I SERMONI DEL CORATO D’ARS: “SULL’UMILTÀ”

(Discorsi di s. G. B. M. VIANNEY Curato d’Ars – vol. IV, 4° ed. Torino, Roma; Ed. Marietti, 1933)

Sull’umiltà.

“Omnis qui se exaltat humiliabitur, et qui se humiliat, exaltabitur.”

(Luc.. XVIII, 14).

Poteva forse, Fratelli miei, il nostro divin Salvatore, mostrarci in modo più chiaro ed evidente la necessità di umiliarci, cioè di sentire bassamente di noi, nei pensieri, nelle parole, nelle azioni, se vogliamo sperare di andar a cantare le lodi di Dio per tutta l’eternità? — Trovandosi un giorno in compagnia di persone, le quali, a quanto pare, si gloriavano del bene che avevano fatto, e disprezzavano gli altri, Gesù Cristo propose loro questa parabola, che, nulla vieta credere riproduca un fatto storico: “Due uomini, disse, ascesero al tempio per farvi orazione; l’uno era fariseo, l’altro pubblicano. Il fariseo ritto in piedi, così parlava a Dio: “Ti ringrazio, o Signore, perché non sono come il resto degli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano: digiuno due volte la settimana, do le decime di quanto possiedo. „ Ecco la sua preghiera, ci dice S. Agostino: (Serm. CXV, cap. 2, in illud Lucæ) vedete bene che essa non è altro che uno sfoggio pieno di boria, di vanità e di orgoglio. Il fariseo non viene al tempio per supplicare Iddio o ringraziarlo: ma per dir le sue lodi ed insultare l’altro che sta pregando. Il pubblicano invece, stando lungi dall’altare, non osava neppure di alzar gli occhi al cielo; si percoteva il petto, dicendo: “Mio Dio, abbi pietà di me che sono peccatore. „ — “Vi dichiaro, aggiunge Gesù Cristo, che questi se ne partì giustificato, non l’altro. „ I peccati del pubblicano vengono perdonati, ed il fariseo con tutte le sue virtù, ritorna a casa più colpevole di quando ne era uscito. Se volete saperne la ragione, eccola: l’umiltà del pubblicano, quantunque peccatore, fu più accetta a Dio che tutte le pretese opere buone dei fariseo col suo orgoglio (Respexit in orationem humilium, et non sprevit precem eorum. Ps, CI, 18).E Gesù Cristo ne concluse che: “chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.„ Ecco la regola, F. M., non illudiamoci; la leggo è generale; è il nostro divino Maestro che l’ha pubblicata. “Quando avrete alzata la testa sino al cielo, dice il Signore, io ve ne strapperò. „ (Jer. XLIX, 16) Sì, F. M., l’unica strada che conduce alla gloria dell’altra vita, è l’umiltà. (Gloriam præcedit humilitas. Prov. xv, 33). Senza umiltà, senza questa bella e preziosa virtù, non entrerete in cielo, come non vi entrerete senza il battesimo (Matth. XVIII, 3). Comprendiamo adunque oggi, F. M., l’obbligo che abbiamo di umiliarci, ed i motivi che vi ci devono impegnare. Perciò, F. M., vi mostrerò:

1° che l’umiltà è una virtù assolutamente necessaria, se vogliamo che le nostre azioni siano accette a Dio e ricompensate nell’altra vita;

2° che tutti abbiamo obbligo di praticarla, sia riguardo a Dio, sia riguardo a noi stessi.

I . — Prima, F. M., di farvi comprendere il bisogno che abbiamo di questa bella virtù, tanto necessaria quanto il battesimo dopo il peccato originale; tanto necessaria, aggiungo quanto il sacramento della Penitenza dopo il peccato mortale, bisogna vi dica in che cosa consiste questa amabile virtù, che dà si gran merito a tutte le nostre buone azioni, ed orna così riccamente tutte le nostre opere buone. – S. Bernardo, questo gran santo che l’ha praticata in modo così straordinario, che ha abbandonato beni, piaceri, parenti ed amici, per passare la sua vita nelle foreste, tra le fiere, a piangervi i suoi peccati, ci dico che l’umiltà è una virtù per la quale conosciamo noi stessi: cosa che ci porta a non avere per noi che disprezzo, ed a non provar nessun gusto nel sentirci lodati 1. *(De gradibus humilitatis et superbiæ, cap. 1).

1° Anzitutto questa virtù ci è assolutamente necessaria se vogliamo che le nostre azioni siano premiate in cielo: poiché Gesù Cristo stesso ci dice che non possiamo salvarci senza umiltà, come non possiamo salvarci senza il battesimo. S. Agostino ci dice: ” Se mi domandate qual è la prima virtù del Cristiano, vi risponderò che è l’umiltà; se mi domandate qual è la seconda, vi dirò ancora l’umiltà; e ogni volta mi farete questa domanda, vi darò sempre la medesima risposta. „(Epist. CXIII ad Dioscorum, cap. III, 22). Se l’orgoglio genera tutti i peccati (Initium omnia peccati est superbia, Eccli. x, 15), possiamo anche dire che l’umiltà produce tutte le virtù (Vedi RODRIQUEZ, Trattato dell’umiltà, cap. III). Coll’umiltà, avrete quanto v’occorre per piacere a Dio e salvar l’anima vostra; senza umiltà, aveste pure tutte le altre virtù, avrete nulla. Leggiamo nel santo Vangelo che alcune madri presentavano i loro bambini a Gesù Cristo perché li benedicesse. Gli Apostoli li respingevano. Nostro Signore, volendo mostrare la sua disapprovazione, disse loro: “Lasciate venire a me questi pargoli, poiché il regno dei cieli è per loro e per chi ad essi rassomiglia. „ E li abbracciava, e dava loro la sua santa benedizione. Perché tanta accoglienza da parte del divin Salvatore? Perché  i bambini sono semplici, umili, e senza malizia. Parimente, F. M., se vogliamo essere bene accolti da Gesù Cristo, dobbiamo essere semplici ed umili in quanto facciamo. “Fu – ci dice S. Bernardo – fu questa bella virtù, la cagione per cui l’eterno Padre fermò sulla santissima Vergine lo sguardo della sua compiacenza: e se, la verginità, aggiunge, attrasse lo sguardo di Dio, l’umiltà fu causa che ella diventasse Madre del Figlio di Dio. Se Maria santissima è la Regina dei vergini, ella è altresì la Regina degli umili. „ (Hom. I, super Missus est, 5) S. Teresa domandava un giorno a nostro Signore, perché altre volte lo Spirito Santo si comunicava con tanta facilità ai personaggi dell’Antico Testamento, ai patriarchi, ai profeti, e manifestava loro i suoi secreti, mentre al presente non lo fa più. Nostro Signore le rispose perché erano più semplici e più umili, mentre gli uomini di oggi hanno il cuor doppio, e sono ripieni di orgoglio e vanità. Dio non si comunica ad essi, non li ama, come amava quei buoni patriarchi e quei profeti, che erano semplici ed umili. S. Agostino ci dice: “Se vi umiliate profondamente e riconoscete di esser nulla, di non meritar nulla, Dio vi darà grazie in abbondanza; ma se volete innalzarvi e credervi qualche cosa, Egli si ritirerà da voi, e vi abbandonerà nella vostra miseria. „ – Nostro Signore per farci ben comprendere che l’umiltà è la più bella e la più preziosa di tutte le virtù, comincia le beatitudini coll’umiltà, dicendo: “Beati i poveri di spirito, poiché di essi è il regno dei cieli. „ S. Agostino ci dice che questi poveri di spirito sono quelli che hanno l’umiltà per patrimonio! (Serm. LIII, in illud Matth. Beati pauperes spiritu). Il profeta Isaia dice a Dio: “Signore, su chi il vostro Spirito Santo discende? Forse su quelli che hanno gran riputazione nel mondo,o sugli orgogliosi? — No, dice il Signore, ma su chi ha il cuore umile. „ (Is. XLVI, 2).Non solo questa virtù ci rende accetti a Dio,ma anche agli uomini. Tutti amano colui che è umile; si gode della sua compagnia. Perché  ordinariamente i fanciulli sono amati, se non perché sono semplici ed umili? Una persona umile cede in tutto, non contraria e non affligge mai nessuno, s’accontenta di tutto,cerca sempre di nascondersi agli occhi del mondo. Ne abbiamo un bell’esempio nella persona di S. Ilarione. S. Girolamo racconta chequesto gran santo era richiesto dagli imperatori, dai re, dai principi, dalla folla del popolo attirato nella solitudine del deserto dal profumo di sua santità e dallo splendore e dalla fama dei suoi miracoli; ma che egli al contrario fuggiva il mondo quanto poteva. Cambiava spesso dicella, per vivere nascosto e sconosciuto; piangeva senza posa alla vista di quella moltitudine di religiosi e d’altra gente che venivano da lui per essere guariti dai loro mali. Rimpiangendo l’antica solitudine: “Sono, diceva tutto in lacrime, sono ritornato nel mondo, riceverò la mia ricompensa in questa vita, poiché mi si tiene per una persona considerevole. „ — “E ci dice S. Girolamo, niente di più ammirabile che vederlo così umile in mezzo a tanti onori che gli venivano prodigati. Essendosi sparsa la notizia che si ritirava nel fondo di un deserto selvaggio, dove nessuno avrebbe potuto più visitarlo, ventimila uomini si misero ad invigilarlo; ma il Santo disse loro che non avrebbe preso cibo sinché non lo avessero lasciato libero. Gli si fece la guardia per sette giorni: ma vedendo che non mangiava nulla… Fuggì nel deserto più remoto e selvaggio dove si diede a tutto ciò che poteva ispirargli il suo amore per Dio. Solamente là credette di cominciare a servire il buon Dio. „ (Vita dei Padri del deserto), Ditemi, F. M., non è questa umiltà, disprezzo di se stesso? Ahimè! quanto queste virtù sono rare! ma anche i santi sono rari! Quanto si odia un orgoglioso, altrettanto si ama una persona umile, perché essa prende sempre l’ultimo posto, rispetta tutti e stima tutti, e perciò appunto piace tanto la compagnia di persone che hanno così belle qualità.

2° Inoltre l’umiltà è il fondamento di tutte le altre virtù (Cogitas magnam, fabricam construere celsitudinis? De fundamento prius cogita humilitatis. S. Aug., Serm. in Matth.). Chi desidera servire il buon Dio e salvare l’anima propria, deve cominciare dal praticar questa virtù in tutta la sua estensione, altrimenti la nostra divozione sarà simile ad uno stelo di paglia che fu piantato, ma che al primo soffio di vento sarà abbattuto. Sì, F. M., il demonio teme pochissimo quelle divozioni che non hanno l’umiltà per fondamento, perché sa benissimo che le potrà abbattere quando a lui piaccia; come accadde a quel solitario che giunse sino a camminar sui carboni ardenti senza abbruciarsi, ma, privo d’umiltà, cadde poco dopo negli eccessi più deplorevoli (Vita dei Padri del Deserto). Se non avete l’umiltà, dite che non avete nulla, e che alla prima tentazione cadrete. Si racconta nella vita di S. Antonio (ibid.), che il buon Dio gli fece vedere il mondo tutto ripieno di lacci tesi dal demonio per far cadere gli uomini nel peccato. Ne fu tanto stupito, che il suo corpo tremava come le foglie della foresta, e rivolgendosi a Dio:  “Ahimè! Signore, chi potrà evitare tante insidie? „ Intese una voce rispondergli: “Antonio, chi sarà umile; perché Dio dà la sua grazia agli umili per resistere alle tentazioni, mentre permette «he il demonio si prenda giuoco degli orgogliosi, i quali esposti all’occasione, cadranno nel peccato. Il demonio non osa neppure attaccare le persone umili. „ Quando S. Antonio era tentato, non faceva che umiliarsi profondamente innanzi a Dio, dicendo: “Ahimè, Signore, sapete che non sono altro che un miserabile peccatore! „ Allora il demonio fuggiva. Quando siamo tentati, F. M., teniamoci nascosti sotto il velo dell’umiltà, e vedremo che il demonio avrà poca forza su di noi. Leggiamo  nella vita di S. Macario, che andando egli un giorno nella sua cella carico le braccia di foglie di palma, gli si fece innanzi il demonio con spaventevole furore tentando di percuoterlo, ma non riuscendo perché Dio non gliene aveva dato facoltà, esclamò: “O Macario! quanto mi fai soffrire: non ho la forza di maltrattarti, quantunque io adempia più perfettamente di te ciò che tu fai; perché tu digiuni qualche volta, ma io non mangio mai: tu vegli qualche volta ed io non dormo mai. Non v’è che una cosa, in cui confesso che mi superi. „ S. Macario gli domandò quale fosse. “È la tua umiltà. „ Il santo si gettò con la faccia contro terra, domandò a Dio di non soccombere alla tentazione, e subito il demonio fuggi. (Vita dei Padri del deserto. S. Macario d’Egitto). Ah! F. M., questa virtù quanto ci rende cari a Dio, ed è potente a scacciare il demonio. Ma quanto è rara! ed è facile comprenderlo, poiché vi sono ben pochi Cristiani che resistano al demonio quando sono tentati. Ma, affinché non vi facciate illusione e riconosciate che questa virtù non l’avete avuta mai, entriamo in un semplice particolare. No, F. M., non sono prova che noi possediamo l’umiltà le belle parole e belle manifestazioni di disprezzo di noi stessi. E prima di cominciare vi citerò un esempio il quale vi proverà che le parole contano poco. Leggiamo nella Vita dei Padri, che essendo venuto un solitario a trovare S. Serapione, (idem)  quegli non voleva pregare con lui, perché, diceva, ho commesso tanti peccati e ne sono indegno: non oso neppure respirare l’aria in cui vi trovate. Seduto in terra, non osava neppure assidersi sullo stesso sgabello su cui stava S. Serapione. Volendo il santo lavargli i piedi secondo il costume, egli resisté ancor più. Ecco l’umiltà che secondo noi ha tutta l’apparenza di essere sincera, eppure vedete dove va a finire. S. Serapione si limitò a osservargli che avrebbe fatto assai meglio a starsene nella sua solitudine, invece di andare di cella in cella al pari di un girovago, e a lavorare per vivere. Allora il solitario non seppe trattenersi dal mostrare che la sua umiltà non era che falsa virtù; si adirò contro il santo, e lo lasciò. Perciò il santo gli disse: “Eh! figlio mio, mi dicevate or ora che avevate commesso tutti i delitti immaginabili, che non osavate né pregare né mangiare con me, e per un semplice avvertimento, che in nulla può offendervi, vi lasciate vincere dalla collera! Andate, amico mio, la vostra virtù e tutte le vostre opere buone sono prive della più bella dote, che è l’umiltà. „ Vedete da questo esempio, che ve n’è ben poca di vera umiltà. Ahimè! quanti vi sono che finché vengono adulati, lodati o ricevono dimostrazioni di stima, sono tutto ardore per le pratiche di pietà, darebbero tutto e si spoglierebbero di tutto; ma basta un piccolo rimprovero, un tratto d’indifferenza per gettare l’amarezza nel loro cuore; tutto questo li tormenta, li fa piangere, li mette di cattivo umore, fa commettere loro mille giudizi temerari, pensando che vengono trattati indegnamente, mentre con altri non si usa così. Ahimè! quanto questa bella virtù è rara fra i Cristiani dei nostri giorni! quante virtù non hanno che l’apparenza, ed al primo urto se ne vanno in fumo! Ma in che cosa consiste l’umiltà? Eccolo: vi dirò anzitutto che vi sono due specie di umiltà, l’una interiore e l’altra esteriore. L’umiltà esterna consiste,

1° nel non lodarsi di esser ben riusciti in qualche opera da noi fatta, e non ripeterne il racconto a tutti; nel non narrare le nostre prodezze spiritose, i nostri viaggi, la destrezza ed abilità mostrate, né ciò che per avventura è stato detto a nostro onore:

2° nel nascondere il bene che possiamo aver fatto, come le elemosine, le preghiere, le penitenze, i servigi prestati al prossimo, le grazie interne che Dio ci ha largito;

3° nel non compiacerci quando siamo lodati; nel cercare di divergere la conversazione, attribuendo a Dio il buon successo pel quale siamo encomiati; facendo conoscere che ciò ci dà fastidio, ed andandocene se lo possiamo;

4° nel non dir mai né bene né male di se stesso. Alcuni parlano spesso male di se medesimi allo scopo di venir lodati: questa è falsa umiltà, è un’umiltà posticcia. Di voi stesso non dite nulla, accontentatevi di riconoscere che siete un miserabile, che occorre tutta la carità di Dio per sopportarvi sulla terra;

5° nel non mai disputare cogli eguali; bisogna loro ceder in tutto ciò che non è contrario alla coscienza; non creder d’avere sempre ragione; se la si avesse, bisogna pensar subito che potremmo ingannarci, come avvenne tante volte; e soprattutto non ostinarci mai a voler dire l’ultima parola, ciò che rivela uno spirito assai orgoglioso:

6° nel non mostrarci mai tristi, quando sembriamo disprezzati, né lamentarcene con altri; ciò proverebbe che non abbiamo umiltà, poiché se ne avessimo, non crederemmo mai d’essere disprezzati, giacché mai non potremmo essere trattati come meritiamo pei nostri peccati; al contrario bisogna ringraziare il buon Dio, come il santo re Davide, che rendeva bene per male (Ps. VII, 5), pensando quanto aveva egli stesso disprezzato Dio coi suoi peccati;

7° nell’essere ben contenti che ci si disprezzi, ad esempio di Gesù Cristo, di cui fu detto “che sarebbe stato saziato d’obbrobrio (Thren. III, 30), „ e ad esempio degli apostoli, dei quali è scritto (Act. V, 41) “che gioivano grandemente d’esser trovati degni di soffrire qualche disprezzo, qualche ignominia per amore di Gesù Cristo: „ e tutto questo all’ora della morte ci sarà argomento di sperare la felicità;

8° nel non scusarci delle nostre colpe, quando abbiamo fatto qualche cosa di riprovevole, e non dar ad intendere che non è così, o con menzogne o con rigiri, o col far apparire di non essere stati noi. Quan d’anche fossimo accusati a torto, purché non siavi interessata la gloria di Dio, non dobbiamo dir nulla. Vedete che cosa capitò a quella giovinetta, alla quale si era messo il nome di fratello Marino Ahimè! chi di noi sottoposto a simili prove non sarebbesi giustificato, potendolo così facilmente? (v. XI Domenica dopo Pentecoste).

9° Finalmente l’umiltà esteriore consiste nel fare ciò che è più ripugnante, ciò che gli altri non vogliono fare, e amare di andar vestiti semplicemente. Ecco. F. M.. in che cosa consiste l’umiltà esteriore. Ma in che cosa consiste quella interiore?

Eccolo. Consiste:

1° nel sentire bassamente di noi, non applaudendosi in cuore, quando abbiamo fatto qualche cosa ben riuscita, ma crederci indegni e incapaci di fare qualsiasi buona azione, appoggiati alle parole di Gesù Cristo medesimo, che ci dice che senza di Lui nulla possiam fare di bene (Joan. XV, 5): non possiamo neppur pronunziare una buona parola, neppur ripetere il Ss. nome di Gesù, senza il soccorso dello Spirito Santo (I Cor. XII, 3);

2° nell’essere lieti che gli altri conoscano i nostri difetti, per aver occasione di tenerci nel nostro nulla;

3° nell’essere contenti che gli altri ci superino in ricchezze, in ingegno, in virtù, od in altra cosa e nel sottometterci alla volontà, al giudizio altrui, ogni volta che non sia contro alla coscienza. Sì, F. M., una persona veramente umile deve essere simile ad un morto, che n’è s’inquieta per le ingiurie che gli si fanno, né gode per le lodi che gli vengono date. – Ecco, F. M., che cos’è possedere l’umiltà cristiana, che ci rende così accetti a Dio ed amabili al prossimo. Vedete ora, se l’avete o no. E se non l’avete, non vi resta per salvarvi che di domandarla a Dio fin che l’abbiate ottenuta, perché senza di essa non entreremo in cielo. Leggiamo nella vita di S. Elzeario, che, trovatosi in pericolo di perire in mare con quanti erano nella nave, passato il pericolo, santa Delfina sua sposa gli domandò se non avesse avuto paura. Le rispose: “Quando mi trovo in simile pericolo, raccomando a Dio me stesso e quanti sono con me, e gli dico che se alcuno deve morire, sia io quello, come il più miserabile ed indegno di vivere. „ (Ribadeneira, 27 Sett.,m t. IX). Quale umiltà!… – S. Bernardo era così penetrato del suo nulla, che quando entrava in una città, si metteva in ginocchio a pregare Iddio di non punire quella città a cagione de’ suoi peccati; credeva che. dovunque andasse, non fosse capace che d’attirare la maledizione su quel luogo. Quale umiltà, F. M., in un santo così grande in cui vita fu una catena non mai interrotta di opere meravigliose! Bisogna, F . M., che tutto quanto facciamo sia accompagnato da questa bella virtù, se vogliamo che abbia premio in cielo. Facendo le vostre preghiere, avete voi questa umiltà che vi fa riguardare voi stessi come miserabili, indegni di stare alla santa presenza di Dio? Ah! se così fosse non vi accontentereste di farle vestendovi o lavorando. No, non l’avete. Se l’aveste quando siete alla S. Messa, con qual rispetto, modestia e timore non vi assistereste? Ah! no, no, non vi si vedrebbe sorridere, parlare, voltar la testa, girare i vostri sguardi per la chiesa, dormire, far le preghiere vostre senza divozione, senza amor di Dio. Lontani dal trovar lunghe le funzioni, non potreste più uscirne, pensando quanto dev’essere grande la misericordia di Dio per sopportarvi in mezzo ai fedeli, voi che meritate pei vostri peccati d’essere annoverato fra i reprobi. Se aveste questa virtù, quando domandate qualche grazia al buon Dio, fareste come la Cananea che si inginocchiò ai piedi del Salvatore in presenza di tutti (Matt. XV, 25); come Maddalena, che baciò i piedi del Salvatore in una numerosa assemblea (Luc. VII, 88). Se l’aveste, fareste come quella donna che da dodici anni soffriva perdita di sangue, ed andò con tanta umiltà a chinarsi davanti al Salvatore per toccare umilmente il lembo del suo vestito (Marc. V, 25). Se aveste l’umiltà d’un S. Paolo, che era stato rapito fino al terzo cielo (II Cor. XII, 2), eppure si considerava come un aborto, come l’ultimo degli apostoli, indegno del nome che portava (I Cor. XV, 8, 9) … Mio Dio! quanto è bella questa virtù; ma quanto è rara!… Se aveste questa virtù, F. M., quando vi confessate, ahi sareste lungi dal nascondere i vostri peccati o raccontarli come una storia divertente, e sovratutto raccontar quelli degli altri! Ah! da qual timore non sareste compresi, considerando da una parte la gravità delle vostre colpe, l’oltraggio che esse hanno recato a Dio, e osservando dall’altra la carità che Egli ha di perdonarvele? Dio mio! non sarebbe il caso di morire di dolore e di riconoscenza?,.. Se dopo aver confessato i vostri peccati, aveste quell’umiltà di cui parla san Giovanni Climaco (La scala santa, quinto grado), che essendo in un monastero, ci dice di aver visto coi propri occhi dei religiosi così umili, mortificati, i quali sentivano per modo il peso dei loro peccati che i loro lamenti, e le preghiere indirizzate a Dio erano capaci di toccare cuori duri some la pietra. Ve n’erano alcuni coperti di ulceri, da cui usciva un fetore insopportabile; essi curavano sì poco i loro corpi, che non avevano ormai più che pelle ed ossa. Si udivano risuonare pel monastero le grida più strazianti. – Ah! guai a noi peccatori miserabili! Giustamente mio Dio. potete precipitarci nell’inferno!,, Altri esclamavano: “Ah! Signore, perdonateci, se le nostre anime possono ancora ricevere perdono! Avevano tutti il pensiero della morte fisso nella lor mente e si dicevano gli uni gli altri: “Che sarà di noi dopo aver avuto la disgrazia d’offendere un Dio così buono? Potremo noi avere qualche speranza pel giorno delle vendette divine? „ Altri domandavano d’esser gettati nel fiume, per venirvi mangiati dai pesci. Il superiore vedendo S. Giovanni Climaco, gli disse : ” Ebbene! Padre mio, avete visto i nostri soldati? „ S.Giovanni Climaco ci dice che non poté né parlare né pregare, perché le grida di quei penitenti così profondamente umiliati, gli strappavano, suo malgrado, lagrime e singhiozzi. Come va, F. M., che noi non abbiamo umiltà, sebbene siamo assai più colpevoli? Ahimè! è perché non ci conosciamo abbastanza!

II. — Sì, F. M., ad un Cristiano, che si conosca bene, tutto serve per portarlo ad umiliarsi. Voglio dire tre cose: la considerazione delle grandezze di Dio, le umiliazioni di Gesù Cristo, e la nostra miseria.

1° Chi potrà considerare bene la grandezza di Dio, senza annichilarsi alla sua presenza, pensando che Egli dal nulla ha creato il cielo con una sola parola, ed un solo suo sguardo potrebbe tutto annientare? Un Dio che è così grande, e la cui potenza non ha confini, un Dio ripieno di ogni sorta di perfezioni, un Dio con la sua eternità senza fine, colla sua giustizia così severa, colla sua provvidenza che tutto governa con grande saggezza e provvede ai nostri bisogni con tanta cura! Mentre noi siamo un nulla vile e meschino! O mio Dio! non dovremmo, a più forte ragione, temere, come S. Martino, che la terra non si apra sotto i nostri piedi per inghiottirci, tanto siamo indegni di vivere? A questa considerazione, F. M., non fareste come quella grande penitente, di cui si parla nella vita di S. Pafnuzio? (Vita dei Padri del deserto. S. Pafnuzio e santa Taide) Questo buon vecchio, dice l’autore della sua vita, andato in cerca di quella peccatrice, e fa assai sorpreso di sentirla parlare di Dio. Il  santo abate le disse: “Sapete dunque che vi è un Dio? „ — “Sì, rispose ella: so di più che vi è un regno beato per quelli che vivono secondo i suoi comandamenti, ed un inferno, nel quale verranno cacciati i peccatori ad abbruciarvi. „ — “Se conoscete tutto ciò. sapete anche che avendo rovinato tante anime, vi siete messa in pericolo di andare a bruciare nell’inferno?,, La peccatrice, conoscendo a queste parole, che egli era un uomo d Dio, si gettò ai suoi piedi sciogliendosi in lacrime: “Padre mio, gli disse, datemi quella penitenza che vorrete, ed io la farò. ,, La rinchiuse in una cella dicendole: “Colpevole come siete non meritate di pronunciare il nome di Dio; vi accontenterete di rivolgervi verso oriente, e per unica vostra preghiera direte: “O Voi che m’avete creata, abbiate pietà di me! „ Questa fu tutta la sua preghiera. S. Taide passò tre anni ripetendo tale preghiera, versando lagrime, e mandando sospiri giorno e notte. O mio Dio! l’umiltà ci fa davvero conoscere ciò che siamo!

2° Inoltre gli annientamenti di Gesù Cristo devono umiliarci ancor di più. “Quando considero, ci dice S. Agostino, un Dio che dalla sua incarnazione fino alla croce, ha trascorso una vita tutta di umiliazioni edi ignominie, un Dio disconosciuto sulla terra, temerò io di umiliarmi? Un Dio cerca le umiliazioni, ed io, verme della terra, vorrò elevarmi? „ Mio Dio! per pietà, distruggete quest’orgoglio, che tanto ci allontana da Voi.

3° Un altro motivo, F. M,, che ci deve umiliare è la nostra propria miseria. Non abbiamo che a guardarla davvicino, per trovare un’infinità di ragioni per umiliarci. Il profeta Michea ci dice: “Portiamo in noi stessi il principio ed il motivo della nostra umiliazione. Non sappiamo noi, ci dice, che il nulla è la nostra origine, che passò un’infinità di secoli prima che noi fossimo, e che da noi stessi non avremmo giammai potuto uscire da questo oscuro ed impenetrabile abisso? Possiamo ignorare che sebbene creati, abbiamo una violenta inclinazione al nulla, e che la mano potente di Colui che ce ne ha cavati bisogna che ci impedisca di ripiombarvi, eche, se Dio cessasse di guardarci e sostenerci, saremmo cancellati dalla faccia della terra con la stessa rapidità d’una paglia trasportata da furiosa tempesta? „ Che cosa è dunque l’uomo per vantarsi della sua nascita e degli altri suoi comodi? “Ahimè! ci dice il santo Giobbe, chi siamo noi? Sozzura prima di nascere, miseria quando veniamo al mondo, infezione quando no usciamo. Nasciamo di donna, ei dice (Giob. XIV, 1) viviamo poco tempo: durante la vita, sia essa pur breve, piangiamo molto e la morte non tarda a coglierci. „ — “Ecco la nostra porzione, ci dice S. Gregorio Papa, giudicate da questo se possiamo avere ragione di insuperbirci menomamente! Cosicché chi osa aver la temerità di credere d’esser qualcosa è un insensato, che non si è mai conosciuto, perché conoscendoci quali siamo, non possiamo avere che orrore di noi stessi. „ Ma non abbiamo minor motivo di umiliarci nell’ordine della grazia. Quali che siano i doni e le belle qualità che abbiamo, tutti li dobbiamo alla mano liberale del Signore, che li dà a chi gli piace per conseguenza non possiamo gloriarcene. Un Concilio ha dichiarato che l’uomo ben lungi d’esser l’autore della sua salvezza, non è capace che di perdersi, e non ha di proprio che il peccato e la menzogna. S. Agostino ci dice che tutta la nostra scienza consiste nel sapere che non siamo nulla, e che quanto abbiamo lo dobbiamo a Dio. Infine, che dobbiamo umiliarci per riguardo alla gloria e felicità che aspettiamo nell’altra vita, perché da noi, non possiamo meritarla. Se Dio è così buono da darcela, non possiamo fare assegnamento che sulla misericordia di Lui e sui meriti infiniti di Gesù Cristo, suo Figliuolo. Come figli di Adamo, noi meritiamo soltanto l’inferno. Oh! come Iddio è caritatevole dandoci la speranza di tanti beni, a noi che nulla abbiam fatto per meritarli! Che cosa dobbiamo concludere da ciò? F. M., eccolo: domandiamo al buon Dio, ogni giorno, l’umiltà, cioè che ci faccia la grazia di conoscere che noi siamo nulla, e che i beni, sia del corpo, sia dell’anima, ci vengono da Lui. .. Pratichiamo l’umiltà tutte le volte che potremo…; siamo ben persuasi che non c’è virtù più accetta a Dio dell’umiltà, e che con essa avremo tutte le altre. Per quanto siamo peccatori, stiamo sicuri che se possediamo l’umiltà Dio ci perdonerà. Sì, F. M., attacchiamoci a questa bella virtù; essa ci unirà a Dio, ci farà vivere in pace col prossimo nostro, renderà le nostre croci meno pesanti, ci darà la grande speranza che un giorno vedremo Dio. Egli stesso ci ha detto: “Beati i poveri di spirito, perché vedranno Iddio! „ (Matt. V, 3). E quello che vi auguro.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.