo e dei suoi Martiri; molti scismatici ed eretici furono cacciati dal seno della Chiesa; la legge del Vangelo e la verità della fede cristiana furono dichiarate e proclamate, etc. Furono stabilite le leggi civili e le costituzioni dei principi, e furono promulgati i sacri canoni dei Concili; e l’imperatore Giustiniano decretò che tutte queste cose avessero forza di legge. Infine, l’ultimo tipo di questa terza età fu la Chiesa di Pergamo. Infatti, la parola Pergamo è interpretata come divisione delle corna (dividens cornua): queste corna crebbero alla Chiesa in questa terza età, sotto Costantino il Grande, e queste corna erano il potere temporale e spirituale di cui essa godeva. – Questa doppia potenza è metaforicamente significata dalle corna, in cui si trova la forza degli arieti e degli altri animali. Pergamo significa anche dividere le corna, perché poco dopo questa forza e potenza della Chiesa fu divisa e spaccata da Ario e dagli altri eretici. Le corna combattevano tra loro: la sinistra (gli eretici) contro la destra (i Cattolici). D’altra parte, il primo è il corno della dannazione e il secondo è il corno della salvezza, che Dio ha innalzato nella casa di Davide in suo Figlio (Gesù Cristo), sempre respingendo il corno degli eretici all’inferno.

II. Vers. 12. – Scrivi all’Angelo della chiesa di Pergamo. Queste parole devono essere spiegate come sopra. Questo è ciò che dice colui che porta la spada a due tagli. La spada a due tagli significa la sentenza del Signore, con la quale condannerà i malvagi nel loro corpo e nella loro anima. Le altre parole sono spiegate come sopra, § 3, cap. I, versetto 16. Questa spada a due tagli è posta qui all’inizio della descrizione di questa terza età: 1° per spaventare i malvagi con la spada della vendetta, e per consolare i buoni con la spada della protezione di Cristo; 2°. perché nella sua terza età, la Chiesa ha dovuto combattere con gli eretici. Questo è il motivo per cui furono celebrati molti Concili ecumenici e provinciali; perciò sono stati tenuti molti Concili, sia ecumenici che provinciali, e molti eretici sono stati colpiti con la spada dell’anatema, respinti dalla sentenza di scomunica e tagliati fuori dal corpo della Chiesa, la quale, come giudice delle controversie in materia di fede, porta sulla terra la stessa spada di Cristo suo Sposo nei cieli, come abbiamo visto sopra.

Vers. 13. – So dove vivi: In mezzo alla nazione perversa degli eretici, sia di Ario, di Macedonio e degli altri, che sono membri del diavolo, satelliti di lucifero, amanti delle tenebre, conduttori di ciechi, alberi autunnali o infruttuosi, canne agitate dal vento dell’orgoglio, già proscritti anzitempo a causa della loro malvagità, e relegati all’inferno, dove lucifero ha potere, e dove abita l’antico nemico della verità e della giustizia eterna di Dio. Il diavolo possiede questi eretici, li governa, li istruisce, li ispira e li domina. Ecco perché essi sono il suo regno, ed egli è il loro re e capo, per combattere attraverso di loro (che sono le porte dell’inferno) contro l’amata Chiesa di Dio. Ecco perché il testo aggiunge: Dove si trova il trono di satana. Perché il trono significa il potere reale, o piuttosto la residenza di un re, di un principe, ecc.; un trono che satana possiede negli eresiarchi. Avete conservato il mio Nome, cioè la confessione del mio Nome, e non avete rinunciato alla mia fede nella persecuzione e nei tormenti, ma avete perseverato nella mia fede. È con buona ragione che Cristo loda per appropriazione, nei prelati della sua Chiesa, la confessione del suo Nome e la perseveranza della fede nel suo Nome; infatti, in quell’epoca la Divinità e l’Umanità di Cristo, la sua venuta e la sua dottrina dei misteri della paternità, della filiazione e della processione dello Spirito Santo, erano fortemente combattuti da Ario, Macedonio, Nestorio e gli altri eresiarchi. La fede cattolica e i suoi difensori ebbero incredibilmente a soffrire in questo periodo: ne è testimone Sant’Atanasio, un uomo ammirevole e amabile, che, per il Nome di Gesù e la sua divinità, e anche per la Santissima Trinità, fu costretto a nascondersi per anni in una vecchia cisterna, e per un anno e qualche mese nel sepolcro di suo padre. Questo Santo ha dovuto subire grandi prove, come molti altri Vescovi che hanno sopportato la prigione, le catene, l’esilio, la morte, etc, come vediamo nella storia ecclesiastica. Quando Antipa, mio fedele testimone, soffrì la morte tra voi, dove abita satana. Come esempio della confessione lodata sopra, e della perseveranza nella fede del Cristo, San Giovanni cita qui il santo martire Antipa, che fu messo a morte per la confessione della fede di Gesù Cristo, vicino a Costantinopoli, dove si era alzata la tempesta dell’eresia di Ario, sia tra il popolo che tra i Vescovi; poiché l’ambizione, non meno del fuoco della gelosia, era penetrata nelle sedi episcopali. Ecco perché questa città e questo paese sono chiamati la residenza di satana, perché è soprattutto in Oriente che imperversavano gli ariani, i macedoniani e gli empi difensori delle altre eresie Ecco perché si dice: allorquando o, secondo il testo latino, in diebus illis, in quei giorni, cioè in quella tempesta causata dall’eresia di Ario per amore del mio Nome, Antipa fu il mio testimone fedele, fino alla morte e al sangue, con cui suggellò la sua testimonianza per la verità, e perché Io sono il Figlio di Dio, veramente uguale al Padre mio da tutta l’eternità.

Vers. 14. – – Ma ho qualche rimprovero da farti. Ora arriviamo al solito rimprovero, che troviamo nelle seguenti parole:

Vers. 15.C’è che voi permettete che si insegni in mezzo a voi la dottrina di Balaam, che insegnava a Balac a creare scandalo davanti ai figli d’Israele, per far loro mangiare cose impure e farli cadere nella fornicazione. Anche tu soffri assai che si insegni la dottrina dei Nicolaiti. Abbiamo la storia di Balaam… nel libro dei Numeri, dove vediamo che Balac, re dei Moabiti, della setta di Balaam, mandò delle donne vicino all’accampamento degli Ebrei, affinché questo popolo, spinto alla lussuria, fosse sedotto e attratto all’idolatria dalla loro bellezza, per far sì che tutto il popolo offendesse Dio. Questa storia è raccontata solo a titolo di paragone e di esempio, come si può vedere dalle parole che seguono: Tu soffri anche che venga insegnata la dottrina dei Nicolaiti. Ruperto abate, sull’Apocalisse, dice di loro: I Nicolaiti portano i vasi del Signore, e non sono meno incontinenti; essi rigettano il matrimonio legittimo come proibito dalle leggi della Chiesa: essi fanno ancora di peggio, rompono la fede coniugale tanto quanto lor piace, e non avendo un vero talamo nuziale, corrono qua e là, per non essere accusati di aver rotto il vincolo matrimoniale. Ora questi sono colpevoli delle stesse fornicazioni e si consacrano a Belphegor, e che, sull’esempio dei Nicolaiti, si danno audacemente all’incesto e all’adulterio. Dicendo dunque: “Tu soffri anche che si insegni la dottrina dei Nicolaiti“, innanzitutto rivolge un rimprovero alla chiesa di Pergamo, nella quale c’erano alcuni magistrati perversi che seguivano l’errore dei Nicolaiti e scandalizzavano il popolo con la loro conversazione impure e lo seducevano. Sotto il tipo della chiesa di Pergamo, Cristo rimprovera anche la terza età della Chiesa, in cui molti insegnavano e mettevano in pratica la dottrina dei Nicolaiti riguardo alla mescolanza illegale dei sessi. Infatti, quando le tribolazioni dei gentili e dei pagani ebbero fine, la Chiesa era in riposo, e grazie alla munificenza di Costantino il Grande e di altri benefattori, i sacerdoti godevano di un reddito considerevole dai profitti. La Chiesa, diventata così ricca ed ingrandita, abbandonò Dio suo Creatore e trascurò la sua salvezza. Molti dei suoi membri indulgevano nella voluttà delle donne attraverso un commercio illecito, infiammati com’erano dalla loro concupiscenza. Ecco perché Dio afflisse la Chiesa con così tante eresie, la agitava o la tormentava per evitare che si corrompesse tra le delizie e la voluttà. Ed è così che un marito prudente, che conosce la cattiva propensione della sua amata moglie, si sforzerà di mantenerla in linea con i suoi doveri fornendole un’occupazione moderata nella cura e nel lavoro della casa. Dio, nella sua paterna bontà, agirà con la stessa saggezza verso la sua Chiesa fino alla fine dei tempi, imponendole dei beffardi, degli importuni detrattori, degli agitatori, calunniatori, eretici e tiranni, per evitare che sia corrotta interamente nelle ricchezze, negli onori e nei piaceri della carne.

Vers. 16. Fate penitenza allo stesso modo. Questo passaggio è spiegato come sopra a proposito della chiesa di Efeso. In caso contrario, cioè se si trascura di correggersi con una vera penitenza, Io verrò presto da voi con il flagello ed il castigo che vi è dovuto, sia in vita che in morte, e nell’ultimo giudizio. Per questo usa il tempo futuro, perché, come abbiamo detto sopra, le piaghe di Dio spesso ci minacciano da lontano e cadono su di noi quando meno ce lo aspettiamo. E combatterò contro di loro con la spada della mia bocca, cioè, con la spada della vendetta, la spada della morte, la spada del giudizio particolare e finale, la spada della dannazione eterna, e anche con queste terribili parole, (Matth. XXV): « Andate, maledetti, al fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli ».

Vers. 17. Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: Io darò a colui che vince la manna nascosta, e gli darò una pietra bianca, ed un nome nuovo scritto sulla pietra, che nessuno conosce tranne colui che lo riceve. Alla comminazione della punizione, segue la promessa della ricompensa e della gloria. La prima ricompensa è: gli darò (al vincitore) la manna nascosta, che significa figurativamente la beatitudine celeste, che è lo stato perfetto e la somma di tutti i beni. Perché proprio come la manna conteneva la vita del popolo d’Israele con il sapore di tutti i cibi; così ci viene promessa, nella beatitudine celeste, l’abbondanza di tutti i beni di cui saremo pienamente soddisfatti, e di cui godremo eternamente. – Si dice che questa manna è nascosta, perché, secondo San Paolo, (I Corinzi II: 9), « … l’occhio non ha mai visto, né orecchio mai udito, né il cuore dell’uomo ha mai compreso ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano. » Questa manna è nascosta in Dio. (Colossesi III, 5): « La vostra vita è nascosta in Dio con Gesù Cristo. Quando Gesù Cristo, che è la vostra vita, apparirà, anche voi apparirete con Lui nella gloria. Mettete dunque a morte le membra dell’uomo che è in voi: fornicazione, impurità, passioni disoneste, desideri malvagi e avarizia, che è idolatria ». La seconda ricompensa è la gloria: Io gli darò una pietra bianca, cioè la gloria, cioè lo splendore del corpo, senza macchia né difetto. … e un nuovo nome scritto sulla pietra, che nessuno conosce tranne colui che lo riceve. Con questo nuovo nome, comprendiamo l’eccellenza speciale che Dio concederà a ciascuno, secondo ciò che ha fatto nel suo corpo. Perché la chiarezza delle vergini è diversa da quella dei martiri; la chiarezza degli sposi è diversa ancora; la chiarezza degli Apostoli non è la stessa di quella dei Profeti; una vergine differisce da un’altra per luminosità, un Apostolo da un altro, un confessore da un altro, un Martire da un altro, un Profeta da un altro, e tutti differiscono tra loro per la luminosità della loro gloria, come vediamo nella prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (XV, 41): « Il sole ha la sua luminosità, la luna ha la sua luminosità, le stelle la loro; e tra le stelle l’una è più luminosa dell’altra. Lo stesso vale per la resurrezione dei morti ». Per questo il testo aggiunge: … che nessuno conosce se non colui che lo riceve, cioè l’eccellenza propria di ciascuno. Nessuno vi parteciperà se non colui che l’ha ricevuta, proprio come l’individualità che è propria di ciascuno, senza che nessun altro possa averla e parteciparvi. Questa parola “conoscere” non deve essere presa letteralmente, ma metaforicamente; perché un Santo conoscerà senza dubbio l’eccellenza e la gloria di un altro, come vediamo dalla teologia. … e un nome scritto, cioè stabilito e inciso con il bulino di ferro dell’eternità, in modo tale che non potrà mai essere rimosso.

§ IV.

Dalla quarta età della Chiesa militante, chiamata pacifica, dal  S. P. Leone III e l’Imperatore Carlomagno, fino Leone X e Carlo-Quinto.

CAPITOLO II. – VERSETTI 18-29.

Et angelo Thyatirœ ecclesiœ scribe: Hœc dicit Filius Dei, qui habet oculos tamquam flammam ignis, et pedes ejus similes auricalco: Novi opera tua, et fidem, et caritatem tuam, et ministerium, et patientiam tuam, et opera tua novissima plura prioribus. Sed habeo adversus te pauca: quia permittis mulierem Jezabel, quœ se dicit propheten, docere, et seducere servos meos, fornicari, et manducare de idolothytis. Et dedi illi tempus ut pænitentiam ageret: et non vult poenitere a fornicatione sua. Ecce mittam eam in lectum: et qui moechantur cum ea, in tribulatione maxima erunt, nisi pænitentiam ab operibus suis egerint. Et filios ejus interficiam in morte, et scient omnes ecclesiae, quia ego sum scrutans renes, et corda: et dabo unicuique vestrum secundum opera sua. Vobis autem dico, et ceteris qui Thyatirœ estis: quicumque non habent doctrinam hanc, et qui non cognoverunt altitudines Satanœ, quemadmodum dicunt, non mittam super vos aliud pondus: tamen id quod habetis, tenete donec veniam. Et qui vicerit, et custodierit usque in finem opera mea, dabo illi potestatem super gentes, et reget eas in virga ferrea, et tamquam vas figuli confringentur, sicut et ego accepi a Patre meo: et dabo illi stellam matutinam. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis.

[E all’Angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: Queste cose dice il Figliuolo di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco ed i piedi del quale sono simili all’oricalco: So le tue opere, e la fede, e la tua carità e il ministero, e la pazienza, e le tue ultime opere più numerose che le prime. Ma ho contro di te poche cose, poiché permetti alla donna Jezabele, che si dice profetessa, di insegnare e sedurre i miei servi, perché cadano in fornicazione, e mangino carni immolate agli idoli. E le ho dato tempo di far penitenza: e non vuol pentirsi della sua fornicazione. Ecco che io la stenderò in un letto: e quelli che fanno con essa adulterio, saranno in grandissima tribolazione, se non faranno penitenza delle opere loro: ‘e colpirò di morte i suoi figliuoli e tutte le Chiese sapranno che io sono lo scrutatore delle reni e dei cuori: e darò a ciascuno di voi secondo le sue azioni. Ma a voi, io dico, e a tutti gli altri dì Tiatira, che non hanno questa dottrina, e non hanno conosciuto le profondità, come le chiamano, di satana, non porrò sopra dì voi altro peso: Ritenete però quello che avete, sino a tanto che io venga. E chi sarà vincitore, e praticherà sino alla fine le mie opere, gli darò potestà sopra le nazioni, e le reggerà con verga di ferro, e saranno stritolate come vasi dì terra, come anch’io ottenni dal Padre mio: e gli darò la stella del mattino. Chi ha orecchio, oda quello che lo Spirito dica alle Chiese.]

I. – Vers. 18Scrivi ancora all’Angelo della Chiesa di Tiatira: Ecco ciò che dice il Figlio di Dio. La quarta età della Chiesa iniziò con Carlo Magno ed il santo Papa Leone III, e durò fino a Carlo V e Leone X. In quest’epoca fiorirono molti grandi santi tra re ed imperatori, ed ecclesiastici tanto dotti quanto pii; e fu incontaminata dall’eresia per più di 200 anni. È quindi giustamente chiamata l’età pacifica e illuminativa (pacificus). Ne troviamo il tipo di questo nella descrizione della Chiesa di Tiatira: perché la parola Tiatira è interpretata nel senso di illuminata e ostia vivente, come fu la quarta età della Chiesa. È a questa quarta epoca che si riferisce il quarto giorno della creazione, quando Dio fece i corpi luminosi e le stelle che pose in cielo. È anche a questa età che conviene al quarto Spirito di pietà che Dio ha poi riversato abbondantemente sulla sua Chiesa. – Allo stesso modo, possiamo anche appropriare a questa quarta età della Chiesa, la quarta epoca del mondo, che durò da Mosè fino al completamento del tempio di Salomone. Infatti, come Davide allora compose dei salmi ed implementò il culto divino; e suo figlio Salomone costruì un tempio molto grande e ordinò i vasi più preziosi per il servizio degli altari e del tempio; e stabilì un ordine ammirevole nelle cose sacre, ed elevò la maestà dei sacrifici con la buona disciplina dei ministri; ed infine, regnò pacificamente senza avere alcun nemico; così, nella quarta età, furono celebrati i Concili più utili per ricostruire la Chiesa decaduta. La Religione cristiana fiorì ovunque e la Chiesa visse in pace, libera di tutti i nemici e dalle eresie. Il canto, i salmi, il breviario, i riti, le cerimonie e il ministero dell’altare furono riportati ad un ordine migliore, e anche ad una certa perfezione. Perciò seguono queste parole: “Scrivi ancora all’Angelo della chiesa di Tiatira: Queste cose dice il Figlio di Dio, i cui occhi sono come una fiamma di fuoco, e i suoi piedi sono come ottone rilucente. Egli è qui chiamato Figlio di Dio, perché i misteri della Sua Divinità e Umanità erano già stati chiariti e purificati dagli errori di Ario e degli altri eretici. È dunque con buona ragione che, vittorioso sui suoi nemici in questa quarta epoca della Chiesa, il Cristo trionfante dice: “Questo è ciò che dice il Figlio di Dio. Con gli occhi, come una fiamma di fuoco, si intende la perfetta conoscenza della verità; e con i piedi, simili a bronzo brillante, si intende la stabilità e la fermezza del corpo di Cristo, che è la Chiesa. Perché i tiranni del paganesimo sono stati sconfitti e le tenebre degli eretici sono scomparse, la Chiesa gode del riposo, nella perfetta conoscenza della verità della fede cattolica, più saldamente stabilita, e protetta dal potere dei principi e dei re. Ecco perché non dice più qui: come l’ottone quando è in una fornace ardente, ecc., ma semplicemente come l’ottone lucente, cioè già purificato da tante persecuzioni e messa alla prova dalla spaventosa crudeltà dei tiranni e degli eretici.  – Queste due cose sono poste in testa, come trofei e bottino della vittoria che Cristo ha ottenuto sui suoi nemici, da parte dei membri della Chiesa, la sua amata sposa, e dei suoi fedeli soldati. Aggiunge … come una fiamma di fuoco. Infatti, la fede di Cristo e la verità brillarono nella quarta epoca e si diffusero in tutto l’universo.

Vers. 19Io conosco le tue opere, la tua fede, la tua carità, il tuo ministero, la tua pazienza, e le tue ultime opere più abbondanti delle prime. Segue la raccomandazione abituale che consiste in sei punti che sono: le opere della Chiesa, la perfezione della sua fede, la sua carità, il suo ministero, la sua pazienza e la sua perseveranza nel bene. – La prima raccomandazione si trova in queste parole: Conosco le altre tue opere di giustizia, pietà e misericordia, che sono sante e fatte con un’intenzione pura. La seconda è la tua fede. Infatti, qui Egli loda la Chiesa per la sua fede, come una speciale prerogativa e perfezione; poiché nella quarta epoca la fede cattolica era unanime, perfetta e diffusa, per così dire, in tutto l’universo. E la Chiesa fu libera dall’eresia per più di duecento anni, finché Berengario, al tempo dell’imperatore Enrico III, sorse in Gallia, nell’anno 1048, e insegnò che nella santa Eucaristia non vi sono il Corpo e il Sangue di Cristo. Distrutta questa eresia, la Chiesa godette di nuovo del suo riposo, fino all’anno 1117, come vediamo nella storia ecclesiastica. – La terza, la tua carità verso Dio e il tuo prossimo. La quarta, il tuo ministero dell’altare e la cura dei poveri, ministero che era florido in quel periodo. Infatti, non solo vi fu un numero considerevole di grandissimi Santi ecclesiastici, ma anche di imperatori, re, principi e altre alte persone, che fondarono ospedali e si presero cura dei poveri, che essi stessi servivano. Inoltre, costruirono chiese, ripararono quelle in rovina, edificarono monasteri, chiese collegiate, vescovadi, templi, altari, e fecero tutto il possibile per promuovere il culto di Dio. Anche di notte, le sacre lodi risuonavano nelle chiese collegiate e nei chiostri. Ecco perché il ministero dell’altare e dei poveri era santo, ben ordinato e prezioso davanti al il Signore. La quinta, la tua pazienza nei digiuni, il cilicio, le veglie e gli altri rigori di penitenza che i Santi di quel tempo praticavano costantemente per amore di Gesù Cristo. Tra questi ci sono: San Vigilio, San Ruperto e i suoi dodici compagni, San Wilibaldo, San Wuniwelde, Santa Walburga, San Luigi, re; Ottone, Vescovo di Bamberga; Lotario, imperatore; Ottone il Grande; il Beato Nilo; Santo Stefano, primo re d’Ungheria; San Venceslao, principe di Boemia; e altri che, con il loro lavoro instancabile e la loro pazienza, convertirono i resti dei gentili alla fede cattolica. – Infine, la sesta raccomandazione: E le tue ultime opere più abbondanti delle prime. Queste parole lodano la perfezione e la santità che, nella quarta età, risplendevano costantemente nei Santi: come Enrico e Cunegonda, San Wolfgango, San Bruno, San Romualdo, San Roberto, San Bernardo, San Francesco, San Domenico con le loro famiglie, San Ivo Vescovo, e altri che, nella successione dei tempi, hanno illustrato la Chiesa: ciò che fu senza dubbio una benedizione ammirevole di Dio ed una prerogativa speciale concessa a quest’epoca. Per questo aggiunge: “E le tue opere di giustizia, fede, pietà, carità, ministero, lavoro, pazienza e santità. Le tue ultime opere sono più abbondanti delle prime.”. Questo è un modo di parlare con cui siamo abituati a lodare l’abbondanza dei frutti, la moltiplicazione dei beni, la perfezione, la fedeltà e la costanza delle virtù e delle azioni degli uomini.

II. Vers. 20. – Ma Io ho qualcosa da rimproverarti: tu permetti a Jezebel, quella donna che si dice profetessa, di insegnare e sedurre i miei servi, per indurli alla fornicazione e per far loro mangiare vivande sacrificate agli idoli. Mentre la Chiesa si riposava in mezzo a ricchezze ed onori, e si credeva sicura sotto il patrocinio di imperatori, re e principi pii, essa si rilassò, a poco a poco, nella disciplina ecclesiastica, e si introdusse tra i Cristiani una certa mollezza effeminata, che è qui metaforicamente designata dalla donna. Allora la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita aumentarono anche nei ministri della Chiesa. Perché questi, sicuri dell’indulgenza di un’epoca corrotta e credendosi in sicurezza, si abbandonarono alla voluttà e caddero nella presunzione, come succede in questi casi. Ora questi furono i vizi di Jezebel, la moglie di Achab, che la Scrittura chiama cortigiana. Ecco la concupiscenza della carne. In seguito questa donna si impossessò della vigna di Naboth e lo uccise: questa è la concupiscenza degli occhi. Poi si adornò il viso e gli occhi: ecco l’orgoglio della vita. Infine, vedendo che era al sicuro dei suoi peccati, divenne presuntuosa e fece uccidere i Profeti. Ella tese trappole ad Elia per metterlo a morte, rifiutando di credere alla sua parola quando egli le predisse tutte le disgrazie della sua casa, disgrazie che lei stessa vide in parte avverarsi, come la carestia. Infatti, essa diceva in cuor suo: “Questi mali non cadranno su di noi”. Ora è così che noi, miserabili peccatori, immersi nelle cose di questo mondo, siamo soliti dormire nella morte del peccato, finché alla fine l’ira di Dio scoppia sulle nostre teste. Jezebel è così citata qui come esempio e paragone in questo senso: Voi permettete a poco a poco, non chiudendo accuratamente le cinque porte dei vostri sensi, attraverso le quali la morte entra in voi come attraverso le finestre. Voi permettete, non prestando alcuna attenzione alla disciplina ecclesiastica, non vigilando sui vostri subordinati, non visitandoli e prendendo poca o nessuna cura di loro. Voi permettete, non castigando debitamente. Voi permettete questo, non castigando debitamente il vizio, ma favorendolo con vile connivenza, nascondendolo con una falsa filosofia, e lasciando tutto impunito. Voi permettete, trascurando la correzione fraterna, occupandovi solo dei vostri interessi particolari, indulgenti con voi stessi, e senza preoccuparvi del bene pubblico. Voi permettete, concedendo facilmente dispense in ogni cosa, e rilassando i santi Canoni. Voi permettete, non illuminando gli altri con il buon esempio, e non istruendo i vostri inferiori nella sana parola di Dio. Voi permettete dicendo: “Queste cose sono permesse”, mentre non lo sono, e così incoraggiate la dissoluzione e i vizi. Fu così, che la convivenza delle donne, la lussuria ed il concubinaggio furono introdotti nella Chiesa. Fu anche attraverso la sovrabbondanza di ricchezze particolari che si propagò l’avarizia, che è idolatria. Inoltre, gli onori e le dignità a cui Imperatori, re e principi elevarono gli ecclesiastici, incoraggiarono l’orgoglio della vita. Infine, la libertà nel modo di vivere e nella disciplina faceva nascere l’ozio; e l’ozio rendeva la morale dissoluta. Voi permettete alla donna, cioè alla mollezza e al modo di vivere effeminato, di entrare nella vostra casa; difetto o vizio generalmente designato dalla donna. Il testo aggiunge Jezebel, per significare dei vizi più speciali che furono gradualmente introdotti in quest’epoca della Chiesa, come la concupiscenza della carne, l’avarizia, l’orgoglio e la presunzione. Egli aggiunge anche: che si definisce una profetessa, che cioè, in mezzo a questa vita licenziosa, la Chiesa si è promessa sicurezza e ha detto: non vedrò più il rigore dei tiranni e degli eresiarchi, perché sono ricca e potente; e sono in pace: ho imperatori, re e principi pii e potenti che mi proteggono; ecco perché non vedrò più il lutto. Così profetizzò questa generazione corrotta.

III. Perciò seguono queste parole: “Tu permetti che Jezebel, ecc., insegni e seduca i miei servi con il cattivo esempio della lussuria, dell’avarizia e dell’orgoglio. Insegna e seduce, promettendo la sicurezza della pace e della felicità; non annunciando al popolo l’ira di Dio e il castigo che lo minaccia da lontano, a causa dei peccati della carne, dell’avidità, dell’irreligione e della dimenticanza di Dio: castigo imminente tuttavia che la Chiesa e noi tutti, miserabili come siamo, continuiamo a subire in questa quinta era, ed in cui i nostri denti sono allegati (Una sorta di proverbio che indica che i figli sono puniti per i peccati dei loro padri – Enciclopedia Teologica dell’Abbé Migne). Per indurli alla fornicazione e per far loro mangiare le vivande immolate agli idoli. La fornicazione fu portata ad un tale eccesso nella Chiesa greca, che essa giunse al punto di insegnare che essa è lecita. E questa funesta dottrina dei Greci fu messa in pratica da molti membri della Chiesa latina, che non si vergognavano del commercio illecito che purtroppo si fa ancora ai nostri giorni con le concubine. E per far loro mangiare le vivande sacrificate agli idoli. Questo passaggio è da intendersi anche come quando San Paolo chiama idolatria l’avarizia. Infatti, i guadagni e i profitti vergognosi, le esazioni dei poveri, la simonia, i doni interessati e i servizi ingiustamente ricompensati, sono tutti abusi di cui sono colpevoli gli impiegati indegni delle loro cariche e gli uomini avidi; e tutti questi abusi sono metaforicamente designati da queste parole: E per far loro mangiare carni sacrificate agli idoli.

IV. Vers. 21. – Gli ho dato del tempo per fare penitenza. Queste parole designano la longanimità della misericordia di Dio, che ha aspettato la penitenza della Chiesa greca per secoli, finché finalmente, questa Chiesa, rifiutando di obbedire al Signore e non volendo tornare all’unità, perì sotto Maometto II, che uccise Costantino Paleologo e prese Costantinopoli, la capitale dell’Impero d’Oriente. È con la stessa pazienza che Dio ha anche aspettato pazientemente la penitenza della Chiesa latina nella quarta epoca, da Carlo Magno fino a Berengario il Sacramentario, che fu il prodromo del prossimo flagello di Dio. Dopo di lui, la Chiesa fu di nuovo tranquilla e libera dall’eresia, fino all’imperatore Enrico V, sotto il quale apparve Durando Vuldoch, di Marsiglia, nell’anno 1117. Poi le eresie si susseguirono l’una all’altra, come precursori del flagello di Dio. Queste eresie furono tuttavia distrutte per la bontà dei principi e la provvidenza di Dio; fin quando finalmente, sotto Carlo V e Leone X, nell’anno 1517, Lutero, quell’orribile eresiarca, il flagello della Chiesa latina, convocò tutte le eresie dell’inferno e le vomitò dalla sua bocca impura su quasi l’intera Europa; Gesù-Cristo infine dice: Io gli ho dato del tempo per fare penitenza, ed essa non vuole pentirsi della sua prostituzione. Queste parole annunciavano che la Chiesa latina avrebbe perseverato nei vizi indicati sopra, e che non avrebbe fatto alcun passo verso la penitenza anche di fronte alle sue calamità. Ed è per questo che anche il suo castigo le viene predetto al futuro assoluto; mentre nelle epoche precedenti, questo castigo era solo predetto in modo comminatorio. Infatti, l’Apostolo continua con queste parole:

V. Vers. 22. La colpirò con la malattia sul suo letto; cioè, la colpirò con la tribolazione sul suo letto di dolore e di lutto; sul suo letto di lebbra e di malattie spirituali, che sono le eresie; sul suo letto di pestilenza, di carestia e di guerre; sul suo letto di tenebre, di angoscia e di povertà; sul suo letto di lacrime e di desolazione; sul suo letto di oppressione, di amarezza e di cattività, da cui non potrà alzarsi; e sul suo letto di dannazione eterna. E quelli che commettono adulterio con lei, cooperando alle sue azioni malvagie, imitandola, consigliandola, tollerandola o non impedendola quando lo possono e lo devono. Tutti questi saranno nella più grande afflizione, nell’afflizione temporale, come abbiamo appena detto, e nell’afflizione eterna, oltre la quale non c’è niente di più grande. Ma Gesù Cristo, tuttavia, aggiunge: Se non fanno penitenza per le opere a cui partecipano personalmente. Perché spesso una punizione temporale qualunque ed una rovina che è assegnata ai regni ed alle epoche della Chiesa in modo generale e assoluto, come nel letto menzionato sopra, può essere evitato, almeno per quanto riguarda la condanna e la punizione del fuoco dell’inferno, se i membri della Chiesa, presi singolarmente, fanno una salutare e degna penitenza.

Vers. 23. – Colpirò a morte i suoi figli. Con queste parole, Gesù Cristo ci minaccia di guerre, sedizioni, carestie e pestilenze, castighi che la giustizia divina ha l’abitudine di mandare nella sua vendetta, colpendo la posterità ed i figli dei figli impenitenti. Questo è ciò che noi sfortunati sperimentiamo fin troppo bene in questa quinta età, nel vedere su tutta la superficie del pianeta, solo guerre, sedizioni e disgrazie, come vedremo più avanti. E tutte le Chiese sapranno che Io sono colui che sonda i reni e i cuori: i reni, cioè, Io sono colui che conosce gli effetti della concupiscenza e delle opere carnali; e i cuori; perché tutti i pensieri malvagi sono davanti ai miei occhi. Quanti uomini, in questa quarta epoca della Chiesa, hanno abusato della longanimità di Dio, che li aspettava alla penitenza, per riguardo ai meriti ed alle preghiere dei Santi loro contemporanei? E questi peccatori incalliti caddero profondamente nei loro peccati, dimenticando Dio, il loro Creatore, e si diedero sfrenatamente al libertinaggio, come se non ci fosse un Dio capace di sondare l’iniquità dei malvagi. Il Signore permise che nella quinta epoca della Chiesa sorgessero anche uomini carnali che, non contenti di portare alla luce una schiera di nuove sette, riprodussero e richiamarono dall’inferno tutte quelle che erano apparse prima. Ed è a queste malefiche sette che siamo debitori delle più terribili tribolazioni: guerre, sedizioni, massacri, carestie, pestilenze ed altri mali incalcolabili che hanno riversato sulla Chiesa. E Dio ha permesso che queste disgrazie costringessero i fedeli ad aprire finalmente gli occhi e a riconoscere che non ci sono mali in Israele che il Signore non abbia inflitto nella sua vendetta. Perciò è detto: “E tutte le Chiese sapranno che Io sono colui che scruta le reni e i cuori”. Cioè, Io sono colui che esamina e punisce la concupiscenza ed i pensieri perversi. E renderò a ciascuno di voi secondo le sue opere. La prima cosa che è stata detta sulla punizione temporale è che i giusti soffriranno insieme con i malvagi; cosa che Dio permette per far loro acquisire più meriti. E spesse volte i giusti sono più afflitti dalle tribolazioni degli empi, come dimostra l’esperienza quotidiana. – Ma Gesù Cristo parla in secondo luogo della pena eterna che attende solo gli empi e gli impenitenti; e questa è una differenza che deve essere la più grande consolazione per i giusti, ed un immenso terrore per i malvagi. Perciò aggiunge: E io renderò a ciascuno di voi secondo le sue opere e senza distinzione di persone. Egli infliggerà una punizione eterna a coloro che servono il mondo, la carne ed il diavolo; e darà la gloria eterna a coloro che vivono in Dio, osservando i suoi comandamenti.

VI. Vers. 24. Ma io dico a voi e agli altri che sono a Tiatira: A tutti quelli che non seguono questa dottrina e non conoscono le profondità di satana secondo il loro linguaggio, non imporrò altri pesi su di voi. Qui Cristo consola i suoi amici per il male che ha dovuto permettere per il bene della sua Chiesa. E i suoi amici erano molti, come abbiamo detto dei Santi di Dio, in questa quarta epoca. Ma Io dico a voi, amici miei, e agli altri che sono a Tiatira; cioè dico a tutti coloro che si mostreranno ostia vivente del Padre mio, e che vivranno la vita spirituale, in questa quarta età della Chiesa; a tutti questi che non seguono questa dottrina, cioè a tutti coloro che temono il Signore e non si sono lasciati persuadere dalla presunzione del peccato. Questa presunzione o sicurezza è chiamata dottrina a causa della falsa credenza dei malvagi, che si persuadono volentieri nei loro peccati che non verrà loro alcun male che nessun danno li colpirà, guardando solo alla felicità e alla durata dei tempi prosperi concessi agli empi dalla longanimità e dalla bontà di Dio. E chi …… non conosce le profondità di satana. La profondità di satana può essere considerata sotto tre aspetti, e cioè la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita; perché è in questo che il demonio da osato tentare Cristo, l’eterna sapienza del Padre. Queste tentazioni sono chiamate profondità, a causa dell’elevazione e della difficoltà degli oggetti con cui satana tenta gli uomini; oggetti che egli presenta ai nostri deboli occhi, come se fossero gli unici beni possibili, facendoci dimenticare gli unici veri beni a venire. La parola sapere è intesa qui metaforicamente per aderire, amare, essere legato, come si dice di per un uomo nella Scrittura, il conoscere sua moglie (cognoscere uxorem, ecc.). Ecco perché Gesù Cristo dice: E chi ….. non conosce le profondità di satana; cioè, chi non ha commesso fornicazione con questi tre idoli di satana che Jezebel predica o insegna. Non metterò nessun altro peso su di te. Gesù Cristo parla qui, di sfuggita, della presunzione degli eretici e dei cattivi Cristiani, che sono soliti profetizzare e sedurre il popolo con le loro falsità, dicendo, per esempio: La Chiesa non durerà per sempre; essa diventerà sterile, perirà e sarà distrutta. Ora, contrariamente a questa falsa credenza dei malvagi, una credenza che di solito fa sprofondare i buoni nella desolazione, a causa delle tante e lunghe calamità che li affliggono, Cristo conforta qui la sua Chiesa dicendo: Non ti darò un peso maggiore di quello che sta scritto nel libro dei Salmi, (LXXXVIII, 31 e segg.): « Che se i suoi figli ripudiano la mia legge, ecc….. con una verga visiterò le loro iniquità, etc ….. Ma non ritirerò mai da lui la mia misericordia, etc. … »

Vers. 25. – Ciononostante, conserva fedelmente ciò che hai finché Io venga. Gesù Cristo qui esorta i buoni affinché, superando il male mescolato al bene, e disprezzando le calamità dei tempi, possano conservare la loro innocenza e perseverare nell’essere il buon seme che il Padre celeste ha sempre riservato per sé, anche in mezzo alla zizzania. L’innocenza dei costumi è soprattutto necessaria per i prelati della Chiesa; e quando le disgrazie temporali ci minacciano, e la prevaricazione è al suo colmo, essi devono prudentemente superare il male introdotto nel bene, e sforzarsi di mantenere la loro coscienza e quella del loro gregge nella massima purezza. Possiamo anche collegare perfettamente a questo passaggio la parabola della zizzania, che si deve lasciar sussistere fino alla mietitura. (Matth. XII). Infatti, è detto: Tuttavia conservate fedelmente ciò che voi avete, fino a che Io venga; vale a dire: aspettate fino a che Io venga a distruggere gli empi, a punire i malvagi e a scatenare la mia ira nei flagelli che ho preparato a suo tempo per il rinnovamento e l’emendamento della mia Chiesa. Allo stesso modo, … finché non verrò, nel giudizio universale, a rendere a ciascuno secondo le sue opere. Finché non verrò a restaurare la Chiesa con una morale santa e pura.

Vers. 26. – Colui che sarà vittorioso e conserverà le mie Opere fino alla fine. Con queste parole Egli esorta alla costanza e alla longanimità; virtù che sono essenzialmente necessarie per la Chiesa Cattolica in ogni tempo. Ma queste due virtù saranno particolarmente necessarie nella quinta età, a causa della durata dei mali che sopporterà e a causa del potere, della malizia e dell’insolenza degli eretici e degli altri falsi Cristiani che la affliggeranno. Da qui queste parole: Colui che sarà vittorioso e conserverà le mie opere fino alla fine. È per disegno che aggiunge le mie opere, perché, come in ogni epoca, certi misteri erano più particolarmente combattuti; così, nella quinta epoca, le sue opere sulla libertà umana, la grazia e la predestinazione saranno attaccate in modo particolare. Le mie opere, il concorso della volontà umana, i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, i precetti del Decalogo, il celibato e tutto ciò che è onesto, ecc. Le mie opere; cioè i miracoli, la canonizzazione dei Santi, ecc. ecc. che sono tutte opere di Cristo; opere che Egli indica a tutte le persone buone che vivranno nella quinta età della Chiesa, per proteggerle e per esortarle a conservare queste opere.

Vers. 27. – A colui che sarà vittorioso e conserverà le mie opere fino alla fine, gli darò potere sulle nazioni. Egli le governerà con uno scettro di ferro, ed esse saranno frantumate come un vaso d’argilla.

Vers. 28. – Secondo quello che ho ricevuto dal Padre mio. A queste parole, per confermare i suoi servi nella pazienza e a sostegno delle calamità che ci predice in anticipo, segue una grandissima consolazione spirituale ed una ricca ricompensa nella conversione dei Gentili e degli eretici alla vera fede. Questa conversione avrà luogo nella sesta età della Chiesa. Perché la quinta è un’epoca di afflizione, di punizione e defezione, come vedremo più avanti. Per questo dice: gli darò potere sulle nazioni; potere spirituale ai prelati nell’unità della fede, e potere temporale ai re nella monarchia e nell’unità dei popoli. Ed esse saranno frantumate come un vaso d’argilla; dalla durezza dei loro cuori si convertiranno al pastore delle loro anime. E anche le repubbliche che hanno disertato saranno dissolte, e ai ribelli mancherà la potenza. Questo potere sarà infranto dal mio potentissimo Unto, che manderò, etc. Tutto questo è spiegato nel seguito in modo ampio e dettagliato. Secondo quello che ho ricevuto dal Padre mio. Gesù Cristo aggiunge queste parole per la consolazione dei suoi servi; la più grande consolazione che ci possa essere. (Filippo, II, 8): « Gesù Cristo ha umiliato se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, fino alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un Nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e negli inferi, ed ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo è nella gloria del Padre suo. » Secondo quello che ho ricevuto dal Padre mio. Perché con la sua pazienza Gesù Cristo ha vinto tutte le cose; ha sottomesso tutte le creature, e con le gloriose battaglie dei Martiri, ha frantumato tutte le nazioni come un vile e spregevole vaso d’argilla, etc. E Io gli darò la stella del mattino. Qui promette alla Chiesa Cattolica una nuova luce, che apparirà nella sesta epoca, e che è designata dalla stella del mattino. Perché la stella del mattino significa che la notte è passata ed il giorno è arrivato. E Io gli darò la stella del mattino, cioè la luce della vera fede, la fede cattolica, che brillerà con tutto il suo splendore, deve iniziare nella sesta età della Chiesa, dopo che le tenebre di tutte le eresie saranno state consegnate all’inferno. E Io gli darò la stella del mattino, cioè, dopo le tenebre di questa vita, darò a ciascuno, in particolare, la luce celeste, nella quale contemplerà la verità eterna senza fine.

Vers. 29. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. Questo passaggio è spiegato come sopra.

SEZIONE III


SUL CAPITOLO III


DELLE TRE ULTIME ETÀ DELLA CHIESA MILITANTE.

§ I.


La quinta era della Chiesa militante, chiamata era di afflizione, iniziata dopo Leone X e Carlo Quinto, va fino al Pontefice santo ed al Monarca potente.


Cap. III. VERSETTI. 1-6.

Et angelo ecclesiæ Sardis scribe: Hæc dicit qui habet septem spiritus Dei, et septem stellas: Scio opera tua, quia nomen habes quod vivas, et mortuus es. Esto vigilans, et confirma cetera, quae moritura erant. Non enim invenio opera tua plena coram Deo meo. In mente ergo habe qualiter acceperis, et audieris, et serva, et pœnitentiam age. Si ergo non vigilaveris, veniam ad te tamquam fur et nescies qua hora veniam ad te. Sed habes pauca nomina in Sardis qui non inquinaverunt vestimenta sua: et ambulabunt mecum in albis, quia digni sunt. Qui vicerit, sic vestietur vestimentis albis, et non delebo nomen ejus de libro vitæ, et confitebor nomen ejus coram Patre meo, et coram angelis ejus. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis.

[E all’Angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle: Mi sono note le tue opere, e come hai il nome di vivo, e sei morto. Sii vigilante, e rafferma il resto che sta per morire. Poiché non ho trovato le tue opere perfette dinanzi al mio Dio. Abbi adunque in memoria quel che ricevesti, e udisti, e osservalo, e fa penitenza. Che se non veglierà! verrò a te come un ladro, né saprai in qual ora verrò a te. Hai però in Sardi alcune poche persone, le quali non hanno macchiate le loro vesti: e cammineranno con me vestiti di bianco, perché ne sono degni. Chi sarà vincitore, sarà così rivestito di bianche vesti, né cancellerò il suo nome dal libro della vita, e confesserò il suo nome dinanzi al Padre mio e dinanzi ai suoi Angeli. Chi ha orecchio, oda quello che dica lo Spirito alle Chiese.]

Vers. 1. – Scrivi all’Angelo della Chiesa di Sardi: Ecco ciò che dice Colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere.

I. –  La quinta età della Chiesa è iniziata sotto l’imperatore Carlo V ed il Papa Leone X intorno all’anno 1520 e durerà fino al Santo Pontefice e al potente Monarca che verrà nella nostra epoca e che sarà chiamato l’Aiuto di Dio, cioè restauratore di tutte le cose. La quinta età è un’età di afflizione, desolazione, umiliazione e povertà per la Chiesa, e può essere giustamente chiamata un’età purgativa. (purgativus). Infatti, in quest’epoca Gesù Cristo ha purgato e purgherà il suo frumento con guerre crudeli, con sedizioni, con carestie e pestilenze, ed altre orribili calamità, affliggendo ed impoverendo la Chiesa latina con molte eresie, e anche con cattivi Cristiani che le toglieranno un gran numero di vescovadi, un numero quasi innumerevole di monasteri, ricchissime prepositure, etc. La Chiesa sarà sopraffatta e impoverita dalle imposizioni e dalle esazioni dei principi cattolici, così che possiamo giustamente gemere ora, e dire con il profeta Geremia, nel suo libro delle Lamentazioni, (I, 1.): « La regina delle città è tributaria. » Poiché la Chiesa è umiliata e svilita, poiché è bestemmiata dagli eretici e dai cattivi Cristiani, i suoi ministri sono disprezzati e non c’è più onore né rispetto per loro. In questo modo Dio purificherà il suo grano e getterà la pula nel fuoco, mentre raccoglierà il buon grano mettendolo nel suo granaio. Infine, questa quinta epoca della Chiesa è un’epoca di afflizione, un’epoca di sterminio, un’epoca di defezione piena di calamità. Saranno pochi i Cristiani rimasti sulla terra ad essere risparmiati dal ferro, dalla carestia o dalla pestilenza. I regni combatteranno contro i regni, e tutti gli Stati saranno desolati per le lotte intestine. Principati e monarchie saranno rovesciati; ci sarà un impoverimento quasi generale ed una grande desolazione nel mondo. Queste disgrazie si sono già in parte compiute e si stanno compiendo ancora. Dio le permetterà con un giustissimo giudizio, a causa della piena misura dei nostri peccati che noi ed i nostri padri avremo commesso nel tempo della sua liberalità nell’aspettarci di fare penitenza. La Chiesa di Sardi è un tipo di questa quinta epoca. Perché la parola “Sardi” significa principio di bellezza, cioè principio della perfezione che seguirà nella sesta età. Infatti, la tribolazione, l’impoverimento e le altre avversità sono l’inizio e la causa della conversione degli uomini, come il timore del Signore è l’inizio della sapienza. Ecco che noi temiamo Dio ed apriamo gli occhi, quando le acque e i flutti della tribolazione vengono su di noi. Quando invece siamo nella felicità, ognuno sotto il suo fico, nella sua vigna, all’ombra degli onori, nella ricchezza e nel riposo, ci dimentichiamo di Dio, il nostro Creatore, e pecchiamo in tutta sicurezza. Ecco perché la divina provvidenza ha saggiamente ordinato che la Sua Chiesa, che Egli vuole conservare fino alla fine dei secoli, sia sempre irrorata dalle acque della tribolazione, proprio come un giardiniere che innaffia le sue piante in tempi di siccità. A questa epoca è anche legato il quinto Spirito del Signore, che è lo Spirito di consiglio. Infatti, Egli usa questo spirito per allontanare le calamità o per impedire mali maggiori. Lo usa anche per conservare il bene o per procurare un bene ancora maggiore. – Ora la Saggezza divina comunicò lo Spirito di consiglio alla sua Chiesa, principalmente nella quinta età:

1°. Affliggendola, affinché non fosse corrotta interamente dalle ricchezze, dalla voluttà e dagli onori, e per evitare che perisse.

2°. Interponendo il Concilio di Trento come una luce nelle tenebre, affinché i Cristiani che la vedessero sapessero in cosa credere nella confusione di tante sette che l’eresiarca Lutero diffuse nel mondo. Senza questo Concilio di Trento, molti più Cristiani avrebbero abbandonato la fede cattolica, tanto grande era la divergenza di opinioni a quel tempo. Gli uomini sapevano a malapena a cosa dovessero credere.

3°. Opponendosi diametralmente a questo eresiarca ed alla massa degli empi di quel tempo, Sant’Ignazio e la sua Società, con il loro zelo, la loro santità e la loro dottrina, impedirono che la fede cattolica si estinguesse completamente in Europa.

4°. Con il Suo saggio consiglio, Dio fece anche in modo che la fede cattolica e la Chiesa, che era stata bandita dalla maggior parte dell’Europa, fosse portata in India, in Cina, in Giappone ed in altre terre lontane dove ora fiorisce e dove il santo Nome del Signore è conosciuto e glorificato.  – Questa quinta età è anche rappresentata dalla quinta epoca del mondo, che durò dalla morte di Salomone alla cattività babilonese compresa. – In effetti: a.) Come in quella quinta epoca del mondo Israele cadde nell’idolatria per il consiglio di Geroboamo, e solo Giuda e Beniamino rimasero nel culto del vero Dio, così nella quinta epoca una grandissima parte della Chiesa latina abbandonò la vera fede e cadde nelle eresie, lasciando in Europa solo un piccolo numero di buoni Cattolici. b.) Come a causa della sua condotta, la sinagoga e l’intera nazione giudaica furono afflitte dai gentili e furono spesso lasciate alle rapine, così ora i Cristiani, l’Impero Romano e gli altri regni da quali calamità non sono afflitti? L’Inghilterra, la Boemia, l’Ungheria, la Polonia, la Francia e gli altri stati d’Europa non ci servono come testimoni e non devono deplorare i loro mali con lacrime amare e persino con lacrime di sangue? – c.) Proprio come Ashur venne da Babilonia con i Caldei per impadronirsi di Gerusalemme, distruggere il suo tempio, bruciare la città, spogliare il santuario e condurre il popolo di Dio in cattività, ecc., così, in questa quinta epoca, non dobbiamo forse temere che i turchi irrompano presto e covino sinistri piani contro la Chiesa latina, e questo a causa della ricolma portata dei nostri crimini e delle nostre più grandi abominazioni? d.). Come nella quinta età il regno d’Israele e il regno di Giuda furono molto indeboliti, e divennero sempre più deboli, finché alla fine, prima il regno d’Israele e poi quello di Giuda, furono completamente distrutti; così anche, in questa quinta età, vediamo che l’Impero Romano fu diviso, ed è ora in un tale tumulto, che dobbiamo temere che perisca, come l’impero orientale perì nell’anno 1452. – Infine, a questa quinta età si riferisce anche il quinto giorno della creazione del mondo, quando Dio comandò che le acque producessero tutti i tipi di pesci e rettili, e quando creò gli uccelli dell’aria. Ora questi due tipi di animali figurano la più grande libertà. Perché cosa c’è di più libero del pesce nell’acqua e dell’uccello nell’aria? Così troviamo metaforicamente in questa quinta età la terra e l’acqua piena di rettili e di uccelli. Infatti, vi abbondano gli uomini carnali che, avendo abusato della libertà di coscienza, e non essendo contenti delle concessioni che erano state loro accordate in precedenza nel trattato di pace, strisciano e volano dietro gli oggetti della loro voluttà e della loro concupiscenza. Ognuno crede e fa quello che vuole. È a loro che si riferiscono le parole dell’Apostolo San Giuda, al v. 10 nella sua Epistola Cattolica, quando dice: « Questi bestemmiano tutto ciò che non conoscono, e si corrompono in tutto ciò che conoscono naturalmente, come bestie irragionevoli. Il disordine regna nei loro festini; mangiano senza ritegno, pensano solo a nutrir se stessi, vere nuvole senza acqua che il vento porta qua e là, alberi autunnali, alberi sterili due volte, morti e sradicati, onde furiose del mare che spargono la loro confusione come schiuma; stelle erranti, alle quali è riservato un turbinio di tempeste per l’eternità….. Mormoratori inquieti, che camminano secondo i loro desideri, e la cui bocca proferisce orgoglio; ammiratori di persone secondo il profitto che ne sperano… Uomini che si separano da se stessi, uomini sensuali che non hanno lo spirito di Dio. » – Ed è così che in questa miserabile epoca della Chiesa, ci si rilassa sui precetti divini e umani, la disciplina è indebolita, i sacri Canoni non contano a nulla, le leggi della Chiesa non sono meglio osservate dal clero che le leggi civili tra il popolo. Perciò da questo noi siamo come rettili sulla terra e nel mare, e come uccelli nell’aria: ognuno è portato a credere e a fare ciò che vuole, secondo l’istinto della carne.

II. Da cui segue: Questo è ciò che dice Colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle. Questi sette Spiriti di Dio sono i sette doni dello Spirito Santo, che Gesù Cristo mandò in tutto il mondo e rivelò alle nazioni nella verità della fede. Le sette stelle designano l’universalità dei Vescovi e dei Dottori, come dimostrato sopra. Questo è ciò che dice Colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle; cioè, che Gesù, il Figlio di Dio, al quale è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra, ha in suo potere i sette spiriti della verità della fede, e le sette stelle: i prelati ed i Dottori, che Egli può toglierci e portare nelle Nazioni lontane, a causa dei nostri grandi crimini e a causa della durezza dei nostri cuori e della nostra incredulità. Questo è quello che fece quando permise alla luce della fede di lasciare la maggior parte dell’Europa e di essere portata fino alle più lontane Indie, che erano immerse nelle tenebre del paganesimo. Egli illuminò queste Nazioni attraverso il ministero di San Francesco Saverio e di altri dottori. Se non facciamo penitenza al più presto, conformando la nostra vita a quella di Gesù Cristo, c’è da temere che questa luce della fede ci venga completamente tolta. Con queste parole, Cristo vuole suscitare nella sua Chiesa un timore salutare, perché il timore del Signore è l’inizio della sapienza. E poiché Dio non può mandarci un flagello più grande come quello di accecare il suo popolo togliendogli il dono della vera fede per mezzo di falsi dottori, che Egli suscita al posto di quelli veri, come punizione delle nostre abomini e dei nostri cuori impenitenti, dobbiamo dunque, mossi da santo timore e coperti di sacco e cenere, venire a prostrarci umilmente ai piedi di Gesù Cristo, e dirgli, con il Re-Profeta (Sal, L; 13=: « Non cacciarmi dalla tua presenza e non ritirare il tuo spirito da me. Ridammi la gioia che viene dalla tua salvezza e rafforzami con uno spirito di potenza, ecc. » – Conosco le tue opere. Con queste parole Egli rimprovera le opere di questa quinta epoca. Io conosco, cioè: le vostre opere malvagie non mi sono ignote, le vostre opere piene di imperfezioni, le vostre opere false ed ipocrite, che hanno l’apparenza della pietà, ma non hanno la verità della carità. Le vostre opere, cioè il vostro fasto, il tuo splendore e la tua santità esterna. Io conosco le vostre opere: Io, che sono il cercatore di cuori, non ignoro che in generale le vostre opere sembrano buone all’esterno, ma all’interno sono cattive e mortali. Per questo dice e aggiunge: Tu hai il nome di vivente, ma tu sei morto. Ora, possiamo acquistarci nome di vivere spiritualmente in Gesù Cristo, come principio di vita, in tre modi: – 1° dalla fede in Gesù Cristo, e da questo portiamo il nome di Cristiani; – 2° dalle opere di giustizia e carità in Gesù Cristo, della cui vita vive chiunque non sia in stato di peccato mortale, ed è in grazia di Dio; – 3° dall’osservanza dei consigli evangelici, dai sacri Ordini dell’Episcopato, del Sacerdozio, ecc. Con i voti che si fanno dedicandosi specialmente alla vita religiosa, abbandonando i fasti, le ricchezze ed i piaceri del mondo, e consacrandosi a Dio solo e al suo Cristo. Ora, Gesù Cristo rimprovera soprattutto la quinta età di essere macchiata dal vizio particolare di attribuirsi falsamente il nome di vivere in Lui, mentre si vive ben diversamente. Questo è dimostrato per induzione: – 1°. Tutti gli eretici, che nella quinta epoca sono numerosi come le locuste sulla terra, si vantano del Nome di Cristo; dicono di essere veri Cristiani e di vivere in Gesù Cristo, eppure sono tutti morti e moriranno eternamente a meno che non facciano penitenza e rientrino in se stessi. Hanno Dio ed il Figlio suo Gesù solo sulle loro labbra, mentre hanno il diavolo nei loro cuori ed il mondo tra le loro braccia. 2°. Quante migliaia di Cristiani si sono raffreddate in questa epoca calamitosa, che, considerando solo il felice successo ottenuto in ogni cosa dagli eretici, e osservando malignamente i costumi degli ecclesiastici ed il loro modo di vivere, conservano il nome di Cattolici per un certo timore e rispetto umano, ma che sono morti dentro nell’ateismo e nell’indifferentismo, nel calvinismo e nello pseudo-politicismo, e nel loro odio per i preti? Essi hanno il nome di viventi, perché pretendono di avere la religione, perché affettano pietà, fanno sembiante di aver religione, si pretendono come persone coscienziose, comunicando con i Cattolici e confessando di appartenere alla vera fede, alla presenza dei principi e dei grandi. Si lasciano persino impegnare in opere pie e le promuovono; vedono i religiosi e li frequentano, fanno mostra di zelo con le loro parole, con i loro consigli, e anche con un certo zelo esteriore per la costruzione di monasteri e collegi, per esempio; ma essi fanno tutto questo per avere il nome di esseri viventi, e per mettersi nel favore presso gli uomini ed i grandi. Cercano di conquistare la fiducia del mondo con questa apparenza di pietà e religione, per riuscire più facilmente nelle loro trame e nei progetti oscuri. 3°. Se esaminiamo in dettaglio il piccolo numero dei Cattolici, la loro rettitudine ci apparirà disgustosa come la biancheria sudicia; perché la maggior parte di loro non è dedita ad altro che alla voluttà, ed è morta nel peccato. Essi badano solo alle apparenze; si gloriano delle cose esteriori, e sembrano ignorare il fatto che “non possa riceversi una pecora senza lana”; la loro carità cristiana, infatti, è diventata fredda, e ricercano solo il loro benessere ed i propri vantaggi. Di solito non c’è né giustizia né equità nei tribunali, ma piuttosto l’accettazione di persone e di regali, che porta a processi interminabili. L’umiltà è quasi sconosciuta in questo secolo, che ha ceduto il passo al fasto ed alla vanagloria, giustificati dalla convenienza e dal rango. La semplicità cristiana è ridicolizzata come stoltezza e stupidità, mentre è considerato come sapienza l’elevato sapere ed il talento di oscurare con questioni insensate ed argomenti complicati tutti gli assiomi della legge, i precetti della morale, i santi Canoni ed i dogmi della Religione; così che non c’è più alcun principio per quanto possa essere sì santo, sì autentico, sì antico e sì certo, che sia esente da censure, critiche, interpretazioni, modifiche, delimitazioni e discussioni da parte degli uomini, etc. si frequentano le verità della Chiesa, ma non si mostra rispetto alla presenza di Dio onnipotente, ridono, parlano, guardano qua e là, scherzano, si provocano a vicenda con i loro sguardi, ecc. – Il corpo è adornato da begli abiti, mentre l’anima è macchiata dalle lordure del vizio. La parola di Dio è trascurata, disprezzata e ridicolizzata. La Sacra Scrittura non è più tenuta in considerazione; solo Machiavelli, Bodin e tutti i loro simili sono stimati ed apprezzati. Solo la mente, non il cuore, viene coltivata nell’educazione dei bambini, che divengono così disobbedienti, dissoluti, chiacchieroni, litigiosi e irreligiosi. I genitori li amano con un amore disordinato, nascondendo i loro difetti, non correggendoli e non facendo lor rispettare la disciplina domestica. Si dovrebbe fare del bambino un figlio semplice, buono, amante della verità, un Cristiano vero, retto e giusto; ma ci si preoccupa invece molto di più che diventi un politico o un sapiente. Solo quando parlerà diverse lingue e sarà stato addestrato nei costumi stranieri, sarà considerato un giovane di buone speranze e un cittadino di successo. Si esigerà da lui il saper fingere, il dissimulare, il parlare e sentire in modo nuovo, il fare tutto e imitare tutto, come un istrione. Infine, non dovrà cercare i suoi piaceri che nelle novità, etc. Ora, è così che quest’epoca fa consistere la sua giustizia e la sua vita nella falsità, nel fasto esterno, nella moda e nell’applauso degli uomini, mentre trascura la vera ed interiore giustizia, che sola possa piacere a Dio. 4°. Non dirò nulla su come siano miserabili gli ecclesiastici ed i religiosi; ecco perché molti di loro hanno nome di viventi, ma sono morti, etc. Questo dettaglio dovrebbe bastare per provare che Gesù Cristo rimprovera giustamente questa quinta età della Chiesa, dicendole: Tu hai il nome di un vivente, ma sei morto. Oh! quanti pochi uomini ci sono in quest’epoca che sono veramente vivi, servono il Signore loro Dio e sono amici del suo Cristo! Il significato di queste parole è dunque: Hai il nome di un uomo vivo, ma sei morto nella falsa dottrina, sei morto nell’ateismo e nello pseudo-politicismo, sei morto nell’ipocrisia e nella pretesa giustizia, tu sei morto nei tuoi peccati occulti, nel segreto delle tue abominazioni, sei morto nelle voluttà e nelle delizie, sei morto nella sfrontatezza, nella gelosia e nell’orgoglio; tu sei morto nei peccati della carne, nell’ignoranza dei misteri e delle cose necessarie alla salvezza; sei morto nell’irreligione e nel disprezzo della parola di Dio, perché ogni carità, che è l’unica vera vita in Cristo Gesù, si è raffreddata in te.

III. Vers. 2. – Sii vigilante, e conferma tutti coloro che sono vicini alla morte. Con queste parole esorta i Pontefici, i Prelati e i Dottori alla vigilanza e alla sollecitudine pastorale, che deve essere tanto più grande perché i tempi sono peggiori e più difficili, e perché molti lupi si sono insinuati nel mondo tra le pecore. Le pecore sono dunque più esposte alla corruzione, all’avidità ed al pericolo di perire, se non trovano un solido sostegno nella vigilanza e nella sollecitudine dei Prelati. È dunque con disegno che dice: Sii vigilante nel pregare Dio per quelli che ti sono stati affidati e per quelli che sono deboli nella fede; sii vigilante nell’amare i peccatori. Ora, il fondamento della vera vigilanza e della sollecitudine pastorale consiste nel pregare frequentemente, umilmente e devotamente per il proprio gregge: per i buoni, perché si conservino; per i deboli, perché siano alleviati e fortificati; per i cattivi, perché siano ricondotti alla verità e alla giustizia, ecc. – Sii vigilante sulla tua persona, affinché i tuoi pensieri, le tue parole e le tue opere siano sante ed irreprensibili; affinché tu sia casto, sobrio, modesto; e affinché tu non sia collerico, focoso e tiranno. Sii vigilante sulla tua casa e sulla tua famiglia, affinché la tua casa sia santa e pura da ogni fornicazione e dallo scandalo. Sii vigilante nel mantenere la sana ed ortodossa dottrina, in modo da poterla predicare agli adulti ed insegnarla ai bambini. Sii vigilante, e che ognuno faccia il suo dovere; il Vescovo, il Prelato, etc. Sii vigilante ed abbi cura di visitare, esaminare, correggere, esortare, consolare e proteggere i prelati, i curati ed i predicatori che sono sotto la tua giurisdizione. Sii vigilante nel procurare a che tutti i tuoi subordinati siano nella sana dottrina, dei buoni Vescovi, dei buoni Prelati, dei buoni parroci e altri buoni pastori delle anime. Sii vigilante contro la malizia degli eretici, contro i cattivi libri, contro i falsi Cristiani, contro i costumi depravati, i vizi pubblici, lo scandalo, il furto, l’adulterio, ecc. e conferma; vale a dire, conserva ciò che resta dei Cattolici che, cadendo a poco a poco nell’eresia e nell’ateismo, stanno morendo per mancanza di vigilanza pastorale, ecc. – Il testo dice deliberatamente in senso condizionale: Conferma tutti coloro che erano vicini alla morte; perché: – 1° come è stato detto, i resti dei Cattolici sono stati conservati in Europa con l’aiuto del Concilio di Trento, della Compagnia di Gesù e altri uomini pii; e senza questi rimedi tutti sarebbero caduti nell’eresia e sarebbero morti spiritualmente. – 2º Queste parole sono poste in senso condizionale, affinché i Vescovi, i prelati e gli altri pastori di anime comprendano che non è dal caso o da una cieca predestinazione di Dio che dipenda la salvezza o la morte delle anime redente dal prezioso sangue di Gesù Cristo, come possono immaginare i lassi e gli empi. Sappiano, al contrario, che la vita delle anime dipende dalla vigilanza e dalla sollecitudine, e che la morte eterna prviene dallo scandalo e dall’incuria dei pastori.

IV. Sii vigilante e conferma tutti coloro che erano vicini alla morte. Qui di nuovo, Gesù Cristo ci intima, attraverso la voce del Profeta, la necessità di vegliare, perché siamo in tempi malvagi ed in un’epoca piena di pericoli e di calamità. L’eresia sta prendendo il sopravvento ovunque e sta alzando la testa; il suo corpo sta diventando più forte che mai ed i suoi seguaci hanno guadagnato potere quasi ovunque. Essi sono trionfanti nell’Impero, nei regni e nelle repubbliche, e si sono arricchiti con il bottino della Chiesa. Questo è ciò che fa sì che molti Cattolici diventino tiepidi, che i tiepidi disertino e che molti concepiscano lo scandalo nei loro cuori. La guerra è anche causa di ignoranza, anche nelle cose essenziali della fede. La corruzione della morale è in aumento nei campi e tra i soldati, che raramente ricevono buoni pastori, buoni predicatori e buoni catechisti. Da ciò deriva che la generazione resta rude, grossolana ed inflessibile, ignorante di tutto o di quasi tutte le cose; dimentica di Dio e dell’onestà; non conoscente altro che la rapina, il furto, la bestemmia e la menzogna, e in studio solo per aggirare il suo vicino, ecc. Nella fede cattolica, la maggioranza è tiepida, ignorante ed aggirata dagli eretici, che applaudono e si rallegrano della propria felicità, e deridono i veri fedeli, che vedono afflitti, impoveriti e desolati. Allo stesso tempo, nessuno studia le scienze sacre, perché i genitori sono poveri e non c’è altro che desolazione nella maggior parte dei seminari, che non godono più delle entrate e delle rendite delle loro fondazioni. Da ciò che è stato appena detto, e anche da altre miserie, è chiaro quanto grande sia il pericolo per la fede cattolica nell’Impero Romano. – Siate dunque vigili, o voi Vescovi e Prelati della Chiesa di Dio! Prendete consiglio da voi stessi e riflettete attentamente con il vostro gregge sui mezzi di procurare loro, in questa urgente necessità, dei sacerdoti pii, zelanti e dotti che, con le loro sane parole ed i buoni esempi, brillino come una luce agli occhi delle loro pecore, per condurle al buon pascolo e confermarle nella fede cattolica. Sii vigile e conferma tutti coloro che erano vicini alla morte, perché non trovo le tue opere piene davanti a Dio. Qui Nostro Signore Gesù Cristo parla come uomo e come Capo invisibile della Chiesa. La Divinità, nell’infinito abisso della sua eterna prescienza, rivelò le colpe ed i peccati dei pastori e degli altri futuri membri della Chiesa, e allo stesso tempo conferì la missione di correggerli. – Gesù Cristo basa dunque il suo rimprovero sulla mancanza di vigilanza e di sollecitudine pastorale di cui sopra, che Dio tuttavia esige dai Vescovi e dai Prelati della Chiesa. Ecco perché si serve della congiunzione “perché”, che unisce ciò che precede con ciò che segue; cioè: sii vigilante …; perché non trovo le vostre opere piene davanti al mio Dio. Cioè, non fai il tuo dovere come potresti e dovresti; non sei abbastanza vigilante, e non hai abbastanza sollecitudine per le pecore che ti sono state affidate; perché le tue opere non sono piene, cioè perfette nella carità; e perché hai poca cura della salvezza delle anime. Perché non trovo le tue opere piene, per quanto riguarda le ordinazioni, le istituzioni, le promozioni, le visite pastorali e la disciplina. Non trovo le tue opere piene, perché tu non cammini come mi è stato comandato dal Padre mio, e come Io stesso ho camminato nell’umiltà, nella povertà e nel rinnegamento delle pompe del secolo. Perciò Gesù Cristo dice: … perché non trovo piene le tue opere, per esprimere che esse: non sono gradite alla sua volontà, contro la quale tu agisci, preoccupandoti solo di te stesso, usando indulgenza verso la tua persona nell’accecamento del tuo amor proprio e delle tue voluttà. Tu sei affezionato ai fasti, sei gonfio di onori, profondi il mio patrimonio nel lusso della tavola, nella brillantezza delle corti, nello splendore dei palazzi, in una numerosa servitù; nel lusso dei cavalli e delle carrozze; nei mezzi per esaltare e arricchire i tuoi parenti; in una parola, nella pompa del secolo. Mentre, al contrario, dovresti usare le tue entrate per nutrire i poveri, per consolare le vedove e gli orfani, e per aiutare i Cattolici nei paesi dove sono stati impoveriti e derubati dalle depredazioni degli eretici e degli altri nemici della Religione, e dove gemono sotto il giogo, privi di soccorso umano. Dovresti anche usare i tuoi profitti per promuovere gli studi dei giovani che non hanno mezzi, onde compensare la penuria di buoni pastori; e anche per restaurare le chiese in rovina. E poiché tutte queste opere appartengono al dovere pastorale, e tuttavia non le fai, non trovo le tue opere piene davanti al mio Dio, che conosce le tue colpe, che ti renderanno inescusabile al suo giudizio.

V. Vers. 3 – Da cui prosegue: Ricordati, dunque di ciò che hai ricevuto e di ciò che hai udito, e conservalo, e fa’ penitenza. Qui applica il rimedio al male. Questo rimedio è composto da cinque cose: – 1°. Ricorda dunque … Queste parole raccomandano la frequente meditazione di una verità grave ed importante, ed il costante e fermo ricordo del dovere pastorale. Questo ricordo e questa meditazione sono un dovere tanto serio quanto importante per i Vescovi, i Prelati e gli altri pastori, che dovrebbero farne il soggetto abituale delle loro riflessioni e inciderle profondamente nella loro memoria. Il fondamento ed il primo rimedio, quindi, è che i Prelati correggano le loro colpe e negligenze, che studino e conoscano i doveri del loro ufficio. Ecco perché dice in secondo luogo: … Ricordatevi dunque di ciò che avete ricevuto. Con queste parole Gesù Cristo designa la qualità dell’ufficio e del dovere episcopale e pastorale, che sono santi, e sono stati ricevuti dal ministero degli Angeli; e che Dio ha affidato agli uomini, non come un regno o per un vantaggio terreno, ma per la salvezza delle anime, per le quali Io – Egli dice – l’eterno Figlio di Dio, il Re dei re ed il Dominatore dei dominatori, sono disceso dal cielo, mi sono fatto uomo, sono nato in una stalla, ho vissuto tra gli animali, ho vissuto in povertà ed umiltà, conversando con gli uomini sulla terra per trentatré anni, e sono stato crocifisso tra due ladroni. – O tu, dunque, Prelato e pastore, non hai ricevuto questo ufficio per essere onorato e lodato dagli uomini, per indulgere nei piaceri e nelle delizie dei festini, per accumulare oro e argento, per esaltare ed arricchire i tuoi parenti, né per cercare il fasto del secolo o la vanità del mondo, ma per essere mio imitatore. Se vuoi essere ammesso nel numero dei miei eletti, devi essere puro ed immacolato tra gli uomini, dei quali devi essere un modello tanto più distinto, poiché il ministero che hai ricevuto in eredità è più alto, più santo e più perfetto. Il tuo fardello è pesante, pieno di doveri, sollecitudini e pericoli. Esige una vigilanza esatta, il timore di Dio, una preghiera continua ed instancabile, una casta sobrietà, ecc. – Ricordati, dunque, di ciò che hai ricevuto, cioè per quale scopo sei stato nominato Pontefice, Vescovo e Prelato, cioè per pascere il gregge che ti è stato affidato, per brillare come una luce nelle tenebre, per essere il sale della terra e per condire spiritualmente le anime e gli spiriti degli uomini; infine per essere il capo o la guida che dà vita ai membri e al corpo ecclesiastico. Ricordati, dunque, di ciò che hai ricevuto dal mio Dio: tanti doni di natura, di fortuna e di grazia dati gratuitamente, non per godere arbitrariamente di questi vantaggi, ma per farli fruttare come un servo fedele ed utile. Tu non hai ricevuto questi doni per nasconderli nel lino (espressione biblica) del tuo amore, o per sotterrarli nella terra dei piaceri e degli onori, ma per farli fruttificare e beneficiare spiritualmente il mio Dio con le tue opere di misericordia e di carità: tu devi servirtene per le vedove e gli orfani, per sostenere i poveri e gli indigenti sull’esempio dei vostri Santi. – Da questo deriva il terzo ingrediente del rimedio: Ricordati, dunque, di ciò che hai ascoltato nel mio Vangelo: come sono andato tra gli uomini e ho dato la mia vita per le mie pecore. Ricordati … di quello che hai sentito negli atti e nella vita dei miei Apostoli, di come si sono comportati, di quello che hai sentito dai tuoi padri, dai tuoi predecessori: i Pontefici, i Vescovi ed i Prelati della mia Chiesa. Perché tu sai che erano umili, poveri, prudenti, sobri, casti, solleciti ed adorni di ogni virtù. Perciò, seguendo l’esempio del tuo Signore e Maestro, degli Apostoli, degli altri Santi ed amici del mio Dio, devi vivere come essi hanno vissuto, e comportarti come essi si sono comportati in questo mondo. Ricorda … quello che hai sentito, la vita e la condotta che i santi Canoni, gli scritti dei santi Padri, i Concili generali, provinciali e diocesani. prescrivono. Ricorda … ciò che hai sentito recentemente nel Concilio di Trento, tutti i suoi statuti sulla vita, l’onestà e la riforma che devono essere osservati. Perciò aggiunge immediatamente il – 4° quarto rimedio: … e conservalo. Queste parole ci esortano ad osservare ciò che è stato detto sopra, e allo stesso tempo contengono un rimprovero particolare sul vizio di questa epoca, che consiste nel fatto che quasi nessuno di questi doveri venga osservato. Perché il nostro secolo è carnale e delicato; si vanta di molte cose, specialmente delle sue sublimi scienze. E poiché sa così tanto, pensa di avere il diritto di non osservare nulla. Noi abbiamo in effetti, tanti santi Canoni, tanti salutari Concili generali e sinodali, tante buone leggi civili, tanti libri spirituali, tanti interpreti delle Sacre Scritture, tanti scritti dei santi Padri pieni di forza e di dottrina; infine, tanti esempi di Santi. Eppure, facciamo così poco nelle opere buone! Ah, è perché siamo figli di un’epoca carnale! – È per questo che Cristo ci esorta ed esorta ad imitare e seguire con le nostre azioni il giusto cammino che conosciamo e nel quale Lui e i suoi Santi hanno camminato, servendoci da esempio. – 5° Il quinto rimedio è contenuto nelle seguenti parole: E fa’ penitenza. La penitenza che egli prescrive qui contiene tre punti, cioè: 1° L’uomo deve riconoscere e confessare la sua colpa. 2. Deve chiedere perdono a Dio con un cuore contrito e umiliato. 3. Deve correggere i suoi peccati, riformare la sua vita e la sua condotta, e pagare la soddisfazione dovuta per le sue colpe. Ora, poiché la generazione perversa di questa quinta epoca della Chiesa non fa niente di tutto questo,  ecco perché Cristo esorta la sua Chiesa sopra ogni cosa a fare una salutare penitenza, che ci propone non solo come l’unico rimedio necessario per restituire alla vita spirituale le nostre anime morte nel peccato, ma anche come mezzo per placare l’ira di Dio, per allontanare da noi i mali che Egli ha riversato su questa generazione, e che ancora riverserà a torrenti all’infinito, se non facciamo penitenza! Nonostante tutto questo, nessuno vuole convertirsi, come si può dimostrare per induzione. Infatti: 1. Gli eretici che sono morti nei loro errori disprezzano la penitenza e non riconoscono o non vogliono riconoscere il loro stato miserabile, anzi se ne vantano e dicono che stanno bene anche se … sono morti. 2. Tra i Cattolici, sono pochi quelli che riconoscono le proprie colpe ed i loro peccati. Tutti i Vescovi, Prelati e pastori di anime dicono che fanno sempre bene il loro dovere, che vegliano e vivono come si addice al loro stato. Allo stesso modo, gli imperatori, i re, i principi, i consiglieri ed i giudici, si vantano di aver agito bene e di continuare ad agire bene. Tutti gli Ordini sacri si proclamano innocenti. Infine, il popolo stesso, dal primo all’ultimo, è abituato a dire: … cosa ho fatto di male e cosa faccio di male? Ed è così che tutti si giustificano. Così, affinché la Sapienza e la Bontà divine riportassero alla penitenza questa generazione pervertita e corrotta al massimo grado, essa mandò quasi continuamente su di essa i mali della guerra, della peste, della carestia ed altre calamità. Fu per questo motivo che afflisse di nuovo tutta la Germania con trent’anni di continue e straordinarie calamità, per farci finalmente aprire gli occhi e obbligarci a riconoscere i nostri peccati e ad implorare il perdono e la misericordia di Dio con un cuore contrito ed umiliato; e anche per impegnarci a riformare la nostra vita e la nostra condotta, ognuno secondo gli obblighi del suo stato. Ma invece di far tutto questo, siamo diventati peggiori, e siamo così accecati che non vogliamo nemmeno credere che siamo immersi in questi mali a causa dei nostri peccati, mentre la Sacra Scrittura dice: « Non ci sono mali in Israele che il Signore non abbia mandato. » Perciò c’è da temere che il Signore si esasperi ancora di più nella sua ira, di cui ci minaccia con le parole che seguono:

VI. Vers. 3. … perché se tu non veglierai, io verrò a te come un ladro e tu non saprai a che ora verrò. 1° Dopo la prescrizione del rimedio segue una terribile minaccia contro la Chiesa di Dio. Perché se non vegliate, dopo che vi sarete finalmente svegliati dal sonno profondo della vostra voluttà, della vostra pigrizia e dei vostri peccati, in cui avete dormito fino ad ora, Io verrò da voi e vi porterò sventura. Si esprime al tempo futuro, perché, come è stato spesso detto, l’ira di Dio, nella longanimità della sua bontà spesso ci minaccia da lontano e per molto tempo. Ma poiché non pensassero di essere al sicuro dai suoi colpi a causa della sua lentezza, egli dice: Verrò a voi in modo sicuro e infallibile. La Scrittura ci avverte allo stesso modo, (in Abacuc II, 3): « Aspettatelo; egli verrà e non tarderà. » 2 ° Verrò a voi ….. come un ladro. Qui paragona la sua visita e l’invio dei suoi mali all’arrivo di un ladro. Infatti, – a. il ladro è solito arrivare all’improvviso e senza preavviso; – b. arriva durante il sonno; – c. irrompe nella casa; – d. infine, saccheggia e ruba tutto. Ora, tale sarà il carattere del male che Dio solleverà contro la Sua Chiesa. Questo male saranno gli eretici ed i tiranni, che arriveranno all’improvviso e inaspettatamente, che irromperanno nella Chiesa mentre i Vescovi, i Prelati ed i pastori dormono; che si impadronirà e ruberà o saccheggerà i vescovadi, le prelature, i beni ecclesiastici, come vediamo con i nostri occhi quel che hanno fatto in Germania e nel resto d’Europa. Ed è anche pericoloso che essi continuino a dominare e portare via tutto ciò che rimane. Verrò a voi come un ladro, suscitando contro di voi le nazioni barbare ed i tiranni, che verranno come un ladro, improvvisamente e inaspettatamente, mentre voi dormite nelle vostre vecchie abitudini di voluttà, di impurità e di abominio. Irromperanno e penetreranno anche nelle fortezze e nelle guarnigioni. Entreranno in Italia, devasteranno Roma, bruceranno i templi e mineranno tutto, se non farete penitenza e se non vi sveglierete finalmente dal sonno dei vostri peccati. E tu non saprai a che ora verrò. Gesù Cristo lo indica qui, come di passaggio, l’accecamento con cui Dio è solito colpire i governanti del popolo, in modo che essi non possano prevedere, e di conseguenza prevenire, i mali che li minacciano. Perché nasconde ai loro occhi, intorpiditi dal sonno della voluttà, i mali e la vendetta che li deve colpire. È in questo senso che dice: … e tu non saprai a quale ora Io verrò; cioè, il tempo della sua visita sarà nascosto ai tuoi occhi; e tu non potrai prevenire il male, né prepararti alla battaglia, perché il nemico verrà rapidamente, e inonderà tutte le cose come le acque di un fiume impetuoso, come una freccia scoccata nell’aria, come un fulmine e come un cane veloce.

Vers. 4Tu hai pochi uomini a Sardi che non hanno contaminato le loro vesti. Ora segue la lode ordinaria dei pochi, in relazione alla moltitudine di uomini che sono sulla terra. Perché per quanto afflitta e desolata possa essere la Chiesa, e per quanto malvagio possa essere il mondo, il Signore Dio ha sempre riservato per sé, e sempre riserva per sé, alcuni dei Santi suoi amici, che brillano come una luce o un faro in mezzo al mondo, per impedire che tutte le cose siano corrotte e tutte le cose siano avvolte nelle tenebre. Tu hai un piccolo numero di uomini a Sardi che non hanno contaminato le loro vesti. Con queste parole, Egli indica il tipo di iniquità di cui tutto l’universo è macchiato e infettato, con poche eccezioni. Egli designa questa specie d’iniquità per la sua somiglianza con gli indumenti contaminati. Ora, si contaminano le proprie vesti: 1°. con il fango e lo sterco che si trovano camminando per le strade 2°. Col sudiciume di diverse immondizie che si usano per la conservazione della propria vita. 3°. Con la peste e con la lebbra. Queste tre metafore significano l’universalità dei gravi peccati e delle iniquità in cui il mondo quasi intero è miseramente piombato e nelle quali langue di malattie spesso mortali. In effetti, questa generazione è completamente perversa, delicata, effeminata, molle, carnale, avara e superba. È da lì che è sprofondata nel pantano della voluttà e del piacere, nell’eresia e nella dimenticanza di Dio suo Creatore. Tra i tanti stati diversi ed i tanti uomini nel mondo, ce ne sono solo alcuni che fanno eccezione e che credono ancora con tutto il cuore nel Signore Dio, che è in nei cieli. Sono pochi quelli che sperano nella sua Provvidenza, che servono Gesù Cristo secondo la loro vocazione e che amano Dio ed il prossimo. Perciò dice: pochi! Il testo latino esprime i nomi (nomina), cioè così pochi da poter essere chiamati facilmente con i loro nomi. Come è detto nella Scrittura, « Quelli i cui nomi sono scritti nel libro della vita », a causa del piccolo numero di coloro che saranno salvati. « Perché ci saranno molti chiamati e pochi eletti (in relazione alla massa degli empi e degli increduli) ». E cammineranno con me vestiti di bianco, perché ne sono degni. L’Apostolo indica qui la condotta di Cristo sulla terra, il cui esempio questi pochi amici seguiranno. Cristo camminava in bianco, 1°. Perché visse tra gli uomini nella più grande mitezza, purezza, umiltà, povertà, pazienza ed abbandono; e tutte queste virtù di Gesù sono rappresentate dalla sua veste bianca. 2°. Camminava in bianco, quando, essendo disprezzato da Erode nella sua beata passione, Erode lo fece rivestire di una veste bianca, e dopo averlo fatto sembrare pazzo, lo rimandò a Pilato. Ora questo è il modo in cui i pochi eletti che rimangono immacolati in mezzo al mondo camminano come Cristo sulla terra, in grande umiltà, in povertà e mitezza, e gemono nei loro cuori davanti al Signore loro Dio. Hanno molto da soffrire e sono disprezzati e derisi dal mondo, perché la loro vita e la loro condotta non sono considerate altro che follia. Perché è così in effetti che il mondo ha sempre trattato i Santi di Dio, e come li ha sempre giudicati, e non si è vergognato di giudicare lo stesso unico Figlio di Dio, sceso dal cielo per la salvezza degli uomini. Ecco perché Gesù Cristo disse, per consolare i suoi amici, Jo. XV, 17: « Quello che vi ordino è che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; ma poiché non siete del mondo, e Io vi ho scelti dal mondo, ecco perché il mondo vi odia. Ricordate quello che vi ho detto, che il servo non è più grande del padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. » Perché l’amicizia di questo mondo è inimicizia davanti al Signore, e l’amicizia con Dio è inimicizia con il mondo. Perciò il testo dice: Camminano con me vestiti di bianco, perché ne sono degni. L’amicizia e la stima di Dio per i suoi giusti e i suoi amici ci stupisce, in quanto Egli vuole e permette che essi vaghino per il mondo coperti di pelli di pecora, disprezzati, impoveriti, vili, in mezzo a tribolazioni, persecuzioni, insulti, offese, tentazioni, freddo, nudità, ecc. Al contrario, il mondo e coloro che appartengono al mondo, prosperano nelle delizie, vivono nella gloria e nelle ricchezze, ridono e si rallegrano nell’abbondanza di ogni bene. Ora questa è l’amicizia di Dio per i suoi eletti, di cui il mondo non è degno. Da qui questo passo di San Paolo agli Ebrei, XI, 35: « Alcuni furono crudelmente tormentati, non volendo riscattare la loro vita presente per trovarne una migliore nella risurrezione. Altri hanno subito insulti e flagellazioni, catene e prigioni; sono stati lapidati, sono stati segati, sono stati sottoposti alle prove più dure; sono morti a fil di spada; hanno condotto una vita errante, coperti di pelli di pecora e di capra, abbandonati, afflitti, perseguitati, loro di cui il mondo non era degno. » Questo lo sapevano bene i santi Apostoli di Dio, che tornarono dal sinedrio pieni di gioia, perché erano stati trovati degni di subire oltraggi per il Nome di Gesù.

VII. Vers. 5.Colui che vincerà sarà vestito di bianco. Queste parole contengono la promessa di una ricompensa, ricompensa e piena consolazione nell’altra vita. È con questa promessa che Egli esorta noi, i suoi soldati, e ci sprona alla vittoria. Colui che vince il mondo, la carne e il diavolo; colui che vince sfuggendo al giogo del diavolo, al quale era precedentemente sottomesso a causa dei suoi peccati e delle sue voluttà, e che fa penitenza; colui che vince praticando la carità verso Dio ed il prossimo, che cancella la moltitudine dei suoi peccati; colui che vince perseverando nella vera fede cattolica in mezzo a tante defezioni, scandali e afflizioni tra i Cristiani; … chi vince le persecuzioni, le tribolazioni, le angosce e le calamità inflitte dagli eretici e dai cattivi Cristiani; chi vince le astuzie, gli inganni e le falsità con prudenza e vera semplicità cristiana; infine, chi vince perseverando nella sana dottrina, con santi costumi e la sincerità della carità, sarà vestito di bianco, cioè sarà pienamente ricompensato secondo la misura delle sue sofferenze. Perché quanto uno è stato disprezzato in questo mondo, tanta gloria gli sarà data nell’altro; tanta tribolazione, … tanta consolazione. Quanto più uno è stato oppresso nell’umiltà, povertà, nudità, sete, miseria, persecuzioni, tribolazioni e avversità di questo mondo, tanto più sarà esaltato nell’altra vita. Si abbonderà di ricchezze celesti, si sarà rivestiti della stella dell’immortalità, saziati della pienezza di tutte le delizie, che non saranno mai più tolte. È dunque per una maggiore consolazione degli afflitti che aggiunge la postilla: “E non cancellerò il suo nome dal libro della vita“. Il libro della vita è la predestinazione, cioè la prescienza eterna di Dio, con la quale Egli ha disposto il suo regno per i suoi eletti, da tutta l’eternità, in modo certo ed infallibile, secondo le opere di ciascuno. – Così, tale è la promessa che fa qui per la consolazione dei suoi amici e dei giusti: Io non cancellerò il suo nome dal libro della vita; cioè, egli sarà scritto come erede nel testamento dell’eredità eterna, che nessuno gli toglierà per i secoli dei secoli. E confesserò il suo nome davanti al Padre mio e ai suoi Angeli. La confessione di Cristo sarà il più grande onore dei Santi in cielo. Questa confessione, che è spesso ripetuta dagli Evangelisti, è promessa qui a coloro che hanno confessato il suo santo Nome sulla terra, e che lo hanno conservato non solo con la bocca, ma anche con il cuore e le azioni. Ora, questa confessione degli uomini per il santo Nome di Gesù davanti al mondo, è del tutto estranea alla generazione perversa del nostro tempo; poiché quasi tutti confessano con la bocca di conoscere Cristo, e Lo negano con le loro azioni. Ma questa confessione di Cristo davanti a Suo Padre è promessa qui solo ai Suoi servi fedeli, come una ricompensa speciale, come uno stimolo ai suoi soldati alla vittoria, e come il più grande onore che riserva loro: essere lodati e confessati da Lui, anche davanti a Suo Padre il Re dei re, il Signore dei signori, ed alla presenza di milioni di Angeli e di tutti i Santi di Dio.

§ II.

Della sesta età della Chiesa, che sarà un’età di consolazione, e che inizierà con il santo Pontefice e il potente Monarca, e durerà fino alla comparsa dell’Anticristo.

CAPITOLO III. VERSETTI 7-13.

Et angelo Philadelphiæ ecclesiæ scribe: Hæc dicit Sanctus et Verus, qui habet clavem David: qui aperit, et nemo claudit: claudit, et nemo aperit: Scio opera tua. Ecce dedi coram te ostium apertum, quod nemo potest claudere: quia modicam habes virtutem, et servasti verbum meum, et non negasti nomen meum. Ecce dabo de synagoga Satanæ, qui dicunt se Judæos esse, et non sunt, sed mentiuntur: ecce faciam illos ut veniant, et adorent ante pedes tuos: et scient quia ego dilexi te, quoniam servasti verbum patientiæ meæ, et ego servabo te ab hora tentationis, quæ ventura est in orbem universum tentare habitantes in terra. Ecce venio cito: tene quod habes, ut nemo accipiat coronam tuam. Qui vicerit, faciam illum columnam in templo Dei mei, et foras non egredietur amplius: et scribam super eum nomen Dei mei, et nomen civitatis Dei mei novae Jerusalem, quae descendit de caelo a Deo meo, et nomen meum novum. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis.

[E all’Angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Così dice il Santo e il Verace, che ha la chiave di David: che apre, e nessuno chiude: che chiude, e nessuno apre: Mi sono note le tue opere. Ecco io ti ho messo davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere: perché hai poco di forza, ed hai osservata la mia parola e non hai negato il mio nome. Ecco io (ti) darò di quelli della sinagoga di satana, che dicono d’essere Giudei, e non lo sono, ma dicono il falso: ecco io farò sì che vengano e s’incurvino dinanzi ai tuoi piedi: e sapranno che io ti ho amato. Poiché hai osservato la parola della mia pazienza, io ancora ti salverò dall’ora della tentazione, che sta per sopravvenire a tutto il mondo per provare gli abitatori della terra. Ecco che io vengo tosto: conserva quello che hai, affinché niuno prenda la tua corona. Chi sarà vincitore, lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, e non ne uscirà più fuori: e scriverò sopra di lui il nome del mio Dio, e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme, la quale discende dal cielo dal mio Dio, e il mio nuovo nome. Chi ha orecchio, oda quel che lo Spirito dica alle Chiese.]

I. Vers. 7. – Scrivi anche all’Angelo della chiesa di Filadelfia. La sesta età della Chiesa inizierà con il potente Monarca ed il santo Pontefice di cui si è già parlato, e durerà fino alla comparsa dell’anticristo. Quest’epoca sarà un’epoca di consolazione (consolativus), in cui Dio consolerà la sua santa Chiesa per le afflizioni e le grandi tribolazioni che ha sopportato nella quinta epoca. Tutte le nazioni saranno restaurate all’unità della fede cattolica. Il sacerdozio fiorirà più che mai, e gli uomini cercheranno il regno di Dio e la sua giustizia con tutta la sollecitudine. Il Signore darà alla Chiesa buoni pastori. Gli uomini vivranno in pace, ognuno nella sua vigna e nel suo campo. Questa pace sarà loro concessa perché saranno stati riconciliati con Dio stesso. Vivranno all’ombra delle ali del potente Monarca e dei suoi successori (S. S. Pio IX e successori fino a Pio XII – ndr.-). Troviamo il tipo di questa età, nella sesta epoca del mondo, che iniziò con l’emancipazione del popolo d’Israele e la restaurazione del tempio e della città di Gerusalemme, e durò fino alla venuta di Gesù Cristo. Perché come in quel tempo il popolo d’Israele fu confortato al massimo grado dal Signore loro Dio, con la liberazione dalla cattività; come Gerusalemme ed il suo tempio furono restaurati; che i regni, le nazioni e i popoli sottomessi all’Impero Romano furono sconfitti e soggiogati da Cesare Augusto, un monarca potentissimo e distinto, che li governò per 56 anni, ristabilì la pace nell’universo e regnò da solo fino alla venuta di Nostro Signore Gesù Cristo, ed anche dopo; così nella sesta epoca Dio gioirà della Sua Chiesa con la più grande prosperità. Infatti, sebbene nella quinta età non vediamo altro che le più deplorevoli calamità ovunque: mentre tutto è devastato dalla guerra; mentre i Cattolici sono oppressi dagli eretici e dai cattivi Cristiani; mentre la Chiesa e i suoi ministri sono resi tributari; mentre i principati sono sconvolti; mentre i monarchi sono uccisi, i soggetti rigettati, e tutti gli uomini cospirano per erigere delle repubbliche, avviene un cambiamento strabiliante per mano di Dio onnipotente, come nessuno può umanamente immaginare (si ricordi anche lo stato dell’Europa nel 1848). Infatti, questo potente Monarca, che verrà come messaggero di Dio, distruggerà le repubbliche da cima a fondo; sottometterà tutto al suo potere (sibi subjugabit omnia) ed userà il suo zelo per la vera Chiesa di Cristo. Tutte le eresie saranno consegnate all’inferno. L’impero dei Turchi sarà spezzato e questo Monarca regnerà in Oriente ed in Occidente. Tutte le nazioni verranno ad adorare il Signore loro Dio nella vera fede Cattolica Romana. Molti santi e maestri fioriranno sulla terra. Gli uomini ameranno il giudizio e la giustizia. La pace regnerà in tutto l’universo, perché la potenza divina legherà satana per molti anni, ecc; finché non verrà il figlio della perdizione, che lo slegherà di nuovo, ecc. È anche a questa sesta età che, per la somiglianza della sua perfezione, si riferisce il sesto giorno della creazione, quando Dio fece l’uomo a sua somiglianza, e gli sottomise tutte le creature del mondo per essere loro Signore e padrone. Ora questo Monarca regnerà su tutte le bestie della terra, cioè sulle nazioni barbare, sui popoli ribelli (si sa che la Svizzera è composta da diverse repubbliche, la maggior parte delle quali sono protestanti), e su tutti gli uomini che sono dominati dalle loro cattive passioni. È anche a questa sesta epoca che si riferisce il sesto Spirito del Signore, cioè: lo spirito di sapienza, che Dio riverserà in abbondanza su tutta la superficie del pianeta in quel tempo. Infatti, gli uomini temeranno il Signore, il loro Dio, osserveranno la sua legge e lo serviranno con tutto il loro cuore. Le scienze saranno moltiplicate e perfezionate sulla terra. La Sacra Scrittura sarà unanimemente compresa, senza controversie e senza errori di eresie. Gli uomini saranno illuminati sia nelle scienze naturali che in quelle celesti. Infine, la Chiesa di Filadelfia è il tipo di questa sesta epoca; perché Filadelfia significa amore del fratello (amor fratris sulutans), e ancora, conservare l’eredità, in unione con il Signore (hæreditatem salvans adhærente Domino). Ora, tutti questi personaggi sono perfettamente adatti a questa sesta epoca, in cui ci sarà amore, concordia e pace perfetta, ed in cui il potente Monarca potrà considerare quasi tutto il mondo come sua eredità. Egli libererà la terra, con l’aiuto del Signore suo Dio, da tutti i suoi nemici, dalla rovina e da ogni male.

II. Questo è ciò che dice il Santo e Vero, che ha la chiave di Davide, che apre e nessuno chiude; che chiude e nessuno apre. Come è solito fare nella descrizione di ogni epoca, San Giovanni indica di nuovo, con queste prime parole, alcune delle insegne di Nostro Signore Gesù Cristo; insegne che Egli non solo indossa su se stesso, ma che fa anche risplendere esteriormente nelle sue membra e nel suo Corpo, che è la Chiesa, in modo particolare alla sesta età. Questo è ciò che dice il Santo dei Santi ed il vero Dio e uomo. È a causa di queste insegne, infine, che sono la santità e la verità, e che appartengono a Nostro Signore Gesù Cristo dall’ipostasi divina, che ogni ginocchio deve inchinarsi a Lui in cielo, in terra e negli inferi, ecc. Qui è anche chiamato Santo e Verace, come capo delle sue membra e del suo corpo, che è la Chiesa, e anche perché la sua Chiesa sarà particolarmente santa e vera nella sesta epoca. Sarà santa perché gli uomini cammineranno allora con tutto il loro cuore nelle vie del Signore e cercheranno il regno di Dio con tutta sollecitudine. La Chiesa sarà vera, perché dopo che tutte le sette saranno state consegnate all’inferno, sarà riconosciuta come vera su tutta la faccia della terra. – Che ha la chiave di Davide. Con queste parole si intende il potere regale e universale che Cristo possiede sulla sua Chiesa, un potere che manterrà fino alla consumazione dell’epoca, in esecuzione della volontà e del consiglio di Dio Padre. (Matth. XXVIII, 18): « Mi è stata data ogni autorità in cielo e in terra. » – Vedi Libro II, capitolo 4 -. Inoltre, si dice qui che Cristo ha la chiave di Davide, perché Davide e il suo regno erano figura di Gesù Cristo e del suo regno, come vediamo nei libri dei Profeti. – Che chiude e nessuno apre. Queste parole esprimono qual sia il potere di questa chiave di Cristo. È un potere illimitato, costituito dalla sua sola potenza, che può distribuire beni e mali secondo la sua volontà. Per questo si dice: … apre la porta ai beni diffondendoli, e apre la porta ai mali permettendoli. E nessuno chiude, cioè nessuno può impedire che i decreti della sua volontà divina si compiano in cielo, sulla terra e negli inferi. Il malvagio non può impedire il bene, ed i buoni non saprebbero impedire i mali. Infatti è detto dei malvagi in San Matteo, XVI, 18: « Le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. » E dei giusti in Ezechiele, (XIV, 14): « Che se questi tre uomini, Noè, Daniele e Giobbe, saranno trovati in mezzo a quella terra (di una nazione che avrà peccato contro il Signore), essi libereranno le loro anime con la loro propria giustizia, dice il Signore degli eserciti, ecc. » Che chiude e nessuno apre, vale a dire, di contro, che rimuove a suo tempo i mali della sua Chiesa e le restituisce i beni. Poi Egli permette di nuovo i castighi, e non c’è nessuno che possa toglierli dalla Sua mano o impedirli, come è scritto (Ps. CIII, 28): « …. Quando date loro del cibo, lo raccolgono immediatamente. Quando apri la mano, sono tutti pieni dei tuoi beni. Ma se tu distoglierai il tuo volto da loro, saranno turbati. Tu toglierai loro lo spirito ed essi torneranno alla loro polvere. Manderai il tuo spirito e saranno ricreati, e rinnoverai la faccia della terra, etc. » – Conosco le tue opere. Queste parole sono un elogio generale delle opere della sesta età, come hanno espresso sopra un rimprovero sulle opere della quinta. Conosco le tue opere, che sono tutte sante, buone, perfette e piene di carità, come il seguito farà vedere.

Vers. 8: Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere, perché tu hai poca forza, eppure hai mantenuto la mia parola e non hai abbandonato il mio nome, etc. Queste parole sono piene di consolazione; esse descrivono la felicità che verrà nella sesta epoca, una felicità che consisterà in: – 1° L’interpretazione vera, chiara e unanime delle Sacre Scritture. Perché allora le tenebre dell’errore e le false dottrine degli eretici, che non sono altro che la dottrina dei demoni, saranno dissipate e scompariranno. I fedeli di Cristo, sparsi su tutta la superficie del pianeta, saranno i fedeli di Cristo, sparsi su tutta la superficie del pianeta, saranno attaccati alla Chiesa nel cuore e nello spirito, nell’unità della fede e nell’osservanza dei buoni costumi. Ecco perché si dice: ho aperto una porta davanti a voi, cioè la comprensione chiara e profonda delle Sacre Scritture. Che nessuno può chiudere, intendendo dire che nessun eretico potrà pervertire il senso della parola di Dio, perché in questa sesta epoca ci sarà un Concilio ecumenico, il più grande che abbia mai avuto luogo, nel quale, per un favore speciale di Dio, per il potere del Monarca annunciato, per l’autorità del santo Pontefice e per l’unità dei pii principi, tutte le eresie e l’ateismo saranno proscritte e bandite dalla terra (Concilio Vaticano, 1869-70. – ndr.-). Il legittimo significato delle Sacre Scritture sarà dichiarato, ed esse saranno credute ed accettate. – 2°. Questa felicità consisterà in un immenso numero di persone fedeli, perché in quel tempo tutti i popoli e le nazioni si riuniranno in un solo ovile ed entreranno attraverso l’unica porta della vera fede. Così si compirà la profezia di San Giovanni X: 16: « Ci sarà un solo pastore e un solo ovile ». E anche quello di San Matteo, XXIV, 14: « Questo Vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo come testimonianza a tutte le nazioni, e poi verrà la fine. » Ora, è anche in questo senso che è detto qui: Ho aperto una porta davanti a voi, la porta della fede e della salvezza delle anime, che fu chiusa a innumerevoli uomini nella quinta epoca a causa delle eresie e degli abomini dei peccatori. Ecco perché l’ovile era allora limitato, svilito, umiliato e disprezzato al massimo grado. Ma ora la porta è aperta davanti a voi; è aperta a tutti, come la grande porta di un palazzo reale, quando non ci sono né nemici né sedizione da temere. – 3°. Questa felicità consisterà nella moltitudine dei predestinati. Infatti, un gran numero di fedeli sarà salvato in quel tempo, perché la vera fede brillerà in splendore e la giustizia abbonderà. Ho aperto una porta davanti a voi, la porta del cielo, che nessuno può chiudere fino al tempo fissato. Il testo latino inizia con la particella “ecce”, ecco, perché, come è già stato detto altrove, questa parola eccita il nostro spirito a concepire qualcosa di grande e ammirevole in questa opera che Dio compirà per la nostra consolazione, per la nostra felicità e la nostra gioia spirituale. Perché tu hai poca forza, eppure hai mantenuto la mia parola. Questo passaggio indica tre cause o tre meriti particolari, per i quali Dio avrà pietà della sua Chiesa e aprirà la porta della sua misericordia in questa sesta epoca. Il primo merito è messo al presente: Perché hai poca forza. Queste parole esprimono l’industria dei servi di Dio che useranno con prudenza e zelo le poche forze che hanno ricevuto da Lui, e otterranno così frutti molto grandi attraverso la conversione dei peccatori e degli eretici. Ed è questo grande sforzo che avranno fatto, soprattutto all’inizio della sesta epoca, per realizzare queste conversioni, che Gesù Cristo ricompenserà con una grande prosperità. Il secondo e il terzo merito sono messi al passato: Hai mantenuto la mia parola e non hai rinnegato la mia fede. Con questo designa la costanza e la perseveranza dei suoi servi nel suo amore e nella sua fede. Perché verso la fine del tempo della quinta età, questi, avendo poca forza, si solleveranno tuttavia contro i peccatori che hanno rinnegato la fede per amore dei beni terreni. Si solleveranno anche contro certi preti che, essendosi lasciati sedurre dalla bellezza e dalle attrazioni delle donne, vorranno abbandonare il celibato. Ora, nel momento in cui il diavolo godrà di una libertà quasi assoluta ed universale, e quando la più grande tribolazione imperverserà sulla terra, questi fedeli servitori, uniti tra loro dai legami più forti, proteggeranno il celibato mantenendosi puri in mezzo al mondo. Saranno considerati vili agli occhi degli uomini e saranno disprezzati e rifiutati dal mondo, che li ridicolizzerà. Ma il Salvatore Gesù Cristo, nella sua bontà, guarderà con favore la loro pazienza, la loro industria, la loro costanza e la loro perseveranza, e li ricompenserà nella sesta età assistendo e favorendo i loro sforzi nella conversione dei peccatori e degli eretici. Perché tu hai poca forza, sei misconosciuto e senza potere, senza ricchezze e senza gloria; e perché la grazia di Dio non vi è stata data e distribuita che solo in misura; tuttavia, avete fatto i più grandi sforzi nel vostro zelo e nella vostra ardente carità per il santo Nome di Gesù, per la sua Chiesa e per la salvezza delle anime. Ecco perché Cristo, nella sua misericordia, verrà finalmente in vostro aiuto e aprirà la porta della vera fede e della penitenza agli eretici ed ai peccatori. Eppure hai conservato la mia parola. – La parola di Cristo è presa qui come la speciale dottrina e conoscenza di un precetto o consiglio che non era contenuto nella vecchia legge e che era del tutto contrario al mondo. Ora il Vangelo contiene tre parole di questo tipo: la prima è il precetto dell’amore per i propri nemici e della carità fraterna. Il secondo è il consiglio della continenza e del celibato. (Matth. XIX, 12): « Ci sono alcuni che si sono fatti eunuchi. » La terza parola è la pazienza che dobbiamo praticare. (Matteo V, 39): « Se qualcuno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra. E a colui che vuole discutere con te nel giudizio e toglierti la tunica, tu lasciagli pure il tuo mantello. » Ora è detto nel testo: E tuttavia hai mantenuto la mia parola, cioè la parola dell’amore fraterno, del celibato, della pazienza e della mitezza, che Dio ha pronunciato con la sua bocca benedetta e che Lui stesso ha osservato. E tu non hai abbandonato il mio Nome. Il testo latino dice: Non hai rinnegato la mia fede. Ora la fede è più spesso rinnegata per amore della ricchezza, dell’onore e del piacere. Ma i servi di Cristo disprezzeranno queste tre concupiscenze verso la fine della quinta età, e condurranno una vita umile, senza cercare dignità o potere. Saranno disprezzati ed ignorati dai grandi, e se ne rallegreranno. Sacrificheranno le loro entrate per i poveri e per l’edificazione e la propagazione della Chiesa cattolica, che ameranno come loro Madre. Cammineranno in semplicità di cuore alla presenza di Dio e degli uomini; e per questo la loro vita appartata sarà considerata una follia. La saggezza di questo mondo consiste nel conservare ciò che si ha e nell’accrescerlo; questi veri credenti, al contrario, disprezzeranno i beni e gli onori terreni e si preserveranno dalla contaminazione con le donne. La loro conversazione sarà conforme alla santità della loro vocazione. Quando, quindi, vedranno i loro simili apostatare e rinnegare la fede di Gesù Cristo per amore delle ricchezze, degli onori e dei piaceri, gemeranno nei loro cuori davanti al loro Dio, e persevereranno nei veri principi della fede cattolica. Gesù Cristo li elogia giustamente: E voi non avete rinnegato la mia fede.

III. Vers. 9Vi darò alcuni della sinagoga di satana, che si chiamano Giudei e non lo sono, ma sono bugiardi. Farò in modo che vengano ad adorare ai tuoi piedi, e sapranno che ti amo, etc. Ora segue la promessa della grazia più abbondante di Dio, che è solito aiutare e coronare con successo gli sforzi pii dei suoi servitori, e ricompensarli per i loro sforzi e premiare la loro fedeltà, costanza e perseveranza nel bene che fanno. Il testo latino, citato sopra, contiene la particella ecce tre volte, come segue 1° Ecce dedi coram te ostium apertum. Ti ho aperto la porta. 2º Ecce dabo. Ecco Io darò. 3º Ecce faciam. Lo farò. È ciò per elevare il nostro spirito e farci concepire quanto grande e ammirevole siano le opere della misericordia divina, che manifesteranno le ricchezze della sua gloria, della sua grazia e della sua infinita bontà. 1° Ecce, ecco. si rivolge dapprima ai suoi servi e dice loro: Ecco i frutti del vostro lavoro e delle vostre opere. 2°. Ecce dabo. Vi darò ciò che avete così a lungo invocato con le vostre lacrime ed i vostri pii gemiti. 3° Ecce. Ecco, Io farò ciò che nessuno credeva. Consolati dunque adesso, ecc.; perché Io ti darò alcuni della sinagoga di satana, che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono mendaci. Ora nella sinagoga di satana ci sono i Giudei e coloro che errano nella fede ammettendo la falsa dottrina del demonio, il padre della menzogna. Allo stesso modo, per Giudei, intendiamo anche in senso figurato e per allegoria, gli eretici e gli scismatici che si definiscono Cristiani, ma che non lo sono, e che sono bugiardi. Gesù Cristo promette dunque qui la conversione degli eretici, degli scismatici e di tutti coloro che errano nella fede. E questa conversione avrà luogo nella sesta epoca, quando la Chiesa greca sarà di nuovo unita alla Chiesa latina. Li farò venire ad adorare ai tuoi piedi. Queste parole esprimono la forza, l’efficacia e l’abbondanza della grazia e della bontà di Dio, che farà sì che intere nazioni, e persino tutti i popoli, vengano ad adorarlo, sottomettendosi alla Chiesa Cattolica, che diventerà la loro Madre. E li farò venire alla luce della mia grazia spontaneamente e non più costretti dalla guerra e dal ferro. Li farò inchinare ai tuoi piedi, cioè umiliarsi e sottomettersi al tuo potere spirituale. Da ciò che è stato appena detto, possiamo vedere quale fede e fiducia debbano avere tutti i Prelati ed i pastori di anime nella grazia di Dio, senza la quale nulla è possibile e nulla si fa. Da quasi cento anni combattiamo contro gli eretici, non solo con discussioni forti e accorate e con gli scritti più dotti, ma anche con la forza delle armi… senza successo! Non ci resta quindi altro da fare che ricorrere al Signore nostro Dio, umiliarci, condurre una vita santa e lavorare ardentemente per preservare i resti del Cattolicesimo, finché piaccia a Gesù Cristo avere finalmente pietà della sua Chiesa, che non può dimenticare, ed avere riguardi agli sforzi dei Suoi servi, che continuano a temerlo ed a servirlo. Riponiamo dunque la nostra speranza e la nostra viva fiducia nella grazia onnipotente di Gesù Cristo, che può illuminare le menti accecate di miserabili peccatori ed eretici con un solo raggio della sua luce. È questa fiducia che ci raccomanda il Salmista, (Salmo XXX, dal versetto 3 al 7) … e sapranno che io ti amo, cioè confesseranno che tu sei la mia unica sposa scelta e amata, la vera Chiesa ed erede del regno celeste, fuori dalla quale non c’è salvezza. Perché nella sesta epoca la Chiesa cattolica sarà esaltata all’altezza della sua gloria temporale, e sarà esaltata da un mare all’altro: allora non ci saranno più controversie né questioni tra gli uomini su quale sia la vera Chiesa. Ecco perché si dice: “Sapranno“, cioè che ciò che è così controverso e discusso nella nostra quinta epoca sarà portato alla luce nella sesta età. È così che la bontà divina sa far uscire il bene dal male permettendo eresie e tribolazioni, affinché il Suo santo Nome sia meglio conosciuto. – Ne abbiamo un esempio in tutti gli errori che sono apparsi nelle varie epoche e che, per quanto spaventosi fossero, sono scomparsi di nuovo per la potenza della verità divina. Citeremo solo quella di Ario contro la divinità di Gesù Cristo. Ce n’era forse una simile per ostinazione? Ma l’eresia moderna può certamente essere paragonata ad essa.

Vers. 10. Perché hai conservato la parola della mia pazienza, e Io ti preserverò dall’ora della tentazione, che sta per venire su tutto il mondo per mettere alla prova coloro che abitano sulla terra. L’ora della tentazione che deve venire, e che qui è predetta, è il tempo della persecuzione dell’Anticristo, che Nostro Signore ha profetizzato in San Matteo, XXIV, e in Daniele, XI e XII. Egli la chiama l’ora della tentazione, perché durerà un tempo breve, e la settima età della Chiesa sarà breve, come vedremo più avanti. La bontà divina ha l’abitudine di preservare i suoi eletti dall’ora della tentazione, e dai tempi delle calamità, con due mezzi:

1°. Chiamandoli a sé in pace, attraverso una morte naturale, prima che i mali e le tribolazioni li sorprendano. Essa accordò questa grazia ad Ezechia, Giosia e ad altri santi dell’Antico e del Nuovo Testamento. – 2°. Essa conserva anche i suoi, senza toglierli da questo mondo, ma liberandoli dal male. (Jo. XVII, 18): « Non vi prego di toglierli dal mondo, ma di preservarli dal male »; così Gesù Cristo mandò i suoi Apostoli e discepoli in mezzo ai lupi. Ora, è con questi due mezzi che Dio preserverà la sua Chiesa, nella sesta epoca, dall’ora della tentazione dell’Anticristo. 1° Chiamandola a sé, perché alla fine della sesta età, la carità si raffredderà, i peccati cominceranno a moltiplicarsi, e sorgerà gradualmente una generazione perversa e di figli infedeli. I giusti, i santi, i buoni Prelati ed i buoni pastori saranno allora portati via, in gran numero, da una morte naturale, ed al loro posto verranno uomini tiepidi e carnali, che si preoccuperanno solo di se stessi, e saranno come alberi senza frutti, stelle erranti e nuvole senza acqua. 2°. Gesù Cristo preserverà la sua Chiesa dal male senza toglierla dal mondo; perché la Chiesa durerà fino alla fine dei tempi, ed in confronto alla grande moltitudine di uomini malvagi rimarranno pochi santi e maestri, che Dio manderà in mezzo ai lupi per insegnare a molti la verità e la giustizia. Questi cadranno di spada, tra le fiamme, nelle catene e nella rovina. (Dan, XI): « Dio conserverà così questi ultimi eletti dall’ora della tentazione, liberandoli dal male, cioè impedendo loro di acconsentire all’empietà del tiranno furioso, e aiutandoli a morire per la verità, per la giustizia e per la fede di Gesù Cristo.»

Vers. 11. – Verrò presto, conserva ciò che hai, per evitare che qualche altro riceva la tua corona.  Queste parole contengono un salutare avvertimento dell’arrivo improvviso ed inaspettato di Gesù Cristo, così come un’esortazione ai fedeli a continuare sulla retta via. E questi sono come due scudi di prima necessità, che ci presenta prima di tutto contro l’ultima tribolazione descritta in San Matteo. 1°. Perché allora gli uomini penseranno che il regno dell’anticristo sarà di durata eccessiva, a causa della grande felicità e potenza di questo tiranno. I Giudei e gli altri miscredenti che lo riceveranno come Messia crederanno che il suo regno durerà per sempre. Ora, è per abbattere questa presunzione, e per distruggere questa falsità, che Egli dice qui: Io verrò presto. 2°. Come al tempo dell’orribile persecuzione di Diocleziano, che fu il prototipo vivente dell’anticristo, molti fedeli rinunciarono alla fede di Gesù Cristo e sacrificarono agli idoli; tra questi il S. P. Marcellino stesso, che poi fece penitenza e subì coraggiosamente il martirio; come anche i quaranta martiri (di Sebaste) al tempo dell’imperatore Licinio, uno dei quali disertò, e la cui corona fu poi data a Janitor, … così sarà nella persecuzione della fine dei tempi, ed anche peggio, perché supererà tutte quelle precedenti. Ecco perché Gesù Cristo, come un generale in capo, si preoccupa di avvertire in anticipo i suoi soldati, armandoli con lo scudo sovranamente necessario della forza, della costanza e della perseveranza. Egli quindi li esorta dicendo loro:

Vers. 12. – Conserva ciò che hai, affinché nessun altro riceva la tua corona. Chiunque prevarrà, lo farò diventare una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà più; e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme, che scende dal cielo dal mio Dio, e il mio nuovo Nome. Per dare più forza ai suoi amati soldati, e per confermarli ancor più nell’ultima e più terribile persecuzione, Nostro Signore Gesù Cristo fa seguire nel contesto, la promessa dei più grandi beni, come una ricompensa proporzionata alle difficili vittorie che i giusti avranno ottenuto sul tiranno. La prima di queste vittorie sarà la fermezza e la costanza, con cui saranno come colonne di perseveranza nella Chiesa di Cristo. Resisteranno alla furia del tiranno, ai suoi falsi miracoli ed alle sue invenzioni diaboliche, e sacrificheranno i loro corpi, il loro sangue e le loro vite per la verità e la giustizia. La seconda vittoria sarà la confessione del vero Dio, che ha creato il cielo e la terra e tutto ciò che essi racchiudono; ed è contro questa confessione che l’anticristo infurierà principalmente, e si costituirà il dio degli dei. La terza vittoria sarà la ferma fede e la fedeltà della Chiesa di Cristo, che l’anticristo respingerà come un’impostura, e disperderà nella sua furia ai quattro venti del cielo, sulle montagne aride e nelle caverne. Infine, il quarto sarà la confessione del Nome di Gesù Cristo, contro il quale si eleverà il tiranno. Egli si glorificherà nei suoi falsi miracoli, che compirà per mezzo di artifici diabolici. Si proclamerà il Messia, e sarà ricevuto come tale dai Giudei, secondo le parole di Gesù Cristo stesso, in San Giovanni, V, 43: « Sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete. Se un altro viene nel suo proprio nome, lo riceverete. » A queste quattro virtù, meriti e vittorie del giusto, Dio promette, in proporzione, quattro tipi di ricompense e di glorie. – Il primo è contenuto in queste parole: Lo farò diventare una colonna nel tempio del mio Dio e non se ne allontanerà. Le colonne sono collocate nei palazzi dei re per sostenere la massa dell’edificio per esserne la gloria e l’ornamento, e per amplificarne lo splendore: ora è così che i giusti di Dio, che nel tempio di Cristo, cioè nella Chiesa militante, saranno stati, per la fermezza della loro fede, colonne della verità e della giustizia di Gesù Cristo, difendendola, predicandola, combattendo e morendo per essa; è così, diciamo ancora, nel tempio di Dio e nella Chiesa trionfante, i giusti saranno anche colonne eterne, splendenti di gloria, alla presenza di tutti i Santi e di tutti gli Angeli del cielo. Allora, come questi giusti saranno rimasti fedelmente e costantemente nel tempio di Dio sulla terra, cioè nella Chiesa Cattolica, senza mai lasciarla per andare nelle sette dell’anticristo e di altri eretici, abbandonando la vera fede; così rimarranno nel tempio eterno di Dio, senza mai lasciarlo. Saranno immortali, impeccabili, stabili e immutabili per l’eternità! Non avranno più dolori da soffrire e non verseranno più lacrime. Infine, la morte, la fame, la sete e tutte le altre miserie del corpo e dell’anima non avranno più alcuna presa su di loro. La seconda ricompensa si trova in queste parole: Scriverò su di lui il Nome del mio Dio. Poiché essi saranno come Lui, secondo San Giovanni, III, 3, e saranno persino chiamati Dei, come vediamo nel Salmo LXXX, 6: « Ho detto: voi siete dei, voi tutti figli dell’Altissimo. » La terza ricompensa si esprime così: E scriverò su di lui….. il Nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo dal mio Dio. Cioè, i giusti saranno il tempio di Dio, in cui il Re dei re e il Signore dei signori si degneranno di abitare, e lo possederanno per tutta l’eternità, attraverso la visione beatifica. La quarta ricompensa, infine, si trova in queste parole: Scriverò su di lui ….. il mio Nuovo Nome; cioè, che onorerà i giusti con il suo Nome; perché saranno chiamati figli di Dio, secondo San Giovanni, III, 1.

Vers. 13. – Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. Stessa spiegazione di cui sopra.

§ III.

Della settima e ultima età della Chiesa, che sarà l’età della desolazione, che inizierà all’apparizione dell’Anticristo e durerà fino alla fine del mondo.

CAPITOLO III. – VERSETTI 14-22.

Et angelo Laodiciaæ ecclesiæ scribe: Hæc dicit: Amen, testis fidelis et verus, qui est principium creaturæ Dei. Scio opera tua: quia neque frigidus es, neque calidus: utinam frigidus esses, aut calidus: sed quia tepidus es, et nec frigidus, nec calidus, incipiam te evomere ex ore meo: quia dicis: Quod dives sum, et locupletatus, et nullius egeo: et nescis quia tu es miser, et miserabilis, et pauper, et caecus, et nudus. Suadeo tibi emere a me aurum ignitum probatum, ut locuples fias, et vestimentis albis induaris, et non appareat confusio nuditatis tuae, et collyrio inunge oculos tuos ut videas. Ego quos amo, arguo, et castigo. Aemulare ergo, et poenitentiam age. Ecce sto ad ostium, et pulso: si quis audierit vocem meam, et aperuerit mihi januam, intrabo ad illum, et coenabo cum illo, et ipse mecum. Qui vicerit, dabo ei sedere mecum in throno meo: sicut et ego vici, et sedi cum Patre meo in throno ejus. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis.

[E all’Angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’amen, il testimone fedele e verace, il principio delle cose create da Dio. Mi sono note le tue opere, come non sei né freddo, né caldo: oh fossi tu freddo, o caldo: ma perché sei tiepido, e né freddo, né caldo, comincerò a vomitarti dalla mia bocca. Perciocché vai dicendo: Sono ricco, e dovizioso, e non mi manca niente: e non sai che tu sei un meschino, e miserabile, e povero e cieco, e nudo. Tì consiglio a comperare da me dell’oro passato e provato nel fuoco, onde tu arricchisca, e sia vestito delle vesti bianche, affinché non comparisca la vergogna della tua nudità, e ungi con un collirio i tuoi occhi acciò tu vegga. Io, quelli che amo, li riprendo e li castigo. Abbi adunque zelo, e fa penitenza. Ecco che io sto alla porta, e picchio: se alcuno udirà la mia voce, e mi aprirà la porta, entrerò a lui, e cenerò con lui, ed egli con me. Chi sarà vincitore, gli darò di sedere con me sul mio trono: come Io ancora fui vincitore, e sedei col Padre mio sul trono. Chi ha orecchio, oda quel che lo Spirito dica alle Chiese.]

I. Vers. 14. – All’Angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice colui che è la verità stessa, il testimone fedele e verace, che è il principio della creatura di Dio. – La settima e ultima età della Chiesa inizierà all’apparizione dell’anticristo e durerà fino alla fine del mondo. Sarà un’epoca di desolazione, in cui ci sarà una defezione totale della fede, (Luca XVIII, 8): « Ma quando il Figlio dell’Uomo verrà, pensate che troverà la fede sulla terra? » È in quest’epoca che si compirà l’abominio della desolazione descritto in San Matteo, XXIV, e in Daniele, XI e XII. È anche allora che l’epoca finirà e che la parola della volontà divina si compirà. A questa età si rapporta il settimo giorno della creazione del mondo, quando Dio finì la Sua opera e si riposò il settimo giorno, (Genesi II). Ora, nella settima epoca della Chiesa, Dio completerà la Sua opera spirituale, che ha decretato di compiere attraverso il Figlio Suo Gesù Cristo. E poi si riposerà con i suoi Santi per tutta l’eternità. Questa epoca è anche rappresentata dal settimo Spirito del Signore, lo Spirito di scienza. Perché in quel tempo si saprà chiaramente, dopo che l’anticristo sarà stato distrutto e gettato nell’inferno, che Gesù Cristo è venuto sulla terra come uomo. E poi quelli dei Giudei che rimarranno, faranno penitenza. Questa età è anche rappresentata dal settimo Spirito del Signore, perché allora la Scienza si moltiplicherà sulla terra, secondo Daniele: XII, 4. Allora apparirà il segno del Figlio dell’uomo nel cielo, ed ogni occhio lo vedrà. Inoltre, questa settima età è rappresentata dalla settima epoca del mondo. Perché come questa epoca sarà l’ultima a finire il secolo, così la settima epoca sarà l’ultima della Chiesa. Infine, il tipo di questa epoca è la Chiesa di Laodicea, che si spiega con “vomito”. Ora, questa parola è appropriata per l’ultima epoca, durante la quale, in attesa che l’anticristo salga al potere, la carità si raffredderà, la fede verrà meno, tutti i regni saranno in subbuglio ed in agitazione, e si divideranno tra loro; sorgerà una razza di uomini egoisti, accidiosi e tiepidi. I pastori, i Prelati ed i principi saranno ingannevoli, simili agli alberi d’autunno, senza foglie e senza frutti di buone opere; essi saranno come stelle erranti, nuvole senza acqua. E allora Cristo comincerà a vomitare dalla sua bocca la Chiesa, e permetterà a satana di essere sciolto e di spargere il suo potere in tutti i luoghi; e il Figlio della perdizione entrerà nel regno, che è la Chiesa.

II. Questo è ciò che dice Colui che è la verità stessa, il testimone fedele e verace, che è il principio della creatura di Dio. Le prime parole di questo testo contengono nuovi attributi o distintivi di Gesù Cristo. Questo è ciò che dice Colui che è la verità stessa. Il testo latino esprime queste prime parole con la parola amen. “Amen” è una parola ebraica, che significa vero. Questa parola si adatta perfettamente a Cristo, a causa della divinità che ha da sé, e che è la sua essenza, perché è la prima Verità. Per questo San Giovanni, (XIV, 6) dice: « Io sono la via, la verità e la vita. » Questo attributo non può adattarsi a nessun uomo comune, perché ogni uomo è mendace, e solo Dio è verace, il testimone fedele e verace della gloria e della maestà del Padre, al Quale ha reso testimonianza, essendo il Figlio suo stesso e rimanendogli fedele fino alla morte, e alla morte di croce. Che è il principio della creatura di Dio, perché, secondo San Giovanni, I.: 2, «… tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui non è stato fatto nulla di ciò che è stato fatto ».  – L’Apostolo inizia esprimendo questi attributi ed insegne divine, per confermare le menti dei suoi servi nella verità del Vangelo, contro l’empietà dell’Anticristo, che, vantandosi di essere il Signore Dio del cielo e della terra, bestemmierà in modo orribile, dicendo che Gesù Cristo non è Dio, che non si è fatto carne e che né la sua testimonianza né il suo Vangelo sono veri, ecc.

Vers. 15. – Conosco le tue opere. Con queste parole, che l’Apostolo ha l’abitudine di usare, egli rimprovera le opere di questo tempo, come è chiaro da ciò che segue: Non sei né freddo né caldo, cioè non avete né il timore di Dio né il fervore della carità, con cui mettereste in pratica la giustizia e la verità. Il freddo e il caldo sono metafore che distinguono queste due virtù. Perché negli ultimi giorni l’iniquità abbonderà e l’amore di molti si raffredderà. (Matteo, XXIV, 12). È dunque con ragione che Gesù-Cristo rimprovera a questa età della Chiesa di non essere né fredda né calda. Piacesse a Dio che tu fossi freddo o caldo! Queste parole contengono una sorta di augurio con cui Nostro Signore Gesù Cristo, nel suo affetto paterno, lamenta il triste stato della sua Chiesa, come un padre o una madre sono soliti lamentare la morte di un figlio o di una figlia, e come un marito piange la moglie che ha amato.

Vers. 16. – Ma poiché siete tiepidi, cioè perché languite e perdete la fede, la speranza e l’amore, e quindi non osservate più i miei comandamenti, facendo opere di giustizia, Io vi vomiterò dalla mia bocca. L’uomo è solito buttare fuori dalla sua bocca ciò che gli appare cattivo e sgradevole, come, per esempio, l’acqua tiepida, che rappresenta, con una vera metafora, il fedele che langue nella fede, nella speranza e nella carità, e che non è più Cristiano se non solo di nome. Per questo dice: ti vomiterò dalla mia bocca. Il testo latino dice: Incipiam, comincerò a vomitarti dalla mia bocca, cioè comincerò a poco a poco a respingerti da me, a dimenticarti, ad abbandonarti e a lasciarti cadere nelle eresie. Vi vomiterò dalla mia bocca, cioè permetterò alle nazioni e all’anticristo di calpestarti, come si usa calpestare la saliva e l’acqua tiepida che si getta a terra. Il popolo cristiano è nella bocca di Cristo attraverso la fede nella sua parola e nel suo Vangelo, e Gesù Cristo lo vomita a causa della follia delle sue abominazioni, permettendo loro di cadere nell’errore e di abbandonare la giustizia. Questo è ciò che Gesù Cristo comincerà a fare verso la fine della sesta epoca, ed è ciò che continuerà a fare nella settima, quando la carità si raffredderà, l’iniquità abbonderà e quasi tutti gli uomini perderanno completamente la loro fede.

Vers. 17. – Tu dici: Io sono ricco ed opulento e non ho bisogno di nulla; e non sai che sei un miserabile, un infelice, povero, cieco e nudo.

Vers. 18. – Io ti consiglio di comprare da me dell’oro provato nel fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per vestirti, affinché non appaia la vergogna della tua nudità; e applica ai tuoi occhi un rimedio affinché tu possa vedere. Gesù Cristo rivela qui, sotto la forma di una correzione paterna, i vizi ed i difetti di quest’epoca, contro i quali dà allo stesso tempo un consiglio salutare ed un rimedio opportuno. Il primo di questi vizi sarà una colpevole presunzione della mente, basata sulla propria conoscenza, che accecherà talmente gli uomini da non riconoscere nemmeno i loro peccati o i loro errori. Diventeranno così induriti nei loro vizi, nelle loro voluttà e menzogne che si giustificheranno e ignoreranno la sana dottrina. Questo è ciò che Gesù Cristo esprime con queste parole: tu dici con falsa iattanza e vana presunzione: Io sono ricco, cioè sono dotato di giustizia, di verità e delle più perfette e belle scienze. Io sono opulento nella conoscenza e nella pratica di tutte le arti. La mia esperienza supera quella di tutti i secoli. E non ho bisogno di nulla. Non ho bisogno di essere istruito da altri. Questo è anche lo spirito satanico degli pseudo-politici e dei falsi Cristiani del nostro tempo, i quali, disprezzando ogni vera scienza, ogni sana dottrina, e non ascoltando più i direttori delle anime, si giustificano in ogni cosa, e seguono solo gli impulsi del loro amor proprio e della loro volontà perversa. In questo modo corrono così verso la loro stessa perdizione. Ne consegue che: E voi non sapete, cioè non riconoscete di essere infelici. Perché tu sei davvero miserabile a causa della tua cecità, della tua mancanza di grazia e della vera luce, e di conseguenza sei anche miserabile a causa dell’inimicizia di Dio, che è la più grande di tutte le miserie. Ma la tua miseria è tanto più grande perché non sai, o non vuoi riconoscere il male, né vuoi usare il rimedio che Io o altri ti proponiamo. Sei infelice a causa della pena che ne seguirà. Inoltre, sei povero di meriti spirituali, meriti che non possono sussistere nello stato di inimicizia in cui ti trovi con Dio. Sei cieco, perché non vedi, e non riconosci i tuoi difetti, i tuoi vizi, la tua povertà e la tua miseria. E tu sei nudo e spoglio delle virtù della vera fede, della speranza, della carità, della giustizia e della religione; perché le virtù sono come l’abito dell’anima. Il secondo vizio di quest’epoca sarà la vana fiducia nelle ricchezze, nei tesori, negli oggetti preziosi, nei ricchi ornamenti, nella magnificenza degli edifici e dei templi, e nello splendore esterno delle cose spirituali e temporali. E poiché tutti questi vantaggi non saranno uniti alla carità verso Dio, non piaceranno a Gesù Cristo. Perché anche i sacrifici dell’Antico Testamento non erano accettati da Dio senza la misericordia. Tutti questi beni diventeranno preda dell’anticristo, che godrà dei tesori delle chiese, dei re, di principi e dei grandi. Egli calpesterà tutto ciò che è santo e sacro; consegnerà alle fiamme e rovinerà completamente i templi più magnifici. Allora ci sarà la più grande desolazione ed abominazione che ci sia mai stata; perché tutto ciò che è santo sarà consumato. Questo è ciò che dal fuoco è ridotto in cenere. È contro tali disgrazie che Gesù Cristo dà qui un consiglio salutare ed un avvertimento prezioso: Ti consiglio, già morente ed in lotta contro la morte, di comprare da me, invece di tutti questi tesori, dell’oro provato dal fuoco della carità e della sapienza celeste, con delle opere di misericordia, con delle elemosine e con delle pie fondazioni. Vi consiglio di comprare da me l’oro provato, che il tiranno non può portarti via e che nessuno può corrompere, come fecero San Lorenzo ed altri Santi martiri che, avvicinandosi alla morte e nell’ora della tentazione, distribuirono ai poveri i tesori della Chiesa e comprarono l’oro provato della carità, la cui fiamma ardente li aiutò a sopportare il fuoco e tutti gli altri supplizi dei tiranni. Questo è ciò che i santi di Dio devono fare, specialmente in questi ultimi tempi di calamità, dopo i quali non ci sarà più tempo e non ci sarà bisogno di oro, argento, vasi preziosi o di tesori. Così ci esorta paternamente Nostro Signore Gesù Cristo. Per arricchirti, cioè per arricchirci di tesori celesti che nessuno può o potrà toglierci nell’eternità, se facciamo di noi stessi il sacrificio di questi beni deperibili e di breve durata. Io ti consiglio di comprare da me …. abiti bianchi per vestirti, cioè abiti di virtù e vantaggi che Dio ti darà come ricompensa per la tua carità e le tue opere di misericordia. Compra questo oro, per non mostrare la vergogna della tua nudità. Copri i tuoi peccati, che sono come la nudità dell’anima; perché la carità ci ottiene il perdono della moltitudine dei nostri peccati.

 E applica sui tuoi occhi il collirio che ti faccia vedere. Il collirio è un rimedio; gli occhi dell’anima sono la memoria e l’intelletto. Ora, questi occhi dell’anima sono spesso oscurati ed accecati dal richiamo dei beni terreni. Il rimedio che Dio propone qui come medicina spirituale contro queste due malattie degli occhi, per preservarci dalla cecità spirituale, consiste soprattutto nella considerazione degli ultimi fini, e nella meditazione sulle Sacre Scritture. Questi rimedi saranno particolarmente necessari in questi ultimi tempi ai soldati di Gesù Cristo, a causa dell’orrore dei tormenti, degli errori e degli inganni dei falsi profeti, ed anche a causa degli scandali e della perdita totale della fede. È dunque per il nostro bene che Gesù Cristo ci avverte, dicendo: Applica un rimedio ai tuoi occhi, cioè, applica gli occhi della tua anima alla meditazione dei tuoi ultimi fini; scruta le sacre Scritture, per distinguere meglio la vanità dei beni presenti dalla solidità dei beni futuri. Cerca di distinguere anche la verità dall’iniquità del tiranno, che cercherà di sedurti con false promesse, con l’adulazione, con falsi prodigi e miracoli.

Vers. 19. – Io rimprovero e castigo coloro che amo; cioè, come un padre avverte i suoi figli amati, così Io vi rimprovero, vi avverto e vi informo dei difetti che dovete correggere e dei pericoli che dovete evitare. E Io castigo coloro che amo, permettendo avversità, tribolazioni e persecuzioni contro di loro in questa vita; e li sottopongo al potere degli empi, secondo il Salmista, Ps. LXV, 12: « Tu hai sollevato gli uomini sulle nostre teste, siamo passati attraverso il fuoco e l’acqua, e ci hai portato al luogo di ristoro. »

III. Riaccendi il tuo zelo, allora, e fai penitenza. Queste parole contengono due ordini da seguire, e che Gesù Cristo intima ai fedeli che vivranno in quest’ultima prova, cioè il buon esempio e la penitenza. Riaccendete il vostro zelo, imitate i miei coraggiosi e prudenti soldati, che soffrirono simili persecuzioni sotto Diocleziano ed altri tiranni. E fa’ penitenza per i tuoi peccati, rialzati prontamente dalla tua caduta, come fece Papa Marcellino, che, dopo aver sacrificato agli dèi nel timore dei tormenti e della morte, fece nondimeno penitenza.

Vers. 20. – Io sono alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me. Queste parole ci annunciano l’arrivo ed il pasto dell’Agnello, al quale ci invita dicendo: Sono alla porta e busso. Gesù Cristo sarà alla porta della Sua Chiesa quando verrà per il giudizio alla fine del mondo. E busserà quando gli uomini vedranno i segni e la grande tribolazione che ha predetto in Matteo XXIV, 32, dove aggiunge, nella parabola del fico: « Imparate e sappiate che quando vedrete queste cose, il Figlio dell’uomo è vicino ed è alla porta. » – Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta. In quel tempo si sentiranno due voci: una vera e santa, che sarà quella di Gesù Cristo, e l’altra falsa ed empia, che sarà quella dell’Anticristo e dei suoi seguaci; poiché essi diranno che l’Anticristo è il Messia. È contro quest’ultima voce che Gesù Cristo ci mette in guardia quando dice in San Matteo, XXIV, 23: « Se dunque qualcuno vi dice che Cristo è qui o là, non credetegli. » L’altra voce è quella di Gesù Cristo, che dice nella Sacra Scrittura di essere veramente il Messia ed il Figlio di Dio. Questa voce sarà udita per bocca di Enoch ed Elia, e degli altri servi di Dio, che allora resisteranno all’anticristo, e predicheranno che Gesù Cristo è il vero Messia, che Egli è Dio e uomo, e che si è fatto carne, etc. È quindi con ragione che Gesù Cristo ci dice qui: Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta del suo cuore, credendo in me, Io entrerò in lui con la grazia della mia consolazione, in mezzo a tutti i tormenti e a tutte le avversità. E Io cenerò con lui ed egli con me. La cena corporale è il ristoro che l’uomo prende prima del sonno, così come la Cena del Signore è il ristoro dell’anima prima del sonno, come la santa cena è la refezione dell’anima prima della morte. È in questo senso che Gesù Cristo dice: Io mangerò con lui, cioè lo ristorerò, lo rafforzerò nella morte con la grazia della perseveranza … e si nutrirà con me, cioè sopporterà i tormenti fino alla morte, per ottenere la corona dell’immortalità.

Vers. 21. – A colui che sarà vincitore del mondo, della carne, del demonio e della morte, Io gli darò di sedere con me sul mio trono, come Io stesso ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono. Queste parole promettono ai soldati di Gesù Cristo, che saranno stati vittoriosi nell’ultima agonia di questo mondo, il potere e l’onore di giudicare i vivi e i morti, proprio come Gesù Cristo ha promesso ai suoi Apostoli in Matteo XIX, 28: « In verità vi dico che voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo siederà sul trono della gloria nel tempo della rigenerazione, anche voi siederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. » Ora, Gesù Cristo promette ai suoi servi dell’ultima epoca una insigne distinzione in cielo, che sarà il potere giudiziario e la gloria di sedere su di un trono, come ricompensa per la difficile vittoria che avranno ottenuto nella più grande delle persecuzioni.

Vers. 22. Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo spirito dice alle chiese.

FINE DEL PRIMO LIBRO

IL BEATO HOLZHAUSER INTERPRETA L’APOCALISSE: LIBRO SECONDO

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.